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Comune di SAN MARTINO CANAVESE - Provincia
di Torino
lunedì 19 dicembre 2011
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Il Castello di San Martino
Il viandante che da Scarmagno o da Perosa sale verso San Martino Canavese si trova di fronte ad una collina di
forma singolare, che pare costruita dall'uomo per farne un centro fortificato. Ma avvicinandosi alla collina e notando le
sue notevoli dimensioni, si rende conto di trovarsi di fronte a un fenomeno naturale di un certo interesse. Vediamone i
particolari:
- la forma tronco-conica della collina morenica origina dal grande ghiacciaio che nell'era quaternaria e fino a 20.000
anni fa circa, discendeva dalla Val d'Aosta;
- la collina è alta 365 metri; sull'apice c'è un pianoro lungo 240 metri e largo, in media, 65 metri. Da questo sito, dove si
trovano ancora dei ruderi del castello, delle torri e delle mura del castello e del centro
fortificato di San Martino, si domina la piana che degrada verso Ivrea, verso Scarmagno e verso Strambino;
- a sud della collina, al fondo di una scarpata a strapiombo alta circa 100 metri, scorre il rio Ruy. Oltre il rio ora passa la
stra neuva, strada che soltanto dal secolo XIX collega il paese di San Martino a Perosa, Scarmagno e Strambino;
- a ovest della collina, a mezza costa, c'è una strada selciata proveniente da Perosa: si tratta della via petrosa che da
Eporedia andava a Macuniacum-Riparolium-Augusta Taurinorum. Questa via di comunicazione, con probabilità preromana, sarà importante fino al tardo medioevo.
Su questa collina sono stati rinvenuti, in tempi recenti, reperti ceramici del neolitico, dell'età del bronzo e del
ferro, mattoni, embrici e pietre lavorate di epoca romana, frammenti di ceramica di epoca medievale; nel passato è stata
inoltre rinvenuta una tavola di marmo con iscrizione funeraria in latino.
Da questi poveri documenti pervenutici dall'uomo del passato (poveri come valore, ma importanti come elementi
di studio), possiamo affermare che su questa collina l'uomo è vissuto o ha sostato o si è difeso da invasioni di popoli
stranieri, almeno a partire da 5.500 anni fa.
Esponiamo ora tutte le notizie che abbiamo potuto raccogliere sulla forma del castello, delle torri e delle mura
dell'area fortificata.
Le mura, poste a difesa dell'area dov'era il castello, erano lunghe m 540 circa; nelle parti a nord, est e ovest ci sono
ancora tratti di mura e nei fianchi della collina rilevanti depositi di pietre rotonde, già facenti
parte delle mura prima che venissero smantellate.
Il grande pianoro dove c'era il castello era circondato da mura, a difesa dello stesso; questo pianoro, nella parte
sud-ovest è a strapiombo sul rio Ruy. Da questo versante, per difendere l'area dall'erosione sono stati costruiti, nel
passato, due lunghi terrazzamenti, larghi m. 4 e 2 circa,sostenuti da mura. Le mura di contenimento del pianoro, dove la
forza di spinta è maggiore, sono larghe m 2,20.
Nonostante questi grandi lavori, confrontando la mappa attuale con quella del vecchio Catasto di San Martino
del 1784, si notano erosioni del pianoro per una larghezza da qualche metro fino a oltre 10 metri.
Le antiche mura, poste a difesa del pianoro, erano larghe da m 1,50-1,20 alla base a m 0,80 nella parte più
elevata; di queste mura, come già detto, restano solo più modeste vestigia.
Da cronache del 1500 sappiamo che il castello di San Martino venne assediato, vinto e poi distrutto, nel 1552, da
don Ferrante Gonzaga, comandante dell'armata spagnola; questa fortificazione era allora in mano all'esercito francese, in
quei tempi in continua guerra contro gli Spagnoli nelle terre del Piemonte.
Di questo importante castello fortificato, distrutto oltre 4 secoli fa, non abbiamo mappe e documenti che ci
consentano di presentarne un'immagine; abbiamo perciò ritenuto utile realizzare un rilievo dell'area, appoggiandoci alla
mappa del Catasto di San Martino del 1784 e alla mappa attuale, oltre che alle ultime vestigia rimaste del grande centro
fortificato.
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Sulla base di questi elementi abbiamo ipotizzato la struttura del castello (anche con testimonianze del geom.
Bocchietti, che nel passato aveva visto nell'Archivio Parrocchiale un documento con la descrizione del maniero).
Le strade di accesso al pianoro erano tre:
- la prima dalla parte ovest, con ingresso sull'antica strada Eporedia-Padonum-Petrosa (San Martino - Vialfrè) Macuniacum - Riparolium- Vicus Ulpianus - Augusta Taurinorum. L'esistenza di questa importante strada ai fianchi
della collina di nostro interesse dimostra il rilievo che ha avuto, fin dall'antichità, l'area fortificata oggetto di questo
studio;
- la seconda e la terza strada giungevano da Perosa, con dei tornanti lungo la collina e si immettevano nell'area
fortificata nella parte nord-est; queste strade servivano la parte centrale e la parte finale (più verso est) del fortilizio. La
seconda strada aveva dei tornanti che consentivano il passaggio di carri e mezzi pesanti, mentre la terza, più ripida,
doveva servire per lo più a persone a piedi, a cavallo o per transitare con carichi leggeri.
Le mura che recingevano il pianoro, avevano incorporate alcune torri, per l'avvistamento e per la difesa; dalle
vestigia in parte conservate possiamo dare indicazioni abbastanza precise sulle seguenti torri:
Torre A: è all'esterno delle mura, nella parte nord.Èstata riutilizzata, nel passato, come piccola casa per le vigne
(casot delle vigne di lusso). La costruzione, danneggiata da vandali, consta di una cantina (con pozzo), di una stanza al
pian terreno (con camino) e di una stanza al piano superiore; i tre piani dell'edificio sono collegati da una scala interna.
Questa torre, posta all'ingresso del castello, quasi lungo la strada da Petrosa e da Macuniacum, ospitava il corpo di
guardia; era alta circa 12 metri ed aveva un basamento di m 6,80 x 5. Le mura della costruzione erano spesse m 1,20
(alla base) e m 0,60 nella parte media e alta.
Torre B: è nella parte esterna delle mura, ad est, con un basamento di metri 7,5 x 4,5 (la larghezza non è
regolare; forse si è dovuto adattarla al terreno impervio). Date le dimensioni notevoli, si ritiene che potesse avere
un'altezza simile alla torre A e cioè circa 12 metri.
Torre C: è nella parte terminale esterna delle mura, ad est; lunga m 4,3 e largam3, aveva la funzione, oltre che di
vedetta, anche di controllo della strada che, con ripidi tornanti, saliva la collina che da Perosa va al castello.
Torre D: al centro del pianoro, nella parte nord di un grande muro (relitto del castello), ci sono ancora i resti di
una grande torre. Una fotografia dell'inizio Novecento, dello strambinese Guido Accotto,
ci mostra che allora la torre era ancora completa.
La base della torre è di metri 5,6 x 5,2 e l'altezza di metri 12; le mura dell'edificio sono spesse un metro.
Dell'edificio centrale del castello ci sono ancora, a sud dei resti della torre D, un muro in pietra, lungo 14 metri e
alto circa 8 metri; questa costruzione è spessa alla base m 1,20-1 e al primo piano m 0,80.
In questo muro, probabile facciata ovest del castello, c'è una porta a forma di ogiva, con rivestimento in cotto;
nella parte nord di questa porta è inserito, nel muro, un grande blocco di pietra, lavorato, con degli incavi che
contengono resti di piombo fuso. Questo masso è stato riutilizzato da una preesistente costruzione (probabilmente
romana);
anche nei ruderi della vicina torre si notano, a terra, massi simili, presi da costruzioni più antiche.
Altre probabili torri, per le quali abbiamo elementi indicativi, anche se non definitivi, sono:
TorreE: segnata nella mappa del 1784; era sita quasi di fronte alla torre A, fuori le mura, verso sud.
Torre F: posta a sud del grande muro centrale, relitto del castello. Da resti del basamento appare di dimensioni
minori della torre D.
Torri G e H: segnate nella mappa del 1784, nell'interno delle mura.
Potevano anche essere edifici, meno alti delle torri, posti a guardia dell'ingresso centrale dell'area fortificata, sulla strada
di nord-est che saliva da Perosa.
Torre I: un relitto di muro, alto 4-5 metri, con degli incavi che dovevano ospitare dei grandi pali a supporto di
tavolati per pavimenti, ci fa pensare a una torre interna, lungo le mura, o a una costruzione. Da notare che da questo
punto, il pianoro discende rapidamente, verso sud e che da questa costruzione origina un relitto di muro (che potrebbe
anche essere stato un divisore trasversale (nord-sud) del pianoro. Le dimensioni ipotetiche di questa costruzione o torre
erano dim3,5 di lunghezza e di m 3,5 di larghezza.
Di fronte alla torre C c'è un relitto di muro, posto nel centro del pianoro, lungo oltre 9 metri e spesso m 1-1,20, di
fattura arcaica; per ora non è stato possibile accertare a quale costruzione si riferisse.
Da notare infine che nella parte centrale del pianoro, a sud del muro che congiunge le torri D e F, a 2 metri dal
piano di campagna, è stato scoperto un tratto di muro che doveva far parte del complesso del castello.
Nel fianco della collina del castello, nel lato nord, venne scoperta, nella prima metà di questo secolo, una
caverna e all'interno della stessa dei dischi di cuoio (probabili monete medievali. Segnalazione dell'amico P. Venesia).
La posizione strategica della rupe e del castello-fortezza di S. Martino del Monte (ora S. Martino Canavese),
lungo la via che da Yporegia andava a Torino, deve essere stata utilizzata da Arduino di Ivrea, in particolare in tempo di
guerra. Non abbiamo documenti storici sulla costruzione del castello, delle torri e delle sue mura, ma abbiamo notizie
del passato che ci parlano di questa fortificazione:
1361 - Robin du Aspin, con una compagnia di ventura, conquista il castello di San Martino; di qui effettua delle
scorribande nel Canavese, fino a quando i Savoia lo costringono ad uscire dalla nostra terra.
1364 - Il marchese di Monferrato assolda la compagnia di ventura di Odoardo, detto il Dispensiero (di morte),
composta in gran parte della compagnia di oltre 2.000 inglesi, già agli ordini di Albaret Strez. Il Dispensiero mette il
campo a Rivarolo, fa molte scorrerie nelle terre dei Guelfi, saccheggia il borgo e distrugge il castello di San Martino,
danneggia territori e paesi fino alle porte di Ivrea. Dopo poco tempo il castello di San Martino (e le relative mura) sono
ricostruiti.
1384-1387 - Le mura del castello, durante il Tuchinaggio, sono danneggiate, ma vengono subite ricostruite,
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impedendo così che il castello sia distrutto dai moti popolari. Ibleto di Challant invia nel 1387 soldati e
balestrieri savoiardi, per difendere il castello-forte di San Martino. La difesa del castello di San Martino da parte dei
Savoia, durante il Tuchinaggio, dimostra l'importanza che veniva data a questo centro fortificato, a quei tempi.
1543 - Il castello di San Martino viene conquistato dai Francesi, con 300 colpi di cannone. Negli anni successivi
il castello, liberato dai Francesi, ha una guarnigione di 100 armati, al comando del Provana.
1552 - I Francesi conquistano il castello di San Martino e impiccano tutti i soldati della vecchia guarnigione. Vi
lasciano poi una guarnigione di 300 uomini, al comando di Guerzo da Recanati; a seguito della caduta della neve, gran
parte della guarnigione viene inviata a Torino. Don Ferrante Gonzaga, comandante degli Spagnoli, venuto a conoscenza
che il forte era sguarnito lo attacca e, dopo tre giorni di fuoco di artiglieria, il castello viene conquistato. Il castello-forte
di San Martino viene poi distrutto.
Cala così il sipario della storia sul glorioso castello e sul borgo di San Martino.
FONTI
Catasto di San Martino del 1784.
Catasto attuale di San Martino.
BIBLIOGRAFIA
A. Bertolotti, Passegiate nel Canavese, Torino 1965.
P. Ramella, Civiltà del Canavese, Chieri 1977.
P. Venesia, Il Tuchinaggio in Canavese (1386-1391), Ivrea 1979.
Ramella P., Uomini e Paesi nell'Anfiteatro Morenico di Ivrea, Samone Canavese 1980
Ramella P. San Martino nel Canavese, 2007
Data Ultima Modifica: : 31/05/2011
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