Accordo Francia-Svizzera, altro esempio di prevaricamento della

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Accordo Francia-Svizzera, altro esempio di prevaricamento della
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Luglio 2013
ACCORDO FRANCIA – SVIZZERA (EREDI):
ALTRO ESEMPIO DI PREVARICAMENTO SULLA SOVRANITÀ DELLA SVIZZERA
L’accordo, avallato dal Consiglio Federale negli scorsi giorni, scaturisce da negoziati
aggiuntivi (seguiti dopo la minaccia francese di revocare l’accordo del 1953) che hanno
avuto per la Svizzera un esito nefasto. Come noto tale accordo permetterebbe (se
approvato dal nostro parlamento e trascorso il periodo referendario) al fisco francese di
tassare (oltre alle successioni aperte in Francia quale ultimo domicilio del decuius) anche
eredi con domicilio fiscale in Francia, qualora la successione venisse aperta in Svizzera e
l’eredità comprendesse immobili siti nel nostro paese (non in Francia beninteso!). Trattasi
di una palese imposizione alla Svizzera di una rivendicazione che porta ad un
prevaricamento della nostra sovranità fiscale, una sorta di “ingerenza legale-tributaria”
sull’imposizione della proprietà fondiaria svizzera (che farebbe gola a molti altri Stati
limitrofi e non). Ma quali possono essere i motivi del CF per concedere tanto in un accordo
che, come tale, dovrebbe presupporre che i principi internazionalmente riconosciuti
sull’imposizione immobiliare tra Stati siano rispettati? Non può essere pensabile che il CF
abbia generosamente concesso un atto di liberalità alla Francia senza contropartita. La
contropartita, nella realtà, non è concreta (fatto preoccupante), ma una sorta di aspettativa
e di speranza. In effetti, come comunicato alla Radio Svizzera Romanda dalla Ministra
delle Finanze, l’accordo viene considerato la chiave d’entrata per accedere ad altri
negoziati con la Francia, tra cui l’assistenza amministrativa in ambito fiscale e la
regolarizzazione degli averi non dichiarati. Ciò ha molta analogia con quanto il CF ha
chiesto al parlamento in merito al capitolo della Lex USA, che pure doveva essere
propedeutica per presunti accordi tra banche svizzere e gli Stati Uniti di cui, all’atto della
richiesta dell’avallo parlamentare, non si dovevano conoscevano i connotati.
Il Nazionale aveva già lo scorso mese approvato (con larga maggioranza) una mozione di
netto rifiuto all’imposizione francese della proprietà fondiaria svizzera nel contesto dei
negoziati dell’accordo qui riferito. Dal profilo tecnico il parlamento si dovrà chinare
sull’accordo con la Francia come approvato dal CF e dovrà analizzare le varie opzioni, o
meglio quali sarebbero le conseguenze dell’accordo firmato e di un’assenza di
convenzione atta ad evitare la doppia imposizione in materia di imposte di successione. La
Francia, infatti, dovrebbe revocare, in caso di rifiuto parlamentare all’accordo firmato, la
convenzione del 1953, a fine 2014.
Con l’avallo dell’accordo con la Francia da parte del CF, altamente pregiudizievole dei
diritti elvetici, si apre un nuovo capitolo tossico di un mix di interessi e di tutele
contrastanti, avendo il CF fornito alla Francia e ai ministri delle finanze di Stati esteri un
chiaro segnale (un altro) di debolezza e mancata tutela della sovranità elvetica. Che
questa mancanza di tutela sia correlata con l’aspettativa di trovare accordi (ma è solo
un’aspettativa) che giovano o meglio alleviano pregiudizio al settore bancario (imposta
liberatoria?) è ancora più grave. Un rifiuto parlamentare all’accordo appena firmato porterà
alla revoca del “vecchio” trattato e così ad uno stato di doppia imposizione sulle
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successioni secondo i diritti interni dei due Stati. D’altronde, anche con la vicina Italia e
molti altri Stati, le successioni non sono regolate da accordi per quanto attiene la materia
fiscale (da qui il suggerimento per cittadini residenti nel nostro paese di detenere quote
sociali in una Srl italiana, possibilmente attraverso una persona giuridica non italiana).
Viceversa, se il parlamento dovesse approvare l’accordo (dubito che lo faccia), potenziali
futuri eredi francesi di immobili svizzeri farebbero bene, o a farsi donare l’immobile oggi,
oppure a lasciare anzitempo il loro domicilio fiscale francese, creando un effetto
boomerang all’erario francese. La Francia, come del resto anche altri Stati, ha e sta
creando, grazie a norme fiscali confiscatorie e di prevaricazione sulle sovranità fiscali di
Stati come la Svizzera, dei “rifugiati fiscali” che meritano considerazione e tutela.
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