In un libro le gesta di caccia “Delle Alpi”
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In un libro le gesta di caccia “Delle Alpi”
Massa ❖ Carrara SABATO 24 NOVEMBRE 2012 IL TIRRENO XVII In un libro le gesta di caccia “Delle Alpi” La squadra di Monzone, composta da cinquanta cacciatori, ha stampato un volume rievocativo di 20 anni di imprese ◗ MONZONE Il diario di caccia “Delle Alpi” ed i colpi impossibili del capo squadra. Quanto a originalità, la squadra 19 non ha da invidiare nulla a nessuno tra i 50 team di cacciatori al cinghiale dell’Ambito Territoriale di Caccia di Massa-Carrara numero 13. Raccolgono le loro storie in un libro che anneriscono a turno ogni sera con gesta e “stornellate” della battuta di caccia appena conclusa, hanno un canile comune dove custodiscono con cura fieri segugi e hanno ristrutturato gli uffici diroccati dell’ex mineraria a Fivizzano. Ora è il loro rifugio di caccia, il punto di partenza e di arrivo anche quando la cacciata frutta “zero” nella lavagnetta appesa al muro. «Tutto inizia e finisce lì», come racconta orgoglioso Riccardo Lombardi, 50 anni, capo squadra dei “Delle Alpi”. I “Delle Alpi” ((60 iscritti) cacciano probabilmente in una delle aree più belle, per scorci e morfologia della Lunigiana, quella che va da Equi fino a Tenerano. Territori ancora poco vissuti che rendono ogni cacciata speciale. La storia del libro è ispirata anche dai luoghi dove le gesta della “Delle Alpi” si compiono da un ventennio: «Nella nostra squadra ci sono anche i narratori che si divertono, la sera quando torniamo, a raccontare la cacciata. Raccontano cosa è successo, chi ha padellato, chi ha sparato bene, dove eravamo e chi c’era: è il nostro libro. Ne abbiamo fatto stampare 50 copie lo scorso anno. Ma non è per la stampa, nemmeno per l’editoria. E’ un libro privato che ci tramanderemo». Lombardi è l’uomo dei tiri impossibili; un cecchino capace di centrare con sei colpi sei cinghiali in una giornata da distanza siderale (200 metri). Una sorta di record di squadra, una dote che tra i cacciatori non passa inosservata: «La tecnologia oggi aiuta ma ho sempre sparato discretamente – spiega – quella volta, eravamo nella vallata di Bolzoni, ho sparato da sponda a sponda. E’ stato un colpo perfetto». Un colpo così equivale ad un goal, parlando di calcio, destinato a restare nella storia come quello di Maradona ai mondiali dell’86, oppure l’ultimo di Ibrahimovic con la nazionale svedese. Il punto di ritrovo è la casa di caccia a Monzone, nell’edificio riportato a vita dal gruppo di Lombardi: «Abbiamo rifatto il tetto, ristrutturato tutto l’edificio, recuperato una struttura destinata al disfacimento grazie all’impegno di tutti– racconta fiero – non è la casa di uno, è la casa di tutti». Tra le mura della casa di caccia Dario Mastorci La squadra “Delle Alpi” si racconta la vita: «Ciascuno di noi ha un ruolo, c’è chi cucina, chi è addetto alla pulitura dei capi cacciati e ai cani. Tutti sanno cosa fare». I cani sono l’altro orgoglio della squadra 19. A differenza di molti altri team non appartengono ad un cacciatore-canaio in particolare, ma al gruppo: «I cani sono di proprietà della squadra – spiega – e non di una singola persona. La gestione è comunitaria perché crediamo sia un modo per razionalizzare e per tenere unita la squadra». Già, lo spirito squadra prima di tutto, elemento strategi- co durante la cacciata, nella macchia, ma ancora prima fuori. Le regole della squadra sono semplici e chiare. La prima: «Non sparare a quello che si muove, ma a quello che si vede. Per evitare incidenti – spiega Lombardi – la sicurezza viene prima di tutto, prima di ogni altro aspetto di una cacciata. Prima di premere il grilletto bisogna avere la certezza. Altrimenti è meglio lasciare perdere». La singolarità della squadra 19 si è meritata un ampio servizio sulla rivista del per eccellenza “Cinghiale International” dove ogni cacciatore am- bisce di arrivare: «Ci ha lusingato – fa notare – non perché cacciamo più e meno degli altri, ma perché la nostra squadra effettivamente particolare lo è». Una squadra di caccia è lo specchio della società in cui viviamo tutti i giorni: «Ci sono i giovani, i cinquantenni come me, ed i nonni – fa presente – la nostra media età credo sia una delle più giovani». Tra le anime dei “Delle Alpi” c’è Dario Mastorci, il vice di Lombardi e capo caccia. Lo chiamano “Torè”. E’ uno degli uomini fondamentali: «Organizza la caccia, tiene le fila». Poi c’è Michele Marchi detto “Salce”, canaio come Fabrizio Furia, “Il Cisa” Davide Cecchini e Maurizio Mastorci, fratello di Dario. Una menzione speciale la meritano i “narratori” Gianluca Benelli, Fabio Furia e Alessandro Battistini: «Sono loro che raccontano la nostra storia – conclude Lombardi – sarà bello rileggere le nostre cacciate tra qualche anno. Ci divertiranno come allora e ci sembrerà di riviverla quella cacciata. Se poi è stata fortunata o meno poco importa. La caccia è bella anche per questo». ©RIPRODUZIONERISERVATA