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A Natale sono stati donati alla Biblioteca
48 libri nuovi!
Grazie a:
Lauretta
Franco L.
Maria
Gino
Mirella
Enrico T.
Stefanina
Paola
Marco M.
Daniela
Emma
Carmine
Riccardo
Enrico B.
Barbara
Giorgio
Rinaldo
Liliana
Franco G.
Rosanna
Unitre
Simona
Elisabetta
Fabrizio
Marilena T.
Alberto
ENRICO B.
Raffaella
Marco F.
Leontina
Sara
Achiropita
Le Mamme del giovedì
Buona lettura a tutti!
Via XX Settembre si trova poco lontano dal teatro
Politeama, nel cuore di Palermo: è qui che nel
1958, lasciata Agrigento, viene a vivere la
famiglia Agnello. Simonetta ha tredici anni, sta
per entrare al ginnasio – il trasferimento è stato
deciso per offrire a lei e alla sorella Chiara una
vita più stimolante: le scuole migliori, i concerti,
le serate al cinema, la casa dei cugini amatissimi a
pochi passi. A Palermo si instaura un nuovo
equilibrio familiare – il padre è spesso assente per
seguire la campagna, ritmi e abitudini sono dettati
con ferrea dolcezza dalla madre. A ribadire la
continuità col passato, il piccolo mondo fatto di
zii, cugini, persone di casa, amici, parenti: un
microcosmo indagato con occhio attento,
cercando – dietro sguardi, gesti e mezze frasi –
anche il non detto. Sullo sfondo, ma in realtà
protagonista, una città in cui alle ferite della
guerra si stanno aggiungendo quelle, persino più
devastanti, della speculazione edilizia. Fastosa e
miserabile, Palermo seduce Simonetta: la
stordisce di bellezza e di profumi, la ingolosisce
con le fisionomie impassibili dei pupi di zucchero
e l’oro croccante delle panelle. Nondimeno si
insinua la percezione di un degrado sempre più
evidente. La città le si rivela mentre lei si rivela a
se stessa, attraverso un mondo muliebre
vivissimo, compatto, solidale, attraverso l’amore
per i libri, attraverso i primi barlumi di una
coscienza civica e politica. Imboccata via XX
Settembre, la formazione si consuma dentro un
taglio prospettico che va oltre Palermo e la Sicilia:
l’incombere del distacco che porta Simonetta in
Inghilterra lascia intravedere una nuova maturità,
una nuova esistenza. Fatto di memoria, dentro la
memoria, questo romanzo organizza la materia
autobiografica all’interno di un disegno che è
innanzitutto il processo di un’educazione
sentimentale, di un’appassionata storia di famiglia
che muove i fantasmi del cuore e li consegna alla
parola, alla struggente immortalità del racconto.
Raffadali, provincia di Agrigento, anni Venti del
Novecento. I fratelli Sacco sono passati dalla
miseria nera a una vita dignitosa di contadini.
Sono uomini liberi, di idee socialiste, hanno il
senso dello Stato, si sono fatti da sé seguendo
l’esempio del padre Luigi che li ha allevati nella
cultura del lavoro e del rispetto degli altri. La vita
cambia quando una mattina il capofamiglia riceve
una lettera anonima, poi un’altra, poi subisce un
tentativo di furto. Luigi Sacco non ha esitazioni e
denunzia le richieste estortive ai carabinieri, che
però si trovano disorientati: nessuno in paese ha
mai osato denunziare la mafia, tutti preferiscono
accettare e tacere. Da quel momento i Sacco
dovranno difendersi. Dalla mafia e dalle forze
dell’ordine, dai paesani complici e traditori, tra
tentativi di omicidio, accuse false, testimonianze
bugiarde. Osteggiati dai carabinieri che li privano
del porto d’armi e non li difendono, i fratelli
Sacco diventano latitanti. Fronteggiano la mafia
mostrando un coraggio e una coscienza civile
straordinari per quegli anni, liberando di fatto
Raffadali dall’oppressione mafiosa. Poi arriva
Mori, il fascismo vuole battere Cosa Nostra, a
qualsiasi costo. Ma perché dare la caccia ai Sacco
che non solo non sono stati mai mafiosi, ma anzi
ne sono vittime e proprio alla mafia hanno
dichiarato guerra? Ecco allora che per giustificare
la gigantesca, spietata caccia all’uomo che Mori
scatena, i fratelli Sacco devono diventare una vera
e propria banda: madre, sorelle, cognati, cugini,
amici, tutti vengono arrestati. Poi tocca ai fratelli
che circondati da duecento carabinieri vengono
feriti, arrestati, torturati. «La giustizia otterrà
quello che vuole ottenere» Di questa storia, un
caso politico oltre che giudiziario, Andrea
Camilleri ha consultato tutte le carte, scritti
familiari, atti del processo. E ha raccontato come
la mafia non solo ammazzi, ma sia anche in grado
di condizionare e di stravolgere irreparabilmente
la vita delle persone.
Un caffè al bar, una notizia di cronaca nera
sul giornale, un nome che riaffiora dal passato
e toglie il respiro. Enrico Vallesi è un uomo
tradito dal successo del suo primo romanzo,
intrappolato in un destino paradossale, che ha
il sapore amaro delle occasioni mancate.
Arriva però il giorno in cui sottrarsi al
confronto con la memoria non è più possibile.
Enrico decide allora di salire su un treno e
tornare nella città dove è cresciuto, e dalla
quale è scappato molti anni prima. Comincia
in questo modo un avvincente viaggio di
riscoperta
attraverso
i
ricordi
di
un'adolescenza inquieta, in bilico fra rabbia e
tenerezza. Un tempo fragile, struggente e
violento segnato dall'amore per Celeste,
giovane e luminosa supplente di filosofia, e
dalla pericolosa attrazione per Salvatore,
compagno di classe già adulto ed esperto della
vita, anche nei suoi aspetti più feroci. Con una
scrittura lieve e tagliente, con un ritmo che
non lascia tregua, Gianrico Carofiglio ci guida
fra le storie e nella psicologia dei personaggi,
indaga le crepe dell'esistenza, evoca, nella
banalità del quotidiano, "quel senso di
straniamento che ci prende quando viaggiamo
per terre sconosciute e lontane". Romanzo di
formazione alla vita e alla violenza, racconto
sulla passione per le idee e per le parole,
storia d'amore, implacabile riflessione sulla
natura sfuggente del successo e del
fallimento, "Il bordo vertiginoso delle cose"
può essere letto in molti modi...
Inghilterra, XV secolo. Non è la prigione a
gettare Thomas Malory nel più nero
sconforto. È la consapevolezza di avere
fallito, proprio come tutti coloro che lo hanno
preceduto. Ormai ha una sola ragione di vita:
proteggere la chiave che dà accesso a un
segreto antichissimo. E ha un solo modo per
farlo: scrivere un'opera sulle gesta di re Artù e
dei cavalieri della Tavola Rotonda...
Inghilterra, oggi. Arthur Malory è sconvolto.
Prima ha visto il suo migliore amico, Andrew,
morire per mano di un assassino, poi è
sfuggito per miracolo all'incendio che ha
distrutto la sua casa. E tutto ha avuto inizio
con una telefonata, quella in cui Andrew gli
annunciava di avere novità sensazionali
riguardo alla loro grande passione comune: il
Graal. Da quel momento, Arthur è diventato il
bersaglio di uomini senza scrupoli,
determinati a completare una missione
iniziata in Palestina, la notte in cui Gesù ha
bevuto dal sacro calice, durante l'Ultima
Cena. La sua unica possibilità di salvezza è
trovare il Graal prima di loro. E, per riuscirci,
dovrà rintracciare e seguire una catena
d'indizi lasciata dal suo illustre antenato,
Thomas Malory. Ma la sfida più grande che
attende Arthur è la natura stessa del potere del
Graal. Un potere che risale all'origine
dell'universo, un potere che va oltre la Chiesa,
oltre la morte di Cristo, oltre la vita...
"L'amore per crescere ha bisogno di muri,
proprio come l'edera." Nonna Comasia ha
insegnato questo a Francesco, detto Veleno, e
lui lo ricorda ogni giorno. Timido e solitario,
fino ai quattordici anni è vissuto
immaginando vite eroiche e ammirando i
coetanei più intraprendenti. Il suo universo
quotidiano, nel paese pugliese dove vive, è
quello della scuola, con regole e muri che
sembrano fatti per essere invalicabili, non
certo per nascondere gioie proibite. Fino
all'incontro
con
Donatella
Telesca,
professoressa di Educazione tecnica. Lei ha il
doppio degli anni di Veleno, eppure veste in
modo più simile a lui e ai suoi amici Mimmo
e Nappi che alle altre insegnanti. Ha la pelle
candida, ma nasconde un'ombra che agisce
come una calamita sui suoi giovani allievi:
somiglia forse a quella che abita ogni
adolescenza, presto dimenticata negli anni in
cui si cresce e si impara a adeguarsi alle leggi
del mondo. La Telesca siede tra i banchi,
ascolta i ragazzi, li guarda come nessuno ha
mai fatto prima. Nasce un'attrazione
irresistibile, destinata a essere scoperta nel
clamore dello scandalo. Un'attrazione
imperdonabile, interrotta con la massima
violenza. Per ristabilire l'ordine ognuno deve
essere rimesso nella casella che gli spetta:
Nappi, Mimmo e Veleno, ragazzi plagiati da
raddrizzare e "reinserire"; Donatella, la
plagiatrice da punire.
Dieci minuti al giorno. Tutti i giorni. Per un
mese. Dieci minuti per fare una cosa nuova,
mai fatta prima. Dieci minuti fuori dai soliti
schemi. Per smettere di avere paura. E tornare
a vivere. Tutto quello con cui Chiara era
abituata a identificare la sua vita non esiste
più. Perché, a volte, capita. Capita che il tuo
compagno di sempre ti abbandoni. Che tu
debba lasciare la casa in cui sei cresciuto. Che
il tuo lavoro venga affidato a un altro. Che
cosa si fa, allora? Rudolf Steiner non ha
dubbi: si gioca. Chiara non ha niente da
perdere, e ci prova. Per un mese intero, ogni
giorno, per almeno dieci minuti, decide di fare
una cosa nuova, mai fatta prima. Lei che è
incapace anche solo di avvicinarsi ai fornelli,
cucina dei pancake, cammina di spalle per la
città, balla l'hip-hop, ascolta i problemi di sua
madre, consegna il cellulare a uno
sconosciuto. Di dieci minuti in dieci minuti,
arriva così ad accogliere realtà che non
avrebbe mai immaginato e che la porteranno a
scelte sorprendenti. Da cui ricominciare. Con
la
profonda
originalità
che
la
contraddistingue, Chiara Gamberale racconta
quanto il cambiamento sia spaventoso, ma
necessario. E dimostra come, un minuto per
volta, sia possibile tornare a vivere.
Clanton, Ford County, 1988. Seth Hubbard è
un uomo molto ricco che sta morendo di
cancro ai polmoni. Non si fida di nessuno ed è
molto attento alla sua vita privata e ai suoi
segreti. Ha due ex-mogli e due figli che non
vede da anni, e un fratello di cui non ha più
notizie da tanto tempo. Prima di impiccarsi a
un sicomoro, Seth lascia un nuovo e
definitivo testamento scritto di suo pugno nel
quale esclude i figli e le ex mogli dall’eredità
e lascia tutto il suo patrimonio a Lettie,
l’ignara donna di servizio di colore che lo ha
assistito fino all’ultimo. Spedisce il
testamento all’avvocato Jack Brigance che ora
ha molte domande cui dare una risposta:
perché Seth ha lasciato le sue fortune alla sua
donna di servizio? Forse le cure per il cancro
hanno offuscato la sua mente? E tutto ciò cosa
ha a che fare con quel pezzo di terra un tempo
noto come “Sycamore Row”? Ha così inizio
un’appassionante e drammatica controversia
che mette a nudo avidità, sete di potere e
tensioni razziali mai sopite.
Mamoon è un noto scrittore nato in India, ma
che ha costruito la sua carriera in Inghilterra.
Sono i primi anni Settanta e la sua
reputazione si sta affievolendo, le vendite
calano e la sua nuova moglie ha gusti molto
costosi. Harry è un giovane scrittore che
accetta di scrivere la biografia di Mamoon per
rivitalizzare sia la figura del vecchio leone sia
il conto in banca. Harry ammira molto il
lavoro di Mamoon e vuole svelare la verità
sulla vita di questo artista. Ma l'editore che ha
commissionato la biografia cerca molto più di
questo, cerca lo scandalo, magari a sfondo
sessuale, qualcosa che possa solleticare la
curiosità dei media. E persino lo stesso
Mamoon sta cercando di capire la verità su se
stesso e la vita che ha condotto. Vecchia e
nuova generazione si trovano così a
confronto, e sul piatto della bilancia non ci
sono solo la fragilità dell'età opposta
all'irrequietezza giovanile: ci sono passioni,
desideri, lealtà e tradimenti. Ma chi avrà
l'ultima parola?.
Jack Parker ha perso entrambi i genitori
durante un'epidemia di morbillo e vive con la
sorella più piccola, Lula. Costretto a lasciare
il suo villaggio dell'East Texas e diretto alla
fattoria di una zia, incontra una banda di
rapinatori che hanno appena saccheggiato la
banca del paese più vicino, e che non esitano
a uccidere il nonno di Jack e a rapire Lula. Per
ritrovare la sorella e vendicare la morte del
nonno, Jack dovrà crescere in fretta, e
soprattutto trovare compagni che lo aiutino: il
nano Shorty, cacciatore di taglie, Eustace, un
nero figlio di schiavi che si guadagna da
vivere facendo il becchino, e Jimmy-Sue, una
ragazza sveglia, pronta a vendere i suoi
servigi al miglior offerente
"La Foresta" è un viaggio in un'America del
primo Novecento che somiglia molto a quella
di oggi...
Ci sono voluti dieci anni ininterrotti di guerra
e di sangue, di amori feroci e di odio
inestinguibile, per sconfiggere i Troiani. Ora
Odysseo deve rimettersi in viaggio con i suoi
uomini per fare ritorno a Itaca, dove lo
attendono la moglie fedele e il figlio lasciato
bambino. Ma il ritorno è una nuova
avventura: Odysseo deve riprendere la lotta,
la sua sfida agli uomini, alle forze oscure
della natura, al capriccioso e imperscrutabile
volere degli dei. Vano è disporre gli animi
alla gioia del ritorno: l'eroe e i suoi compagni
dovranno affrontare imprese spaventose,
prove sovrumane, nemici insidiosissimi come
il ciclope Polifemo, i mangiatori di loto e poi
la maga incantatrice che trasforma gli uomini
in porci, i mostri dello Stretto, le Sirene dal
canto meraviglioso e assassino... Il
multiforme Odysseo, il coraggioso Ulisse,
l'astuto Nessuno dovrà raggiungere i confini
del mondo e addirittura evocare i morti dagli
inferi, sperimentando lo struggimento più
immedicabile al cospetto di chi ormai vive nel
mondo delle ombre, e ancora finire su un'isola
misteriosa dove una dea lo accoglierà e lo
terrà avvinto in un abbraccio dolcissimo e
pericoloso per lunghi anni... Poi, finalmente,
con il cuore colmo di dolore per i compagni
perduti lungo la rotta, ecco compiersi il
ritorno. Il giorno dell'esultanza. Il giorno della
vendetta... Dopo aver cantato la nascita e la
formazione dell'eroe e la guerra sotto le alte
mura di Pergamo, Manfredi dà voce al
viaggio più straordinario di tutti i tempi.
Kurt Wallander, leggendario commissario
della polizia di Ystad, potrebbe finalmente
realizzare uno dei suoi vecchi sogni e
trasferirsi in una casa di campagna, fuori città.
Un giro di ricognizione del giardino lo porta
però a fare una macabra scoperta: dal terreno
spunta lo scheletro di una mano umana. A chi
apparteneva? Da quanto tempo quel corpo è
sepolto in quel giardino? Nei poderi lì
intorno, non c'è nessuno in grado di fornire
una spiegazione. E passato troppo tempo, e
nessuno ricorda più. Proprio mentre
immaginava per sé un nuovo inizio, una vita
nella natura, con un cane, e magari anche una
donna al suo fianco, Wallander viene
coinvolto in un caso che lo mette ancora una
volta di fronte alle proprie incertezze. E i
contrasti con Linda, la figlia che ha deciso di
entrare in polizia ed è tornata a vivere con lui,
non semplificano certo le indagini. Non resta
che scavare indietro nel tempo per cercare di
ricostruire la storia di una morte oscura e
riportare alla luce un dramma in cui, come
sempre accade, tra il bene e il male il confine
sfuma, rendendo difficile stabilire dove abbia
inizio la colpa e dove finisca l'innocenza.
La povertà. La povertà subita e la povertà
come spoliazione. Alessandro Mari parte da
questo nodo di luce e costruisce un romanzo a
due strade. In una insegue la figura di
Francesco d'Assisi, ne registra l'avventura
interiore, ne illumina il mistero e lo scandalo,
fa vibrare la poesia della sua vicenda terrena.
Nell'altra si muove nel nostro tempo e
racconta di Rachele e Ilario: lei psicologa in
un centro per anziani, lui titolare di un'agenzia
di marketing al servizio del non profit. Lei
ascolta le storie di chi ha molto vissuto, si
lascia toccare dal senso della fine, cerca nei
suoi pazienti "a termine" una prossimità non
professionale. Lui "vende la povertà" e
finisce, più confuso che colpevole, per
guadagnarci. Toccata così dalla vergogna,
Rachele si sottrae progressivamente a quella
che fino ad allora era stata la scena dei suoi
affetti, del suo lavoro, della sua storia
d'amore. Alessandro Mari sospinge Rachele e
Francesco verso il nudo segreto del dono di sé
e della spoliazione, e allo stesso modo spoglia
la propria lingua narrativa, conducendo i suoi
protagonisti a un appuntamento rivelatore.
Quasi fosse il convergere, in una sorta di
vertigine temporale, di due anime liberate
dalla tentazione del compromesso.
"Avremo mai il coraggio di essere noi stessi?"
si chiedono i protagonisti di questo romanzo.
Due ragazzi, due uomini, due destini. Uno
eclettico e inquietto, l'altro sofferto e carnale.
Una identità frammentata da ricomporre,
come le tessere di un mosaico lanciato nel
vuoto. Un legame assoluto che s'impone,
violento e creativo, insieme al sollevarsi della
propria natura. Un filo d'acciaio teso sul
precipizio di una intera esistenza. I due
protagonisti
si
allontanano,
crescono
geograficamente distanti, stabiliscono nuovi
legami, ma il bisogno dell'altro resiste in quel
primitivo abbandono che li riporta a se stessi.
Nel luogo dove hanno imparato l'amore. Un
luogo fragile e virile, tragico come il rifiuto,
ambizioso come il desiderio. L'iniziazione
sentimentale di Guido e Costantino attraversa
le stagioni della vita l'infanzia, l'adolescenza,
il ratto dell'età adulta. Mettono a repentaglio
tutto, ogni altro affetto, ogni sicurezza
conquistata, la stessa incolumità personale.
Ogni fase della vita rende più struggente la
nostalgia per l'età dello splendore che i due
protagonisti, guerrieri con la lancia spezzata,
attraversano insieme. Un romanzo che cambia
forma come cambia forma l'amore, un viaggio
attraverso i molti modi della letteratura, un
caleidoscopio di suggestioni che attraversa
l'archeologia e la contemporaneità. E alla fine
sappiamo che ognuno di noi può essere
soltanto quello che è. E che il vero splendore
è la nostra singola, sofferta, diversità.
Sul treno per Roma c'è una ragazzina. Sola e
in fuga, dopo un violento litigio con i
compagni di classe. Fiera e orgogliosa, Eva
legge tanti libri e ha il dono di saper
raccontare storie: ha appena undici anni, ma
già conosce il dolore e l'abbandono. Giose è
stato una meteora della musica punk-rock
degli anni Ottanta, poi si è innamorato di
Christian, giovane professore di latino: Eva è
la loro figlia. Padre esuberante e affettuoso,
ha rinunciato a cantare per starle accanto, ma
la morte improvvisa di Christian ha mandato
in frantumi la loro famiglia. Giose non è stato
ritenuto un tutore adeguato, e si è rintanato in
un casale sugli Appennini. Eva è stata affidata
allo zio e si è trasferita a Milano. Non si
vedono da tempo. Non hanno mai smesso di
cercarsi. Con Giose, Eva risalirà l'Italia in un
viaggio nel quale scoprirà molto su se stessa,
sui suoi due padri, sui sentimenti che
uniscono le persone al di là dei ruoli e delle
leggi, e sulla storia meravigliosa cui deve la
vita. Drammatico e divertente, veloce come
un romanzo d'avventura, "Sei come sei" narra
con grazia, commozione e tenerezza l'amore
tra un padre e una figlia, diversi da tutti e a
tutti uguali, in cui ciascuno di noi potrà
riconoscersi.
Nel 1934, dopo il successo della trasposizione
cinematografica di "David Golder", Paul
Morand chiese a Irene Némirovsky di
affidargli i suoi scritti "per il cinema" con
l'idea di riunirli in volume nella collana
"Renaissance de la nouvelle", nuovo progetto
dell'editore Gallimard. Nacque così la raccolta
dei "films parlées", racconti sul crinale tra
"nouvelles e scenarios" che avrebbero dovuto
innescare un cambio di rotta nel tragitto
creativo dell'autrice, da sempre sensibile alle
possibilità espressive del grande schermo. I
brani qui riuniti percorrono, talvolta
anticipandoli, alcuni dei luoghi più
autenticamente
némirovskiani
della
narrazione: la classe media provinciale,
previdente e fasulla nella "Commedia
borghese"; lo scetticismo per i fanatismi nei
"Fumi del vino"; il rancore filiale e la gelosia
materna in "Film parlato"; le età della vita in
"Ida". E una scrittura, quella di questi
racconti, puramente descrittiva, acuminata e
profondamente letteraria, ispirata e proiettata
a quella tecnica da "macchina da presa" cui la
narrazione, secondo l'autrice, non doveva
rinunciare. Nell'avvertenza che compariva
come introduzione all'edizione francese fu la
stessa Némirovsky a spiegare: "Ho sempre
pensato che il cinema sia imparentato
soprattutto con il racconto, che questi due
generi abbiano delle leggi simili. Il romanzo
usa digressioni e riflessioni; si può permettere
di dilungarsi e, in alcuni casi, deve farlo Il
cinema e il racconto esigono sobrietà.
Martin von Bora, il detective-soldato della
Wehrmacht che l'autrice ha ricavato
liberamente dalla figura di von Stauffenberg,
è di ritorno dall'inferno di Stalingrado da dove
è riuscito a salvare il manipolo dei suoi
soldati. Lo ritroviamo, in questo romanzo,
promosso maggiore e stanziato, sul finire del
1943, in un paese presso Verona. Vi svolge
operazioni contro i partigiani, mentre
incombe l'occhio delle SS che lo considerano
politicamente poco affidabile. Un attentato dei
patrioti lo ha privato della mano sinistra, ma
le ferite della guerra lo dilaniano nello spirito
molto più che nel corpo. A Lago, la località
dov'è di stanza, il colonnello Habermehl gli
chiede di indagare su un caso; è per un favore
ai miliziani di Salò, che sperano di trovare nel
tedesco un interlocutore più malleabile della
polizia di Stato. Perché il morto è una specie
di monumento del fascio. Vittorio Lisi, un
eroe mutilato, vicino a Mussolini, ricchissimo
e dal prestigio carismatico. È caduto, investito
da un'automobile sul viale della sua villa. Si
sospetta della moglie Claretta, una sorta di
fotocopia delle dive dei telefoni bianchi. Ma
non mancano altre piste: mariti gelosi, strani
giri di danaro, ragazze compromesse, invidie
politiche.
Sull'omicidio
indaga
anche
l'ispettore Guidi della polizia. Il funzionario,
costretto a collaborare con Bora, non stravede
per l'ufficiale della Wehrmacht... Con una
nota dell'autrice.
È come se portasse il destino nel nome,
Signorina: suo padre, capostazione in un
piccolo paese di provincia, l'ha chiamata così
ispirandosi al soprannome di una locomotiva
di straordinaria eleganza. E creare eleganza,
grazia, bellezza è il suo talento. Un giorno dal
treno sbuca un omino con gli occhi a
mandorla e, con pochi semplici gesti, crea un
vestitino di carta per la sua bambola. L'omino
scompare, ma le lascia un dono, un dono che
lei scoprirà di possedere solo quando una
sarta assisterà a una delle sue creazioni.
Potrebbe essere l'atto di nascita di una grande
stilista, ma ci sono il fascismo, la povertà e gli
scontri in famiglia, le responsabilità, i divieti
e poi la guerra... e Signorina poco a poco
rinuncia a parti di se stessa, a desideri e
aspirazioni, soffocando anche la propria
femminilità, con una generosità istintiva e
assoluta. E quando infine anche lei, quasi
all'improvviso, si scopre donna e conosce
l'amore, il sogno dura comunque troppo poco,
sopraffatto da nuovi doveri e nuove fatiche, e
dalla prova più difficile: un figlio nato troppo
presto e nato malato, costretto a "succhiare
aria" intorno a sé come un ciclista in salita.
Nonostante i binari della ferrovia siano ormai
lontani e la giovinezza lasci il posto a una
maturità venata di nostalgia, ancora una volta
Signorina sfodera il suo coraggio e la sua
determinazione al bene e lotta per far nascere
suo figlio una seconda volta, forte e capace di
respirare da solo.
Forse sono di là, forse sono altrove. In genere
dormono quando il resto del mondo è sveglio,
e vegliano quando il resto del mondo sta
dormendo. Sono gli sdraiati. I figli
adolescenti, i figli già ragazzi. Michele Serra
si inoltra in quel mondo misterioso. Non
risparmia niente ai figli, niente ai padri.
Racconta l'estraneità, i conflitti, le occasioni
perdute, il montare del senso di colpa, il
formicolare di un'ostilità che nessuna
saggezza riesce a placare. Quando è successo?
Come è successo? Dove ci siamo persi? E
basterà, per ritrovarci, il disperato, patetico
invito che il padre reitera al figlio per una
passeggiata in montagna? Fra burrasche
psichiche,
satira
sociale,
orgogliose
impennate di relativismo etico, il racconto
affonda nel mondo ignoto dei figli e in quello
almeno altrettanto ignoto dei "dopopadri".
"Gli sdraiati" è un romanzo comico, un
romanzo di avventure, una storia di rabbia,
amore e malinconia. Ed è anche il piccolo
monumento a una generazione che si è
allungata orizzontalmente nel mondo, e forse
da quella posizione riesce a vedere cose che
gli "eretti" non vedono più, non vedono
ancora, hanno smesso di vedere.
Nel 1933 Simenon compie trent'anni e decide
che è venuto il momento di diventare un vero
scrittore. Per far questo, opera due rotture
significative: con il personaggio che gli ha
dato la fama e con l'editore Fayard che lo ha
pubblicato. In giugno termina "Maigret", il
romanzo in cui manda in pensione il
commissario. In ottobre firma un contratto
con Gaston Gallimard, patron della più
prestigiosa casa editrice francese. Ciò
nonostante, da Maigret non riesce a staccarsi,
e in fondo anche al suo nuovo editore non
dispiacerebbe vederlo "resuscitare", sebbene
entrambi sappiano che un ritorno del
commissario rischierebbe di interferire con la
nuova carriera dello scrittore. Il quale, però,
troverà un compromesso soddisfacente, che
consisterà nel limitarsi a scrivere dei racconti
destinati ad apparire solo su riviste. In molti
di essi, come nei quattro raccolti in questo
volume, Maigret è sì in pensione, ma è
"costretto" a indagare su casi più o meno
tenebrosi: o perché non riesce a vincere la
curiosità (come nel "Notaio di Châteauneu") ;
o perché, in vacanza con la moglie, si trova ad
assistere a un omicidio (come in "Tempesta
sulla Manica") ; o perché non sa respingere
una richiesta di aiuto (come nella "Signorina
Berthe e il suo amante"); o infine perché,
commettendo quello che è difficile non
definire un atto mancato, quarantott'ore prima
di lasciare il Quai des Orfèvres risponde a una
telefonata nell'ufficio dei suoi ispettori (come
in "Assassinio all'Étoile du Nord").
Spagna, 1993. Luis Roldán, direttore della
Guardia Civil, accusato di corruzione e di
tanti altri ormai comunissimi reati, traffico
d'armi compreso, è fuggito non si sa dove
dopo aver svuotato innumerevoli casse e
saziato la fame di tanti paradisi fiscali.
Trovarlo, vivo o morto, o né vivo né morto, è
il compito affidato a Carvalho, il quale,
insieme al fido Biscuter, lo cercherà in
contesti assai diversi. Ogni servizio segreto
possibile e immaginabile gli verrà contro
confondendo e infangando governi e
faccendieri, dittatori e democrati. Come una
Primula Rossa, Roldán scivola via assumendo
bizzarre identità che, con assoluta precisione,
anticipano quanto il nostro mondo sta oggi
subendo. Quasi tutti i personaggi sono reali e,
primo su tutti, Luis Roldán, già da un pezzo a
piede libero nel patrio suolo nonostante la
condanna a trentun anni di galera impostagli
nel 1995.
In luglio a Bellano fa un caldo della malora.
L'aria è densa di umidità e il cielo una cappa
di afa. Eppure l'acqua che scorre rombando
tra le rocce dell'Orrido è capace di tagliare in
due il respiro, perché è fredda gelata, certo,
ma anche perché nelle viscere della roccia il
fiume cattura da sempre i segreti, le passioni,
gli imbrogli, le bugie e le verità che poi
vorrebbe correre a disperdere nel lago, sempre
che qualcuno non ne trovi prima gli indizi.
Come una carta d'identità finita nell'acqua
chissà come e chissà perché. Brutta faccenda.
Questione da sbrigare negli uffici del comune
o c'è sotto qualcosa che compete invece ai
carabinieri? A sbrogliare la matassa ci pensa
Oscar, operaio generico, capace di fare tutto
ma niente di preciso, che da sei mesi è in
cassa integrazione e snocciola le giornate sul
divano con addosso le scarpe da lavoro. In
quel luglio del 1970, offuscato dal caldo e
dalle ombre tetre della crisi economica,
armato della sua curiosità ottusa Oscar fa luce
sui movimenti un po' sospetti di Ilde, la
giovane moglie dal caratterino per niente
facile, che forse sta solo cercando il modo di
tirare la fine del mese come può. Vitali torna
ai fatidici anni Settanta, alle ristrettezze che
seguono il boom economico, alle fatiche di
far quadrare il bilancio di casa, all'irridente
spavalderia di chi ce l'ha fatta e crede di aver
domato il mondo e l'avvenire. E ci regala
un'altra pagina del suo interminabile romanzo
lacustre specchio di vite semplici e reali.
Marco non ha mai scelto, perché ha paura che
una scelta escluda tutte le altre. Non ha mai
dato retta a nessuno, solo a se stesso. Sembra
dire a tutti: amatemi pure, ma tenetevi lontani.
Andrea, suo fratello maggiore, ha deciso da
subito come doveva essere la sua vita, ha
sempre fatto le cose come andavano fatte. È
sposato con Daniela, una donna sobria ed
elegante. Insieme avrebbero potuto essere
perfetti. Marco invece ha molte donne, e
Isabella. Lei è stata la sua prima fidanzata.
Con lei ha passato quelle notti di magia in cui
la bellezza dilata il tempo e la felicità strappa
le promesse. Ma neanche con lei è mai
riuscito a decidersi, a capire che la libertà non
è per forza mancanza di responsabilità. E così
continua a vivere in folle, senza mai mettere
una marcia, fare una scelta. Se non che a volte
la vita che hai sempre tenuto sotto controllo
inizia a cadere a pezzi. Il nuovo romanzo di
Fabio Volo racconta la storia di due fratelli
che gli eventi costringono ad avvicinarsi, a
capirsi di nuovo. E di un inconfessabile
segreto di famiglia che li segue come un
fantasma. Racconta una grande e tormentata
storia d'amore che attraversa gli anni, e come
tutte le grandi storie d'amore ha a che fare con
le cose splendide e con quelle terribili della
vita. Racconta il dolore che piega in due e la
felicità che fa cantare inventandosi le parole.
Ci fa ridere, commuovere, emozionare.
Di Paolo Borsellino, del suo esempio e del
suo lavoro di contrasto alla mafia, si è sempre
parlato molto. Negli ultimi tempi, forse, si
parla più della sua morte, dei misteri che la
avvolgono, delle trame che si sono consumate
prima e dopo di essa. Ma della famiglia
Borsellino, dell'uomo anziché del giudice, dei
figli e della moglie, non si sa molto. Fin dai
primi, terribili giorni dopo l'attentato di via
D'Amelio, infatti, la moglie Agnese e i figli
Lucia, Manfredi e Fiammetta - allora poco più
che adolescenti - hanno mantenuto uno stretto
riserbo e sono intervenuti solo raramente nel
dibattito mediatico. La signora, che proprio
quest'anno si è dovuta arrendere a un male
che l'ha perseguitata per anni, ha voluto
utilizzare gli ultimi mesi della sua vita per
lasciare dietro di sé - ai figli, ai nipoti, alle
persone che mantengono vivo il ricordo di
Paolo Borsellino e, in definitiva, a tutti gli
italiani - i ricordi di una vita accanto a un eroe
civile, che era un uomo normale, innamorato
della moglie, giocoso con i figli, timido ma
anche
provocatorio,
generoso
e
indimenticabile.
Non ho nessuna nostalgia del tempo perduto.
Non era meglio allora. È meglio adesso.
L'Italia in cui siamo cresciuti era più povera,
più inquinata, più violenta, più maschilista di
quella di oggi. C'erano nubi tossiche come a
Seveso, il terrorismo, i sequestri. Era un Paese
più semplice, senza tv a colori, computer,
videogiochi. Però il futuro non era un
problema; era un'opportunità." Aldo Cazzullo
racconta ai ragazzi di oggi la storia della sua
generazione e quella dei padri e dei nonni,
"che non hanno trovato tutto facile; anzi,
hanno superato prove che oggi non riusciamo
neanche a immaginare. Hanno combattuto
guerre, abbattuto dittature, ricostruito
macerie. Hanno fatto di ogni piccola gioia
un'assoluta felicità anche per conto dei
commilitoni caduti nelle trincee di ghiaccio o
nel deserto. Mia bisnonna sposò un uomo che
non aveva mai visto: non era la persona giusta
con cui lamentarmi per le prime pene
d'amore. Mio nonno fece la Grande Guerra e
vide i suoi amici morire di tifo: non potevo
lamentarmi con lui per il morbillo. L'altro
nonno da bambino faceva a piedi 15
chilometri per andare al lavoro perché non
aveva i soldi per la corriera: come lamentarmi
se non mi compravano il motorino?". I nati
negli anni Sessanta non hanno vissuto la
guerra e la fame; ma sapevano che c'erano
state. Hanno assorbito l'energia di un Paese
che andava verso il più anziché verso il meno.
Hanno letto il libro Cuore, i romanzi di
Salgari, Pinocchio, i classici. Non hanno
avuto le opportunità dell'era digitale...
"Sono una rompiballe, lo so. Sai che dicevano
gli astronauti americani? Un modo sicuro di
tornare dalla Luna è quello di portare con noi
l'Oriana..." Il famoso cattivo carattere di
Oriana Fallaci oscura troppo spesso il talento
e la determinazione che l'hanno fatta
diventare quello che era: la giornalista e
scrittrice italiana più celebre del Novecento.
Nata povera in una famiglia di antifascisti,
cresciuta in fretta nella Resistenza, si è
presentata in una redazione appena uscita dal
liceo e in pochi anni si è imposta in un lavoro
allora dominato dagli uomini. Ha scoperto
l'America negli anni '50, diventando amica dei
divi di Hollywood e degli astronauti della
Nasa. Si è trasferita a New York negli anni
'60, per essere al centro dell'impero della
comunicazione globale. È andata in Vietnam
nel 1967, unica giornalista italiana a farlo, per
avere finalmente il diritto di scrivere di
politica come voleva lei. Ha affrontato l'uomo
più
potente
dell'epoca,
Kissinger,
conquistandosi la fama planetaria che sarà poi
il trampolino per la stagione dei grandi
romanzi della maturità. E nella vita privata ha
rivendicato fino all'ultimo il diritto di vivere
senza tabù, come un uomo, con "un ventre e
dei desideri". Grazie alle carte inedite e alle
testimonianze di chi l'ha conosciuta, Cristina
De Stefano ricostruisce una figura di donna
modernissima, coraggiosa e sempre libera in
ogni sua scelta.
Negli anni Settanta Oriana Fallaci è un mito.
Prima il Vietnam, poi Città del Messico e
infine la storia d'amore con Alekos Panagulis,
eroe della Resistenza greca, simbolo
dell'opposizione a qualunque regime
liberticida. Dopo la morte di lui e la
pubblicazione di "Un uomo", Oriana riesce a
creare un incantamento globale: vorrebbero
essere come lei i tanti giovani e meno giovani
attratti dalla personalità dei suoi reportage di
guerra e dal suo coraggio. E vorrebbero essere
come lei molte donne, per le quali la scrittrice
rappresenta la realizzazione di un sogno. In
quegli anni la Fallaci accetta i sempre più
frequenti inviti a incontrare i suoi lettori
stranieri, nelle città e nelle università del
mondo. Questo libro raccoglie alcune delle
sue conferenze di maggior rilievo, pagine
rimaste finora inedite che rivelano il suo
rapporto con la scrittura, la sua passione per la
politica e per l'impegno civile, la sua
"ossessione per la libertà". E il suo autoritratto
più autentico, una sorta di manifesto in cui
Oriana rivendica e difende con vigore il
diritto a "stare dalla parte dell'umanità,
suggerire i cambiamenti, innamorarci dei
buoni cambiamenti, influenzare un futuro che
sia un futuro migliore del presente".
Dopo le storie e i personaggi legati al mondo
della fabbrica Antonio Galdo racconta le
storie di coloro che hanno rifiutato la china
che conduce al consumo inconsapevole di
tutto ciò che compone la nostra vita, coloro
che hanno scelto di non sprecare se stessi. Un
agronomo ha creato una rete di "Last minute
market": per non sprecare cibo si raccolgono
confezioni vicine alla scadenza per orfanotrofi
e ospedali. Due celebri cuochi predicano una
cucina fatta anche di avanzi. Una ragazza
anoressica si fa fotografare nuda per una
campagna del Ministero della Salute. La
fondazione Civicum fa le pulci a bilanci e
spese delle pubbliche amministrazioni: una
battaglia di civiltà. A Milano una comunità
aiuta a superare la dipendenza dalla febbre
degli acquisti. Un monaco camaldolese
misura e pesa le parole, le riduce
all'essenzialità. Un esperto di clima del CNR
racconta i guasti dei nostri sprechi delle
risorse ambientali.
Un libro rivolto a chi non sa, a chi ha
dimenticato, a chi non ricorda, infine a chi sa
ma non mette insieme tutti i pezzi di una
storia a più facce. Quella di un'Italia che ha
sofferto una lunga stagione di morti, dagli
anni Settanta agli anni Novanta, dal
terrorismo alla mafia. Ma anche di un'Italia
che ha lottato per la conquista di diritti
fondamentali. Ci voleva lo sguardo
"narrativo" di una scrittrice autentica per
provare a saldare storie personali e minime
con eventi pubblici che hanno marchiato
indelebilmente la nostra Repubblica. La Loy
ci riesce riportando sulla pagina le vite di
tante persone (anche poco conosciute) che
costituiscono il sangue e l'anima di questa
democrazia e che sono morte a volte
nell'indifferenza dello Stato e degli stessi
cittadini, ognuno preso dalla propria vita.
"Negli anni mi sono spesso chiesto se questo
mondo e questa vita meritassero di essere
amati oppure no, se gli uomini meritassero di
essere amati oppure no, se Dio meritasse di
essere amato oppure no, rimanendo il più
delle volte senza una risposta soddisfacente
dal punto di vista teorico. Non per questo però
ho cessato di amare il mondo e la vita, né ho
cessato di amare la nobiltà cui ogni uomo può
giungere se lavora onestamente su di sé
esponendosi alla luce del bene e della
giustizia, né ho cessato di amare l'idea
sussistente di questo bene e di questa giustizia
cui tradizionalmente ci si riferisce con il nome
di Dio. E questo non accade solo a me, ma a
tutti coloro che vedono nell'amore la
definitiva dimensione dell'essere e per questo
amano il mondo, gli uomini, Dio. Ma come
spiegare tutto ciò? Incoerenza, follia,
ingenuità? Stupidità, ignoranza, alienazione?
Oppure c'è in gioco qualcosa di più profondo?
La discrepanza tra l'analisi oggettiva della
realtà, che condurrebbe a non amare né il
mondo né l'uomo né Dio, e il sentimento
interiore che non si rassegna a cadere vittima
dell'indifferenza o del cinismo e fa dell'amore
la più alta dimensione dell'essere, è lo spazio
in cui sorge e si muove quell'energia
particolare chiamata passione". (Vito
Mancuso)
È la storia di un incontro, questo libro intimo
e provocatorio: tra una grande scrittrice che
ha fatto della parola il proprio strumento per
raccontare la realtà e una donna intelligente e
volitiva a cui la parola è stata negata. Non
potrebbero essere più diverse, Dacia Maraini
e Chiara di Assisi, la santa che nella grande
Storia scritta dagli uomini ha sempre vissuto
all'ombra di Francesco. Eppure sono
indissolubilmente legate dal bisogno di
esprimere sempre la propria voce. Chiara ha
dodici anni appena quando vede "il matto" di
Assisi spogliarsi davanti al vescovo e alla
città. È bella, nobile e destinata a un ottimo
matrimonio, ma quel giorno la sua vita si
accende del fuoco della chiamata: seguirà lo
scandaloso trentenne dalle orecchie a sventola
e si ritirerà dal mondo per abbracciare, nella
solitudine di un'esistenza quasi carceraria, la
povertà e la libertà di non possedere. Sta tutta
qui la disobbedienza di Chiara, in questo
strappo creativo alle convenzioni di un'epoca
declinata al maschile. Perché, ieri come oggi,
avere coraggio significa per una donna
pensare e scegliere con la propria testa, anche
attraverso un silenzio nutrito di idee. In
questo racconto, che a volte si fa scontro
appassionato, segnato da sogni e continue
domande, Dacia Maraini traccia per noi il
ritratto vivido di una Chiara che prima è
donna, poi santa dal corpo tormentato ma
felice: una creatura che ha saputo dare vita a
un linguaggio rivoluzionario e superare le
regole del suo tempo...
La crisi attanaglia il Paese e ancora oggi, a
cinque anni dal fallimento della Lehman
Brothers, fatichiamo a intravedere una via
d'uscita. Mentre i governi e gli economisti
dibattono su quali misure adottare, le aziende
chiudono, la disoccupazione cresce, i consumi
crollano. Siamo entrati in una fase recessiva e
la colpa è stata, di volta in volta, attribuita al
mercato dei mutui statunitensi - i celeberrimi
subprime - alla deregulation finanziaria,
all'enorme peso del debito pubblico. Se in
molti si sono chiesti cosa ha causato la crisi,
in pochi si sono domandati chi l'ha causata. "I
banchieri" sostiene Rampini "sono i grandi
banditi del nostro tempo". La crisi è diretta
conseguenza dei loro comportamenti perversi,
dei rischi altissimi che si sono assunti, della
certezza dell'impunità. La collettività sta
pagando per i loro errori, per una
speculazione che ha portato allo sfascio
l'economia reale, e che tuttavia resta impunita.
In questo libro Federico Rampini racconta chi
sono i banchieri di oggi, cosa hanno fatto e
come sono riusciti a sfuggire a ogni castigo, a
qualsivoglia condanna, per il loro agire
dissennato.
Si può curare il cuore spezzato con Emily
Brontë e il mal d'amore con Fenoglio,
l'arroganza con Jane Austen e il mal di testa
con Hemingway, l'impotenza con "Il
bell'Antonio" di Vitaliano Brancati, i
reumatismi con il "Marcovaldo" di Italo
Calvino, o invece ci si può concedere un
massaggio con Murakami e scoprire il
romanzo perfetto per alleviare la solitudine o
un forte tonico letterario per rinvigorire lo
spirito. Questo suggeriscono le ricette di un
libro di medicina molto speciale, un vero e
proprio breviario di terapie romanzesche,
antibiotici narrativi, medicamenti di carta e
inchiostro, ideato e scritto da due argute e
coltissime autrici inglesi e adattato per l'Italia
da Fabio Stassi, autore de "L'ultimo ballo di
Charlot". Se letto nel momento giusto un
romanzo può davvero cambiarci la vita, e
questo prontuario è una celebrazione del
potere curativo della letteratura di ogni tempo
e paese, dai classici ai contemporanei, dai
romanzi famosissimi ai libri più rari e di
culto, di ogni genere e ambizione. Queste
ricette per l'anima e il corpo, scritte con
passione propongono un libro e un autore a
rimedio di ogni nostro malanno, che si tratti di
raffreddore o influenza, di un dito del piede
annerito da un calcio maldestro o di un severo
caso di malinconia. Le prescrizioni
raccontano le vicende e i personaggi di
innumerevoli opere, svelano aneddoti,
tratteggiano biografie di scrittori illustri e
misconosciuti in un invito ad amare la
letteratura.
La dignità è un attributo fondamentale della
vita
umana,
costituisce
un
valore
irrinunciabile ed è la fonte dei diritti. È ciò
che rende l'esistenza degna di essere vissuta,
perciò richiede rispetto. Tuttavia capita che
venga disprezzata, ferita, in particolare
quando ci si trovi in una condizione di
vulnerabilità nel confronto con la cura.
Entrano qui dunque in gioco le grandi
questioni di etica della medicina e del rispetto
della persona, dell'umanità del paziente, della
sofferenza del malato. Per sfuggire alle offese,
la dignità calpestata può nascondersi,
nell'attesa dell'ignoto, forse anche della follia
o della morte. Ma l'attesa può aprire le porte
pure alla speranza e la dignità non conduce
necessariamente al dolore, alla malinconia,
alla chiusura, può aprire a un'esperienza di
relazione, l'incontro inatteso con quell'ignoto
che è l'altro, al quale donare lacrime o sorrisi.
La dignità si esplica allora nella forma
misteriosa della gentilezza, nella forza della
mitezza. Eugenio Borgna sonda il significato
profondo di questo valore per la persona,
esplora le espressioni oscure e luminose della
dignità, interroga le storie di personaggi
celebri come Giovanna d'Arco od Ofelia, e dà
voce alla sensibilità di alcune sue pazienti,
attraversando quella regione che si estende tra
il dicibile e l'indicibile.
C'era una volta un'anatra che covava le sue
uova. Erano sette, e fra poco si sarebbero
schiuse. Poi notò qualcosa di strano, di nuovo:
un ottavo uovo, un po' più grosso degli altri.
Come era arrivato lì? "Non ho tempo di
pensare a questo problema", disse l'anatra, e
riprese a covare. Età di lettura: da 4 anni.
Il piccolo Gaspare si trova davanti a un gran
dilemma: continuare a fare pupù nel
pannolino (e non poter giocare con il fratello
Simone) oppure decidersi a prendere in
considerazione il vasino. Mamma e papà
fanno del loro meglio per convincerlo, ma
sulle prime sembra che quello strano oggetto
non ispiri a Gaspare la minima fiducia. Però,
dopo averci giocato un po' (complice anche il
gatto di casa) Gaspare si concede un
esperimento. E finalmente il successo arriva!
Tutti in famiglia sono entusiasti. Tranne,
ovviamente Simone. Età di lettura: da 3 anni.
Sei libero di giocare. Sei libero di pensare. Sei
libero di amare. Sei libero di essere felice.
Perché il mondo è tuo. Un libro per tutti che
arriva dritto al cuore, fatto di parole e
immagini piene di ispirazione, da riprendere
in mano ogni volta che attraversiamo (o
cerchiamo) un cambiamento.Età di lettura: da
7 anni.
La prima volta che sono nata è un libro per
tutte le età: un albo da sfogliare e risfogliare,
per ripercorrere e scoprire tutte le prime volte
della vita, le scoperte, le rivoluzioni, le
decisioni….
«La prima volta che ho camminato, sono
caduta.
La prima volta che sono caduta, mi sono
rialzata.
La prima volta che mi sono rialzata, ho
camminato»
"Quando hai paura e ti senti insicuro, mi
troverai accanto a te. Se ti senti perduto, sai
che ti ritroverò". Un cucciolo di orso bianco
scopre che negli alti e bassi della vita l'amore
di un papà dura per sempre. Età di lettura: da
3 anni.
Verdolina
è
una
piccola
lucertola
disubbidiente, che non sta attenta a quel che le
dicono i genitori… in questa piccola fiaba,
Vivian Lamarque racconta la sua storia.. Età
di lettura: da 4 anni.
Le belle fate dove saranno andate? Non se ne
sente più parlare. Io dico che sono scappate: si
nascondono in fondo al mare o in viaggio per
la luna in cerca di fortuna... Età di lettura: da
4 anni.
Un topolino dei fumetti, stanco di abitare tra
le pagine di un giornale e desidoroso di
formaggio, spiccò un bel salto e si trovò nel
mondo dei topi. "Squash" esclamò subito,
sentendo odor di gatto... Età di lettura: da 4
anni.
Luis Sepulveda ha saputo creare storie che
hanno la grazia delle fiabe e la forza delle
parabole, storie apparentemente semplici che
trattano temi importanti con un linguaggio e
dei personaggi capaci di coinvolgere i lettori
più piccoli e di parlare al cuore e alla mente
anche di quelli più grandi. Così è stato per
"Storia di una gabbianella e del gatto che le
insegnò a volare", che ha raccontato l'amore
per la natura, la generosità disinteressata e la
solidarietà, anche fra "diversi" e per la sua
seconda favola, "Storia di un gatto e del topo
che diventò suo amico", un'altra commovente
e tenera storia di amicizia nella differenza.
Ora un nuovo "animale" entra nella galleria
personale del grande scrittore cileno, una
lumaca che, in un mondo che ha perso la
dimensione del tempo, in una società
dominata dalla velocità e dall'ansia, insegnerà
a riscoprire il valore della lentezza, a
ristabilire uno spazio per la riflessione, a
creare la dimensione in cui apprezzare
nuovamente le persone e le cose che ci stanno
attorno. Età di lettura: da 9 anni.
C'erano una volta nel fiume due coccodrilli
inseparabili. E quando un cacciatore provò a
dividerli, Cocco chiamò in soccorso più di
mille amici. Come li vide, l'uomo lasciò tutto
e scappò. Così tutti insieme i coccodrilli
salvarono la bella Drilli. Età di lettura: da 3
anni.
La storia di Pinocchio è una delle più
conosciute dai bambini di tutto il mondo; per i
più piccini, Giunti propone una riscrittura
d'autore che, pur rimanendo si fedele
all'originale, ne semplifica alcuni passaggi
rendendo la lettura gradevole e divertente,
anche grazie alle belle e coloratissime
illustrazioni di Nicoletta Costa. Età di lettura:
dai 4 anni.
Nel placido paese a bordo lago ci si prepara a
festeggiare il Natale, l'aria è carica di una
promessa di neve e gli adulti sono al riparo
dal freddo e dai dubbi, confortati dalle loro
certezze esistenziali. "Perché se Babbo Natale
esiste nessuno l'ha mai visto?": dalla fatidica
domanda di Tom, un ragazzino curioso che
non si accontenta delle risposte evasive dei
suoi genitori, prende avvio il racconto di
Vitali, che illustra il mondo dei grandi,
impacciati e non sempre all'altezza del loro
ruolo di educatori. Così Tom e i suoi
compagni decidono di cercare la verità per
conto proprio, e la vicenda assume risvolti
fantasiosi, a tratti comici, fino alla felice
soluzione in cui i dubbi infantili trovano le
loro risposte, i conflitti si risolvono e ogni
cosa torna al suo posto. I personaggi che il
lettore incontra tra le pagine del racconto sono
caratterizzati con rara maestria: le petulanti e
spigolose Stecchetti, madre e figlia; la
giovane cameriera che si rivela molto più
smaliziata degli investigatori; un maresciallo
dei carabinieri che pare uscito da un racconto
di Mario Soldati; fino al direttore Remedio
Imperio, animo sensibile e poetico, che si
diletta a scrivere storie per i bambini, quasi
fosse l'alter ego dell'autore. Da attento
osservatore, Andrea Vitali rileva dei suoi
personaggi ogni minima contraddizione,
fragilità e meschinità. Regalandoci un nuovo
episodio della sua "commedia umana", si
conferma un grande narratore di piccole
storie.
Il pittore si addormenta in salotto. E i suoi
sogni diventano i quadri surrealisti più famosi
del mondo. Ma c'è davvero differenza tra
realtà e immaginazione? Età di lettura: da 5
anni.