foglio - Joomag

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foglio - Joomag
il
FOGLIO
Umanitaria
dell’
08
LO/1479/20
Periodico della Società Umanitaria fondata nel 1893
Aut. Trib. MI del 19/11/1994 n.611
www.umanitaria.it
Anno XXI n. 2 maggio-settembre 2015
FOGLIO
digitale
con 4 pagine extra
Milano EXPO 1906
Milano EXPO 2015
UMANITARIA
C’è
per affrontare le emergenze sociali del proprio tempo
EDIZIONE SPECIALE
il
FOGLIO dell’Umanitaria
A ruota libera
In questi giorni l’attenzione dei media
per gli insetti commestibili come fonte
alternativa e sostenibile per la produzione di alimenti e di mangimi è alta. La
curiosità dei media è sicuramente nata
grazie anche alla vetrina offerta da
Expo2015, dove vi è un progetto integralmente italiano,scelto da COOP Italia,
dedicato agli insetti edibili: il progetto è
quello della Società Umanitaria con il
Salone Internazionale Ricerca Innovazione Sicurezza Alimentare,“Edible insects: il
cibo del futuro”.
Nello spazio allestito da Umanitaria nel
Future Food District sono proiettati in
loop due brevi filmati divulgativi (vedi
pagina 6) per sensibilizzare i visitatori
intorno al tema “edible insects” come
fonte di proteine sostenibile; nello stesso
spazio è inoltre presente una teca di cristallo con esposti numerosi prodotti per
l’alimentazione umana a base di insetti
commestibili: scatolette e buste in alluminio contenenti cavallette fritte, farina di
grillo, kebab di baco da seta e cavalletta,
vermi e scorpioni ricoperti di cioccolato.
Il progetto è nato da tempo. L’anno scorso, nell’ambito della Giornata Mondiale
dell’Alimentazione, l’Umanitaria organizzò un incontro di carattere divulgativo
intitolato “Nutrire il pianeta con nuove
fonti sostenibili. L’insetto nel piatto”, svol-
tosi all’Acquario Civico di Milano. Una
location simbolica, in quanto unica struttura supersite dell’Expo di Milano del
1906, dove anche questo Ente era presente con un padiglione (vedi pagina 7)
per presentare un progetto pionieristico
per i tempi – le prime case operaie d’Italia –, quasi a presagire, a distanza di più di
cent’anni, il ritorno nella nuova esposizione universale. La conferenza fu un suc-
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di Maria Helena Polidoro
cesso e da allora, grazie all’impegno di
Università, Istituti scientifici, Centri di
Ricerca e grazie all’infaticabile lavoro
svolto da Andrea Mascaretti, ideatore e
responsabile del progetto, da Roberto
Valvassori (Università dell’Insubria di
Varese), Ettore Capri e Maura Calliera
(Opera - Università Cattolica di Piacenza), e Mario Colombo (Università Statale
di Milano), promotori dell’iniziativa, insieme ad altri esperti del settore, è nato
finalmente anche in Italia,così come già in
altri paesi europei, un network di riferimento sull’entomologia, che si è andato
strutturando in modo sempre più rigoroso con il contributo di esperti con
competenze complementari. Questo
network italiano si prefigge come scopo
quello di sensibilizzare i governi nazionali
ed europei sull’utilizzo degli insetti edibili, in modo da colmare il vuoto legislativo
esistente in materia e da determinare un
più ampio finanziamento della ricerca.
La presenza in Expo2015 è già un grande
successo, ma per noi “pionieri di mille
arditezze” non è il traguardo, piuttosto il
punto di partenza.
Umanitaria e Coop Italia, insieme in EXPO,
un legame che affonda le radici
nel passato di Amos Nannini
Ieri, il mondo del lavoro declinato in
tutte le sue variabili. Oggi, una sfida per
il futuro del nostro pianeta: il cibo del
domani. Quando i dirigenti dell’Umanitaria si sono messi alla ricerca di un
partner istituzionale per Expo, la
scelta è stata quasi immediata: Coop
Italia, che da sempre ha nel suo corebusiness i temi della sostenibilità, del
consumo consapevole, della solidarietà
locale e globale. Ma non tutti sanno che
il legame con il mondo cooperativo per
il nostro Ente risale a un secolo fa, negli
anni in cui l’Umanitaria avrebbe utilizzato l’Esposizione Universale del 1906
per presentare il corpus di iniziative e
progetti allora in atto per “aiutare i
diseredati a risollevarsi da sè medesimi”. Fin dalle origini, infatti, nell’ambito delle funzioni specifiche che era
tenuta a svolgere, grazie alla lungimiranza dei suoi dirigenti, tra cui Osvaldo
Gnocchi Viani, uno dei padri del socialismo, Augusto Osimo, Cesare Saldini,
Umberto Pizzorno, la Società Umanitaria prese a cuore le problematiche e le
aspirazioni del movimento cooperativo,
lavorando fianco a fianco con Luigi
Buffoli, Antonio Maffi, Antonio Vergnanini, Rinaldo Rigola: “deve aiutare
e promuovere Cooperative di lavoro e
produzione, considerate come mezzo
efficace di elevamento morale ed economico dei lavoratori, come istrumento di educazione morale, amministrativa, sociale”.
Sussidi, scuole di perfezionamento e
aggiornamento (come la Scuola di
applicazione per la cooperazione, la
previdenza e la legislazione sociale),
uffici di collocamento e di assistenza
(come l’Ufficio di consulenza medico-legale gratuita per operai, contadini e cooperatori), inchieste, congressi
e interventi socio-educativi sono solo
alcuni degli strumenti realizzati nel
primo ‘900, quando l’Umanitaria
arrivò persino a creare prima un Istituto di credito per le cooperative,
sorto il 4 marzo 1904 con un contributo
di 300.000 lire (a fronte di un contributo della Banca Popolare di Milano di
lire 20.000), e poi a inaugurare la Casa
del Popolo, eretta nella stessa proprietà immobiliare dell’Umanitaria
dove, tra il 1910 e il 1925 circa, avrebbero trovato sede – oltre alla Camera del
Lavoro – la Federazione delle Cooperative di Produzione e Lavoro, la Lega
Nazionale delle Cooperative, la Federazione delle Società di Mutuo Soccorso,
insieme a moltissimi laboratori cooperativi.
Un legame fortissimo, quindi, rinsaldato oggi da un progetto da portare avanti insieme, in pieno spirito mutualistico.
EDIZIONE SPECIALE
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il
FOGLIO dell’Umanitaria
Retroscena e prospettive di un
progetto da seguire con attenzione
di Andrea Mascaretti
Il progetto che la Società Umanitaria presenta in Expo guarda avanti, prendendo ad esempio cosa sta succedendo già
da anni in altre parti del mondo, là dove la risorsa alimentare offerta da oltre 1.900 specie di insetti edibili (tra i quali
troviamo coleotteri, lepidotteri, imenotteri, ditteri e tanti altri ancora) permette di nutrire quasi due miliardi di persone. Grazie alla sinergia di scienziati, ricercatori ed esperti, sostenuti da istituzioni pubbliche e private, l’intendimento
della Società Umanitaria è quello di prospettare un’alternativa sana e sostenibile per il futuro. Ce ne parla Andrea
Mascaretti, ideatore e responsabile del progetto.
I Capi di Stato e di Governo di 189
Paesi, riuniti nel 2000 al vertice di
New York dell’ONU, sottoscrivendo la
“United Nations Millennium Declaration”, hanno affermato la loro responsabilità verso l’intero Pianeta, ponendosi l’ambizioso obiettivo, entro il
2015, di ridurre in modo consistente la
percentuale della popolazione mondiale che soffre la fame. La sfida per la
comunità scientifica internazionale è
rendere possibile l’aumento della produttività alimentare per mezzo di
sistemi alimentari sostenibili, per
garantire un’alimentazione sana, sicura e sufficiente per ogni essere umano.
La FAO, sulla base di studi di prestigiosi enti di ricerca, suggerisce che
gli insetti commestibili potrebbero avere un ruolo importante sia
nell’alimentazione umana che in
quella animale e rappresentare una
risposta concreta alla sfida del millennio. Gli insetti rappresentano una
fonte di proteine e amminoacidi più
efficiente rispetto agli altri animali tradizionalmente allevati per l’alimentazione umana: a parità di proteine prodotte consumano quantità infinita-
il
FOGLIO
Umanitaria
dell’
Nuova
digitale
versione
mente più piccole di mangimi, di
acqua potabile, di energia, producono
meno gas serra e possono essere utilizzati per decomporre i rifiuti, senza
entrare in competizione alimentare
con gli stessi esseri umani.
[ ]
Oggi in Italia
la legislazione
su questo tema
non è adeguata
Nutrirsi con gli insetti, inoltre,
non costituisce una novità per
l’uomo. La FAO conferma che attualmente gli insetti integrano la dieta di
quasi un terzo dell’intera popolazione
mondiale ed hanno sempre fatto parte
dell’alimentazione umana.
Sono però necessarie ulteriori ricerche
per ottimizzare i sistemi di allevamento e verificare gli eventuali rischi per la
salute e il benessere degli esseri umani
e degli animali. La legislazione sull’utilizzo di insetti, nella maggior parte dei
paesi industrializzati, non è adeguata e
rappresenta quindi un ostacolo al loro
allevamento. Occorre, dunque, che
vengano, almeno a livello europeo,
approvate norme per la produzione e
la trasformazione di prodotti alimentari a base di insetti per consentire di
sviluppare allevamenti su larga scala e
il loro impiego nell’industria alimentare e dei mangimi.
Sono altresì necessarie ulteriori ricerche di valutazione socio-economiche e
di valutazione della percezione per fornire una corretta ed efficace informazione ai diversi soggetti coinvolti e
affinché l’aspetto innovativo sia accettato e condiviso in modo diffuso.
Il progetto “Edible insects: il cibo del
futuro “ sviluppato dalla Società Umanitaria con il Salone Internazionale
della Ricerca, Innovazione e Sicurezza
Alimentare, presente ad EXPO2015 e
scelto da COOP Italia, parte dal concetto che il consumo e l’allevamento
d’insetti commestibili rappresenta una
delle vie da percorrere necessariamente per aumentare la produzione mondiale di cibo in modo sostenibile e riunisce il primo network italiano di
entomologi, dietologi, nutrizionisti ed esperti in diverse discipline
(comunicazione, cooperazione, ecc.).
Tra gli obiettivi del progetto la presentazione di un documento-manifesto
sull’entomofagia quale risposta per la
sostenibilità alimentare del futuro e
l’avvio di un progetto di cooperazione
allo sviluppo su larga scala basato su
microallevamenti di insetti commestibili. Se riusciremo ad arrivare ad un
progetto condiviso, faremo un salto di
venti anni nel futuro in tema di alimentazione sostenibile.
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EDIZIONE SPECIALE
il
FOGLIO dell’Umanitaria
News dal presente
IMMAGINANDO
il futuro del cibo
di @maratarantini
È un fatto. Certo, un fatto nuovo,
inusuale, ma dal 1° maggio 2015 è un
fatto: ci sono, al supermercato,
anche gli insetti commestibili. Ci troviamo in Expo, nel supermercato di
domani che qui è già realtà e, anche
se per il momento si possono solo
vedere, tutti ne parlano.
Sì, dal TG5 in prima serata agli speciali, tutte le principali testate si
sono già interessate al tema, fin da
prima dell’avvio dell’Esposizione
Universale, quando già raccontavano
le peripezie burocratiche in più puntante legate allo sdoganamento degli
insetti commestibili che la Società
Umanitaria doveva portare all’interno del sito espositivo. “Ecco tutto
quello che c’è da sapere sull’edizione milanese”: così titolavano alcuni,
en attendant l’Expo.
Da allora ad oggi, l’argomento è
caldo e, si tratti di agenzie, carta
stampata, di web o interviste, molto
è lo spazio dato alla Società Umanitaria ed ai motivi per cui ha deciso di
avviare un progetto informativodivulgativo sugli insetti commestibili.
È il boom, dunque, per grilli, vermi e
cavallette, ai primi posti anche nelle
classifiche dei racconti su Expo dove,
tra la A e la Z, la nostra proposta per
un “cibo sicuro, sostenibile e democratico” spicca come una delle
meraviglie da non perdere: al FFD
va in scena una prefigurazione di ciò
che mangeremo.
Ma c’è molto di più, oltre ad una teca
espositiva: è la FAO a dirci dell’importanza degli insetti per il futuro del
Pianeta, ed è su questa sfida, sui suoi
contenuti scientifici, culturali, sociali, normativi, che la Società Umanitaria sta lavorando già da oltre un
anno, insieme con il primo Network
Italiano.
Trovo naturale, doveroso, che un
tema di tale portata, che tanto
anima anche la stessa comunità
scientifica, passi dal colto al comune. Ed è così infatti che sta accadendo: quello degli insetti è per ora un
(continua a pagina 5)
4
Il cibo del futuro.
Insetti contro la fame
Impressioni intorno al progetto dell’Umanitaria
al Future Food District di Expo
di Claudio A. Colombo
Come primo un bel piattone di cavallette croccanti, seguito da un’insalata
mista con bachi da seta e mosche
domestiche. E per digerire una bella
vodka allo scorpione, versione hi-tech
della tequila con il verme. Non è uno
scenario fantascientifico alla Star
Trek. Né l’ipotesi avveniristica che il
regista Hayao Miyazaki (Oscar per La
città incantata) ipotizzava in un cartone animato di tanti anni fa, dove le
immondizie si trasformavano in forme
di pane. È piuttosto la volontà di
affrontare i problemi del presente confrontandoci con quanto accade in altre
parti del nostro pianeta, dove l’attenzione a stili e modi alimentari differenti è una prassi ormai consolidata.
In occasione di Expo2015 (ma la task-
2050 la popolazione mondiale raggiungerà la cifra ragguardevole di nove
miliardi di persone: e come si potrà far
fronte al problema della fame nel
mondo se già ora le risorse ittiche scarseggiano, le carni in tempi di crisi sono
un miraggio, a volte, anche per i benestanti, la siccità e la crisi hanno depauperato i nostri campi?
La soluzione, o per lo meno una ipotesi di lavoro che non si può scartare a
priori (questione di cultura, abitudini,
sensibilità), sono gli insetti di cui è
ricco il globo terrestre ma che spesso
consideriamo fastidiosi esseri di scarsa
utilità. Stando a quanto affermano gli
esperti, invece, la fame nel mondo si
può combattere con grilli, formiche e
oltre 1.900 specie di insetti commesti-
force è stata formata già nel 2013), la
Società Umanitaria ha deciso di occuparsi in maniera costante di un tema
che ci riguarda da vicino – il cibo
del futuro –, riuscendo a coinvolgere
con il passare dei mesi un nutrito
gruppo di partner scientifici ed istituzionali, tra cui il World Food Programme della Commissione Europea, il
Ministero della Salute, Unioncamere
Lombardia, svariate Università ed
Enti di Ricerca.
Perché non c’è solo l’effetto serra, il
surriscaldamento del pianeta, il buco
nell’ozono a mettere in serio pericolo
la nostra Madre Terra. Da quanto
emerge da un report della FAO, nel
bili, che in tantissimi paesi del cosiddetto Terzo Mondo (Cina, Sud Est
asiatico e Africa centrale in primis)
costituiscono già oggi una forma
straordinaria di alimentazione. Tanto
è vero che oltre due miliardi di persone quotidianamente si nutrono di un
cibo che apporta quantità di proteine e
grassi ben superiori agli animali di cui
attualmente noi occidentali continuiamo a nutrirci, evitando caparbiamente
di prendere in considerazione (non
saremo un po’ schizzinosi?) la vasta
scelta di edible insects che potrebbero presto essere disponibili sulla
nostra tavola (tra i migliori figurano
coleotteri, bruchi, api, formiche e
EDIZIONE SPECIALE
5
il
cavallette).
Del resto, è dalla notte dei tempi che
gli insetti sono una preziosa fonte di
cibo: e – a pensarci bene – le cronache
dei tempi che furono tramandano storie di vita dove anche santi e religiosi
non disdegnavano mangiare locuste e
cavallette, durante i loro pellegrinaggi
nel nostro paese. Certo, al momento la
legislazione italiana è bloccata dai
regolamenti sui “novel food”, ma non è
illogico pensare che prima o poi si
possa arrivare ad una legislazione
comunitaria che preveda la produzione, il consumo e la commercializzazione degli insetti commestibili. Soprattutto tenendo presente che alcuni
paesi europei ne hanno già autorizzato
e regolamentato l’uso, come Francia,
Inghilterra e Olanda (che producono
biscotti con farina d’insetti), o come
Belgio, Olanda e Danimarca, dove gli
“edible insects” sono spesso presenti al
ristorante. Un esempio? Lo chef
danese René Redzepi: “Ci vuole
una visione aperta. Le formiche
sono ottime. Se milioni di sudamericani le mangiano da secoli è perché
non fanno male e hanno un gusto particolare. Ovvio che per un palato europeo sono particolari, ma è noto che
francesi e italiani considerano le lumache come un cibo eccezionale e quindi
il gioco si rovescia” (fonte Il Sole 24
Ore del 12 maggio 2015).
Oltre ad essere un cibo davvero sostenibile (ne parla Mascaretti a pagina 3),
gli insetti commestibili hanno tutte le
carte in regola per diventare una
forma di business, tanto è vero che in
questi ultimi mesi molti rappresentanti di Confagricoltura (fonte Il Giornale
FOGLIO dell’Umanitaria
del 18 ottobre 2014) si sono dichiarati
pronti all’allevamento di questi piccoli
esseri, a condizione che si inizi a considerare la questione seriamente, da un
punto di vista legislativo. Certo, a
molti italiani sembrerà strano addentare un tramezzino con crema di cavallette o una tartina con larve e formiche, oppure rifocillarsi con un leccalecca allo scorpione. Intanto, però, la
[ ]
Il diritto
al cibo sicuro
deve diventare
un diritto
fondamentale
fame nel mondo continua a mietere
vittime ed il nostro pianeta continua
ad essere devastato per consentire una
produzione di carni, da molti riconosciuta come insostenibile.
Quello a cui punta il progetto dell’Umanitaria è soprattutto una
questione di cultura e di etica
sociale, che ha trovato in Coop
Italia un partner d’eccezione, un
interlocutore che ha compreso il valore di questa sfida e, insieme a noi, è
sceso in campo “per esplorare possibili scenari futuri che hanno solide radici nel presente”. Proprio all’interno del
padiglione realizzato da Carlo Ratti
per Coop in Expo, in quell’area definita Future Food District c’è il
nostro spazio, una stanza che vuole
dare un segnale di speranza, parlando
di sostenibilità, cultura del cibo, agricoltura, alimenti e salute. Lo ha ribadi-
(segue da pagina 4)
trend che fa notizia, scalpore, suscita curiosità, dai Social alle riviste di
attualità, società, moda, stili di vita,
consumi e perfino a quelle di cucina.
Ma gli italiani, gli insetti, li mangerebbero davvero? Posto che, quali Novel
Food, in Italia ancora non sono normati, se lo è chiesto la Rai prima, in
una spot realizzato con l’Expo, e
recentemente lo ha domandato LA7
direttamente ai visitatori (con “l’Aria
che Tira”). Tra un “basta che non mi
fanno vedere che è un insetto” ed un
“mi pare che li usano per le diete
dimagranti”, c’è anche la consapevolezza sugli aspetti di sostenibilità
perché “sono a basso impatto
ambientale”.
Insomma, se per la FAO gli insetti sono
il cibo del futuro, per qualcuno di noi
“sentono di mandorla”. Il percorso è
lungo, ma l’inizio è buono.
L’articolo completo è disponibile su Linkedin Mara Tarantini
Per approfondimenti e rassegna stampa, in continuo aggiornamento, vai su
www.edibleinsects.it
to anche il filosofo Salvatore Veca
che per Expo sta redigendo una Carta
di Milano, che sarà consegnata alla
fine dell’Esposizione Universale nelle
mani del Presidente delle Nazioni
Unite Ban Ki-Moon. “Il diritto al cibo
adeguato, nutriente e sicuro, deve
essere considerato un diritto umano
fondamentale. Si tratta di una convinzione morale ed etica, perché la gente
oggi non dovrebbe crepare di fame,
dovrebbe mangiare meglio e allo stesso tempo non può sprecare il 30% del
cibo, perché è felicità possibile che
viene buttata via” (fonte Lettera43.it).
La stanza dell’Umanitaria presenta una teca (rigorosamente sigillata) con alcune buste e scatolette
di insetti commestibili e un televisore dove scorrono in continuazione due video, realizzati ad
hoc (ne parlano i rispettivi curatori a
pagina 6) per farci capire cosa succede oggi, con i normali sistemi di
allevamento, e cosa potrebbe succedere domani se i Grandi della
Terra decidessero insieme di ridisegnare il nostro futuro e quello delle
nuove generazioni.
E se qualcuno storcerà il naso di fronte al nostro progetto, amen. “Chi dice
che una cosa è impossibile, non
dovrebbe disturbare chi la sta facendo” (Albert Einstein). Noi crediamo
che occorra ripensare e riprogettare
l’intero sistema alimentare globale,
perché quello attuale ha un impatto
non più sostenibile sulle risorse della
terra. Per noi parlare di “insetti
commestibili” non è un azzardo,
ma una risorsa, un modo alternativo di studiare forme etiche di
sostentamento alimentare per il
futuro, cercando buone prassi di vita
finalizzate a promuovere una nuova
cultura del cibo-diversità.
Come diceva lo scrittore Eduardo
Galeano nel libro Patas Arriba (1998),
“l’utopia è come l’orizzonte. Tu fai due
passi avanti e quello si allontana di
due passi. Tu fai tre passi e si allontana di tre passi. E allora a cosa serve
l’utopia? Serve a camminare”. Insomma, diamoci una mossa e mettiamoci al lavoro, senza pregiudizi e
preconcetti, perché la strada da fare
è molta, ma va percorsa per gradi, step
by step: con umiltà, impegno e tanta
concretezza.
EDIZIONE SPECIALE
il
FOGLIO dell’Umanitaria
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I “nostri” insetti in due video
di sensibilizzazione per i visitatori
All’interno del Future Food Discrict (FFD) di Coop Italia, c’è anche uno spazio dove la Società Umanitaria presenta
Edible insects: una teca sigillata (in Italia gli insetti commestibili non si possono né importare, né vendere, né tanto
meno mangiare) con scatolette e buste contenenti cavallette fritte, farina di grillo, Kebab di baco da seta e cavalletta,
pasta di insetti con chili, vermi ricoperti di cioccolato, scafaggi d’acqua sotto sale. Alle spalle della teca, un televisore
manda in loop due filmati realizzati da due realtà che si occupano di comunicazione visiva: la Deltaframe di Milano
e il Centro Servizi Culturali di Carbonia-Iglesias, sede decentrata dell’Umanitaria in Sardegna.
Stesso argomento, due stili diversi ma conformi al senso del nostro progetto: sensibilizzare i visitatori di Expo sul tema
degli insetti commestibili. Molto apprezzati dalle scolaresche che stanno visitando il FFD, il primo ci ricorda le atmosfere sognanti della sand artist Ilana Yahav (in Italia nota per la campagna ENI), il secondo è un fumetto animato, di
impatto immediato, che genera tenerezza. Entrambi i filmati si chiudono con una cavalletta sorridente, che ci ricorda
il grillo parlante di collodiana memoria. Qui di seguito alcune indicazioni tecniche di chi ci ha lavorato. (clac)
I FILMATI SONO E SARANNO VISIBILI ESCLUSIVAMENTE NEL SITO DI EXPO
EDIBLE INSECTS.
A hope for our future
INSETTI COMMESTIBILI.
Una risorsa per il pianeta
Grazie alle competenze di Ruggero Soru, esperto in creazioni grafico-letterarie e multimediali, è stato possibile
realizzare una sceneggiatura, tradotta in storyboard, che
desse le linee guida, e, in seguito, i quadri disegnati, dal
carattere ironico, che hanno dettato lo stile del progetto.
Tutti i disegni sono stati realizzati al tratto su carta e, successivamente, digitalizzati in alta risoluzione, corretti con
i tool di un noto software di fotoritocco e colorati digitalmente.
Il tutto ha preso vita in una composizione animata dalla
giovane ma esperta video-animatrice Erica Floris, utilizzando gli studi sulla informanimation, strumento efficace per comunicare temi complessi con un linguaggio
semplice e accattivante. Il prodotto finito è stato realizzato grazie ad un software di compositing e motion
graphics che ha consentito di sincronizzare immagini,
movimenti e testi, espressi in forma bilingue italianoinglese.
Il video è stato realizzato utilizzando una tecnica di
animazione mista. I disegni, realizzati da un illustratore, sono stati ripresi dal vero e quindi animati, sia in
2D che in 3D, integrandoli con materiale reale, fotografico e video. Dopo la preparazione dello storyboard, abbiamo organizzato nello studio di ripresa un
tavolo da disegno illuminato con luce diffusa, sul
quale l’illustratore ha creato tutti i disegni.
Una macchina fotografica posta verticalmente sopra
il foglio ha scattato una fotografia al secondo durante tutto il processo di creazione delle tavole (disegno
draft a matita, colorazione ad acquarello e ripasso
dei dettagli con china). Le sequenze fotografiche ad
altissima risoluzione sono state poi importate e
“velocizzate”.
I disegni hanno preso vita grazie a tecniche di animazione mista ed effetti visivi, con ambientazioni in
ambienti virtuali tridimensionali. Infine, ogni sequenza è stata montata sulla colonna sonora, sincronizzando le animazioni con le battute musicali per ottenere
un buon coinvolgimento emotivo.
Produzione: Centro Audiovisivi di Carbonia-Iglesias
Produttore esecutivo: Paolo Serra
Produzione: Deltaframe
Produttore esecutivo: Marcello Spero
INFO: www.umanitaria.ci.it
INFO: www.deltaframe.com
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7
il
FOGLIO dell’Umanitaria
1906-2015. Oggi come allora
l’Umanitaria all’Expo
Quando nel 1902 si
iniziò a delineare l’idea di organizzare l’Esposizione Universale
del 1906 a Milano e si
decise di dedicarla al
tema dei trasporti per
celebrare l’imminente
apertura del traforo
del Sempione, la
Società Umanitaria
era appena uscita dal
ginepraio legale durato quasi un decennio e
iniziato subito dopo il
suo riconoscimento
giuridico nel 1893.
Prima lo spinoso contenzioso con gli eredi
del Loria, e poi il commissariamento imposto dal Generale
Bava Beccaris in seguito ai moti del
’98, avevano di fatto impedito alla
neonata Umanitaria di intraprendere
la sua azione in favore del “Quarto
Stato”: ma, proprio a partire dall’inizio del 1902, la macchina poté finalmente mettersi in moto.
Desta veramente stupore soffermarsi
a riflettere su quante iniziative
pionieristiche
l’Umanitaria
fosse stata in grado di mettere in
campo nel giro di un solo lustro
nell’ambito dell’assistenza ai lavoratori, nel campo dell’istruzione e della
formazione professionale, in quello
della cooperazione, del sostegno agli
emigranti e dell’edilizia popolare,
facendosi promotrice ed iniziatrice di
nuovi istituti il cui fine non era più
l’assistenza elemosiniera, ma l’emancipazione del proletariato, dimostrando di essere una delle realtà
sociali più dinamiche del tempo.
Proprio per meglio illustrare la peculiarità del suo stratificato intervento, il
Consiglio della Società Umanitaria
deliberò fin dal 1905 di non limitare la
sua presenza all’interno del padiglione della Previdenza (tema per la
prima volta presente in un’ Esposizione Universale, all’insegna della
volontà di rappresentare la modernità
in tutti gli ambiti della vita, dalle
comunicazioni alle evoluzioni sociali),
ma di allestire un proprio padiglione, collocandolo significativa-
mente nel Parco Sempione, sede principale della manifestazione.
Progettato dall’architetto Luigi Conconi e realizzato dall’architetto Enrico
Monti (insieme all’Acquario Civico di
Milano, è l’unico padiglione sopravissuto, poiché smontato e trasportato
dal costruttore nel parco della sua
residenza estiva ad Anzola in val d’Ossola), il Padiglione, in stile
liberty, era suddiviso in tre stanze: la più ampia rappresentava “una
sala di ritrovo e lettura per operai”,
dove vennero esposti i prodotti
degli allievi delle Scuole d’Arte
applicata all’Industria dell’Umanitaria, mentre le linee architettoniche delle altre due stanze riproducevano perfettamente uno dei 249
appartamenti del nuovo quartie-
di Daniele Vola
re di via Solari. Il
quartiere, realizzato dall’architetto Giovanni
Broglio e interamente
finanziato dall’Umanitaria, era appena stato
inaugurato nel marzo
del 1906: un progettopilota (replicato nel
1909 in viale Lombardia) che fu visitato in più
occasioni dai congressisti – italiani e stranieri –
partecipanti all’Expo e
che ancora oggi è considerato un modello di
abitazioni operaie
all’avanguardia.
Contestualmente all’esposizione, la Società
Umanitaria si fece promotrice di due
importanti convegni internazionali
sull’assistenza pubblica e privata e,
primo nel suo genere, sulla disoccupazione, contribuendo a porre in risalto
i temi della previdenza sociale e del
lavoro.
La partecipazione all’Esposizione fu per l’Umanitaria un successo notevole, testimoniato dai
numerosi riconoscimenti ufficiali, tra
cui una Medaglia d’oro per la Sezione
arte decorativa, un Diploma di Gran
Premio per le scuole d’arti e mestieri e
una Medaglia d’oro per le scuole professionali femminili: non dimentichiamoci che una delle insegnanti, per
la scuola di sartoria, era Rosa Genoni,
Gran Prix per la moda.
COME ARRIVARE ALLO SPAZIO UMANITARIA DEL FUTURE FOOD DISTRICT
Edible Insects
EXHIBITION AREA
il
Venirci a trovare al Future Food
District è molto semplice. Se raggiungete il sito Expo in metropolitana
(Fermata Rho–Fiera/Expo della linea
Metropolitana 1), superate il Padiglione Zero e percorrete il Decumano –
la lunga passeggiata su cui si sviluppa
la struttura di Expo – sino al Padiglione dell’Ungheria (è il numero 85) e
poi svoltate a destra.
L’Exhibition Area del Future Food
District della COOP, al cui interno
c’è il progetto “Edible Insects”, si
trova davanti a voi.
Se preferite invece utilizzare la macchina, l’ingresso Sud – Merlata vi porterà direttamente ad avere il Future
Food District sulla vostra sinistra.
IL FUTURO DEL CIBO VI STA
ASPETTANDO…
Hanno collaborato: Christian Carta, Simonetta Cotellessa, Lucia Di Gioia, Andrea
Mascaretti, Claudio Romeo, Paolo Serra, Marcello Spero, Mara Tarantini, Paola Vozza.
In copertina, due simboli della nostra presenza nelle Esposizioni Internazionali di Milano:
il padiglione Umanitaria del 1906 e l’impegno per l’alimentazione sostenibile nel 2015.
Ci trovate anche su:
FOGLIO
Umanitaria
dell’
anno XXI
n° 2 2015
PERIODICO DELLA SOCIETÀ UMANITARIA
FONDATA A MILANO NEL 1893
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Piero Amos Nannini
In redazione:
Claudio A. Colombo, Francesca Di Cera
Maria Helena Polidoro, Daniele Vola
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Chiuso in redazione il 9 giugno 2015
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CONCORSO AMBASCIATORI
DEI DIRITTI UMANI 2015
di Daniele Vola
Il Concorso Ambasciatori dei Diritti Umani, ormai giunto alla sua VII edizione, è nato, come ha scritto Tiziana Gardini – presidente della L.I.D.U. milanese ed ideatrice del progetto – con l’intento di “far conoscere lo spirito che anima la
Dichiarazione dei Diritti Umani ed i valori che essa veicola, nel tentativo di sensibilizzare i giovani all’uso responsabile
della libertà in rapporti di consapevole e reciproco rispetto, tanto più necessario in una società globale e composita”.
Fedeli all’impostazione del Concorso,
il tema dell’edizione appena conclusasi si è focalizzato sul primo articolo
della Dichiarazione Universale del
1948, per far riflettere gli studenti di
IV e V Superiore di Milano, Roma e
Napoli sul tema centrale della dignità
dell’uomo. L’argomento, molto sentito, ha suscitato vivaci dibattiti con gli
studenti fin dalla conferenza propedeutica al concorso, intrecciandosi
anche col dibattito intorno ad
Expo2015, sul diritto al cibo per tutti
(richiamo già presente nell’articolo 25
della Dichiarazione dei Diritti
Umani), presupposto fondamentale e
ineludibile per poter condurre una
vita dignitosa.
Ecco la traccia dell’elaborato scritto
sviluppato dagli studenti:
“L’art .1 della Dichiarazione recita:
tutti gli esseri umani nascono liberi
ed eguali in dignità. Per i latini (dignitas, dignus) significava eccellenza,
nobiltà, valore. In filosofia si usa riferirsi al valore intrinseco ed inestimabile di ogni essere umano: tutti gli
uomini, senza distinzione di sesso,
età, stato di salute, razza, religione,
grado di istruzione, nazionalità, opinione politica o condizione sociale,
meritano il rispetto incondizionato,
sul quale nessuna ragion di stato, nessun interesse superiore (la razza, la
società) può imporsi. Ogni essere
umano è un fine in se stesso, possiede
un valore intrinseco. E tu, giovane del
terzo millennio, come interpreti il
concetto di dignità, sia come osservatore di una società minata da molteplici contraddizioni sia come protagonista del tuo futuro?”
I vincitori di questa edizione (nelle
pagine seguenti riportiamo alcune
frasi estrapolate dai loro temi) sono:
Luca Canepa, Beatrice Ciani, Chiara
Pirovano (Milano), Simone Romano,
Sara Natale, Elisa Massari (Napoli),
Riccardo Antonucci, Michele Visconti
e Gabriele Lioy (Roma), che si recheranno per un viaggio studio in autunno a Bruxelles.
Di seguito proponiamo un intervento
di Luigi Scotti, ex magistrato (è stato,
tra l’altro, membro del Consiglio
Superiore della Magistratura), politico, giurista, nonché prestigioso Presidente della nostra commissione giudicatrice partenopea, il quale ha voluto offrirci le sue riflessioni in merito al
tema della dignità dell’uomo ed alcune considerazioni scaturite dalla lettura degli elaborati scritti dei nostri
giovani studenti.
Dall’alto, i vincitori milanesi (Luca Canepa, Beatrice Ciani e Chiara Pirovano) insieme a Tiziana
Gardini e Manlio Frigo; foto di gruppo con i vincitori a Roma (Riccardo Antonucci, Michele Visconti e Gabriele Lioy con i menzionati, Sara Proia e Chiara Mascolo); due dei componenti la giuria di
Napoli (Luigi Scotti e Marina Melogli); Luca Canepa al momento della premiazione.
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INTERROGHIAMOCI
SULLA PAROLA DIGNITÀ
“Finalmente ci restituiscono la
dignità di esseri umani”. Così annotava un giornalista che, a guerra finita, si trovava all’apertura del campo
di Dachau.
“Ci restituiscono la dignità di esseri
umani”. Ho pensato spesso a questa
frase perché mi sembra che racchiuda la dimensione del concetto di
dignità e nello stesso tempo ne ripropone il dibattito: è qualcosa che
appartiene per natura ad ogni persona o che si riscontra a certe condizioni esistenziali e istituzionali? È il
presupposto per le libertà fondamentali e per conseguirne i diritti o è
la risultante dello spettro di libertà
vissute, soprattutto del numero di
diritti esercitabili? E la si può identificare in concreto, questa dignità, o è
un concetto astratto, che mostra
tutta la sua fragilità, se considerato
nel difficile percorso della vita quotidiana di persone e di popoli?
Dopo l’ultimo conflitto mondiale,
dopo la Shoah, dopo l’uso delle armi
di distruzione di massa, gli Stati che
maggiormente ne erano colpevoli si
affrettarono a riscoprire il valore
della dignità e a restituirlo ad ogni
individuo. “La dignità della persona
è intangibile, al suo rispetto e alla
sua protezione è vincolato l’esercizio
di ogni potere statale” è scritto nell’art. 1 della Costituzione tedesca;
“Tutti i cittadini hanno pari dignità
sociale e sono eguali davanti alla
legge”, si è stabilito nell’art. 3 della
Costituzione italiana”. Ancora più
incisiva risulta l’affermazione “Tutti
gli esseri umani nascono liberi e
uguali in dignità e diritti” contenuta
nell’art. 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Dunque la dignità non è concessa
perché appartiene ad ogni individuo
in quanto persona; non è differenziabile perché è di tutti senza alcuna
distinzione; è fonte di diritti, a
cominciare dal diritto all’eguaglianza e da quello alla diversità, e nel
contempo pone limiti di rispetto
reciproco, anzi crea doveri perché
vive nella solidarietà tra persone e
popoli, e a sua volta è artefice di solidarietà.
Abbiamo creduto nei principi e nelle
statuizioni nate dopo i disastri del
secolo breve. Ma in società così
mutevoli come le attuali, quando
anche le più avanzate conoscono illegalità diffuse, mercificazione dei
valori identitari, prevalenza del dato
economico e tecnologico su quello
etico-sociale e, per altro verso, sono
coinvolte da imponenti e tragici
fenomeni migratori, quei principi
sono ancora validi?
Proprio questa domanda la Società
Umanitaria ha rivolto ai giovani studenti che hanno partecipato al concorso per la selezione degli Ambasciatori dei diritti umani. Riflettere
su cosa oggi intendiamo per dignità
e quale percorso sia possibile per
restituire all’uomo la centralità che
gli spetta ha stimolato i partecipanti
a formulare analisi e considerazioni
riferite al nostro tempo, ad esprimersi sui valori che il concetto di
dignità reca e sulla loro praticabilità
nella prospettiva di percorsi più efficaci; queste analisi hanno offerto
anche a me – incaricato nella apposita commissione partenopea di leggere e valutare gli elaborati – la possibilità di capire come un argomento
così sensibile sia avvertito e valutato
dalle ultime generazioni, e mi ha
pure offerto l’occasione per rimeditare, nell’oggi, l’intera tematica.
Gli spunti di analisi sono stati vari: il
filone storico, etico o sociologico, il
filone giusnaturalistico alla Grozio, o
quello che un giurista chiamerebbe
positivistico, perché fondato sul riconoscimento giuridico della dignità
come statuto personale. Una studentessa ha preferito inventare una storia di sopraffazione in un contesto di
miseria materiale e morale, storia
che ha efficacemente rappresentato
cosa, per certe persone e in certi
Paesi, renda impossibile la dignità e
quali sacrifici siano necessari per la
sola speranza di conseguirla.
“Cosa rende impossibile la dignità”:
ecco un motivo ricorrente negli ela-
Opera di Giuseppe Abbati
della serie “Implosioni” (2007).
borati. Soprattutto la mancanza di
lavoro, l’emarginazione, l’invadenza
economicistica, l’egoismo che annulla la solidarietà, l’inettitudine del
ceto politico e degli organi istituzionali. Sulla base di queste considerazioni molti partecipanti hanno
espresso dubbi sui percorsi idonei a
restituire all’essere umano la centralità che gli spetta; soltanto per alcuni
lo sforzo di individuare tali percorsi è
un dovere personale da osservare
comunque, superando anche aspre
condizioni oggettive.
Due aspetti mi hanno particolarmente colpito: il diffuso scetticismo
circa la realizzabilità delle condizioni
affinché tutti possano vivere in
modo libero e soprattutto dignitoso,
la mancanza di certezze nella prospettiva dell’oggi e del domani (li ho
registrati, questi aspetti, con sincera
amarezza e con ineliminabile senso
di colpa nei confronti delle giovani
generazioni).
E proprio ragionando su questi contributi mi si è rafforzata la convinzione che possiamo scrivere nelle leggi e
nelle costituzioni il riconoscimento e
la tutela della dignità, ma se non
garantiamo a ciascuno in concreto
tutte le condizioni oggettive per praticarla – con il lavoro, l’eguaglianza
reale, le pari opportunità –, essa
rimane un concetto astratto e purtroppo ancora molto fragile.
Luigi Scotti
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Tu, giovane del terzo millennio, come interpreti il
Ecco alcuni passi dai temi svolti dagli studenti premiati
MILANO
“Il mio compito e dovere in quanto
giovane del terzo millennio, ma
ancor prima in qualità di uomo è, in
questa epoca, ancora più importante
poiché consiste nel cercare di ristabilire il concetto di dignità avendo
come guida la virtù e l’onore, concretizzandoli nella giustizia e nell’amore
verso il prossimo. Solo in questo
modo sarà possibile ristabilire il vero
valore dell’uomo ed i suoi diritti, permettendo a noi stessi ed alle future
generazioni di vivere giustamente e
dignitosamente”.
Luca Canepa (1° premio)
“Al giorno d’oggi siamo vittime e nel
medesimo tempo artefici di una
società che annulla l’individualità.
La dignità è strettamente legata al
singolo individuo, individuo che
però vive in un mondo che promuove la massificazione ed incoraggia
l’omertà, la sottomissione ed il silenzio. Io credo che la dignità cominci
nel momento in cui riconosciamo di
averne una. Non ne saprei tracciare
una definizione oggettiva, ma riconosco che essa prende forma nella
vita di tutti i giorni”. Beatrice Ciani
(2° premio)
“Grazie agli avanzati progressi tecnologici, oggigiorno possiamo metterci in contatto con tutto il mondo
in pochi secondi eppure sembra che,
molte volte, lo stesso mondo in cui
viviamo chiuda gli occhi di fronte al
tema della dignità umana, quasi non
lo riguardasse o non avesse tempo
UN PROGETTO
DELL’ARCHIVIO DEL LAVORO
in partnership con L’Umanitaria.
Clicca sul logo e vai a vedere i video
creati dagli studenti.
concetto di dignità?
per occuparsene. Ritengo che sia
molto importante, per salvaguardare
i diritti umani ed il valore della vita,
affrontare questi temi quotidianamente per permettere che essi diventino un problema di tutti e non solo
della persona o del paese direttamente interessati”.
Chiara Pirovano (3° premio)
NAPOLI
“Come in agricoltura un seme piantato nel terreno necessita di amorevoli e costanti cure per germogliare,
irrobustirsi e diventare autosufficiente, così il seme gettato dalla
Dichiarazione Universale non basta,
da solo, a produrre un cambiamento
stabile e duraturo, ma c’è bisogno
dell’impegno costante di tutti, non
soltanto delle autorità politiche e
istituzionali, ma di ogni singolo cittadino; anzi oserei dire che sarà proprio il nostro intervento a determinare la buona riuscita di questo
ambizioso progetto intrapreso settant’anni fa, oppure, al contrario, il
suo fallimento” .
Simone Romano (1° premio)
“La maggior libertà acquisita non
corrisponde minimamente al rispetto della dignità. Più che libero, l’uomo dei nostri tempi sembra schiavo:
schiavo dello strapotere mediatico,
schiavo del lusso e del benessere,
schiavo di modelli imposti dai vertici
della comunità. Siamo schiavi forse
anche dello stesso concetto di
libertà, che erroneamente interpretiamo con il “fare tutto ciò che si
vuole”. Crollano quindi i limiti tracciati dall’etica e dalla morale che, a
parer mio, non limitavano, ma tutelavano la nostra dignità”.
Sara Natale (2° premio) - foto a lato
“Alla fine, sono un essere
umano anch’io: merito di
essere felice, di essere
ascoltata, rispettata. Le
mie idee meritano attenzio-
ne, i miei pensieri hanno valore. La
mia vita ha un valore. Soltanto insieme si può diffondere il concetto che
ogni individuo ha un valore che deve
essere riconosciuto: il valore di essere uomo o donna, di provare sentimenti, di avere idee ed opinioni. Il
“diverso”, come te, esattamente
come te che ti senti superiore, pensa,
prova delle emozioni e ha il diritto di
avere il tuo rispetto. Lo merita per il
solo fatto di esistere. Io sono una
ragazza che ha avuto fortuna. Ma si
può basare la vita di un essere
umano sulla fortuna? No, assolutamente no”.
Elisa Massari (3° premio)
ROMA
“C’è bisogno che si ragioni nella prospettiva del vivere insieme, della collettività, delle finalità condivise, per
poter riportare al centro dell’agire
umano la dignità ed il suo valore”.
Riccardo Antonucci (1° premio)
“Si evidenzia, a questo punto, lo
stretto legame che c’è tra dignità e
stato (società) ed è inevitabile sfociare nell’analisi di radici filosofiche settecentesche”.
Michele Visconti (2° premio)
“Il problema della
società odierna è
la mancanza di
empatia, della
capacità
di
immedesimarsi
nel prossimo al
fine di capirne i
bisogni e i desideri,
e di agire tenendo
conto di tali fattori”
Gabriele Lioy
(3° premio)
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