il visitatore - Teatro Stabile di Genova

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il visitatore - Teatro Stabile di Genova
Corte
Vienna 1938. Psicanalisi, Religione, Storia.
Il vecchio Sigmund Freud riceve la visita di Dio
“in persona”. O è solo un pazzo che si crede Dio?
Fuori incombe il nazismo: «Se Dio esiste, perché
permette tutto ciò?», si chiede il padre della
psicanalisi.
Dal 15 dicembre al 20 dicembre
Il visitatore
Éric-Emmanuel Schmitt
regia di Valerio Binasco
Per saperne di più
leggere
vedere
ascoltare
Il concetto di Dio dopo Auschwitz
di Hans Jones (Il Melangolo)
Vi presento Joe Black (1998)
di Martin Brest
Io se fossi Dio
di Giorgio Gaber
L’avvenire di un’illusione
di Sigmund Freud (Boringhieri)
Il pianista (2002)
di Roman Polanski
Auschwitz
di Francesco Guccini
Memoria del male, tentazione del bene
di Tzvetan Todorov (Garzanti)
Schindler’s List (1993)
di Steven Spielberg
Sympathy for the Devil
di The Rolling Stones
L'argomento è quasi tutto di carattere filosofico, ma la scrittura ne
Il
testo
fa soprattutto una commedia: avvincente, divertente, anche commovente. Il testo si compone di diciassette scene, all'interno delle quali si svolge il dialogo fra
Sigmund Freud e un misterioso visitatore, che compare all'improvviso. L'azione si svolge
nell'aprile del 1938 nella casa viennese di Freud in Berggasse 19, che oggi è un museo.
L'Austria è appena stata annessa alla Germania del Terzo Reich e l'ebreo Sigmund Freud è
in ansia per la mancanza di notizie di sua figlia Anna, portata via dalla Gestapo. Tutto accade in una notte, nella quale niente è quel che sembra. Persino i canti dei nazisti sembrano
belli. Improvvisamente si concretizza in scena la presenza di un giovane sconosciuto che
dice di essere Dio, ma sembra anche un matto. Torturato dal tumore alla gola e in preda
a una crisi esistenziale, Freud intreccia un dialogo serrato con il visitatore sconosciuto.
Finisce col credere, lui ateo, alla sua identità dichiarata e analizza criticamente le sue
motivazioni e i suoi intenti.
Lo spettacolo
Scrive il regista Valerio Binasco: «Da molto tempo
la drammaturgia contemporanea ci ha abituato
a pensare che le parole non servano più a niente. Che l'umanità è immersa in un buio
silenzioso e che nessun dialogo è più capace di "dire" veramente qualcosa. Per strano che
possa sembrare, il Teatro per molto tempo si è fatto "portavoce" di quel silenzio e lo ha
trasformato in poesia, grazie a grandi commedie classificate dell'"incomunicabilità". Autori
come Schmitt, invece, sono andati fieramente in tutt'altra direzione. Hanno continuato
coraggiosamente a testimoniare una cieca fiducia nelle parole e una specie di devozione
per l'umana dote del dialogo. In questa commedia, come accadeva nel teatro di tanto tempo
fa, le parole sono importanti e l'autore sembra coltivare la speranza che quando gli uomini
s'incontrano e si parlano possono, forse, cambiare il mondo. C'è una fiducia buona, dentro
alla sua scrittura e questa è la prima cosa che mi ha colpito in Il visitatore». E prosegue:
«È un testo coraggioso che non ha il timore di riportare in Teatro temi di discussione
importanti come la Religione, la Storia, il Senso della Vita. Schmitt affronta questi temi
in maniera diretta con l'innocenza di una sit-com, regalandoci una commedia brillante
che, con eleganza conduce spesso al sorriso e al riso, che offre spunti di pensiero e di
commozione con sorprendente leggerezza». Tutto questo fa di Il visitatore un significativo
esempio di teatro di parola, ma anche un vivace teatro d'attori, come hanno rispecchiato
puntualmente le annotazioni critiche con le quali è stato accolto il debutto dello spettacolo.
«Il misterioso visitatore ha gli occhi febbricitanti del bravo Alessio Boni» (“L'Unità”) e «Haber
è perfetto nel disegnare la figura del grande scienziato» (“Avvenire”): «uno spettacolo che
piacerebbe a Papa Francesco» (“Il Sole - 24 ore”).
Annota éric-Emmanuel Schmitt (nato nel 1960): «Le domande più
L’autore
interessanti rimangono domande. Avvolgono un mistero. A ogni
risposta, si deve associare un "forse". Sono solo le domande senza interesse ad avere una
risposta definitiva». Laureato in filosofia, Schmitt scopre la vocazione del drammaturgo nel
1991. Da allora scrive numerose opere teatrali di successo (Variazioni enigmatiche è stato
rappresentato anche a Genova), accompagnandole con l'attività di saggista e romanziere.
La commedia Il visitatore ha vinto, nel 1993, tre Premi Molière: "Rivelazione teatrale", "Miglior autore", "Miglior spettacolo di teatro privato".
produzione
Goldenart Production
versione italiana
e adattamento
Valerio Binasco
interpreti
Alessandro Haber
Alessio Boni
Nicoletta Robello Bracciforti
Alessandro Tedeschi
scene
Carlo De Marino
costumi
Sandra Cardini
musiche
Arturo Annecchino
luci
Umile Vainieri
SOCI ISTITUZIONALI
COMUNE DI GENOVA
si ringrazia
Liguria
REGIONE LIGURIA