gini che ad uccidere la madre e il fratel

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gini che ad uccidere la madre e il fratel
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gini che ad uccidere la madre e il fratellino sarebbero stati due albanesi, dimostrando cosı̀, oltre a ferocia fuori del
comune, un terrificante cinismo;
nel corso delle successive indagini, le
confessioni non sono state mai rese in
modo spontaneo, il che avrebbe potuto
significare almeno un parziale tardivo
coinvolgimento emotivo dei due giovani
omicidi;
in data 14 dicembre 2001 presso il
tribunale dei minori di Torino è stata
emessa sentenza di condanna per Erika
nella misura di 16 anni e per Omar di
anni 14, sentenza confermata in Appello il
30 maggio 2002 e in Cassazione il 9 Aprile
2003 (nella sentenza Erika è definita la
regista, Omar l’esecutore);
che Omar, diventato maggiorenne a
maggio e trasferito dal Ferrante Aporti di
Torino al carcere di Asti Quarto, il 12
novembre 2004 ha chiesto il primo permesso per uscire di prigione e dal 5
gennaio 2005 potrà beneficiare dei permessi premio purché presenti un progetto
legato ad attività socializzanti di recupero
o di volontariato (fino ad oggi, comunque,
nonè mai uscito dal carcere);
Erika, invece, al compimento del 21o
anno è stata trasferita dal carcere dei
minori di Milano a Brescia, in un carcere
per adulti e in data 21 maggio 2006 è
uscita momentaneamente di prigione per
un’iniziativa di risocializzazione: la gara
sportiva « oltre il muro » organizzata dall’Uisp di Brescia presso la struttura dell’oratorio della Buffalora. Come riferisce
la stampa, Erika non « lasciava incredibilmente trapelare la minima ombra » e ha
giocato disinvoltamente con le altre compagne;
la figura di Erika è da anni oggetto di
studio da parte del personale del carcere,
dei giudici e dei suoi avvocati. La sua, è
stata definita personalità apparentemente
implacabile che ha mostrato un solo cedimento in occasione del trasferimento nel
carcere per adulti quando ha dichiarato di
avere paura;
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la sua immagine sui giornali, che
hanno riportato in massa l’evento, appare
in stridente contrasto con il feroce delitto
commesso ed è suggestiva per l’induzione,
specie nel lettore giovane o giovanissimo,
di sentimenti di emulazione e mitizzazione. L’insieme diventa, altresı̀, offensivo
e provocatorio nei confronti della memoria della giovane madre e dell’innocentissimo fratellino –:
se non ritenga che sarebbe necessario
non consentire l’accesso per fotografi e
giornalisti alle manifestazioni sportive o
artistiche cui partecipano i detenuti.
(4-00168)
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INFRASTRUTTURE
Interrogazioni a risposta scritta:
ZANELLA e CACCIARI. — Al Ministro
delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il Consorzio Venezia Nuova ha in
concessione allo Stato tramite il Magistrato alle acque la realizzazione di opere
e interventi per la salvaguardia di Venezia
e della sua laguna;
il Magistrato alle acque ha il compito
di vigilare affinché le risorse pubbliche
destinate dallo Stato alla salvaguardia di
Venezia e della sua laguna siano impiegate
correttamente;
già nel corso della precedente legislatura l’interrogante e altri onorevoli colleghi, anche a fronte di preoccupanti procedimenti giudiziari e al contestuale rinvio
a giudizio di alti funzionari, tra i quali
l’attuale Presidente della Magistratura alle
acque e il suo predecessore con numerosi
atti di sindacato ispettivo avevano già
posto all’amministrazione la questione dell’improrogabile necessità di garantire da
parte del Magistrato alle acque, cui spetta
oggi come in passato, una funzione vitale
per la sopravvivenza della realtà lagunare,
i più elementari principi di trasparenza,
correttezza e imparzialità;
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le rive di San Marco, oggetto di un
intervento di restauro e consolidamento
(rifacimento delle rive e rialzo della pavimentazione) da poco terminato, hanno
subito accusato crepe e cedimenti. In particolare, come riportato dagli organi di
stampa, una grossa crepa si è aperta nel
pieno della riva marciano a pochi passi dal
Palazzo Ducale, l’intero fronte è scivolato
per circa 50 centimetri e al centro della
riva le pietre si sono sollevate di una
misura equivalente. I pontili per le gondole appena costruiti sono quindi dovuti
essere demoliti;
a giudizio dell’interrogante è chiaro
che questi interventi sono assolutamente
inadeguati, in particolare l’impiego massiccio del cemento, per le sue caratteristiche fisiche e meccaniche, in genere non
appare assolutamente adatto in ambiti
edilizi medioevali e specialmente in laguna
(come già mostrano inquietanti segni di
cedimento alla Giudecca e alle Zattere), in
particolare, nonostante le contraddittorie
affermazioni del vicepresidente della Magistratura alle acque che individua le
cause del cedimento nella « incoerenza »
del terreno, è evidente che l’eccessivo peso
dei materiali impiegati ha spezzato il delicato equilibrio del sottosuolo. « Danno la
colpa al terreno incoerente », accusa tra gli
altri l’associazione Italia Nostra, « ma la
fragilità del sottosuolo veneziano è universalmente nota. Significa che quegli interventi non vanno bene »;
da più parti è stata sollevata la questione delle necessità di intervenire nel
contesto lagunare tenendo conto dei delicatissimi equilibri idrogeomorfologici, ambientali e anche del profilo paesaggistico,
storico e architettonico, il che il più delle
volte coincide con il rispetto e il recupero
della tradizione. La stessa sovraintendenza
si è espressa chiaramente in merito sollecitando l’uso dei metodi tradizionali che
non solo risultano più sicuri e collaudati,
ma anche più duraturi;
in questo contesto occorre ricordare
lo scandalo di Torcello del 2000, quando al
posto delle tradizionali rive in mattoni gli
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abitanti trovarono banchine « portuali » in
ferro e calcestruzzo. Allora, sospesi i lavori nell’indignazione generale fu stilato
un protocollo per l’impiego dei materiali
tradizionali che il Consorzio sembra però
aver rimosso;
più recentemente la sovraintendenza
ai beni archeologici è dovuta intervenire
per tutelare reperti storici ovali sommersi
danneggiati per incuria nel corso degli
interventi di restauro;
i casi sopraccitati destano grande
preoccupazione perché il Mose segue, su
grande scala, una logica d’intervento analoga, basti pensare alla prevista messa in
opera di alcuni milioni di tonnellate di
calcestruzzo sul fondale lungo alcuni chilometri –:
quali misure l’amministrazione intende prendere per garantire, infine, che il
Consorzio Venezia Nuova e il Magistrato
alle acque, svolgano i loro rispettivi compiti nel migliore dei modi, con trasparenza
e saggezza;
se, in questo delicato frangente per
Venezia e la sua Laguna non si ritenga
necessario far svolgere ulteriori perizie e
assicurare una più stretta vigilanza del
loro operato al fine di evitare nuovi costosi
e potenzialmente irreparabili incidenti,
frutto non solo di pressapochezza ma
anche di scelte radicalmente e strategicamente errate;
se, infine, non si ritiene auspicabile,
come suggerito dall’associazione Italia Nostra, una modificazione dei protocolli d’intesa sugli interventi di restauro al fine di
favorire l’impiego dei metodi tradizionali
d’intervento.
(4-00182)
MINARDO. — Al Ministro delle infrastrutture. — Per sapere – premesso che:
dalle dichiarazioni fatte dal Ministro
delle infrastrutture su alcuni articoli di
stampa si evince, ad avviso dell’interrogante, che il progetto di raddoppio della
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dalle « grandi opere » che il Ministro intende attuare;
si tratta di un’opera importantissima
per la provincia di Ragusa il cui progetto
è già stato approvato dal Cipe nel marzo
scorso e che ad oggi ci troviamo in un fase
che in pochi mesi avrebbe dovuto portare
a stabilire le procedure d’appalto;
si tratta di un’arteria pericolosa, teatro di gravi e mortali incidenti stradali, e
per lunghi tratti impraticabile;
il Ministro sconosce completamente il
nostro territorio e non è forse in grado di
comprendere l’importanza del raddoppio
dell’arteria che è l’unica via di collegamento con le province di Catania e Siracusa;
questo Governo sta ignorando in
modo assoluto la Sicilia e la provincia di
Ragusa, in particolare –:
se il Governo intenda provvedere ad
inserire il progetto di raddoppio della
strada statale Ragusa-Catania tra le
« grandi opere » del suo programma, rispondendo cosı̀ ad una necessità che i
cittadini attendono da troppo tempo e che
nel contempo promuove lo sviluppo dei
trasporti interni alla Regione. (4-00184)
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INTERNO
Interrogazione a risposta orale:
VICO. — Al Ministro dell’interno. — Per
sapere – premesso che:
nelle settimane precedenti la partita
di calcio Melfi-Taranto, disputatasi il 21
maggio scorso e valida per i play-off per la
promozione in serie C1, la dirigenza della
squadra tarantina, tramite il prefetto di
Taranto, aveva chiesto al prefetto di Potenza di ordinare lo svolgimento dell’incontro in uno stadio più adeguato al,
numero dei tifosi tarantini che sarebbero
affluiti nel comune lucano;
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sono stati messi in circolazione biglietti falsi che di fatto hanno consentito
l’ingresso allo stadio di Melfi di un numero
superiore, rispetto ai 640 posti messi a
disposizione dalla stessa società ospitante,
di tifosi tarantini;
allo stadio del Melfi, oltre ad alcuni
ultras facinorosi, erano giunte anche numerose comitive di supporters tarantini
composte da famiglie con minori al seguito;
lo stadio di Melfi, pur essendo omologato cosı̀ come sottolineato dal Presidente della Lega Professionisti di serie C,
Macalli, anch’egli interessato nelle settimane precedenti dalla stessa società calcistica tarantina, è provvisto di recinzioni
laterali che non consentono la totale sicurezza in caso di incidenti o di fuga
concitata;
i lacrimogeni lanciati da parte delle
forze dell’ordine presenti a ridosso del
settore dello stadio occupato dalle tifoserie
tarantine, in risposta ad alcune provocazioni violente messe a segno solo da pochi
tifosi in seguito arrestati o indagati dalla
questura di Potenza, hanno raggiunto tifosi inermi, donne e bambini che non
avevano assolutamente partecipato agli incidenti –:
se non ritenga legittimo verificare,
per quali ragioni il prefetto di Potenza non
abbia deciso di ordinare lo svolgimento
della partita in uno stadio in campo neutro e con maggiori requisiti di sicurezza
dell’ordine pubblico;
se non ritenga opportuno verificare,
per quale ragione sarebbe stato autorizzato, ai fini della repressione di atteggiamenti violenti da parte di solo alcuni dei
tifosi tarantini, l’utilizzo di gas lacrimogeni
lanciati invece sulla folla inerme;
se non ritenga opportuno intervenire
al fine di evitare che, in futuro, si possano
ripetere incidenti di tale rilevanza;
se non ritenga opportuno verificare le
eventuali responsabilità delle autorità ter-