Fermiamoci davanti al presepe - Parrocchia di Canneto sull`Oglio
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Fermiamoci davanti al presepe - Parrocchia di Canneto sull`Oglio
Vien dietro a me, e lascia dir le genti sta come TORRE ferma che non crolla giammai la cima per soffiar de venti DANTE Dicembre 2014 • A NNO LX V • N. 4 (357) • Canneto sull’Oglio • Ta riffa Associazioni Senza Fini di Lucro: «Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB - Conto acceso presso C.P.O. Mantova. Direttore responsabile: Regis Mons. Benito • Stampa: Arti Grafiche La Torre, Canneto sull’Oglio, MN - Testata registrata presso il Tribunale di Mantova l’11 febbraio 1949, n° 10 Parrocchia di Canneto sull’Oglio (Mn)-46013 Via B. De Canal, 11-Tel. 0376/70122-C.C.P. N. 12737466 Fermiamoci davanti al presepe Carissimi, vi offro una domanda provocatoria: è ancora attuale fermarci davanti a Gesù Bambino oggi? Io vi dico di sì… oggi entro nelle vostre case con questo messaggio augurale per un Natale dove tutte le creature siano uguali davanti al nostro Dio Misericordioso. C’è una poesia di Umberto Saba, con un titolo molto semplice e un testo di grande tenerezza: “A Gesù Bambino”, così l’ha chiamata il suo autore. “La notte è scesa e brilla la cometa che ha segnato il cammino. Sono davanti a Te, Santo Bambino! Tu, Re dell’universo, ci hai insegnato che tutte le creature sono uguali, che le distingue solo la bontà, tesoro immenso, dato al povero e al ricco. Gesù, fa' ch’io sia buono, che in cuore non abbia che dolcezza. Fa' che il tuo dono s’accresca in me ogni giorno e intorno lo diffonda nel Tuo nome”. Mi piace e invito a leggere questi versi davanti al presepe, simbolo di pace, di amore, di salvezza. Con un momento di silenzio prolungato posso provare ad incontrare Gesù; Lui si fa presente se l’accolgo… poi mi lascio illuminare da quel Suo sguardo, con la preghiera esso si incrocia con il mio e percepisco nel profondo dell’anima lo stupore per un Dio che diventa uomo per amore. - Gli apro il mio cuore, con la certezza e la fiducia che solo Lui può sollevarlo dai pesi e renderlo più saldo nella fede. - Gli affido le mie preghiere, chiedendogli, oltre alla bontà e alla dolcezza, anche la forza di affrontare le difficoltà e l’umiltà per saper perdonare. - Chiedo uno spirito presente che non si lasci intimorire dal peccato, un animo coraggioso che sappia donarsi al prossimo, un cuore limpido che abbia chiare le vere ricchezze della vita alle quali aspirare. Molte volte rimaniamo confusi davanti alla proposta di felicità del mon- Preghiera per la cena della Vigilia e per il giorno di Natale La sera della Vigilia o il giorno di Natale, prima di metterti a tavola con la tua famiglia, o anche se sei da solo, ti invitiamo a leggere questo brano del Vangelo di Natale. È il Signore che viene ad abitare la nostra vita e la riempie di luce… Il Bambino Gesù, Chiesa di Santa Caterina, Betlemme do di oggi, ma l’unica cosa che veramente ci permette di vivere sereni è la gioia nel cuore, un tesoro immenso e un’arma vincente per affrontare ogni difficoltà, per cambiare tanti punti di vista e rientrare nella conoscenza delle priorità. Una gioia donata, nella preghiera, dallo Spirito Santo che è amore e sapienza non umana e fa aumentare lo “spessore” della nostra vita: ecco allora la carità verso gli altri, la fiducia, la positività, il sorriso. Essere persone che donano fiducia è già camminare con il Cristo. Don Primo Mazzolari scriveva: “Gesù è venuto e noi non siamo ancora né giusti, né buoni, né pacifici, né misericordiosi, ma siccome Lui è venuto, la giustizia, la bontà, la pace, la misericordia, si affacciano oggi nel cuore e sul volto di ognuno. Quasi un anticipo di quella gioia per la quale sospirano i nostri cuori e che, ricchi e poveri, domandiamo al Povero del presepio” L’invito che rivolgo a tutti è quello di fare altrettanto. - Di fermarsi un minuto davanti al presepe, parlare con Gesù offrendogli le proprie debolezze e il desiderio di superarle; chiedendogli di essere illuminati dalla sua beatitudine e di saperne fare tesoro ogni giorno, domandandogli la gioia, l’unico ingrediente indispensabile per rendere davvero ricca la vita. - Di lasciarsi ispirare dalla dolcezza di Maria, di abbandonare il cuore alla commozione che la visita al Bambino sa suscitare, all’emozione per il mistero che questa nascita porta in sé. - Di contemplare l’intimità della grotta, di respirare quel senso di pace, di lasciarsi catturare dalla letizia di Gesù e, nel silenzio, far affiorare spontaneamente dal cuore le parole da rivolgergli, con una preghiera semplice, ma vera. L’augurio che faccio a ciascuno è di riscoprire e sperimentare, in questo Natale, lo stupore. Non facciamoci togliere il desiderio di stupirci davanti al mistero del Figlio di Dio fatto Bambino, gustiamoci la Festa del Natale come momento di incontro e condivisione nelle nostre famiglie e nella nostra Comunità, ma anche come momento di autentica Grazia. Don Giovanni Tosoni Nell’anno del Signore 2015 • • • • Domenica 15 marzo, ore 15,30: Prima Confessione. Domenica 3 maggio, ore 10,30: Sacramento della Confermazione. Domenica 10 maggio, ore 10,30: Santa Messa di Prima Comunione. Domenica 24 maggio, ore 10,30: Festa degli Anniversari di Matrimonio. Dal Vangelo di Matteo (1,18-25) “Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù”. A Gesù Bambino, segno piccolo e fragile (san Giovanni Paolo II) Segno piccolo e fragile, umile e silenzioso, ma ricco della potenza di Dio, che per amore si è fatto uomo. Signore Gesù, con i pastori noi ci accostiamo al tuo presepe per contemplarti avvolto in fasce e giacente nella mangiatoia. O Bambino di Betlemme, Ti adoriamo in silenzio con Maria, tua Madre sempre Vergine. A Te la gloria e la lode nei secoli, divin Salvatore del mondo! Amen. 2 • LA TORRE • Dicembre 2014 L'Educatore in parrocchia Traditio Symboli Venerdi 21 novembre gli animatori delle parrocchie dell’unità pastorale si sono riuniti in oratorio ad Acquanegra per riflettere su come essere “educatori alla fede” in oratorio. L’incontro, guidato da don Giampaolo Ferri, direttore dell’Ufficio di pastorale giovanile della diocesi si è svolto in un clima di serenità, confronto e voglia di mettersi in gioco per il bene dei nostri adolescenti, perché possano crescere bene dal punto di vista umano e cristiano. Sono i cristiani di domani! Dalla riflessione sono emersi i seguenti aspetti che ogni educatore in oratorio deve tener presente. 1 L’ educatore è uno che ha scelto di fare un cammino personale di fede e che pur con tutte le fatiche, prova a viverlo nel quotidiano... 2 E’ uno che vive una vita di fede con la sua comunità cristiana.: la prima e più fondamentale formazione avviene dentro la comunità.. 3 L’educatore, sull’esempio di Gesù, è uno che vuol bene ai ragazzi che gli vengono affidati … 4 L’educatore è uno che cura la propria formazione, nella consapevolezza del ruolo che è chiamato a svolgere. 5 L’educatore alla fede, oggi più che mai, è consapevole di essere missionario non solo nella sua parrocchia, l’esperienza delle unità pastorali sta facendo luce su una certa chiusura che non dovrebbe appartenerci come cristiani … 6 L’apertura a Cristo e al vangelo ci porta ad ampliare la nostra esperienza di chiesa partecipando alla vita della diocesi insieme al nostro vescovo Roberto. Ci auguriamo che questo primo incontro sia l’inizio di un cammino che vedrà gli animatori della fede diventare “lievito” delle nostre realtà parrocchiali. Carlo Zanoni Percorrere la via del piacere, o quella della bellezza? Con questo interrogativo si è aperta la bellissima e preziosa testimonianza di Michele, un ragazzo di 18 anni intervenuto durante la Traditio Symboli, tenutasi in seminario a Mantova, sabato 22 novembre a partire dalle 16. Anche i ragazzi delle parrocchie della nostra unità pastorale hanno partecipato insieme ai loro animatori accompagnati dal seminarista Carlo. Quasi 350 ragazzi, provenienti da tutte le parrocchie della diocesi, hanno ascoltato le parole di incoraggiamento del nostro vescovo Roberto, che, felicissimo per la grande affluenza di ragazzi, ha esortato tutti a percorrere la via di Gesù. Una via sicuramente non facile, colma di difficoltà, ma che al termine ci mostra il più bel traguardo: la gioia eterna, insieme a Lui nel suo Paradiso. Ci ha esortati a credere, e a non vergognarci del nostro essere cristiani. Non sono poi mancati i momenti di svago, primo tra tutti quello iniziale, in cui ogni parrocchia doveva rappresentare con una scenetta, una frase del Credo, professione di fede che i cristiani tutte le domeniche recitano durante la celebrazione dell’Eucaristia. Al termine dell’incontro, tutte le scenette sono state proiettate e una giuria ha premiato le due scenette più originali; ebbene, Canneto e Ostiano sono risultate vincitrici! Una bella soddisfazione per tutti noi e per i nostri amici. Terminata la premiazione, dopo esserci rifocillati in seminario, siamo tornati a Canneto e in oratorio abbiamo finito la giornata in amicizia condividendo la cena preparata da alcuni genitori. Una giornata divertente, che segna l’inizio di un percorso impegnativo, ma bello, soprattutto se fatto insieme. Marco Sala Sinodo: lavori in corso della Diocesi (circa 1.500) confluirà nell’Assemblea Sinodale. L'Assemblea del Sinodo è composta da presbiteri, religiosi, religiose e fedeli laici (circa 200 componenti) che sono scelti per “prestare aiuto al Vescovo in ordine al bene di tutta la comunità diocesana”(Can. 460). L'Assemblea (formatasi solennemente con l'apertura del sinodo avvenuta lo scorso 14 settembre 2014, e suddivisa in tante commissioni di studio, tante quante sono le questioni) avrà il compito di affrontare, dal prossimo anno, le Questioni che il Vescovo ha affidato, studiandole e approfondendole, Continua il percorso degli otto Piccoli Gruppi Sinodali nella nostra Parrocchia: in questi tre mesi, da ottobre a dicembre, siamo stati impegnati nella riflessione, per ciascun gruppo diversa, di una delle quindici Questioni Pastorali proposte dalla Commissione preparatoria. Le Questioni Pastorali individuate sono aspetti particolari, sfaccettature per una piena e autentica vita di fede e testimonianza cristiana. I piccoli Gruppi sinodali sono luoghi in cui ciascuno può ascoltare ed essere ascoltato in un clima di fraternità, in cui sia importante non solo la qualità della riflessione che si sviluppa, ma anche l'intensità dell'esperienza di comunione che si realizza. Infatti, il cammino delle nostre comunità è davvero sinodale se si situa in un contesto di relazioni di comunione, capace di coinvolgere tutti in un clima di partecipazione e di condivisione reale. Da questi tre incontri di riflessione e di dialogo scaturirà un consiglio, una proposta da inviare al Vescovo sulla Questione Pastorale analizzata. Il lavoro svolto da tutti i Gruppi Sinodali In cammino verso l'Accolitato Carissimi, vi giungano queste poche righe per farvi partecipi del nuovo passo che sto per compiere. Lunedì 8 Dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, alle ore 15 a Verona, alla presenza del Vescovo Mons. Giuseppe Zenti, riceverò il Ministero dell'Accolitato. È un ulteriore passo verso quella meta definitiva che è il presbiterato. Questo ministero è destinato a mettere in risalto l’intimo legame che esiste tra l’Eucarestia e la carità. Il ministero dell’accolito acquista pienezza di significato e una notevole importanza proprio nel contesto di una Chiesa che vive il mistero della carità. La funzione dell’accolito è soprattutto quella di aiutare il diacono e il sacerdote durante le funzioni liturgiche. Quindi ha il compito di curare il servizio dell’altare, distribuire la santa Comunione in assenza dei ministri, o quando il numero dei fedeli è elevato. A questi compiti i vescovi italiani ne aggiungono un altro e precisamente “aver cura dei deboli e degli infermi”, questo compito stimola l’accolito a farsi strumento dell’amore di Cristo e della Chiesa nei loro confronti. Le funzioni che un accolito è chiamato a svolgere lo portano ad essere promotore della vita liturgica di una comunità e ministro straordinario della comunione, che si affianca al sacerdote portando l’Eucarestia ai malati; caratterizzante è il suo servizio di carità verso i poveri, i sofferenti, i malati, gli emarginati. Con l’aiuto del Signore spero di essere degno di svolgere questa funzione, con umiltà e spirito di servizio. Rimanendo uniti nella preghiera, auguro a tutti voi un santo Natale. Con affetto e gratitudine. Daniele Leonelli attraverso la lettura della sintesi dei contributi provenienti dalla consultazione di tutti i «piccoli gruppi sinodali». I componenti dell’Assemblea Sinodale scelti nella nostra Unità Pastorale “Santa Maria ai Campi Bonelli”, sono cinque laici: Antonio Pezzini e G. Carlo Veronesi della Parrocchia di Canneto, Premi Vincenzo della Parrocchia di Mariana, Cerchiari Bruno e Sala Marco (componente giovane) della Parrocchia di Mosio; più il sacerdote coordinatore dell’U.P. il nostro Parroco Don Giovanni Tosoni. Antonio Pezzini Il consiglio Pastorale "rinforzato" Rinforzato: è questa la parola che secondo me descrive il nuovo consiglio pastorale per gli anni 2014-2018. Ad una prima rapida lettura la parola “rinforzato” potrebbe suggerire l'idea della presenza nella nostra comunità di un consiglio pastorale stanco, demotivato, e quindi bisognoso di una sorta di sostegno per proseguire la propria attività. Ma non è così! Alla fine dello scorso anno pastorale, il consiglio ha effettuato, come di consuetudine, una valutazione dell'anno appena concluso, rilevando, tra le altre, la necessità di approfondire la situazione della pastorale giovanile nella nostra parrocchia, in quanto erano emersi alcuni spunti positivi ma anche diverse criticità, tra le quali la scarsa partecipazione dei giovani alle attività della parrocchia e alla messa domenicale. Una delle iniziative per cercare di dare una risposta a questa, che riteniamo essere una questione decisiva per la vita della nostra comunità, è stata quella di coinvolgere i giovani animatori inserendo una loro rappresentanza all'interno del consiglio (4 giovani). Questo per permettere anche a loro di dare il proprio contributo nelle decisioni che il consiglio assume. Il progetto sui giovani animatori, inoltre, ha visto alcuni adulti assumere il ruolo di educatori per guidare la comunità animatori nel cammino di formazione, oltre a coordinarne le varie attività. Anche queste persone sono entrate a far parte del consiglio pastorale, che ad oggi conta 28 membri in rappresentanza delle varie aree di attività che la parrocchia svolge. Tuttavia, partecipare al consiglio pastorale non significa semplicemente rappresentare un gruppo o un settore della parrocchia, è molto di più: significa far parte di un gruppo di persone che si prende cura della comunità e che collabora al proprio interno per costruire un progetto comune, assumendosi la responsabilità, insieme al parroco, delle scelte che vengono fatte. È certamente un ruolo impegnativo ed è per questo che voglio ringraziare a nome di tutto il consiglio i nuovi consiglieri per aver accettato questa sfida, in particolare i più giovani; la loro presenza darà ancora maggiore forza ed entusiasmo a tutto il gruppo e ci permetterà di affrontare con rinnovato impegno il cammino di un nuovo anno pastorale. A tutti voi chiediamo di accompagnarci con la vostra preghiera e di sostenere con la partecipazione le attività che la parrocchia propone nei vari ambiti. Oltre a don Giovanni, il diacono Ivan, il seminarista Carlo e le nostre suore, il Consiglio è composto da: Luigina Rizzardi, Marina Milani, Chiara Pancera, Kevin Dalzini, Vanessa de Pietri, Cristian Vento, Patrizia Moraschini, Ornella Zinetti, Luciana Nicoli, Luca Provvedini, Fulvia Negri, Maurizio Vezzoni, Sergio Ghisini, Luciano Barisani, Stefano Alberini, Roberta Broglia, Antonio Pezzini, Nives Ugoletti, Francesco Zucca, Alberto De Orsi, Barbara Redini, Paolo Freretti, Diego Redini. Stefano Alberini Dicembre 2014 • LA TORRE • 3 La Chiesa dei Morti La Chiesa dei Morti, così chiamata nella vulgata popolare, riassume un patrimonio culturale e una tradizione religiosa singolare che si protrae nel tempo. Si tratta di un luogo familiare per i cannetesi, attraverso il quale, generazione dopo generazione, sono stati trasmessi i ricordi che hanno formato la nostra identità, il nostro album di famiglia. La Chiesa della Santa Croce, nella sua denominazione originale, venne eretta in memoria dei cannetesi morti durante la terribile pestilenza del 1630, che fu così catastrofica da uccidere quasi la totalità degli abitanti, già sconvolti dalle vicende politiche europee di quegli anni, che videro il nostro paese impegnato nella guerra dei Trent’anni. Grazie ad una serie di documenti conservati all’archivio di Mantova si è potuta ricostruire la vicenda relativa alla realizzazione dell’edificio. L’idea dei cannetesi di costruire una chiesa in ricordo di quelle vittime non tardò ad arrivare, perché la maggior parte dei defunti, causa la mancanza di tempo e la paura del contagio, non aveva ricevuto degna sepoltura. È il 1697 l’anno in cui gli abitanti di Canneto chiedono al vescovo di Brescia la fondazione di un oratorio dedicato ai morti. Un documento datato 13 maggio può essere considerato il vero contratto per la costruzione della chiesa, con il quale l’Arciprete Giuseppe Marchesi e i reggenti del Comune commissionano il progetto al cremonese Giacomo Malio. Si fissano dimensioni e caratteristiche secondo il disegno, come l’altezza e larghezza o lo spessore dei muri. Inoltre si indica la ricompensa per i lavoratori e si dichiara che i lavori dovranno cominciare la settimana successiva. La costruzione della chiesa dovette durare più di cinquant’anni e giunse a conclusione il 23 Aprile dell’anno 1745 con la solenne consacrazione del Vescovo di Brescia. Essendo stato edificato sul sito dell’antico lazzaretto, al momento della sua costruzione l’oratorio dei morti fu collocato fuori dal centro abitato. L’aumento della popolazione e il conseguente allargamento del paese hanno fatto sì che oggi si trovi invece nel centro storico, nel quartiere “Piccola Regona”. La chiesa presenta una pianta ad aula unica. Il perimetro esterno è privo di decorazioni e la regolarità dei muri laterali è interrotta, in prossimità del tetto, solamente da tre ampie finestre. Anche la semplice facciata, seppur solcata da lesene, non presenta elementi decorativi e solo il timpano spezza l’uniformità esteriore dell’edificio. Questa eccessiva povertà decorativa e semplicità degli esterni non si riscontra invece all’interno dell’edificio, che è ricco di decorazioni e stipato di oggetti. Quattro coppie di lesene scanalate dividono l’aula in cinque campate, coperte da volte a crociera. Delle otto finestre originarie, sulle quali si impostano le volte, cinque sono state tamponate, pertanto la chiesa risulta poco illuminata. Le pareti laterali sono dipinte in fin- to marmo per i due terzi dell’altezza. Appena sopra, un fregio continuo a disegni geometrici crea un netta divisione tra la zona delle finestre e le pareti sottostanti. Ovunque è impiegato il trompe l’oeil, in particolare dietro l’altare baroccheggiante, dove la parete è dipinta con motivi floreali e geometrizzanti e l’uniformità della decorazione si interrompe solo al centro, in prossimità della finestra murata. Le tinte scure, per lo più grigie, utilizzate nella decorazione interna della chiesa contribuiscono a ridimensionare lo spazio. A ciò si aggiungono gli effetti del tempo e del fumo delle candele, che hanno annerito ulteriormente i muri. Nella seconda metà del Settecento in Europa si apre quel dibattito sulle sepolture che porterà alla nascita dei cimiteri extraurbani. Da un lato le idee illuministe contribuirono a divulgare una concezione laica della morte; a ciò si aggiunse la questione dell’igiene pubblica, divenuta urgente con l’aumento della popolazione ed il peggioramento delle condizioni sanitarie. In Europa, i primi emendamenti in questa direzione furono le leggi mortuarie asburgiche, emanate nel 1743 da Maria Teresa d’Austria e Francesco Stefano d’Asburgo che vietavano le tumulazioni nelle chiese. Nel 1770, con grande anticipo rispetto a Napoleone e all’editto di Saint-Cloud del 1804, queste leggi vennero estese ai territori lombardi soggetti al dominio asburgico e nel 1788, per ordine governativo, a Canneto venne abolita la sepoltura dei cadaveri all’interno del centro abitato e deliberata la costruzione di un nuovo cimitero. Il nuovo camposanto comincerà a funzionare, dopo la benedizione di rito, nel 1810. L’allontanamento del cimitero creò non pochi timori e risentimenti tra la popolazione che si sentì privata della vicinanza dei propri cari. La risposta degli abitanti fu quella di ‘riportare’ la memoria dei defunti all’interno del paese, scegliendo un luogo che già era adibito al ricordo: la chiesa di Santa Croce. L’atipicità di questa chiesa si coglie già dall’inusuale spazio concesso per l’inserimento di lapidi commemorative che, solitamente, venivano poste sulle pareti esterne delle chiese. Ciò può essere inteso come il desiderio, da un lato di una maggior visibilità, dall’altro di una vicinanza più forte con i defunti, e quindi di un ricordo più vivo, quasi a voler proteggere la “memoria dei propri cari” dall’erosione delle intemperie e dallo scorrere del tempo. Le prime lapidi che trovarono spazio all’interno della chiesa furono quelle delle famiglie ricche, opera di abili scultori. Gli ornati sono ispirati ai canoni estetici del Romanticismo e mostrano il particolare rapporto tra la cultura ottocentesca e l’antichità classica. Ricca è la simbologia, e alcuni esempi denunciano la propensione per un gusto colto; ad esempio si pensava che la farfalla fosse in grado di abbandonare la sua natura corporea e ascendere in cielo, allude quindi alla resurrezione e alla leggerezza dell’anima. Il teschio è il simbolo non solo della parte più alta dell’uomo, ma anche della sua caducità. L’uroburo (il serpente che si morde la coda o che la inghiotte) rappresenta in figura di animale il cerchio nel suo personificare l’eterno ritorno. Dopo la metà del XIX secolo le lapidi si semplificano notevolmente e da vere e proprie sculture diventano semplici incisioni. La gente più povera utilizzò materiali meno costosi e, quasi sempre, costruì da sé gli oggetti da esporre. Si tratta in prevalenza quadri con motivi vegetali e corone di fiori. Nella maggior parte di questi quadretti, che sono anche i più antichi, sono ricamati o dipinti dei fiori colorati su di uno sfondo di seta nera. I ricami sono eseguiti con filati preziosi su modello delle decorazioni dei paramenti sacri. Lo sfondo scuro è un chiaro richiamo al colore nero, colore del lutto e della penitenza e contemporaneamente promessa della futura resurrezione e simbolo della negazione della vanità terrena e dello sfarzo. I fiori sono il simbolo della vita, il simbolo di sentimenti d’amore e di armonia, ma soprattutto delle anime dei Morti. Nel “linguaggio dei fiori” ogni specie esprime un suo messaggio: la rosa, il giglio, l’alloro, la quercia, l’edera, il cipresso, la felce sono solo alcune delle specie rappresentate nei quadretti. Troviamo anche delle decorazioni in cartone, compensato, ceramica, legno e cuoio. Altro genere di manufatti sono le corone di fiori, per le quali si utilizzò per lo più porcellana e metalli, ma che talvolta vennero costruite intrecciando in un sottile fil di ferro delle perline vitree. Dalle fine dell’Ottocento gli abitanti hanno cominciato ad inserire fotografie nei quadretti della propria famiglia che già erano esposti nella chiesa, gli sfondi sono stati tagliati per fare spazio alle immagini, i volti hanno sostituito i simboli. La fotografia, mezzo espressivo alla portata di tutti, è diventata il tramite tra le generazioni, proiezione dei morti e dei vivi senza distinzione di classe sociale. La chiesa dei morti è uno dei pochi esempi in cui si è lasciato libero spazio alla tradizione popolare, al sentimento religioso, ma anche alla creatività degli abitanti di Canneto. La decorazione della chiesa non è frutto del lavoro di artisti, scultori e pittori, ma è un complesso di oggetti che si sono accumulati nel tempo per volontà della popolazione e che testimoniano l’evoluzione del culto della memoria. Un tempo la comunità si poteva considerare tale se la comunità dei vivi era unita a quella dei morti in un rapporto di mutuo aiuto. La costruzione stessa della Chiesa di Santa Croce, voluta dalla pietà popolare attraverso la raccolta delle elemosine, è un esempio di questo legame. Le pareti raccolgono i simboli, i messaggi e le immagini, che, a partire dall’Ottocento, i cannetesi hanno cominciato ad accumulare in memoria dei propri defunti ed è l’emblema di una comunità in cammino verso una porta che conduce all’eternità. Burato Dorothea Per eventuali visite guidate alla Chiesa, contattare l'Associazione A.E.M.O.C tel. 333 6399737 La Parrocchia di Canneto ringrazia Dorothea Burato per il suo prezioso e competente intervento durante la serata del 7 novembre, in cui è stata illustrata la chiesa di Santa Croce ed esprime alla neo dottoressa le congratulazioni per la laurea brillantemente conseguita. Coglie inoltre l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione della serata. Portare Gesù povero e servo, una carità senza fine ! «Da coloro che vivono nelle discariche del terzo mondo, fra gli uccelli rapaci che si contendono con gli uomini i rifiuti, sale il grido: “Vogliamo vedere Gesù ! Camminare con noi, pregare con noi, gioire con noi…”. Dai marciapiedi lungo la spiaggia, negli angoli oscuri attorno a paesi e città, le ragazze schiave degli aguzzini che vendono il loro corpo, gridano: “Vogliamo vedere Gesù ! Vogliamo averlo a fianco di noi, quando siamo aggredite e ferite nella nostra dignità”. I drogati scoppiati, i senzatetto, i barboni vilipesi nelle sale d’aspetto delle stazioni gridano: “Vogliamo vedere Gesù ! Stare con Lui, vogliamo che Lui stia con noi!”. I carcerati innocenti, i carcerati colpevoli, gli ubriachi sotto i grandi cavalcavia delle grandi metropoli, gli “ubriachi” perché disperati dalla grande indifferenza del mondo, gridano: “Vogliamo vedere Gesù ! Lo vogliamo a fianco a noi”. Gli ammalati nel loro letto di dolore, i disabili collocati in moderni lazzaretti, i minori senza famiglia, i profughi costretti ad abbandonare la loro famiglia e la loro terra, ci gridano: “Vogliamo vedere Gesù ! Solo Lui ci può salvare !”. La Chiesa deve essere lì, dove Gesù è straziato, umiliato, abbandonato e crocifisso…i nostri palazzi semivuoti possono rimanere sbarrati mentre premono alle porte i diseredati ? Chi sta con la massa dolorante perché Gesù sia incarnato in mezzo a loro?» In occasione delle prossime festività natali- zie, ho voluto condividere con voi questo incisivo brano di don Oreste Benzi, prete riminese scomparso nel 2007 che ha dedicato la sua vita al servizio dei reietti dalla società: “il parroco dalla tonaca lisa”, come amavano chiamarlo. La sua riflessione sposa efficacemente il tema del sinodo della nostra chiesa mantovana (Vogliamo vedere Gesù) con la sostanza del nostro essere e fare carità. Ci abbiamo provato e ci proviamo come comunità ad essere presenti nelle “periferie”, a portare Gesù, Lui sola vera speranza, che per primo si è donato a noi. Continuiamo a farlo anche attraverso le persone che si sono prestate a sostenere le attività del centro di accoglienza di Casa Maria, attraverso chi visita i tanti ammalati della nostra comunità, o attraverso le opere, le iniziative e le preghiere spese per i più bisognosi fra noi e nelle terre più lontane. Confidiamo che la Provvidenza, insieme all’aiuto e al sostegno di tante persone nella nostra comunità, ci aiutino a portare avanti questi segni in modo sempre più decisivo per il destino di tanti fratelli. Nella società dell’apparire e delle tante immagini, il Dio che si fa uomo in mezzo a noi ci dice che, più che mai, l’umanità ha bisogno della carità che passa dalla testimonianza in prima persona. Ivan Arienti – gruppi caritativi Festa della Luce Quando abbiamo pensato la prima volta ad una festa che avvicinasse i bambini al culto dei santi e dei defunti, ci è venuto subito in mente di associarla all’idea della luce. La luce, che nella tradizione cristiana è inizio della vita, strumento di conoscenza e scoperta, “guardiano” contro la paura delle tenebre, anticipo della festa, ci è sembrato l’emblema ideale. Ma come avvicinare i bambini al culto dei santi? Il modo che ci è parso più adatto è il racconto della vita quotidiana dei singoli. Paolo e Francesco, prima di diventare “santi” ovvero “amici di Gesù”, sono stati uomini che hanno vissuto le gioie ed i dolori della vita di ogni giorno. La loro santità è diventata così, grazie al racconto, non eccezione e meraviglia, ma vita normale condotta seguendo la luce della fede. In questo modo la festa di Ognissanti è diventata la festa di tante persone normali che, anche se non ricordate dal calendario, hanno desiderato diventare “amici di Gesù” a tal punto da vivere le gioie e i dolori della vita come una sorta di dono che a Lui potevano offrire. Ragionando, abbiamo concluso che se la santità è normalità nella vita di ogni giorno, allora tutti i cristiani possono ambire ad essere santi e condividere questa festa. Più facile è stato pensare a come avvicinare il culto dei defunti al mondo dei bambini. La morte, che ci ha portato via persone care facendoci soffrire, ci ha comunque lasciato il ricordo e l’affetto che ci aveva legato a loro, garantendoci una compagnia sempre consolatrice. Abbiamo quindi pensato ai nostri nonni scomparsi e alle ore spensierate passate con loro, con i loro giochi e la loro musica. Li abbiamo riproposti affinché questa gioia fosse rivissuta. Così è stato... e così è nata la Festa della Luce che venerdì 31 Ottobre ha coinvolto in oratorio più di cinquanta bambini. La festa è nata da tutte queste idee e, soprattutto, dal desiderio di accendere nella mente dei nostri invitati la curiosità per un modo diverso, un modo cristiano di passare e festeggiare l’ultimo giorno di Ottobre. La festa è stata bella, molto più di quanto speravamo organizzandola, ma molto più bello è stato il saluto di tanti bambini:” Ciao, ci vediamo l’anno prossimo”. Marina Longhi Ferri 4 • LA TORRE • Dicembre 2014 Il rito della stella e dei magi Una tradizione del territorio dell'Ecomuseo Valli Oglio Chiese È l’evangelista Matteo che parla dei Magi provenienti dall’Oriente, saggi in grado di leggere le stelle, forse Re, come afferma l’Antico Testamento. Il messaggio è chiaro: Gesù, il Dio che si fa uomo, supera confini e barriere arrivando ai più lontani. Il culto dei Magi si diffonde nel IV secolo, prima in Lombardia e poi in Europa con Sant’ Eustorgio che da Costantinopoli porta a Milano le reliquie dei famosi tre Magi. Nel 1164 Federico Barbarossa, tra le numerose umiliazioni inflitte ai lombardi, trafuga i corpi dalla chiesa di Sant’Eustorgio e le trasferisce a Colonia. In ambito milanese il culto si afferma nel 1336 con l’istituzione della festa dei tre Re, fortemente voluta dai Visconti. Numerose nei secoli le richieste di restituzioni dei corpi, ma soltanto nel 1903 il cardinal Ferrari ottenne qualche frammento di quelle venerate ossa. L’antica tradizione della stella oggi è diffusa in particolare in Val Sabbia, nell’alto Garda, nel Trentino e nel Tirolo, più rara in pianura Padana. Nel nostro territorio lungo la valle dell’Oglio i Re Magi, unitamente a San Cristoforo, erano i protettori dei pellegrini, di chi si accingeva a guadare un fiume, ad intraprendere un pellegrinaggio, disposti quindi a mettersi in discussione, sacrificarsi anche a rischio della vita per cambiare se stessi. Una tradizione che si ripete da sempre nella simbologia del presepe: i Re Magi, unitamente ai pastori, rappresentano il travagliato cammino alla ricerca della vera luce. Anche quest’anno, per l’Epifania, il Rito della stella si rinnoverà con la sfilata dei pastori seguita dai Magi, la dolce melodia della pastorella accompagnerà il tradizionale rito. Una comunità in cammino nel desiderio di un mondo di fratellanza e di pace. L’accoglienza, la condivisione, l’appartenenza ad una comunità si manifesta anche attraverso una tradizione. E’ un invito rivolto alle famiglie e alle Associazioni Cannetesi a partecipare. Per chi volesse prendere parte alla sfilata in costume può rivolgersi alla Parrocchia, oppure alla sede dell’Associazione Ecologica Museo Oglio Chiese. Associazione Ecologica Museo Oglio-Chiese Era Natale...… Quando si mettevano le letterine dei buoni propositi sotto il piatto. Quando si andava a trovare alcune persone in difficoltà per un augurio, portando un piccolo dono. Quando da studenti si ritornava a casa per le vacanze ed era sempre festa. Quando la “Pastorella”, in quelle notti gelide, andava in alcune case dove già si lavorava, i musicanti si riscaldavano poi riprendevano il giro per suonare in tutte le strade del paese… io, da bambino, abitavo in cascina ed anche con tanta neve, dopo mezzanotte, non mancavano mai quelle magiche note ed il tepore della stalla e l'accoglienza della casa. Quando la sera della vigilia, in alcune famiglie si invitava a cena un’anziana vicina sola, così a casa mia, a volte, eravamo in quattordici o quindici… Era una grande festa! Quando da militare sono riuscito ad arrivare prima della cena della vigilia, prendendo tre treni, un autobus ed infine ricorrendo all’autostop: sulla porta di casa, mia mamma piangeva dalla gioia. Quando alla chiesa delle suore, alla S. Messa per soli uomini, l’arciprete ricordava che Betlemme significava “la casa del pane”. Quando alcuni gruppi di amici andavano a cantare sotto le finestre delle ragazze “Astro del ciel”. Quando, per la prima volta per le strade di Canneto, in anticipo sulla messa di mezzanotte, si sentì “la Pastorella” ed il timpano di Giulietto: era la campanella che accompagnava la musica. È sempre Natale ogni volta che si pensa a chi ha più bisogno di noi, ci si commuove ai ricordi del passato, si crede che questi ricordi, queste tradizioni, la fede e la speranza del Natale non finiranno mai. Tuoi affezionati lettori Nella splendida cornice del Teatro Mauro Pagano Con rinnovato entusiasmo, anche per la stagione teatrale 2014-’15, si riapre il sipario dello splendido Teatro Comunale “Mauro Pagano”. L’Amministrazione Comunale è lieta di presentare un interessante cartellone che, compatibilmente con la difficile situazione che stiamo vivendo, presenta una varietà di appuntamenti in grado di suscitare l’attenzione di uno svariato pubblico, nell’intento di mantenere viva la tradizione teatrale quale importante mezzo di diffusione della cultura, capace di stimolare profonde riflessioni e infondere il fascino e la magia che solo il teatro è in grado di regalarci. Si auspica una numerosa partecipazione della Cittadinanza, invitata a condividere emozioni ed amore per la cultura. L’amministrazione Comunale desidera, inoltre, sollecitare tutta la Comunità a partecipare ai consueti eventi natalizi, per dare il giusto risalto alle antiche tradizioni locali, che meritano di essere tramandate quali inestimabili ricchezze portatrici di fondamentali valori umani. IL SINDACO E L’INTERA AMMINISTRAZIONE COMUNALE AUGURANO, DI CUORE, BUONE FESTE A TUTTI I CITTADINI. A sipario aperto... Si parte! ...E alla fine il sipario si apre e lo spettacolo può cominciare... Il sogno di far rinascere il teatro parrocchiale si è trasformato prima in un progetto, ora in una realtà che, passando attraverso l'entusiasmo del nostro gruppo di volontari, vuole crescere e arrivare al cuore della comunità. Finalmente questo luogo, che ormai viveva solo nei ricordi di alcuni, viene restituito ai cannetesi in tutta la sua bellezza ed accoglienza, per diventare luogo di incontro e di condivisione. Ora sta a tutti noi, per primi i giovani, cogliere l'opportunità che ci viene offerta dal nostro oratorio, così che frequentare il teatro si trasformi da interessante novità in piacevole abitudine e, attraverso la partecipazione di ognuno, cresca e si rafforzi nel tempo. Con questi propositi presentiamo il frutto del lavoro fin qui svolto, che si sviluppa sia in una proposta di stagione teatrale, sia in tante belle iniziative curate e gestite dai ragazzi dell'oratorio, che di volta in volta verranno presentate alla comunità. E allora, perché perdersi tutto ciò? Non mancate! Vi aspettiamo! Il gruppo teatro Don Giò, Carlo, Alex, Omar, Rosy, Mariangela, Claudio, Francesco, Riccardo. Calendario delle Festività Natalizie 2014 Tutte le celebrazioni eucaristiche si terranno alla Chiesa del Carmine Venerdì 19 Dicembre - Chiesa del Carmine, ore 21.00: "Concerto di Natale" promoso dal Complesso Bandistico Cannetese Sabato 20 Dicembre - Casa Maria, ore 15.30: Ritiro del Natale per adolescenti e giovani (3ª media, superiori, giovani) - Chiesa del Carmine, ore 17.00: Santa messa prefestiva Domenica 21 Dicembre, Quarta domenica di Avvento - Sante Messe: ore 7.30 - 10.30 - 17.00 - Chiesa del Carmine, ore 15.30: Ritiro spirituale per la comunità Lunedì 22 Dicembre - Chiesa del Carmine, Ore 15.00: confessioni dei ragazzi/e di catechismo della 1^ e 2^ media - Ore 15.30: santa Messa alla Casa di riposo Martedì 23 Dicembre - Chiesa del Carmine, ore 15.00: confessioni dei ragazzi/e di catechismo della 4^ e 5^ elementare - Chiesa del Carmine, ore 20.45: Celebrazione Penitenziale Comunitaria Mercoledì 24 Dicembre, Vigilia di Natale - Chiesa del Carmine, ore 15.00 – 18.00: confessioni - Ore 21.45: fiaccolata della Pastorella con arrivo in piazza Gramsci per l’accensione del falò - Chiesa del Carmine, ore 23.15: Veglia di preghiera - Chiesa del Carmine, ore 24.00: S. MESSA DELLA NOTTE DI NATALE 2014 Giovedì 25 Dicembre, Natale del Signore - Sante Messe: Chiesa del Carmine: ore 7.30 - 9.30 - 11.00 - 17.00 - Ore 16.30: Vespri Venerdì 26 Dicembre: S. Stefano, primo martire Sante Messe: ore 7.30 - 10.30 - 17.00 Sabato 27 Dicembre, Festa della Santa Famiglia - Chiesa del Carmine, ore 15.30: confessioni - Ore 17.00: Santa Messa Prefestiva Domenica 28 Dicembre Sante Messe: ore 7.30 - 10.30 - 17.00 Mercoledì 31 Dicembre - Ore 17.00: Santa Messa di ringraziamento per l’anno trascorso e canto dell’inno TE DEUM Giovedì 1 Gennaio 2015, Maria Ss. Madre di Dio; Giornata Mondiale della Pace; Sante Messe, Chiesa del Carmine, ore 10.30 - 17.00 Domenica 4 Gennaio Sante Messe, Chiesa del Carmine, ore 7.30 - 10.30 - 17.00 Lunedì 5 Gennaio - Ore 17.00: Santa Messa Vigilia dell'Epifania del Signore Martedì 6 Gennaio: Epifania del Signore - Sante Messe: 7.30 – 10.30 – 17.00 - Ore 15.30 Benedizione di tutti i bambini e ragazzi della parrocchia. Consegna dell’arancia benedetta e rito della Stella Domenica 11 gennaio 2015 - Festa del Battesimo di Gesù - Sante Messe: 7.30 - 10.30 (celebrazione comunitaria del Battesimo) - 17.00. Laurea Il giorno 2 ottobre 2014 MARTINA LIPRERI ha conseguito presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, facoltà di Scienze linguistiche e Letterature straniere la laurea in Esperto linguistico d'impresa conseguendo la valutazione di 110/110. I genitori, il fratello ed i parenti tutti si congratulano con la neodottoressa e le augurano un brillante futuro. L’ASSOCIAZIONE VOLONTARI CANNETESI A.V.C. AUGURA A TUTTA LA CITTADINANZA BUON NATALE E SERENO 2015 È con sincera riconoscenza che, attraverso il nostro giornalino, il Parroco e la comunità porgono a tutti i cannetesi extramuros affettuosi auguri di un sereno Natale e un buon 2015. Ringraziamenti Ringraziamo tutti coloro che in questo anno 2014 hanno fatto pervenire la loro offerta per "La Torre” e per tutte le opere parrocchiali. Il nostro grazie va anche alle famiglie che hanno voluto ricordare i loro cari defunti con una offerta alla Parrocchia. A tutti AUGURI sinceri di Buon Natale e Buon anno nuovo! Anagrafe parrocchiale I NOSTRI FRATELLI DEFUNTI Merlo Maria (anni 92) - Calvetti Stellio (anni 90) - Ghidotti Italo (anni 89) - Ghisini Angelo (anni 74) - Tosi Anna Maria ved. Grazioli (anni 83). NECROLOGI I nipoti, i cugini ed i parenti tutti, con grande affetto ricordano nella preghiera Pietro G. Carolfi, tornato alla casa del Padre il 6 ottobre 2014 da Collingswood, N.J. U.S.A. Le figlie ricordano la mamma Virginia Carolfi e il papà Angelo Capelli, che da tanti anni, come angeli custodi, le proteggono dal cielo. La moglie e i figli ricordano il caro Giuseppe Capelli, che troppo presto è stato chiamato in cielo. "Non il nulla, ma un'altra dimora ci aspetta, che assomiglia a quella terrena, popolata di affetti, di consuetudini e di invisibili abbracci". Lunedì 5 gennaio 2015 ricorrerà il nono anniversario della scomparsa di Dolores Magnani Cavalli. La figlia Carla con Benoit e Alessandro la ricordano con immutato amore. Una santa messa di suffragio sarà officiata lo stesso giorno alle ore 17 nella Chiesa del Carmine. Il 23 dicembre ricorre l'ottavo anniversario della morte della cara Beatrice Zanotti, di soli 25 anni. La mamma, il papà, il fratello ed i parenti tutti la ricordano con immutato amore e la affidano alla bontà di Dio Padre. Il 22 dicembre ricorre il decimo anniversario della scomparsa di Luigi Arienti. “Dopo tanti anni il nostro amore per te non è mutato, possiamo dire che il tempo non cancellerà mai il tuo ricordo che è sempre vivo nei nostri cuori”. I tuoi cari Ad Arnaldo - Il 23 dicembre di 11 anni fa, una mattina come tante ti abbiamo salutato: “Ci sentiamo dopo!” E tu: “ Ci vediamo stasera!” Ma qualcosa di ingiusto si è messo fra noi e ha spezzato le nostre famiglie. Un dolore mai provato prima ci unirà per sempre, dolore che è rimasto immutato. E il nostro rapporto affettivo non si interromperà mai. Ieri, oggi, domani, sempre nei nostri cuori. La tua mamma, Fabrizio, Roberto, Rosaria e Maria. Saremo vicini a te, Arnaldo, ricordandoti con una santa messa domenica 21 dicembre, alle ore 17, nella Chiesa del Carmine. Il 12 novembre ricorreva il quindicesimo anniversario della scomparsa di Cesare Caprini. “Sei sempre nel nostro cuore, il tuo ricordo non potrà mai morire”. Tua moglie Daniela, tua figlia Elena e i tuoi cari. Il 21 dicembre ricorre l'undicesimo anniversario della scomparsa del caro Uriano Spitti. La moglie, le figlie e i familiari tutti lo ricordano sempre con immutato affetto. Il 15 dicembre ricorre il 1° anniversario della morte di Tabarri Maria. I figli la ricordano e la affidano alla misericordia di Dio Padre.