Gestione rifiuti inerti

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Gestione rifiuti inerti
Workshop
TERRE, ROCCE DA SCAVO E MATERIALI RICICLATI ….
QUANDO END OF WASTE?
14 GIUGNO 2012
SALA CONGRESSI
DELLA PROVINCIA DI MILANO
VIA CORRIDONI, 16 MILANO
PRIME LINEE GUIDA PER LA GESTIONE DELLA FILIERA DI
RICICLAGGIO, RECUPERO E SMALTIMENTO DEI RIFIUTI
INERTI NELLA REGIONE LAZIO :
Un’Opportunità per le Pubbliche Amministrazioni
Relatore : Ing. Ferdinando Maria Leone
Funzionario Regione Lazio – Direzione Regionale Attività
Produttive e Rifiuti – Area Ciclo Integrato dei Rifiuti
Filiera degli scarti inerti derivanti dalle attività di costruzione e demolizione (C&D)
Il comparto delle costruzioni è uno dei più importanti in Europa: produce un valore complessivo
pari al 10% del P.I.L.
Negli ultimi anni a causa della crisi edilizia gli investimenti nel settore hanno denunciato un forte
decremento. Secondo i dati dell’Istat e le ultime stime dell’ANCE l’andamento è riassunto dal
seguente grafico :
2 ,0 0 %
0 ,0 0 %
-2 ,0 0 %
-4 ,0 0 %
-6 ,0 0 %
-8 ,0 0 %
-1 0 , 0 0 %
T re n d
2007
2008
2009
2010
2011
2012
0,70 %
-2 , 4 0 %
-8 ,5 0 %
-6 , 6 0 %
-5 , 4 0 %
-3 , 8 0 %
Proprio per questo motivo a livello europeo sono state presentate diverse proposte tali da
semplificare le procedure sulla marcatura CE per garantire flessibilità e sponsorizzare e
sensibilizzare l’utilizzo di materiali riciclati.
In Italia il riciclo dei rifiuti da costruzione e demolizione (C&D) è ancora molto poco sviluppato.
Secondo stime dell’ANPAR ogni anno vengono riciclati “solo” 2,7 milioni di tonnellate di rifiuti da
C&D, pari a circa il 7% di quelli prodotti.
L’Italia risulta molto indietro anche in confronto con le percentuali di riciclo raggiunte da altri
Paesi europei.
Italia
4%
Olanda
33%
Belgio
32%
Germania
31%
L’obiettivo di recupero fissato dalla Direttiva quadro 2008/98/CE (pari al 70% entro il 2020) è ben
lontano da raggiungere, anche perché la domanda di aggregati è soddisfatta quasi
esclusivamente dai materiali di origine naturale (cave) con tutte le conseguenze che ne derivano
sotto il profilo ambientale ed economico.
Una delle cause fondamentali del mancato utilizzo di aggregati riciclati e del loro corretto utilizzo
è dovuta alla carenza di strumenti a disposizione delle pubbliche amministrazioni per incentivare
e controllare il fenomeno.
Sotto tale ottica sono nate le Prime Linee Guida per la gestione della filiera di riciclaggio,
recupero e smaltimento di rifiuti inerti.
L’obiettivo è stato quello di fornire un documento unitario chiaro per il settore dei rifiuti inerti, tale
da garantire:
-
un modello da seguire per i gestori degli impianti di rifiuti inerti al fine dell’ottenimento
delle necessarie autorizzazioni e della corretta gestione degli impianti;
-
un comportamento unitario da parte delle Amministrazioni competenti al rilascio delle
Autorizzazioni ai sensi della vigente normativa in materia ambientale.
PIANO DI GESTIONE RIFIUTI DI CANTIERE
Obiettivo di un’attenta gestione dei rifiuti inerti da C&D è la massimizzazione del recupero di
materia, finalizzata alla produzione di materiale (prodotti) di qualità da rimettere sul mercato in
sostituzione di materie prime di cava.
A tal fine è assolutamente necessaria una corretta gestione dei rifiuti sul luogo di produzione.
Nelle Linee Guida sono stati pertanto definiti i possibili rifiuti prodotti e inserito per la prima volta
l’obbligo di redazione e approvazione di un vero e proprio Piano di Gestione dei rifiuti di cantiere.
Il Piano dovrà essere presentato, a corredo del progetto cui i lavori di demolizione/costruzione
sono correlati, in sede di approvazione del progetto stesso e dovrà essere sottoscritto dal
progettista e dal committente.
Il Piano dovrà contenere almeno le seguenti informazioni:
- la descrizione dei processi di lavorazione che determinano la produzione dei rifiuti inerti;
- la stima dei quantitativi di rifiuti prodotti distinti per tipologia omogenea;
- la classificazione degli stessi con l’attribuzione del Codice Europeo Rifiuti – CER;
- nel caso di demolizione e ricostruzione il Piano dovrà esaminare l’opportunità di una demolizione selettiva dei
fabbricati esistenti, facendo riferimento a quattro macrocategorie definite dalle Linee Guida stesse;
- nel caso di nuove costruzioni il Piano dovrà curare in particolare l’aspetto relativo alla gestione delle terre e
rocce da scavo;
- indicazioni sui possibili impianti autorizzati a ricevere i rifiuti prodotti.
ADEMPIMENTI DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI
Il “Piano di gestione dei rifiuti” deve essere compreso fra la documentazione necessaria al
rilascio di autorizzazioni edilizie.
I Comuni pertanto dovranno modificare, eventualmente, i propri regolamenti edilizi e prevedere
che il rilascio della licenza di abitabilità sia subordinato all’esibizione delle copie dei Formulari di
Identificazione del Rifiuto, delle dichiarazioni degli impianti sulle quantità ricevute dalle singole
unità locali, e quanto altro occorrente a documentare il regolare conferimento dei rifiuti.
Le Linee Guida inoltre risultano uno strumento fondamentale in particolare per i lavori eseguiti
per conto di Committenti Pubblici. In tal caso infatti il Direttore dei Lavori dovrà accertare
l’avvenuto corretto conferimento dei rifiuti prima dell’approvazione dello stato di avanzamento
lavori (SAL).
Quest’ultimo aspetto comporterà un forte incentivo nell’utilizzo di aggregati riciclati, dovendo le
imprese accertare la corretta gestione dei rifiuti pena la mancata approvazione dei SAL e quindi
dei pagamenti. Nelle gare d’appalto infatti molte delle “economie” inserite ed utilizzate dalle
imprese per offrire prezzi vantaggiosi sono proprio dovute al non corretto conferimento dei rifiuti.
VANTAGGI SUL RIUTILIZZO DEI RIFIUTI INERTI
Rispetto degli obblighi comunitari sulla corretta gerarchia gestionale dei rifiuti (D.Lgs. 205/2010);
Riduzione smaltimento in discarica;
Recupero con reimpiego per la formazione di rilevati e sottofondi stradali;
Riduzione del rifiuto fino ad evitare l’abbandono di dei rifiuti inerti ed il conseguente degrado
urbano;
Contenimento dell’uso di materiali naturali provenienti dall’attività estrattiva, con conseguente
tutela del paesaggio;
Contenimento del fenomeno legato alle attività illegali dovute allo smaltimento di questi rifiuti, nei
quali sono presenti diverse tipologie di rifiuti pericolosi;
Vantaggi anche dal punto di vista occupazionale: si stima che se per una cava da 100 mila metri
cubi l’anno gli addetti in media sono 9, per un impianto di riciclaggio inerti della stessa
dimensione gli occupati sono più di 12.
SCHEMA DI FLUSSO RICICLAGGIO RIFIUTI INERTI (FONTE: ANPAR)
GLI IMPIANTI DI
RICICLAGGIO/RECUPERO DI RIFIUTI INERTI
Le linee Guida definiscono le tipologie di impianti di riciclaggio/recupero di rifiuti inerti, riportando
le competenze autorizzative, ed, in particolar modo, le tipologie di rifiuti (codici CER) che
possono essere autorizzati e trattati dalle singole tipologie di impianti.
Vengono definite le caratteristiche minime di ogni tipologia di impianto nonché le caratteristiche
del materiale in uscita dagli impianti conformemente al D.M. 11/04/2007 ed alla norma tecnica
UNI EN 13242 e UNI EN 12620 per gli aggregati riciclati e alla UNI EN 13108, per i conglomerati
prodotti.
Ciò che risulta di fondamentale importanza è il passaggio da rifiuto a prodotto (il cosiddetto end
of waste), perché non è sufficiente che la materia prima seconda prodotta dagli impianti di
riciclaggio abbia idonee caratteristiche solo sotto il profilo ambientale, ma è anche necessario
che i nuovi prodotti (aggregati riciclati o artificiali) rispondano anche alle diverse norme tecniche
di riferimento per i diversi utilizzi nelle costruzioni.
Le Linee Guida riportano, inoltre, le procedure di accettazione dei rifiuti da eseguire in impianti di
riclaggio/recupero sia per impianti in regime ordinario che in procedura semplificata (allegato 1).
I RECUPERI AMBIENTALI CON L’UTILIZZO DI RIFIUTI INERTI
I recuperi ambientali devono essere volti prioritariamente al risanamento del disordine idraulico e
idrogeologico determinato dalle modifiche apportate alla morfologia naturale di un’area che è
stata oggetto di estese attività di scavo.
La Regione Lazio, in merito al recupero dei vuoti prodotti dalle attività estrattive ha fatto
riferimento, facendo salva qualsiasi diversa futura indicazione da parte del legislatore e/o del
ministero competente in materia, a quanto stabilito dal D.lgs. 117 del 30/05/2008, ed, in
particolare, dall’art. 10 comma 3, escludendo, di fatto, le procedure ordinarie e/o semplificate
(D.M. 05/02/1998 e s.m.i.), qualora non prevedano l’allestimento del sito ai sensi del D.Lgs.
36/2003 e s.m.i.
Pertanto, il riempimento dei vuoti e delle volumetrie prodotti dall'attività estrattiva, anche per
attività dismesse, con rifiuti diversi dai rifiuti di estrazione è sottoposto alle disposizioni di cui al
D.Lgs. 36/2003 e s.m.i., relativo alle discariche di rifiuti.
Le Linee Guida riportano, inoltre, le procedure di accettazione dei rifiuti da eseguire nei recuperi
ambientali sia per impianti in regime ordinario che in procedura semplificata (allegato 2).
I RECUPERI AMBIENTALI CON L’UTILIZZO DI RIFIUTI INERTI
Le Linee Guida, salvo casi particolari che devono essere valutati di volta in volta, incentivano
l’utilizzo nei recuperi ambientali dei soli rifiuti rappresentati da terre e rocce di scavo - CER
170504 – purché compatibili con il sito da ripristinare, evitando l’utilizzo di altri rifiuti che, pur
previsti dal D.M. 05/02/1998 e s.m.i. (relativo ai recuperi ambientali in regime “semplificato”),
risulterebbero non idonei al raggiungimento degli obiettivi di risanamento sopraesposti e alle
prescrizioni indicate nell’art. 177 comma 4 lettera a del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. e che, più
ragionevolmente, devono essere conferiti in impianti autorizzati di riciclaggio/recupero o di
smaltimento.
Nelle Linee Guida sono inoltre indicati, per la prima volta, i requisiti minimi di progettazione e
documentazione da presentare agli Enti competenti per un progetto di recupero ambientale,
costituiti almeno da:
INQUADRAMENTO TERRITORIALE comprendente il quadro urbanistico e vincolistico, lo studio geologico, lo studio climatico e lo
studio ecologico e agronomico;
RELAZIONE TECNICA che descriva le caratteristiche del progetto di recupero comprese le opere accessorie di mitigazione degli
impatti temporanei;
ELABORATI CARTOGRAFICI PLANOALTIMETRICI comprendenti i rilievi dello stato attuale (ante operam) e finale (post operam);
PIANO DI GESTIONE DEL CANTIERE che stabilisca le procedure operative che si seguiranno durante i lavori di recupero anche in
relazione all’accettazione e al controllo dei rifiuti;
PIANO DI MONITORAGGIO DEI PARAMETRI AMBIENTALI che stabilisca le modalità e la frequenza di prelevamento, analisi e
restituzione dei dati relativi ai parametri meteoclimatici, alla qualità dell’aria, alla qualità delle acque superficiali e sotterranee e allo stato
del corpo del recupero.
LE DISCARICHE DI RIFIUTI INERTI
Con l’obiettivo primario di avere in ambito regionale un comportamento unitario nel rispetto della
normativa vigente, le Linee Guida, indicano in maniera chiara agli Enti competenti ed in
particolare ai Comuni, quali siano i rifiuti di competenza da poter autorizzare in una discarica per
rifiuti inerti, e riportano in maniera sintetica , ad utilizzo delle amministrazioni competenti, i criteri
stabiliti dal D.Lgs. 36/2003 e s.m.i. e dal D.M. 27/09/2010 per tali tipologie di discariche.
Nelle Linee Guida (allegato 3) sono anche riportate le procedure di accettazione dei rifiuti in
impianti di discarica per inerti, secondo i riferimenti normativi suddetti.
CONCLUSIONI
Il settore dei rifiuti inerti ha grandi potenzialità, come già evidenziato. Gli aggregati riciclati
possono essere utilizzati alla stregua di inerti vergini, a patto che si rispettino i controlli e le
certificazioni alla fine di un impiego “alla pari” del materiale riciclato.
Le Linee Guida, nell’ottica dei principi comunitari di corretta gerarchia di gestione dei rifiuti e di
prevenzione, perseguono l’obiettivo di massimizzare il recupero di materia con produzione di
materiali/prodotti di qualità da reimmettere sul mercato in sostituzione di materie prime naturali.
In termini di riciclaggio e recupero dei materiali inerti, nonché di riduzione della produzione dei
rifiuti, è da sottolineare una ulteriore lodevole iniziativa finanziata dalla Regione Lazio. Il progetto
“Mo.Re.&Mo.Re” (More Reusing & More Recycling), iniziato nel Gennaio 2010, si propone di
sperimentare in due ambiti territoriali regionali, nuove metodologie nella gestione dei rifiuti,
creando filiere e distretti eco-industriali, con l’obiettivo di ridurre la produzione di rifiuti, in
particolar modo la frazione non destinata a riciclo ma a smaltimento, intervenendo sulla capacità
di riutilizzo e di riciclaggio localmente disponibile. Tra le 8 filiere in sperimentazione, c’è anche
quella degli scarti inerti derivanti da attività di costruzione e demolizione (C&D).
ULTERIORI AZIONI DA INTRAPRENDERE
I passi futuri al fine del raggiungimento degli ambiziosi obiettivi saranno i seguenti :
- Formare ed informare i tecnici delle P.A. e i progettisti sulle caratteristiche prestazionali degli
aggregati riciclati;
- Promuovere accordi di programma tra organi di controllo (ARPA, Corpo Forestale ecc..) e con
agenzie regionali (ad esempio l’agenzia delle strade del Lazio, ASTRAL) per sensibilizzare gli
operatori all’utilizzo di aggregati riciclati;
- Incentivare i necessari interventi normativi nel settore, al fine di individuare con chiarezza i
requisiti minimi dei sottoprodotti, con le relative procedure di tracciabilità e verifiche analitiche;
- Verificare il corretto utilizzo del “Piano di Gestione Rifiuti” da allegare alla documentazione
necessaria all’ottenimento delle autorizzazioni edilizie
- Creare sinergie con il settore edile per recuperare inerti di qualità dalla demolizione selettiva
degli edifici.