Crisi ambientali, desertificazione e didattica della Geografia. Il caso

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Crisi ambientali, desertificazione e didattica della Geografia. Il caso
Stefano Piastra
Crisi ambientali, desertificazione
e didattica della Geografia.
Il caso del lago d’Aral
1. Introduzione
Pur con un certo ritardo rispetto al mondo dell’Università,
negli ultimi anni temi quali gli
squilibri ambientali e lo sviluppo sostenibile hanno iniziato a
fare la loro comparsa nei programmi di Geografia dei vari ordini e gradi scolastici italiani,
dapprima sotto forma di cenno, successivamente con sempre maggiore enfasi. L’analisi
di tali problematiche a scuola appare oggi fondamentale,
in funzione di una sensibilizzazione delle giovani generazioni riguardo alle sfide globali che attendono l’umanità nei
prossimi decenni (effetto-serra, deforestazione, utilizzo razionale delle acque, sottosviluppo, ecc.). In questa sede sarà affrontato il caso del lago
d’Aral, il cui rapido disseccamento, pur essendo classificabile tra i fenomeni di desertificazione (vedi in proposito Gagliardo, 2005), presenta caratteri peculiari, in quanto risulta direttamente legato all’ipersfruttamento da parte dell’uomo delle risorse idriche del suo
bacino. La velocità e le proporzioni del processo ne fanno un
esempio emblematico di sviluppo non sostenibile, ampiamente spendibile nella didattica scolastica.
2. La crisi ambientale
del lago d’Aral
Il lago d’Aral, posto in Asia
centrale al confine tra Kazakistan ed Uzbekistan, ha subìto
negli ultimi decenni un disseccamento drammatico di cui si
sono occupati i media di tutto il mondo.
L’origine di tale disastro ambientale va collocata storicamente negli anni ’50 del Novecento, quando l’URSS, sotto la guida di Nikita Krusciov,
cercò di potenziare la coltivazione del cotone nelle steppe
centro-asiatiche, con l’obiettivo dichiarato di raggiungere
l’autosufficienza riguardo ad
esso e di diventarne il primo
produttore mondiale, sorpassando gli USA. I nuovi campi
coltivati a cotone furono irrigati derivando, tramite canali,
enormi quantità di acqua dall’Amu-Darya e dal Syr-Darya, i
due fiumi del bacino endorei-
co dell’Aral (fig. 1). La produzione cotoniera aumentò sensibilmente, ma il rovescio della medaglia di questi interventi fu che il lago iniziò progressivamente ed inesorabilmente a disseccarsi. I due immissari, depauperati dai prelievi
idrici, non erano infatti in grado di bilanciare le acque perse per evaporazione.
A partire dai primi anni ’60 del
Novecento l’Aral ha quindi conosciuto la più rapida fase di
regressione della sua storia,
abbassando il proprio livello
di oltre 20 metri e riducendo
la propria superficie di circa il
75% ed il proprio volume di
circa il 90% (fig. 2). Questo
processo, a lungo tenuto nascosto dall’URSS, è stato talmente intenso che nel 19891990 l’Aral si è frazionato in
due distinti corpi d’acqua: il
piccolo Aral (detto anche Aral
del nord), alimentato dal SyrDarya ed interamente in territorio kazako, ed il grande Aral
Fig. 1. Il bacino
del lago d’Aral
(rielaborato da
Micklin, 2007).
La superficie
del lago
rappresentata in
figura è quella
precedente
all’innesco della
crisi ambientale.
31
Laboratorio didattico
Fig. 2. Il
progressivo
disseccamento
del lago d’Aral
a partire dagli
anni ’60 del
Novecento (da
Micklin, 2007).
Fig. 3. Pesca
nel lago d’Aral
in un’immagine
degli anni ’50
del Novecento
(Archivio
Fotografico
Museo di Moynaq
– Uzbekistan).
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(detto anche Aral del sud), alimentato dall’Amu-Darya e diviso tra Kazakistan ed Uzbekistan, a quel tempo ancora ricompresi all’interno dell’Unione Sovietica.
Tale disseccamento ha provocato uno dei più gravi (e dimenticati) disastri ambientali
del Novecento (Lètolle, Mainguet, 1996; Glantz, 1999; Micklin, 2007). Conseguentemente alla riduzione del livello delle acque è esponenzialmente aumentata la salinità,
passata dagli originari 10 g/l ai
160 g/l attualmente riscontrabili in aree ben specifiche, trasformando buona parte del lago da bacino salmastro a bacino iperalino. Quest’ultimo fatto ha avuto gravissime ripercussioni sul piano ecologico,
provocando dapprima la scomparsa totale dell’ittiofauna locale, sostituita da specie esotiche introdotte dall’uomo; in
seguito un drastico calo anche
di queste ultime. L’economia
e la cultura della zona, basate
sulla pesca, sono state
così cancellate nell’arco di pochi decenni: i
pescherecci che oggi
arrugginiscono arenati sulle sabbie laddove
un tempo si estendeva l’Aral sono diventati l’apocalittico emblema di questa crisi ambientale. La riduzione
della superficie del lago ha inoltre causato
cambiamenti climatici
a scala regionale: venuta meno l’azione mitigatrice della massa idrica, il
clima ha visto cioè un accentuarsi del suo carattere continentale, sperimentando estati
più calde e secche ed inverni
più freddi. Ma non è tutto. Laddove l’Aral si è ritirato, l’antico
fondale, caratterizzato da depositi salini e da sostanze inquinanti raccolte dai fiumi del
bacino lungo il loro corso (metalli pesanti, fertilizzanti, pesticidi, ecc.), è ora esposto ai
venti, con gravi ripercussioni
sull’ecosistema e sulla salute
della popolazione locale. Nel
cosiddetto Priaralye, la regione che si affaccia sull’Aral, la
falda acquifera, pesantemente contaminata e non più utilizzabile a fini potabili, si è abbassata, contribuendo alla salinizzazione dei suoli ed alla
desertificazione.
La gravità della situazione è
stata nel frattempo ulteriormente peggiorata dall’implosione dell’URSS (1991), che
ha portato ad una instabilità
geopolitica a livello regionale
e ad una gestione conflittuale
delle acque del bacino da parte delle neonate repubbliche
centro-asiatiche (Kazakistan,
Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan).
Nonostante il quadro generale appena esposto, negli ultimi decenni si sono moltiplicati progetti ed interventi, soprattutto ad opera di enti inter-
nazionali (UNEP, UNDP, Banca
Mondiale), finalizzati al ripristino di alcune aree. Ma se il piccolo Aral, interamente in territorio kazako, da più di un decennio appare avviato verso
una gestione sostenibile delle acque del suo bacino, nel
caso del grande Aral l’assenza di serie politiche rivolte alla sua salvaguardia ne fanno
prevedere agli studiosi, nel giro di pochi decenni, un disseccamento totale.
3. La valenza
didattica della
regressione del
lago d’Aral nei
diversi ordini e gradi
scolastici
Accanto al filone della ricerca scientifica, la crisi dell’Aral,
esemplificativa di uno squilibrato rapporto uomo-ambiente, rappresenta un caso didattico di grande valore formativo, trasversale ai vari ordini e
gradi scolastici.
Esso può essere affrontato in
forma semplificata già nella
Scuola Primaria. Il Nuovo Ordinamento di tale ciclo (D.L.
n. 59, 2004), all’interno del II
Biennio (Classe IV-V Primaria)
prevede infatti per la Geografia un’introduzione allo sviluppo sostenibile. Nell’ambito di
tale tema, accanto ad esempi
italiani, è possibile riservare
uno spazio dedicato ai problemi ambientali del nostro corpo d’acqua (cf. Brunelli, 2006,
pp. 189-192). Vista la giovane età dei destinatari dell’Unità Didattica e la grande importanza rivestita nella Scuola Primaria dall’uso delle immagini,
appare preferibile presentare
la regressione dell’Aral partendo da un confronto tra due immagini del lago, una precedente all’innesco del disastro ecologico (fig. 3) ed una odierna
Fig. 4. Il cimitero delle navi di Moynaq (Uzbekistan), un tempo
principale porto dell’Aral (foto S. Piastra, maggio 2007).
(fig. 4), seguito da un brainstorming degli allievi guidato
dal docente. Le idee emerse
nel corso del dibattito possono facilmente portare il gruppo-classe all’individuazione
delle conseguenze di questa
crisi, in primis la scomparsa
del comparto locale della pesca, ed alla sua identificazione
come caso di sviluppo non sostenibile, in quanto non rispetta i tre cardini della sostenibilità, vale a dire integrità ambientale, efficienza economica ed equità sociale.
Nell’ambito della Scuola Secondaria di Primo Grado, il disseccamento dell’Aral può essere analizzato nel corso del
III anno, all’interno dell’Unità
di Apprendimento di Geografia
dedicata all’Asia. Accanto alle trattazioni dei manuali (che
sempre più frequentemente vi
riservano alcune pagine: cf. ad
esempio Köhler et alii, 2004,
p. 38) (fig. 5), è possibile strutturare un’Unità Didattica che
contempli un raffronto tra
l’estensione del lago attorno
alla metà del XIX secolo, desumibile dalla cartografia storica russa (Boutakoff, 1853)
(fig. 6), e la situazione attuale deducibile dalle immagini
da satellite. Queste ultime sono facilmente ottenibili tramite GoogleEarth, web GIS che
mette a disposizione immagini satellitari georeferenziate a
diversa risoluzione per l’intero
pianeta (Giorda, 2006). In particolare, la copertura satellitare di GoogleEarth relativa all’Aral risulta estremamente definita, permettendo l’identificazione sul terreno di elementi dell’ordine di pochi metri, ad
esempio i pescherecci arenati nelle sabbie presso Moynaq
(Uzbekistan), un tempo principale porto del lago ed oggi posto a oltre 40 chilometri dalle
sue sponde (fig. 7).
Il disastro ecologico dell’Aral
costituisce infine un argomento estremamente spendibile
nella Scuola Secondaria di
Secondo Grado, nella didattica sia della Geografia Umana (classi concorsuali A051A052) che della Geografia Economica (classe concorsuale
A039). Tale tema può essere
proposto partendo dalla lettura di alcuni brani della monografia di L. Hugues dedicata all’Aral (1874) (fig. 8), in cui già
nel XIX secolo il geografo piemontese preconizzava un probabile disseccamento del lago qualora la superficie irrigata
in Asia centrale avesse continuato la sua espansione. Tale
approccio permetterà agli studenti di comprendere come
la drammatica fase regressiva attuale del nostro corpo
d’acqua altro non sia
se non la
triste conferma di
un modello
teorico da
tempo elaborato dagli studiosi
in caso di
iper-sfruttamento
delle risorse idriche
del bacino.
Una volta
individuate le cause
del disseccamento,
il passaggio seguente, sfruttando la metodologia del
cooperative learning,
può consistere in un
lavoro di gruppo e successivo confronto circa le possibili strategie per risolvere la crisi dell’Aral, introducendo temi di Geografia Politica e Economica. Dopo aver analizzato in piccoli gruppi alcuni materiali relativi all’economia
ed alla situazione politica in
Fig. 5. Box di
approfondimento
relativo al
disseccamento
del lago d’Aral in
un libro di testo
di Geografia
per la Scuola
Secondaria di
Primo Grado
(da Köhler et
alii, 2004).
Pur essendo
apprezzabile la
menzione della
crisi dell’Aral
all’interno
del manuale,
il box offre
informazioni
lacunose e non
aggiornate:
oggi le criticità
maggiori si
concentrano
infatti nel
settore uzbeko
del lago, e non
in Kazakistan,
dove la
situazione
ecologica del
piccolo Aral
negli ultimi anni
è decisamente
migliorata,
portando alla
rinascita del
comparto33
locale
legato alla
pesca.
Laboratorio didattico
Fig. 6. Il lago d’Aral nella cartografia storica russa
della metà del XIX secolo (da Boutakoff, 1853).
tuttora imperniato sul cotone,
che ad oggi le 5 repubbliche
dell’Asia centrale non possono permettersi. I leader degli
stati centro-asiatici non hanno
inoltre alcun interesse a prendere decisioni impopolari ed
anti-economiche sul breve periodo quali una riduzione della produzione cotoniera oppure l’introduzione di specifiche
tasse sull’uso delle risorse idriche in agricoltura allo scopo di
prevenirne lo spreco, poiché il
loro autoritarismo si basa anche su una politica populista
e demagogica (Jelen, 2000).
Alla fine delle attività proposte, gli studenti avranno compreso in maniera semi-autonoma le ragioni di ordine economico e politico alla base dell’agonia dell’Aral.
4. Le esperienze
didattiche
statunitensi
Fig. 7. Il centro
di Moynaq (in
russo Muynak),
oggi posto a più
di 40 chilometri
dall’Aral, in
un’immagine da
satellite (Fonte:
GoogleEarth).
Nella figura sono
ben riconoscibili
i processi di
desertificazione
e salinizzazione
in atto laddove il
lago si è ritirato.
34
Asia centrale forniti dal docente (sono sufficienti i dati aggiornati riportati annualmente dal Calendario Atlante De
Agostini, ma su internet è presente al riguardo una vastissima bibliografia in lingua inglese e francese), gli allievi concorderanno sul fatto che, per
salvare l’Aral, occorrerebbe ridurre la superficie irrigata nel
suo bacino. Un tale intervento implicherebbe però in questa regione una totale ristrutturazione del settore agricolo,
Negli USA, Paese tra i più impegnati in interventi di ripristino ambientale in Asia centrale, il disseccamento del lago d’Aral e le sue innumerevoli implicazioni di carattere
ecologico, economico, geopolitico, ecc. sono recentemente diventati oggetto di diversi
materiali didattici, in quanto,
come sottolineato più volte,
esempio educativo paradigmatico di sviluppo non sostenibile (Wenden, 2004).
La NASA, oltre ad aver messo
a disposizione su internet numerose immagini
satellitari georeferenziate riguardanti il nostro
corpo idrico tramite il
web GIS NASA World
Wind (Lazzarin, 2007,
pp. 144-145), ha elaborato una serie di schede
di approfondimento di
tema geografico, intitolate Mission Geography
(NASA, s.d.). All’inter-
no di esse, il modulo III-1-2
è interamente dedicato al lago d’Aral, e propone testi, immagini ed esercizi circa la crisi ecologica.
Nella stessa direzione e con
il medesimo approccio si
muove un materiale didattico promosso dall’Università
del Texas, denominato Hemispheres (University of Texas,
2005). Al suo interno, si segnala l’innovativa proposta di
un gioco di ruolo relativo alle
questioni ambientali dell’Aral,
dove gli studenti devono mettersi nei panni di un dirigente governativo uzbeko, di un
cittadino kazako di Aralsk, di
un medico del Karakalpakstan
(Repubblica Autonoma ricompresa nell’Uzbekistan) oppure
di un coltivatore di cotone kazako, e cercare di trovare una
soluzione pratica ai problemi
dell’area.
5. Conclusioni
Analogamente all’esperienza statunitense, la regressione del lago d’Aral può costituire anche in Italia, nell’ambito della didattica della Geografia, un caso esemplificativo di sviluppo non sostenibile, oggetto di approfondimento in verticale dalla Scuola Primaria, alla Secondaria di Primo Grado, alla Secondaria di
Secondo Grado.
Se nella Scuola Primaria tale
tema può essere introdotto a
partire dall’analisi e dal semplice commento di immagini
precedenti e successive all’innesco della crisi ambientale,
nella Scuola Secondaria di Primo Grado, all’interno dell’Unità di Apprendimento relativa
al continente asiatico, è possibile uno studio dei processi
di desertificazione in atto tramite immagini da satellite, da
confrontare con la cartografia
storica. Nella Scuola Seconda-
ria di Secondo Grado gli insegnanti possono proporre temi
più complessi, quali ad esempio le ragioni economiche e
geopolitiche sottese alla mancata risoluzione, ad oltre quarant’anni dall’inizio del disseccamento, dei problemi ecologici del lago.
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Bologna, Dipartimento di
Scienze Economiche – Sede
di Geografia dell’Università;
Sezione Emilia-Romagna
RICORDANDO DIRCE FACCHIN
Fig. 8.
Frontespizio
di L. Hugues,
Il lago di Aral.
Dissertazione,
Torino, 1874.
In tale
monografia
l’autore
preconizzava un
disseccamento
dell’Aral qualora
in Asia centrale
la superficie
irrigata si fosse
ulteriormente
espansa.
ll’età di 77 anni lo scorso settembre a Pordenone è mancata la Prof.ssa Dirce Facchin, tra i più stretti collaboratori di Giorgio Valussi, del quale condivideva molte qualità – intraprendenza, capacità organizzativa, senso del dovere, elevata considerazione della funzione docente. Dirce è stata per 28 anni Presidente della Sezione provinciale AIIG che la annovera fra i soci fondatori. Nel Consiglio Regionale del Friuli-Venezia Giulia è stata vice presidente; per un mandato, ha potuto altresì operare nel Consiglio Centrale, che si associa commosso al dolore dei familiari. Da anni, a causa di una dolorosa infermità si era ritirata, quasi avesse improvvisamente esaurito le energie instancabilmente profuse per un trentennio.
Abilitata in Scienze naturali, Chimica e Geografia, ha vinto il concorso di Geografia generale ed economica, approdando alla relativa cattedra nell’I.T.C. “O.
Mattiussi”. Era entrata così a far parte di quella classe di insegnanti che per la prima volta poteva esprimere tutte intere le potenzialità formative della Geografia. Un vanto della scuola italiana che le successive, improvvide riforme ha quasi cancellato.
Cosa potessero fare questi docenti lo dimostra la vicenda della Prof.ssa Facchin, che è stata a lungo al centro della vita culturale di Pordenone, da poco assurta al ruolo di capoluogo provinciale della destra Tagliamento. Fu infatti Presidente dell’associazione Italia Nostra e Presidente nazionale del Soroptimist International, posizioni che le consentiranno di convogliare l’appoggio degli enti locali verso la Geografia.
Alla metà degli anni ’70 il convegno del Piancavallo da Lei organizzato fornirà a Valussi l’occasione per iniziare a livello nazionale il filone di studi sulle migrazioni. Al volume Italiani in movimento faranno seguito Magredi e risorgive nel Friuli Occidentale e Piancavallo analisi del territorio, frutto di altri fortunati convegni.
Nelle innumerevoli attività svolte riuscirà a raccogliere un gruppo di collaboratori schivi e disponibili quanto lei: Norma Bussolati Gennari, Dina Campagna che coinvolgerà il marito Giancarlo (sarà il filmografo dei grandi viaggi di studio, veri momenti di
raccolta dell’AIIG regionale) Paolo Nardin (il cronista di questi eventi) e la consorte Franca De Luigi.
Negli anni ’90 sempre a Pordenone, al Mattiussi, sarà possibile avviare i primi corsi di perfezionamento per insegnanti medi, che
consentiranno ai geografi dell’Università di Trieste di anticipare l’esperienza attuale della SSIS e successivamente di aprire in
loco un corso di laurea. è nello splendido auditorium del Mattiussi che la ricordiamo mentre accoglie relatori e studenti, il vol35
to sorridente, i gesti misurati, la schiva gentilezza, di chi sa e capisce tante cose, in un mondo dove molti parlano a sproposito e
preferisce tacere operando, come i tanti colleghi che hanno gremito la chiesa di S. Lorenzo in occasione delle esequie.
Gianfranco Battisti