Il Futuro del Lavoro: Sfide per Stato e Imprese nelle
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Il Futuro del Lavoro: Sfide per Stato e Imprese nelle Economie Avanzate VITTORIO TERZI Master OP Reunion - Università Bocconi, Milano 27 novembre 2012 RISERVATO ED ESCLUSIVO È severamente vietato qualsiasi utilizzo del presente materiale senza specifica autorizzazione di McKinsey & Company. RISERVATO Il Futuro del Lavoro: Sfide per Stato e Imprese nelle Economie Avanzate Nelle economie avanzate si stanno verificando alcuni trend di lungo termine che stanno cambiando in modo strutturale il mondo del lavoro. Tecnologia e globalizzazione stanno modificando il modo di lavorare all’interno delle imprese e la dinamica tra domanda e offerta. Il recupero di livelli occupazionali pre-crisi 2007 non avverrà in tempi brevi se si trascurano questi cambiamenti. Obiettivo di questo intervento è di illustrare l’impatto di tecnologia e globalizzazione sul lavoro nelle economie avanzate e le implicazioni per Stato e Imprese. In sintesi, la tesi che viene proposta afferma che: 1. Il mondo del lavoro nelle economie avanzate si trova di fronte a una vera e propria discontinuità provocata da avanzamento di tecnologia e globalizzazione. 2. La natura del lavoro nonché la dinamica dell’offerta e della domanda stanno subendo cambiamenti che porranno nuove sfide sia dal lato del recupero e della tenuta dei livelli occupazionali, sia dal lato della capacità competitiva delle imprese. 3. Per creare nuovo lavoro e ritornare ai livelli occupazionali pre-crisi 2007 gli Stati devono accelerare il loro adattamento ai cambiamenti del mercato del lavoro su molteplici fronti. 4. In parallelo le imprese devono continuare a cavalcare i cambiamenti in corso portando innovazione nella gestione del “fattore lavoro” per mantenere la loro competitività. 5. La funzione Risorse Umane delle imprese in queste economie dovrà evolvere da un ruolo spesso assimilato a servizio amministrativo a uno di funzione strategica con responsabilità di regia nel processo di valorizzazione del capitale umano. 1 1. DISCONTINUITA’ NEL MONDO DEL LAVORO DELLE ECONOMIE AVANZATE Il mondo del lavoro nelle economie avanzate si trova di fronte a una nuova vera e propria discontinuità provocata dall’avanzamento della tecnologia e della globalizzazione. a. Disallineamento tra domanda e offerta. □ Disoccupazione per 40 milioni di persone con persistente debolezza della domanda □ Gap di offerta per la copertura dei profili professionali a più alta qualificazione denunciato dalle imprese. b. Impatto di tecnologia e globalizzazione sui fondamentali del mercato. □ Domanda di lavoro a basso valore aggiunto ridotta dall’aumento di produttività e migrazione verso geografie low cost □ Domanda di operatori con educazione superiore e a più alta qualificazione stimolata dallo sviluppo dell’economia della conoscenza e della tecnica ma non soddisfatta dal mercato del lavoro □ Gestione all’interno delle imprese della presenza parallela di generazioni molto diverse tra loro (baby boomer, millenium). c. Sfide nuove per Stato e Imprese. □ Allungamento dei tempi di recupero dell’occupazione (da 6 mesi nel 1990 a 2 anni almeno oggi) □ Cambiamento radicale del rapporto “dipendente-impresa” □ Strategia competitiva di arbitraggio del lavoro a basso costo insufficiente. 2 2. CAMBIAMENTO DI NATURA DEL LAVORO E DINAMICA DI DOMANDA E OFFERTA Cinque trend stanno influenzando i livelli di occupazione e la natura del lavoro nelle economie avanzate. a. Impatto della tecnologia sul modo di lavorare. Nelle economie avanzate, le occupazioni a basso valore aggiunto scompaiono a favore di quelle ad alto valore aggiunto. La tecnologia, dopo aver contribuito all’aumento di produttività nel manifatturiero e nei processi di gestione delle informazioni, sta avendo i suoi effetti sui lavori che comportano interazioni complesse che hanno generato occupazione negli ultimi dieci anni. ROM-14.1/13.12-19112012-04510/CS Nelle economie avanzate, la maggiore crescita occupazionale riguarda interazioni complesse, produzione non routinaria o attività transazionali Nuove occupazioni create negli Stati Uniti, 2001–09 Milioni di dipendenti Interazioni Scambi che coinvolgono problem solving, esperienza, contesto (es., avvocato, infermiere) 4,8 Transazioni Scambi che possono essere schematizzati in un copione/ una routine o automatizzati (es., cassiere di banca, della GDO) Produzione Processo di conversione da materiali fisici a beni finiti (es., operaio, agricoltore) FONTE: US Bureau of Labor Statistics; analisi McKinsey Global Institute -0,7 -2,7 McKinsey & Company | 1 L’interpretazione del lavoro diviene più flessibile, e il posto di lavoro si virtualizza favorendo lo sviluppo di schemi contrattuali più aperti. Le imprese acquisiscono maggiori gradi di libertà nella gestione del costo del lavoro e, negli ultimi vent’anni, hanno raddoppiato la creazione di opportunità basate sui nuovi contratti più flessibili rispetto ai rapporti di lavoro regolati secondo un’impostazione tradizionale. b. Polarizzazione delle competenze e freno alla crescita. La costruzione delle nuove capacità di cui le aziende hanno bisogno non sta arrivando con la necessaria velocità. Nelle economie avanzate si sta verificando una polarizzazione delle competenze che non aiuta la crescita. I lavoratori con educazione primaria sono in eccesso rispetto alla domanda e alimentano tassi di disoccupazione crescenti. 3 ROM-14.1/13.12-19112012-04510/CS Nelle economie avanzate, il tasso di disoccupazione per lavoratori non Livello inferiore qualificati è 2-3 volte maggiore a lavoratori qualificati all’istruzione secondaria superiore Secondaria Tasso di disoccupazione, anni 25-64, per livello di istruzione % della forza lavoro Terziaria Gran Bretagna Francia Danimarca Germania Svezia Spagna Italia 26 2011 19 14 13 10 6 4 7 9 5 6 5 12 11 6 5 2 4 9 6 6 McKinsey & Company | SOURCE: Eurostat; OECD Education at a Glance 2001 and 2011 analisi McKinsey Global Institute La quota di lavoratori con educazione universitaria o superiore non basterà a coprire la domanda delle imprese in questo segmento, nonostante il suo forte aumento dimensionale sia nelle economie avanzate sia in quelle emergenti. ROM-14.1/13.12-19112012-04510/CS I tassi relativi al conseguimento dell’istruzione terziaria sono raddoppiati nelle economie avanzate e aumentati di 2,5 volte in quelli in via di sviluppo dagli anni ‘80 Livello di istruzione % del totale della popolazione in età lavorativa; milioni di persone Economie avanzate1 100% = Terziaria 618 12 Economie in via di sviluppo2 808 1.968 4 3.703 10 24 32 46 Secondaria 64 65 64 Primaria o inferiore 44 25 1980 11 2010 1980 2010 1 Include 25 paesi appartenenti alle categorie Giovani avanzati, Avanzati maturi e Paesi dell’Europa meridionale. 2 Include 45 paesi appartenenti alle categorie Giovani con reddito medio, Cina, India, Giovani in via di sviluppo, Russia e CEE. NOTA: I numeri potrebbero non dare la stessa somma indicata causa arrotondamento. FONTE: Divisione Popolazione delle Nazioni Unite (revisione 2010); Istituto Interno per l’Analisi di Sistemi Applicati (IIASA) McKinsey & Company | 2 4 Nel 2020 si prevede un gap di 16-18 milioni di lavoratori qualificati e un eccesso di 32-35 milioni di lavoratori non qualificati nelle economie avanzate. ROM-14.1/13.12-19112012-04510/CS Entro il 2020, le economie avanzate potrebbero avere troppo pochi lavoratori con istruzione universitaria e troppi con istruzione secondaria Paragone tra le proiezioni di domanda e offerta di lavoro, 2020E Milioni di lavoratori Divario 478 Milioni di lavoratori %1 150 -16 to -18 -10 253–256 288 +32 to +35 +11 60 59 -1 Domanda Offerta Terziaria 166–168 Secondaria Primaria 497 -1 1 Il divario è indicato in percentuale della domanda, nel caso di mancanza di risorse, e dell’offerta, nel caso di eccesso di risorse NOTA: I numeri potrebbero non dare la stessa somma indicata causa arrotondamento FONTE: Divisione Popolazione delle Nazioni Unite (revisione 2010); IIASA; ILO; Global Insight; stime PIL; fonti nazionali per gli Stati Uniti e Francia; analisi McKinsey Global Institute McKinsey & Company | 4 Uno squilibrio di queste proporzioni influenza in modo sensibile la finanza pubblica, la capacità competitiva delle imprese, la distribuzione dei redditi nella società e può portare a un rallentamento prolungato della crescita economica complessiva. c. Squilibrio geografico del mercato del lavoro. Il disallineamento tra domanda e offerta si ripropone anche a livello geografico. Si rileva un eccesso di offerta di capacità lavorativa nelle aree geografiche a bassa crescita e un difetto in aree che offrono opportunità (specie per occupazioni ad alta qualificazione). Lo sbilanciamento tra geografie si verifica anche all’interno dei confini nazionali. In Gran Bretagna, Germania, Francia - e si pensi all’Italia stessa il gap tra domanda e offerta di lavoro in aree territoriali diverse è tangibile. Questo squilibrio sta creando una spinta alla mobilità dei lavoratori e allo sviluppo del lavoro virtuale per attività che possono essere svolte in remoto. Si calcola che oggi oltre 200 milioni di lavoratori operano al di fuori del loro paese di origine e che circa la metà di questi crea flussi di immigrazione dai paesi emergenti verso le economie avanzate. Questo sbilanciamento comporta importanti sfide anche per lo Stato nel recupero dei livelli occupazionali pre-crisi. 5 La proprietà diffusa dell’abitazione è un disincentivo alla mobilità. Al contrario, le politiche di housing sociale e di immigrazione, gli incentivi alla mobilità, la creazione di un sistema informativo nazionale sulle opportunità di lavoro nelle diverse geografie sono strumenti fondamentali per facilitare la mobilità e evitare di prolungare oltre misura i tempi di recupero dei livelli occupazionali. d. La sfida del pool di risorse non utilizzate. Anche la sfida di un maggiore e migliore utilizzo dei giovani, delle donne e degli over 55 è strategica per Stato e Imprese nelle economie avanzate. □ La disoccupazione giovanile è a livelli mai visti da moltissimi anni (19 % in media nel 2010). Ritardo nell’accesso al lavoro e occupazioni saltuarie significano per queste generazioni una minore accumulazione nel tempo (oltre a un disagio sociale nell’immediato) con un potenziale impatto sul costo per lo Stato (100 miliardi di dollari di sussidi per 6,1 milioni di adulti tra 16 e 24 anni fuori dalle scuole e dal lavoro in USA). Queste risorse vengono sottratte alla crescita e sarebbero meglio spese incentivando le imprese a creare occupazione per loro. ROM-14.1/13.12-19112012-04510/CS Il tasso di disoccupazione giovanile è alto e in crescita, mettendo l’intera generazione a rischio Tasso di disoccupazione giovanile Per cento Paesi sviluppati Paesi selezionati, 2011 17,9 17,2 17,5 48,7 Spagna 47,2 Grecia 32,1 Italia 14,0 30,8 Portogallo 29,0 Irlanda 23,8 Francia Svezia 22,9 Gran Bretagna 22,3 Olanda 8,6 Germania 7,8 Media globale 1998 2010 2011 2012E 12,6 EU-27 22,1 A livello globale più di 75 milioni di giovani sono disoccupati, pari a circa la metà della forza lavoro degli Stati Uniti 1 Include gli EU-27 e altre economie avanzate, come Australia, Canada, Giappone, e Stati Uniti. FONTE: ILO Trend di Occupazione Giovanile Globale, 2011 e outlook 2012; ISTAT; analisi McKinsey Global Institute □ McKinsey & Company | Gli over 55 stanno aumentando a livello globale (dal 10% della popolazione attiva nel 1990 al 22% stimato per il 2030). Questa categoria avrà una crescente esigenza di prolungare la vita lavorativa per la continua riduzione della capacità di accumulo a fini pensionistici. Nelle economie avanzate, dove la crescita della popolazione ristagna, un loro corretto impiego, basato su un ridisegno delle mansioni da parte 6 □ delle imprese, potrebbe contribuire a colmare il gap di competenze qualificate (si stima almeno per il 25% in Germania). Anche le donne, nonostante la recente crescita di attenzione a livello mondiale nel livello di istruzione, continuano a rappresentare una categoria sotto utilizzata. Anche in questo caso una gestione più flessibile e innovativa del rapporto di lavoro renderebbe produttivo un bacino di popolazione oggi escluso dal lavoro e contribuirebbe a colmare il divario di lavoratori con istruzione superiore denunciato dalle imprese (si stima fino al 33% in Germania). La gestione del pool di risorse non utilizzate non è un gioco a somma zero e richiede, da parte dello Stato, una particolare abilità politica nel calibrare le diverse iniziative a vantaggio di ciascuna categoria. e. Crescente divaricazione delle remunerazioni. Nelle economie avanzate l’aumento della domanda di lavoro qualificato e la caduta di opportunità di lavoro di basso valore negli ultimi 25 anni hanno avuto un diverso impatto sulla crescita delle remunerazioni producendo una crescente divaricazione tra categorie. Questo fenomeno è accentuato dalle mutazioni nel processo di formazione delle famiglie (crescita del 25% della quota di famiglie formate da single dal 1980 in OECD) e sta producendo una rarefazione della classe media (poco evidente negli ultimi 10 anni per effetto della facilità di accesso al credito ma oggi sempre più netta). 7 Nel corso degli ultimi 25 anni, i redditi sono aumentati più velocemente per le famiglie benestanti rispetto a quelle povere in molti paesi sviluppati Variazione media annua del reddito reale delle famiglie, metà anni ‘80 - fine 2000 Per cento Decile superiore delle remunerazioni 4,5 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 Australia Paesi con una crescita del reddito più veloce nel decile superiore 4,0 Norvegia Gran Bretagna Irlanda Finlandia Svezia Nuova Zelanda Stati Uniti Canada Germania Francia Olanda Danimarca Italia Belgio Austria Grecia Portogallo Giappone Paesi con una crescita del reddito più veloce nel decile inferiore 0 -0,5 -0,5 0 Spagna 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 4,5 Decile inferiore delle remunerazioni FONTE: Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo; analisi McKinsey Global Institute McKinsey & Company | 1 Una stagnazione del reddito lascia la classe media e inferiore con meno risorse da spendere mentre l’aumento dei redditi delle classi agiate innalzano solo in parte i consumi, dal momento che queste risparmiano più in proporzione di quanto guadagnino. Una disoccupazione prolungata e una mancanza strutturale di competenze per crescere possono portare a una deriva preoccupante nelle economie avanzate. Ne risentirebbero quindi le capacità di sviluppo economico, il costo dei programmi di sostegno statale e la coesione sociale. 8 3. NECESSITÀ DELLO STATO DI ACCELERARE LA CAPACITÀ DI ADATTAMENTO AL MERCATO Nonostante le resistenze della politica e delle parti sociali, lo Stato è stato sorpassato dal mercato (es., arbitraggio sui mercati a basso costo di lavoro, virtualizzazione del posto di lavoro, ecc.). Per recuperare il ritardo accumulato, si deve riconoscere che la creazione di nuovo lavoro richiede crescita economica e viceversa, e si deve accelerare su tre dimensioni. ■ Nel breve, è necessario rivitalizzare la domanda interna mantenendo stabilità economica. L’obiettivo è perseguibile attraverso 1) politiche fiscali e monetarie orientate alla crescita, 2) l’attivazione di progetti statali mirati alla creazione di occupazione ma soprattutto 3) il recupero della fiducia di famiglie, imprese e investitori. Per ridare vigore alla domanda interna, è infatti importante rilanciare i consumi, assicurare un ambiente favorevole alle imprese, e promuovere importanti programmi di investimento che compensino le debolezza della domanda aggregata. Tutte le economie avanzate possono trarre beneficio da nuovi investimenti in infrastrutture. A titolo di esempio gli attuali piani di manutenzione infrastrutturale di ferrovie, strade, sistemi di controllo aereo, impianti di produzione di energia ecc. superano i 1000 miliardi di dollari in US e 500 miliardi di dollari in UK. Per attrarre capitali necessari alla crescita è essenziale ricostruire la fiducia degli investitori dimostrando disciplina nella gestione della finanza pubblica e credibilità nella riduzione del debito dello Stato. Una banca pubblica per le infrastrutture (secondo il modello Cassa Depositi e Prestiti) può essere un efficace canale di accesso ai progetti per gli investitori internazionali. ■ In parallelo è importante incentivare imprenditorialità e semplificazione nel “fare impresa”. L’iniziativa imprenditoriale rappresenta un importante motore di generazione di nuova occupazione e va incentivata, facilitando l’accesso da parte delle nuove imprese ai capitali di funzionamento e semplificando tutte le regole che governano il “fare impresa”. Inoltre, vanno introdotte norme e meccanismi di “quasi mercato” per creare la liquidità che permette agli investitori grandi e piccoli di partecipare alle nuove iniziative, senza il rischio di rimanere immobilizzati a tempo indeterminato. E’ un punto su cui si può fare e si sta già facendo molto. ■ Nel medio termine lo sviluppo del capitale umano deve essere messo al centro della politica di crescita economica nei paesi sviluppati. Significa intervenire su diversi fronti, in particolare su: a) Il rinnovamento del sistema educativo primario, secondario e superiore per preparare meglio i giovani alle nuove professioni e alla domanda di lavoro delle imprese. 9 b) L’arresto della fuga dei migliori talenti e l’incentivazione dell’importazione di risorse ad alta qualificazione da altre geografie (immigrazione di qualità). c) La trasformazione degli ammortizzatori sociali in strumenti per la riqualificazione professionale e la ricollocazione sul mercato. d) La creazione di nuovi strumenti (su modello dell’agenzia del lavoro tedesca) dedicati a una gestione sistematica dell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro nel paese. Le economie avanzate riacquisteranno vitalità se sapranno assicurare valore e qualità del proprio capitale umano. Un’economia dotata dei migliori talenti, infatti, riesce a produrre innovazione e ad attirare il capitale richiesto per sostenere ogni tipo di attività economica. 10 4. IMPERATIVO PER LE IMPRESE CONTINUARE A INNOVARE PER MANTENERE COMPETITIVITÀ Le imprese non sono rimaste ferme: hanno delocalizzato in geografie a basso costo del lavoro, hanno sfruttato i trend della globalizzazione, stanno usando la tecnologia per rendere più produttiva la loro attività ed essere più competitive. Se i mercati emergenti rappresentano per loro una grande opportunità di crescita, i ricchi mercati dei paesi di origine rimangono molto importanti quanto a dimensione e qualità della domanda potenziale. In queste economie le imprese devono prendere atto che lo Stato non riuscirà a dare una risposta in tempi brevi alle sfide della bassa crescita, della carenza di risorse qualificate in nuovi lavori, dei crescenti costi sociali ecc. Per mantenere competitività devono continuare a innovare la gestione della leva “lavoro” cogliendo le opportunità offerte dall’evoluzione di contesto. Vediamo tre nuove direttrici strategiche. ■ Ottimizzare la supply chain globale. Significa continuare a portare le attività dove i costi sono più bassi ma anche dove c’è più abbondanza di risorse di qualità. Significa anche aumentare la flessibilità e l’agilità organizzativa in quanto la velocità di risposta richiesta dal mercato aumenta e le scelte di localizzazione stanno diventando più complesse. Significa inoltre essere più granulari nelle scelte di impostazione della filiera produttiva e commerciale. Ad esempio, le remunerazioni nelle aree costiere della Cina e nelle grandi città dell’India hanno raggiunto i livelli delle economie sviluppate e molte attività delocalizzate nei paesi emergenti stanno ritornando indietro per essere collocate in aree interne a basso costo o a maggiore disponibilità di manodopera qualificata. ■ Fare leva sulla tecnologia per superare gli squilibri di competenze e geografie. La tecnologia consente di adattare il lavoro alle capacità disponibili e di spostare le attività dove c’è offerta delle necessarie capacità. Attraverso l’innovazione delle modalità lavorative è anche possibile offrire opportunità a risorse che non vogliono essere impegnate a tempo pieno o preferiscono lavorare in remoto. Tecnologia e flessibilità contrattuale consentono di variabilizzare una parte del costo del lavoro. ■ Mettere il capitale umano al centro delle strategie aziendali. In attesa del rinnovamento del sistema educativo statale, le imprese possono decidere di sviluppare il tipo di competenze e la pipeline di talenti richiesti per la loro attività lanciando programmi interni di formazione e training su larga scala. Infosys o IBM sono esempi di aziende che investono in modo tangibile nella formazione di studenti e dipendenti in funzione delle proprie esigenze aziendali. 11 Le imprese in settori omogenei possono intervenire, attraverso le associazioni che le rappresentano, sul disegno dei nuovi programmi universitari assicurando un migliore allineamento con le richieste del mondo del lavoro. Inoltre in ogni Stato le imprese possono contribuire con l’Agenzia del Lavoro locale nella costruzione del sistema informativo che incrocia domanda e offerta di lavoro, fornendo tutte le informazioni relative alle opportunità che ciascuna di esse dispone. La motivazione per Stato e imprese nelle economie avanzate è identica: senza un maggiore impegno nello sviluppo del capitale umano è difficile immaginare di dare impulso alla crescita economica e alla creazione di nuova occupazione. 12 5. EVOLUZIONE DELLA FUNZIONE RISORSE UMANE VERSO UN RUOLO STRATEGICO Nelle imprese, la funzione Risorse Umane è di solito concepita come una funzione di servizio. In quanto tale, non ha al proprio interno le competenze per comprendere in profondità le sfide strategiche dell’impresa e non è un interlocutore delle funzioni di business trainanti. La gestione del capitale umano viene svolta in modo reattivo anziché proattivo. La difficoltà che spesso la funzione Risorse Umane incontra nel collegare il ROI e i risultati economici dell’impresa al ruolo da essa svolta - in particolare dal lato dello sviluppo del capitale umano aziendale - non sempre le permette di esprimere una rilevante “autorità strategica” verso le altre funzioni aziendali più critiche per il business. Livello di fiducia nella pianificazione strategica della forza lavoro Livello di fiducia degli intervistati sulla pianificazione della forza lavoro1 Million workers Abbastanza incerto o non fiduciosi 11 Molto fiduciosi 27 61 Solo il 27 per cento degli intervistati sono altamente fiduciosi nella pianificazione della forza lavoro condotta dalla loro azienda Abbastanza fiduciosi n=274 1 Il campione include intervistati che hanno posizionato ogni priorità delle risorse umane come una delle loro 3 maggiori priorità al mometo NOTE: Le percentuali non raggiungono 100 causa arrotondamento SOURCE: Lo status del Capitale Umano, Indagine 2012, The Conference Board e McKinsey & Company Alla luce di quanto sta accadendo nel mondo del lavoro, il ruolo e i compiti della funzione Risorse Umane stanno cambiando. In particolare la funzione si deve attivare per: ■ Anticipare il futuro e comprendere come il cambiamento della modalità di lavoro avranno impatto sull’organizzazione. ■ Gestire la pipeline di risorse assicurando che si verifichi una produzione stabile e di qualità delle nuove capacità richieste dal business. 13 ■ Mantenere alto il livello di energia di tutto il personale seguendo l’evoluzione del rapporto “dipendente e impresa” e facendo leva sulle determinanti della motivazione individuale delle nuove generazioni. ■ Assicurare l’agilità organizzativa richiesta per fare fronte in continuità al più alto livello di incertezza. In altre parole, è cruciale che la funzione Risorse Umane diventi interlocutore primario dei business leader, si doti delle capacità per leggere le criticità strategiche dell’azienda entrando nei processi di definizione della strategia aziendale. Inoltre, è necessario che impari a tradurre la strategia in requisiti per le risorse umane e acquisisca familiarità con il processo di innovazione e i rischi a esso connessi. Mai come in questo momento la funzione Risorse Umane ha avuto l’opportunità di poter esprimere tutto il suo potenziale. □ □ □ Se tutto quello che abbiamo tratteggiato non accade, le economie avanzate sono condannate al declino e alla decrescita. 14