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05 giugno 2009 delle ore 04:04
fino al 3.VII.2009
Yumi Karasumaru
Brescia, Fabio Paris
Il Giappone contemporaneo visto attraverso gli occhi di un’artista strettamente legata al passato
storico, artistico e sociale del proprio Paese. Fra tradizione e innovazione, Oriente e Occidente. I
ritratti disarmanti di una realtà che appare sempre più irraggiungibile...
Le teen-ager di Yumi Karasumaru (Osaka; vive
a Bologna e Kawanishi) fissano ammiccanti lo
spettatore: la testa reclinata, una mano portata
al viso, anche solo un accenno d’ingenuità
lasciato trasparire dal volto magnetizza
l’attenzione e fa rapidamente tornare alla mente
la gestualità antica delle geisha.
Sarebbe però forse più consono il parallelismo
con le maiko - che nella scala gerarchica stanno
sul gradino dell’apprendistato - vista la loro
fama nell’immaginario comune occidentale:
caratterizzate da pettinature e trucchi elaborati,
pose rarefatte, sguardi languidi. Come le
Macaon Girls di Karasumaru. Solo che
quest’ultime hanno ben poco a che fare con riti
e tradizioni del vecchio Giappone. Le modelle
che posano per questi ritratti vengono
immortalate per le strade di Shibuya, il quartiere
più modaiolo di Tokyo, calderone di tendenze
e nuovi look, passerella usata dalle ultime
generazioni per mettersi in mostra quotidianamente.
Sono ragazzine proiettate nel mito occidentale,
acconciate come bambole; hanno capigliature
multicolor che ricordano le cotonature degli
anni ‘60, il trucco è pesantissimo e gli occhi, se
non sono ancora stati ritoccati dal chirurgo,
sono sapientemente arrotondati a colpi di
eyeliner. Sono le attrici di quelle Tokyo Stories
che l’artista ama ascoltare durante le sue
incursioni nel quartiere e che riporta nelle sue
performance.
Storie vere, spezzoni di vita che arrivano
all’orecchio e si perdono nel brusio di un
incrocio, restando incomplete, proprio come le
isolette immacolate che emergono sulle tele
dell’artista, appena accennate da impalpabili
linee a matita. In questo dramma cittadino la
scenografia è il paesaggio urbano che,
solarizzato come i ritratti, si perde in piccole
campiture piatte di colore: fra il brulicare di vita,
rumore, cantieri nelle strade di Tokyo, appaiono
trafilate a china piccole icone riemerse dal
mondo dei cartoon e dei manga, Betty Boop in
testa, o stralci di routine sociale come visti
attraverso una lente d’ingrandimento, tra festini
sui tetti e danze frenetiche in discoteca.
E non può passare inosservato come, seppur
nell’ipertecnologica dimensione nipponica, vi
sia un’artista votata a raccontare il suo Paese
senza passare attraverso quegli strumenti
d’eccellenza che l’hanno reso uno dei colossi
economici mondiali. Il talento di Karasumaru
risiede proprio nella capacità di narrare storie,
persone e luoghi, tutti attualissimi, con la stessa
pazienza e dedizione tipica dell’eredità
pittorica giapponese (e non a caso la tecnica
dell’Ukiyo-e amata da Hokusai e Hiroshige
puntava a rappresentare allo stesso modo storie
e personaggi legati alla quotidianità dei piccoli
centri urbani, attrici e lottatori di sumo inclusi).
Il divario fra tradizione e innovazione appare
dunque come un’apertura incentivata dalla
volontà di dialogo dell’artista, che permette di
osservare, attraverso i suoi occhi, un
campionario di vita che per noi occidentali
rasenta il limite dell’incomprensibile. Ma che
ci attira sempre e vorticosamente, proprio a
causa di questa distanza spaziale e culturale,
attraverso un mezzo e uno stile pittorico ormai
superato, eppure mai antico.
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Fabio Paris Art Gallery
Via Alessandro Monti, 13 - 25121 Brescia
Orario: da lunedì a sabato ore 15-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 0303756139; fax +39
0302907539; [email protected];
www.fabioparisartgallery.com
indice dei nomi: Yumi Karasumaru
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