volti e testimoni della kermesse

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volti e testimoni della kermesse
LA SENTINELLA
del Canavese
SABATO
IVREA
25 febbraio 2006
IL FILO CONDUTTORE
5
Da sin. Luigi Garda
nel lontano 1915
Gemma con l’abito
del nonno del 1895
e oggi nella sua casa
VOLTI E TESTIMONI
DELLA KERMESSE
Personaggio. Nella sua lunga carriera carnevalesca manca solo il vestito da Mugnaia
Festa e storia di una città nei ricordi di Gemma
E’ una di ‘quei Garda’ che alla manifestazione
hanno regalato tanti interpreti e sostenitori
I
l portamento altero, la figura slanciata, l’essere cresciuta in una di quelle famiglie che al Carnevale hanno sempre
regalato interpreti e sostenitori, avrebbero fatto certamente di lei un’apprezzata
Mugnaia, benvoluta e applaudita. Ma a
Gemma Garda non è stato possibile accogliere la richiesta degli organizzatori di
Sul tavolo, gli album delle
fotografie di famiglia legate
alla festa eporediese. Che sono tantissime: sia personali,
con varie generazioni di Garda in costume o in varie mansioni organizzative, sia dedicate con riconoscenza da altri
personaggi, Mugnaie e Generali, che hanno fatto la storia
del Carnevale e i cui nomi ancora oggi sono ben vivi nel ricordo degli Eporediesi. «Per
il suo saper evocare i ricordi
di famiglia, per il suo amore
incondizionato per la nostra
manifestazione: Gemma è un’autentica enciclopedia del
Carnevale» era solito sottolineare Piercarlo Broglia che
tanto ne apprezzava il vivace
narrare, più volte da lui utilizzato nelle sue pubblicazioni
annuali.
Gli album “carnevaleschi”
di casa Garda iniziano con le
fotografie del nonno Luigi,
Abbà nel 1895 (con abito da torero cinquant’anni dopo indossato anche dalla nipote),
poi ufficiale nello Stato Maggiore e Aiutante di Campo, e
del padre Dino, Abbà, paggio
della Mugnaia, Ufficiale, Aiutante, e cavallante,. E poi la
zia Vivandiera negli Anni
Trenta e, in tempi più recenti, il cugino Aldo Bessero Generale. E ancora: cavalcate di
inizio secolo, carri da getto dipinti dal pittore Colonello
(che eseguiva il lavoro tendendo nel corridoio di Casa
Garda in Piazza Freguglia i teli da decorare con cui poi si
sarebbe foderato il carro),
carrozze infiorate.
E la “carriera” di Gemma,
un tempo e indossare l’abito candido di
Violetta, completando così una invidiabile
“carriera” carnevalesca. Oggi Gemma è
una bellissima nonna che al nipotino
Emil, rapito dai suoi racconti, non narra
le favole, ma le storie del Carnevale. Re, tiranni, eroine, arance, rivolte, musiche,
scarli all’ombra delle “rosse torri”.
Gemma
Garda sfoglia
l’album;
Vivandiera
nel 1961
‘imprigionata’
nel castello
di Ivrea
ricca di aneddoti e curiosi accadimenti che avrebbero poi
reso particolari i suoi Carnevali. Abbà nel 1948: «Ricordo
con precisione la mia alzata e
mi rivedo provare e riprovare la firma: non andavo ancora a scuola, ma volevo farla
personalmente. L’abito degli
abbà veniva solitamente cucito in casa ed i piccoli Priori si
aggiungevano alla sfilata via
via che il corteo entrava nei
vari Rioni: erano altri tempi
davvero, tempi in cui Gertrude Olivetti, che aveva una fi-
La Mugnaia sul cocchio dorato al Carnevale del 1950
glia Abbà, fece creare per tutti i palafrinieri dei costumi
vagamente settecenteschi per
evitare al corteo stonature di
abiti civili che avrebbero rovinato le fotografie».
Nel 1950 la Mugnaia ebbe
sul carro dorato, cosa insolita, ben quattro damine: Graziella Bronzini, Franca Crema e Lella Durando, oltre naturalmente a Gemma. «Tale
esubero di damine - lei commenta - lo compensai nel 1961
quando fui la sola Vivandiera
in un’edizione appassionante
anche per via dei protagonisti di allora: Mimmina Lizier,
che è stata nominata Oditore
pochi giorni fa, e il grande
Dante Volpe, caro amico di famiglia». Vivandiera già nel
1960, quando il Carnevale fu
annullato, la domenica pomeriggio, per la morte improvvisa di Adriano Olivetti.
«Al triste evento è legato l’episodio curioso della sera precedente quando, in occasione
della presentazione della Mugnaia, durante la lettura del
Verbale, il drappo del Comune cadde di sotto e la folla lo
interpretò come un cattivo auspicio. Sono ricordi che tutti
gli eporediesi hanno e che, oltre a connotare le varie edizioni della nostra Festa, scandiscono anche l’intera storia di
una città»». (fr.fa.)
I RUOLI
A
nni intensi da Vivandiera per Gemma Garda, nel 1960 anche madrina della bandiera donata
dal padre Dino allo Stato
Maggiore e ancora oggi portata in sfilata dall’Ufficiale
alfiere. «Del 1961 il ricordo
della visita ai carcerati,
presso il castello: ai detenuti portai, com’era tradizione, le sigarette e alle poche
detenute una dolce “Polenta
d’Ivrea”. In quello stesso anno “piantai il pich” per ben
tre volte, in sostituzione del-
le spose assenti: un preludio a quando lo piantai ufficialmente, nel 1966, con mio
marito Claudio, ex Ufficiale
dello Stato Maggiore e arancere sui carri organizzati da
mio padre”. Conclude Gemma: “Al mio curriculum
manca solo il ruolo di Mugnaia. Per anni mi sono vista, con la fantasia, protagonista dell’edizione speciale
de “La Sentinella”. Questa
pagina, oggi, sarà forse un
piccolo risarcimento morale.