L`apparenza inganna
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L`apparenza inganna
L’apparenza inganna Q uando entrai in banca, mi venne un ghigno. Nessuno mi aveva riconosciuto. Al suo interno sembrava di essere in un formicaio: tutti correvano di qua e di là. Mi avvicinai a una scrivania e dissi che ero il nuovo dipendente. Dietro di essa c’era una bella, bellissima ragazza bionda, occhi azzurri e una scollatura che faceva vedere un po’ troppo. Mentre si alzava mi disse: - Ah, sì, la stavamo aspettando signor Smith. - Mi chiami pure Joe - risposi. - Ok Joe, mi segua. Io sono Anna, la sua collega. Mi portò dietro una porta dove potei lasciare il cappotto e la sciarpa, poi mi accompagnò alla mia scrivania. - Grazie, mi troverò molto bene qui. - dissi, e la salutai. Mentre tornava alla sua scrivania la guardai ancora e vidi che aveva una minigonna nera, calze di nylon color daino e scarpe nere con tacco a spillo. Mi misi comodo sulla mia sedia girevole, guardai la mia nuova scrivania, chiusi gli occhi e ripensai a sei mesi prima. Come oggi, entrai in una banca e mi finsi il nuovo dipendente, tutto tranquillo, tutto secondo i miei piani. Mi ero ambientato, facevo sopralluoghi e, dopo due mesi, feci il mio colpo. Non c’erano state né vittime né prove: la PERFEZIONE. Ancora oggi mi stanno cercando e sono proprio sotto le telecamere, in mezzo a degli agenti. Mi misi al lavoro, la giornata passò in fretta. Conobbi gli altri colleghi, mi ambientai bene. Il giorno dopo pioveva, molti erano più cupi in viso, altri erano felici come il giorno prima. Feci dei giri per la banca, guardai il tipo di allarme, dove potevo nascondermi, dove passare. Dopo circa un mese e mezzo ero pronto per il colpo. Dovevo uscire come al solito, aspettare, usare il tesserino del custode per entrare, disattivare il sistema d’allarme e fare il furto. Cominciai ad aprire le cassette di sicurezza. Quando aprii la cassetta più grande sentii la sicura di una pistola sbloccarsi. Mentre mi voltavo una voce mi disse: - Lascia quei soldi e quei gioielli, ma soprattutto non toccare quella cassetta. Era Anna, esattamente vestita come la prima volta che ci incontrammo. - Hei Anna, che ci fai qui? - dissi. - Sto facendo il mio lavoro. Tu? - Da come puoi vedere anche io faccio il mio lavoro. Adesso, perché non metti giù quella pistola e non parliamo? Possiamo diventare soci. Che ne dici? - le risposi. - Mi dispiace ma… In quel momento entrarono tre uomini, vestiti in giacca e cravatta con un cappello e degli occhiali da sole nonostante il buio della stanza. Uno era magrolino, l’altro era un armadio, grande e grosso, il terzo non era né alto, né basso e non troppo grasso. La cosa che mi spaventò di più era che anche loro avevano una pistola. - …come vedi sono già in affari. - concluse lei. Indietreggiai, per quello che potei, finché non mi trovai con le spalle al muro. Gli dissi che potevamo trovare un accordo così nessuno si faceva del male e il boss (il terzo uomo) mi disse: - Mi dispiace ragazzo, ma non ci sono accordi e in più, l’unico che si farà male questa notte sarai solo tu. - Cooperazione — «Concorso Giallo 2012» — Noir in banca Kristina Antonijevic, Viganello