Untitled - Gruppo Carige

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Arte e Cultura
La luce di Cambiaso: sperimentazioni
e riflessioni fuori e dentro il dipinto
di Elena Castelli
Si è recentemente conclusa al Museo dell’Accademia Ligustica
di Belle Arti la mostra Cambiaso “fotogenico” - ideata e curata
da Anna Orlando e Giulio Sommariva, con la collaborazione
della Fondazione Edoardo Garrone - che ha proposto una
rivisitazione in chiave fotografica del celebre Cristo davanti a Caifa .1
L’istantanea, scattata da Giorgio Salvadori ed esposta accanto al dipinto, è stata preceduta da un lungo lavoro di
allestimento di un set che riproponesse nel modo più fedele possibile, ma con mezzi moderni, la scena realizzata da Luca Cambiaso circa 440 anni fa. Al di là della foggia dei costumi e della scelta di personaggi che fossero
somiglianti con le figure ritratte nella tela, l’aspetto che qui
mi interessa sottolineare riguarda la luce presente nel testo pittorico e nella sua reinterpretazione fotografica.
Nell’opera dell’artista cinquecentesco il buio della notte è
spezzato dalle vibranti e vigorose fiamme di due candele
che rischiarano con forte intensità la figura di Caifa e i volti degli altri uomini presenti nel Sinedrio, evidenziando gesti, ritagliando profili e gettando guizzanti bagliori sulle armature dei soldati; è proprio la luce a costituire il nucleo
attorno a cui si snoda tutta la scena.
Il fotografo, nella volontà di riproporre la stessa intonazione luminosa, ha collocato le candele nella medesima posizione di quelle dipinte, ma è ricorso anche ad una serie
di sorgenti elettriche - in tutto cinque - nascoste allo spettatore dal corpo del figurante collocato di spalle, in controluce. Conosciamo questi particolari tecnici dalle foto che,
poste a corredo dell’esposizione per illustrarne il “dietro
le quinte”, hanno permesso di ricostruire le scelte e il percorso compiuti sino allo scatto finale.
A fronte
Luca Cambiaso, Cristo davanti a Caifa, Genova, Museo dell’Accademia
Ligustica di Belle Arti, olio su tela.
Lo stimolante confronto tra originale e rivisitazione fotografica consente di apprezzare il lavoro svolto per riproporre
la stessa scena, ma rivela anche alcune differenze. Proprio in queste risiede, paradossalmente, il punto di forza
della sperimentazione: la loro presenza, infatti, nonostante l’attenta preparazione, permette di intendere in un modo insolito e con immediatezza la vera essenza dell’arte
di Cambiaso 2. Essa non è solo narrazione e verisimile descrizione di un episodio, non è semplice “fotografia” di una
scena, ma possiede un carattere meditativo, intellettuale,
che la porta ad un livello più raffinato, superiore a quello
della realtà fenomenica che raffigura. È proprio questa componente a rendere l’opera del maestro monegliese irripetibile, anche nella più fedele delle riproduzioni; lo dimostra proprio l’osservazione dell’elemento su cui ho voluto
concentrare l’attenzione. La luce creata da Cambiaso con
l’artificio della pittura appare assolutamente credibile e coerente con la realtà, ma al tempo stesso si è rivelata, nel
corso della sperimentazione di Salvadori, irriproducibile nella totalità delle sue connotazioni visive ed emozionali. Nell’allestimento per la fotografia, infatti, le candele, inserite
nella scenografia quasi come fossero anch’esse personaggi, poco hanno contribuito alla generale economia luminosa dell’ambientazione; è stato invece scelto, con l’impiego delle lampade elettriche, un compromesso che ha
cercato di riprodurre l’intensità e la direzionalità della luce presente nel dipinto.
Una luce, quella del Cristo davanti a Caifa, calda, genera-
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ta da una sorgente che l’artista ha voluto inserire all’interno della composizione figurativa come in molti suoi notturni che si fecero ricorrenti soprattutto negli anni Settanta del
Cinquecento: in tale fase della sua attività Cambiaso, proseguendo in una riflessiva ricerca delle possibilità di quel
mezzo espressivo, giunse ad un’evoluzione nel modo di impiegarlo. In molte opere appartenenti in particolare alla seconda metà di quel decennio, infatti, la luce tende a perdere quell’intonazione raccolta, diviene più fredda ed algida, la sua sorgente è talvolta portata fuori dal dipinto a mostrare così ancor più la propria connotazione meditativa e
mentale. Essa, unitamente all’estrema semplificazione delle forme e della tavolozza, è la traduzione in linguaggio figurativo degli esiti di un ininterrotto sperimentalismo unito ad un profondo percorso interiore compiuto dall’artista
alla ricerca e nel solco di una religiosità sempre più austera, influenzata anche dalla cultura post-tridentina.
Piena espressione di questi contenuti e di queste caratteristiche è la Pietà che Cambiaso dipinse intorno al 1575
per la Basilica di Carignano in cui è ancora custodita sul
terzo altare della navata sinistra 3. Essa è stata oggetto di
una sperimentazione che, da me condotta nel 2006 4, è
consistita nell’analizzare il testo figurativo in tre diverse condizioni, ossia con l’illuminazione diurna, con i faretti elettrici attualmente in uso e con candele disposte come in
antico (due sull’ultimo gradino dell’altare, dodici su lampadari laterali), secondo le indicazioni desunte da una ricerca storico-liturgica che ho condotto. Le impressioni percettive sono state documentate da una campagna fotografica e da misurazioni dei parametri scientifici della luce com-
piute dai fisici del CNR di Pisa 5. Non è qui il caso di illustrare in dettaglio e nella sua totalità la sperimentazione 6,
ma è utile richiamare alcuni aspetti che, ricollegandosi al
discorso iniziato con le riflessioni sul Cristo davanti a Caifa, spostano l’attenzione dalla luce dipinta, interna al quadro, a quella reale. Tra l’una e l’altra esiste una stretta correlazione in quanto la seconda è determinante per la lettura della prima: un aspetto che è emerso con evidenza
nel corso della prova, soprattutto dal confronto tra i dati
visivi registrati rispettivamente con la luce delle candele e
con quella dei faretti. Limiterò le osservazioni alle figure
di Cristo e della Vergine che costituiscono, nella pala di
Carignano, il fulcro tematico, spaziale e luministico. Rischiarando con la luce elettrica tale dettaglio, esso risulta investito da un fascio uniforme, caratterizzato da forte intensità e da un’intonazione verde che va a sommarsi, esasperandola, a quella già fredda della luce creata pittoricamente dall’artista. Vengono, inoltre, sottolineati con squilibrata enfasi i tratti propri della tarda produzione figurativa del
maestro, ossia la semplificazione delle forme, l’abbassamento dei toni e l’essenzialità del segno a cui già ho accennato: in particolare il corpo di Cristo, impallidito dalla
morte, è reso ancora più livido, mentre i rialzi luminosi risultano irrigiditi ed eccessivamente marcati rispetto al resto del modellato. Complice anche un non ottimale stato
conservativo dell’opera, la preparazione scura, che il pittore spesso sfruttava lasciandola trasparire tra le pennellate sottili e povere di colore, emerge con troppa evidenza, conferendo al torace, nelle ombreggiature che ne definiscono l’andamento, una marcata colorazione verdastra.
Molto diversa e inconsuetamente emozionante è stata, invece, la visione della Pietà illuminata dalle candele: esse
hanno permesso di recuperare in tutta la sua pacatezza l’intonazione luminosa della scena e quell’atmosfera meditativa e contemplativa che l’effetto “squillante” della luce elettrica rende di difficile percezione. Per quanto la componente dei raggi emessi dalle fiamme fosse rossa e calda, essa
non ha eliminato il carattere freddo della luce pensata e dipinta dall’artista, non ha cancellato il pallore del corpo esanime di Cristo, ma ha reso più graduali i trapassi chiaroscurali e svelato una straordinaria resa mimetica degli in-
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carnati, colti in una equilibrata essenzialità formale e cromatica. Da non trascurare, poi, l’effetto mosso e vibrante,
addirittura ipnotico, generato dalle candele, capaci di rendere quasi vive, inaspettatamente tridimensionali, le figure; un effetto che l’obiettivo fotografico non ha potuto catturare nella sua dimensione profondamente emozionante.
Nella valutazione di queste osservazioni non è da dimenticare, infine, il fatto che mai Cambiaso avrebbe potuto pensare ad un rischiaramento freddo ed intenso come quello dell’illuminazione odierna, mentre dovette sicuramente
fare i conti con gli effetti della luce di fiamma, unica sorgente artificiale possibile sino all’avvento della luce elettrica. Effetti che nei suoi notturni, come il Cristo davanti a
Caifa, egli dimostrò di conoscere e dominare perfettamente all’interno dell’opera e che diventano determinanti anche al di fuori del quadro per recuperare oggi la sua lettura più autentica e carica di significato7 .
Note
1
Cfr. G. Sommariva, scheda 57, in Luca Cambiaso. Un maestro del Cinquecento europeo, catalogo della mostra (Genova), Cinisello Balsamo 2007,
p. 318, con bibliografia precedente.
2
Cfr. L. Magnani, Luca Cambiaso da Genova all’Escorial, Genova 1995;
L. Magnani, Luca Cambiaso: idea, pratica, ideologia, in Luca Cambiaso.
Un maestro…, cit., pp. 21-61.
3
Cfr. Luca Cambiaso. Un maestro…, cit., passim, con bibliografia precedente; L. Magnani, Luca Cambiaso da Genova…, cit., pp. 229, 246 n.
4; per l’immagine della Pietà cfr. ibidem, fig. 256.
4
Per la realizzazione della prova sono grata ai professori Lauro Magnani
e Liliana Iadeluca.
5
Ringrazio il professor Vincenzo Palleschi e il dottor Stefano Legnaioli (ICCOM-CNR) che mi hanno guidata nell’interpretazione dei dati scientifici.
6
La prova sperimentale qui parzialmente illustrata è parte dello studio che
ho compiuto nell’ambito del dottorato di ricerca in Storia delle Arti Visive
e dello Spettacolo conseguito presso l’Università di Pisa.
7
Non è ovviamente pensabile oggi ritornare ad usare le candele, ma sarebbe interessante impiegare la tecnologia disponibile per ricreare una
luce il più possibile vicina a quella con cui le opere vennero viste dai loro creatori e dai fruitori sino all’illuminazione elettrica.
A sinistra: Luca Cambiaso, Pietà, Genova, Basilica di Nostra Signora
Assunta di Carignano, particolare fotografato con luce elettrica.
A destra: Luca Cambiaso, Pietà, Genova, Basilica di Nostra Signora
Assunta di Carignano, particolare fotografato con luce di fiamma.
A fronte
Giorgio Salvadori, Reinterpretazione del Cristo davanti a Caifa
di Luca Cambiaso, fotografia.
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