Costruito in Scozia nel 1878, il Pass of Balmaha era un

Transcript

Costruito in Scozia nel 1878, il Pass of Balmaha era un
Quello che poi prese il nome di “Seeadler”
fu costruito in Scozia nel 1878 con il nome
di Pass of Balmaha ed era un grosso
veliero da carico a 3 alberi, che venne
coinvolto nelle vicende della 1^ Guerra
Mondiale in maniera assai rocambolesca.
In
effetti
esso
batteva
bandiera
statunitense, e all’epoca gli Stati Uniti
erano neutrali. Venne fermato nel Mare del
Nord per un controllo da un incrociatore
inglese. Sebbene la nave fosse diretta verso
la Russia con un carico di cotone, venne
predisposto un controllo da effettuarsi a
Kirkwall, per verificare il tipo di mercanzie
a bordo. Venne così lasciato un picchetto di uomini della marina inglese, per far eseguire gli ordini
impartiti. Poco tempo dopo sopraggiunse un U-Boot tedesco che intimò alla nave di fermarsi, per
controllare il carico. L’incrociatore inglese era ormai lontano e non fornì assistenza di sorta in tale
frangente. Così i marinai tedeschi inviarono a Cuxhaven la nave per eseguire il controllo. Il
comandante statunitense aveva nascosto i marinai della Royal Navy, ma vennero scoperti e questo
fu determinante per decidere il destino della nave. Un mercantile neutrale, che trasportava
rifornimenti per un Paese nemico, con marinai nemici a bordo, non aveva modo di riacquistare la
libertà di movimento, e venne confiscato.
La marina tedesca decise di trasformarlo in incrociatore ausiliario, con una serie di accorgimenti,
che in teoria lo rendevano solo una nave-scuola della marina tedesca. Venne installato un diesel da
sottomarino, vennero preparati molti alloggi per ospitare numeroso personale e vennero eseguiti
altri lavori. Ufficialmente, questo vascello serviva come nave per "addestrare i marinai tedeschi alla
vela", mentre il motore diesel serviva per "addestrare anche i motoristi". In realtà i lavori condotti
erano ben diversamente concepiti: se gli alloggi e il motore erano giustificabili nell’ottica
addestrativa, come anche la presenza di un leggero armamento, la disponibilità di serbatoi per 500
tonnellate di nafta e ben 350 di acqua, come anche depositi di viveri secchi per 2 anni, non
lasciavano dubbi sul suo reale scopo. Da notare
che almeno un’innovazione la Seeadler la
introdusse: all’epoca, era normale per una nave
andare a carbone, non con motori a combustione
interna con carburante liquido.
L’armamento, basato su 2 cannoni da 105 mm
capaci di una
gittata di 12 km e
una cadenza di 15
colpi al minuto,
non era certo
imponente, ma in compenso facilmente celabile all’osservazione.
Altre armi erano quelle portatili e le cariche da demolizione, usate
soprattutto per affondare le navi fermate. Il nome inizialmente
avrebbe dovuto essere Seeteufel (diavolo di mare), ma il comandante
preferì il nome Seeadler (aquila di mare). Indipendentemente dal
nome, era ovvio che la nave dovesse essere portata in mare e in
guerra da uomini speciali, e comandata da un capitano speciale. Il
nome del primo e solo capitano della Seeadler era Felix Graf von
Luckner.
Tale trasformazione rispondeva ad un preciso disegno
dell'Ammiragliato tedesco per proseguire la guerra di corsa contro il
traffico mercantile alleato, servendosi di una unità di superficie dalle
caratteristiche del tutto diverse da quelle dei piroscafi trasformati in
incrociatori ausiliari. Quel tipo di navi infatti, benché dissimulassero
le artiglierie e i lanciasiluri dietro delle finte sovrastrutture, potevano
ingannare il nemici a una certa distanza, facendosi passare per
pacifiche navi da trasporto di qualche Paese neutrale, ma non
avrebbero mai potuto ingannarle da vicino, e tanto meno sostenere
un'ispezione a bordo, senza tradire immediatamente la loro reale
natura. A Berlino, pertanto, si pensò di predisporre e mettere in mare
una nave che, pur svolgendo compiti di guerra di corsa, fosse in
grado di reggere anche alla prova di una minuziosa ispezione da
parte delle navi da guerra nemiche.
Si trattava di un progetto estremamente audace; e tuttavia, la gravità
degli effetti del blocco marittimo inglese sull'economia tedesca era
tale da indurre a tentare qualunque esperimento, pur di spezzare quel cerchio di ferro e arrecare il
maggior danno possibile ai rifornimenti di viveri e materie prime dell'Intesa.
Per far partire la nave in missione senza che venisse subito intercettata dalle navi inglesi, si stabilì di
camuffarla simulando l’identità di una nave norvegese, la Maletta, perché quella nazione era
neutrale rispetto al conflitto in corso. La nave in particolare venne scelta perché si sapeva ferma a
Copenaghen, e tutta l’attrezzatura per rendere credibile la cosa venne comprata in Norvegia, senza
far mancare nulla, dalle stoviglie alla foto dei Reali norvegesi. Inoltre l’equipaggio, che contava 64
uomini, aveva ben 20 uomini capaci di parlare norvegese. Il capitano Luckner si diede anche una
"moglie", ovvero un giovane marinaio vestito da donna, con una parrucca, mentre si curò di
nascondergli il più possibile i piedi troppo grandi per una donna, e per la voce si studiò di dargli un
mal di denti tale da giustificarne l’assenza del suo uso. La maggior parte dell’equipaggio stava
nascosta in speciali vani, con divisa tedesca, mentre le armi erano celate in appositi vani apribili con
speciali magneti, pronte per essere impiegate se necessario. I diari di bordo furono contraffatti il
meglio possibile.
Ma quando tutto era pronto, la vera Maletta partì da Copenaghen e
si decise che non era sensato rischiare la presenza di 2 navi con lo
stesso nome in mare. Allora si cercò di simulare la Carmoe, nave
che era anch’essa norvegese, ma all’ultimo momento si seppe che
questa era ferma a Kirkwall per controlli da parte della marina
inglese. La scelta successiva fu la Irma (adibito al trasporto del
legname da Oslo a Melbourne, in Australia), ma i registri erano
oramai abrasi, per cui bisognò, per giustificare tutte le tracce
lasciate, vennero simulati degli effetti di un fortunale, con la
cabina devastata e rabberciata, mobili e ovviamente registri
bagnati. La
nave salpò il
16 dicembre
1916, con i
suoi cannoni camuffati, la "moglie" del
capitano, i marinai travestiti da civili
norvegesi o nascosti per le stive.
I primi controlli non tardarono ad arrivare,
ma gli inglesi non videro niente, furono
ingannati dalla finzione inscenata e la
lasciarono andare. Il natale 1916 vennero oltrepassate le Orcadi e la nave, attraverso l’Atlantico del
nord andò verso la sua missione: l’intercettazione del traffico commerciale nemico. La modesta
Seeadler, con i suoi 2600 m² di vele, era una nave dall’aspetto tutt'altro che guerriero, nemmeno
comparabile con la SMS Möwe e altre grandi navi di tipo commerciale, per lo più bananiere, con un
aspetto da mercantile ma nondimeno grandi e veloci.
Giunto nell'Atlantico meridionale, il Seeadler incrociò per tre mesi nelle acque a sud di Rio de
Janeiro, catturando e affondando tre vapori e diversi velieri: alcuni brigantini a palo, allora
numerosi soprattutto nella marina francese, e una goletta canadese. Fra l'altro, von Luckner ebbe la
ventura di affondare il veliero britannico Pidmore sul quale, nella sua avventurosa giovinezza, era
stato imbarcato come semplice marinaio.
Ormai sovraffollato per la presenza di così tanti prigionieri, il Seeadler si servì del bastimento
francese Cambronne, a sua volta catturato, per spedire a terra almeno una parte di quegli uomini;
non senza prima avergli accorciato drasticamente l'alberatura, in modo tale da ridurne al massimo la
velocità e ritardarne quanto più possibile lo sbarco e, quindi, l'inevitabile allarme che sarebbe stato
dato alle navi nemiche.
Le due navi si separarono il 21 marzo 1917, al largo di Buenos Aires; il Cambronne diresse verso
Rio de Janeiro, più lontana ma più facile da raggiungere a causa della direzione dei venti, e vi
giunse il 30 marzo.
Subito l'Ammiragliato di Londra fu messo in allarme, anche perché le mine deposte dal Wolf
davanti a Città del Capo e a Capo Agulhas, all'estremità meridionale dell'Africa, avevano
cominciato a fare delle vittime; pertanto, tutto l'Atlantico meridionale venne fatto oggetto di una
intensa perlustrazione da parte della flotta britannica.
Studiando attentamente la situazione, l'Ammiragliato inglese giunse alla giusta conclusione che il
veliero corsaro avrebbe lasciato quelle acque, divenute ormai malsicure, tentando quanto prima di
passare nell'Oceano Pacifico; e, disponendo di doviziosi mezzi navali, predispose una vera e propria
trappola.
Ai primi di aprile, tre incrociatori ausiliari - Otranto(veterano della battaglia di Coronel del 1°
novembre 1914, nella quale la squadra di von Spee aveva colato a picco quella dell'ammiraglio
Cradock), Orbita e Lancaster - lasciarono, su ordine di Londra, alcuni porti della costa peruviana
per dirigersi alla volta di Capo Horn, con l'ordine di intercettare ilSeeadler. Erano accompagnati
dalla nave carboniera Finisterreche aveva il compito di rifornirli di combustibile senza bisogno che
entrassero in porto, in modo da poter esercitare una sorveglianza attenta e continua, ventiquattr'ore
su ventiquattro.
Qualcosa, però, non funzionò in questo piano così ben congegnato. Le istruzioni dell'Ammiragliato
londinese erano che il Lancaster pattugliasse il limite più meridionale delle rotte che passano a
mezzogiorno del Capo Horn, mentre l'Otranto e l'Orbita avrebbero bordeggiato ininterrottamente
fra il Capo e lo stesso Lancaster. Si sarebbe formato così un «pettine», cui il Seeadler, navigando da
est a ovest per entrare nel Pacifico, non avrebbe avuto alcun modo di sfuggire.
Invece, accadde che l'Orbita venne distaccato al largo di Capo Virgenes, per sorvegliare
l'imboccatura orientale dello Stretto di Magellano, l'altra via d'acqua che mette in comunicazione le
acque del Sud Atlantico con quelle del Pacifico. Iniziativa improvvida e cervellotica, perché - alla
luce del puro buon senso - era impensabile che un veliero, con le sue limitate possibilità di
manovra, tentasse di percorrere quella rotta, resa difficilissima dai venti prevalenti dell'Ovest; senza
contare la cattiva stagione (nell'emisfero sud era già autunno inoltrato), per cui sono giustamente
temute quelle latitudini dalle navi a vela.
Una volta guadagnate le acque aperte del Pacifico meridionale, la nave corsara risalì verso nord e
incrociò per tre mesi sulla rotta dei velieri che facevano la spola fra l'Australia e la costa occidentale
del Sud America. Ebbe però, questa volta, poca fortuna: non riuscì a catturare che tre piccoli
bastimenti americani (gli Stati Uniti avevano dichiarato guerra alla Germania il 6 aprile di
quell'anno).
Alla fine di luglio, dopo sette mesi di crociera solitaria e senza mai fare uno scalo, la situazione
dell'equipaggio e della nave cominciava ad essere critica. Non scarseggiavano i viveri, poiché come si è visto - ne erano stati imbarcati per due anni; ma l'equipaggio risentiva fortemente la
mancanza di quelli freschi, specialmente la frutta e la verdura, nonché dell'acqua fresca; per non
parlare del bisogno di fare del moto sulla terraferma.
Fu per tali ragioni che il comandante von Luckner decise di concedere alla nave e agli uomini una
parentesi di riposo, e scelse all'uopo l'isola corallina di Mopeha, che fa parte delle Isole della
Società, nella Polinesia francese.
La sosta a Mopeha fu un vero paradiso per l'equipaggio tedesco e per i prigionieri americani, con i
quali si erano stabilite - compatibilmente con le circostanze - relazioni quasi cordiali; nessuno
avrebbe immaginato che lì, su quel banco di corallo, sarebbe giunta, rapida e improvvisa, la fine del
Seeadler.
Essa fu dovuta, infatti, a un evento assolutamente
imprevedibile; come se la fortuna, che aveva incredibilmente
favorito il corsaro nel passaggio del Capo Horn, gli avesse poi
voltato bruscamente le spalle. Si trattò di una ondata anomala
di marea, originata probabilmente da una eruzione di qualche
vulcano sottomarino; evento non eccezionale in quella zona
del mondo, ma decisamente raro. Il veliero non venne
affondato, ma scaraventato sul banco corallino, ove rimase
incastrato in maniera tale, da non poter più essere recuperato.
Il comandante von Luckner armò una scialuppa del suo
veliero con cinque marinai e si addentrò fra le isole della
Polinesia, alla ricerca di un mezzo che gli permettesse di trasbordare la sua gente in un Paese
neutrale; ma, di nuovo, non ebbe fortuna. Dopo varie peregrinazioni, venne catturato da alcuni
funzionari di polizia britannici nell'isola di Wakaya, nell'arcipelago delle Figi; e, di lì, trasportato
come prigioniero in Nuova Zelanda. Più tardi tentò di evadere con una lancia, ma venne ripreso
presso le Isole Kermadec.
L'equipaggio del Seeadler, frattanto, aveva appreso dalla radio la notizia della sua cattura e, subito
dopo, si era impadronito della goletta francese Lutèce, con la quale aveva lasciato l'isola di Mopeha
poco prima che vi arrivasse un incrociatore giapponese per farlo prigioniero.
I marinai tedeschi diressero alla volta del Cile, Paese neutrale che ospitava una forte colonia di loro
connazionali; ma fecero naufragio presso l'isola di Pasqua. Solo in un secondo momento vennero
trasportati in Cile, ove giunsero felicemente e ove rimasero sino alla fine della guerra.
Navi catturate
Sedici navi catturate, tutte navi a vapore, per il tonnellaggio complessivo di 30.099 t, la crociera è
avvenuta tra il 21 dicembre 1916 e l'8 settembre 1917.
Navi catturate al comando di Luckner:










Gladis Royle, 3.268 ton, catturata e affondata il 09/01/1917,
Lundy Island, 3.095 ton, catturata e affondata il 10/01/1917,
Charles Gounod, 2.199 ton, catturata e affondata il 21/01/1917, (veliero francese),
Perce, 364 ton, catturata e affondata il 24/01/1917, (schooner),
Antonin, 3.071 ton, catturata e affondata il 03/02/1917, (veliero francese),
Buenos Aires, 1.811 ton, catturata e affondata il 09/02/1917, (veliero italiano),
Pinmore, 2.431 ton, catturata e affondata il 19/02/1917, (schooner),
British Yeoman, 1.953 ton, catturata e affondata il 26/02/1917, (veliero inglese),
La Rochefoucauld, 2.200 ton, catturata e affondata il 27/02/1917, (veliero francese),
Dupleix, 2.206 ton, catturata e affondata il 05/03/1917, (veliero francese),





Horngarth, 3.609 ton, catturata e affondata il 11/03/1917.
Cambronne, 1.833 ton, catturata il 21/03/1917, (veliero francese) rilasciata con prigionieri
arrivata a Rio de Janeiro il 30/03/1917,
A. B. Johnson, 529 ton, catturata e affondata il 14/06/1917, (schooner statunitense)
R. C. Slade, 673 ton, catturata e affondata il 18/06/1917, (schooner statunitense)
Manila, 731 ton, catturata e affondata il 08/07/1917, (schooner statunitense)
Navi catturate dopo che Luckner aveva abbandonato il comando:

Lutece, 126 ton, catturata sull'isola di Mopelia il 05/09/1917, internata dalle autorità cilene.