I ricordi di Carlo Vanzina: cinema e vacanze

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I ricordi di Carlo Vanzina: cinema e vacanze
Anno XIV - NUMERO 48 - AGOSTO 2011• periodico mensile gratuito • www.portorotondoweb.it
foto: Armando
I ricordi di Carlo Vanzina:
cinema e vacanze
L
e sue prime «vacanze a Porto
Rotondo» sono datate 1969.
Poco più che 18enne Carlo
Vanzina, il futuro regista figlio del
grande Steno, scelse la Costa Smeralda per l’estate post-maturità.
Con lui l’amico Marco Risi, figlio
del grande Dino, il regista del mitico
«Sorpasso». All’inizio si fermarono
a Porto Cervo, ma quando scoprirono Porto Rotondo trasferirono armi
e bagagli alla corte dei conti Donà
dalle Rose. Da allora Vanzina non è
di
Alessandro Pirina
più riuscito a dimenticare il borgo.
Per il re delle «vacanze di Natale»,
da 42 anni, l’estate fa rima con Porto
Rotondo. Un amore talmente forte da portarlo a scegliere il villaggio
anche per molti dei suoi tanti film.
«Sono innamorato di questo posto,
vi ho acquistato addirittura tre case
- racconta il regista -. Sono passati più di 40 anni, ma non potrò mai
dimenticare la mia prima volta. Era
l’estate del 1969 e con il mio amico
Marco Risi decidemmo di trascor-
rere le vacanze in Sardegna. Con la
Mini di mia madre prendemmo il
traghetto per Golfo Aranci. Poi, da lì
ci spostammo a Porto Cervo, all’hotel «Luci di la muntagna». A un certo punto qualcuno ci parlò di Porto
Rotondo. Io non la conoscevo, ma
decidemmo di farci un salto. Scoprimmo un posto da sogno. C’era lo
Sporting, si faceva il bagno nel porto
e, soprattutto, c’erano i locali notturni, il Tartaruga e il Sottocoperta.
Non abbiamo avuto dubbi e ci siamo trasferiti all’hotel San Marco, in
piazzetta. Andavamo in spiaggia a
Marinella, dove allora non c’erano i
tantissimi lettini di oggi. Ricordo che
si facevano i buffet sulla sabbia bianchissima, ci si divertiva da matti. Incontrammo Christian De Sica con il
fratello Manuel e da quel momento
Pietrangeli
trascorremmo tutta la vacanza insieme». Da allora Carlo Vanzina non ha
più tradito il borgo. «Una volta venni
con un compagno di scuola che aveva la casa un po’ fuori, verso Rudalza.
Ricordo che erano terminati i lavori
alla Casbah e mi chiesero di proporre
a mio padre se voleva compare una
casa sulla piazzetta. Non se ne fece
nulla, perché poi la prese Johnny
Dorelli. Quelli erano gli anni in cui
il cinema era di casa a Porto Rotondo. Ci venivano tutti. Ugo Tognazzi
e Vittorio Gassman, Paolo Villaggio
e Monica Vitti, Virna Lisi e Claudia
Cardinale, Renato Salvatori e Marco
Ferreri. Io frequentavo i Malagò, che
sono il punto fermo di Porto Rotondo. Oppure i fratelli Luca e Roberto
Valerio. Un anno, invece, quando ero
ancora “scapolo” tornai con + >
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Diego Abatantuono, che aveva preso
una casa, che io avevo ribattezzato la
“villa dei Satanassi”. Poi, 17 anni fa,
incontrai la mia futura moglie, Lisa, a
cui ho trasmesso il mio grande amore per Porto Rotondo. I primi anni
andavamo a Marinella all’hotel Abi
d’Oru, poi prendevamo una casa in
affitto, ma sette anni fa ho deciso di
comprarne una nel borgo. Un acquisto a cui ne sono seguiti altri due». La
passione, l’amore per Porto Rotondo
spesso lo ha portato a trasformare il
villaggio, come anche la Costa Smeralda, in set cinematografico. Fin
dai primi anni Ottanta la premiata
ditta Vanzina – Carlo il regista insieme al fratello Enrico lo sceneggiatore – hanno scelto il nord dell’isola
per i loro film del filone vacanziero.
La prima volta risale al 1983 per le
scene finali del primo «Vacanze di
Natale» con Christian De Sica, Jerry
Calà, Karina Huff, Stefania Sandrelli e
un giovanissimo Claudio Amendola
che dalla Cortina invernale si trasferivano in massa sotto il sole di Porto
Rotondo. A quel film ne sono seguiti
molti altri. Da «Piccolo grande amore» con l’esordiente Raoul Bova a
«Olè» che vedeva la star americana
Daryl Hannah alle prese con le gag di
Massimo Boldi e Vincenzo Salemme,
ma anche «Fratelli d’Italia» con De
Sica che, in vacanza a Porto Rotondo,
si finge miliardario per conquistare
Nathalie Caldonazzo, e «Un’estate al
mare», dove Gigi Proietti è un attore
smemorato nel teatro di Ceroli. E ancora Carol Alt nei «primi quarant’anni» di Marina Ripa di Meana, ex-Lante della Rovere, e Greggio, Gullotta,
Oppini, Fassari, Cinzia Leone e Monica Scattini dispersi sulla spiaggia di
Razza di Juncu in «Selvaggi». «Non
ho mai girato un film intero in Sar-
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degna, non ho un’opera totalmente
sarda ma mi è capitato spesso di scegliere Porto Rotondo, Porto Cervo e
le spiagge della Costa Smeralda per
diversi spezzoni. Alcuni ambientati
nell’isola, altri altrove. Per me la Sardegna è una terra che si presta a una
Hannah e Natalia Estrada. Insomma,
la Sardegna è stata più volte protagonista dei miei film. Come ho già
detto, non c’è un film sardo, ma forse
quello che rappresenta di più la Sardegna, le sue bellezze, i suoi colori è
«Piccolo grande amore», soprattut-
marea di situazioni. Scelsi la spiaggia
di Razza di Juncu per «Selvaggi», ma
la storia si svolgeva nel mare dei Caraibi. Punta Marana addirittura una
volta ha fatto da sfondo alle «Barzellette» messicane di Gigi Proietti,
un’altra è diventata il paese spagnolo
di «Olè» con Boldi, Salemme, Daryl
to nella scena in cui Raoul Bova esce
dall’acqua a Mortorio. Ma mi vengono in mente anche Carol Alt quando,
nei panni di Marina Lante, si butta
nella piscina dello Sporting in «I miei
primi quarant’anni» o il finale di Paolo Villaggio in «Io no speak english»
girato al Romazzino. O ancora Gigi
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di Alfonso De Roberto
Un check-up tira l’altro.
Alcuni anni fa qualcuno mi suggerì che forse sarebbe stato opportuno controllare il mio
stato di salute visto che qualche punto debole,
al cuore per esempio, sapevo di avercelo. Un suggerimento rimasto a
lungo fastidiosamente impigliato tra i miei pensieri sino a quando decisi
di rimuovere quello che stava diventando una sorta di rimorso.
Feci gli esami del sangue ed un emocromo per poter fornire al cardiologo qualche elemento in più sull’ambiente fisiologico frequentato dal
mio cuore. La telefonata, a metà mattina, mi prese di contropiede.
Era il laboratorio di analisi. Volevano sapere se ero diabetico. E quando mai! Con gli zuccheri mai avuto l’ombra di un problema. Ma lo spietato quanto cortese interlocutore mi mise spalle al muro: glicemia 358
e, aggiungendo sale alla ferita, mosse le transaminasi, fuori parametro
l’emoglobina glicata, il colesterolo ed i gamma gt. E siccome gli esami
non finiscono mai mi sottoposi ad altri accertamenti con catastrofici
risultati: il fegato ingrossato ed insaccato nell’adipe, l’aorta dilatata col
cuore in affanno, una piccolissima cisti ad un rene, la pressione ballerina. Insomma ero ufficialmente e seriamente ammalato e conseguentemente impegnato a risalire la china. Nel frattempo mi hanno diagnosticato un’anemia ed uno scompenso cardiaco, una cronica insufficienza
Proietti in «Un’estate al mare», dove
mi ha fatto piacere mettere in risalto il teatro Ceroli». Il sogno di Carlo
Vanzina è sempre stato quello di
realizzare un film western in Sardegna. «Purtroppo penso che rimarrà
un sogno. Ma, in futuro, chissà l’isola
potrebbe essere il set ideale per un
sequel di «Sapore di mare». D’altro
canto, qualora decidessimo di farlo la Costa Smeralda, Porto Cervo,
Porto Rotondo sarebbero una scelta
obbligata. La Sardegna è conosciuta
per la presenza dei nuovi ricchi, ma
in realtà non è solo quello. Ecco, non
mi dispiacerebbe raccontare le due
facce della medaglia. La Sardegna
che appare e quella che è». Intanto,
due anni fa, proprio dalla Sardegna,
la premiata ditta Vanzina ha ricevuto un importante riconoscimento: ai
due “fratellacci” del cinema italiano
è stata dedicata un’intera serata del
festival di Tavolara. Una rassegna,
per lo più, rivolta al cinema d’autore,
a quel mondo che non ha mai risparmiato critiche al cinema vacanziero
dei Vanzina. «Ho un ottimo ricordo
di quella esperienza. Ci accolsero in
modo molto affettuoso. Non c’eravamo mai stati, ma scoprimmo una
bellissima manifestazione. Peccato
che per il vento non fu proiettato il
documentario che avevamo realizzato sui nostri film». Già, ai Vanzina
fu dedicata un’intera serata al teatro
Michelucci di Olbia con la proiezione di due film, ma l’omaggio sull’isola
del sabato fu annullato per il forte
vento. E così nessuno ha potuto applaudire la loro docu-fiction «La vita
è buffa». A recuperarlo, chissà, magari anche il prossimo anno, potrebbe
essere l’amata Porto Rotondo, teatro
di tanti film e soprattutto di vacanze
[]
indimenticabili.
renale, una super prostata. E gli occhi son diventati indifeso bersaglio di
una trombosi. Cacio sui maccheroni, un’irridente psoriasi. E così, passato
a 23 pastiglie quotidiane, tra un’analisi e l’altra, un prelievo di sangue e
la consegna di un campione di liquidi organici ho finito per chiedermi
se non sia il caso di accertare anche lo stato della mia salute interiore,
quella che non si vede ma si sente come un tarlo.
Magari verrebbe fuori come certi valori non siano del tutto a norma. E
se avessi un tasso troppo alto di egoismo? E se un’inconsapevole presunzione stesse aumentando come il colesterolo? E se oltre che il ferro ed i
globuli rossi fossero in deficit anche la cortesia e l’attenzione per gli altri?
E se l’umiltà fosse in vertiginoso ribasso come l’emoglobina? E se troppo
spesso esprimo giudizi gratuiti su qualcuno che forse merita maggiore
attenzione e comprensione? E non dimentico troppo spesso di rifornirmi
di medicine dell’anima, magari solo una lettura, giusto per stare meglio?
Prima di sottopormi a visite ed analisi credevo che almeno la mia salute
fisica fosse accettabile.
Per ora non intendo sottopormi ad un check-up dell’anima anche se
per un credente il laboratorio di analisi è già bell’e pronto; è attendibile
e non si paga il ticket. Preferisco battere la strada più comoda e chiedere agli altri come va la loro salute. Sperando che non mi rispondano
«bene, grazie e tu?» perché quella non è una risposta ma un modo
di dire. E non tiene conto del fatto che tra un malanno fisico ed uno
interiore è davvero difficile scegliere. Meglio ignorare lo stato di salute e
minacciare: «Se mi chiedi come sto anch’io lo chiedo a te!».
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Un ET con pinne, muta e macchina fotografica, per raccontare le meraviglie della natura
Il buen retiro di Egidio Trainito, approdato sulle coste della
Gallura a ridosso dell’isola dei suoi sogni
“
Questa è la mia Isola. L’ho cercata a lungo
fino a quando l’ho trovata”.
Parla a bassa voce Egidio Trainito, come
se avesse paura di turbare la pace che regna nel
suo ufficio di Porto San Paolo. Un ufficio nella
penombra, rannicchiato a ridosso di Tavolara,
che sa di casa un po’ disordinata: tanti libri che
parlano di salvaguardia del mare, della natura,
di turismo compatibile, di conservazione delle
aeree protette. Libri con la sua firma. L’ultimo
è appena stato pubblicato. “Oggi è Tavolara
– scrive – ma lo è soltanto da un paio di secoli,
e anche tutte le altre piccole isole comprese nel
perimetro dell’Area Marina Protetta, a partire
da Molara, hanno cambiato nome nel corso
della storia”. Inizia cosi, con la storia dei nomi
dei luoghi, la sua bellissima guida “Tavolara,
Punta Coda Cavallo”. Una storia affascinante, di una cinquantina di pagine, che racconta
cose dei tempi passati e presenti passando in
rassegna tutte le cale, gli isolotti, i promontori, le isole, compreso qualche scoglio degno di
citazione, che fanno parte del ricco e spesso
misterioso, mondo di Tavolara che qualcuno si
ostina a chiamare (erroneamente secondo Trainito) l’Isola del Re. Ma questa è un’altra storia
più volte raccontata. Ricchi e dettagliati anche
i vari capitoli da “La Natura fuori dell’acqua” a
“La Natura sott’acqua”, da “Tutte le spiagge” alle
“Ragioni e Regole”. Una guida corredata ed arricchita da straordinari scatti d’autore da guardare e riguardare ancora alla scoperta di una
natura straordinaria sopra e sotto la splendida
area protetta. “Sono arrivato qui 27 anni fa
circa, avevo 37 anni, ma mi innamorai perdutamente di questo lembo di terra soltanto nel
’71. Mi ero organizzato per una vacanza alla
scoperta della natura, dopo aver letto un articolo di Fulco Pratesi che parlava di un progetto
per la salvaguardia della Sardegna. Sacco a pelo
e natura, natura e sacco a pelo. Mi ricordo il
paese di Sadali, sessanta gradi all’ombra, persone silenziose e generose. Con mangiate infinite
di porcetto al sapore di mirto, cotto lentamente
sotto terra. Vino genuino, da fare girare la testa,
serate indimenticabili”. “La Gallura? È stata una
delle ultime soste, allora. Un salto a Santa Teresa, quando ancora Santa Riparata non esisteva.
E c’era, ricco, dai mille colori, soltanto un ristorante all’ingresso del paese. La Gallura – Porto
San Paolo per l’esattezza - è stata una scelta di
qualche tempo più tardi. Una scelta che definirei razionale, di carattere socio economico. Poi
la scoperta di Tavolara. Che per me non è un
luogo fisico ma uno stato d’animo. Uno stato
felice, irrinunciabile”.
Nato a Padova, padre siciliano, mamma cadorina, Egidio Trainito è sardo nell’anima.
Anzi, ormai definitivamente, gallurese. “Quando l’aereo sorvola Costa Corallina – dice - mi
sento già a casa. Come ET che mette insieme
le iniziali del mio nome. Una scelta voluta dal
destino? Forse”. La Gallura e il suo mare: “Un
mare bello dappertutto. Sopra e sotto coi suoi
fondali straordinari che riservano sempre nuove sorprese. Un mondo tutto da scoprire, diverso secondo le zone. Popolato da pesci e fauna
unici. Un mare che consola”. Autore di guide e
comunicazioni scientifiche e di opere divulgative in campo naturalistico e geografico, Trainito
ricorda in particolare “Sardegna, mare protetto”, con le più belle immersioni nelle
aeree marine protette e “Viaggio in
Gallura”. Ci sono voluti vent’anni
di fabbrica prima di sbarcare nel
paese in riva al mare di Gallura,
in un’Isola che “non è luogo ma
uno stato della mente”. “Perché sono venuto qui? Perché
stanco di tanti anni di lavoro
sempre uguale, di cielo colore
grigio, di nebbia. Cosi ho pensato,
e pensato ancora. E mi sono inventato, letteralmente inventato un
mestiere. Ho aperto un centro di
sport subacqueo a Porto San Paolo. Dal 2000 sono comunque un
uomo
libero. E mi dedico alla ricerca, alla salvaguardia
del mare, alle guide turistiche. Come, appunto,
“Tavolara” con la consulenza di Augusto Navone, direttore dell’area marina protetta di Tavolara-Capo Cavallo e con le illustrazioni create,
si puo dire, in famiglia.
“Da mio figlio Stefano” - dice con una punta
di orgoglio Egidio che è anche un felice nonno
di due “bellissimi nipotini”.
“Ho fatto tutto da bambino” confessa con un
sorriso. “Non sto mai fermo ma i miei progetti
sono sempre di breve termine. Sempre. Cominciano e finiscono subito”.
E dopo i due ultimi libri – “Tavolara” e “Sardegna mare protetto” appena pubblicati?
“Non mi fermerò di certo. Farò altro ancora.
E ancora”. Un giusto riconoscimento gli è venuto da Rai 1 che gli ha affidato l’incarico di consulente per i programmi di “Linea blu” anche
per quanto riguarda servizi non legati alla Sardegna. Orizzonti professionali più vasti? Certamente, “Ma… quando l’aereo sorvola Costa
Corallina, mi sento a casa come ET.
Martine Frey
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Travolta da una terribile faida familiare, morì latitante uccisa dalla tubercolosi
Una banditessa sarda: Paska Devaddis, Regina di Orgosolo
S
ul Supramonte, nel cuore aspro del Gennargentu, a novembre del 1913 era già pieno inverno. Le notti erano piene di stelle e
la neve imbiancava i picchi della montagna.
Non c’era vento, la notte del 6 novembre. Si
sentiva chiaramente il bramire delle volpi affamate che i fuochi dei pastori ricacciavano
nelle tane. Dagli ovili a valle si udivano latrati
di cani. Nessuna voce umana: sembrava che il
buio avesse attutito anche lo scorrere del vicino torrente. La fanciulla stava supina, adagiata su una giaciglio di frasche in fondo alla
caverna: non avvertiva neppure il calore
del fuoco. Febbricitante e madida di
sudore, pensieri sconnessi e ricordi
confusi andavano via via attenuandosi nella sua mente. Quando gli occhi
della giovane si chiusero per sempre,
i sei uomini che le stavano intorno la
coprirono in silenzio con un lenzuolo
di lino candido e una pesante coperta
d’orbace. Spensero il fuoco buttandovi
sopra dell’acqua. Deposero la giovane
su una lettiga di frasche, la sollevarono dal pavimento di pietra della
grotta e uscirono nella notte. Erano
banditi, quegli uomini. E anche lei,
Paska Devaddis di Orgosolo, era un
bandito. Una banditessa. Il gruppetto camminò per più di tre ore,
scendendo dalle montagne fino
alle prime case di Orgosolo. Gli uomini si fermarono davanti alla porta della casa dei genitori di Paska.
Non ci fu bisogno di bussare:
la porta si aprì silenziosamente. I
sei, portata
dentro
la giovane donna
ormai fredda e
pallida come il marmo,
l’adagiarono su un grande tavolo, con i piedi rivolti alla porta:
pronta a proseguire il suo viaggio verso
l’eternità. Salutarono con un gesto della testa
l’ombra oscura che si era staccata da una parete,
baciarono la moribonda sulla fronte e uscirono
in fretta. II dovere era stato compiuto: secondo
la tradizione, chi vive fuori dalla legalità e muore in latitanza dev’essere restituito alla famiglia.
All’alba, i primi a visitare la casa di Paska furono
i carabinieri e il medico del paese chiamato per
certificare davanti alla legge la morte della giovane, vissuta alla macchia per più di un anno.
Dal referto medico risulterà che Paska Devaddis
era morta per tubercolosi e che aveva conservato intatta la propria verginità. Ma chi era Paska
Devaddis? Per la leggenda popolare fu «Reina
dì Orgòsolo e de bandidos sorre e sentinella. De
sa disamistade in sa burraska in sa notte orgolesa fìd istella. Paska Devaddis, reina e bandida»
(«Regina di Orgòsolo, sorella e sentinella dei
banditi. Nella burrasca della faida fu la stella
della notte orgolese. Pasqua Devaddis, regina
e banditessa».) Così la presenta l’antropologo
sardo Michelangelo Pira nel suo radiodramma
intitolato appunto “Paska Devaddis”. Certo fu
una donna dal carattere forte e dal cuore caldo,
trovatasi protagonista, suo malgrado, nella disamistade, l’inimicizia che de- cimò, dai primi
anni del secolo
sino alle
“paci” di
Posada nel 1916,
le due famiglie orgosolesi dei Cossu e
dei Corraine e le famiglie loro alleate, fra cui
i Devaddis. La disamistade di Orgòsolo iniziò
ufficialmente con un morto ammazzato, il 3
aprile del 1905, e terminò nell’agosto del 1916,
11 anni e 20 morti dopo, quando le autorità
riuscirono a convocare nelle campagne di Posada i capi delle fazioni in lotta. Alla cerimonia
di riappacificazione, i sopravvissuti giurarono
di non combattersi più. Paska Devaddis, poco
più che bambina, era entrata nella faida nel
giugno del 1912. Aveva assistito all’omicidio di
un giovane, Antonio Succu, ucciso a pallettoni
davanti alla madre, alla nonna centenaria e alla
sorella Mariangela: quest’ultima fece il nome di
Paska tra quelli delle persone che aveva riconosciuto tra gli assassini. Scattato per lei il mandato di cattura, Paska decise di prendere la via dei
monti. Dalle allegre compagnie femminili, dalle
feste paesane in compagnia del fidanzato, dalle
serene abitudini di una casa agiata e un tempo
benvoluta la ragazza passò a una vita durissima e insicura condivisa con altri latitanti il cui
unico intento era eliminare i propri nemici con
rapidissime discese in paese: ominìas, “cose da
uomini”, alle quali, in breve, partecipò anche
Paska, un’ottima amazzone con nelle vene
il sangue caldo dei Devaddis. Durante la
disamistade aveva assistito all’arresto
del fratello Battista, accusato di omicidio, e alla morte di un altro amato
fratello, Francesco. Quest’ultimo
fatto aveva gettato Paska in uno
stato di profonda prostrazione,
peggiorato dall’arresto, pochi
mesi dopo, anche del padre
Giuseppe, anche lui accusato di
omicidio. Tutto l’attaccamento
alla famiglia e l’orgoglio ribollivano nell’animo della giovinetta, le cui scorribande sui monti
le diedero un’aura di leggenda.
Si ricorda, per esempio, la vicenda di due giovani carabinieri che,
saputo che fra le montagne del
Supramonte si nascondeva una
giovane banditessa, dissero che se
l’avessero trovata le avrebbero infilato le mani sotto la gonna. Se
la trovarono davanti una mattina alle prime luci. «Mi mandano a dire dal paese», disse
loro, «che due carabinieri
mi stanno cercando
per sollevarmi le
gonne. Siete
voi, per
caso?».
I due
militari non
ebbero
neppure
il tempo di
impugnare le
armi che i loro
berretti già volavano
via tra i cespugli colpiti da
due colpi ben indirizzati. Stupiti di ritrovarsi vivi e senza un graffio, se la diedero a gambe.
Raccontarono a tutti dell’incontro, dicendo che
Paska, donna bellissima e bruna di capelli, era
apparsa all’improvviso come una visione nella
luce dell’alba e aveva sparato senza neppure alzare il fucile all’altezza della spalla. Giovane e
infelice, Paska. Morì di tisi a neanche vent’anni, e si tramanda che fu sepolta con l’abito nuziale che non aveva mai indossato. Incarna il
prototipo della donna-bandito della Sardegna
più arcaica, un esempio di coraggio per la scelta
di vita condotta fuori dalla legge, ma in piena
libertà: Paska Devaddis suscita ancora oggi una
sorta di ammirazione, senza che si possa con
certezza affermare se fosse una pericolosa banditessa o una vittima innocente dell’odio.
Maria Luisa Floris
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Alla scoperta dei segreti del nuraghe di Porto Rotondo
Un’archeologa gallurese per il recupero di Punta Nuraghe
I
mponenti, affascinanti e maestosi i nuraghi. Ma anche
misteriosi, e da ciò, in parte, deriva anche il loro fascino.
Infatti non tutti sanno a cosa servivano, quale fosse la
loro funzione.
Qualcuno ha ipotizzato che potessero servire come
abitazioni. Qualcun altro afferma che erano dei fortini
militari. E naturalmente non mancano i sostenitori della
teoria che non fossero altro che dei magazzini. In realtà,
erano tutto questo. Paola Mancini, archeologa di 36 anni,
gallurese, vive a Loiri. Si è interamente dedicata allo studio
della civiltà nuragica, e da dieci anni mette a disposizione
la sua passione al servizio della Soprintendenza ai beni archeologici come collaboratrice esterna ed ha condotto gli
scavi del villaggio nuragico di Lu Brandali a Capo Testa, a
Luogosanto, a Serri, nei pressi di Barumini. In autunno la
attendono due lavori molto importanti: una scavo a Tavolara sulla civiltà di Monte Claro e poi quello di Punta Nuraghe, a Porto Rotondo.
Sarà lei, infatti, a guidare l’equipe che lavorerà per riportare all’antico splendore il nuraghe dell’omonima punta. E dunque questa schiva “donna degli stazzi” (come si
autodefinisce) avrà un ruolo molto importante: dalla sua
attività, dalla sua capacità e dal suo acume dipenderà la
ricostruzione storica e forse anche fisica del millenario monumento, l’unico che può vantare Porto Rotondo. Gli scavi
dovrebbero iniziare a ottobre o giù di lì, nel frattempo la
dottoressa Mancini spiega a cosa servivano i nuraghi, affinché i portorotondini abbiano consapevolezza dell’importanza della straordinaria operazione culturale.
«Il nuraghe è il monumento simbolo della civiltà
sarda, sia perché è il più importante sia perché è
presente in gran numero; si parla di 8 mila nuraghi, ma penso siano stati molti di più. Nel tempo ha
svolto diverse funzioni ma certamente sono nate
come abitazioni».
Chi vi abitava?
«Gli studi effettuati sulla civiltà nuragica ci fanno pensare che fosse paritaria, ovvero priva di re,
o capi. Ma esistevano certamente dei clan, delle
famiglie eminenti, che possedevano il nuraghe. Attorno alla struttura megalitica, si sviluppava poi la
costruzione di un villaggio di capanne dove dimoravano tutti gli altri».
Perché sono così numerosi?
«Perché probabilmente l’isola aveva una densità
abitativa più elevata soprattutto nelle campagne.
Non esistevano città e i nuragici costituirono una
civiltà basata su un sistema abitativo diffuso, con
collegamenti capillari. Era gente pacifica e ciò è
attestato dal fatto che non siano stati mai trovati
reperti distrutti da incendi. Nessuna traccia di devastazioni. Quindi i nuraghi non erano fortini, anche
se ovviamente c’erano delle strutture collocate in
posizioni particolarmente strategiche e di confine
che erano deputate al controllo e quindi probabilmente prevedevano lo stanziamento di una guarnigione».
Case e fortini. Anche luoghi di culto?
«Nell’età del bronzo direi che questa ipotesi sia
da escludere, salvo forse alcune eccezioni. Nell’età
del ferro, quindi successivamente, invece i nuraghi
vennero abbandonati dai sardi, che non vi abitarono più, preferendo le abitazioni certamente più
fragili ma anche più comode e più luminose. Ma
lì dentro veneravano i loro avi, capivano che quei
monumenti, qualche secolo prima, erano stati il
fulcro della vita della loro civiltà. Divennero dunque
luoghi sacri e come tali li conservavano e li custodivano».
Qual è la struttura tipica di un insediamento
nuragico?
«La torre semplice; la torre centrale con il villaggio nuragico antistante; la torre centrale, un bastione, e poi altre due, tre, quattro o cinque torri, e
infine il villaggio. Oppure, la torre centrale, il bastione con le torri e un ulteriore bastione. E il villaggio
sotto. Quest’ultima tipologia è ovviamente la più
maestosa: il nuraghe Losa, ad Abbasanta, ne è un
bell’esempio».
Qual è la particolarità del nuraghe di Porto
Rotondo?
«Verso la fine dell’età del bronzo i nuragici si aprirono al mondo e al commercio con gli altri popoli.
Reperti di quella civiltà sono stati rinvenuti in Etruria, a Creta, in Sicilia e così via.
Erano ottimi navigatori, ed è ormai smentita la
vecchia ipotesi dei nuragici timorosi del mare.
Non penso sia sbagliato identificar-
li con i leggendari Shardana, i popoli del mare. La
zona intorno a Olbia era uno dei principali snodi
marittimi della Sardegna, già da allora. Il golfo di
Cugnana molto probabilmente era utilizzato come
porto di imbarco e sbarco e il nuraghe di Porto Rotondo era la torre di controllo dell’area: si gode una
visuale stupefacente, da lassù. Faremo lo scavo per
dare la possibilità al nuraghe di parlarci: dovrà dirci
perché è stato fatto, che relazioni aveva con il resto
del territorio: era un avamposto? Sembra di sì. Infatti il nuraghe più vicino si trova nei pressi dell’Iperstanda, dunque a diversi chilometri di distanza».
Paola Mancini, ci parli di sé. Come è nata questa passione per l’archeologia?
A nove anni sono andata in gita a Tharros, con la
mia famiglia. Rimasi affascinata da quel luogo, ne
venni travolta. Iniziai a leggere molto: a 10 anni lessi
Giovanni Lilliu, tanto per fare un esempio.
Mi sono laureata a Cagliari in lettere antiche e
poi ho conseguito la specializzazione in archeologia
a Firenze. Subito dopo feci il primo scavo a Santa
Teresa. Mi considero una persona fortunata: faccio il lavoro che mi piace. Mi stimola capire cosa
nascondono i reperti archeologici, soprattutto del
neolitico e dell’età preistorica, di cui si sa poco. Anzi,
sono maggiori le zone d’ombre rispetto ai punti
luce, riguardo quell’età.
Quindi si lavora per ipotesi, che naturalmente devono basarsi su supporti scientifici. Diciamo che fare
uno scavo è un po’ come
indagare su una scena del
crimine, senza ovviamente
la truculenza, né la pressione di dover scoprire, a
tutti i costi, dei colpevoli
da assicurare alla giustizia. Ma l’atteggiamento è lo stesso: ci
sono cose da capire,
cose da confermare,
cose da ricostruire
con l’intuito, la cultura, la prudenza. Tutto ciò è
estremamente stimolante».
Claudio Chisu
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Faccia a faccia con Gesuino Achenza, assessore ed avvocato nel pool di Gianni Giovannelli
Deleghe che pesano: Sport, Università, Giustizia e Spettacolo
“
Sono ottimista per natura”.
Filosofia di vita? “Meglio
matti che piatti che vuol dire
meglio un po’ bizzarri che pallosi”.
Un sogno nel cassetto? “Ce l’ho. Restituire il mare alla città e fare degli
olbiesi dei cittadini che amano e
praticano il mare”. Gesuino Achenza, cinquantaquattro anni, aspetto
giovanile e sbarazzino “senza trucco
e senza inganno” ha idee
molto chiare sui suoi obiettivi come nuovo assessore
al Comune di Olbia con
deleghe per quattro poli:
sportivo, universitario, giudiziario e dello spettacolo.
E potrebbe parlare per ore
di ciò che vorrebbe per la
“sua” città. “Perché – spiega
– io penso che se ti hanno
affidato un incarico, ti devi
impegnare dando il meglio
che puoi.” Decisamente
meno entusiasta quando
si tocca la sfera del privato.
Un gentilissimo no ed un
diplomatico grazie, accompagnati da un sorriso “Cose
da raccontare – dice- ce ne
sono tante, ma siamo sicuri
che interessino a qualcuno?”. Legale del Consorzio
di Portorotondo dalla fine
degli anni Ottanta guarda al
Villaggio con una certa nostalgia del passato “Intanto
perché faccio i conti con
gli anni e poi perché certi
ricordi mi emozionano ancora. Penso alla spiaggia Ira
col canneto che vi si affacciava, alle passeggiate per
la Casbah dove ti ritrovavi
fianco a fianco con attori e
personaggi del jet set e non
con i loro body -guard”. Ieri
di casa, oggi frequentatore meno assiduo, Gesuino Achenza
reputa il Villaggio il fiore all’occhiello
del turismo olbiese. “Per me – dice resta sempre un esempio a cui guardare ed il Consorzio in questi anni ha
svolto un’attività di riqualificazione
atta a dare maggior godimento del
Borgo per tutti i frequentatori, non
solo i turisti.” Ma Portorotondo e
Rudalza sono realtà integrabili? “Assolutamente si – afferma il politico
– Direi anzi che è una necessità non
solo un auspicio. Occorre far crescere Rudalza dotandola di servizi
proprio per dare la possibilità che il
Borgo non debba essere oggetto di
colate di cemento ma di servizi e collegamenti viari migliori”. Protagonista di un anno politico effervescente
che ha portato, dopo quindici anni,
il centrosinistra al governo della città
l’assessore Achenza, lunga carriera
politica alle spalle, ha oggi un ruolo
di rilievo e di esperienza in una Giunta giovane e piena di slancio “Ho
fatto il consigliere comunale dall’ottantacinque ininterrottamente per
dieci anni. Finita l’esperienza con la
Dc, politicamente parlando , pensavo di aver appeso le scarpe al chiodo
mente un rinnovamento ma le capacità di un amministratore non si
individuano nell’età anagrafica. Non
c’è dubbio che i giovani vedano le
cose in maniera diversa. Ascoltarli
significa arrivare alla soluzione dei
problemi in maniera più rapida”.
Quattro le deleghe che interessano il
suo Assessorato, con tante differenze ed altrettanti input sui quali lavo-
e mi sono dedicato solo all’attività di
avvocato. Invece nel 2005 mi è stato
chiesto di candidarmi per il primo
consiglio della neonata Provincia”.
Così è ripartita la sua avventura politica .“Sono stato eletto nelle file della
maggioranza mentre l’anno scorso,
nello scontro diretto come candidato alla Presidenza della Provincia
fui sconfitto dal senatore Sanciu”.
Ma l’avvocato prestato alla politica
è contrario alle “medagliette appiccicate al petto” e ai doppi incarichi
“Credo che la carriera non sia fatta
di una sfilza di titoli – dice - e perciò
dopo la recente elezione in Consiglio
Comunale e il mandato come Assessore mi son dimesso da consigliere
provinciale”. Ora il confronto con il
cambiamento “C’è stato effettiva-
rare. “Partendo dall’Università si può
affermare che Olbia ha necessità di
investire in cultura – attacca Achenza. – Collaboriamo con l’Università
di Sassari per modificare e arricchire i corsi esistenti in città: abbiamo
l’obiettivo di trovare una sede adeguata”. Lo sport:” Ho un rapporto
molto radicato con lo sport anche se
a livello amatoriale – dice Achenza -.
Olbia è una fucina di giovani talenti,
oltre che nel calcio negli sport minori come il ciclismo, il surf, la vela ed
altri ancora. Ciò su cui si dovrà lavorare è cercare spazi e dare una mano
per superare i problemi dell’insularità che a loro volta si riflettono sulla
mancanza di un confronto a livello
agonistico.” “Per quanto riguarda,
invece, la delega al Polo giudiziario
quella, credo, mi sia stata affidata per
l’esperienza professionale – afferma
l’Assessore. – Avrò rapporti stretti
con gli organi giudiziari attuando una
collaborazione proficua per migliorare la situazione”. Infine lo spettacolo, con una doverosa premessa. Non
essendo stato possibile effettuare
una programmazione estiva sia per
l’impossibilità di reperire fondi sia
per il breve tempo passato
dal momento in cui si è insediata la Giunta punteremo a pochi eventi, di poco
costo, ma di grande qualità
– promette Achenza”. Portorotondo entra in gioco a
pieno diritto. “ E’ doveroso,
per noi, cercare di reperire
fondi per ultimare importanti strutture come l’Anfiteatro Ceroli dove da anni si
ospitano eventi di cui anche
la città di Olbia gode. Poi ci
sono il teatro Michelucci e
il Museo Archeologico che
meritano di essere utilizzati
a tempo pieno”. Ed è proprio qui che si apre un altro
importante capitolo, tutto
dedicato al mare. “Quando
ci sarà possibile effettuare
una programmazione vera
e propria molti dei miei
sforzi saranno dedicati a
realizzare eventi mirati ad
avvicinare la città al mare,
dagli spettacoli alle manifestazioni sportive. Magari
anche dei giochi tra quartieri. Un po’ come i vecchi
giochi senza frontiere però
a livello cittadino. Mi pare
impossibile che una città
con tre miglia di splendido
golfo non sfrutti queste potenzialità”. Distese blu, turchesi e verde smeraldo: per
Gesuino Achenza il mare è emozione
e vita. Tanto che a parlarne gli occhi si
illuminano e, finalmente, esplodono
i ricordi. Come la traversata a nuoto
dalla spiaggia di Marerocce fino a
Capo Ceraso “Diventammo famosi
a livello nazionale – ride l’Assessore
– perché uscì un articolo su un quotidiano. Tutti ci contattavano perché
partecipassimo ad altre traversate”.
“Se non avessi fatto l’avvocato ( o il
medico come avrebbe voluto mio
padre) avrei voluto vivere dal mare”.
Ed essere? “ Che so, per esempio un
pescatore. E se ci fosse la possibilità di vivere un’altra vita, sotto altre
sembianze, allora non c’è dubbio:
vorrei essere un delfino”. Un legame
profondo. Com’è profondo il mare.
Viviana Montaldo
A
ncora cabaret per le notti calde dell’estate portorotondina.
Dopo il successo di Dario Vergassola
della scorsa stagione, sarà la volta (il 18 agosto alle
21:30 al Teatro Ceroli) di un brillante Marco Marzocca che debutta col suo divertente recital “Ciao
Signò”, un lavoro ricco di novità ed animato dai
più apprezzati pezzi del repertorio cabarettistico..
Le “svampatissime” vicende di Ariel (il domestico filippino di casa Bisio, reso celebre da Zelig), i
folcloristici racconti dell’ex pugile Cassiodoro e le
inenarrabili memorie del Notaio potranno esser
rivissute dal pubblico con l’appassionante e magica ritmica del tempo teatrale, ben più emozionante di quello televisivo.
La grandissima capacità d’osservazione, acquisita e sviluppata da Marzocca nel corso della sua
quindicennale carriera artistica, si manifesta nella caratterizzazione, assolutamente universale,
dei suoi personaggi davanti ai quali lo spettatore
esplode in una risata immediata perchè immediata ne è la percezione. La cadenza cantilenante ed
assecondante di Ariel, il rintronamento di Cassiodoro, il continuo rimbrottare del Notaio sono in
realtà quegli stessi elementi che lo spettatore individua nelle persone con cui si confronta nella società odierna, multietnica e più varia che in passato. La presenza di un attore comico della portata
di Stefano Sarcinelli (tra l’altro anche stimatissimo
autore di testi televisivi), e quella di un brillante
cantautore come Max Paiella molto amato dal
pubblico radiofonico per le geniali “serenate coniglie” ed approdato di recente a “Zelig Off”, siglano
la certezza di un prodotto ben congegnato e confezionato appositamente per dare agli spettatori
tante e tante risate, restando comunque godibile
da tutte le fasce di età perchè certamente spurio
da volgarità ed eccessi di ogni tipo.
Nato a Roma, 49 anni, farmacista, laureato con
una tesi sulle “alfamilasi pancreatiche” Mazzocca
inizia a lavorare in televisione nel 1994 come comico nel programma Tunnel su Rai 3 al fianco di Corrado Guzzanti, con cui in seguito recita in diversi
spettacoli teatrali .Il grande successo televisivo lo
raggiunge negli anni duemila con la serie televisiva
Distretto di Polizia, dove interpreta l’ingenuo poliziotto Ugo Lombardi. Nonostante la notorietà,
continua per alcuni anni a lavorare nella farmacia
di famiglia. In quegli anni conosce in una chat una
donna colombiana, con cui si sposa nel 2000 e
da cui ha due figli; Marzocca ripropone la sua vicenda personale in Distretto, facendo vivere una
storia analoga al suo personaggio. Nel 2003 ha
partecipato a Raiot - Armi di distrazione di massa.
Nel 2006 è nel cast della serie di Rai 1 Raccontami,
con la regia di Riccardo Donna e Tiziana Aristarco,
nel ruolo del sacerdote Padre Negoziante. Sempre
dal 2006 è nel cast di Zelig, dove interpreta Ariel,
un curioso collaboratore domestico filippino di
Claudio Bisio, a cui dall’edizione 2008 affianca
il personaggio del Notaio. Sulla televisione
satellitare ha commentato la seconda stagione di Takeshi’s Castle
insieme a Stefano Sarcinelli. Attualmente è
attore nel programma
Gamebuster in onda su
GXT. In radio partecipa
saltuariamente alla trasmissione 610 (sei uno
zero), condotta e realizzata da Lillo & Greg
su Rai Radio 2.
Nel 2011 accresce
la propria popolarità
interpretando lo spot
della TIM con Bianca
Balti e Neri Marcorè. Il
brillante attor comico
vanta delle straordinarie credenziali che, seppur sommariamente, è
bene ricordare.
Televisione: “Zelig”
Canale 5 prima serata,
dal Teatro degli Arcimboldi di Milano condotto da Claudio Bisio
e Vanessa Incontrada.
Interpreta le avventure
di Ariel e del notaio. A
partire dal 2000 nove
edizioni della Fiction
di Canale 5 “distretto di
polizia”, “Raccontami”,
Fiction, RAI 1 prima serata, “Gamebuster”, Satellite Tematico, sketch ideato, scritto ed interpretato
da Marco Marzocca. “Bulldozer” programma comico-satirico - Rai 2, condotto da Federica Panicucci ed Enrico Bertolino; “Takeshi Castle” Satellitare, commenti e sketches di Marco Marzocca e
Stefano Sarcinelli. “BRA” seconda serie - Rai 3; “Il
Caso Scafroglia” striscia comico satirica di e con
Corrado Guzzanti; “Ottavo nano” Rai 2 (nel ruolo di Sturby) “Pippo Chennedy Show” Rai 2 (nel
ruolo del Notaio); 1994 “Tunnel” Rai 3 (nel ruolo
di Mikelino accanto alla parodia del Tg4 di Emilio
Fede interpretato da Corrado Guzzanti)
Teatro: 2009/10 “Corrado Guzzanti Recital” di
e con Corrado Guzzanti, con Caterina Guzzanti;
stagione teatrale 2008/09 e 2009/10: “Da giovidi’
a giovidi’” esilarante commedia di Marco Marzocca, Federico Andreotti e Stefano Sarcinelli;
2008/2009/2010 “Marco Marzocca Recital 2008”
di M.Marzocca, F. Andreotti. Stagione teatrale
2007/08: “Don Chisciotte
senza
esagerare” con Paolo
Migone e
Marco Marzocca, regia di
Laura Cantarelli; 2006/07 “Recital” con Marco
Marzocca, Max Paiella e Fabio Ferri; 2003/04 “Ma
e’ possibbole?” di M.Marzocca ed altri;1997/98
“La seconda che hai detto” spettacolo di e con
Corrado Guzzanti; 1996/97 “Millenovecentonovantadieci” spettacolo di e con Corrado Guzzanti
Radio: 2006 - NIC Radio 2 condotto con Max
Tortora; 2003 “Rassegna stramba” condotto con
Antonella Condorelli.
Cinema: 2007 “Mi fido di te”, regia di Massimo
Venier; 2006 “Fascisti su Marte - Una vittoria negata” regia di Corrado Guzzanti e Igor Skofic;. 2003
“Bell’Amico”, regia di Luca D’Ascanio; 1994 “SPQR
2000 e mezzo anni fa”, regia di Carlo Vanzina.
Info e Biglietteria:
UN MONDO DI EVENTI
Via Punta Lepre, 37 - PortoRotondo - Tel. 0789/34114
Recital di MARCO MARZOCCA - costo biglietto: euro 10,00
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31 Agosto 2011 - Teatro Ceroli ore 21:30 - Insieme un maestro del jazz e la prima orchestra sarda di musica leggera
Fabrizio Bosso e GB Orchestra, un incontro musicale di alto livello
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Un incontro tra due tra i più interessanti musicisti del panorama musicale italiano. L’amicizia tra Fabrizio
Bosso e Giorgio Baggiani ha radici
lontane, infatti entrambi hanno studiato con il grande Maestro Pierre
Thibaud, vero punto di riferimento
per i trombettisti di tutto il mondo.
Fabrizio Bosso infatti è stato suo allievo negli anni’80 presso l’Accademia
di Saluzzo (To) e Giorgio Baggiani,
che in quel tempo studiava a Parigi,
era l’assistente di Pierre Thibaud. Subito nacque una grande amicizia tra
Giorgio e Fabrizio una amicizia che,
consolidata negli anni, ha portato
poi alla realizzazione di numerosi
progetti musicali e inviti nella terra
di Sardegna che hanno sempre visto
Fabrizio Bosso protagonista indiscusso della Tromba Jazz in numerosi festival e rassegne, tra le più prestigiose
del panorama musicale regionale. La
Tromba solista, accompagnata dall’orchestra Jazz ha radici lontane, che
iniziano negli anni d’oro dell’epoca
dello swing, ovvero quei meravigliosi
anni’ 40, che videro le Big Band protagoniste della scena musicale con
grandissimi compositori e arrangiatori quali Duke Ellington, Count
Basie, Glenn Miller solo per citarne
alcuni. Grazie alla prodigiosa tecnica
musicale e strumentale di alcuni tra
i trombettisti più famosi la tromba,
che prima era considerata uno strumento principe della Big Band, iniziò
a entrare nel cuore del grande pubblico grazie ad alcuni Trombettisti
quali Rafael Mendez e Harry James,
che, dotati di particolare tecnica e
musicalità imposero lo strumento
quale solista con l’orchestra. Si costituì quindi un repertorio adatto al
grande pubblico incentrato sia sulla
liricità adeguata alla Tromba che alla
vera e propria musica da ballo e intrattenimento. Il progetto Fabrizio
Bosso – GB Orchestra ripercorre
le varie fasi musicali che portarono la Tromba ad essere considerata
lo strumento principe della storia
del jazz. Gli arrangiamenti proposti
prevedono il repertorio jazz più conosciuto dal grande pubblico quali
standard di Duke Ellington, Count
Basie, Glenn Miller, magistralmente adattati per la grande musicalità
interpretativa di Fabrizio Bosso che
avrà modo di svilupparsi attraverso
un percorso musicale di indiscusso
interesse.
Shaker Song, Gordon Houg - Jumpin’ at the Woodside, Count Basie – Basically Blues, Greg Mayson
– Shiny Stockings, Sammy Nestico
– Moonlight Serenade, Glenn Miller
- 720’ in the Books, J.Watson – Basie
“Straitht Ahead”, Sammy Nestico Moten Swing, B.Moten - Peter Gunn,
H.Mancini – Canadian Sunset, Eddie
Eywood, sono solo alcuni dei brani
proposti nel programma musicale
della serata.
Fondata e diretta da Giorgio Baggiani, docente di Tromba al conservatorio di Cagliari e Vicedirettore
della Scuola Civica di Musica di Cagliari, nipote del celebre direttore
Berto Pisano, è la prima Orchestra di
Musica Leggera in Sardegna composta da professionisti. L’organico prevede la sezione ritmica composta da
Pianoforte, Chitarra, Basso e Batteria
e la sezione fiati composta da Trombone Tenore, Tromba, Sassofono
più alte cariche Istituzionali della
Sardegna.
Fabrizio Bosso ha iniziato a suonare la tromba a 5 anni. A 15 era già
diplomato al conservatorio G. Verdi
di Torino. Coltivando di continuo gli
interessi per la musica di estrazione
colta si è accostato al jazz. Un richiamo forte, suadente, a cui il torinese
non ha saputo reagire. Tecnicamente impeccabile, ciò che più colpisce di Fabrizio è la creazione di una
grafia personale, in cui il colore e la
dinamica del suono non sono mai
scontati, il senso dello swing è spinto
agli eccessi, la tensione creativa è co-
Alto e Sassofono Tenore. Il repertorio spazia dalla tradizione musicale americana ed internazionale di
grande intrattenimento con musica
di facile ascolto, alla musica leggera
italiana. La GB Orchestra si è esibita
con grande successo di pubblico e
critica in occasione di eventi e prestigiose manifestazioni e di recente su
Videolina con lo spettacolo “ Ballando e Cantando gli anni 60”, il “tributo
a Manuel de Sica” e il premio “ Navicella d’Argento” alla presenza delle
stante anche nell’interpretazione di
standard. Oltre ad aver svolto attività concertistica sotto la direzione di
George Russell, Mike Gibbs, Kenny
Wheeler, Dave Liebman, Carla Bley e
Steve Coleman, è stato ultimamente
reclutato da Charlie Haden per alcune tappe del tour promozionale del
nuovo album della Liberation Music
Orchestra.
Nel 1999 viene votato come “Miglior Nuovo Talento” del jazz italiano dal referendum della rivista
Musica Jazz, e negli anni collabora
stabilmente nei gruppi di Salvatore
Bonafede, Giovanni Mazzarino ed
Enrico Pieranunzi. Fonda, assieme a
Scannapieco, gli High Five, suona in
duo con Rossano Sportiello in un
omaggio ad Armstrong, in trio con
D’Andrea e Petrella, nel suo quartetto - con Mannutza, Bulgarelli e Tucci
- che presto entrerà in studio di registrazione, ed incide diversi progetti
come leader e co-leader.
Fortunata anche la collaborazione al fianco di artisti confinanti con
l’estetica jazz come Sergio Cammariere e Nicola Conte.
programmazione cinematografica
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ore 21:00
qualunquemente
oceani
n.b.: spiaggia punta lepre
che bella giornata
immaturi
manuale d’amore 3
amori e altri rimedi
20 agosto
22 agosto
27 agosto
3 settembre
10 settembre
17 settembre
“Si può discutere sul tango, ed è quanto facciamo, ma
esso racchiude in sé come tutto ciò che è autentico, un
segreto... Si direbbe che senza i crepuscoli e le notti di
Buenos Aires non possa nascere un tango e che in cielo
ci attende, noi argentini, l’idea platonica del tango, la
sua forma universale, e che questa specie fortunata abbia, per quanto umile, il suo posto nell’universo”.
Jorge Luis Borges
Tradizionale appuntamento con la magia del
tango per gli ultimi spiccioli d’estate portorotondina ed ancora una volta nella cornice di piazza
San Marco. A farla da padrone è l’estro e la fantasia di Astor Piazzolla. A far rivivere la suggestiva
atmosfera di Buenos Aires un gruppo d’eccezione.
Giuseppe Nova - Il Washington Post ha definito
“affascinante” la sua esecuzione nella capitale statunitense, altre critiche attestano “una straordinaria linea musicale”. Tra i più rappresentativi flautisti italiani della sua generazione, si è diplomato
al Conservatorio di Torino e quindi in Francia, al
Conservatorio Superiore di Lione. Ha esordito nel
1982 come solista con l’Orchestra RAI. Insegna
presso la Fondazione Musicale di Aosta e la Fondazione Arts Academy in Roma. Diverse le sue re-
gistrazioni su CD, recenti “Les Flûtes Enchantées”
con Maxence Larrieu e Bruno Canino e il CD mozartiano in distribuzione mondiale
Rino Vernizzi - Personaggio di spicco nella vita
musicale italiana, è stato primo fagotto nelle più
importanti orchestre nazionali. Ha svolto attività
solistica collaborando anche in formazioni cameristiche con i musicisti più prestigiosi. Musicista
innovativo, la sua attività tende ad esplorare tutto
il panorama musicale non solo europeo, affiancandosi a musicisti di tendenze e di estrazioni culturali diverse. Autodidatta, ha perfezionato i suoi
studi di pianoforte e composizione, dedicandosi a
svariate esperienze musicali. Sulla scena internazionale è tra i pochi fagottisti che svolge attività in
campo jazzistico: proprio in questo ambito i suoi
ultimi compact Etnoart Jazz Bassoon , “Golberg
Jazz” Play Bach Paganini, Baby Boom, The quartet seasons e Storie di tango (omaggio a Borges e
Piazzolla).
Giorgio Costa - Diplomatosi sotto la guida di
Occelli con il massimo dei voti al Conservatorio
Verdi di Torino nel 1977, segue corsi di perfezionamento con Alberto Mozzati e con Fausto Zadra
all’Ecole Internationale de Piano di Losanna. Nel
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Pasion de Tango - Il programma
Astor Piazzolla
Le Quattro Stagioni in Buenos Aires
Primavera Porteña
Verano Porteño
Otoño Porteño
Invierno Porteño
Oblivion
Esqualo
Close your eyes and listen
Libertango
Years of solitude
Adios Nonino
Arrangiamenti: Rino Vernizzi
1980 partecipa ai corsi dell’Accademia Chigiana di
Siena. Il desiderio di ampliare i suoi orizzonti di riferimento, lo spinge a frequentare i corsi di Fenomenologia della musica tenuti da Sergiu Celibidache
all’Università di Magonza. Nel 1988 prende parte
alla Master Class di Murray Perahia a Firenze. Solista e camerista, spazia dai clavicembalisti ai contemporanei, con particolare riguardo ai grandi autori dell’età romantica. La sua attività concertistica
diviene intensa, riscuotendo consensi di pubblico
e di critica. Ha effettuato registrazioni per la RAI
ed è docente al Conservatorio Ghedini di Novara.
9 settembre 2011 - Chiesa di San Lorenzo ore 21:00 - Il violino virtuoso
Gran finale coi rumeni del Trio Bucarest
L
a stagione degli spettacoli a Porto Rotondo
si conclude nella chiesa di San Lorenzo con
un concerto di un affiatatissimo gruppo
musicale rumeno, il Trio Bucarest.
Mariana Mureşanu - Si diploma presso il Conservatorio di Bucarest, vincendo la borsa di studio
per il miglior giovane violinista rumeno. Partecipa
ai corsi di musica da camera e si esibisce da solista
sotto la direzione di Pierre Boulez. Frequenta i corsi di alto perfezionamento col Maestro Salvatore
Accardo. Riceve la nomina di “Primo Violino di
Spalla”. Numerosi i recitals ai quali ha partecipato
con un vasto repertorio che spazia dalla musica
barocca ai classici sino alla musica romantica e
contemporanea. Suona un violino Goffredo Cappa (Saluzzo, 1700).
Ilie Ionescu - Nato a Craiova (Romania), si è
laureato all’Accademia “Ciprian Porumbescu” di
Bucarest con il massimo dei voti perfezionandosi successivamente con il M.° André Navarra. Ha
svolto un’intensa attività concertistica suonando
da solista con le più importanti orchestre rumene
ed in Italia con un repertorio concertistico comprendente autori come Haydn, Boccherini, Schumann, Lalo, Saint-Saëns, Čiakovskij e Dvořak. Dal
1979 ricopre la carica di Primo Violoncello nell’Orchestra del “Real Teatro San Carlo” di Napoli. È
membro fondatore del “Trio Bucarest” e del quartetto “I Solisti del San Carlo”. Suona un violoncello
F. Guadagnini.
Alexandra Brucher - Avvicinatasi all’età di quattro anni al mondo della musica ed allo studio del
pianoforte, consegue a pieni voti il diploma di pianoforte presso il Liceo Musicale “George Enescu”
di Bucarest, sua città natale. Vive dal 1986 in Italia
dove prosegue gli studi presso il Conservatorio di
Salerno diplomandosi con il massimo dei voti e
menzione speciale. Successivamente segue diversi
corsi di perfezionamento frequentando per due
anni l’Accademia Pescarese e per due anni l’Accademia di Trinitapoli. Vince numerosi concorsi
pianistici. È ospite di vari festival nazionali ed internazionali. Dal 1993 collabora con il Teatro San
Carlo di Napoli.
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Pasion de Tango, ricordando Piazzolla
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7 settembre 2011 - Piazza San Marco ore 21:30 - Concerto per flauto, fagotto e clavicembalo
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forte. A un certo punto, Shirley Bassey - lei mi adorava, ero buon amico di suo marito, Sergio Novak
- si sedette per terra. “Giovannino, portami una
bottiglia di cognac”, disse. La Cardinale _ continua _
mi chiese, ma con grande eleganza, di chiudere le
porte, temeva che ci fossero in giro dei fotografi.
“Summertime”. Per terra senza pianoforte né microfono Shirley cominciò a cantare. La sua voce era
così calda e potente che tutti i vetri tremavano.
Andò così fino alle 6 di mattina. Il giorno dopo feci
recapitare a Shirley un enorme mazzo di rose rosse». Questa era allora Porto Rotondo. Il regno della
mondanità, ma anche della riservatezza. «E’ un posto che non accetta confronti _ è l’opinione di Lina
Wertmuller, tra le prime portorotondine _. Le feste,
le cene, le colazioni sulla spiaggia, i balli al chiaro di
luna ne fanno qualcosa di diverso dalle manifestazioni miliardarie che si tengono nei lussuosi porti
vicini. Porto Rotondo ha una sua privacy di qualità
con quel tanto di venticello odoroso di patriziato
veneto che ricorda radici illustri e solide, antiche
basi nella difficile arte di saper godere della bellezza
della vita. Qui si respira nell’aria che i soldi non sono
tutto». «Jacqueline Onassis e tutto il clan dei Kennedy. Il cantante Ringo Starr: lo ricordo abbronzato
e sorridente, prendere il sole nel suo yacht nelle acque di Mortorio. Per un certo periodo Porto Cervo
e Porto Rotondo erano davvero la dimora dei re, il
paradiso mondano», disse a Marella Giovannelli
l’attrice Elsa Martinelli. Già, il paradiso mondano.
Che, ovviamente, se da un lato attirava il meglio del
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Ugo Tognazzi
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in dagli albori il piccolo borgo creato dai
Donà dalle Rose è stato teatro di mondanità
e divertimento.
Hotel, ville, discoteche, spiaggia, barche. Ogni posto era buono per fare festa. A Porto Rotondo la
“dolce vita” si è protratta fino, quasi, ai giorni nostri.
Qui a luglio e agosto si dava appuntamento il meglio del jet set internazionale. Anzi, neanche se lo
diceva. In quegli anni per i vip - quelli veri, di un tempo - ritrovarsi a Porto Cervo o a Porto Rotondo era
scontato. «Sono arrivato nel 1966, a Pasqua, con
Alfredo Beltrame, dal Toulà di Cortina, ricordava
qualche anno fa Ruggero Borrella. Quando io ero
direttore dello Sporting, non c’erano ancora le case,
i nostri clienti arrivavano sulle loro splendide barche
e scendevano a dormire in albergo. Tra i tanti persoGianni Morandi
Le mille e una nott
naggi sbarcati allo Sporting in quegli anni, c’erano gli
Agnelli, i principi Ruspoli, i Marzotto, i Pirelli, i PecciBlunt, Marina Lante della Rovere, Doris Pignatelli,
Consuelo Crespi e Ira Furstenberg. Negli anni 67-68
nella piazzetta l’ora dell’aperitivo in realtà durava
quattro ore: si iniziava alle 17.30 per finire alle 21.30
e poi, tutti insieme, venivano a mangiare allo Sporting dove, tutte le sere di luglio e di agosto, preparavamo cene per 180 persone. E che persone! Quella
che più mi ha colpito è stata Audrey Hepburn, per
la sua classe e un fascino inspiegabile». Già, allora
Porto Rotondo era la mecca balneare del cinema. Le
star del grande schermo erano di casa. Ma neanche
il mondo della musica rimaneva immune al fascino
del borgo dei Donà. «Ricordo una notte dei primi
anni ’70. Una notte magica, quasi inverosimile _ disse alla Stampa, in un’intervista di Chiara Beria d’Argentine, Giovannino Romano, l’oste più famoso di
Porto Rotondo, scomparso pochi mesi fa _. Quella
sera al ristorante dello Sporting con Nicolò e Luigino Donà dalle Rose c’erano tutti. Ricordo Claudia
Cardinale, giovane e più bella che mai, Rudi e Consuelo Crespi, Florinda Bolkan e Helmut Berger. Una
stupenda ragazza pallida, di quelle che non prendono mai il sole, stava con David Hemmings, il protagonista di “Blow Up”. Al pianoforte suonava Enzino.
Paul McCartney e John Lennon si erano arrampicati sulle travi in cima al soffitto della sala. Enzino il
nostro pianista attaccò “Let It Be”. Appollaiati sulle
travi come due gattini i due Beatles cantavano mentre la Cardinale e Monica Vitti ballavano sul piano-
jet set, le star del cinema e della musica, dall’altro
faceva da calamita a chi voleva immortalare le vacanze da sogno dei vip. Ai tanto temuti paparazzi.
«Negli anni Settanta Porto Rotondo era il centro
delle vacanze del Mediterraneo, prima o poi il grande vip, con la sua barca, una fermata, un week-end,
un passaggio qui lo avrebbe fatto – va indietro con
la memoria il fotografo Armando Pietrangeli _. Ricordo alcuni personaggi che ho fotografato: gli
Onassis, i Kennedy, i Niarchos, Livanos. Erano di casa
gli Agnelli, Marzotto, D’Amico e molti altri. La regina
Paola del Belgio passava i week-end d’amore, il re di
Svezia vi ha passato la vacanze con la sua pornodiva, la principessa Carolina di Monaco, con suo
marito, prendeva l’aperitivo al bar della piazza. Ho
fotografato tanti amori che sbocciavano e tanti altri
che morivano». Intanto, anche Porto Rotondo si
converte alla discoteca. Anche nel borgo sorgono i
primi locali notturni. Ma sempre all’insegna di quelle che erano le sue caratteristiche. Minimal e chic
allo stesso tempo. «Passavamo delle notti indimenticabili al Tartaruga, un locale che ora non c’è più _
ricorda la stilista Mariuccia Mandelli, in arte Krizia
_. Una volta accanto a me si era seduto uno sconosciuto che si appoggiava un po’ troppo sul mio fianco e premeva tanto che io, seccata, gli dissi: “Mi scusi, forse lei esagera!”. Poi seppi che quell’uomo era il
re di Svezia. Al Tartaruga era normale incontrare anche Onassis e Niarchos, oltre ai tanti personaggi che
avevano casa a Porto Rotondo come Claudia Cardinale, Renato Salvatori, Marina Cicogna con Florinda
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Aristotile Onassis
aveva collaborato alla riuscita di questo evento: le
tovaglie, ovviamente, erano griffate Cavalli, mentre
la Marzotto aveva portato tutte le sue lanternine
cinesi. C’erano anche Vittorio Sgarbi, Paola De Benedetti Ferrari, Dalila Di Lazzaro, Luisa Corna, Flavio
Briatore insieme a Naomi Campbell. E Zucchero al
microfono che cantava».
Alle feste di Porto Rotondo, negli ultimi anni,
l’invitato più ambito era Silvio Berlusconi, ma il pre-
te di Porto Rotondo
buffet. Ci si ritrovava solo per il piacere di stare insieme e tutti erano a loro agio. Ho ricordi bellissimi
anche delle serate trascorse ai pianobar di Sottocoperta, Tartarughino, Country. Artisti oggi famosi
come Rita Forte, Sergio Cammariere, Antonio e
Marcello, erano ancora sconosciuti quando suonavano e cantavano in questi locali». Memoria storica
degli ultimi 30 anni della vita mondana di Porto Rotondo, delle feste da favola e degli aperitivi chic in
spiaggia, è Marella Giovannelli, l’unica che poteva
entrare in questi convivi ad alta densità vip armata
della sua macchinetta fotografica. «Dagli anni Ottanta le feste memorabili di Porto Rotondo portavano la firma di Giorgio Nocella e di Marta Marzotto _ racconta la giornalista _. Nelle prime era facile
incontrare l’ex-presidente argentino Carlos Memen,
l’ex-duchessa di York, Sarah Ferguson, la modella
Valeria Mazza. I party di Nocella, uno storico portorotondino che, tra l’altro, è scomparso quest’anno,
erano le più ambite del borgo. Insieme, ovviamente,
a quelle di Marta. Feste che, per lo più, si svolgevano
di giorno, quasi sempre all’ora di pranzo. Malgrado
fosse piena estate, Marta puntava sempre su un
menu “cortinese” a base di formaggi che arrivavano
a tavola quasi sciolti, coda alla vaccinara, pollo al limone e la classica cheese cake. Quelli di Nocella e di
Marta erano i party più famosi, quelli che si ripetevano con più frequenza. Ma negli ultimi anni la festa
delle feste, quella più bella in assoluto, fu organizzata nel 1999 dallo stilista Roberto Cavalli e dalla moglie Eva, nell’ex-villa Pucci, a Punta Lada. Ogni villa
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Bolkan, Ugo Tognazzi, Gianni Morandi, Luciano Salce e poi i più bei nomi dell’aristocrazia e della finanza nazionale e internazionale». Arrivano gli anni
Ottanta, il decennio del “rampantismo”. E anche
Porto Rotondo si apre a quel mondo che fino a pochi anni prima la Sardegna, e il borgo soprattutto,
quasi non conosceva. Anche qui sorgono i villaggi
vacanze, le discoteche, le prime concessioni balneari. Ma, tutto sommato, Porto Rotondo resiste alla
rivoluzione e mantiene il suo look di villaggio privilegiato. Anche nella movida. «Ha conservato quella
sua atmosfera un po’ speciale _ dice Fiona Swarovski, la stilista svizzera, erede della famiglia dei famosi cristalli _. Qui tutto è molto “easy”: costume e
pareo vanno benissimo anche per l’aperitivo in
piazzetta. Cosa assolutamente impensabile a Capri
e a Porto Cervo dove ci si veste in modo troppo
convenzionale e “cittadino”. Il look dei portorotondini è rimasto quello di sempre, molto naturale.
Amo ancora girare scalza per il paese, cosa del tutto
normale fino agli anni Ottanta. Di quello splendido
periodo ricordo le fantastiche colazioni organizzate
nelle ville; era un modo di ricevere che ormai si è
perso, ma resta indimenticabile per chi l’ha vissuto.
Gli invitati sbarcavano dai gommoni e, in attesa del
pranzo, sempre informale, stavano in acqua, a chiacchierare con un bicchiere di vino in mano. I “salotti
balneari” più divertenti e frequentati erano quelli
dei Hruska e di Marta Marzotto che spesso organizzava delle vere e proprie feste, con musica e balli
sotto il sole; all’ombra restava solo il pantagruelico
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Jacqueline Kennedy Onassis
mier non era un presenzialista. L’unico party a cui
non mancava, come racconta Marella Giovannelli,
era quello dei vicini di casa, Sergio Di Cesare e Anna
Bettz, alla vigilia di Ferragosto. Nel 2006 era seduto
al tavolo con la mamma Rosella, la sorella Maria Antonietta e Iva Zanicchi. L’anno dopo, come invece
riportò il Corriere della Sera, Berlusconi, vestito alla
Tony Manero in giacca bianca, a tavola volle al suo
fianco la futura ministra Mara Carfagna. Il 15, invece, la festa si spostava sempre alla Certosa. Nel 2006
cantò addirittura Patty Pravo, nel 2007 il padrone
di casa si esibì fino alle 6 del mattino con Mariano
Apicella. Quella è l’ultima festa alla Certosa documentata dalla cronaca rosa. Delle successive se ne
sono occupati altri.
Alessandro Pirina
(Si chiude con questo secondo articolo la carrellata sulle
notti magiche di Porto Rotondo avviata nel numero scorso)
foto di Armando Pietrangeli
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Santa Teresa è stata premiata da
Legambiente come comune italiano più virtuoso per la raccolta dei
cosiddetti “grandi bianchi” costituiti
da grandi elettrodomestici come frigoriferi, lavatrici e lavastoviglie. Il Comune gallurese, lo scorso anno, ne
ha messi insieme per un peso di oltre
50 mila chili con un indice di più di 9
kg per abitante.
Buone notizie dall’aeroporto di
Olbia che nei primi sette mesi dell’anno ha fatto registrare un incremento di passeggeri pari al 16,04 %
con una punta del 22,13 nel mese di
luglio. Sul Costa Smeralda operano
35 compagnie col 7 % di voli charter.
La consegna dei coni-posacenere
da utilizzare nelle spiagge e affidati agli operatori balneari dal nuovo
assessore, Giovanna Spano, è servita
per un confronto più ampio sulla
tempestiva pulizia dei litorali di tutto
il territorio di Olbia.
Su proposta dell’Unione Italiana
Ciechi e degli Ipovedenti, l’autorità
portuale di Olbia ha creato, nella
stazione marittima dell’Isola Bianca, un “percorso tattile” che collega
l’ingresso alle varie biglietterie ed ai
servizi igienici. Gli indicatori tattili si
aggiungono al servizio di portierato
e di security già a disposizione dei
passeggeri.
La pista 023 dell’aeroporto Olbia-
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Cos t a
S m e ralda sarà
allungata sino
a 2.700 metri
grazie ad una convenzione tra Regione e Geasar con la quale
vengono liberati 16 ettari in seguito
al nuovo tracciato dell’orientale sarda. Il finanziamento regionale disponibile è di sei milioni di euro.
Ombre sul San Raffaele sardo, in
avanzato stato di costruzione ad
Olbia. In seguito al crac milanese il
personale addetto ai lavori è stato
collocato in ferie in attesa del piano
di salvataggio chiesto dalla Procura
di Milano entro il 15 settembre.
Il nuovo ospedale verrebbe accreditatocon 250 posti letto
per ricoprire i
settori di
neu-
riabilitazione..
ro c h i rurgia,
medicina
nucleare, oculistica, diagnostica e
Ottanta tartarughe di specie protetta sono state recuperate dai carabinieri di Golfo Aranci. Le testuggini,
nascoste tra i bagagli di una coppia di
Reggio Emilia, erano custodite in scatoloni e buste di plastica. Una perquisizione nell’abitazione dei due turisti,
che sono stati denunciati, ha portato
alla scoperta di altre 70 tartarughe.
Il passivo è passato da 26 a 14 milioni di euro. Si tratta del dato più
significativo del bilancio della Asl
n.2 della Gallura da poco approvato.
Particolarmente importanti i numeri che riguardano i ricoveri ospedalieri ridotti dell’1,48% ed il notevole
aumento (26%) delle prestazioni
ambulatoriali nel distretto di Olbia.
Due milioni di turaccioli di sughero prodotti a Calangianus partiranno
per la Cina. Lo ha comunicato il sindaco in occasione dell’inaugurazione del museo del sughero. Il Comune gallurese ha aperto uno sportello
operativo nella Repubblica Popolare
Cinese.
La Provincia di Olbia-Tempio ha inserito nel proprio
programma di festeggiamenti la data
del 3 settembre per ricordare
la nascita dell’ente. Per la festa della
Provincia sono previste manifestazioni che coinvolgono tutti i Comuni
interessati; ovviamente sulla decisione sono divampate dure polemiche.
Ad un povero gallo di Liscia di
Vacca potrebbe venire imposta una
museruola. È la pardossale possibile
decisione per chiudere la vertenza
aperta da alcuni turisti che si sono
rivolti ai Vigili Urbani. Il petulante
pennuto, infatti, non rispetterebbe
gli orari dei villeggianti che tirano a
far notte. All’alba, il gallo smeraldino
canta a squarciagola. Vibrate le proteste di chi intende recuperare sonno e che si è rivolto quindi ai tutori
dell’ordine. Alternativi alla museruola per il gallo potrebbero essere tappi
per le orecchie dei turisti.
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Dal 26 al 28 Agosto 2011 la nona edizione della tradizionale gara di pesca d’altura
Aspettando il Porto Rotondo Big Game
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li appassionati di pesca d’altura hanno, da ben nove
edizioni, un loro appuntamento irrinunciabile: a Porto Rotondo a fine agosto, chiaramente. Dici
“Porto Rotondo Big Game” e si strizzano l’occhio, da intenditori. «Non
mancheremo, anche quest’anno.
Impossibile saltarlo!». Le date sono
state confermate relativamente da
poco, ma il tetto massimo dei 50
partecipanti – la sicurezza prima di
tutto! - ha fatto registrare un’impennata delle iscrizioni in appena una
manciata di giorni.
Dal 26 al 28 agosto le fishing machine, le barche appositamente
progettate per la pesca d’altura,
convergeranno a Porto Rotondo
da mezza Europa. Saranno tutte
ormeggiate intorno allo yacht club,
organizzatore della manifestazione
insieme a Big Game Italia - organismo di riferimento che assicura il
corretto svolgimento della gara dal
punto di vista sportivo, cura i regolamenti e si assicura del loro rispetto sul campo di gara - IBS servizi e
Given for Yachting. Tornerà quindi
sul molo di Levante anche il caratteristico Fishing Village, cuore della
manifestazione, con i suoi momenti
sociali e spensierati che faranno da
corollario alla gara sportiva vera e
Programma del Big Game 2011
Venerdì 26 agosto
Apertura delle iscrizioni, punzonatura delle
attrezzature, briefing agli equipaggi e il
cocktail di benvenuto.
Sabato 27 agosto
Raduno allo YCPR, all’alba, e uscita in
mare. A fine giornata sarà stilata la prima
classifica parziale.
Domenica 28 agosto
Secondo e ultimo giorno di gara. Si
comincerà sempre all’alba con il raduno
presso la clubhouse; per le ore 16 è fissato
il time limit di fine pesca. Al termine della
giornata sarà stilata la classifica definitiva,
con l’identificazione degli equipaggi vincitori.
propria. Le barche usciranno da Porto Rotondo all’alba per rinnovare la
tradizione della due-giorni di gara
di pesca d’altura, che però contemporaneamente promuove la tutela
del patrimonio faunistico dei nostri
mari. Questa filosofia è da sempre
stata alla base del regolamento di
gara del Porto Rotondo Big Game:
anche per l’edizione 2011 le regole di
pesca puntano infatti a garantire sì il
divertimento per gli amanti dell’arte
alieutica, ma anche il rispetto delle
specie ittiche coinvolte: solo per fare
un esempio, è inserita dallo scorso
anno la norma che premia il rilascio
del tonno - e non la sua cattura.
Premiazione, e brindisi di arrivederci,
intorno alle ore 19.
•••
Un ringraziamento particolare va al Consorzio Portorotondo e alla Marina di Porto
Rotondo, che assicureranno l’intero impianto logistico necessario per la realizzazione
della manifestazione, nonché ai supporters
2011: FED, Alliance Medical, Ceres, JerCase Bianche Srl di Porto Cervo,
Fantini Marmi, F.lli Uccula, Clea SpA, Immobiliare del Molo di Porto Rotondo.
•••
mann,
L’appuntamento del 7 Agosto come sempre trampolino di lancio per le giovani promesse della vela
Per la quinta volta torna il Trofeo Colombo - TX Active
“
La regata di mezza estate”: la
chiamano così, gli uomini dello Yacht Club Porto Rotondo.
È l’unica manifestazione velica che
osa sfidare l’atmosfera vacanziera
e spensierata della piena stagione,
ma il successo di ogni edizione – nel
2011 avrà spento le 5 candeline –
conferma le scelte ponderate, anche
se indubbiamente rischiose, dei suoi
organizzatori. «Se deve essere festa,
che festa sia: e agosto è il momento
clou per una regata che vuole essere
specialmente una giornata allegra
di vela tra amici», dice Roberto Colombo del Lanificio Luigi Colombo,
ideatore dell’omonimo Trofeo Challenge, in ottima sinergia con l’azienda TX-Active di Carlo Pesenti. La
data da segnare nel calendario per
il 2011 è quella del 7 agosto, domenica, quando, come recita il bando,
gli iscritti – la regata è aperta a tutte
le imbarcazioni d’altura, italiane e
straniere, che abbiano il certificato
ORC Club valido per il 2011 - potranno prendere il mare per conten-
dersi il trofeo. Per dovere di cronaca,
perché da lì si parte, dobbiamo qui
citare i vincitori dell’edizione dello
scorso anno. Sul podio avevamo visto l’equipaggio, tutto al femminile,
del J120 Bitipi della Lega Navale di
Olbia; sul secondo gradino l’ispiratore della manifestazione, Roberto
Colombo sul Comet 45S I-Nova I, e
sul terzo il commodoro dello Yacht
Club Porto Rotondo Luigi Carpaneda, su Botta Dritta V insieme alla
moglie Marina. Al quinto posto in
classifica l’altro ideatore della regata, Carlo Pesenti di Italcementi su
I-Nova 2, un melges 32. Si è lavorato
con grande impegno per l’edizione
2011, e le giovani leve della squadra agonistica dello YCPR hanno la
mente già sulla linea di partenza. Il
“Trofeo Colombo”, come viene affettuosamente chiamato, è da sempre
l’ottimo trampolino di lancio per le
giovani promesse della vela.
«
Una grande soddisfazione. Avevo una
voglia enorme di regatare: e dire che fino all’ultimo non ero neanche sicuro di
poter andare a farla, la regata.
Invece abbiamo addirittura
portato a casa un gran bel risultato». Con la modestia che
gli è abituale Camillo Zucconi – istruttore federale della
scuola vela YCPR – racconta
così del bel risultato raggiunto alla quarta tappa della Volvo Cup Laser SB3, manifestazione riservata a questo tipo di Laser che si è tenuta
a Riva del Garda il 23 e 24 luglio. In barca con Camillo
su “Bravi Thytronic”c’era il cagliaritano Giovanni Meloni,
una promessa della vela sarda: i due hanno portato a casa
il terzo posto alla tappa di Riva del Garda, e stanno gradualmente scalando la classifica generale del circuito. «Il
Laser SB3 è un’imbarcazione
di 20 piedi che sta avendo un
buon successo in Italia e non
solo», ci spiega Camillo, che è
di Palau ma chiaramente corre
con i colori dello YCPR. «E’ un
monotipo molto interessante
e divertente, continua, e data
anche l’attenzione che grandi
sponsor come Volvo stanno
riservando a questa classe,
sono certo che la sua crescita
sarà graduale, ma continua.
Sono appena stato nominato vicepresidente della classe, e il mio obiettivo è quello di lavorare per portarla a livelli sempre più internazionali. A breve scadenza speriamo di ben figurare alle prossime tappe del campionato,
che si terranno a Alghero tra settembre e ottobre. Per il
prossimo anno, però, la mente vola lontana: addirittura
in Australia, dove si terrà il campionato mondiale».
Dall’8 all’11 Settembre la regata delle grandi barche d’epoca
Panerai Classic Yachts Challenge
C
inquecento barche d’epoca mondo della vela classica.
tra le più belle al mondo.
Tra le dieci località incoronate
Dieci località che hanno come “le regine” dell’ospitalità alle
fatto la storia dello yachting. Due vele d’epoca, non poteva mancare
circuiti internazionali. Uno straor- Porto Rotondo, che anche quest’andinario calenno si conferma
Programma del Vele d’epoca
dario di sfide
come una tra le
all’insegna del
tappe più amate
Mercoledì 7 settembre
mare e della
in Mediterraneo.
Arrivo imbarcazioni
bellezza che
“Vele d’Epoca a
coinvolgono
Porto Rotondo” è
Giovedì 8 settembre
oltre cinqueun appuntamento
ore 09:00-18:00, Registrazioni e ispezioni;
mila tra arirrinunciabile dagli
ore 18:30 Briefing
matori, velisti
appassionati per la
Venerdì 9 settembre
professionisti,
bellezza degli sceore 11:00: Regate;
appassionanari e per il ricco
ti. Il Panerai
programma di attiSabato 10 settembre
Classic Yachts
vità sociali a terra.
ore 11:00: Regate;
Challenge
La manifestazioDomenica 11 settembre
2011 si prene, giunta alla sua
ore 11:00: Regata
senta come il
quarta edizione, è
A
seguire, premiazione.
più ricco delorganizzata dallo
la sua storia,
Yacht Club Porto
confermandosi l’evento di riferi- Rotondo, e negli anni pari è sostituimento a livello internazionale nel ta nel circuito dalle “Vele d’Epoca di
Imperia”, che si svolge nello stesso
periodo sulla costa ligure. «Le vele
d’epoca hanno una tradizione consolidata a Porto Rotondo, e devo
dire che è quasi con affetto, nonché
con orgoglio, che daremo il benvenuto alle barche storiche. A giugno
abbiamo avuto un assaggio di questa flotta con il Bailli de Suffren: sia-
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Record di iscrizioni
I numeri non mentono mai. E le iscrizioni ai corsi della Scuola Vela YCPR sono
state, in questo primo primo scorcio
d’estate, quasi 200. Vuol dire che 200 allievi, dai principianti agli avanzati, hanno scelto la serietà della nostra scuola
vela e la professionalità degli istruttori,
Camillo Zucconi in testa. Il trend positivo soddisfa e lusinga anche il Consorzio
Porto Rotondo, che nella sinergia con il
club per la “formazione al mare” ha da
sempre creduto. “Gli allievi di oggi saranno gli atleti di domani”, dice il presidente Donà, i cui nipotini si stanno avvicinando anch’essi allo sport della vela. E
sull’importanza dell’educazione al mare,
intesa anche come educazione alla vita,
siamo tutti d’accordo...
mo pronti a inaugurare settembre,
con i legni d’epoca. La sinergia con il
dottor Angelo Bonati di Officine Panerai è eccellente, e di questo siamo
molto soddisfatti. Lavoriamo con
sempre maggior entusiasmo», dice il
commodoro Luigi Carpaneda.
Pagine a cura dello YCPR
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Nuovi successi per Camillo Zucconi
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Il nostro istruttore federale racconta la sua esperienza nella quarta tappa della Volvo Cup Laser SB3
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www.consorziodiportorotondo.it
A CURA DELLA SEGRETERIA GENERALE
Il Master Plan.
Il Master Plan presentato nel corso dell’ultima Assemblea dei Consorziati ha suscitato,
come già riferito, notevole interesse; diversi sono stati, infatti, coloro che nei giorni
successivi hanno voluto approfondire l’argomento presso i nostri uffici.
Il lavoro è stato inoltre presentato, il 21
luglio scorso, durante l’Assemblea generale
degli abitanti della Frazione di Rudalza, all’uopo convocata. La partecipazione è stata
davvero numerosa, a riprova del fatto che
l’argomento è giudicato di notevole importanza.
Gli interventi ed i suggerimenti registrati
nel corso della riunione sono stati tanti, così
come tante sono state le testimonianze di
apprezzamento per l’interesse e l’attenzione
che il Consorzio ha mostrato di avere nei
riguardi della Frazione.
Doverosamente bisogna anche registrare
qualche voce fuori dal coro ma, tant’è, fa
parte del gioco delle parti e del fondamento
della democrazia.
Il rinnovo delle cariche del Consiglio di
Amministrazione.
Nel corso dell’ultima riunione del nostro
Consiglio di Amministrazione, si è parlato
anche del rinnovo delle cariche dei Consiglieri, in scadenza proprio per la fine dell’anno.
L’importante Assemblea, che servirà a passare lo scettro ai nuovi Consiglieri, si terrà
l’11 novembre presso lo Yacht Club. L’occasione di anticipare oggi questa informazione,
è utile a coloro che avessero intenzione di
proporre la propria candidatura; in tal caso,
gli interessati sono pregati di formalizzarla
inviando una comunicazione alla Segreteria
Generale del Consorzio, accompagnata da
un breve C.V.. Data l’importanza di questa
riunione, si raccomanda la più ampia partecipazione anche delegando, qualora non
PROGRAMMA ESERCIZIO AUTOLINEA ESTIVA URBANA
PORTO ROTONDO “ MAREMARE ”
Orario passaggio alle fermate • 15 Giugno - 15 Settembre 2011
Ritengo, inoltre, necessario sottolineare
che la proposta della nostra Commissione
Tecnica sul riassetto/riqualificazione del territorio, costituisce una base di partenza sulla
quale tutti i soggetti interessati possono e
devono dare il proprio contributo.
Soltanto così si potrà conseguire il risultato che i nostri architetti si sono posti come
traguardo principale: fornire alle Amministrazioni Comunali di Olbia e Golfo Aranci
uno strumento di previsione urbanistica che
è stato condiviso, pensato e arricchito con il
contributo di tutti i diretti interessati.
E quindi l’invito è rivolto anche – o forse
soprattutto? – ai nostri Consorziati, affinché
possano darci le loro idee in merito.
possiate intervenire di persona, qualcuno di
Vostra fiducia.
Acqua depurata.
In questi ultimi giorni abbiamo ricevuto
diverse segnalazioni circa la poca disponibilità di acqua depurata, che tanti consorziati
utilizzano per innaffiare i propri giardini. A tal
proposito, riteniamo utile richiamare quanto
contenuto nel nostro Regolamento (Art.4.8)
proprio su questo importante argomento.
La produzione d’acqua depurata è direttamente proporzionale al conferimento di acque
nere ai depuratori e risulta strettamente legata al numero delle presenze in Porto Rotondo e
pertanto la quantità di acqua depurata erogata
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potrà variare in funzione del periodo dell’anno
solare, in bassa o media stagione, anche in
relazione all’ora della giornata.
Il Consorzio comunque distribuisce l’acqua
disponibile in maniera equa in tutto il comprensorio compatibilmente con le caratteristiche e
la funzionalità degli impianti e delle condotte
in essere. È comunque consigliabile che ogni
utilizzatore provveda a dotarsi di un adeguato
serbatoio di accumulo, preferibilmente interrato, proporzionato alle proprie esigenze, onde
assicurarsi una continuità nella disponibilità
d’acqua. Il Consorzio si riserva per ragioni di
ordine tecnico, di diminuire la pressione nei
diversi periodi della giornata e dell’anno e di
emettere in ogni momento informazioni di divieto di utilizzo dell’acqua depurata.
Il Consorzio è esonerato da ogni e qualsiasi
responsabilità per la sospensione, interruzione o riduzione della somministrazione dovuta
a cause di forza maggiore, considerandosi
espressamente e convenzionalmente rientranti tra tali cause tutti gli impedimenti non
dovuti a fatto doloso del Consorzio o dei suoi
dipendenti, nonché, in particolare, quelli connessi all’interruzione della fornitura di energia
elettrica per gli impianti, quelli derivanti da
guasti alle condotte, da opere di manutenzione e, infine, quelli determinati da esigenze di
carattere igienico sanitario oltre che all’assenza di carico umano.
Tutti gli interventi per verifiche, manutenzioni e riparazioni sulle condotte principali di adduzione fino al punto di allaccio alla proprietà
privata, competono esclusivamente al Consorzio di Porto Rotondo. E’ pertanto vietato ogni
tipo di intervento da parte degli utilizzatori e di
chiunque altro: in difetto il Consorzio si riserva
ogni azione di tutela a norma di legge.
L’acqua depurata distribuita deve essere
esclusivamente utilizzata nell’immobile per il
quale è stata concessa, con divieto, in ogni
caso, all’utilizzatore di farsi a sua volta concedente dell’acqua di riciclo a favore di terzi
anche Consorziati. In caso di violazione del
presente obbligo, il Consorzio ha diritto di sospendere la fornitura dell’acqua, senza preavviso e per tutto il tempo per cui perdura la
situazione che ha consentito la violazione, con
riserva di richiedere il risarcimento del danno.
Il Mercatino del Sabato.
Sta riscuotendo un buon successo l’iniziativa organizzata dal Centro Commerciale
Naturale di Porto Rotondo in collaborazione
con la Confcommercio. Per tutti i sabato mattina e fino al 24 settembre, un buon numero
di espositori anima la Piazza delle Ginestre,
centrale ma abbastanza tranquilla e che ben
si presta ad iniziative del genere. Lontani
dal traffico delle auto, l’originalità del luogo
favorisce gli incontri ed è anche motivo di
svago, oltre ad essere l’occasione per far
conoscere l’unica Piazza con la fontana che
esiste a Porto Rotondo.
Grazie!.
Da diversi lustri, Alfonso De Roberto
(Direttore Responsabile della Gazzetta) ha
curato diverse attività redazionali del Consorzio, tra le quali i verbali delle Assemblee,
circolari, comunicazioni.
Ne scriviamo al passato perché, poche
settimane fa, ha rassegnato le dimissioni da
questo incarico. Gli dedichiamo poche righe
per ringraziarlo per la sua preziosa collaborazione, ma anche per scusarci se nel corso
di questi anni abbiamo approfittato della sua
disponibilità.
Crediamo che per lui non sia stato facile
prendere questa decisione, perché diversi
anni della sua vita sono stati legati alle vicende del Consorzio, vissute in prima persona spesso sul fronte insieme ai Consiglieri. Il
decano dei giornalisti olbiesi, con un passato
politico di impegno prima di tutto morale, è
oggetto di sincera ed universale stima.
I Valentini
BAR
RISTORANTE
SERVIZIO CATERING
Porto Rotondo
Via Monte Ladu, 85 - Porto Rotondo - Tel 0789.385068
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Periodico mensile - Distribuzione in proprio
Direttore responsabile: Alfonso
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uando nel 1966 e nei
successivi anni di vita
c’era solo una manciata di case affacciate sul
golfo di Portorotondo,
da cui il villaggio ha acquisito il nome
dell’antico porto romano, gli sparuti
abitanti erano orgogliosi di considerarsi dei “pionieri”.
Erano animati dallo spirito di vivere
una nuova esperienza, e di trascorrere le vacanze con l’orgoglio di essere
i “primi” ad aver scoperto un nuovo
ambiente incastonato nella natura tra
il mare smeraldo ed il verde lussureggiante della Sardegna. Superavano,
con buona volontà, il problema di
dover accettare e risolvere, in assenza
di confortevoli servizi, le necessità del
vivere quotidiano. Il tempo trascorse
in fretta e la prima bottega di alimentari, indicata con semplicità “minimarket, e il primo shipchandler”,
dotato di qualche cima ed accessorio
per soccorrere le prime imbarcazioni
ancorate alla fonda, si adeguarono
presto al crescente sviluppo urbanistico. Oggi,
nel 2011,
trascorsi
oltre quarant’anni
da
quei
primi passi,
la rete dei
servizi di
assistenza
ai residenti
ed agli ospiti di Porto Rotondo è adeguata alla vita sociale del centro.
Il villaggio, che ospita dieci deliziose
piazzette, la chiesa, un porto efficiente,
la marineria, il monumentale teatro; è
dotato di alberghi, bar, ristoranti, discoteche, centri servizi, negozi di ogni
genere, agenzie immobiliari, vivaisti,
tappezzieri, falegnami, manutentori
etc. Per coordinare questa capillare
rete assistenziale, renderla visibile ed
efficiente per gli abitanti che desiderano trascorrere una vacanza assistita
confortevolmente, è presente l’Associazione per Porto Rotondo che rappresenta la naturale trasformazione di
un comitato spontaneo di operatori
locali formatosi nel 1999.
Lo scopo associativo, come previsto dallo statuto è quello di contribuire alla valorizzazione turistica del
comprensorio e al miglioramento
della qualità della vita per i residenti
e gli ospiti, anche grazie alla stretta
collaborazione con il Consorzio ed il
Comune di Olbia.
4
8
Arredamenti Tappezzerie
Arredamento Tappezzeria · PAOLA PINNA
Via Orsa Maggiore, 55 – Portorotondo
0789.35613 – Fax 0789.385184
[email protected]
Artigiani
Agenzie di Viaggio e Turismo
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Via Fundoni – Portorotondo
0789.34441 – [email protected]
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0789.35016
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Via del Molo, 27 c.p. 334 – Portorotondo
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Antiquariato
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Servizi Vigilanza Portorotondo S.r.l.
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0789.34105
0789.34495
INFO TURISTICHE
InfoPoint
Aereoporto Costa Smeralda
Marina di Portorotondo
Un Mondo di Eventi
0789.34355
0789.563444
0789.34203
0789.34114
EMERGENZE
Servizio Ambulanze
Croce Bianca Olbia
Croce Rossa Olbia
Emergenza incendi
Soccorso Stradale CNA
ACI Soccorso Stradale
Soccorso in Mare
Carabinieri Portorotondo
Carabinieri Olbia
Commissariato di Polizia Olbia
Polizia Stradale Olbia
Corpo Forestale di Olbia
Vigili del Fuoco Olbia
Guardia di Finanza Olbia
Capitaneria di Porto Olbia
Protezione Civile Olbia
118
0789.21003
0789.25125
115
348.4004012
803116
1530
0789.35244
0789.644500
0789.550700
0789.58000
0789.53442
0789.602019
0789.51374
0789.21243
0789.52171
PUBBLICA UTILITÀ
Ospedale Civile Olbia
Pronto Soccorso Olbia
Centro Medico Portorotondo
Farmacia Portorotondo
Centralino ASL
Ufficio Postale Portorotondo
Enel
De Vizia - Ritiro rifiuti/Rifiuti ingombranti
0789.552200
0789.552201
0789.34364
0789.34336
0789.552102
0789.35323
800 900 800
0789.51274
COMUNE DI OLBIA
Centralino
Segreteria Sindaco
Ufficio Tributi
Ufficio Vigilanza Edilizia
Polizia Municipale
0789.52000
0789.23504
0789.208046
0789.52089
0789.52002
MEZZI PUBBLICI
Aspo - (orari e linee)
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Estate del 1943,
Pescara, Abruzzo. Domenico D’Angelo, attuale
Presidente del Consorzio di Porto Rotondo, aveva 15 anni. Stava trascorrendo le settimane vicino
alle acque dorate del mare Adriatico, ma di idilliaco non c’era granché, in quel luogo e in quel momento. Perché la guerra ha senz’altro mille facce e
mille forme e ognuno la affronta visualizzando il
proprio demone personale. Per una famiglia della borghesia terriera, probabilmente ha la forma
di una gigantesca, ciclopica locusta mangiatutto.
Passa e lascia macerie. Nel 1943 i D’Angelo traevano le loro risorse economiche dalla terra e forse videro la locusta che camminava lentamente
seguendo l’andamento della linea del fronte: l’insetto (immaginatelo alto un paio di chilometri)
procedeva verso nord, man mano che gli inglesi
guadagnavano terreno sui tedeschi in lenta ritirata. E i mortai e gli obici e i cannoni distruggevano
tutto. E le bombe piovevano giù dal cielo, lanciate
dagli aeroplani della Royal Air Force. Una di queste bombe centrò in pieno la casa dei D’Angelo a
Pescara, la rase al suolo. Dentro non c’era nessuno: madre, padre, nonna e otto bambini erano
D o m e n i c o
specializzata nei progetti strategici per l’impresa.
Negli anni Sessanta ha frequentato corsi di specializzazione in business ad Harvard e alla Stanford.
«Due università prestigiose, due coste, una atlantica e una pacifica, due realtà differenti. Alla Stanford trovai la vera America, quella più pura e dura,
meno conservatrice, meno sensibile alla cravatta,
più orientata verso il futuro, che strizzava già l’occhio all’Asia». La sua voglia di indipendenza anche
nel lavoro gli fece immaginare un nuovo filone da
coltivare: una società di consulenza. «In cinque
fondammo la GEA di Milano, che è tuttora viva e
vegeta e che attualmente conta 38 professionisti.
Diventammo i “medici” per i problemi di gestione
e di sviluppo delle medie e grandi aziende. Avevamo clienti in Italia e all’estero, avevo finalmente
una vita professionale estremamente gratificante,
come la intendevo io».
Più o meno in quel periodo, metà anni Sessanta,
incontrò Porto Rotondo. Quasi per caso. Galeotto fu un pesce palla. Ecco l’aneddoto: «Eravamo
io e mia moglie, in giro in auto per la costa nord
della Sardegna. Visitammo tutti i luoghi da Olbia
ad Alghero. Ci innamorammo di Porto Rotondo:
ai tempi non c’era molto. Mi ricordo che si doveva superare un cancello in legno di proprietà dei
D ’ A n g e l o
appena scappati via. Indossavano il costume da
bagno, non avevano più una casa, non sapevano
dove andare. L’infanzia di Domenico D’Angelo finì
quel giorno. Divenne adulto, la sua adolescenza se
la prese quella bomba e tutte le altre che rasero
al suolo l’Italia Centrale. «Mio padre, per ridurre
i rischi, divise la famiglia in due gruppi - racconta
D’Angelo - io avevo 15 anni e fui incaricato di prendermi cura della nonna, della madre e dei fratellini
più piccoli. Iniziò dunque la lunga parentesi del
ragazzino sfollato. Abbiamo vissuto per due mesi
in una scuola colonica e in una caverna nei pressi
di Atri, in una situazione del genere mi sono dovuto attrezzare al comando. Sono stato costretto a
uscir fuori dalla trincea della vita. La guerra mi ha
segnato, sono stato costretto ad imparare molto e
quindi sono cresciuto molto in fretta.
Quando ci siamo ricongiunti agli altri familiari,
nel 1944, avevo 16 anni ed ero un adulto. Finì la
guerra, e iniziò un periodo difficile, in un modo
diverso, ma anche bello, esaltante». A fine 1947
il padre lo iscrisse alla Bocconi. «Cos’è?» domandò il giovane Domenico. «Lo vedrai» rispose
suo padre. «Lui era una persona molto colta, aveva un visione delle cose che gli consentiva di guardare oltre il nostro piccolo
mondo abruzzese. Pensava che io sarei
stato sprecato alla vita da provincia e mi
mandò a studiare a Milano, per specializzarmi e lavorare nell’industria. Mentre di
solito dall’Abruzzo si andava a studiare a
Roma per diventare avvocato o notaio».
Dopo anni di impegno e di passione dovuti alle difficoltà economiche (studio
e lavoro da conciliare contemporaneamente), D’Angelo divenne un giovane e
brillante neolaureato della Bocconi. La
società industrializzata italiana stava per
divenire protagonista del grande boom
e lui passò gli anni Cinquanta a Milano,
lavorando per aziende in rampa di lancio come la Moto Guzzi e la Piaggio per
poi passare in una delle prime Società
di consulenza manageriale italiana
Deiana, per arrivare alla spiaggia delle alghe e dei
sassi. Arrivammo lì, io e mia moglie, ci buttammo
a mare nudi: non c’era nessuno. A un certo punto
vedemmo un pesce palla. Incredibile, un’emozione indelebile. Quando andammo via continuammo a pensare. Ma che bello quel posto». Tanto
bello che nel 1968 decise di comprare un appartamento e poi alcuni anni dopo si costruì una villa
a Punta Lada. Non se n’è mai
più andato: «Sono cotto
matto della Sardegna.
Di Porto Rotondo. A
parte l’Abruzzo, mi
considero mezzo
milanese e mezzo sardo. Dal
1966 ad oggi,
il mio amore per
questi luoghi è
rimasto quasi invariato. A
pensarci bene, ora che ho 83 anni, penso di essere
fra i pochi consorziati ancora in vita che vennero
qui e comprarono negli anni Sessanta e questo mi
fa sorridere». Per un certo periodo, nell’immediato post laurea, si avviò all’insegnamento alla Bocconi. Una attitudine naturale: tuttora, per spiegare concetti non proprio semplici, si serve di una
penna, di un foglio di carta, e di qualche schemino
grafico. In realtà, D’Angelo non spiega: illustra. Per
esempio si affida alla schematizzazione per far
capire come è possibile convivere con una personalità estremamente rigorosa ma anche generosa.
«Il problema di tutti noi è come gestire l’amore
verso se stessi (e disegna un cerchio su un foglio)
e l’amore verso gli altri (e disegna un secondo cerchio) di uguali dimensioni, uniti da due tiranti in
perfetto equilibrio, cioè l’eterna contrapposizione
fra l’essere egoista e l’essere altruista. L’amore verso
se stessi comporta una estrema disciplina nei propri atti. È la cultura del protestante. Mi spiego: noi
cattolici siamo abituati quando pecchiamo a recitare tre Ave Maria per purificarci e poi ricascare
nel peccato. I protestanti no: hanno di fronte uno
specchio, loro stessi, non hanno intermediari nel
rapporto con Dio. Ergo, hanno molto più timore di finire all’inferno. E quindi cercano di essere
estremamente scrupolosi nel condurre le proprie
azioni. E quindi, da una parte l’amore per se stessi,
fatto di rigore. Dall’altra l’amore per gli altri, che
non può prescindere da una verità: non tutti siamo uguali. Non tutti hanno il mio rigore, lo so e lo
accetto. Quindi concedo di più al prossimo che a
me stesso. Perdono gli altri, non me stesso».
Un atteggiamento che probabilmente consente a D’Angelo di confrontarsi con serenità con i
consorziati alle assemblee generali ed essi percepiscono la sua voglia di elevare la qualità dei servizi
del Consorzio senza far venir meno la necessità di
spaccare il centesimo, di guardare con pignoleria
all’euro in sottrazione e in addizione. «I consorziati sono come i clienti – afferma – e
quindi hanno sempre ragione. Procediamo sempre con la massima attenzione
e trasparenza».
Di recente ha messo in piedi un progetto, la Fondazione D’Angelo «che
intende mettere a disposizione un tot
di denaro, e quindi borse di studio) per
dare la possibilità ai giovani professionisti più talentuosi della Gea di andare
all’Estero e di formarsi attraverso corsi
di specializzazione, così come ho fatto io
50 anni fa. In questo modo, restituisco ciò
che ho avuto, e il cerchio si
chiude».
Claudio Chisu

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