Bollettinodella
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2012 Lug/Ago Bollettino u b t k h n c Anno 67°, numero 07-08 • Luglio/Agosto 2012 • Tammùz -Av - Elul 5772 • Poste italiane Spa • Spedizione in abbonamento • D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n.46) art.1, com.1, DCB Milano - contiene allegati numero 07/08 www.mosaico-cem.it , h s u v h v v k v e v i u t y c della Comunità Ebraica di Milano 67 da anni l’informazione ebraica in italia Il nuovo presidente Walker Meghnagi: Basta divisioni, governare uniti si può Elezioni Comunità e Ucei: tutti gli eletti. gli umori del dopo-voto, Il nuovo consiglio, il “parlamentino” degli ebrei italiani Attualità / Grecia Attualità / Gli ebrei e la città Comunità / Personaggi La crisi, il dopo elezioni, il futuro: come vivono gli ebrei di Atene oggi? Parla il sociologo Enrico Finzi: “sono un ebreo di periferia, amo la diaspora e la pluralità” Il ministro Elsa Fornero e il nuovo ambasciatore Francesco Talò, ospiti da noi numero 07/08 Bollettino u b t k h n c , h s u v h v v k v e v i u t y c della Comunità Ebraica di Milano Lug/Ago 2012 www.mosaico-cem.it EDITORIALE Cari lettori, care lettrici, “il passato è una terra straniera: fanno le cose in modo diverso laggiù”, scriveva Leslie P. Hartley in quel bellissimo romanzo, appena ristampato, che è Messaggero d’amore (Nutrimenti editore). Una terra straniera nel senso che a volte facciamo fatica, voltandoci indietro, a riconoscere le persone che eravamo e le circostanze che ci hanno portato dove siamo ora. Perché, se così non fosse, se non ci fossero l’oblio e il sentimento del distacco, non sarebbe possibile cambiare, e non avremmo modo di attraversare le stagioni della vita in modo differente rispetto alle premesse e adattarci così alle alterne fortune. Questa celeberrima frase che ben si attaglia al destino individuale delle persone andrebbe allargata anche al destino storico delle Nazioni quando accade, ad esempio, che un’intera generazione si volti indietro, e con molta fatica riesca a riconoscere se stessa. Mi soffermo su questo aspetto perché ho incontrato pochi giorni fa un gruppo di signore della Comunità, di origine greca e egiziana. Si parlava di attualità, delle elezioni in Grecia e in Egitto e di come l’esito dei due confronti avrebbe influenzato la porzione di mondo nella quale viviamo. Queste signore si chinavano incredule sull’attuale presente delle loro antiche terre d’origine: le greche per ricordarne l’opulenza confrontandola con lo sbando della crisi politico-economica odierna; le egiziane per rievocare la tolleranza passata e l’attuale involuzione dei costumi, e quanto distante fosse l’Egitto cosmopolita di allora. E così, improvvisamente, il passato è sembrato a loro lontanissimo, una terra straniera dove tutto era diverso. Un vissuto irriconoscibile, in cui l’identità di adesso fa fatica a specchiarsi. Lo stesso rischia di accadere a tutti noi oggi, in un’Italia che ha perso le sue certezze, una Grecia sul lastrico e un’Europa che rischia di trasformarsi in un parco a tema o in un museo, marginale rispetto a ciò che avviene nel resto del pianeta, inabissandosi in una crisi irreversibile -crollo demografico, dell’euro, dell’egemonia politica- (vedi il bel reportage sulla Grecia a pag. 6). E invece si dovrebbe tornare all’amore per la polis, alla nobiltà della politica, all’idea di restituire alla comunità quello che la vita ci ha dato in termini di pienezza: un plauso va quindi al nuovo Consiglio della Comunità appena eletto. L’amore per la polis è anche nelle parole del Ministro del Lavoro Elsa Fornero in recente visita all’ADEI e ospite dell’UGEI di Milano (pag. 34). Che ci ricorda così una verità ammaccata e da tempo dimenticata: che chi governa, dopotutto, dovrebbe farlo anche in nome di qualche ideale. 02 • 06 • Attualità / Mondo Prisma Notizie da Israele, Italia, mondo ebraico e dintorni. attualità/Grecia 06 Grecia: vogliamo vivere. Dateci il tempo di guarire, di Laura Brazzo 09 • Attualità/L’altra ISRAELE La benedizione del tredicesimo anno, di Luciano Assin 10 • Attualità/MONDO Edirne: “In quella casa di legno, la felicità dei miei nonni”, di M. Vigevani 12 • Gli ebrei e la città gli ebrei e la città 12 Finzi: sono un ebreo di periferia che ama la diaspora e la dialettica, di Fiona Diwan 16 • Cultura/Patrimonio “Oggi in fuga, domani liberi. Per voi, amici, farò di tutto”, di Sara Pirotta 18 • Cultura/LIBRI Vestivamo alla marinara: am Israel & tricolore, di Roberto Zadik 20 • Cultura/Mistica ebraica cultura/patrimonio 16 Bereshit: vivere è un inizio continuo, di Rav Roberto Della Rocca 23 • Cultura/Eventi Una Giornata da ridere 24 • Libri e dintorni 26 • Comunità/elezioni Meghnagi: basta divisioni, governare uniti si può, di Fiona Diwan cultura/eventi 23 32 • Comunità/Personaggi L’ambasciatore Talò: “L’unicità di Israele è una grande sfida”, di Ruth Migliara 34 • Comunità/eventi Il ministro Elsa Fornero ospite dell’UGEI all’ADEI-WIZO 42 • Lettere 44 • Piccoli annunci 45 • Note tristi 46 • Note liete 47 • Agenda 48 • Feste e parole UNIONE COMUNITà EBRAICHE ITALIANE Dipartimento Informazione e Relazioni Esterne Con il contributo OTTO PER MILLE comunità/eventi GIORNATA EUROPEA DELLA CULTURA EBRAICA 34 CINEMA TEATRO CONCERTI CONfERENzE SPETTACOLI MOST DOMENICA 2 SETTEMBRE 2012 AllA scopertA del pAtrimonio storico e culturAle ebrAico PORTE APERTE IN TUTTA ITALIA www.jewisheritage.org www.ucei.it/giornatadellacultura יום התרבות היהודית באירופה Alto Patronato del Presidente della Repubblica Patrocinio del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Patrocinio del Ministro per le Politiche Europee Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Bollettino In copertina: foto Ico Menda. 28 PAESI EUROPE | belgio | bosniA-erzegovin | bulgAriA | croAziA | | dAnimArcA | FrAnciA | | germAniA | | grAn bretAgnA | greciA | itAliA | lituAniA | | lussemburgo | | mAcedoniA | norvegiA | olAndA | poloniA | | portogAllo | repubblicA ce | romAniA | serbiA | | slovAcchiA | sloveniA | spAgnA | sveziA | svizzerA | turchiA | ucrAinA | ungher B’nai B’rith 1 news da Israele, dall’Italia, dal mondo ebraico e dintorni PRISMA notizie a cura di Ilaria Myr In breve Dublino / Leopold Bloom cerca casa Londra/Il boicottaggio del Teatro Habima Ricercatori israeliani: dalla pelle le cellule per curare il cuore Anche l’Irlanda vuole un Museo Ebraico R och i ma buon i. Tanto buoni da meritarsi un museo. Gli ebrei irlandesi, che oggi arrivano soltanto a 1.500 unità in tutta l’isola, chiedono che venga istituito un Museo ebraico, per valorizzare maggiormente il patrimonio ebraico e il fatto di avere dato i natali a celebri personaggi, come il sesto presidente israeliano Chaim Herzog, nato a Belfast, i due sindaci di Dublino Robert e Brice Briscoe, e il sindaco della città di Cork, Gerald Goldberg. Ma forse, l’ebreo irlandese più noto, pur se romanzesco, è Leopold Bloom, il protagonista dell’Ulisse di James Joyce. Per dare dunque onore alla propria storia con un museo, gli ebrei irlandesi cercano 13 milioni di dolla- iprogrammare cellule adulte di pelle è un processo ormai eseguito varie volte, ma mai prima d’ora si erano prodotte cellule cardiache giovani e sane da pazienti di una certa età e con problemi cardiaci seri. Un team israeliano ha invece di recente preso cellule di pelle di due pazienti di 51 e 61 anni con insufficienza cardiaca, e “caricato” nel Dna di queste cellule tre geni che le hanno trasformate prima in staminali, poi in cellule cardiache, giovani e funzionanti. In un secondo momento sono state “fuse” con successo con il tessuto cardiaco coltivato in provetta, poi trapiantato nel cuore di ratti. Ci vorranno però 5-10 anni per arrivare alle sperimentazioni su pazienti. Pubblicato sulla rivista European Heart Journal, lo studio è stato condotto da Lior Gepstein del Technion-Israel Institute of Technology and Rambam Medical Center di Haifa, Israele. P Gli ortodossi dicono un no collettivo al web U ri, per potere espandere un edificio che ospita la vecchia sinagoga, in Walworth Road a Dublino. I primi ebrei arrivarono in Irlanda nel XIX secolo, raggiungendo nel tempo picchi di 6.000 persone, principalmente localizzate a Dublino e Cork. I rapporti con la maggioranza cattolica furono sempre buoni, fatta eccezione per un pogrom nella città di Limerick, nel 1906. All’atto dell’indipendenza, nel 1936, la difesa dei diritti delle minoranze religiose fu inserita all’interno della costituzione. Ma, come altre comunità ebraiche di piccole dimensioni, emigrazione e assimilazione hanno avuto la meglio. Sicurezza: videocamere a Brooklyn S Le proteste che fanno sanguinare Shylock aranno 150 le videocamere che verranno piazzate nelle strade del quartiere ortodosso di Brooklyn. Il programma, che vede uno stanziamento di 1 milione di dollari da parte del governo americano, vuole proteggere gli abitanti della zona da atti di violenza. Non a caso, è intitolato Leiby Kletzky Security Initiative, dal nome di un bambino di 8 anni che fu rapito e ucciso l’anno scorso. Le videoca- mere saranno posizionate vicino a scuole, sinagoghe e agli angoli delle strade delle zone di Boro Park, Flatbush e Midwood. Le immagini saranno poi controllate da volontari, dei shomrim ortodossi, che riporteranno alla polizia le attività sospette. Il progetto andrà ad arricchirsi nei prossimi sei mesi di altre apparecchiature, grazie al sostegno di Agudat Israel America. Luglio/Agosto • 2012 no stadio di baseball affollato in America non è certo una novità. Se però a riempirlo sono 80.000 ebrei ultra ortodossi per protestare contro Internet, ecco che la notizia ha invece una certa importanza. Quello che è successo al Citifield Stadium di New York a fine maggio è un fatto di portata storica: una messa al bando collettiva del web, dalle case e anche dai luoghi di lavoro. Al centro dell’attenzione anche i social network, che danneggiano la reputazione di rabbini e studiosi ebrei. Il bello in tutto questo è che, anche se ufficialmente non c’era alcuna copertura web dell’evento, moltissimi, grazie ai loro smartphone, hanno inviato sui social network notizie sull’andamento del raduno. I tweets inviati direttamente dal Citifield Stadium sono stati così tanti che l’ashtag “Asifa” (termine usato per descrivere l’evento) era in cima alla lista degli argomenti di Twitter! Armenia chiama Israele “C i stiamo preparando per accogliere 3 milioni di turisti nei prossimi anni, molti dei quali provenienti da Israele”. A dichiararlo è Tigran Sargsyan, primo ministro del Paese caucasico, ben intenzionato a far venire in visita molti dei turisti israeliani che non hanno più piacere a recarsi in Turchia. Le preparazioni includono l’upgrading di molte infrastrutture alberghiere e il training di agenti di viaggio. “L’Armenia ha un grande potenziale per il turismo religioso, e ci piacerebbe tanto imparare da Israele in questo ambito”. Luglio/Agosto • 2012 I l boicottaggio era stato annunciato mesi fa, appena lo spettacolo era stato messo in cartellone, con l’adesione dell’attrice Emma Thompson. E, come da copione, la performance del “Mercante di Venezia” della compagnia teatrale israeliana Habima al festival di Shakespeare a Londra a fine maggio, in due serate, è stata presidiata e interrotta da manifestanti pro-palestinesi. La tensione era tale che lo stesso presidente del teatro Globe ha dovuto fare un appello ai manifestanti: “Qui non ci sono politici sul palco, ma solo attori il cui lavoro è raccontare storie”. Ma a nulla è servito. Le tensioni si sono avute soprattutto la prima sera, il 28 maggio. Quando, ad esempio, Shylock toglie i tefillin, un gruppo di persone ha cercato di salire sul palco con bandiere e striscioni per recitare dei brani sull’apertheid in Israele. Anche all’esterno le proteste non sono mancate, con striscioni su cui era scritto “Mr. Shakespeare dice no all’occupazione e alla colonizzazione!”. Una brutta atmosfera, dunque, per uno spettacolo così intenso come il “Mercante di Venezia”, recitato però dagli attori dell’Habima con grande compostezza. Tanto da meritare le ovazioni del pubblico, come riporta il settimanale ebraico The Jewish Chronicle, parlando di “gloria” e “successo”. Peccato però che la recensione del Guardian, uno dei più diffusi quotidiani nazionali, delle ovazioni e della bravura non parli per niente, ma si limiti semplicemente a definire lo spettacolo “debole” e a commentare, quando Shylock lascia Venezia con le valigie in mano: “era impossibile non pensare a tutte le persone che vengono cacciate, e in particolare ai palestinesi”. Che il boicottaggio sia anche questo? Ora il Talmud babilonese in arabo G razie all’assiduo lavoro, durato sei anni, di 90 ricercatori giordani, oggi esiste il Talmud Babilonese tradotto in arabo. A promuovere l’iniziativa, l’istituto accademico “Centro per gli studi mediorientali in Giordania”, che si è posto l’obiettivo di rendere il Talmud accessibile alla popolazione araba. L’edizione, che propone il testo nella sua integralità, viene ora venduta anche fuori dalla Giordania, al per niente modico prezzo di 750 dollari per i 20 volumi, nei mercati e nelle fiere; una copia è stata anche regolarmente acquistata dalla biblioteca nazionale israeliana. Sembra invece che il progetto avesse dato scandalo in Arabia Saudita, per aver reso accessibile un testo considerato fondamentale per l’ebraismo. L’aspetto grafico del Talmud in arabo non rispecchia quello tradizionale, soprattutto per l’assenza dei commentari (Rashì e Tosafoth). I ricercatori giordani - fra cui arabi cristiani e musulmani e alcuni specialisti di aramaico - sottolineano la speranza che questa opera renda possibili in futuro nuovi studi sull’ebraismo. Bollettino 3 notizie a cura di Ilaria Myr Un titolo che rispecchia una realtà consolidata Israele Start-up Nation anche per P&G A nche un impero dell’industria come Procter & Gamble incorona Israele come Paese ad alto tasso di sviluppo. In un recente articolo pubblicato dall’autorevole rivista americana Forbes si legge infatti che P&G, che collabora con alcune delle maggiori aziende israeliane grazie anche alla sua sede a Tel Aviv, la considera una Start-up Nation. L’alta densità di start-up nel settore tecnologico è senza dubbio il primo motivo: Israele ha circa 80 società quotate al Nasdaq, più di tutta l’Europa, il Giappone, la Corea, l’India e la Cina messi insieme. Israele, poi, è la maggiore destinazione di capitale di rischio globale pro-capite. Negli ultimi anni, molti venture capitalist americani hanno investito e anche aperto uffici in Israele. Inoltre, qui vi è un numero di ingegneri pro-capite che è il doppio di quello di Stati Uniti e Giappone. E qui il 34% della popolazione, ov- vero il 24% della forza lavoro, possiede una laurea.In rapporto al PIL, Israele è il Paese che investe di più al mondo in Ricerca e Sviluppo. Nel 2009 la percentuale di investimento era del 4,9%, quando la media dei paesi OCSE era del 2,3%. E poi i premi Nobel. Nell’ultimo decennio è la Nazione che ne ha ottenuto il maggior numero, l’ultimo dei quali per la Chimica, assegnato nel 2011 a Dan Schechtman. Infine, in Israele la tecnologia a scopo militare viene utilizzata per scopi civili. Si pensi alla PillCam, la prima fotocamera sotto forma di pillola per la rilevazione dei disturbi gastrointestinali, oggi l’unico strumento diagnostico ingeribile che permette la visualizzazione diretta dell’intestino tenue. Alla luce di tutto ciò, Israele è “la” Start-up Nation per eccellenza. Ma pochi lo sanno, nessuno ne parla e la cattiva coscienza europea usa un solo termine: boicottaggio. Notizie in breve Lo sapevate che...? Dieudonné eliminato da Cannes Un film antisemita, intitolato “The antisemite”, è stato eliminato dal programma del Festival di Cannes di quest’anno. Girato in nove giorni dall’attore francese dichiaratamente antisemita Dieudonné, grazie a una produzione iraniana, il film dà ampi spazio al negazionista Robert Faurisson, e ritrae lo stesso attore -già condannato più volte per le sue dichiarazioni e spettacoli antisemiti- vestito da nazista. Già l’anno scorso avevano suscitato grandi polemiche le dichiarazioni simpatizzanti con Hitler del regista Lars von Trier. Record su Facebook per la Torre di David Il Museo della Torre di David ha recentemente lanciato la più lunga timeline su Facebook: 1099 anni di storia. Si sarebbe voluto tornare indietro di 4000 anni, ma il social network attualmente non consente un cammino a ritroso così lungo. La Timeline della Torre di David è ricca di eventi testimoniati da fotografie, film, disegni e illustrazioni che raccontano la storia della Torre all’ingresso della Città Vecchia di Gerusalemme che a sua volta racconta la storia della città. 4 Bollettino SAVE THE DATE 30 OTTOBRE - 4 NOVEMBRE 2012 MISSIONE IN ISRAELE DEL KEREN HAYESOD Non un semplice viaggio turistico, bensì un’occasione unica per conoscere Israele visitando luoghi e scoprendo realtà a cui non avresti accesso altrimenti. La Missione del Keren Hayesod è condivisione di paesaggi, progetti e personalità in un crescendo di emozioni che ti lasciano il segno per la vita e il cui ricordo non sbiadirà al ritorno. Cinque giorni indimenticabili da passare in gruppo con nuovi compagni. Affrettati a prenotare. Klieger, l’annientatore delle zanzare N on vi siete mai chiesti perché in Israele non ci siano zanzare? La ragione è Israel Klieger, uno scienziato che giocò un ruolo di primo piano nella battaglia contro la malaria in Palestina agli inizi degli anni Venti del ‘900. Fu una vittoria importante quella che egli riuscì a ottenere debellando la malattia, riuscendo così a favorire lo sviluppo degli insediamenti ebraici e, di conseguenza, la nascita dello Stato di Israele. Nato in Romania nel 1888, Klieger si trasferì a New York quando aveva 9 anni. Nel 1920, dopo un dottorato in salute pubblica e ricerche sulla malaria in Sud America, rinunciò a una promettente carriera negli Stati Uniti scegliendo la Palestina, e mettendo così a disposizione del progetto sionista le sue conoscenze scientifiche. Lì trovò un livello devastante di malaria, che decimava gli abitanti e i pionieri sionisti. Dato che il chinino, allora sommi- nistrato, non funzionava, Klieger ebbe l’idea di concentrarsi sulle zanzare stesse. Fondò il Malaria Research Institute e cominciò a bonificare le zone paludose e a spruzzare di insetticida tutte le aree ad alta concentrazione di larve. Sviluppò, ad esempio, un metodo per cambiare periodicamente la direzione del corso dell’acqua nei canali di irrigazione, in modo da eliminare la popolazione di zanzare al suo interno. I risultati furono impressionanti e la stessa Organizzazione mondiale della Sanità (allora Lega delle Nazioni per la Salute) ne riconobbe i meriti. Quando Klieger morì, nel 1944, la malaria era in rapido declino, e nel 1967 Israele ne fu dichiarata completamente libera. Oggi però Klieger e il suo importante lavoro sono stati dimenticati. Per questo, alcuni avvocati stanno lottando per riuscire a restituire a questo scienziato il posto che merita nella storia di Israele e nella lotta contro la malaria. Luglio/Agosto • 2012 POStI LIMItAtI! chiama subito i nostri uffici per dare la tua adesione e avere maggiori informazioni! KEREN HAYESOD milano. corso vercelli, 9 - tel. 02 48021691/027 - [email protected] roma. corso vittorio emanuele, 173 - tel. 06 6868564 - [email protected] art - [email protected] PRISMA un reportage dalla comunità ebraica di Atene attualità / mondo A sinistra: la stazione di Monastirion ad Atene. Nella pagina accanto: padre e figlio chiedono l’elemosina; un seggio elettorale; l’Aron Hakodesh di legno intagliato nella sinagoga sefardita. (foto Laura Brazzo) Grecia: vogliamo vivere. Dateci il tempo di guarire Dopo le elezioni, anche gli ebrei greci tirano un sospiro di sollievo. Sembra scongiurata l’uscita dall’euro. Ma la crisi è pesante, molti giovani lasciano il Paese, spesso verso Israele. Chi resta pensa al futuro e alla continuità dell’ebraismo ellenico. Anche aprendo ai matrimoni misti di Laura Brazzo, da Atene I l 17 giugno i cittadini greci hanno finalmente eletto il nuovo governo. L’incertezza, i dubbi, lo stato di attesa che si erano creati nelle ultime settimane si sono sciolti in poche ore: i greci hanno scelto per la continuità con il passato, per l’euro e per l’austerity. Tutto inviariato dunque: le persone, i programmi per il futuro, la crisi. Niente di nuovo si profila all’orizzonte politico greco ed europeo. Il partito di centro-destra Nea Democratia, che ha ottenuto la maggioranza dei voti, formerà il nuovo governo insieme ai social democratici del Pasok e a quelli di Sinistra Democratica. I neo-nazisti di Alba dorata hanno più o meno confermato l’exploit delle elezioni del 6 maggio, ottenendo il 7% dei voti e 18 seggi in parlamento. Di fronte a questo esito, nient’affatto scontato, molti in Europa hanno tirato un sospiro di sollievo e con 6 Bollettino essi, seppur in modo molto diverso, anche la piccola comunità ebraica greca. Infatti, se la maggioranza dei voti ottenuti da Nea Democrazia ha lasciato un po’ l’amaro in bocca a molti greci, specialmente i più giovani, ha fatto tirare il fiato a molti ebrei ellenici. E vedremo perché. Oggi in Grecia vivono circa 5000 ebrei, divisi per lo più fra Atene e Salonicco e poi altre più piccole comunità come Ioannina, Rodi, Corfù, Volos, Larisa. Sono organizzati in Comunità che a loro volta sono rappresentate da un Comitato centrale delle Comunità ebraiche greche (K.I.S. – Kentrikò Israelitikò Sumboulio, la nostra Ucei, per capirci). Queste comunità sono tutto quel che è rimasto di una presenza ebraica fiorentissima che, fra la fine dell’800 e i primi del ‘900, contava 100.000 persone e che poi è stata quasi completamente spazzata via dalla Shoah. Oggi la piccola comunità greca è perfettamente integrata nel paese. Ha due sinagoghe - una di rito sefardita e una di rito romaniota; un centro culturale, un museo, una scuola ebraica e anche un Memoriale dedicato alle vittime della Shoah. Ad Atene la sede della Comunità ebraica, il Memoriale della Shoah e le due sinagoghe - quella di Beit Shalom di rito sefardita e quella di Etz Haim, romaniota - si trovano lungo una stradina assolata del centro, adiacente al grande museo del Kerameikos. Il quartiere è quello del Thiseio, a due passi dall’Acropoli. Odòs Melidoni e le vie circostanti non formano un quartiere ebraico, che non esiste, ma molti degli ebrei di Atene risiedono in questa zona. Quando entro negli uffici della Comunità, ad attendermi trovo Rakela, la segretaria del presidente Benjamin Albalas, con cui ho appuntamento. Mi offre subito un bicchiere d’acqua e pasticcini alle mandorle, come ristoro per la camminata sotto il sole. Rakela parla uno splendido italiano - che ha imparato in un paio di anni di studio alla scuola ebraica di Roma - ed è piacevole scambiare con lei qualche impressione sulla città, i greci, la crisi, le elezioni… nessuno parla d’altro ad Atene in questi giorni. Mi racconta che in questi anni molte cose sono cambiate, ad Atene e in tutta la Grecia. Anche la gente è cambiata, dice, è diventata più povera ma anche più dura. “Atene, i greci, prima non erano così”, mi dice Rakela. C’è un velo di amarezza nei suoi occhi, mentre pronuncia queste parole che più volte in questi giorni ho sentito ripetere da molte persone, le più diverse. Camminando per la città, appena girato l’angolo dell’Acropoli e dei siti turistici, la tensione si tocca con mano, la si legge sui volti delle persone che incroci, la cogli dal numero di poliziotti che sfrecciano in moto Luglio/Agosto • 2012 per le strade o che stazionano in gruppo agli angoli delle vie. Balza immediatamente agli occhi che ad Atene esiste un problema di droga e micro-criminalità molto forte; e che alcune strade, anche del centro, da una certa ora del giorno in poi, sono off limits per tutti. “Gli ebrei di Atene sono colpiti da questa crisi come tutti i greci”, mi dice il presidente della Comunità, Benjamin Albalas. Quando lo incontro nel suo ufficio, mancano ancora due giorni alle elezioni e tutti i discorsi alla fine cadono sul tema di cui tutti i greci parlano in quei giorni, la crisi economica, il futuro. “Il tasso di disoccupazione in Grecia è altissimo, siamo attorno al 22-23%; gli stipendi e le pensioni sono calati del 30-35%. Una attività su quattro è stata costretta a chiudere perché non ci sono più clienti, perché non ci sono soldi per acquistare nuovi beni, perché non si riescono più a pagare gli affitti. A causa della disoccupazione non si riescono più a pagare le bollette, ma nemmeno comprare le medicine - e questo è un problema particolarmente grave per chi soffre di malattie croniche. Le tasse sono altissime, colpiscono le proprietà, le rendite provenienti dalle proprietà, e persino le donazioni. Questa è la situazione in generale in Grecia. Dal punto di vista specifico della comunità ebraica, i problemi che stiamo affrontando sono gli stessi”, mi spiega Albalas. “Come Comunità paghiamo allo Stato il 20% di tasse sulle entrate provenienti dalle proprietà, oltre che sulle proprietà stesse - che siano affittate o vuote non fa alcuna differenza. Ma nel frattempo abbiamo perso il 30% delle entrate mensili e sono aumentate le persone che ci chiedono aiuto - per pagare le rette scolastiche, ma anche per comprare medicinali”. Luglio/Agosto • 2012 Molti ebrei, specie i più giovani, sono abbiamo registrato episodi particolarimasti senza lavoro; molti hanno do- ri di antisemitismo. È vero, il partito vuto chiudere negozi, attività… con neo-nazista Alba dorata ha ottenuto tutte le conseguenze che si possono un successo inaspettato e il suo leimmaginare. “Le donazioni annuali, ader ha fatto dichiarazioni di tipo che riceviamo specialmente in occa- negazionista. Ma questa alla fine è sione di Kippur, sono calate del 60% retorica... Finora nessuna violenza è e molte persone ci chiedono di non stata compiuta contro gli ebrei e le pagare la retta alla comunità sebbe- loro proprietà. I neo-nazisti di Alba ne sia molto bassa, 90 euro all’anno dorata oggi sfogano tutta la loro per i giovani”. violenza contro gli immigrati - afri“Come Comunità abbiamo degli cani, pakistani, indiani, maghrebini. obblighi nei confronti dei nostri Come tutti i greci siamo preoccupati iscritti che ci chiedono aiuto ed è e coinvolti da quanto sta accadendo, nostro dovere cercare di fare il pos- dall’aumento della xenofobia e del sibile per andare loro incontro, ma razzismo, ma, per ora, non percepiadiventa sempre più difficile. Per mo una speciale minaccia contro di fortuna - continua Albalas - qual- noi, come ebrei. D’altra parte, anche che aiuto ci viene dall’estero, dalle l’estrema sinistra non ci rassicura. Le organizzazioni ebraiche Usa e israe- loro posizioni anti-israeliane rappreliane, il Joint, la Claims Conference, sentano, dal nostro punto di vista, la Jewish Federation un pericolo - seppur of North America e Gli ebrei che diverso da quello dei la Jewish Agency for neo-nazisti. Per quanIsrael, in Israele. An- chiedono aiuto to riguarda invece i che dall’Europa non alla Comunità partiti di centro, per mancano aiuti, che molti anni sono stati ci vengono soprat- aumentano ogni vicini alla comunità tutto dalla Comunità giorno. Molti ebraica greca e oggi del Lussemburgo”. le cose sono diventate Oggi la kehillà ate- hanno perso ancora più semplici niese è composta da lavoro e fiducia grazie al miglioracirca 3000 persone, su mento delle relazioni 5000 ebrei cittadini greci. La mag- fra Grecia e Israele. In un’area difgioranza è di origine safardita, ma ficile come questa, con la questione soprattutto ad Atene c’è ancora un di Cipro sempre aperta, Israele può buon numero di romanioti. Lo stes- essere un vero amico e una risorsa so Albalas, è di origini romaniote, per tutti i greci”. “ed è per questo, mi spiega, che non Della stessa opinione è anche il preparlo nessuna delle lingue ladine!”. sidente del Comitato delle comunità (I romanioti sono gli ebrei più vicini ebraiche greche, David Saltiel: “I al rito italiano ben romì. Il loro nome partiti greci, fatti salvi quelli delle deriva da “seconda Roma”: sono di compagini estreme, hanno stabilito lingua greca ma di rito italiano, né buone relazioni con Israele. C’è un sefarditi, né ashkenaziti). continuo scambio di rappresentanChiedo al presidente Albalas se in ze, diplomatiche ed economiche fra Grecia esista antisemitismo e la sua Atene e Gerusalemme. E di questo risposta è rassicurante. “Al momento, siamo veramente contenti. Dal punto nonostante questa crisi di cui non di vista strettamente ebraico, l’aiuto vediamo la fine in tempi rapidi, non che ci viene da Israele è enorme: Bollettino 7 > attualità / mondo l’altra i s r ael e Da sinistra: Benjamin Albalas, rav Isaak Mizan, David Saltiel; la sinagoga romaniota di Atene (foto Laura Brazzo) > abbiamo ricevuto un sostegno finanziario pari a un milione di euro. Oltre a questo tipo di sostegno, ci aiutano per esempio con l’invio di insegnanti per le scuole. Quest’estate abbiamo organizzato un campo estivo di un mese con insegnanti israeliani. Bambini ebrei da tutta la Grecia avranno modo così di unire all’attività ricreativa e sportiva anche lezioni di ebraico da insegnanti madrelingua”. Per quanto riguarda invece la situazione politica interna, Saltiel si sofferma soprattutto sulla sorpresa con cui gli ebrei hanno accolto la notizia del successo del partito neo-nazista. “Nessuno se lo aspettava. Finora Alba dorata era un partito che non andava oltre lo 0,2%. Secondo noi si è trattato di un voto di protesta, contro gli accordi che il partito di destra ‘storico’, Laos, ha preso con i partiti di governo di Nea Democratia e Pasok. Questo, insieme all’insofferenza ormai fortissima della gente verso il problema dell’immigrazione clandestina, sono a nostro parere le ragioni dell’exploit di Alba dorata. Non possiamo pensare altrimenti; non possiamo pensare che da un momento all’altro i greci (o almeno una parte di essi) che hanno combattuto contro il nazismo, che hanno avuto così tante vittime durante la guerra, siano diventati improvvisamente nazisti loro stessi. Noi comunque come Comitato delle Comunità, abbiamo fatto una manifestazione per ottenere dal governo una legge che escluda questo genere di partiti in Parlamento. Per ora non l’abbiamo ottenuta, ma appena sarà formato il nuovo governo, torneremo a chiedere che per legge nessun partito nazista possa avere seggi in Parlamento, proprio come accade in tutta Europa”. Chiedo a David Saltiel cosa pensa a proposito del tema di cui tutti parlano da settimane, ovvero l’uscita della 8 Bollettino Grecia dalla zona dell’Euro. “La mia opinione su questo è che è impensabile un’Europa senza Grecia. Abbiamo tanti problemi, forse abbiamo commesso degli errori, e vogliamo rimediare. Ma abbiamo bisogno di tempo. Non si può cambiare all’improvviso la mentalità della gente, un certo modo di vita. Le riforme vanno fatte con gradualità. Quel che è accaduto sinora, la repentinità dei cambiamenti introdotti ha distrutto il Paese”. “Molti giovani”, osserva Saltiel, “stanno lasciando la Grecia. Vanno all’estero a studiare e poi, data la situazione, stentano a rientrare. Anche questo è un problema per il futuro del Paese. Come si può pensare di ricostruire senza i giovani? E questo discorso vale per la Grecia come anche per la Comunità ebraica. Per quanto ci riguarda, noi stiamo facendo il possibile per aiutare i giovani, e in ogni caso per essi Israele rimane una delle principali mete di emigrazione ed Israele è lieto di accoglierli, nelle università come nel mondo del lavoro. Dal punto di vista della sopravvivenza delle comunità in Grecia, abbiamo pensato che l’adozione di misure non restrittive nei confronti dei matrimoni misti e dell’educazione dei figli di questi matrimoni potessero essere una soluzione. Non si può pensare di creare una scuola con venti bambini! Siamo così pochi da non avere scelta. Per noi quel che è importante è che anche i figli dei matrimoni misti possano ricevere un’educazione ebraica; quando vengono nelle nostre scuole sanno che riceveranno un’educazione ebraica e il genitore non ebreo deve accettare questa regola. Secondo noi questa scelta è positiva, perché alla fine l’importante è la continuità dell’ebraismo e della cultura ebraica. Cerchiamo di andare incontro anche ai figli di matrimonio misto con madre non ebrea. In questo caso i ragazzi, all’età di 13 anni, dopo aver studiato nelle nostre scuole possono decidere se convertirsi all’ebraismo”. Su questo specifico tema abbiamo voluto sentire anche l’opinione del rabbino di Atene, rav Isaak Mizan. “Se uno dei due coniugi non è ebreo, celebrano un matrimonio civile. I maschietti con mamma cristiana, chiedono di fare la circoncisione. Madre ebrea con padre non-ebreo, la circoncisione è invece, paradossalmente, più rara. Perché in genere i padri goyim si oppongono, ed essendo i maschi più ‘forti’ nella coppia -e in una società maschilista-, prevale la scelta del padre. Non siamo super ortodossi, cerchiamo di andare incontro alle persone. La comunità nel suo complesso, composta da sefarditi e romanioti, è molto unita. Come rabbino ortodosso, mi sento di dover stare vicino a tutti quanti, sefarditi e romanioti, osservanti e laici, senza differenza. La nostra è una comunità molto integrata. Anche i rapporti con la chiesa ortodossa sono buoni, non abbiamo problemi con loro. Proprio la settimana scorsa mi è capitato di celebrare una milà a cui ha partecipato un metropolita ortodosso molto vicino al Pope. È stato per molti aspetti un evento. I rappresentanti della Chiesa ortodossa, per la loro legge, non possono assistere al rito della circoncisione, che pure è una delle loro festività (sul calendario ortodosso, il 1° gennaio è indicato come festa della Circoncisione di Gesù). Il metropolita si è messo la kippà, è stato accanto a me e si è stupito della rapidità con cui avviene la circoncisione. Ma non ha voluto essere fotografato né ripreso. La sua è stata una trasgressione alla legge della Chiesa ortodossa, ma una trasgressione che si è sentito di dover fare. Abbiamo in comune numerose cose, usanze e tradizioni, che nei secoli la chiesa ha voluto dimenticare c o negare”. Luglio/Agosto • 2012 L a maggior parte dei ragazzi israeliani è consapevole che al termine dei 12 anni di studio regolari, a 18 anni, il prossimo passo da compiere è quello del servizio militare obbligatorio della durata di tre anni per gli uomini e di due per le donne. Esiste però la possibilità di rimandare l’arruolamento di un anno, lavorando in una delle varie organizzazioni che si occupano di volontariato civile a favore degli strati meno abbienti e più problematici della società israeliana. Nel gergo israeliano l’anno in questione viene definito “yud gimel”, il “tredicesimo” visto che viene considerato in aggiunta ai dodici scolastici. Questo ulteriore anno non ha valore ai fini del servizio militare, che rimane comunque della stessa durata, ed avendo un carattere di volontariato non è retribuito, anzi molte volte i partecipanti a questi programmi devono lavorare parzialmente per autofinanziarsi. Ma cosa spinge questi ragazzi a prolungare di un anno una ferma obbligatoria già così lunga di per sé? E perché questo programma è diventato così popolare, visto che i posti disponibili si esauriscono in breve tenpo? Fra i motivi principali, penso ci sia la voglia di poter fare -forse per la prima volta- una scelta non obbligata; gli studi e il militare fanno parte delle convenzioni sociali israeliane, il volontariato invece viene vissuto Dopo la scuola dell’obbligo, che in Israele prevede 12 anni di studio, e prima di entrare nella Tzavà, molti giovani scelgono di dedicare un anno al volontariato La benedizione del tredicesimo anno di Luciano Assin come una scelta autonoma, uno strumento che rende possibile, seppure in minima parte, esprimere la propria personalità e le proprie attitudini. Altri scelgono lo “yud gimel” perché non si sentono ancora pronti al passaggio dalla vita civile a quella militare e hanno bisogno ancora di un po’ di tempo per maturare e rafforzare, tramite quest’esperienza, la propria autostima. È interessante notare come la stragrande maggioranza dei volontari provengano dagli insediamenti collettivi, kibbuzim o moshavim, o da piccole comunità. Probabilmente il fatto che, sin dalla più tenera età, l’ambiente circostante abitui il singolo allo sforzo collettivo e all’aiuto reciproco è determinante. La risposta alla domanda “perché lo fai?” è di norma sempre la stessa: “per aiutare i più deboli e i più disagiati, per contribuire alla comunità”. L’incontro fra questi ragazzi, abituati a ricevere il meglio dalla vita, con il lato più oscuro, e per loro sconosciuto, di Israele è molte volte scioccante; di punto in bianco bisogna confrontarsi con una realtà dura e complessa e soprattutto trasformarsi in un educatore, armato di una buona dose di carisma e di molta grinta, doti senza le quali è molto più difficile riuscire. Fra i progetti riconosciuti come volontariato, i più frequenti sono: movimenti giovanili, collegi, disabili, laboratori artistici e teatrali, difesa dell’ambiente e moltissimi altri. Tutti quelli che conosco, che abbiano partecipato a quest’esperienza sono concordi nel definirla “fondamentale nel proprio percorso di vita”; come in molte altre cose, più sono grandi le responsabilità da affrontare, più è grande la soddisfazione di esserci riuscito. Un percorso simile ma più mirato è quello del “pre-militare”, una specie di mini accademia nella quale oltre ai “fondamentali militari” vengono aggiunti anche dei valori ideologici che cambiano da movimento a movimento. Questo particolare progetto è molto in voga fra i giovani religiosi. Come si può vedere, anche in una società individualistica ed edonista com’è talvolta quella israeliana, c’è ancora molto spazio per chi ha voglia di offrire qualcosa di suo agli altri. Prendendo a prestito una frase di Kennedy, è proprio il caso di dire: “Non chiederti cosa la società possa fare per te, ma chiedi a te stesso cosa c tu puoi fare per la società”. Giovani volontari del Magen David Adom comunità scomparse, nostalgie e ricordi attualità / mondo Pellegrinaggi della memoria: a Edirne, un nipote cerca le tracce dei propri avi. Nell’antica Adrianopoli, all’estremo nord della Turchia europea, viveva un crogiolo di genti diverse, tra cui 20 mila ebrei. Una comunità gloriosa e prospera, che vantava la terza sinagoga più grande d’Europa. Un’identità di confine di cui oggi non resta più nulla un po’ di storia Edirne, da centro ebraico a città fantasma Nella pagina accanto, una veduta di Edirne. In alto: la Grande Sinagoga del 1907, oggi in via di ricostruzione, e l’antico quartiere ebraico. “In quella casa di legno, la felicità dei miei nonni” di Mara Vigevani L a strada da Istanbul a Edirne è sempre dritta, tre ore di autostrada senza incontrare quasi nessuno se non i camion che arrivano dal confine con l’Europa. Una cittadina piccola, semplice, che quasi non ricorda di essere stata la famosa Adrianopoli, capitale dell’Impero Ottomano. Con un’immensa moschea nel centro, uno strabiliante complesso che fu il primo centro medico moderno costruito nel 1400. Per il resto, Edirne resta oggi una mite cittadina di provincia. La famiglia di Yakov, mio marito, ha vissuto ad Edirne fino agli anni Settanta. Poi, come molti altri ebrei, si sono trasferiti a Istanbul. Provenienti dalla Spagna, forse, dopo una breve sosta in Bulgaria, si erano sistemati nella città al confine tra Oriente e Occidente, Europa e Turchia. Proprio in mezzo, in equa distanza tra l’europea Salonicco e Istanbul, la porta d’Oriente. “Scusi, dove si trova il quartiere Kaleici?”, chiede Ya- 10 Bollettino kov a un verduraio sulla strada “Sen Yahudi misin?”, ovvero “Sei ebreo, vero?” risponde il proprietario della bancarella. Ci guardiamo senza capire come possa essere saltato così in fretta a tale conclusione. “Come fai a saperlo?”, chiede Yakov. “Solo gli ebrei cercano Kaleici, per rivedere le loro vecchie case. Oggi è un quartiere povero dove nessuno mette piede”. In effetti volevamo proprio cercare la vecchia casa dei nonni, che avevamo visto solo in fotografia. “Ah! come si stava bene quando c’erano gli ebrei”, continua il verduraio con un accento turco diverso da quello di Istanbul e che fa ridere i miei bambini. “Con gli ebrei si poteva commerciare, c’erano più soldi, la vita era molto migliore; oggi Edirne è una citta povera!”. Avvicinandoci al vecchio quartiere ebraico, ci rendiamo conto della verità delle parole dell’anziano bottegaio: il numero di carri trasportati da cavalli o da asinelli inizia a essere maggiore rispetto alle automobili; le case sono per lo più decadenti se non semidiroccate. La maggior parte delle case degli ebrei erano costruite in legno, ed ora sono completamente distrutte. I ragazzini giocano a palla sulla strada polverosa. Un quartiere povero, ma ancora decoroso. Edirne, al confine con Grecia e Bulgaria, è sempre stata una città laica, influenzata dal continuo passaggio di europei. Agli inizi del Novecento, ad Edirne vivevano 55.000 turchi, 20.000 greci, 20.000 ebrei, 10.000 bulgari e 6.000 armeni. Nonostante la radicalizzazione della Turchia degli ultimi anni, qui ancora si vedono pochi religiosi. Nessuno in famiglia ci sa spiegare perché le case venivano costruite in legno, ma il padre di Yakov si ricorda ancora che il pavimento della sua stanza il legno si era rotto e poteva vedere il piano sottostante. Cercando di riconoscere tra le case quella che apparteneva ai nonni di Yakov, vediamo all’improvviso una immensa costruzione in restauro. Si tratta della maggiore sinagoga (Buyuk Synagogue) di Edirne, di cui sono rimasti solo i muri e l’imponente facciata. All’entrata, un cartello spiega che la Sinagoga è diventata patrimonio storico. “Quando sono iniziati i lavori?”, chiediamo ad uno degli operai che sta montando le impalcature. “Da poco Luglio/Agosto • 2012 piu di un mese, ne avremo almeno soffitti verranno ridipinti con l’antica per due anni”, risponde. Gli operai tecnica di Bagdad usata anche per i sembrano essere sorpresi dal nostro soffitti originali. interesse “Di dove siete?”, ci chiedo- Il governo ha iniziato il restauro anno. “Veniamo da Israele e i nostri che di alcune chiese della città e lo nonni venivano a pregare in questa scopo è quello di promuovere Edirne sinagoga”, risponde Yakov. “Uno come città di tolleranza, che abbracsplendido palazzo”, commenta il cia le tre religioni monoteiste. capocantiere”. L’antica Sinagoga poteva ospitare più di 1200 ebrei. Fu co- un profumo di rose struita nel 1907 per rimpiazzare le 13 Finalmente troviamo la vecchia casa piccole sinagoghe che in quegli anni dei nonni, è ancora più o meno infurono incendiate. Tra le Sinagoghe tatta, ma nessuno ci abita. Nell’aria esistenti all’inizio del Novecento, ce c’è un profumo di rose, penetrante n’era una italiana e una siciliana, come accade solo in Oriente. La vicina di casa, una donna oltre alla portoghese, spagnola, olandese... I vecchi turchi anziana, ci guarda incuriosita mentre scattiamo Da quando la comunita ebraica è lentamen- li rimpiangono, qualche fotografia e, come se ce l’avessimo te scomparsa, all’inizio i nipoti ne scritto in fronte, anche degli anni Settanta, sia lei ci chiede “yahud?”, per motivi economici cercano le sia demografici (in tracce. Gli ebrei “evet”, ossia sì, rispondiamo senza essere più molti si sono trasferiti a sorpresi come la prima Istanbul o in comunità di Edirne sono volta. “Sono il nipote di più grandi (come New scomparsi Zizi e Yakup Kalvo”, York o Israele), il palazzo è decaduto e nel 1997 la cupola dice Yakov, “li conoscevate?”. “No, è collassata. La sinagoga di Edirne abitiamo qui da pochi anni, ma ricorè la terza più grande d’Europa e il do che una volta c’erano molti ebrei governo spenderà 3,700 milioni di in questa zona”. La donna, di poche lire turche (1.600 milioni di euro) parole, continua a pulire una cesta di per il completo restauro. Verranno fagiolini “gli ebrei sono brava gente”, usati mattoni speciali per mantenere borbotta. Ma qui, sono semplicemenc l’atmosfera della antica sinagoga e i te scomparsi.. Luglio/Agosto • 2012 I primi ebrei si recarono ad Adrianapoli (Edirne) prima della distruzione del Secondo Tempio, ma notizie certe della presenza ebraica si hanno dall’epoca bizantina. Essi lavoravano nel settore tessile, nella concia del cuoio e nella produzione di vino. Quando la città divenne capitale dell’Impero Ottomano, nel 1361, gli ebrei furono fra i numerosi immigranti con cui gli Ottomani popolarono la città, e sempre qui arrivarono molti dei rifugiati dalla Spagna e dal Portogallo dopo la cacciata del 1492, e anche dall’Italia. Nel 1656 si contavano 15 congregazioni ebraiche (kehalim) diverse, poi scese a 13, ognuna con una sua sinagoga. Sempre qui visse l’ultima parte della sua vita il “falso messia” Shabbetai Zvi. Gli ebrei svolsero un ruolo di primo piano nell’economia della città, commerciando con mercanti ebrei e cristiani di altri Paesi. Ma fu anche un centro culturale notevole: qui visse Mordecai Comtino, e qui R. Yoseph Caro scrisse il suo famoso commento Beit Yosef. Nel 1873 c’erano 12.000 ebrei nella città, ma il numero crebbe con l’arrivo di numerosi rifugiati dagli stati balcanici. Tanto che il censimento del 1906-7 ne conta 23.989, su una popolazione totale di 55.000 unità. Nel 1907 fu costruita la Grande Sinagoga, che andò a sostituire le 13 piccole che in quegli anni erano state incendiate. Dopo gli anni ’20 ci fu un declino, dovuto al cambiamento di status della città, da capitale a città di frontiera, e in parte alle grandi emigrazioni. Oggi la comunità ebraica di Edirne non esiste più. Ne rimane solo la Grande Sinagoga in fase di restauro. (I. M.) Bollettino 11 gli ebrei e la città Enrico F i n z i Il concetto di identità diasporica. l’ebraismo culturale (un fenomeno tipicamente italiano, dice lui). la lunga love story tra milano e gli ebrei. Parla enrico finzi, uno dei più brillanti sociologi italiani: della tradizione antifascista della sua famiglia e del suo essere un ebreo marginale, scomodo, fuori dal coro Enrico Finzi, uno dei più brillanti sociologi italiani, è nato a Ferrara nel 1946. Finzi: sono un ebreo di periferia, che ama la diaspora e la dialettica S i considera un ebreo minoritario, di periferia, un ebreo di confine, dice lui, “anche se noi ebrei siamo plurimi per definizione. Sono nato nel 1946, tipico figlio del dopoguerra, cresciuto negli anni dopo la Shoah e quindi un ebreo che non ha potuto sottrarsi al proprio ebraismo”. Dotato di uno spirito critico corrosivo e di un’affabilità spigolosa, provocatore nato, Enrico Finzi è considerato da anni tra i più brillanti sociologi italiani. Una verve icastica e un’anima ebraica profondamente razionale e illuminista, Finzi pensa a se stesso come a un “ebreo tra le righe”, considerato scomodo da alcuni ma in verità perfettamente organico alla tradizione ebraica novecentesca dell’ebreo dissonante e fuori dal coro. «Mi sento fiero di appartenere a un mondo ebraico in cui io possa sentirmi marginale. Non ho pretese di leadership, non rappresento nessuno. Che tipo di ebreo sono? Un ebreo diverger, divergente, come dicono gli americani, perfettamente inserito 12 Bollettino di Fiona Diwan nella tradizione di conflitto e divergenza dell’ebraismo. Eppure, quello dell’appartenenza è un meccanismo complesso. Da bambino, ricordo che soffrivo del fatto di non essere iscritto alla Comunità di Milano. Il motivo? La mia famiglia era profondamente antifascista, mia madre, Matilde Bassani (era cugina di Giorgio Bassani), ricevette la medaglia d’oro del governo inglese come partigiana e mio zio Limentani perse la cattedra di filosofia per il suo antifascismo. All’epoca, a Ferrara scoppiò una polemica feroce, un gruppo di ebrei mussoliniani fondò la rivista La Nuova Bandiera, la qual cosa indignò mia madre a tal punto da decidere che non mi avrebbe più iscritto a una Comunità così spudoratamente schierata col Fascio. Dopo la Liberazione mia madre stessa si cancellò dalla Comunità, sostenendo che la Ferrara ebraica non meritava la sua presenza (resterà iscritta solo all’ADEI). Disgustata dalla compromissione col fascismo degli ebrei non iscrisse neppure me, mandandomi a una scuola pubblica. Ovviamente, per antitesi, appena compiuti 21 anni, a Milano, andai da rav Elia Kopciovski e mi iscrissi alla Comunità ebraica. In questo senso, sono stato un ebreo che, alla sua maggiore età, ha scelto di nuovo di diventare ebreo. E di esserlo profondamente ma a modo suo. Come? Io sono l’espressione di una forma tipicamente italiana di ebraismo culturale, una tipologia peculiare che rivendico come parte di un’identità fortissima. Pago le tasse comunitarie dal primo giorno utile, mi sono sempre informato su tutto ciò che avviene in Comunità, ho sempre votato alle elezioni, sono di sinistra. Abitualmente vengo considerato un pessimo ebreo (anche se in passato ho fatto attività comunitaria e il vice segretario FGEI), sono un sostenitore del valore dell’ebreo diasporico ma considero primaria la difesa dell’esistenza dello Stato d’Israele. Penso alla Torà come a un testo storico e non religioso, valuto i rabbini con spirito illuministico, ovvero sulla base non di Luglio/Agosto • 2012 “ una investitura ma di come si comportano e di ciò che dicono. Aiuto da sempre il Keren Hayesod ma se devo criticare il governo d’Israele lo faccio senza timori”. Ti senti una mosca bianca? No, credo che vari tra noi vivano l’ebraismo nel mio modo, soltanto che non lo dicono! Ho sempre amato parlare di ebraismi al plurale, e se dovesse prevalere un ebraismo al singolare non so se ci sarebbe più posto per me. La bellezza dell’ebraismo è che, sebbene piccoli e perseguitati, noi ebrei abbiamo alle spalle un’esperienza unica di unità nella pluralità. Pluralità che è uno strumento essenziale per difendere l’unità. Propendo per una teoria di tipo dimensione comunitaria e collettiva, individuo che non è mai una monade ma che cammina in cordata; e poi il rigetto dell’idolatria, che vuol dire la purificazione valoriale, l’essenzializzazione, lo spirito critico. Da illuminista trovo che è molto illuminista il modo in cui gli ebrei sono stati nel mondo, finora. Terzo valore: la polemicità tollerante. Ovvero riconoscere dignità e rispetto a posizioni diverse dalle tue. Il diritto allo scontro e al conflitto è stato il nostro contributo allo spirito liberale e alla democrazia. Il quarto valore è l’importanza della spiritualità. Io non sono religioso ma sento questa tensione spirituale altissima che innerva il mondo ebraico e che in alcune Israele non basta oggi a esaurire l’esperienza ebraica: che resta plurale, ricca, diasporica „ agricolo: se tu coltivi la terra solo con una semente la produttività di quel terreno si riduce. La grande rivoluzione del capitalismo agricolo è stata la rotazione dei campi: grano, mais, maggese, trifoglio.... Molte sementi, molti ebraismi, molta ricchezza e messi. Io sono un piccolo ebreo “trifoglio”: che conta poco ma è anch’esso utile, certo poco profondo ma con una sua dignità. Bisogna lasciar spazio anche agli ebrei deboli, gli ebrei della banlieu. Che cosa intendi per identità diasporica oggi? Come sociologo-antropologo ritengo che la Storia vada letta alla luce del concetto di longue durée. Cosa dice la lunga durata? Che la nostra è una storia diasporica. E penso che Israele non basti a esaurire oggi l’esperienza ebraica. Siamo il portato di 2000 anni di diaspora, un valore positivo. Credo nell’esistenza di una diaspora orgogliosa, consapevole di sé, interessata alla dialettica del rapporto con Israele. Che cos’è l’ebraismo culturale? Sta in una serie di messaggi dal valore universale, che noi rappresentiamo -non in esclusiva, beninteso-. Che valori? Ad esempio, il senso dell’appartenenza dell’individuo alla Luglio/Agosto • 2012 epoche storiche ha preso il nome di messianesimo. Ma, in verità, è il mix tra questi quattro valori culturali che è straordinario, esplosivo e unico. E poi l’alfabetismo, la cultura del libro, come quinto valore. Siamo il popolo del logos, della scrittura, della lettura, del commento e dell’interpretazione multipla. Non amiamo l’univocità. Laddove il nesso tra spiritualità e comportamenti è fondamentale, vedi il valore delle mitzvot. Una coerenza tra il mondo dello spirito e quello delle azioni e del comportamento. Riconosco la straordinarietà -e capisco che passa attraverso la religione- del fattore mitzvot. Infine il valore dell’internazionalità, il cosmopolitismo. Internazionalità vuol dire trovare un’intesa immediata gli uni con gli altri, capirsi anche se si è vissuti lontanissimi... ed è questa cosa che manda fuori di testa tutti, i fascisti, i nazisti e gli antisemiti anche di sinistra. Inoltre, ritengo che il pluralismo ci aiuti a difenderci dall’adorazione acritica di noi stessi, che è un pericolo che ogni tanto riaffiora, sotto forma di tentazione a chiudersi. Per paura, si sta diffondendo la storiella che l’identità ebraica sia unica e identica. Non è così. Siamo parti diverse di uno stesso corpo. E poi, non si può essere ebrei pacifici. Io sono per gli ebrei che si battono, orgogliosi, polemici, e nel mio piccolo cerco di essere conflittualmente ebreo, di portare un elemento di diversità e favorire così il contesto in cui mi trovo. Dobbiamo alimentare il fascino per il diverso, ovunque e sempre. E sono fiero di essere forse lo strumento più periferico di questa orchestra, quello meno importante (il triangolo). Quale interazione tra Enrico Finzi ebreo e una città come Milano? Di solito non nascondo mai di essere ebreo, anzi lo dichiaro subito perché ho l’orgoglio della mia appartenenza. Io credo che gli ebrei italiani abbiano dato un contributo rilevante alla storia di questa città e Paese, dal Risorgimento in avanti. Ma ciò su cui mi soffermo è il contributo di ricchezza e intelligenza in termini di umanità. Penso alla schiera di medici ebrei, penso alla nascita del Politecnico di Milano. Contributo alle scienze fisiche, chimiche, alla costruzione di una cultura scientifica in un paese umanistico. Al di là dei Nobel, dei premi ufficiali, degli ebrei illustri, penso ai piccoli medici di quartiere, ai Marcello Cantoni, ai magistrati, agli avvocati, alle arti liberali, esempi di generosità e di moralità, un contributo silente che a Milano è stato molto evidente. Più che a Roma, dove la connotazione commerciale è sempre stata forte e dove gli ebrei sono sempre stati più sovraesposti. Questa città oggi è profondamente degradata. Quasi imbarbarita. Un tempo qui si era sviluppata una tradizione di accoglienza e di inclusività, penso alla retorica della Madonnina, una Milano dal cuore grande che accoglieva gli emigranti con la valigia di cartone. Io credo che noi ebrei, per la nostra storia, dobbiamo stare con la metà della città che ha il cuore caldo perché abbiamo, anche noi, patito l’esclusione, la discriminazione, l’odio. Portatori di una tolleranza affettuosa e simpatetica. Sembro un missionario? No, resto un illuminista ebreo. c Bollettino 13 piccole comunità, tra passato e futuro attualità / italia A sinistra, l’area del porto dominata dal Duomo dedicato al patrono della città, San Ciriaco, secondo una leggenda rabbino di Gerusalemme. Nella pagina accanto: Bruno Coen e Daniele Tagliacozzo; l’Aron del Tempio piccolo e una stele nell’antico cimitero del Cardeto, a picco sul mare La città dorica dove il santo patrono era ebreo Una terra di confine, dove si passa dalle asprezze dell’Appennino alle dolci colline che accompagnano lo sguardo fino alla sabbia fine dell’Adriatico. Le Marche hanno visto una capillare presenza ebraica, testimoniata da decine di cognomi d’origine. Oggi il capoluogo, Ancona, conta 160 ebrei, e ha molte ansie per il futuro. di Daniel Fishman È l’ebreo Dustin Hoffman il testimonial della Regione Marche. Da due anni con un inconfondibile accento americano declama l’Infinito di Leopardi e invita a visitare una delle più belle e meno conosciute Regioni d’Italia. “Effettivamente - spiega Luciano Pompili, presidente di Federalberghi Marche - le ricerche ci dicono che siamo poco ‘profilati’ e non chiaramente percepiti. C’è la parte litoranea, l’entroterra, luoghi storici, ma in percentuale poco si sa di noi. Veniteci a scoprire”. Anche nell’Italia ebraica si parla poco delle Marche. Eppure, spiega Maria Luisa Moscati Benigni, storica dell’ebraismo marchigiano e autrice di Marche - Itinerari ebraici (Marsilio 14 Bollettino editore), “la nostra Regione è quella che ha dato vita al maggior numero di cognomi ebraici riferibili a località: Ancona, Ascoli, Camerino, Cingoli, Della Pergola, Fano, Mondolfo, Senigallia, Osimo, Pesaro, Urbino, e molti altri, con tutte le loro varianti; questo a testimonianza di una presenza diffusa sul territorio e storicamente ben datata”. Allo stato attuale è possibile visitare alcune sinagoghe (a Urbino e Senigallia ancora funzionanti, a Pesaro monumento storico), ma solo ad Ancona è ancora presente una comunità a tutti gli effetti. La sua sede è situata nel pieno centro storico, a conferma della “centralità” del nucleo ebraico nella struttura cittadina. Ho appuntamento con Da- niele Tagliacozzo, e nell’avvicinarmi a Via Fanti, quando chiedo l’indicazione stradale a una ragazza, questa mi dice, letteralmente “Lo vede quel signore laggiù in piedi? È Daniele Tagliacozzo, la Comunità è lì”. “Sì, - si schermisce Daniele- qui ci si conosce tutti. Sono poi capogruppo dell’Idv ed ex Assessore al Turismo, ma fosse anche solo per la Comunità o per il fatto che lavoro in banca, tutti mi conoscono e tutti saprebbero indicarti dove è la nostra Comunità”. Che in realtà, vista da fuori, non è particolarmente evidente. Come in altre città dello Stato Pontificio, gli ebrei “stavano coperti”, e non ostentavano le loro sedi e sinagoghe. Ed è proprio da questo periodo storico che viene il detto che “da Livorno e da Ancona non viene mai cosa bona” perché era da queste due città che partivano gli esattori fiscali. Questa situazione pontificia pregressa contrasta con quanto avvenuto nel settembre 2011, quando 50 alti prelati e quattro cardinali si sono presentati alla Sinagoga accolti da rav Giuseppe Laras. Monsignor Menichelli, vescovo della città, è da sempre attento ai rapporti con la Comunità ebraica e non a caso in questa città è molto vivace l’Associazione di Amicizia Ebraico-Cristiana, la cui attività risale già agli anni Settanta. Del resto, la leggenda vuole che San Ciriaco, santo patrono della città, fosse un rabbino nato a Gerusalemme, nel IV secolo, con il nome di Giuda, figlio di Simeone e Anna, nipote di Zaccheo. Un episodio del passato più recente emerge invece nelle parole di Bruno Coen, il vispo presidente (85 anni egregiamente portati), quando racconta che, all’arrivo di Napoleone, questi volle fondere le campane del Duomo e che la Comunità ebraica pagò perché questo non avvenisse. Ciò non toglie che gli ebrei anconetani fossero fondamentalmente a favore Luglio/Agosto • 2012 il boicottaggio del porto di chi veniva a portare loro la libertà extracomunitari che si vedono in e l’emancipazione. Nei registri co- città, tanti dei quali risiedono presso munitari sono infatti presenti diverse l’antico Ghetto. persone con il nome di Napoleone. La storia della Comunità, seconda Visito la città in aprile, alla vigilia solo a Roma in termini di insediadel Seder, che come ogni anno ver- mento, lascia però intravedere un rà svolto in maniera collettiva tra difficile futuro. Mentre Tagliacozzo, gli iscritti. La segretaria, signora sempre pronto a rilanciare la ComuLanternari, è indaffaratissima per nità con iniziative di grande respiro, la preparazione del Seder e per la fa la parte dell’ottimista, il Presidenvendita delle matzot. Trova il tempo te realisticamente prende nota della per farmi vedere il mikvé, di farmi mancanza di giovani tra i 160 iscritti notare che hanno circa 100 sefarim alla Comunità. e una infinità di bellissimi parochet, La città e le Marche sembrano risene le due sinagoghe luminose e molto tire meno di altre regioni della crisi, ben tenute. ma sono praticamente scomparsi gli Tagliacozzo, quando era Assessore ambulanti, un mestiere tradizionalsi è molto dato da fare per far cono- mente ebraico da queste parti. scere il patrimonio Al Seder hanno ebraico della città. Dustin Hoffman partecipato una Ogni anno, circa cin- declama L’infinito sessantina di persoquanta scolaresche ne, guidate da Vitvengono in Comuni- di Leopardi per torio Robiati Bentà, ma l’idea è quella presentare le Marche daud di Milano, in di avere un circuito rappresentanza del turistico ebraico che al mondo. Gli ebrei Rabbino Capo della sfrutti i tanti croce- qui hanno un passato Comunità che è Rav risti di passaggio ad glorioso, ma il presente Giuseppe Laras. VitAncona. C’è da vetorio ha momentadere il Campo degli è molto preoccupante neamente preso il Ebrei, il più antico posto del capoculcimitero ebraico in Europa, un luogo to Aron Nachamiel, un israeliano suggestivo a strapiombo sul mare (e presente da qualche anno in città. infatti sono state trovate anche delle Rav Giuseppe Laras, così come Rav tombe scivolate in acqua). C’è poi da Toaff, qui cominciò la sua carriera vedere la bella Piazza Malatesta, sede rabbinica e la sua presenza, seppur ahimè di un eccidio di “marrani”, e non stabile, aiuta a mantenere il liovviamente le sinagoghe e il Teatro vello dell’offerta ebraica alla kehillah. delle Muse, restaurato dalla Brigata Un giro in città permette di scoprire che c’è anche una scuola di QabbaEbraica. Il termine-concetto di “sabra” (il fico lah, gestita da non ebrei, che si riunid’india israeliano), con le sue qualità sce in particolare quando c’è la luna di spinoso fuori e dolce dentro, gli an- nuova. Che l’Università è dedicata conetani se lo attribuiscono dicendo all’ebreo Giorgio Fuà, e che la topodi sè che sono come la “crocetta”, nomastica comprende Via Orefici, un mollusco di scorza dura e interno Via del Bagno e Via delle Azzimelle, a squisito (ovviamente ci basiamo su testimonianza delle numerose tracce pareri di estimatori non della tribù). ebraiche antiche. Gli anconetani si definiscono diffi- Anche senza la pubblicità di Dustin, denti verso tutto quanto viene “da ci sono dunque tanti buoni motivi per c fuori”, eppure non sono pochi gli fare un salto da queste parti. Luglio/Agosto • 2012 Quando Gracia Mendes mise in ginocchio la città Nel 1555, il 14 luglio, il nuovo papa Paolo IV Carafa, con l’editto “Cum nimis absurdum” emana una lunga serie di infami costrizioni contro gli ebrei ed istituisce il ghetto a Roma: in quello stesso anno in Ancona inizia lo strazio degli ebrei portoghesi che il Papa, al contrario dei suoi predecessori, considerava marrani. Ne furono arrestati novanta e confiscati i loro beni. Ancora una volta i conversos non hanno altra alternativa che un nuovo battesimo o il rogo. Ma nonostante i 16 mila ducati d’oro pagati, solo alcuni riescono a fuggire, altri accettano il battesimo, mentre 25 di loro, riconosciuti colpevoli di apostasia dall’Inquisizione, finiscono, tra l’aprile e il giugno del 1556, su una serie di roghi in Piazza del Campo della Mostra. Anche se da tempo ormai l’Inquisizione mandava ogni anno centinaia di ebrei al rogo in Spagna, tuttavia questa era la prima volta che ciò accadeva nello Stato della Chiesa. La notizia si diffuse rapidamente tra le varie comunità dislocate lungo le coste del Mediterraneo. In Turchia la potente Doña Gracia Mendes e suo genero Josef Nassì organizzarono immediatamente il boicottaggio del porto di Ancona a favore di quello di Pesaro. Questo fu il primo e unico atto di ribellione aperta organizzato contro il papato: Ancona, infatti, era il porto di Roma aperto verso il Levante. Tutti i ricchi traffici con l’Oriente furono dirottati sul porto di Pesaro, che il Duca Guidubaldo II fu ben lieto di ampliare e migliorare visto l’utile che ne avrebbe ricavato. Questo fu per la città di Pesaro il periodo d’oro: navi cariche delle merci più preziose attraccavano alle banchine del suo porto, la città divenne il centro di smistamento delle merci destinate alle città dell’interno, gli affari prosperavano. E fu il boom anche per gli ebrei portoghesi artefici di tanta improvvisa fortuna, rifugiatisi numerosi in città. Maria Luisa Moscati Benigni patrimonio: lungo il filo del tempo cultura Nella pagina accanto: Ziga Neumann ed Ezio Giorgetti (Giv’at Shamuèl, 1964). A sinistra: cerimonia di consegna a Giorgetti dell’attestato di benemerenza (Roma, 1956); Bellaria, colonia fascista; la targa che dedica una piazzetta a Ezio. Immagini “Gariwo, la foresta dei Giusti - www. gariwo.net” L’odissea di 38 ebrei in fuga, prima da Zagabria e poi dal campo di Asolo. Il coraggio di due italiani che saranno nominati per primi “Giusti tra le Nazioni” del nostro Paese: Ezio Giorgetti e Osman Carugno. Storie di piccoli eroismi quotidiani compiuti in nome dell’amicizia e a rischio della propria vita. Un libro appena uscito ne racconta l’appassionante vicenda “Oggi in fuga, domani liberi. Per voi, amici, farò di tutto” di Sara Pirotta “S emplicemente vi dico, per me siete le persone più care che mai abbia conosciuto; e ancora una volta vi prometto che farò per voi tutto che per altri non avrei fatto e farei”. È una dichiarazione di affetto intensa e sincera quella che Ezio Giorgetti, albergatore di Bellaria, invia con gli auguri per il Capodanno 1944, all’amico ebreo di Zagabria, Ziga Neumann, da tempo nascosto con una trentina di compagni per sfuggire alla deportazione. Una dichiarazione non di sole parole, ma di fatti, che vedranno Giorgetti, con il sostegno del maresciallo dei carabinieri Osman Carugno, salvare la vita a 38 ebrei evasi dal campo di Asolo dopo l’armistizio del settembre 1943. Per oltre un anno, nei mesi più convulsi e duri della rappresaglia antisemita tedesca e repubblichina, i due italiani si daranno da fare, rischiando la vita e quella delle proprie famiglie per nascondere e salvare i profughi ebrei, aiutandoli a raggiungere il Sud libe- 16 Bollettino rato dagli Alleati. Un aiuto prezioso e indispensabile, che ha valso a Giorgetti e Carugno il titolo di “Giusto tra le Nazioni”. Il giornalista Emilio Drudi racconta questa incredibile storia nel libro Un cammino lungo un anno, edito da Giuntina (pp. 151, euro 15,00). A fare da sfondo all’odissea del gruppo di profughi, durata ben 377 giorni, ci sono le vicende e gli episodi di violenza di un’Italia confusa, stordita dalla guerra, ma capace anche di grandi gesti di solidarietà. Fra le righe del racconto, accanto alle figure di Giorgetti e Carugno, Drudi ricorda i nomi di numerose persone che lungo il cammino hanno aiutato Ziga Neumann e i suoi compagni con medicine, cibo, riparo e amicizia. Ma andiamo con ordine. È il 13 settembre del ‘43 quando il gruppo di rifugiati, quasi tutti originari di Zagabria, arriva a Bellaria guidato dall’avvocato Neumann e dal genero Joseph Konforti. Per una serie di coincidenze, Ezio Giorgetti si offre di ospitare i profughi nel proprio albergo, rimandando la chiusura della stagione estiva. All’albergatore bastano però pochi giorni per rendersi conto che non si tratta dei molti sfollati provenienti da tutta Italia che in quei mesi affollano Bellaria. Il permesso di viaggio regolare e l’appoggio di una facoltosa contessa della zona non mettono a tacere i dubbi che agitano la sua mente. I cognomi poco ‘italiani’ e la parlata dall’accento straniero spingono Giorgetti a chiedere chiarimenti. Neumann, messo alle strette, decide di fidarsi. “Siamo quasi tutti ebrei di Zagabria, fuggiti dal campo di internamento di Asolo. Ora siamo nelle tue mani”. Per Giorgetti i pericoli sono tanti. La recente liberazione di Mussolini è solo il preludio alla riorganizzazione del fascio repubblicano e, come se non bastasse, sono tanti i tedeschi in città. Non può, però, fare a meno di pensare che nel gruppo ci sono donne, anziani e bambini. E non può nemmeno nascondere a se stesso che fare altrimenti significherebbe abbandonare quelle persone a un triste destino. Decide così di farli rimanere, Luglio/Agosto • 2012 ma, da uomo pratico qual è, vede con chiarezza di non poter contare solo sulle proprie forze. Informa quindi la moglie Libia e, senza perdere tempo, parla della situazione all’amico Osman Carugno, alla guida della stazione dei carabinieri, che proprio in quei giorni si sta organizzando per aiutare i militari italiani e i soldati alleati evasi dai campi di concentramento a sfuggire ai tedeschi. La situazione, però, precipita in poche settimane: con gli Alleati bloccati a Sud di Napoli, il fronte nazista schiera nella zona numerosi soldati di fanteria, che occupano alberghi e case proprio in città. Per il gruppo di ebrei, rimanere a Bellaria è un rischio troppo grosso. Grazie all’aiuto di un amico segretario comunale, Giorgetti e Carugno riescono a procurare nuovi documenti in bianco per i clandestini, poi completati con nomi e cognomi italianizzati e timbro falso. Con i tedeschi impegnati sulla costa per le operazioni antisbarco, Giorgetti intuisce che la soluzione migliore è muoversi verso l’entroterra. A fine novembre, l’intero gruppo si trasferisce in un grande casolare disabitato nella borgata di Capanni, nei pressi di San Mauro. Il nascondiglio è sicuro e, per non destare sospetti nei contadini della zona, le famiglie ebree si camuffano, adottano usi cristiani, mescolandosi fra la gente comune. Pochi mesi dopo accade l’irreparabile: l’intera zona, con la borgata di Capanni, è requisita dai tedeschi, decisi a intensificare la difesa sulla linea Gotica. Con l’ordine di sgombero incombente occorre trovare subito un nuovo riparo. Carugno propone di tornare a Bellaria, ospiti di un diverso albergo e sempre sotto copertura; Bellaria, infatti, brulica di fascisti e tedeschi ed è d’obbligo non rivelare a nessuno la vera identità dei rifugiati. Già in primavera, però, la presenza militare si fa sempre più pesante ed Luglio/Agosto • 2012 è chiaro a tutti che serve un rifugio alternativo. Dopo diversi spostamenti, il gruppo trova riparo presso le famiglie di Pugliano Vecchio, un piccolo villaggio con meno di cento abitanti. In breve tempo, i nuovi arrivati entrano nella quotidianità dei residenti e stringono legami. Ma l’attesa della liberazione si protrae, con la minaccia incombente dei rastrellamenti, che sfiorano più volte il piccolo abitato, e delle esecuzioni sommarie dei tedeschi. La ferocia delle violenze e la fuga dei principali esponenti del fascio repubblicano lasciano però presagire l’imminente sfondamento alleato delle linee nemiche. “La libertà - scrive Drudi per i trenta ebrei rifugiati a Pugliano arriva sulle gambe di una pattuglia di soldati inglesi e partigiani italiani”. È il 24 settembre 1944, oltre un anno dopo l’arrivo a Bellaria, quando Neumann può rivelare ai liberatori e alle famiglie che li hanno ospitati per così tanto tempo la loro vera identità. La strada verso Bari e l’immigrazione clandestina è ancora lunga ma, prima di partire, c’è tempo per un ultimo incontro tra Joseph Konforti ed Ezio Giorgetti. “Si abbracciano, parlano, tornano ad abbracciarsi - racconta Drudi -. […] Sono quasi due mesi che Ezio non ha notizie dirette del gruppo: ora sa che finalmente sono tutti in salvo”. L’impegno di Giorgetti e Carugno viene riconosciuto, anni dopo, con il titolo di “Giusto”. “Quasi all’inizio del Giardino dei Giusti, a Gerusalemme - prosegue Drudi -, dove gli alberi sono più alti e antichi, c’è un grande carrubo dedicato a Ezio Giorgetti, il primo in Italia ad avere ricevuto questo onore, il 16 giugno 1964. […] Inoltrandosi nel parco, dove gli alberi sono più giovani, si incontra quello piantato, nell’aprile del 1985, in memoria del maresciallo Osman c Carugno”. la Giornata dei Giusti Nissim: una vittoria di Gariwo “Il Parlamento europeo appoggia l’invito rivolto da eminenti cittadini a istituire la Giornata europea in memoria dei Giusti per commemorare, il 6 marzo, coloro che si sono opposti con responsabilità individuale ai crimini contro l’umanità e ai totalitarismi”. Con questa dichiarazione scritta, il Parlamento Europeo ha approvato, lo scorso 10 maggio, l’istituzione della Giornata Europea dei Giusti, dopo la richiesta presentata a gennaio dagli europarlamentari Gabriele Albertini, Lena Kolarska-Bobinska, Niccolò Rinaldi e David Maria Sassoli. L’iniziativa per l’istituzione di questa Giornata europea era però partita dall’associazione Gariwo – Il Giardino dei Giusti e dal suo presidente Gabriele Nissim che ora, dopo tre mesi di intensa attività, è soddisfatto dell’obiettivo finalmente raggiunto. “Il nostro Paese- ha dichiarato Nissim -si è reso protagonista di una pagina importante nella storia europea”. “I deputati italiani, accogliendo l’appello di Gariwo hanno ottenuto l’adesione della maggioranza degli eurodeputati, e d’ora in avanti il 6 marzo di ogni anno sarà dedicato al ricordo di Moshe Bejsky, l’artefice del Giardino dei Giusti di Gerusalemme, scomparso nel 2007”. Grazie a questa iniziativa, osserva ancora Nissim, “il concetto di uomo ‘giusto’, nato nel memoriale di Yad Vashem per ricordare i salvatori degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, diventa patrimonio dell’umanità intera. È un risultato storico, perché è la prima volta che i Paesi aderenti all’Unione europea sono invitati a valorizzare la memoria del Bene e a ricordare gli individui che hanno difeso la dignità umana durante tutti i genocidi e i totalitarismi. Ogni Paese dell’Unione europea sarà così invitato a ricordare quelle figure morali che nel secolo scorso sono state protagoniste di importanti azioni a salvaguardia della vita degli altri e in difesa dei valori fondamentali della democrazia nelle situazioni più difficili.” Ciò che secondo Nissim è da sottolineare è il valore educativo e morale insito nel ricordo dei Giusti. “Oggi più che mai, nella crisi che l’Europa sta attraversando, è importante ricordare quanti hanno rischiato la vita per difendere chi veniva perseguitato per motivi razziali, e quanti hanno lottato per il pluralismo e la democrazia”. patrimonio: lungo il filo del tempo cultura saggi/ alle radici della nostra identità Vestivamo alla marinara: am Israel & tricolore P arlare di ebrei italiani, al giorno d’oggi sembra forse qualcosa di un po’ superato, visto il mish-mash di origini, culture e provenienze che caratterizza le attuali comunità (pensiamo ad esempio a Milano o a Roma). Eppure, nel corso dei secoli il concetto di “ebreo italiano” ha dovuto affrontare numerose trasformazioni e traversie, nelle costruzione di un’identità nazionale e religiosa in cui dovevano convivere il legame con l’Italia e l’attaccamento alle tradizioni religiose ebraiche. Divisa fra rispetto dei precetti religiosi e progressiva secolarizzazione, fra tradizionalisti e modernisti, circondata da pregiudizi esterni e lacerata da conflitti interni, la popolazione ebraica ha affrontato situazioni e momenti storici di grande complessità in cui ha mostrato più volte divisioni profonde. La storia degli ebrei italiani, fra Ottocento e Novecento, sfila tra cambiamenti avvenuti all’interno 18 Bollettino di Roberto Zadik delle varie comunità, valori ebraici e rapporto fra educazione e ambiente circostante. Inchiodati sul letto di Procuste, sollecitati da opposte spinte, in bilico tra appartenenza religiosa e spirito patriottico, fra modernità e attaccamento alla fede, gli ebrei italiani hanno dovuto disegnare la propria identità in modo duplice e parallelo. Questo e molto altro è l’argomento centrale del libro di Carlotta Ferrara degli Uberti Fare gli ebrei italiani (Il Mulino editore, 25 euro, pp. 256). Di cosa si tratta? Non di una semplice analisi dell’ebraismo italiano, dall’Unità d’Italia al fascismo, ma di un saggio pieno di spunti e sollecitazioni, che fotografa in un ritratto puntuale la vita ebraica in tutti i suoi aspetti, dalla famiglia, alle circoncisioni, alla sessualità ,trattando tematiche anche delicate, come lo sviluppo dei matrimoni misti e citando varie fonti storiche fra cui testimonianze, racconti e scritti risalenti all’Ottocento così come ai primi del Novecento. Non limitandosi a tracciare la genesi e la storia dell’ebraismo italiano, questo saggio sa scavare nei meandri dell’identità, dispiegandone particolarità uniche e retaggi appartenenti solo alla tradizione italiana. Il tutto corredato da una pluralità di fonti storiche e letterarie. “Mentre l’Unità d’Italia si stava compiendo”, scrive l’autrice “l’unità degli ebrei italiani era ancora lì da venire da un punto di vista istituzionale e normativo. Persistevano enorm–i differenze sul piano locale oltre che all’interno delle legislazioni dei singoli Stati pre-unitari, e per lungo tempo non esistette neanche una forma di coordinamento fra le diverse comunità”. Il testo affronta, fra le tante tematiche trattate, il rapporto fra la società ebraica e le correnti di pensiero che si stavano diffondendo fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, le connessioni fra l’identità religiosa dei singoli e quanto stava accadendo attorno a loro. Qual era il rapporto fra appartenenza religiosa e patria? Citando il libro, “La cifra della condizione sociale ed esistenziale dell’ebreo di metà Ottocento è la conciliazione fra la nuova condizione di cittadino e l’appartenenza ebraica”. L’autrice cita vari articoli presi da giornali, riviste e quotidiani dell’epoca, come L’educatore o Il Vessillo. Dopo l’argomento di Patria-italianità e del rapporto fra questa e l’identità religiosa, il volume approfondisce tanti altri temi, fra cui quello della famiglia. Come ha sottolineato la studiosa, “La famiglia nell’ebraismo svolge un ruolo cruciale. All’interno del nucleo famigliare, infatti, si celebrano le festività più importanti attraverso rituali in cui tutti trovano il proprio spazio e il proprio compito specifico e ogni momento della vita domestica può essere riempito di significato Luglio/Agosto • 2012 Un matrimonio ben riuscito: quello tra ebraismo e italianità. Fino al Fascismo, gli ebrei vissero la loro doppia identità in modo armonico e mai conflittuale. Lo mostrano anche queste immagini di ebrei italiani tra Ottocento e Novecento. Famiglia Coen-Moscati (Archivio Fotografico Moscati - Urbino) religioso”. Inoltre, “nell’ottica di una storia segnata da rapporti difficili e spesso violenti con la società maggioritaria, la famiglia diventa anche il luogo in cui non si è diversi e non occorre dare spiegazioni”. La studiosa si addentra all’interno di tematiche fondamentali per l’ebraismo, come l’educazione e l’insegnamento, mettendo in risalto problematiche di primaria importanza come il ruolo della donna e in particolare della madre, citando la regola, che ha creato molte discussioni in passato, che sia quest’ultima a trasmettere l’ebraismo al figlio. Oltre a questo principio, l’autrice menziona anche altri valori estremamente importanti come “il rispetto delle norme della kasherut e di quelle che regolano la vita sessuale”. Citando un gran numero di fonti, Carlotta Ferrara degli Uberti affronta materie come i matrimoni misti, il tradimento co- Cuore di mamma (ebrea) La yiddische mame può essere anche un papà di Ilaria Myr “N on c’è bisogno di essere ebrea per essere una madre ebrea. E neanche di essere una madre. Mio marito era una madre ebrea. È un’espressione per dire amante, devota, eroica, possessiva, esigente, che si immischia di tutto, focalizzata sul cibo e la sicurezza, paranoica, angosciata, angosciante, sempre preoccupata per i suoi figli”. A dare una definizione così calzante della madre ebrea è Minnie Marx, madre dei celebri fratelli Marx, nel Luglio/Agosto • 2012 niugale e la femminilità, analizzando romanzi e scritti pubblicati nei primi anni del ventesimo secolo come “I Moncalvo”, di Enrico Castelnuovo (1915), che racconta le vicende di una famiglia divisa fra valori ebraici e assimilazione, pervasa dal desiderio di essere accettata dalla società circostante. Molto interessante è anche un altro libro, Israele, di Ernesto Davide Colonna. Storia di contraddizioni e di sofferenza, che ha per protagonista una ragazza di nome Rachele. Racconta l’autrice: “Proprio mentre suo marito, Alberto Segre, riscopre le gioie della fede e decide di darsi allo studio della religione avita, la giovane moglie cerca di cancellare i segni dell’ebraicità della famiglia e si mostra addirittura titubante quando si tratta di far circoncidere il loro primo figlio, che vuole chiamare Fulvio per rispettare la moda e per dissimulare l’appartenenza ebraica”. L’autrice cita anche varie fonti dalla Torà a Maimonide, che hanno visto lo scontro ancora una volta acceso fra religiosi e laici, come ben si nota, ad esempio, nell’articolo sul brit milà scritto da Salvatore Momigliano nel 1887, in cui il rabbino di Alessandria lamentava la carenza di consapevolezza e di comprensione del rito religioso, poiché alcuni fanno eseguire l’atto come una semplice operazione chirurgica, pura formalità, “senza circondarlo di quel carattere religioso che deve avere e che innalza la sua importanza”. Questi e molti altri argomenti sono oggetto di questa opera che, come recita il retro della copertina del testo, costituisce “un contributo originale e innovativo non solo per la storia dell’ebraismo italiano ma anche per quella delle idee di nazione, cittadinanza e appartenenza”. c libro Les mères juives ne meurent jamais, dell’autrice francese Nathalie DavidWeil (editions Robert Laffont). Protagoniste del libro sono sette madri ebree di uomini celebri: lo scrittore Albert Cohen, Marcel Proust, Sigmund Freud, lo scrittore Romain Gary, Albert Einstein, Woody Allen e i fratelli Marx. Le si ritrova in un immaginario paradiso, tutte intente a raccontare il proprio “cuore di mamma” a un’altra giovane madre ebrea (lei non illustre) “sbarcata” purtroppo qui per un incidente. Sono forse loro all’origine del talento e della personalità dei loro illustri figli? Un testo a tratti davvero esilarante - molto buffo è sentire parlare di Freud come di “Sigi”, o rivedere il cortometraggio di Woody Allen che guida la macchina contenente il sarcofago della madre che, già morta, lo rimprovera per come guida -, a tratti però forse un po’ prolisso, che ha senza dubbio il merito di mettere in luce i lati buoni, insieme a quelli un po’ meno positivi, della madre ebrea. Alla quale, come dice Louise Cohen “si rimprovera sempre qualcosa: se non ci siamo, è un dramma. Se ci siamo, allora siamo troppo presenti. Ma nessuno capisce il grado di amore che ci spinge a intervenire in c continuazione ”. Bollettino 19 la voce della Torà cultura / e braismo Bereshit: vivere è un inizio continuo Il 20 maggio, in tutte le comunità italiane, si è tenuta in contemporanea una giornata di studio sul tema dell’ammonimento. Perché ogni ebreo non può essere indifferente all’altro Yom HaTorà, un bilancio Rav Laras: la Mistica è il fondamento della rinascita dell’ebreo di Rav Roberto Della Rocca R av Giuseppe Laras con questo suo nuovo libro delinea con grande competenza i fondamenti della Mistica ebraica interpretandone le idee e le tappe fondamentali. Ci permette così l’accesso a una conoscenza di autori, di opere, di idee che riflettono il ricco mondo della Kabalah dai suoi esordi fino ai giorni nostri, mostrandoci i temi fondamentali, teosofici, cosmogonici della Mistica, la sua aspirazione all’assoluto e la sua ricerca di un contatto autentico con il divino. La Kabalah, pur elevandosi dal quadro materiale e temporale della storia, differentemente da altre forme di mistica che aspirano a superare il piano dell’azione e che rischiano di perdersi nelle sfere contemplative situandosi così al di fuori del mondo, si identifica con la pratica religiosa che assume un carattere sociale oltre che individuale. In questo modo la storia di Israele è la storia della Torà rivelata da Dio ma elaborata continuamente da Israele che la trasmette di generazione in generazione, la rinnova e si rinnova con essa. Un tempo di creazione ininterrotta in cui la monotonia della successione e della ripetizione ciclica del tempo sembra non esistere. Il mistico 20 Bollettino è pronto a rendere il tempo sempre nuovo attraverso un incontro sempre rinnovato con la Torà. Il pensiero kabalistico direbbe che la Creazione, la condizione umana stessa, è un momento di frammentazione, la “rottura dei vasi” (shevirath ha-kelim), e rottura del perfetto equilibrio universale. La ri-costituzione di quell’equilibrio originario, la riparazione (tiqqùn) a cui l’uomo deve mirare e per cui deve impegnarsi su questa terra, la ricomposizione dei frammenti, delle scintille sparse e sperdute, è l’obiettivo ideale, un ritorno alla condizione primordiale realizzabile alla fine del tempo umano. A consentire il recupero e la ricomposizione delle scintille è la teshuvah, il “ritorno” dell’uomo a Dio e di Dio all’uomo. Studiare e vivere la Torà senza pause e senza interruzioni, ricominciando sempre da capo, come un compimento continuamente aggiornato. Ricollegando, per mezzo di questo circolo continuo e inesauribile della lettura e dello studio della Torà, “Israel”, Israele, ultima parola della Torà, alla parola “Bereshìt”, in principio, per ricordarci che il nostro lavoro non è mai finito e che vivere è un inizio continuo. I Maestri di Israele, anche nelle più tremende sofferenze come l’occupazione romana o nei campi di sterminio, hanno sempre continuato a studiare e a vivere la Torà nella convinzione che questo è il modo più autentico per imparare a non nascondersi, a non coprirsi, sottraendosi così alle proprie responsabilità, e per essere pronti in ogni istante della nostra vita a dare a Dio una risposta vera quando ci chiede: “Dove sei”? La Torà è una religione nel senso che vuole ri - legare, cioè legare nuovamente, Dio e Uomo, cielo e terra, mediante una scala. C’è la scala di Giacobbe, ma anche quella della torre di Babele. Sì, anche questa è una scala. Bisogna saper distinguere in quale dimensione vogliamo salire: parliamo di Torà o parliamo di Bibbia? Lo stesso testo, le stesse parole; ma bisogna saper leggere tra gli spazi bianchi e non solo lo scritto. Con questo nuovo contributo rav Giuseppe Laras aggiunge un’ulteriore opera meritoria al suo impegno di Maestro e di intellettuale. Con l’augurio che possa continuarlo ancora c a lungo. Luglio/Agosto • 2012 “L a Torà va studiata ogni giorno della vita, non è una cosa facoltativa, una cosa da un solo giorno. È uno dei valori fondanti dell’ebraismo. È un dovere, per ogni ebreo, fin dalla più tenera età, fin dal momento che si acquisisce la capacità di comprendere. Tuttavia l’Unione, così come organizza il Giorno della Memoria e la giornata della Cultura ebraica, che sono eventi destinati soprattutto ad un pubblico esterno alle Comunità, ha ritenuto di istituire un giorno per studiare Torà tutti insieme, per avvicinare a questa mitzvà coloro che abitualmente non la seguono”. Così spiega rav Roberto Della Rocca, direttore del Dec-Ucei e promotore della prima edizione di Yom HaTorà. L’evento è stato dedicato a rav Elia Samuele Artom z’l’, Maestro e punto di riferimento di tanti rabbini che operano oggi in Italia, scomparso a metà degli anni Sessanta. I suoi discepoli ricordano che lo studio della Torà per lui era un impegno costante, ne aveva fatto il perno della propria vita. Ogni momento della sua esistenza era dedicato allo studio e all’insegnamento della Tradizione. In tutte le comunità italiane, in contemporanea, è stato recitato il Kaddish in suo onore. “Questa giornata nasce dunque per dare una sollecitazione ad ogni ebreo, attraverso il confronto con i Maestri, con gli esperti della materia. E si è scelto di dedicare le lezioni e i Luglio/Agosto • 2012 di Ester Moscati dibattiti al tema dell’ammonimento”. Il convegno pomeridiano, in particolare, aveva un titolo assai esplicito e forse anche difficile da digerire: “Si ammoniscono i fratelli: il divieto ebraico di farsi gli affari propri. Quale rapporto tra osservanti e non osservanti nell’ambito dell’Halachà?”. È un tema difficile da affrontare in una società dove l’individualismo e l’egoismo dilagano. Come ammonire qualcuno senza offenderlo, ma facendo in modo che recepisca l’ammonimento? “Nell’ottica ebraica la capacità di ammonire, e quella -speculare - di accogliere l’ammonimento, sono valori aggiunti”, spiega ancora rav Della Rocca “Non si cresce senza ammonimenti”. “Una eff icace metafora dell’ebraismo è quella della barca. Tutti siedono l’uno accanto all’altro sulla panca lungo lo scafo. Ad un certo punto uno inizia a fare un buco sotto il proprio sedile e quando gli altri cercano di fermarlo risponde ‘che vi importa, lo faccio sotto il mio posto’. Naturalmente tutta la barca affonda. La Torà dice ‘Non odiare il tuo prossimo nel tuo cuore’. Non dice solo di non odiare, ma di non farlo ‘dentro di sé’. Se il nostro prossimo, il nostro fratello, ci suscita rabbia, rancore, dobbiamo dirglielo, non tenercelo per noi”. Naturalmente il motivo per cui si ammonisce il prossimo è rilevante: “non per ripicca o per tirare fuori qualcosa di irrisolto, ma per amore e solidarietà. Serve anche la psicologia, avere molto tatto e sensibilità”. È l’essenza della Comunità. A ciascuno deve “importare” degli altri, di ciò che fanno, di come si comportano. “I Maestri rappresentano l’autorità della Torà e la tradizione orale ha la stessa dignità della Parola scritta. Il Maestro è una autorità, anche se oggi, con un Sinedrio mancante, non c’è un’autorità centrale, ma ogni Rabbino nella sua comunità è un riferimento, che peraltro si confronta con gli altri Maestri della sua generazione e delle generazioni passate. Il pluralismo è comunque all’interno di un sistema”. Quello su cui l’ebraismo insiste molto è il concetto di responsabilità. Chi sceglie di non seguire le regole deve assumersene le responsabilità e le conseguenze. Che valutazione dare di questa giornata? “Mi aspettavo una partecipazione maggiore, soprattutto al convegno che ha visto la presenza di cinque autorevoli rabbini e rappresentanti delle Edòt di Milano. Ma ci sono stati tanti giovani alla serata Rashi-sushi in via Guastalla. Il bilancio è nel complesso positivo. È stata la prima occasione, bisognerà far meglio per la prossima. Incrementando anche la presenza femminile, fondamentale per la trasmissione della Torà”. c Bollettino 21 libri, cinema, eventi, mostre cultura / mostr e Venezia città capofila della XIII edizione Unexpected Ruggero Una giornata da ridere V Commissione Expo, antimafia, fotografia della politica milanese: Gabbai ha tre impegni e un obiettivo O di Daniele Liberanome ttimo periodo per Ruggero Gabbai, che oltre a tenere la Presidenza della Commissione Expo al Comune di Milano, ha pubblicato un libro sulla mafia e ha ricevuto più di un apprezzamento per le fotografie che ha esposto alla fiera “Unexpected Milano”, la principale del genere a Milano. Tre attività apparentemente diverse, ma in realtà strettamente collegate, come scopriremo. Il libro “Io ricordo”, in libreria da un mesetto, è la raccolta integrale delle testimonianze rese dai familiari delle vittime di mafia per l’omonimo film uscito qualche anno fa e prodotto dai fratelli Cohen di Indiana Production. “Quando ci siamo trovati in sala di montaggio con tutto il materiale filmato, abbiamo dovuto tralasciare alcune frasi, mentre era 22 Bollettino importante che rientrassero tutte, in modo che le parole e le emozioni raccolte possano entrare a far parte della memoria del lettori”, dice Ruggero. Un libro che è quindi un invito a non abbassare la guardia di fronte alla piaga della mafia, perfino in una fase come questa, in cui lo Stato pare contrastare con efficacia la criminalità organizzata siciliana. Ma sul fronte della ‘ndrangheta e della camorra c’è ancora moltissimo da fare, senza niente togliere agli arresti eccellenti degli ultimi anni. E poi, i tempi di crisi economica che stiamo vivendo, possono essere propizi per le mafie. Per Ruggero “il crimine ha il suo welfare state. Offre alternative di lavoro, protezioni, persino un reddito minimo assicurato alle famiglie dei suoi eserciti locali. È in grado di pagare tutto e tutti. Non conosce ostacoli, né vincoli di bilancio”. Sarebbe più che sbagliato pensare che il problema riguardi solo la Calabria o il Meridione: investe direttamente anche Milano. “Un grande problema ora è capire che la mafia investe al nord, nella nostra città”, fa presente Ruggero. “Il fenomeno è un problema nazionale: per questo stiamo organizzando un convegno a Palazzo Marino con grandi magistrati ed esperti dell’antimafia, per fortificare l’asse di collaborazione tra le varie procure a livello nazionale”. Ecco qua il legame fra il libro e l’impegno politico di Ruggero, un legame che diventa ancor più evidente, quando si parla dei rischi di infiltrazioni mafiose nei ricchi appalti dell’Expo. “Da quando sono stato eletto presidente della commissione Expo”, racconta Ruggero, “ci siamo già riuniti ben tre volte con la commissione antimafia presieduta da David Gentili. Operiamo per controllare possibili infiltrazioni nel ghiotto paniere dell’indotto economico che Expo porterà a Milano. È nostro compito non abbassare la guardia e rendere i bandi degli appalti più trasparenti, ma che soprattutto rispettino tutti i protocolli di legalità”. Ma il Ruggero politico ha anche a che fare con il Ruggero fotografo, perché non pochi degli scatti esposti a “Unexpected Milano” erano proprio relativi a sedute del Consiglio Comunale o al lavoro del Sindaco Giuliano Pisapia. “A volte le sedute di Consiglio e di maggioranza sono lunghe ed estenuanti. È stato un modo per osservare, tramite l’obbiettivo della macchina fotografica, un mondo per me ancora nuovo e interessante, da un punto di vista privilegiato. Posso cogliere l’aspetto più privato e meno istituzionale del lavoro del sindaco, della giunta e dei vari consiglieri”. Ecco quindi ricomposto il puzzle del Ruggero politico-scrittore-fotografo, che tante soddisfazioni gli sta dando, in attesa che abbiano successo i suoi sforzi per la nascita di un museo della fotograc fia a Milano. Luglio/Agosto • 2012 enezia sarà la città capofila della Giornata europea della cultura ebraica che, come tutti gli anni, si svolge la prima domenica di settembre, quest’anno il 2. “Una data come sempre un po’ difficile”, commenta Annie Sacerdoti, responsabile in Europa per l’AEPJ dell’evento. “Ma i 28 Paesi europei che partecipano alla Giornata hanno situazioni climatiche molto diverse; da qui la difficoltà di accontentare tutti”. Splendida sarà la scenografia in cui si svolgerà l’apertura nazionale della Giornata: il ghetto di Venezia con i suoi campi, le sinagoghe, il museo, il numero crescente di anno in anno di negozi e librerie, ristoranti e bar che si susseguono uno dopo l’altro lungo le stradine del ghetto vecchio, si offrono al visitatore in tutta la loro ricchezza. E in più c’è una velata speranza degli organizzatori: che gli ospiti internazionali della Mostra del cinema e della Biennale, manifestazioni che si inaugurano più o meno in contemporanea, facciano una capatina in ghetto! Quest’anno il tema sarà “L’umorismo ebraico”. Tra visite guidate a sinagoghe e quartieri, mostre d’arte e concerti, film e conferenze, bookcrossing ed enogastronomia, spettacoli teatrali ed eventi per grandi e bambini, la manifestazione che “apre le porte” dei luoghi ebraici torna questa volta con una declinazione divertente e umoristica. Per parlare di ebraismo e, anche, di una caratteristica che sembra essere piuttosto spiccata nella cultura del “Popolo del Libro”: quella di saper ridere e far ridere, nei momenti positivi come in quelli più bui. Infatti, oltre all’irresistibile carica creativa e umoristica, cosa accomuna i fratelli Marx a Ben Stiller, Woody Allen a Bob Hope, Mel Brooks a molti autori dei comix americani, se non il “background” c culturale ebraico? Lettere con le ali e fumetti per capire alla spiegazione dell’origine e della grafica di ogni lettera, con tanto di indicazione del valore numerico, per ognuna è pubblicata una storia ispirata alle sue diverse caratteristiche e significati, una sorta di volo dell’immaginazione molto piacevole e godibile. L a forma della Ghimel ricorda un cammello, con le gobbe e il collo lungo. La Bet invece assomiglia a una casa, in cui si possono immaginare i mobili all’interno. E poi la He, che è il respiro di un uomo che prega. Ma la più bella di tutte è sicuramente la Shin, il cui disegno deriva da quello di due denti vicini e belli appuntiti. E così via, per tutte le lettere dell’alfabeto ebraico, nel libro Alfabeto ebraico. Storie per imparare a leggere la meraviglia del mondo di Matteo Corradini e Grazia Nidasio (Salani Editore). Un testo bello da sfogliare, con disegni colorati e molto nitidi, che offre ai giovani lettori una lettura nuova dell’alfabeto: oltre, infatti, Luglio/Agosto • 2012 Molto diverso dal libro sull’alfabeto nella forma e nei contenuti, ma molto simile per il fatto di insegnare in un modo innovativo, è il fumetto Capire Israele in 60 giorni (e anche meno) di Sarah Glidden (Rizzoli Lizard). Le tavole raccontano la storia di una ragazza, Sarah, che parte molto prevenuta con la sua amica Melissa per un viaggio organizzato alla scoperta di Israele. All’inizio molto infastidita da tutto, Sarah viene a stretto contatto con la vera UNIONE COMUNITà EBRAICHE ITALIANE Dipartimento Informazione e Relazioni Esterne Con il contributo OTTO PER MILLE GIORNATA EUROPEA DELLA CULTURA EBRAICA CINEMA TEATRO CONCERTI CONfERENzE SPETTACOLI MOSTRE DOMENICA 2 SETTEMBRE 2012 AllA scopertA del pAtrimonio storico e culturAle ebrAico PORTE APERTE IN TUTTA ITALIA www.jewisheritage.org www.ucei.it/giornatadellacultura יום התרבות היהודית באירופה Alto Patronato del Presidente della Repubblica Patrocinio del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Patrocinio del Ministro per le Politiche Europee 28 PAESI EUROPEI | belgio | bosniA-erzegovinA | | bulgAriA | croAziA | | dAnimArcA | FrAnciA | | germAniA | | grAn bretAgnA | greciA | | itAliA | lituAniA | | lussemburgo | | mAcedoniA | norvegiA | | olAndA | poloniA | | portogAllo | repubblicA cecA | | romAniA | serbiA | | slovAcchiA | sloveniA | | spAgnA | sveziA | svizzerA | | turchiA | ucrAinA | ungheriA | Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali realtà israeliana, con le sue bellezze e le sue contraddizioni: decisivi gli incontri con i parenti di alcune vittime del conflitto israelo-palestinese, che hanno perso qualcuno dei propri cari o ucciso dai soldati israeliani o in un attentato palestinese. E poi la visita allo Yad Vashem e alla Città vecchia: tutte esperienze che aiutano Sarah a capire cos’è davvero l’Israele di oggi, quali sono le paure che attanagliano entrambi i popoli che vi abitano, e quali le sue affascinanti complessità. Un libro forse un po’ buonista nell’intento - la ragazza pro-palestinese che poi capisce davvero com’è Israele è forse un po’ scontato -, ma che può comunque risultare piacevole, e forse utile per lettori prevenuti come Sarah. Ilaria Myr B’nai B’rith libri, cinema, teatro, mostre cultura libri Narrativa / Dai Sudeti al Kindertransport, nel vento della guerra Storia di Pepik, bambino perduto Nel romanzo della scrittrice canadese Alison Pick, ispirato alla vera storia dei suoi nonni, si alternano sensibilità poetica e la suspense di un vero giallo di Ester Moscati P Alison Pick, Il bambino del giovedì, Frassinelli narrativa, pp. 320, euro 19,00 epik Bauer è un bambino innamorato dei treni, che vive con il papà, la splendida mamma e la governante Marta nel territorio dei Sudeti, alla vigilia del 1938 e della resa del mondo a Hitler. La famiglia è completamente assimilata, guarda quasi con derisione ai frum, gli ebrei ortodossi. Il papà è un giovane industriale, fervente nazionalista, che crede fermamente nella lotta dei cechi contro le pretese tedesche e non vede quanti invece, attorno a lui, bramano l’annessione. Pepik è un dolce, piccolo sognatore che il romanzo, in un alternarsi di tempi e luoghi ci mostra come un fragile esempio di umanità sospinta, come una foglia, dal vento della storia. La qualità letteraria del racconto riesce a fare di quest’opera una rara mescolanza Top ten DaVAR I dieci libri più venduti in giugno alla libreria Davar, via San Gimignano 10, tel 02 48300051 1. Lucio della Seta, Debellare l’ansia e il panico, Mondadori, € 16,50 2. Naomi Ragen, L’amore proibito, Newton Compton, € 9,90 3. Giuseppe Laras, La mistica ebraica, Jaca book, € 13,00 4. Nadav Crivelli, I 72 nomi di D-o, Psiche 2, € 32,00 5. Isaac B Singer, Perché fu scelta la colomba, Mondadori, € 13,00 6. Meghillat Ruth, Morashà,€ 15,00 7. Yoram Kaniuk, 1948, Giuntina, € 15,00 8. Per amore e per progetto, Morashà, € 15,00 9. Jacquot Grunewald, Il fantasma del ghetto, Giuntina, € 15,00 10. Steve Savedow, Il libro dell’angelo Raziel ha-Malakh, Psiche 2, € 28,00 di poesia e thriller: il lettore si appassiona, spera, vuole sapere, intuisce e freme. La salvezza del Kindertransport, l’ignoto, lo smarrimento della lingua perduta, la speranza e la disillusione sono ipotesi, sensazioni, vivide immagini che la voce narrante di Lisa, storica della seconda guerra mondiale, usa come fili di seta per costruire una rete di consapevolezza e attesa, fino alla rivelazione finale. Il bambino del giovedì è uno dei tre libri selezionati per il Premio Letterario 2012 “Adelina Della Pergola” - Adei Wizo, con Stazioni intermedie di Vladimir Vertlib (Giuntina) e Racconti intorno alla felicità ebraica di Anatolij Krym (Spirali). È giunto secondo, ma è stato amato da molte giurate. Memoria / La gioventù in armi per l’Indipendenza Da Berlino a Gerusalemme, con il mare in valigia Un viaggio sull’onda del richiamo delle radici e della nostra vocazione interiore: è il nuovo spettacolo di Miriam Camerini di Laura Brazzo “C on i l mare in valigia”, quant’è poetica quest’immagine! Proviamo ora a immaginate un caffè letterario, di quelli fumosi e accoglienti che siamo abituati a vedere nelle immagini della Berlino degli anni ’20. Ai tavoli ci sono scrittori, poeti, pittori, musicisti: fra loro è tutto un parlare, un discutere; le idee si affastellano l’una all’altra per quante sono e per quanto infiammano i loro animi. Ad un certo punto le fiamme che li circondano non sono più solo quelle dell’ispirazione artistica, ma quelle reali di un incendio: il Reichstag brucia, il fumo è nero e divora la città – e anche la libertà, lo si capisce subito. La poesia forse si spegne, ma forse anche può riaccendersi all’improvviso. Da questo fumo reale e ideale scaturisce la storia che Miriam Camerini ci racconta nel suo nuovo spettacolo, Il mare in valigia, presentato in maggio al Teatro della Memoria di Milano. Ispiratrice e protagonista dello spettacolo è una donna, una poetessa ebrea di Berlino, Else Lasker-Schüler. Una donna speciale che nel freddo della Germania scriveva e narrava di Jussuf Principe di Tebe, del Medio Oriente, della Bibbia e della Gerusalemme delle preghiere. E in quei personaggi mitici, in quei luoghi della memoria più remota, Else viveva fino a trasfigurarsi in essi. Quando il fumo che si leva da Bebelplatz comincia ad alimentarsi anche della carta delle sue poesie Else-Jussuf capisce che deve partire, che è il momento di raggiungere i luoghi che fino allora aveva narrato e cantato nelle sue poesie. Comincia così il suo viaggio e ancora la sua trasfigurazione. La valigia Ebook / Immagini da un disastro che resta ancora inconcluso Il Giappone e lo tsunami delle anime Quel bravo ragazzo di Tel Aviv U n popolo stremato che vuole solo vivere; giovani, poco più che bambini, che hanno già visto di tutto. Sopravvissuti alla Shoah che imbracciano il fucile e muoiono per difendere il loro Stato appena nato, che li ha accolti dopo i fortunosi viaggi nel Mediterraneo pattugliato dagli inglesi. Chi vive solo per la vendetta e chi ama e spera ancora. Sopra a tutto, la tragedia. “I fatti sono semplici: dopo la risoluzione dell’ONU, gli arabi non ci volevano, ci attaccarono, e noi abbiamo combattuto”. Così Yoram Kaniuk, uno dei più lucidi, profondi e controversi scrittori d’Israele, a 80 anni pubblica 1948, il libro della “verità semplice” sulla Guerra d’Indipendenza. La guerra inevitabile, che ha segnato una generazione, è anche la guerra del rifiuto arabo e il peccato originale che ha spaccato la terra con una ferita ancora oggi insanata. Kaniuk, che ha fatto discutere lo scorso anno per essere riuscito a far togliere l’etichetta di “ebreo” dalla carta d’identità, chiarisce: “Mi sento ebreo, profondamente, ma lo Stato e la religione devono essere separati. Però non sono d’accordo con lo Stato binazionale. C’è ancora troppo antisemitismo nel mondo”. Yoram Kaniuk, 1948, Giuntina, pp. 180, euro 15,00 N el primo anniversario dell’incidente alla centrale di Fukushima, come è cambiata la vita dei giapponesi? Quali sono le speranze e i timori di una nazione che si trova a mettere in discussione il suo rapporto con la tecnologia? Paolo Salom racconta la sua esperienza di inviato del Corriere della Sera nel Sol Levante, dopo lo tsunami. Il formato e-book consente aggiornamenti, filmati, gallerie fotografiche. Paolo Salom, Fukushima e lo tsunami delle anime, Quintadicopertina, euro 3,99 Ebook / Israele attaccherà? Sì, no, forse... Storia preventiva di un blitz difensivo “S e in un condominio, il tuo vicino di casa ti dicesse ogni giorno che vuole ucciderti, faresti qualcosa prima che questo succeda davvero. Lo stesso vale per Iran e Israele. Il 2012 è l’anno decisivo: o Teheran abbandona il suo programma nucleare o Israele attaccherà”. È proprio del possibile “strike” israeliano contro le installazioni militari iraniane che parla Countdown, il nuovo libro (in e-book) di Giulio Meotti de Il Foglio, che spiega quando potrebbe avvenire e come. Giulio Meotti, Countdown, il Foglio quotidiano, pp. , euro 2,50 Luglio/Agosto • 2012 Luglio/Agosto • 2012 quasi vuota con cui parte da Berlino si riempie solo alla fine con le conchiglie che raccoglie appena sbarca sulla spiaggia di Giaffa. Ed ecco che il mare entra miracolosamente in valigia e un altro, nuovo viaggio sta per cominciare. Negli spettacoli di Miriam Camerini la dimensione onirica e poetica, così come i viaggi, i salti avanti e indietro lungo la linea del tempo e dello spazio, sembrano ormai un cifra stilistica. Il mare in valigia, di Miriam C a m e r i n i; c o n M i r i a m Camerini e Valeria Perdonò, con la collaborazione di Luca Piva. Top Ten Claudiana I dieci libri più venduti in giugno alla libreria Claudiana, via Francesco Sforza 12/a, tel. 02 76021518 1. M. Corradini e G. Nidasio, L’alfabeto ebraico, Salani, € 18,90 2. George Steiner, Il libro dei libri, Vita e Pensiero, € 12,00 3. Giuseppe Laras, La mistica ebraica, Jaca Book, € 13,00 4. Mark Podwal, Bestiario ebraico, Giuntina, € 9,90 5. Marek Edelman, Il ghetto di Varsavia lotta, Giuntina, € 12,00 6. Michael Laitman, La Kabbalah in tempi di crisi, Urra, € 14,00 7. Donatella Di Cesare, La giustizia deve essere di questo mondo, Fazi, € 15,50 8. Anna Vera Sullam, Undici stelle risplendenti, Mondadori, € 18,00 9. Johanna Adorjàn, Un amore assoluto, Cairo, € 15,00 10. R. Fontana, Informe mi hanno visto i tuoi occhi, Effata, € 12,50 il nuovo consiglio: tutti gli eletti comunità / Elezioni È stato il catalizzatore della lista welcomunity, che ha vinto anche grazie alla sua popolarità. assetti, visioni, alleanze del dopo elezioni. parla il neo presidente walker meghnagi Meghnagi: basta divisioni, governare uniti si può di Fiona Diwan T ra tutti i candidati il più votato è stato lui, con 900 schede a favore su un totale di 1748 votanti, praticamente più della metà. Quasi lo stesso punteggio delle precedenti elezioni, con 853 voti. Classe 1950, nato a Tripoli e arrivato in Italia nel 1965 (“scappavamo, io avevo 14 anni; poi ho fatto la maturità alla Scuola Ebraica e un paio d’anni alla Facoltà di Legge a Milano), oggi Walker Alfonso Meghnagi, all’indomani delle elezioni, esibisce una sobria soddisfazione e cerca di mantenere nei toni e nei modi un pacato senso della misura, malgrado sia proprio lui, in parte, l’artefice della vittoria della lista Welcomunity. Un passato negli enti ebraici (è stato presidente del Keren Hayesod), tre figli che hanno frequentato la scuola di via Sally Mayer, una vita spesa nel business dell’abbigliamento (dal negozio del padre alla partnership con Benetton per Milano e provincia, dalle quote di Mango e Furla, alla produzione delle camicie Agesa), oggi Meghnagi è attivo nel mercato immobiliare e da qualche settimana non fa più parte 26 Bollettino del Consiglio di Amministrazione di Fincantieri, recentemente rinnovato. Fin dal loro arrivo in Italia, la famiglia Meghnagi e in particolare il patriarca Isacco, hanno sostenuto l’Oratorio Sefardita del Tempio di via Guastalla, un rito orientale che riecheggiava il minhag delle sinagoghe di Tripoli: “la mia è sempre stata una famiglia che ci teneva, tradizionalista ma non bigotta, tollerante e rispettosa delle feste e dello shabbat”, aggiunge Walker. Sugli assetti del prossimo Consiglio e sulla linea della futura Giunta, ecco l’intervista a Walker Meghnagi. Governo di unità, giunta mista: l’hai promesso nel programma elettorale. Sarà così? Sì. E abbiamo iniziato a discuterne con il gruppo di Ken fin da subito. Tra noi ci sono molti punti in comune, c’è terreno d’intesa e non vedo nulla che osti a un accordo. Tanto più che nelle due liste vincitrici non ci sono più quei 7-8 membri che facevano parte del vecchio Consiglio, portatori di rigidità e idee precostituite. La mia proposta quindi è un governo di larghe intese. Voglio sedermi con tutti gli eletti senza portare da subi- to -e dall’alto- decisioni già “cotte e mangiate”, non voglio arrivare con la torta già fatta e messa lì sul tavolo. La torta la si impasta insieme e tutti sappiamo che per essere buona e bella una torta avere molti ingredienti, ben amalgamati tra loro. Al primo posto ci sarà da ridiscutere la questione delle cartelle esattoriali e dei tributi. E mi prendo personalmente la responsabilità dell’Assessorato ai tributi (o comunque di affiancarlo). Mi sono candidato per cercare l’unità e ribadisco agli elettori e agli eletti la mia volontà di abbandonare qualsiasi tipo di antagonismo e di vecchie ruggini. E chiedo a tutti di fare altrettanto: di dimenticare le contrapposizioni. Dobbiamo dimostrare a noi stessi di poter governare insieme questa Comunità, consapevoli che nessuno è migliore degli altri, nemmeno noi che abbiamo vinto. Non dimentichiamo che il Bet HaMiqdash, il Tempio di Gerusalemme fu distrutto a causa della discordia, delle lotte intestine e della mancanza di unità tra gli ebrei. La vostra lista è compatta su tutto il programma? Assolutamente sì. E io sono ottimista: entrambe le liste vincitrici hanno al loro interno persone molto giovani, gente che ha voglia di fare e lavorare e che non ha posizioni ideologiche precostituite. Cosa questa che mi trasmette grande positività. Sul tema del Rabbinato, Welcomunity e Ken non sembrano molto vicine… La prima cosa su cui lavoreremo è una maggiore collaborazione tra Consiglio e Rabbinato cercando inoltre di mettere a punto una strategia di maggior coinvolgimento delle varie anime della nostra Comunità. Penso Luglio/Agosto • 2012 alla galassia persiana, a quella libanese, alla galassia Chabad… Abbiamo rabbini validissimi le cui qualità vanno sfruttate… Queste galassie devono diventare parte integrante della vita comunitaria, ciascuno con le sue differenze, ovvio, ma con un grado di interazione di molto superiore a oggi. Dobbiamo fare della varietà una forza, una ricchezza. Come insegna la nostra storia. Pensi di aumentare il numero di Assessorati? Sì, ci stiamo pensando. Farli diventare 12 in tutto, come era un tempo, e non più i soli sette che sono oggi. Scorporando quello al Bilancio da quello ai Tributi e creandone un terzo per il Personale, ad esempio. Vorrei riconfermare Claudio Gabbai al Welfare e alla Casa di riposo, magari dividendo le due voci e nominando un vice-assessore, in modo tale che venga dedicata maggiore attenzione a ciascuna delle realtà dei Servizi Sociali. Ci piacerebbe inoltre istituire un Assessore al dialogo con gli iscritti per focalizzare tutta l’attenzione possibile sul recupero dei lontani o di quei genitori che hanno tolto i loro figli da scuola. Non ci sarà nessun Portavoce, piuttosto un nuovo Assessorato ai Rapporti Istituzionali. Alla cultura penserei a Daniele Cohen: su questo tema, la precedente gestione ha lavorato bene. Inoltre, mi impegno a dedicare una mattina alla settimana al dialogo con gli iscritti. La Scuola: che cosa pensate di fare? Poche parole: l’Ucei deve darci più soldi, deve aiutare le Comunità ebraicamente attive. È inammissibile che la seconda Comunità d’Italia riceva solo 600 mila euro dei 4 milioni e 500 mila scaturiti dal gettito dell’otto per mille. La Comunità di Milano, con la crisi, soffre molto ed è economicamente molto cambiata rispetto alla prosperità di soli pochi anni fa. Io mi batterò per trovare finanziamenti pubblici ma contestualmente chiederò aiuto all’Ucei per arrivare a risolvere velocemente il grande pro- Luglio/Agosto • 2012 blema del liceo della Scuola ebraica, di rilanciarlo insieme a noi, dando a tutti la possibilità di iscrivere i propri figli grazie a rette più basse. Penso anche a una campagna di immagine per conquistare più alunni e attirare donatori (penso a offerte mirate, per la scuola o parti di essa). Se sono favorevole alla nomina di un direttore amministrativo che affianchi quello didattico? Certamente: penso sia ormai una figura indispensabile, anche per sollevare i presidi da incombenze che finiscono per snaturarne il ruolo. Chiederete quindi che l’Ucei valorizzi di più Milano? Sì. Milano riveste un ruolo importante nel panorama nazionale, è una specie di hub, di centro di smistamento dell’offerta culturale, religiosa e formativa per il Nord Italia , un’offerta ormai di alto livello. L’Ucei dovrebbe valorizzare maggiormente le opportunità fornite da Milano che da un punto di vista ebraico si presta a diventare punto di riferimento del settentrione (inoltre qui ci sono tutte le istituzioni ebraiche, l’Adei, il Keren Kayemet, il Keren Hayesod, il consolato israeliano…). Anche il legame tra Israele e la diaspora milanese ha qui un centro nevralgico. Le relazioni tra il Consiglio e Israele resteranno salde e continue, non sporadiche. Personalmente, ho sempre considerato l’Italia come una madre e Israele come padre. Dopo un precedente Consiglio così litigioso, pensi di riuscire a mettere d’accordo tutti? Io voglio governare senza astio, condividendo se non tutto, quasi tutto. Mia moglie Rachel mi dice che ho la mentalità Keren Hayesod: ovvero quel modo di procedere per il quale tutto si deve discutere PRIMA di arrivare in Consiglio e mai tirar fuori le cose DURANTE, mai arrivare allo scontro. O ci si mette d’accordo per tempo o niente. Basta con le guerre, con le divisioni, con gli arroccamenti: governare insieme e uniti si può. Penso non ci sia altra alternativa per la salvezza della nostra Comunità. c Le donne elette Vanessa Alazraki “Ho vissuto molto bene questa esperienza elettorale, perché mi sono proposta senza alcuna pretesa: se avessi avuto un riscontro, potevo andare avanti nelle mie intenzioni, altrimenti sarei tornata a fare la mia vita di mamma. Sono motivata a dare una mano alla Comunità e a capirne i problemi, e non penso che avere i figli a scuola sia una conditio sine qua non per poterlo fare. Sono una persona che ama questa Comunità, che ci vive, e che frequenta le sue diverse attività. E nella lista con cui mi sono candidata ho visto lo stesso amore e la stessa voglia di fare che mi animano. Nel Consiglio mi rendo disponibile a collaborare sui diversi fronti, per trovare le vie migliori da percorrere. E con l’altra donna eletta, Claudia Terracina, non penso che ci faremo certo mettere i piedi in testa!”. Claudia Terracina “È stata una campagna elettorale molto breve e un po’ sottotono, caratterizzata da una scarsa partecipazione degli elettori, confermata poi dall’elevato livello di astensione. Durante le uniche due occasioni di confronto l’assemblea del 22 maggio e la riunione della Fondazione scuola del 5 giugno il clima è stato relativamente tranquillo senza scontri o contrapposizioni eccessive; del resto non tutte le posizioni delle liste sono sempre emerse con la dovuta chiarezza, anche per la scelta da parte di Welcomunity di porsi come elemento riunificatore delle tensioni comunitarie. Dal punto di vista personale è stata una bellissima esperienza di collaborazione e condivisione con i miei compagni di lista che ci ha permesso di consolidare l’esperienza di Ken nella nuova squadra e di portare a casa un buon risultato elettorale. Molto importante anche la collaborazione con la lista Milano per l’Unione -peccato che i “volti’ nuovi” non siano stati eletti - con tutti i validissimi spunti di discussione sviluppati anche sui nostri gruppi Facebook che continueremo sicuramente ad approfondire insieme. Bollettino 27 il nuovo consiglio: tutti gli eletti comunità / Elezioni Le due liste vincitrici Finisce 10 a 9 la lotta per i seggi tra Meghnagi e Ken 2.0 È stato chiaro fin dalle prime ore dello spoglio delle schede: la lista di Walker Meghnagi, Welcomunity è riuscita a coalizzare i voti mentre, tra le altre, gli elettori hanno espresso scelte più articolate. Ken 2.0 è però riuscita a portare nel Consiglio della Comunità di Milano 9 dei suoi candidati su 10, mentre Com.unità di Roberto Liscia esce sconfitta. Anche i candidati singoli non sono riusciti a passare, cosa sempre molto difficile, del resto. Dei 19 consiglieri eletti, i primi 10 sono quasi tutti di Welcomunity. Segno che il voto di lista ha premiato anche i debuttanti, a dispetto dell’esperienza e della “anzianità di servizio” di alcuni candidati di Ken 2.0 che si sono visti così scavalcare dall’onda gonfiata dal carisma di Walker Meghnagi. Altro dato significativo: tra i diciannove eletti e il primo dei non eletti, lo scarto non è di una manciata di voti, ma di centinaia. Centinaia. Questo vuol dire che la comunità si è divisa tra “laici” e “religiosi”, o forse ha voluto scegliere una bandiera di parte, fortemente connotata, tra chi ha gestito la Comunità con il rigore dell’Esatri e chi ha promesso, in campagna elettorale, di non farlo; insomma si è polarizzata. Escludendo di fatto il contributo degli altri, dei moderati. Ecco dunque tutti gli eletti al Consiglio della Comunità di Milano, in ordine di voti ricevuti: 1 Meghnagi Walker Alfonso 900 2 Schwarz Daniele 708 3 Osimo Guido 703 4 Menda Joseph 673 5 Galante Abramo (Rami) 665 6 Gorjian Ruben 665 7 Mortara Simone 648 8 Gabbai Claudio 634 9 Nahum Daniele 627 10 Cohen Daniele 617 11 Turiel Raffaele 586 12 Besso Raffaele 575 13 Jesurum Stefano 568 14 Alazraki Vanessa 566 15 Nassimiha David 541 16 Lazarov Gad 494 17 Kaboli Afshin 483 18 Terracina Claudia 464 19 Hazan Davide 435 Tutti i voti, lista per lista: LISTA N° 1 AM – IM Fellus Gabrielle 238 Schonheit Gadi 317 Terracina Claudia 464 Osimo Guido 703 Turiel Raffaele 586 LISTA N° 2: SHALOM Chalom Giuseppe 94 LISTA N° 4: WELCOMUNITY M eghnagi Walker Alfonso 900 Schwarz Daniele 708 Galante Abramo (Rami) 665 Nassimiha David 541 Alazraki Vanessa 566 Besso Raffaele 575 Gorjian Ruben 665 Menda Joseph 673 LISTA N° 5: COM.UNITA’ Liscia Roberto 314 Bardavid Andrea 226 Guetta Beniamino 104 Guetta Roberto 187 Klein Ariel Joel 218 Pescara Ruben 237 Samari Simone 63 Sinai Simone 288 Sonnino Daniel 141 Supino Rosanna 228 LISTA N° 3: KEN 2.0 Cohen Daniele 617 Gabbai Claudio 634 Hazan Davide 435 Jesurum Stefano 568 Kaboli Afshin 483 Lazarov Gad 494 Mortara Simone 648 Nahum Daniele 627 28 Bollettino Il commento Roberto Liscia: la Comunità si è polarizzata Roberto Liscia, candidato presidente della lista Com.Unità, impegnato nel corso del precedente Consiglio sul fronte della Scuola, con la task-force e le commissioni ad hoc, non è stato rieletto e nessuno della sua lista è riuscito ad entrare nel nuovo Consiglio. Gli abbiamo chiesto di commentare i risultati di questa tornata elettorale: “La bi-polarizzazione del voto non fa altro che fotografare la storia degli ultimi due anni, quella dello scontro tra due culture fortemente radicalizzate e contrapposte. Culture rappresentate dalle elezioni del 10 giugno. Il risultato fotografa quindi una realtà di fatto, la contrapposizione ideologica estremizzata in due poli che hanno vinto sulla base di una campagna elettorale radicalizzata nello scontro laici/religiosi. Se si arriverà ad una gestione condivisa, quindi a una giunta bicolore, non potrà essere che un ‘accordo politico’ per evitare conflitti, un ‘patto di non belligeranza’ più che una vera alleanza sui principi. La moderazione, la voglia che ho espresso in questi due anni di arrivare ad accordi concreti sulle cose da fare, non ha pagato, perché la storia crea le condizioni della realtà, e la realtà è polarizzata e radicalizzata. Questo quadro esclude a priori le figure di moderazione. Queste elezioni dimostrano che la polarizzazione, il conflitto, è nella società, nella Comunità; non nelle ‘persone’ che sedevano in Consiglio in questi ultimi due anni, ma nella ‘società’ che lo ha espresso”. Luglio/Agosto • 2012 Schwarz: impegno e idee Il secondo eletto per numero di preferenze è deciso ad impegnarsi per la Scuola della Comunità “I l motivo sostanziale per il quale ho scelto di candidarmi è dare nuovo impulso alla nostra Scuola: deve essere considerata un’opportunità formativa imperdibile per i nostri figli, sia perché rappresenta una tradizione culturale e identitaria, sia per l’offerta didattica di grande qualità. E mi voglio impegnare affinché questa qualità di contenuti diventi anche una qualità percepita con forza e chiarezza”. Così dice Daniele Schwarz. E continua: “Un punto irrinunciabile per raggiungere questo obiettivo è la riforma dell’attuale organizzazione affinché il corpo docente e il collegio di presidenza possano focalizzare la propria energia e competenza sul loro obiettivo specifico, ovvero il progetto didattico formativo. Mi aspetto, dunque, che il Consiglio della Comunità nomini al più presto una figura manageriale, un Il dopo voto Esperienze e valori da non disperdere E letti o sconfitti, i candidati hanno vissuto la campagna elettorale come un momento di incontro con amici e sostenitori e di riflessione sui grandi temi del futuro ebraico. Ecco le voci dei due candidati che hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco come singoli portando la loro esperienza e le loro idee. Luglio/Agosto • 2012 vero e proprio direttore generale che avrà il preciso e chiaro mandato di organizzare e gestire l’infrastruttura fisica e organizzativa della scuola, responsabile del risultato non solo davanti alla Giunta e alla Scuola stessa, ma anche e soprattutto davanti alla Comunità e ai genitori. Ma ci sono altri punti che intendo portare avanti con trasparente chiarezza: l’implementazione, a cura del Consiglio, del programma ministeriale sul tema dell’ebraismo, in armonia con le indicazioni del Rabbinato, e per un efficace insegnamento della lingua ebraica e non solo, affinché gli alunni delle scuole superiori si diplomino parlando correttamente e fluentemente ebraico e inglese. Poi affiancare, agli alunni svantag- Gabrielle Fellus “È stata un’esperienza splendida, che ho vissuto con il sostegno di tante donne e tante persone. Credo ci sia stata una netta conferma della separazione fra il mondo religioso e laico, con una chiamata all’ultimo minuto, da entrambe le parti, di votare la propria lista per intero, andando così a scapito di chi intendeva dare il voto singolo. Si è insomma preferito lo schieramento e non le proposte singole. Per quello che mi riguarda, sono disposta a partecipare all’attività del nuovo Consiglio se ci sarà una vera disponibilità a lavorare nella concretezza e non, invece, nella politica, sia sul fronte economico, sia su quello del giati, appropriati insegnanti e metodiche di sostegno, ma anche premi e riconoscimenti per gli studenti più meritevoli e più brillanti. Altre questioni cardine sono: implementazione e completamento del Progetto Qualità; informatizzazione della didattica nella Scuola, recependo tempestivamente le indicazioni ministeriali e regionali; rapporti col mondo del lavoro e Università per facilitare ai giovani la comprensione dei propri obiettivi a medio e lungo termine in un mondo che cambia vorticosamente. Il mio impegno è di raggiungere questi obiettivi, pur nel rispetto di un accettabile equilibrio economico della Comunità stessa, grazie alla creazione di rette adeguate alla qualità del servizio fornito; cercando di aumentare il numero degli studenti iscritti e infine con il supporto a cura della Comunità stessa alle famiglie meno abbienti, per consentire anche a loro l’accesso ad una scuola identitaria c di qualità”. coinvolgimento dell’elettorato nelle diverse decisioni”. Giuseppe Chalom “Mi sono candidato temendo il rischio di un vuoto di potere dopo la disgregazione alla quale si era andati incontro. Ho apprezzato sinceramente invece l’esistenza di gruppi di persone di alto profilo, candidati pronti a rispondere al meglio alle esigenze dei votanti. Poco spazio per gli ebrei un po’ troppo laici come me, ma può non essere un male, siamo una comunità ebraica. Agli eletti auguro di trovare forza e coesione per rilanciare cultura, sport e ricreazione, per riavvicinare i lontani”. Bollettino 29 il nuovo consiglio UCEI: tutti gli eletti comunità / Elezioni Nella pagina accanto, in alto da sinistra: Giorgio Mortara, Roberto Jarach, Maurizio Turiel, Sara Modena, Liliana Picciotto. In basso da sinistra: Giorgio Sacerdoti, Nissan Hadjibay, Guido Osimo, Milo Hasbani, Cobi Benatoff Ucei: ecco il “parlamentino” Sono 10 i milanesi che siederanno nel nuovo consiglio ucei. idee diverse, ma disponibilità a lavorare insieme perché la seconda comunità italiana abbia la giusta attenzione. e una quota adeguata dell’8 per mille, soprattutto per sostenere la scuola ebraica A Milano, le elezioni per il nuovo “parlamentino” dell’Ucei, il Consiglio allargato a 52 persone previsto dallo Statuto approvato nel 2010, si sono concluse con un testa a testa tra “Milano per l’Unione-l’Unione per Milano” e “Machar-Domani per l’Ucei”, 5 eletti a 4. Passa anche Cobi Benatoff, candidato unico della terza lista, “Ucei per la Scuola”. Ecco quindi i 10 rappresentanti di Milano che andranno a Roma: Roberto Jarach, Giorgio Sacerdoti, Giorgio Mortara, Liliana Picciotto, Milo Hasbani (di Milano per l’Unione, l’Unione per Milano); Raffaele Turiel, Guido Osimo, Sara Modena, Nissan Hadjibay (di Machar - Domani per l’UCEI); Cobi J. Benatoff (Ucei per la Scuola). Uno dei temi su cui si è fatta campagna elettorale è il fatto che l’Ucei avrà la grande responsabilità, in quanto gestore dei fondi dell’8 per mille, di garantire il futuro dell’ebrai- 30 Bollettino smo italiano e in particolare delle sue Scuole ebraiche, cui è delegata la formazione culturale e identitaria dei giovani, almeno di quelli delle comunità di Roma e Milano - e in parte Torino e Firenze, che hanno la fortuna di poterle frequentare. “Per prima cosa, bisogna trovare una linea anche ministeriale per reperire supporti economici che consentano di uscire dall’emergenza costante delle scuole ebraiche, dovuta alla mancanza dei numeri, cioè di un ampio bacino di allievi”, dice Roberto Jarach. “Un altro aspetto di primo piano poi è il collegio rabbinico: oggi il rabbinato italiano sta vivendo una crisi, dovuta sia alla crisi di ‘vocazione’, sia alla divisione delle strutture curriculari fra Milano, Torino e Roma. Se è vero che oggi c’è una maggiore disponibilità nel Nord Italia di giovani interessati alla carriera rabbinica, si potrebbe anche pensare a una ridistribuzione delle strutture curriculari sul territorio. Infine, bisogna continuare a lavorare sul fronte delle relazioni pubbliche, sia nei rapporti con Israele sia con le istituzioni italiane”. Anche Raffaele Turiel è fermamente deciso a fare in modo che l’Ucei si concentri sul tema delle Scuole ebraiche: “L’Ucei può fare molto se i candidati delle quattro comunità che gestiscono scuole ebraiche comunitarie intraprenderanno un percorso condiviso. Le premesse esistono ed il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, si è già espresso in tal senso. A mio parere, un primo passo concreto consiste nell’organizzare un presidio presso l’Ucei che si occupi non solo di supporto alla didattica, ma anche di internazionlizzazione, di problemi gestionali condivisi nonché di innovazione poiché anche le scuole dovranno compiere un percorso di agenda digitale. È del tutto auspicabile, poi, che gli eletti nelle tre liste milanesi trovino il modo di collaborare, soprattutto per la difesa della nostra Scuola, ma al momento un confronto sul punto non è ancora avvenuto”. Luglio/Agosto • 2012 La prima riunione del nuovo Consiglio dell’Ucei è fissata per il primo luglio. Si avverte però una certa perplessità. “Sono sconcertato dal contenuto della prima convocazione del consiglio Ucei”, dice Cobi Benatoff. “Dopo le operazioni tecniche post elettorali è prevista l’elezione del presidente e poi la presentazione del suo programma. Mi sembra che tutti noi che siamo stati eletti, portando idee, programmi, esperienze, dovremmo avere la possibilità di confrontarci tra noi e con il candidato presidente, prima della sua elezione. Dopo la convocazione, ho subito telefonato a Renzo Gattegna (presidente Ucei uscente e in pectore, ndr), persona che stimo, e gli ho chiesto spiegazioni su questa metodica illogica e poco democratica. Mi ha risposto che è così che prevede lo Statuto. Ma allora tanto vale mandare una delega in bianco, rileggersi il programma elettorale della lista che lo ha candidato come presidente e non scomodarsi a partecipare! La mia visione di ciò che dovrebbe essere l’Ucei è molto diversa: non una struttura burocratica, come un ministero romano, ma qualcosa di vivo, un ente efficiente, che sappia sostenere con servizi adeguati le piccole comunità e investire sulle grandi. Avevo in mente di proporre un cambiamento nell’allocazione delle risorse, ridefinire le priorità. Come faccio a sapere se il presidente condivide queste posizioni, come può eventualmente integrarle nel suo programma se non abbiamo la possibilità di discuterne prima della sua elezione? Su che base dovrei dargli il mio voto, prima di ascoltare il suo programma? Ma non mi sembra che altri abbiano colto questa incongruenza. Sento solo parlare di alleanze, di spartizione dei posti in giunta… Non mi sembra un bel modo di iniziare a lavorare”. Anche Roberto Jarach è d’accordo. “Dalla convocazione sembra che non ci siano neppure state le elezioni. Non c’è traccia del fatto che a Roma la lista Binah ha avuto un grande successo, sottraendo ben otto consiglieri al listone Pacifici-MagiarSassun. Non sono chiare neppure le modalità di voto del Consiglio, se servano maggioranze qualificate per determinate decisioni. Insomma, si va un po’ allo sbaraglio. Penso che almeno gli eletti di Milano debbano fare un fronte comune per far sì che UCEI - Tutti i voti, lista per lista Per il Consiglio dell’UCEI, Milano si presentava con tre liste. La nostra Comunità ha diritto a 10 seggi nel “parlamentino”, previsto dal nuovo Statuto, che è composto da 52 persone. Ecco i voti riportati da ciascun candidato (in neretto i candidati eletti): 1. Milano per l’Unione, l’Unione per Milano Roberto Jarach 584 Giorgio Sacerdoti 455 Giorgio Mortara 555 Riccardo Hofmann 319 Annie Sacerdoti 311 David Bidussa 369 Milo Hasbani 444 Avram Hason 310 Daniela Ovadia 305 Liliana Picciotto 483 Luglio/Agosto • 2012 2. Machar – Domani per l’UCEI Raffaele Turiel 395 Guido Osimo 462 Sara Modena 428 Nissan Hadjibay 377 Guido Guetta 267 Ariel Finzi 203 3. UCEI per la Scuola Cobi J. Benatoff 388 le esigenze della nostra Comunità siano più tutelate”. Il parlamento degli ebrei La commissione elettorale centrale dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha annunciato la composizione del primo parlamentino dell’ebraismo italiano a 52 membri. Le Comunità di riferimento sono elencate in ordine alfabetico così come i nomi dei singoli consiglieri. Ancona (Marco Ascoli Marchetti), Bologna (David Menasci), Casale Monferrato (Claudia De Benedetti), Ferrara (Elieen Cartoon), Firenze (Dario Bedarida), Genova (Ariel Dello Strologo), Livorno (Daniele Bedarida), Mantova (Licia Vitali Norsa), Merano (Elisabetta Innerhofer), Milano (Cobi Benatoff, Nissan Hadjibay, Milo Hasbani, Roberto Jarach, Sara Modena, Giorgio Mortara, Guido Osimo, Liliana Picciotto, Giorgio Sacerdoti, Raffaele Turiel), Modena (Beniamino Goldstein), Napoli (Sandro Temin), Padova (David Romanin Jacur), Parma (Giorgio Yehuda Giavarini), Pisa (Anselmo Calò), Roma (Sabrina Coen, Roberto Coen, Elvira Di Cave, Fabiana Di Porto, Noemi Di Segni, Jacqueline Fellus, Renzo Gattegna, Alessandro Luzon, Victor Magiar, Silvia Mosseri, Simona Nacamulli, Riccardo Pacifici, Eva Ruth Palmieri, Daniela Pavoncello, Settimio Pavoncello, Vittorio Pavoncello, Barbara Pontecorvo, Raffaele Sassun, Scialom Tesciuba, Luca Zevi), Torino (Giulio Disegni), Trieste (Davide Belleli), Venezia (Corrado Calimani), Vercelli (Rossella Bottini Treves), Verona (Roberto Israel). Sono stati inoltre nominati dalla Consulta Rabbinica rav Alfonso Arbib, rav Adolfo Locci e rav Alberto Somekh. Cinque (Firenze, Livorno, Milano, Roma e Trieste) sono le Comunità in cui si è andati al voto. I consiglieri espressi dalle altre 16 Comunità ebraiche italiane sono stati designati dai rispettivi Consigli comunitari. c Bollettino 31 personaggi, autorità, people watching comunità Talò: l’unicità di Israele è una grande sfida di Ruth Migliara È stato inviato speciale della Farnesina per il Pakistan e l’Afghanistan, dopo essere stato per quattro anni Console generale a New York, e aver ricoperto varie mansioni istituzionali in Italia e all’estero. In occasione di una serata al Tempio Centrale di via Guastalla organizzata dal Keren Kayemet e dalla Fondazione Corriere della Sera, abbiamo incontrato Francesco Talò, neo-ambasciatore italiano in Israele, che da agosto prenderà il posto di Luigi Mattiolo a Tel Aviv. Che cosa si aspetta dall’esperienza in Israele? Tanto, sia in termini professionali che umani. Una sfida importante ma di grande responsabilità. Sto cercando di prepararmi il più possibile al confronto con l’unicità di Israele, il cui rapporto bilaterale con l’Italia è molto cresciuto negli ultimi anni, grazie all’opera dei miei predecessori. In particolare l’attuale Ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha fatto molto in questo senso come ambasciatore in Israele tra il 2002 e il 2004, e mi ha molto incoraggiato. L’Italia e Israele sono paesi amici, mediterranei, che possono collaborare in molti ambiti, dalla ricerca alla tecnologia, dall’agricoltura alla gestione delle risorse idriche. Quali i progetti condivisi oggi sul tappeto? Sono in fase di ascolto, è ancora presto. Anche se cercherò di muovermi sulla stessa linea di Luigi Mattiolo. Penso a una collaborazione a 360 gradi, su vari livelli. A questo proposito ho incontrato il Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, e credo che l’Expò potrà essere una grande occasione di sviluppo e approfondimento dei rapporti tra Milano e Israele. Più in generale sono molte le aree di congiunzione tra 32 Bollettino i due paesi, sia in campo economico e commerciale, sia in campo culturale. In particolare la ricerca scientifica e tecnologica, in cui Israele è all’avanguardia, potrà essere un particolare ambito di scambio e collaborazione. Un ambito tuttavia per me prioritario è quello della diffusione della lingua italiana. Far conoscere l’italiano è sicuramente un mezzo per ottenere risultati di lungo periodo. Tanto più che oggi, nelle scuole israeliane, viene insegnata ed è curricolare, quindi materia d’esame alla maturità israeliana, la bagruth. Una lingua è un ponte, una chiave d’ingresso: nella cultura, nel voler viaggiare in Italia e nell’acquisto di manufatti e prodotti italiani. Investire sulla diffusione di una lingua può creare una sorta di affezione, di fidelizzazione. E poi la comunità degli italiani in Israele è vivace e attiva. Ha già dei progetti con gli italkim? Costituiscono un ponte naturale tra i due paesi per favorire scambi di visite tra i giovani, che possano mantenere viva la lingua e la cultura italiana in Israele. Noi dobbiamo far conoscere la ricchezza delle nostre comunità ebraiche italiane nella loro specificità, superando i limiti dell’esiguità numerica. Per costruire un ponte occorre la collaborazione di molti ed è per questo che, nel cercare di farmi rappresentante delle diverse comunità ebraiche italiane, vorrei conoscere il più possibile la loro specificità. Su questa linea si colloca questo incontro con la Comunità ebraica di Milano ed i successivi in altre città. Cosa può fare l’Italia per il Processo di Pace? L’Italia sta lavorando incessantemente, anche in seno all’Unione Europea, per la ripresa del dialogo fra le parti, che conduca ad una soluzione nego- ziata secondo il principio dei due Stati per due popoli nel pieno rispetto delle esigenze di sicurezza di Israele e in un contesto di normalizzazione dei rapporti con i paesi della regione. Come giudica l’impegno dell’Italia come forza di interposizione in Libano? L’impegno in Libano, con un ruolo guida nella missione per il mantenimento della pace, è apprezzato sia in Europa sia nei paesi della regione e nell’ambito delle Nazioni Unite. Rappresenta un’azione concreta ed efficace, coerente con l’attività politica svolta dall’Italia nel Mediterraneo così come in altre aree di crisi, come l’Afghanistan. Lei è stato in Pakistan e Afghanistan: quale futuro si prospetta in quella regione? La mia esperienza è legata ad una precisa area di crisi, dove esiste un impegno globale della Comunità Internazionale perché in Afghanistan non si ripetano gli errori passati. Non si sottolinea mai abbastanza l’entità di questo impegno, che sta già dando evidenti risultati pur all’interno di una strategia su lungo periodo. L’Italia è stato il primo paese occidentale a instaurare un rapporto di partenariato strategico con l’Afghanistan con un accordo bilaterale nel gennaio 2012; ed è stata seguita in questo dalla Francia e dalla Gran Bretagna e successivamente da altri paesi. Questo per creare una rete di protezione di fronte agli errori passati scaturiti da un’attenzione insufficiente per un paese strategicamente cruciale e per un popolo che ha sofferto per oltre 30 anni. Un popolo che è stato vittima del fanatismo e del terrorismo, che ci ha colpito tutti l’11 settembre, quando ci siamo giustamente sentiti tutti newyorkesi. Su che basi è possibile instaurare dunque un dialogo tra Islam e Occidente? Sulla base di comuni valori universali, come la cultura e i diritti umani. Esistono infatti valori condivisi su cui possiamo gettare le fondamenta di un dialogo: la cultura innanzi tutto. Far conoscere reciprocamente gli aspetti più nobili della nostra e della loro cultura può essere infatti un canale di c comunicazione. Luglio/Agosto • 2012 De De Bortoli, Bortoli, Talò, Talò, Tedeschi, Tedeschi, Ruben, Ruben, Modigliani Modigliani Silvio Tedeschi e Francesco Talò Maurizio Maurizio Ruben, Ruben, Donia Donia Schaumann, Schaumann, Marisa Marisa Hazan, Hazan, Francesco Francesco Talò Talò e e Signora, Signora, Silvio Silvio Tedeschi Tedeschi Rav Laras e Talò L’ambasciatore Talò con Rav Arbib F. Talò, la cancelliera viceconsole e il Console di Spagna E. F. Castano Il discorso in Tempio Castano De Bortoli, Szluc, Marchetti Talò, Tedeschi, Grego Huldai, Sikos Sikos e... e... Huldai, L’ambasciatore Talò Talò con con L’ambasciatore la nostra nostra giornalista giornalista Ruth Ruth Migliara Migliara la Tanzer, Schaumann, Schaumann, Tanzer, Nahum, Hasbani Hasbani Nahum, Hofmann, De Bortoli, Rav Schunnach S. Hafez e S. Schaky dell’ADEI-WIZO Un ponte tra Italia e Israele Il KKL di Milano ha invitato nel Tempio Centrale il nuovo ambasciatore italiano in Israele Francesco Talò Francesco Talò l 4 giugno il Tempio Centrale di Milano ha ospitato Francesco Talò in IConoccasione della sua nomina a nuovo ambasciatore italiano in Israele. questa iniziativa, organizzata dal Keren Kayemet LeIsrael e resa possibile dalla Fondazione Corriere della Sera, si è voluto creare un momento di incontro e conoscenza reciproca tra la Comunità ebraica di Milano e il nuovo ambasciatore. La serata è stata introdotta e presentata da Silvio Tedeschi, presidente del KKL di Milano, che ha voluto dedicare un minuto di silenzio alle vittime del terremoto in Emilia. All’incontro, oltre al Rabbino Capo, Rav Alfonso Arbib e ad altri importanti esponenti del Rabbinato italiano, tra cui Rav Giuseppe Laras, hanno presenziato i presidenti delle principali associazioni ebraiche milanesi, i membri del Consiglio della Comunità, il console di Spagna a Milano, il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, e il presidente della Fondazione Corriere della Sera Piergaetano Marchetti. Talò tra tra gli gli Hofmann Hofmann Talò Tedeschi, Tedeschi, Talò, Talò, Hasbani Hasbani Foto Mario Golizia Il neo-ambasciatore italiano in Israele Francesco Talò incontra la Comunità di Milano. E parla di partnership economica, commerciale, culturale Silvio Silvio Tedeschi Tedeschi idee, eventi, progetti, work in progress comunità / OFFIC INA Giovani, donne e lavoro Potere alle donne in una magica serata di WOW U Incontro all’Adei con il Ministro Elsa Fornero “A bbiamo aperto 18 milioni di crepe nel soffitto di cristallo che impedisce alle donne di volare”, così aveva detto Hilary Clinton nel discorso conclusivo della sua campagna elettorale in America. Ieri a Milano, i ragazzi dell’Ugei, Unione Giovani Ebrei d’Italia hanno “aperto” una piccola crepa, in occasione dell’incontro “A passo d’uomo - Il ruolo della donna nell’Italia contemporanea - Dalle pari opportunità alle pari responsabilità” tenutosi nella sede dell’Adei Wizo.Ospite d’eccezione, Elsa Fornero, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, con delega alle Pari Opportunità del governo Monti, la quale si è confrontata con donne che hanno combattuto e tutt’ora combattono per una società che offra le stesse occasioni a tutti, al di là del genere, della razza o della provenienza.. L’incontro si è aperto con l’intervento di Alessandra Ortona, vice presidente dell’Ugei, che ha sottolineato l’importanza di garantire a donne e uomini la possibilità di accesso a risultati uguali in ambiti sociali e lavorativi, come prospettiva ambiziosa di preservare la diversità nell’uguaglianza. “Nel mondo del lavoro” - ha sottolineato - “ non si tratta, per le donne, di dividersi con gli uomini il lavoro che c’è, ma di ridisegnarlo per entrambi i generi, con modalità che rendano accettabili tempi e regole, sia per le donne sia per gli uomini, modificando il divario tra area 34 Bollettino produttiva e area riproduttiva che rende attualmente le loro vite così diverse”. Sono seguiti poi i saluti di Daniele Nahum, vicepresidente della Comunità Ebraica di Milano; Susanna Sciaky, presidente dell’Adei-Wizo Milano; Giuseppe Failla, portavoce del Forum Nazionale dei Giovani; Cristina Tajani, assessore al Lavoro del Comune di Milano. Moderato magistralmente da Eleonora Voltolina (giornalista e scrittrice, fondatrice della testata giornalistica online indipendente, www.repubblicadeglistagisti.it, ha scritto La Repubblica degli stagisti - Come non farsi sfruttare, edizione Laterza) l’incontro aveva l’obiettivo non tanto di trovare tutte le risposte, bensì di porsi le giuste domande.Sono state affrontate tematiche scottanti, quali l’applicazione di metodi meritocratici per accedere al mondo del lavoro, di cui ha parlato Sara Giudice, rappresentante di Zeropositivo; di integrazione e lavoro delle donne migrate in Italia con Dounia Ettaib, rappresentante Donne Marocchine in Italia; sono stati discussi pregi e difetti della riforma del lavoro da Annalisa Chirico, giornalista. Marina Terragni, giornalista di Io Donna e Corriere della Sera, ha poi ribadito con determinazione come le donne abbiano la capacità di prendersi cura dell’altro, che si tratti di un figlio o dello Stato. Di fronte ad un’attenta platea, il Ministro Fornero, ha iniziato il suo intervento sottolineando come siano i giovani le persone che più la incitano ad andare avanti e la spronano ad insistere. “La nostra riforma è inclusiva e dinamica per un mercato del lavoro inclusivo e dinamico. Oggi - ha detto il Ministro - il mercato del lavoro tende a privilegiare una cittadella limitata di lavoratori, per lo più maschi adulti e a escludere o marginalizzare gli altri, i giovani e le donne. Noi invece vogliamo una maggiore inclusione, ma la normativa è complessa e articolata. L’obiettivo è dotare il mercato del lavoro di una flessibilità buona, evitando una maggiore licenzibilità. Negli ultimi dieci anni la flessibilità è stata un veicolo per precarizzare il lavoro, finendo per renderlo instabile, marginale, ingabbiato in forme contrattuali strette e penalizzanti.Creare un mercato del lavoro dinamico vuol dire far sì che il tempo di transizione tra la fine della formazione e l’occasione di lavoro sia breve. Il mercato deve arrivare a considerare la meritocrazia qualcosa di naturale. Tenere fuori dal mercato una generazione per troppo tempo significa perderla. Perciò spero che sia approvata a breve e che si possa dire che è una buona riforma”, ha concluso Fornero. L’evento, organizzato dall’UGEI con il patrocinio della Comunità Ebraica di Milano, dell’Adei-Wizo e del Forum Nazionale Giovani, è stato per l’organizzazione dei giovani ebrei italiani un importante momento di riflessione ed approfondimento su tematiche caldissime che riguardac no tutti. Luglio/Agosto • 2012 n viaggio attraverso la memoria, alla ricerca delle storie personali dei sopravvissuti alla Shoah. Questa volta però il “mezzo” è quello dei sapori, delle ricette famigliari: stiamo parlando dell’Holocaust Survivor CookBook, dell’americana Joanne Carras, un testo che sarebbe riduttivo chiamare “libro di cucina”. Come ha spiegato la stessa autrice durante una serata all’Hotel Marriott, organizzata da WOW - Women of the World, tutto è nato dalla sua volontà di onorare la memoria dei morti della Shoah e la forza dei suoi sopravvissuti. Per questo, ha iniziato a chiedere a tutte le comunità ebraiche del mondo di inviarle ricette di cucina famigliari. Dopo 6 mesi, riceve la prima risposta dalla Nuova Zelanda. Da lì non si ferma più, e arriva a raccogliere in un libro 200 ricette e 100 storie, delle più diverse e da Paesi di tutto il mondo. Oggi The Holocaust Survivor Cookbook è il testo più venduto al Museo dell’Olocausto di Washington e viene impiegato anche da diverse scuole per progetti educativi; l’obiettivo è di arrivare a 6 milioni di copie vendute. Di recente, poi, è uscito Miracles & meals, che contiene ancora ricette e storie da Paesi come il Venezuela e l’Islanda. Il tutto è esclusivamente a scopo benefico, in favore della mensa per i poveri Carmei Ha’ir a Gerusalemme. A WOW, dunque, va il merito di avere organizzato il primo tour italiano di Joanne Carras, nel quadro di una bella serata, in cui c’è stato anche spazio per emozionanti canti e esibizioni musicali interpretati dalle ragazze delle tre scuole ebraiche di Milano e da alcune seminariste del movimento Chabad. WOW - Women Of the World è Luglio/Agosto • 2012 Nicole e Maurina Alazraki un’organizzazione nata in Sud Africa circa vent’anni fa, con lo scopo di mettere in contatto e dare voce alle donne di tutto il mondo per rendere speciali le tradizioni, le festività e i semplici gesti di ogni giorno, concentrandosi sull’energia positiva che ne scaturisce. In Italia dal 2005, grazie a Mashi Hazan, la WOW programma varie attività ed eventi mensili, per stimolare la conoscenza reciproca e la sensibilità femminile, in modo che il messaggio possa essere trasmesso all’interno delle famiglie, e poi agli amici e a tutte le persone che le circondano. Normalmente queste attività sono anche collegate con le varie festività ebraiche, proprio per esaltarne la bellezza e l’importanza. Racconta Mashi Hazan: “Qualche anno fa, prima della festa di Purim, la WOW ha organizzato un evento con una truccatrice professionista per insegnare un make-up rapido a tutte le donne che hanno solo pochi minuti, la mattina, per truccarsi; il tutto è stato poi seguito da una discussione sulla bellezza interiore ed esteriore della donna, prendendo ad esempio proprio la regina Esther. Quest’anno, sempre per Purim, abbiamo dedicato un pomeriggio alla preparazione di particolarissimi Mishloach manot decorati con oggetti inconsueti”. Per la festa di Shavuot, invece, è stato programmato un evento che spiegava le ragioni per cui si mangiano cibi a base di latte e, con l’aiuto di uno Chef professionista, è stata creata una lista di ricette specifiche per questa festività. Queste e tante altre sono state le iniziative che la WOW ha proposto, con successo, in questi anni a Milano. (Ilaria Myr) Per info sul libro: http://survivorcookbook.org/ L’esibizione del Coro per Light the candle Carol Joshach e Maureen Salmona Monica Metta e Fionna Roditti Daniela Djemal Alexandra e Sonia Wolvovsky L’esibizione del coro Manuela Procaccia e Mashi Hazan Micol Braun Ades e Silvana Blanga Joanne Caras rivolta al pubblico Nicoletta Salom e Orly Livian Alexandra Alexandra e e Mashi Mashi personaggi, autorità, people watching comunità A sinistra: Sara Panzieri. In basso: il Guitar Duo di Giulio Nenna e Manuel Buda; Ami Lazarov e Sylvia Sabbadini; Caterina Bellosta dei Roy Klezmorim; il balletto dei ragazzi dell’Hashomer Hatzair. Festa in musica di Roberto Zadik N uovi talenti, melodie di vario genere, dal klezmer alla musica israeliana contemporanea, ed un pubblico vasto e partecipe sono stati gli elementi alla base del “Festival della canzone ebraica” tenutosi giovedì 7 giugno, sul palco dell’Aula Magna “Aron Benatoff ” della scuola ebraica. Organizzata dall’Assessorato ai Giovani della Comunità, a sostegno dei Movimenti Giovanili, Bené Akiva e Hashomer Hatzair, la manifestazione, presentata da Sylvia Sabbadini, ha riunito una serie di artisti che si sono esibiti in una moltitudine di brani coinvolgenti. Prima delle performance però ci sono stati i discorsi e i saluti, e a questo proposito il presidente uscente Roberto Jarach ha detto “sono contento di essere qui per chiudere ufficialmente la mia car- riera e la cosa migliore è concluderla coi movimenti giovanili, vedo tanti giovani e tanto entusiasmo”. Dopo i ringraziamenti di Gad Lazarov rivolti agli shlichim e a Sylvia Sabbadini “per l’ottimo lavoro svolto”, si è passati alla musica, grande protagonista dell’evento. Gruppi interessanti, come i Roy Klezmorim hanno intrattenuto ragazzi e famiglie presenti in sala con melodie famose del panorama musicale israeliano, come “Mihaela” di Noa eseguita con grande espressività dalla cantante della band, Caterina Bellosta, lasciando spazio anche a pezzi strumentali di buon livello come “To east”. Oltre alle band, durante la serata sul palco ci sono state anche numerose altre esibizioni, fra cui balletti e duetti. Primo fra tutti quello fra la presentatrice dell’evento, Sylvia Sab- Luglio/Agosto • 2012 II coniugi coniugi Jarach Jarach Moody Moody Sandberg, Sandberg, Ronnie Ronnie Benatoff, Benatoff, Naor Naor Gilon, Gilon, Franco Franco Frattini Frattini Marco Marco Grego Grego e e Manuela Manuela Hafez Hafez Jocelyn Jocelyn Dvora Dvora Ancona Ancona II coniugi coniugi Grego Grego Gli Hasbani: Hasbani: Dany, Dany, Shouly, Shouly, Gli Milo e e Joyce Joyce Milo Ruggero e e Claudio Claudio Gabbai Gabbai Ruggero Il Il tavolo tavolo d’onore: d’onore: Diana Diana Levi, Levi, Franco Franco Frattini, Frattini, Johanna Johanna Arbib, Arbib, Dodi Dodi Hasbani Hasbani Due giovani giovani ospiti ospiti Due Hasbani e e Frattini Frattini Hasbani La famiglia famiglia Gentilli Gentilli La II coniugi coniugi Hodara Hodara Rav Garelik Garelik Rav e Signora Signora e Samy Blanga Blanga Samy Il trio trio Nefesh Nefesh Il Alberto Alberto e e Caroline Caroline Halfon Halfon A. A. Jarach Jarach e e Bassani Bassani Top charity per KH Due eventi: il galà annuale e il pranzo della Woman’s Division. Un successo per KH, malgrado la crisi U n successo che testimonia la testarda volontà di aiutare Israele, malgrado la crisi, anche a costo di un piccolo sacrificio personale. In tempi di vacche magre vale ancora la pena dare dei galà per la raccolta fondi? Sembra di sì. Gli organizzatori di certo non si sono risparmiati: da Dodi Hasbani neo-presidente del Keren Hayesod Italia a Francesca Modiano, neo-presidentessa della Woman’s Division. “Oggi più che mai, tra situazione geopolitica mediorientale e antisemitismo europeo crescente, ricordiamoci che Israele è la nostra casa comune: da proteggere e migliorare”, ha detto Hasbani. Ospiti d’onore alla cena di Palazzo Mezzanotte, l’ex ministro degli esteri Franco Frattini, il nuovo ambasciatore d’Israele Naor Gilon, il presidente mondiale KH Moodi Sandberg e Johanna Arbib Perugia, presidente mondiale del Consiglio d’Amministrazione KH. A condurre, il bravo Jocelyn e sulla serata le note irrinunciabili e toccanti del Trio Nefesh. Per il pranzo della Woman’s Division al Gran Visconti Palace Hotel, Angelica Edna Calò, ospite d’onore, ha portato la viva testimonianza di una madre di Israele, con tre figli sotto le armi. Reginella Tesoro, Francesca Modiano, Laura Cohen e Dorit Benatoff Diana Gandus, Antonella Foà, Angelica Calò, Bettina Peres, Liliana Nathaniel, M.Schapira M.Schapira e e Orna Orna Schezen Schezen Nofarber Nofarber Francesca Francesca Modiano Modiano e e Mashi Mashi Hazan Hazan Gracy Vaturi Vaturi e e Gracy Angelica Calò Calò Angelica Foto Mario Golizia La canzone ebraica, nuovi talenti, voci e musiche vivaci e coinvolgenti: ecco una serata speciale badini e Ami Lazarov, padre di Gad, che hanno eseguito “Al Kolele” canzone emozionante composta da Naomi Shemer, famosa in tutto il mondo per “Yerushalaim shel zahav” diventato un classico della canzone ebraica a livello internazionale. Oltre a questa canzone, Amichai Lazarov, appassionato di musica e chitarrista fin da giovane quando suonava nel gruppo degli Orange Jews, ha eseguito anche il celebre brano “Im ani heschachech Yerushalaim” (se dimenticherò Gerusalemme). Sotto i riflettori dell’Aula Magna si sono esibiti anche altri artisti fra cui giovani promesse come Sara Panzieri che, pur non avendo ancora diciotto anni - da compiere il prossimo 19 luglio -, ha cantato in maniera molto intensa ed espressiva “Shema Israel”, classico della cantante israeliana Sarit Haddad. Fra le formazioni e i cantanti si sono esibiti anche due vocalist, un’artista professionista come Daniela Rando che da tempo lavora nel mondo dello spettacolo, e Noah Sinigaglia che a soli 14 anni è già entrata nel prestigioso coro delle Voci Bianche della Verdi. Tanti suoni, musica e un’atmosfera vivace creata grazie all’abilità dei musicisti, che ha suscitato l’entusiasmo del pubblico. Da segnalare anche il Guitar Duo, formato da due ottimi chitarristi come Manuel Buda e Giulio Nenna, che hanno suonato assieme fondendo in un tutt’uno le vibrazioni delle loro due chitarre in un ritmo spagnoleggiante che attinge dalle tradizioni mediterranee, come si sente nel brano “Mocher haprachim”, così come la bravissima Manuela Sorani cantante della “Agorà ensemble”, un gruppo musicale che ha riscoperto il folklore yiddish della tradizione askenazita con classici come “Tumbalalaika”, fra gli applausi e i cori della gente. Una serata di festa che si è conclusa coi balletti dei ragazzi dell’Hashomer Hatzair che si sono c esibiti in danze e coreografie. Jessica Jessica Hasbani, Hasbani, Tamar Tamar Ben Ben Ami, Ami, Fallon Fallon Heneic, Heneic, Nicole Nicole Bendaud, Bendaud, Francesca Francesca Hasbani Hasbani idee, eventi, progetti, work in progress comunità / OFFIC INA A sinistra, Carlo Truzzi e Bustric all’Adei. A destra, le quinte liceo, che hanno organizzato la festa di fine anno scolastico 2012 al CUBO AMATA: Umberto Eco uomo dell’anno 2012 Nuovo Consiglio Adei L’Adeissima che verrà E ra il poeta Ferruccio ne “La vita è bella”, l’amico di Benigni; è comparso nell’ultimo film di Woody Allen, “To Rome with love”; è l’anima di spettacoli musicali con le nostre maggiori orchestre sinfoniche (La Verdi), con le rappresentazioni di “Pierino e il lupo” o “Napoleone magnifico imperatore”. Stiamo parlando del conduttore artistico Bustric, nome d’arte di Sergio Bini, fiorentino, 40 anni di spettacoli, Dams prima ora (docenti Umberto Eco e Furio Colombo), ancora perdutamente innamorato del suo mestiere. E sarà proprio lui a partecipare all’Adeissima “Berta Sinai”, il 22 ottobre al teatro Manzoni, introdotto come tutti gli artisti da David Parenzo. Bustric durante lo spettacolo tesserà un fil rouge di stupore e meraviglia tra un’esibizione l’altra. “Sarà, ci dice, un viaggio nell’immaginario sulle ali della fantasia con le diverse illusioni del corpo che Le cirque de l’ADEI-Wizo offrirà agli spettatori”. Con lui a Milano il 17 maggio, per entrare nello spirito dello spettacolo, c’era il mantovano Carlo Truzzi che, con la sua compagna Simona, da 20 anni porta in giro per il mondo il suo Shadow show, spettacolo di ombre cinesi. Una carriera iniziata per scherzo nello spettacolo “Gran premio” di Pippo Baudo nel 1990 che non lo ha più lasciato tanto che, iscrittosi a veterinaria, non ha avuto più il tempo di terminare gli esami. Nella serata saliranno sul palcoscenico del teatro Manzoni anche Laura Kibel e il suo Teatro dei Piedi, Le Mime Daniel e come Guest Artist del Cinque du Soleil, Julie Lavergne. Attesa e curiosità. 38 Bollettino La presidente uscente Susanna Sciaky è stata riconfermata nella sua carica, mentre al Consiglio della sezione milanese dell’ADEI- WIZO per il triennio 2012-2015, sono state elette: Claude Cohen e Sylvia Sabbadini come vicepresidenti, Cecilia Benatoff, Lucie Galante, Raffaella Grun, Manuela Hafez Alcalay, Jasmin Nessim, Karen Ourfali, Laura Rocca Wofsi, Annie Sacerdoti, Stefania Zevi. Come presidente del Comitato d’Onore è stata scelta Shouly Mouhadeb. Sei new entry vengono dal gruppo Aviv, le giovani Adeine che hanno dimostrato tanto entusiasmo. Nuovo Consiglio BB A nche il Bené Berith ha rinnovato le sue cariche sociali: il nuovo Consiglio è così composto: presidente Maurizio Ruben; vice presidente Ruben Pescara; segretaria Daniela Zinsenheim Sassoon: tesoriere Michele Arditi; mentore Claudia Bagnarelli; Maresciallo Carlo Molho; sorvegliante Roy Zinsenheim. Technion: nella top list, i ragazzi della scuola Straordinaria performance di tre ragazzi della nostra Scuola ebraica al Technion di Haifa. Basta andare sul sito della prestigiosa università (paragonata al MIT) per scoprirlo (www.technionitalia.it). È la Dean’s List, ovvero la lista degli studenti con i voti migliori: sono Tamar Ottolenghi, Hannah Levy, David Debash, Yair Benami. C’è poi anche la President’s List, ovvero la super top category, e qui troviamo Elisa Tagliacozzo, studentessa del liceo della scuola ebraica di Roma. La festa di fine anno C ome accade ormai tradizionalmente, anche questa volta le quinte liceo hanno organizzato la festa di fine anno. L’11 giugno, nel locale il CUBO, in via Moscova, la festa ha riunito non solo i liceali della Scuola ebraica ma anche molti altri liceali della nostra Comunità. Una occasione per rivedersi e festeggiare la fine dell’anno scolastico. Il ballo di fine scuola era in stile “ballo americano prom” (black tie a coppie). La festa è riuscita benissimo (c’erano circa 250 ragazzi), anche grazie all’aiuto del Keren Kayemet LeIsrael che ha sponsorizzato la serata. Altri sponsor ugualmente fondamentali sono stati il negozio Blue Joint, My Kafè, Re Salomone, Keren Hayesod. Ricerca del CDEC Le immagini delle vittime della Shoah servono ancora di più che le parole. La Fondazione CDEC ha annunciato che, entro l’estate, saranno caricate sul sito www.nomidellashoah.it le fotografie che è riuscita a collezionare fino ad oggi, conservate da anni nei propri archivi oppure frutto di ricerche, famiglia per famiglia. Si tratta di 928 immagini di deportati, visibili sul sito richiamando la rispettiva scheda nominativa. Il sito dedicato all’elenco delle vittime e la raccolta delle immagini è frutto di un importante progetto della Fondazione CDEC sostenuto dalla Claims Conference. Chiunque fosse in possesso di ritratti di deportati o di uccisi in Italia, è pregato di mettersi in contatto con il CDEC per telefono (02-316338/02326092) o per e-mail ([email protected]) Luglio/Agosto • 2012 S orride da sotto i baffi il professor Umberto Eco alla domanda che Ugo Volli, uno tra i suoi più brillanti allievi, gli rivolge. Ovvero se davvero Il Cimitero di Praga, suo ultimo romanzo, con il pretesto di raccontare la genesi del più esecrabile libello antisemita della Storia, I Protocolli dei Savi di Sion, in verità non si compiaccia perversamente del Male che pretende invece di smascherare. “Ma no, -risponde Eco,- raccontare come si fabbrica un falso, entrare nelle pieghe del meccanismo paranoide e complottista mi ha sempre affascinato. Senza contare che essendo mio nonno un trovatello, ho sempre coltivato la speranza di avere qualche ascendenza ebraica. Ma la verità è che non lo saprò mai”. Eco è all’Hotel Principe & Savoia per ritirare il premio di Uomo dell’anno 2012-Cultura per la Pace, dato dall’AMATA, Associazione degli Amici del Museo di Tel Aviv. Una serata che più mondana non si potrebbe, il vippettometro in rosso, con il salotto buono dell’intellettualità milanese magnificamente rappresentato: da Elisabetta Sgarbi della Bompiani a Paolo Mieli, storico ed ex direttore del Corriere della Sera, Nadine Gordimer, Gordimer, Umberto Umberto Eco, Eco, Nadine Corice Arman Arman Corice Anna Anna Sikos, Sikos, Umberto Umberto Eco, Eco, Marty Marty Pazner, Pazner, Ron Ron Huldai Huldai Ron Ron Huldai Huldai e e signora, signora, U. U. Eco Eco dal giornalista Gad Lerner a Inge Feltrinelli, da Renato Mannheimer a Carlo e Giulia Puri Negri, da Alessandro Bompieri, Amministratore Delegato di Rcs Libri a Massimo Turchetta, Direttore Generale Rcs Libri. Senza contare l’ospite d’onore, il premio Nobel per la letteratura, Nadine Gordimer. Tutti accorsi al galà di beneficienza organizzato da Anna Sikos Talso, presidente di AMATA, all’Hotel Principe & Savoia per il consueto premio all’Uomo dell’anno, giunto alla sua decima edizione (in precedenza era stato conferito a Bernard Henry Levy, Amos Oz, Elie Wiesel, Nuriel Roubini, Giulia Maria Crespi, Arnaldo Pomodoro, Giulia Remorino Ibry Psicoterapeuta analitica Esperta in clinica, mediazione culturale e familiare Consulente del Tribunale di Milano per i problemi del bambino e dell’adolescente Terapia individuale e di coppia in italiano, inglese, francese Tel. 02 4694911 Cell. 348 7648464 [email protected] Renate Renate Eco Eco e e Avi, Avi, Marty Marty Pazner Pazner Inge Inge Feltrinelli Feltrinelli Abbigliamento Uomo MILANO C.SO DI PORTA ROMANA, 44 Tel 02 58303176 C.SO MONFORTE, 18 Tel 02 76028011 C.SO VERCELLI, 11 Tel 02 43319767 C.SO EUROPA, 13 Tel 02 76004236 VIA OREFICI, 5 Tel 02 8053719 OUTLET SERRAVALLE SCRIVIA BAGNOLO SAN VITO FRANCIACORTA PALMANOVA VICOLUNGO MONDOVI’ SORATTE SHOWROOM VIA BERGAMO, 14 TEL 02 54108593 WWW.DELMARE1911.COM Su richiesta si esegue il controllo dello sciaatnez Paolo Paolo Mieli, Mieli, Alessandro Alessandro Bompieri, Bompieri, Gad Gad Lerner, Lerner, Umberto Umberto Eco Eco Daniel Libeskind, Sonya Rykiel, Zubin Metha). Se l’artefice della serata è stata certamente Anna Sikos Talso, i veri registi del premio sono stati Ron Huldai, lo straordinario e iperattivo sindaco di Tel Aviv, insieme a Marty Pazner, moglie del precedente ambasciatore d’Israele in Italia. Con parole commosse Sikos ha rievocato la figura di Mordechai Omer, leggendario direttore del Museo di Tel Aviv appena mancato, mentre Jean Blanchard, neo-vicepresidente, ha voluto sottolineare quanto la città di Tel Aviv stia facendo per rilanciare l’arte contemporanea, valorizzando spazi e musei, e dando nuovo impulso alla vita artistica cittadina. Alessi, Ford, Inter, Pictet, Sephora, Banca Sella, Camper, LCF Rothschild, DuPont, Epson, North Sails, Freshfields... hanno scelto di Silvia Hassan Silvers per traduzioni e servizi linguistici. S COPRITE PE RC HÉ siamo in Via Boccaccio 35 - Mi l a n o Tel. 02 48.01.82.52 E-mail: [email protected] Web: www.studiointerpreti.it idee, eventi, progetti, work in progress comunità / OFFIC INA Lettera alle morot della materna III C G Bando Hans Jonas Premio Rebecca Benatoff Rebecca Benatoff, discendente di una famiglia polacca emigrata nella Palestina ottomana, ha vissuto personalmente l’avventura dei pionieri europei in terra d’Israele. La sua famiglia era composta da coltivatori, kibbutznik, persone di grandi ideali. Emigrata in Italia nel Dopoguerra, non ha mai perso i legami inscindibili con Israele, con i propri ideali di gioventù, con l’impegno per la comunità ebraica. Presentazione L’Associazione di cultura ebraica Hans Jonas si propone di formare una nuova generazione di leader nell’ebraismo italiano. In quest’ottica ha realizzato una serie di seminari e convegni oltre a tre edizioni di un Master che ha visto, sino a oggi, la partecipazione di oltre settanta giovani. Il bando L’Associazione di cultura ebraica Hans Jonas bandisce un concorso per un Premio, per giovani tra 19 e 35 anni iscritti a una delle comunità ebraiche italiane. I partecipanti possono essere singoli o gruppi di giovani associati tra loro. Il premio si propone di sostenere la predisposizione di progetti tesi a promuovere la partecipazione dei giovani ebrei alla vita comunitaria. Tali progetti potranno riguardare qualunque azione possa favorire forme inedite di incontro, di associazione, di apprendimento, di confronto tra i giovani delle Comunità ebraiche ed eventualmente europee o di altri paesi. Il progetto, di non oltre 10 pagine, dovrà illustrare gli obiettivi e i destinatari specifici, i possibili responsabili, un piano dettagliato dei costi ipotizzati. Info e bando: borsadistudio @hansjonas.it. Scadenza: entro e non oltre il 30 novembre 2012. 40 Bollettino Arrivederci Bené Akiva Dopo un anno di lavoro, è tempo di bilanci M olte kvuzot, essendo vicini alla fine dell’anno, hanno deciso di trascorrere un po’ di tempo insieme tra madrichim e chanichim, andando a mangiare una pizza da Yair (lo shaliach del Bnei Akiva), da Carmel o a casa di qualcuno, giocando, guardando film e discutendo. Cosa ci resta di quest’anno? A noi madrichim resta una buona quantità di esperienza, tutto ciò che abbiamo imparato, tutti i nostri errori che ci hanno insegnato la giusta procedura da eseguire in ogni situazione, tutte le soddisfazioni più grandi. A noi madrichim resta l’amore nei confronti del Bnei Akiva, delle nostre kvuzot, dei nostri chanichim che ormai sono come figli per noi. Ci resta la voglia di continuare a dare anche dall’esterno. Ci restano i ricordi belli, ma anche quelli più brutti che ci hanno feriti, ma dopo i quali abbiamo avuto il coraggio di rialzarci e proseguire nel nostro cammino. Ci resta tanto, troppo, tutto quello che solo il Bnei Akiva riesce a dare. E a questo punto, ci domandiamo cosa resta ai nostri piccoli chanichim per i quali ci siamo sempre sforzati di dare il meglio. Beh, cosa resta non lo sappiamo, ma desideriamo ardentemente che dentro i loro cuori, nel profondo delle loro anime, si incateni tutto l’amore che proviamo per loro. Tutti gli insegnamenti, tutti i valori che li guideranno nel cammino della loro vita. Chanichim viene dal termine “chinuch”-“educazione”, coloro che vengono educati ed instradati dai propri madrichim. “Madrich” deriva da “derech”-“strada”. Perché loro sono il futuro, il nostro futuro. La nostra speranza. Rimangono ancora le ultime esperienze estive per concludere il lavoro di quest’ anno. Dal 2 al 12 luglio, a Urbino, si svolgerà il Machané Kaiz (campeggio estivo) per i ragazzi tra gli 11 e i 14 anni (Shevet Nizanim-Shevet Aroé). In questo campeggio, che come al solito si basa su un tema ben specifico e molto profondo, verrano trasmessi tutti i valori fondamentali, cercando di portare a termine gli obiettivi educativi che ci eravamo prefissati all’inizio di quest’ anno, ma certamente non mancheranno le uscite, il divertimento, le peulot, lo sport all’aria aperta, i canti e l’atmosfera tipica ed unica dei campeggi del Bnei Akiva! Dal 19 luglio al 1° agosto si svolgerà il Machané sayarim per tutti i ragazzi di 15-16 anni (Shevet Eitan). Dal 17 luglio al 7 agosto si svolgerà il Machané Israel per tutti i ragazzi di 16-17 anni (Shevet Naalé). Con la speranza di aver lasciato il segno all’ interno del Sniff del Bnei Akiva Milano, con la speranza di essere riusciti a scaldare, col calore della nostra fiamma (Lehavà) i cuori dei nostri amati chanichim e di voi lettori che ci seguite costantemente, attraverso l’amore e gli insegnamenti, vi salutiamo e vi ringraziamo. Bebirkat haverim le Torah, Avoda ve Alyà Rochelle Bendaud, Shevet Lehavà Luglio/Agosto • 2012 entile redazione, l’anno scolastico sta per finire, e con esso i bambini dell’ultimo anno della materna concluderanno il ciclo, per prepararsi alla scuola elementare che inizierà l’anno prossimo. Come mamme della classe della sezione C, ci è venuto spontaneo volere ringraziare pubblicamente tutte le persone che hanno fatto sì che questi tre anni fossero per i nostri figli un’esperienza formativa fondamentale, e per noi genitori una bella avventura da vivere insieme e accanto a loro. Con grande competenza pedagogica e capacità, le morot che si sono occupate della classe hanno saputo fare crescere i nostri figli, insegnando loro a socializzare e a vivere in società, e dando loro gli strumenti emotivi per affrontare le differenti situazioni della vita che, pure alla loro tenera età, si trovano anche loro ad affrontare. Da parte nostra, noi genitori ci siamo sempre sentiti ascoltati nelle nostre osservazioni, per- plessità e semplici richieste di aiuto. Quindi, un grazie di cuore a morà Tania, che ha accompagnato i bimbi in tutti i tre anni, con dedizione, dolcezza e la giusta fermezza necessaria. A fianco a lei negli anni ci sono state sempre persone validissime, come Veronica, Ilaria e Valentina: in particolare, da quest’anno Francesca, Claudia e la morà di sostegno Elisa, che subito sono riuscite a conquistarsi con la loro dolcezza e profonda esperienza il cuore dei bimbi e di noi genitori. Un grazie di cuore anche alle morot “specialiste”: Moria ed Elinor, per l’ebraico e l’ebraismo, Federica di inglese, Lella, fondamentale per la piscomotricità, Silvia e Valentina per la musica, e poi Manuela, new entry di quest’anno, che con il suo lavoro ha stimolato la “lingua” e le “testoline” dei bimbi, facendoli diventare più rapidi nei ragionamenti e aiutandoli nei piccoli “impaperamenti” tipici di questa età. Tutte queste persone sono riuscite a dare spazio alla loro fantasia e immaginazione, sempre in un’atmosfera serena e gioiosa, riuscendo al contempo a trasmettere anche delle competenze e delle conoscenze. E poi le bidelle Franca e Rita, sempre presenti e collaborative, pronte a dare un abbraccio ai piccoli in crisi di “mammite”. Tutte queste persone hanno fatto sì che questi siano stati per i nostri bimbi “gli” anni della formazione e della crescita, e per noi un’esperienza bellissima fatta di continuo scambio, serenità e gioia nel vedere i nostri cuccioli crescere così bene. Ora che stanno per andare alle elementari, li vediamo tanto grandi, e ci chiediamo come abbiano fatto così rapidamente.... E con l’emozione di chi chiude una fase per aprirne un’altra, accanto a chi ama di più al mondo, diciamo, dal profondo del nostro cuore - e sicure che i nostri figli direbbero lo stesso - grazie! Le mamme della classe C della materna. Nutrizione all’Adei Wizo nostri figli nelle varie fasi della preparazione del pasto: andare a fare la spesa insieme può essere divertente e stimola sicura mente la loro curiosità; cucinare insieme è un gioco che porta interesse per quello che verrà servito in tavola. Tra i cibi da rivalutare, sicuramente i legumi che abbinati ai cereali costituiscono un pasto completo ed equilibrato: pasta e fagioli, riso e lenticchie… Dopo un piatto di questo tipo, inutile proporre altre proteine come la carne o il pesce! Molto importante la scelta di frutta e verdura di stagione, più ricche di proprietà nutritive e meno contaminate dai conservanti. Per quanto riguarda le uova, il consumo ideale è di 3 alla settimana: il tuorlo è ricco di proteine, grassi, sali minerali e vitamine mentre l’albume è ricco di proteine nobili. Una curiosità: le uova devono essere conservate nel frigo con la punta verso il basso! In questo modo la camera d’aria con- tenuta all’interno dell’uovo resta in alto e non viene compressa. Francesca consiglia di mangiare carne sia rossa che bianca 3 o 4 volte a settimana purché magra. Una curiosità: qualche goccia di limone sulla carne favorisce l’assorbimento del ferro da parte dell’organismo; il calcio contenuto nei latticini, invece, ne ostacola l’assorbimento: ecco che la kasherut trova un fondamento scientifico! Molto sani sono i grassi contenuti nel pesce del tipo Omega3. Per i bambini prediligere pesci quali sogliola, platessa, merluzzo, orata, branzino. I pesci da allevamento sono più economici ma “meno muscolosi”, quindi più grassi. Non eccedere nel consumo di pesci grandi come il tonno, poiché concentra nelle sue carni il mercurio dei pesci più piccoli di cui si nutre (il mercurio è un metallo tossico). Molta attenzione quando si mangia sushi, che sia di provenienza certa e conosciuta per evitare sgradevoli c intossicazioni da pesce crudo. Cosa devono mangiare i nostri bambini? di Stefania Sciama N e abbiamo parlato con la dietista Francesca Modiano mer c ole d ì 23 m a g g io nella sede dell’Adei. Francesca ha sottolineato come sia importante la varietà, la proposta in tavola di cibi sempre diversi sia per sviluppare il gusto dei bambini che per rifornirli dell’energia e di tutti i nutrienti di cui hanno bisogno. Ma come convincere le nostri piccole pesti ad assaggiare cose nuove? Francesca consiglia di coinvolgere i Luglio/Agosto • 2012 Bollettino 41 la voce dei lettori comunità LETTERE Lettere, annunci e note si ricevono solo via e-mail a: [email protected] Non saranno accettati al telefono, né scritti a mano Diritto allo Studio: le regole Monaco ‘72. Quel silenzio negato Nel settembre del 1972, a Monaco, si svolgevano le Olimpiadi durante le quali un attentato terroristico causò la morte degli atleti israeliani. A Bollettino u b t k h n c , h s u v h v v k v e v della Comunità Ebraica di Milano i u t y c ANNO LXVii, n° 7-8 Luglio/Agosto 2012 Mensile registrato col n° 612 del 30/09/1948 presso il tribunale di Milano. © Comunità ebraica di Milano, via Sally Mayer, 2 – MILANO Redazione via Sally Mayer, 2, Milano tel: 02 483110 225/205 fax: 02 48304660 mail: [email protected] Abbonamenti Italia 50 €. Estero 56 €. Lunario 8 € . Ccp 31051204 intestato a: Bollettino della comunità ebraica di Milano distanza di 40 anni, Israele ha chiesto un minuto di silenzio per ricordare la strage, ma il Comitato Olimpico ha risposto in modo negativo e la commemorazione non avrà luogo. Piegarsi in questo modo, per paura, al “politically correct”, anche da chi dovrebbe avere per scopo, tra l’altro, il superamento dell’antagonismo tra i popoli, è indegno ed è per questo che io (e spero di non essere sola) non seguirò lo svolgersi delle Olimpiadi, come ho sempre fatto nel passato. Ester Picciotto Gerusalemme Direttore Responsabile Milano Fiona Diwan Redazione Ester Moscati, Dalia Sciama (grafico) Progetto grafico Isacco Locarno Hanno collaborato Luciano Assin, Rochelle Bendaud, Laura Brazzo, Rav Roberto Della Rocca, Daniel Fishman, Daniele Liberanome, Ruth Migliara, Maria Luisa Moscati, Ilaria Myr, Sara Pirotta, Stefania Sciama, Mara Vigevani, Roberto Zadik. Foto Laura Brazzo, Orazio Di Gregorio, Mario Golizia Fotolito e stampa Ancora - Milano Responsabile pubblicità Dolfi Diwald [email protected] chiuso in Redazione il 21/06/12 gine Giudaica del cristianesimo e quanto sia pericolosa l’affluenza in Europa dei gruppi Musulmani più fondamentalisti. Penso che non sarebbe male che la Comunità Ebraica di Milano, qualche nostro gruppo giovanile o qualche nostra istituzione, organizzi un incontro, o se già avvenuto ne faccia seguire altri. Potrebbe essere un’occasione per conoscerlo più a fondo, orientandoci su chi è veramente meritevole di essere appoggiato, in un momento di caos. Maggiore approfondimento sulla sua ideologia si può ricavare da Internet. Cordiali saluti. Claudio Coen Grazie a Magdi Allam e a “Viva Israele” A Milano, in Via Benedetto Marcello è stata aperta una sede del movimento “Io amo l’Italia” di Magdi Allam. Come potete vedere dalla foto qui accanto, su uno dei vetri delle finestre, che danno sulla Via Benedetto Marcello, c’è la scritta “Viva Israele” con l’indirizzo del sito (notare che è una zona a forte densità di popolazione Musulmana). In molti suoi discorsi e articoli Magdi Allam menziona Israele (quanto sia importante anche per i Cristiani difenderne l’esistenza), l’ori- KKL: Aperta una sottoscrizione per Muiz Behare Il KKL Italia Onlus ha aperto una sottoscrizione per la piantagione di alberi a Baram, in memoria di Muiz Behare z.l. Gli amici e i conoscenti che desiderassero partecipare alla raccolta, possono contattare gli uffici del KKL. Tel. 02 418816, [email protected] La ricerca di un Volontario A.V.O. Buon giorno, mi chiamo Claudio Bandi, presto servizio come volontario AVO (Associazione Volontari Ospedalieri) nel reparto Ortopedia e Riedu- cazione Funzionale al 6° piano dell’Ospedale San Paolo a Milano. Verso la fine dello scorso anno, nello stesso periodo della celebrazione della festività di Hanukkah, ho incontrato, nel reparto di Rieducazione, un paziente di circa 80 anni della vostra comunità, probabilmente colpito da ictus, con il quale ho avuto la possibilità di dialogare lungamente e da Lui, in particolare, sentirmi raccontare le vicissitudini sue e della sua famiglia durante l’ultima guerra mondiale. Un giorno, tornato in reparto, ho saputo delle dimissioni della persona di cui non conosco il nome poiché è nostra prassi non chiedere ai pazienti nulla di strettamente personale, se non sono loro stessi ad aprirsi in tal senso. Sarei felice di poterlo incontrare di nuovo per approfondire e raccogliere le sue testimonianze di quel tempo e, con il suo accordo, pubblicare un racconto sul periodico dell’Associazione “NOI Insieme”. Altre tracce che possono essere utili alla ricerca sono la sua frequenza di una sinagoga nella zona ovest di Milano, la passata professione di orologiaio, una figlia che opera come medico preso l’Ospedale di Melegnano o San Donato e, se mi rammento bene, la passione per la squadra di calcio dell’Inter. Per contattarmi, rivolgersi al Bollettino, 02 483110 225 Claudio Bandi Corsico (MI) La Commissione Contributo allo Studio spiega, con una lettera aperta, i criteri di assegnazione I n questi giorni circolano obiezioni sul nostro operato; vi scriviamo quindi sperando di riuscire a spiegarvi come prendiamo le decisioni che vi riguardano. Decisioni sofferte, ragionate e prese responsabilmente, sia con il cuore sia con la testa. La Commissione è nata per consentire alle famiglie di iscrivere i propri figli alla Scuola Ebraica che vogliamo mantenere attiva, funzionante e aperta a tutti perché rappresenta la linfa vitale ed il cuore pulsante dell’intera Comunità. Ogni anno permettiamo a tutte le famiglie - senza distin- zione - di fare richiesta di Contributo allo Studio e operiamo rispettando regole, limiti e norme - uguali per tutti - stabilite dal Consiglio della Comunità Ebraica; utili e necessarie per garantire l’equità delle decisioni prese e la loro sostenibilità economica. Vi chiediamo di corredare la richiesta portando ISEE e Dichiarazione dei redditi, documenti importanti che possono aiutarci a prendere le decisioni. Le nostre analisi non si basano però solo su questi documenti, freddi dati matematici che da soli non avrebbero alcuna importanza. Rappresentiamo la Comunità Ebraica di Milano e manteniamo al centro di tutto le vostre storie personali. Per prendere decisioni, però, dobbiamo inserirle in un contesto generale e quindi le conclusioni a cui arriviamo non possono essere soggette a paragoni. Alla luce della nostra visione di insieme, dell’impegno che ci mettiamo, della responsabilità a cui facciamo fede e del principio di imparzialità a cui ci ispiriamo, le nostre decisioni devono essere e sono insindacabili e definitive. Vi chiediamo di rispettarle e di collaborare. Fai volare i tuoi desideri... sei ancora in tempo. El Al ti invita a volare a Tel Aviv dal 26 luglio al 26 agosto e dall’11 settembre al 6 ottobre da ROMA a partire da € 434,00, e solo da MILANO a partire da € 430,00 con “prenota prima” Le regole sono essenziali in una società libera e giusta. Rispettarle finché sono presenti è un dovere morale e giuridico. Diventa lecito cambiarle quando non sono giuste. La Commissione Contributo allo Studio Dalia Fano, Sergio Lainati, Alfonso Sassun errata Corrige Nell’articolo-recensione “Parole e abissi dell’anima di Israele” di Giovanna Rosadini Salom, dedicato al libro La Narrativa ebraica moderna di Gershon Shaked, pubblicato sul Bollettino di Giugno 2012, pag. 18, per un refuso redazionale è stato sbagliato il nome della casa editrice Terra Santa. Ce ne scusiamo. 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Israele: 00972 547664867 Arte Funeraria Monumenti Tombe di famiglia Edicole funerarie La qualità e il servizio che fanno la differenza Elia Eliardo Viale Certosa, 300 20156 Milano Tel. 02 38005674 Antica Casa di Fiducia ARTE FUNERARIA vasta esposizione con oltre 200 monumenti cantiere di lavorazione si eseguono preventivi gratuiti da oltre 50 anni al vostro servizio Onoranze funebri e trasporto in tutto il mondo Milano V.le Certosa, 307 Tel. 02.38.00.56.52 - 02.33.40.28.63 Cell. 335.49.44.44 [email protected] Vasto campionario di caratteri ebraici Note tristi MARMISTA Umberto Vitta Ester Vitta desidera ringraziare di cuore tutti coloro che le sono stati vicini, cercando di alleviare il grande dolore per la perdita del caro marito Umberto. Dal 15 maggio al 15 giugno sono mancate le seguenti persone: Benito Saporta Bruno Berrebi Nayereh Safar Nejad Lea Mandel Freddy Grunberg Louma Msica Samuele Dentes Sia la loro memoria benedizione. Edicole funerarie - sculture - bronzi m a rmi - monumenti per cimiteri spostamento monumenti per tumulazioni riposizionamento monumenti ceduti Autorizzato dal Comune di Milano PREZZI MODICI BANFI CESARE di Banfi Mario e Simona Viale Certosa, 306 - 20156 MILANO Tel. 02/38.00.90.45 Cell. 335/74.81.399 comunità Note Liete Noa Benyacar Il 14 febbraio 2012 / 21 Shevàt 5772, è nata Noa Benyacar, lo annunciano con gioia i genitori Daniela e Samuele, con Sarah, i nonni, gli zii, e tutta la famiglia vicina e lontana, che le augura un grande Mazal Tov. Le Benòt Mitzvà 2012 - 5772 Mazal Tov a Shayli Djerbi, Lea Foà, Sara Forni, Emma Jaffè, Martina Jarach, Allegra Jona, Chana Katri, Noa Levi, Anna Luzzatti, Sarah Suleyman, Emma Terracini che hanno celebrato il loro Bat Mitzvà in concomitanza con la festività di Shavuoth, nel Tempio Centrale Hechàl Agenda Luglio/Agosto 2012 David uMordekhai di via Guastalla. Auguri! CONCORSO FOTOGRAFICO 2012 CDEC - AEPJ Samuel Capelluto Mazal Tov a Samuel Capelluto che il 14 maggio 2012 ha messo i teffilin presso il Centro Modena di via Carlo Tenca. Claudio e Monica, con Miriam ed Esther ringraziano tutti i rabanim e tutti i cari amici presenti al lieto evento. EDOARDO ORTELLI Edoardo Ortelli il 10 maggio ha messo per la prima volta i Tefillin e sabato 12 maggio, in occasione del suo Bar-Mitzvah, ha letto la Parashà Emor al Tempio Maggiore di Milano. Felici e orgogliosi ne dan- Foto Mario Golizia Dall’alto, in senso orario: Noa Benyacar, le Benòt Mitzvà, Edoardo Ortelli, Samuel Capelluto no l’annuncio la mamma Paola Tueta, il papà Maurizio Ortelli e la sorellina Rachele. Alla gioia di tutti si unisco- no le nonne Ricki e Pili, i nonni Ganchi e Fellow, lo zio Davide, la zia Mima, tita Patti, tito Mao e Lorenzo”. Il concorso fotograf ico 2012 è stato lanciato! Seguendo il tema della Giornata della Cultura, il concorso si intitola quest’anno “Riso ebraico” (dal witz agli spettacoli dei bambini, dai travestimenti di Purim agli Shofar Hamorim dei campeggi giovanili, dai momenti di festa e di feste, al sorriso rubato a una nonna, un nipote o una amica... In uno scatto: ridere ebraicamente. Novità! Il concorso ha due sezioni: a) foto d’autore: fotografie originali realizzate direttamente dal concorrente. b) foto dal cassetto: fotogra- Acquista il meglio per i tuoi bambini su fie “di famiglia” inerenti al tema del concorso. All’indirizzo www.cdec. it/concorso_fotograf ico_2012.asp si possono scaricare il regolamento e il modulo di partecipazione, e ci si può iscrivere ondine. DEC: TALMUD TORAH NAZIONALE Il DEC organizza, dal 2 al 6 Settembre 2012, il Talmud Torah Nazionale indirizzato ai ragazzi in età di scuola media (11 14) delle piccole e medie Comunità e di coloro che non frequentano le scuole ebraiche di Roma e Milano. Fra gli obiettivi primari quello di riunire ragazzi da tutta Italia per un significativo momento di studio, cui verranno abbinate attività di sport, svago e divertimento. La condivisione di una esperienza del genere, permetterà ai ragazzi di conoscersi, o di ritrovarsi, rinnovando le opportunità di crescita e di socializzazione in ambiente ebraico. I ragazzi alloggeranno presso il Centro Morpurgo di Trieste dove avranno luogo anche le varie attività con la presenza di insegnanti e di madrichim qualif icati. L’iniziativa si inserisce in un progetto di collaborazione fra il DEC - UCEI e la Comunità di Trieste che, con la struttura del Centro Morpurgo di Opi- cina, conferma l’impegno a promuovere e sostenere le attività di aggregazione e formazione per i ragazzi. Quota di partecipazione: € 170,00 viaggio escluso. Info: Genny: 340 5546343, [email protected] Bando di cONCORSO Bando di concorso per il conferimento per l’anno 2012 di due premi di laurea promossi alla memoria del Prof. Maurizio Pontecorvo, uno di € 4.000,00 da destinare a laureati magistrali e uno di € 2.000,00 da destinare a laureati triennali, presso una Università italiana. Info: www.fondazionesapienza.uniroma1.it Nel tuo Carrefour Market di via S.Gimignano fai la spesa Kasher. Bimbi sempre eleganti e alla moda! Solo a d orabil i.com offre sconti Carrefour Market significa anche prodotti Kasher. Freschi, pasta, salumi, formaggi, carne surgelata e scatolame. Trovi sempre tutto quello che ti serve per la tua spesa quotidiana. 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In Africa del Nord, alcune famiglie rifiutano anche di mangiare la carne durante la sera di Shabbat che cade in questi giorni: si tratta dei fidiondos o hédiondos in giudeo-spagnolo, e rhanzine in arabo, discendenti delle famiglie sopravvissute alle distruzioni del primo e del secondo Tempio che, come tali, dovevano rispettare ancora più scrupolosamente questo periodo di afflizione. Molte sono anche le famiglie che, decidendo di astenersi dai prodotti animali in tutti i nove giorni, consumano a Shabbat carne acquistata prima del 1° di Av e mantenuta sotto sale o secca per conservarsi a lungo. In questo periodo non si assaggiano neanche frutti nuovi, perché la benedizione esprime la gioia di “aver potuto vivere in quest’epoca”, così come il pesce è bandito dalle tavole, in quanto simbolo tradizionale di un’occasione festosa. Il pasto che precede il digiuno del 9 di Av deve dunque attenersi a tutti questi principi, ma allo stesso tempo saziare a sufficienza per sopportare il giorno di digiuno completo. Quindi uova sode, lenticchie - cibo che simboleggia il lutto per il loro colore scuro -, magari cosparse di sale o di cenere, per ricordare la distruzione del Tempio. Addirittura alcuni mangiano torte immerse nelle ceneri del forno. Per concludere il digiuno, si prepara un pasto frugale, anche questo senza dolci, carne fresca, vino e pesce, a base invece di legumi secchi, zuppe e omelette, cucinati in modi diversi a seconda delle tradizioni. Parole ebraiche vxhtn Maiseh a cura di Roberto Zadik C he cosa significa maiseh? Non è un’offesa né un’esclamazione ma un termine yiddish, che in ebraico diventa ma’ase, per definire storie, racconti e aneddoti che nel mondo askenazita venivano raccontati spesso e volentieri. Abitudine, quella di tramandare fatti e leggende, magari in famiglia o nelle scuole rabbiniche, che da sempre ha caratterizzato il mondo ebraico in generale, tanto che questa parola ha origini antiche. Veniva utilizzata per definire quelle narrazioni popolari che erano vere, sì... ma non troppo. Leggende, fiabe o mezze verità? Forse i maiseh sono tutto questo e molto altro. Ci sono vari tipi di maiseh: ad esempio, riferendosi alla tradizione biblica, il Maaseh Bereishit è il racconto della Creazione. Nella letteratura ebraica, laica e religiosa, vari sono gli esempi di maiseh, da Singer, a Roth, fino ad Agnon. In particolare, quest’ultimo inizia molte delle sue storie con l’espressione maaseh shayah ovvero “storie realmente accadute”. Di questo si parla anche nel Talmud, a sottolineare l’importanza di questo termine, utilizzato anche nelle dispute legali della legge ebraica, fin dai tempi antichi. UN LIBRO È PER SEMPRE Non lasciate i vostri ricordi nel cassetto. È nata una nuova collana di libri scritti da voi e curati da noi con sapienza ed esperienza. Si chiama STELLE PER INFORMAZIONI Editore Andrea Jarach - [email protected] Responsabile collana Patrizia Masnini - [email protected] Tel. +39 02 349951 www.proedieditore.it c Per presentare la vostra azienda, la vostra attività, i vostri prodotti, alla Comunità Ebraica di Milano sono disponibili diversi media: il Bollettino della Comunità (20.000 lettori, tra cui tutte le famiglie ebraiche di Milano e provincia e un selezionato indirizzario nazionale e internazionale), Volantini da allegare al Bollettino, banner sul sito comunitario www.mosaico-cem.it (20.000 contatti al mese), la Newsletter del Lunedì (4000 destinatari ogni settimana) e le pagine del Lunario Nazionale (inviato a tutte le Comunità Ebraiche italiane) Info: Dolfi Diwald concessionario in esclusiva per i media della Comunità Ebraica di Milano 336 711289 - 02 483110225 (redazione) [email protected] www.mosaico-cem.it ph_Alessandro Pozzi Tishà beAv come È sul come che facciamo la differenza. Metteteci alla prova. Nel mondo sfuggente e complesso della finanza facciamo differenza con il metodo. Analizziamo aziende e mercati con disciplina e rigore; non seguiamo tendenze, mode né paure del momento. Per costruire fondi, gestire patrimoni e dare consulenza manteniamo lucidità e coerenza, sfruttando l’emotività e gli eccessi del mercato. È l’approccio controcorrente e distintivo di AcomeA. AcomeA SGR largo Donegani 2, 20121 Milano tel. +39.02.97685001 Numero Verde 800.89.39.89 www.acomea.it [email protected]