Coordinato da Organizzato da LA SICUREZZA DEI SISTEMI
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Coordinato da Organizzato da Area Tematica – TRAM E TRENI NELLE AREE METROPOLITANE: EVOLUZIONE GENERALE LA SICUREZZA DEI SISTEMI TRANVIARI Gattuso Domenico1, Molinaro Elena2, Restuccia Antonio1 DIIES (Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, delle Infrastrutture e dell’Energia Sostenibile), Università Mediterranea di Reggio Calabria 2 Direzione Generale Trasporto Pubblico Locale, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti 1 Contatti: [email protected] Introduzione Sebbene il sistema tram sia tra i sistemi di trasporto più sicuri nel panorama urbano, permangono situazioni di rischio e problematiche di incidentalità. Alcune statistiche internazionali evidenziano come gli incidenti in cui è coinvolto un tram non sono rari e, purtroppo, talvolta si tratta di eventi che assumono maggior rilievo mediatico per le loro specificità. Se da un lato tendono ad affermarsi soluzioni di linee che si inseriscono nel contesto urbano senza barriere, dall’altro proprio l’assenza di barriere protettive rende il sistema tram più vulnerabile. Appare importante dunque innalzare le condizioni di sicurezza nei sistemi tranviari attraverso una migliore gestione del loro inserimento nel contesto urbano e specifiche azioni finalizzate alla riduzione del numero degli incidenti e dei loro impatti sia sul sistema di trasporto che sulla comunità. Al fine di indirizzare la pianificazione e la progettazione di nuove linee tranviarie, ma anche di accrescere le condizioni di sicurezza dei tram esistenti, appare di fondamentale importanza un sistema di monitoraggio intelligente che possa orientare i tecnici nelle scelte. Alcune nazioni si sono dotate di sistemi di monitoraggio avanzati, con l’obiettivo di acquisire informazioni secondo standard codificati ed elaborare statistiche determinate per analisi di rischio e conseguenti azioni di prevenzione. In Francia (Menetrieux L., 2010) è attivo un vero e proprio sistema centralizzato di acquisizione ed elaborazione di statistiche finalizzate a delineare strategie o misure operative per innalzare i margini di sicurezza dei sistemi tranviari; in Italia esistono procedure codificate di rilevazione degli incidenti, ma non è ancora operativo un sistema di monitoraggio integrato ed elaborazione delle informazioni; spesso le aziende compilano dei questionari o dei rapporti relativi agli incidenti che costituiscono atti dovuti, ma senza dar luogo ad una registrazione elettronica dei dati o alla elaborazione di statistiche. Appare interessante promuovere le buone prassi sul tema della sicurezza anche per i sistemi di trasporto tranviari in Italia, atteso che essi stanno crescendo in numero ed estensione. D’altra parte, la scelta di una pianificazione e progettazione illuminate da fonti informative quali quelle che possono derivare da un buon sistema di monitoraggio, non può che dare buoni risultati sia in termini di costi vivi che di costi esterni per le comunità urbane. Dopo una overview dei sistemi tram operativi in Italia, nella nota si propone qualche richiamo alle norme di riferimento nazionali sulla sicurezza dei sistemi tranviari; quindi si avanza qualche considerazione su una possibile evoluzione del sistema di rilevazione degli incidenti. Sono presentate inoltre alcune statistiche derivate dalla codifica degli incidenti in una città rappresentativa (Messina) ed è proposto un approccio metodologico alle valutazioni dei livelli di sicurezza dei sistemi tranviari, a partire da elementi di teoria del rischio, con alcuni riferimenti alla letteratura specializzata internazionale (Pecheux e Saporta, 2009). 1. Sistemi tram in Italia In Europa si usa spesso il termine Light Rail Transit (LRT) per indicare un sistema tram. In realtà tale termine, con riferimento al contesto normativo italiano, copre due classi tecnologiche (norma UNI 8379/2000): - Tranvia: Sistema di trasporto per persone negli agglomerati urbani costituito da veicoli automotori o rimorchiati dai medesimi, a guida vincolata, in genere su strade ordinarie e quindi soggetto al Codice della Strada, con circolazione a vista; - Tranvia veloce (Metrotranvia): Sistema di trasporto che mantiene le caratteristiche della tranvia (…), ma che consente velocità commerciali e portate superiori grazie ad adeguati provvedimenti (…) atti a ridurre le interferenze del sistema con il restante traffico veicolare e pedonale (…). Per inquadrare i campi di azione delle tranvie la UNI 8379 propone alcuni parametri caratteristici (Tab. 1) di natura del tutto indicativa. Tab.1 – Sistema Tram secondo la norma UNI 8379/2000 Parametri Portata potenziale minima (pas/h×dir) Distanziamento (min) Capacità convoglio (pax) Distanza media tra stazioni (m) Incarrozzamento a livello Velocità commerciale (km/h) Lunghezza massimo convoglio (m) TRAM TRAM VELOCE 1.000 10 180 200 – 350 Eventuale 10 30 2.700 4 180 350 – 500 Eventuale 15 60 In Italia, sono oggi una dozzina le città dotate di tram (Fig.1). Le linee sono ordinarie su ferro salvo nel caso di due città (Padova e Mestre) laddove sono operativi veicoli gommati, vincolati ad una rotaia centrale. Si contano 42 linee per una estensione complessiva di 377 km, con oltre 750 stazioni. La velocità commerciale varia tra 15 e 25 km/h, le frequenze si aggirano tra 4 e 8 corse nelle ore di punta, e si riscontrano capacità di linea comprese tra 600 e 1.600 posti/h per direzione. Fig.1 – Città italiane dotate di tram La Tab.2 rappresenta alcune informazioni di base relative alle città italiane in cui è presente e funzionante un sistema tranviario. Tab.2 – Città italiane dotate di tram – Quadro di riferimento Comune Popolazione Estensione Densità (ab) (kmq) (ab/kmq) Bergamo 119.551 Cagliari Firenze Azienda 39,60 3.019 156.488 85,55 371.282 102,41 Messina 242.503 211,23 Mestre 309.422 96,50 Milano 1.324.110 182,07 Napoli 959.574 117,27 Padova Addetti (n.) TEB 1.592 1.829 ARST 2.500 3.625 GEST 1.465 1.148 ATM 670 3.206 ACTV n.d. 7.272 ATM 8.898 8.183 ANM 2.900 214.198 92,85 2.307 APS 2.761.477 1.285,30 2.148 ATAC 12.600 Sassari 130.658 546,08 239 ARST 2.500 Torino 907.563 130,17 6.972 GTT 5.400 Trieste 205.535 84,49 2.433 TT Roma 540 843 Nelle Tab.3 sono proposte le caratteristiche di infrastruttura e del parco veicoli, mentre la Tab.4 propone un quadro sinottico di caratteristiche di esercizio di tram operativi nelle diverse città. Tab.3 - Infrastruttura tranviaria Città N° Inizio Sede linee servizio Lungh. rete (km) Binario Scart. Pendenza Tensione Fermate Dist.media binari massima linea (n.) fermate (mm) (%) (V) (m) Bergamo 1 2009 R 12,50 Doppio 1435 10 750 16 781 Cagliari 1 2008 R 6,30 Misto 950 10 750 9 630 Firenze 1 2010 R 7,40 Misto 1435 7 750 14 528 Messina 1 2003 R 7,70 Unico 1435 5 750 18 428 Mestre 1 2010 P 6,30 - - 8 750 19 331 Milano 17 1917 P 160,00 Misto 1435 10 600 190 842 Napoli 3 1875 P 10,00 Misto 1435 Padova 1 2007 P 10,30 - Roma 6 1877 P 39,00 Sassari 1 2006 P 2,45 Torino 8 1871 P 110,00 Trieste 1 1902 P 5,20 - 600-750 57 175 - 11 750 27 381 Misto 1445 4 550 116 336 Unico 950 - 750 8 306 Misto 1445 10 750 275 400 Misto 1000 8 550 16 325 Sede: R=riservata P=promiscua Tab.4 - Veicoli tranviari Città Veicoli Tipo veicolo Capacità Freq. Capacità v v veicolo hp linea max. comm. (posti) (corse/h) (posti/h) (km/h) (km/h) 252 8 2016 70 25 (n.) 14 AB Sirio Cagliari 9 Skoda 06 T 220 6 1320 70 26 Firenze 17 AB Sirio 252 20 5040 70 20 Messina 15 Alstom Cityway 180 4 720 80 20 Mestre 20 Translhor STE4 172 6 1020 70 25 Milano 482 AB Sirio - “Ventotto” 130 4 520 45 15 Napoli 52 AB Sirio - CT139K 202 8 1616 70 20 Bergamo Padova 16 TRanslhor STE3 127 8 1016 70 25 Roma 434 Alstom Cityway - Socimi 150 4 600 80 25 Sassari 4 Ab Sirio serie LRV 200 4 800 70 20 Torino 265 Alstom Cityway 198 6 1168 70 20 7 - 40 3 120 80 18 Trieste hp=ora punta 2. Norme di riferimento nazionali sulla sicurezza dei sistemi tranviari La norma di riferimento in Italia in materia di sicurezza dell’esercizio dei sistemi di trasporto pubblico a impianti fissi, tra cui si inseriscono le linee tramviarie, è il D.P.R. n. 753 del 1980 “Nuove norme in materia di polizia, sicurezza e regolarità dell'esercizio delle ferrovie e di altri servizi di trasporto”, Suppl. Ord. alla Gazz. Uff. 15 novembre 1980, n. 314. Tale norma definisce, tra l’altro, le competenze del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti su tali tipologie di sistemi con specifico riferimento all’approvazione dei progetti, all’apertura all’esercizio degli impianti e al controllo dell’esercizio durante lo svolgimento del pubblico servizio. Nello specifico della problematica legata agli incidenti il suddetto DPR all’art. 93 prevede che il Direttore di esercizio, figura aziendale che ha la responsabilità dell’esercizio dell’impianto, in caso di evento incidentale interessante la sicurezza o la regolarità, ne dia comunicazione immediata all’ufficio del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti territorialmente competente ai fini della sicurezza (USTIF) e all’ufficio regionale competente. Entro cinque giorni dall’accaduto lo stesso Direttore di esercizio deve inviare agli uffici di cui sopra uno specifico rapporto sull’incidente con indicazione dei provvedimenti eventualmente adottati o con proposte dei provvedimenti da adottare. Per gli incidenti nei quali siano derivati danni alle persone, entro i successivi cinque giorni il Direttore di Esercizio deve disporre l’espletamento di una inchiesta, cui sono chiamati a partecipare l’USTIF e l’ufficio regionale; in caso di incidenti dal quale siano derivati danni solo alle cose l’USTIF può invitare il direttore ad espletare l’inchiesta qualora la natura o le modalità dell’incidente coinvolgano la sicurezza dell’esercizio. Le risultanze delle inchieste e i conseguenti provvedimenti vengono trasmessi dall’Azienda Esercente all’USTIF. Alla luce di tali disposizioni, per ogni incidente che implichi la sicurezza o la regolarità del trasporto, è disponibile presso gli uffici ministeriali territorialmente competenti un rapporto emesso dal Direttore di Esercizio. Non sussiste l’obbligo agli USTIF di trasmettere tali rapporti alla sede centrale del Ministero, se non in caso di incidenti di particolare criticità. A soli fini informativi, i dati sugli incidenti vengono trasmessi periodicamente, dalle Aziende Esercenti alla Direzione Generale del Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti competente per i sistemi di trasporto a impianto fisso, utilizzando le schede di cui alla norma UNI 7617/1976. Tale norma consta di una serie di tabelle delle quali sono significative ai fini delle analisi di sicurezza quelle enumerate come 1, 3 e 10; rispettivamente si riferiscono a: principi e dati generali; incidenti interessanti autolinee, filovie e tranvie; cause e conseguenze degli incidenti. Attualmente, tuttavia, i dati fino ad oggi pervenuti non sono stati oggetto di analisi statistica da parte del Ministero. 3. Una possibile evoluzione del sistema di rilevazione degli incidenti Il questionario riportato nella norma UNI 7617/1976 appare un pò datato; esso andrebbe aggiornato anche alla luce di esperienze internazionali e dell’evoluzione del settore negli ultimi 30 anni. Nel corso di una ricerca condotta presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria è stato elaborato un questionario aggiornato a partire da quello in vigore, con alcuni elementi di integrazione e con alcune variazioni nella struttura organizzativa. Esso è finalizzato ad agevolare la costruzione di un Data Base con la codifica di dati utili; in particolare: - luogo, data e ora dell’incidente; - veicoli coinvolti; - feriti lievi e gravi; persone decedute; - sigla alfanumerica per individuare il comune; - denominazione della linea tranviaria; - tipo di strada; progressiva chilometrica; - caratteristiche della località; - caratteristiche della linea; - caratteristiche del fondo stradale o della sede tranviaria; - stato superficiale del fondo stradale o della sede tranviaria; - veicolo dell’azienda coinvolto nell’incidente; - eventuale altro veicolo coinvolto nell’incidente; - condizioni atmosferiche di visibilità; - dati relativi alla specie dell’incidente (veicoli coinvolti nella collisione, urto contro ostacoli fissi, svio, rottura di convoglio, fuga di rotabile, incendio o esplosione, .....); - dati riguardanti la cause apparenti o presumibili dell’incidente (avarie di organi del mezzo di trasporto o imperfetto funzionamento delle sue apparecchiature, avarie o a deficienza della sede dell’impianto, avaria o imperfetto funzionamento delle apparecchiature delle linee di trazione elettrica o degli impianti di sicurezza e segnalamento, avarie o deficienza di impianti fissi di linea o di stazione o di scalo di navigazione e relative apparecchiature, causa riferibile ad inosservanza delle prescrizioni regolamentari da parte del personale dell'Azienda o del personale di assuntoria o di ditta appaltatrice, cause riferibili ai viaggiatori); - dati riguardanti le conseguenze dell’incidente (per le persone: danni ai viaggiatori, danni al personale dell’Azienda o assimilato, danni a terzi; per le cose: danni interessanti il mezzo di trasporto, gli impianti fissi, entità globale dei danni; per il servizio: interruzione del servizio sulla linea). 4. Statistiche derivanti dalla codifica degli incidenti in una città rappresentativa Una specifica analisi di incidentalità, a titolo rappresentativo, è stata condotta con riferimento al sistema tram di Messina, sulla base di un archivio informativo di incidenti rilevati dal 2003 al 2012 (primi 5 mesi). I dati sono stati forniti dall’azienda ATM su supporto cartaceo (rilevati sul campo in conformità con la norma UNI 7617/ 1976) e sono stati codificati in un Data Base; è stato possibile quindi procedere ad alcune elaborazioni di sintesi, proposte sotto forma di grafici. Ognuna di tali voci, presente nel rapporto dell’incidente o comunque rintracciabile, è stata inserita all’interno del database e indicata con un proprio codice dettato dalla UNI 7617/1976. Si riportano alcune tabelle ed i rispettivi grafici, relativi all’incidentalità tranviaria nella città di Messina, estrapolati dal precedente database. Gli incidenti censiti risultano essere 319; dalla Fig.2 si può osservare che il maggior numero d’incidenti è avvenuto fra tram e terze parti, con picco nel 2004; mentre gli incidenti ai passeggeri sono stati più numerosi nel 2006 e nel 2009. Nel 2008, invece, si è registrato il più alto numero d’incidenti tranviari causati da altri eventi. Per i deragliamenti si riscontra un picco nel 2007. Si può osservare una tendenza alla diminuzione del numero di incidenti nel corso dell’ultimo quinquennio; tale linea di tendenza potrebbe essere correlata in parte al miglioramento degli standard di sicurezza, ma potrebbe anche essere ricondotta alla riduzione graduale del parco veicolare tranviario in esercizio; nel 2003 i mezzi funzionanti erano 15, nel 2012 essi sono scesi a 9. Fig.2 – Distribuzione degli incidenti per anno e per tipologia I dati sopra descritti sono proposti in una forma di rappresentazione alternativa (Fig.4) che permette una lettura più immediata della frequenza del medesimo tipo d’incidente nel corso degli anni. Si possono tra l’altro osservare i picchi per ciascuna categoria d’incidenti: per i deragliamenti il picco si osserva nel 2007; per gli incidenti che hanno coinvolto passeggeri essi si ritrovano nel 2006 e nel 2009; per le collisioni con terze parti nel 2004; per gli incidenti causati da altri eventi nel 2008. Riguardo ai siti degli incidenti, i dati evidenziano come la maggior parte abbia avuto luogo in corrispondenza di incroci (51%). Occorre osservare che, pur progettato, il sistema di controllo finalizzato a dare la priorità al mezzo pubblico mediante segnali semaforici, a Messina non è mai entrato in funzione. Non irrilevanti sono gli incidenti lungo il percorso urbano (20%) e in corrispondenza delle fermate (20% ciascuno). Fig.3 - Distribuzione degli incidenti per tipologia nei vari anni Fig.4 - Distribuzione degli incidenti per luogo Dalla Fig.5 si può osservare come la maggior parte degli incidenti tranviari causati da collisioni con terze parti riguarda le automobili private (113 su 154, ovvero 73,3%). Molto spesso essi sono provocati dall’indisciplina degli automobilisti. Dai rapporti ATM si rileva che raramente lo scontro fra un tram ed un’automobile è stato causato dal primo mezzo, o meglio per l’inadempienza di un tramviere; anzi spesso la ridotta velocità del mezzo pubblico e la prontezza di riflessi del conducente del tram hanno impedito scontri che avrebbero potuto avere esiti più gravi. Fig.5 - Distribuzione degli incidenti per tipologia di mezzi coinvolti oltre al tram A Messina è avvenuto un solo incidente mortale, a circa un anno dall’attivazione del servizio. Si è registrato fra il 2004 e il 2010 un numero di feriti (lievi) variabile tra 15 e 25 unità, salvo un picco di 31 feriti nel 2006. Gli ultimi due anni non fanno testo sia per la parzialità del dato relativo al 2012 sia per il minor numero di veicoli del parco operativo. Due ulteriori rappresentazioni grafiche (Fig.6) fanno emergere la distribuzione degli incidenti lungo la linea secondo una progressiva chilometrica a partire dal Capolinea Sud (Gazzi). Il tratto maggiormente soggetto ad eventi incidentali è il n.4 (con 49 incidenti), seguito dalle tratte 7, 2 e 3 attestate sull’ordine dei 45 eventi. Fig.6 - Distribuzione degli incidenti per progressiva chilometrica dal Capolinea Gazzi. 5. Approccio metodologico all’analisi di rischi Le statistiche descrittive sono un utile strumento di valutazione ed orientamento, ma non ci si può accontentare. Si vanno ormai affermando sulla scena internazionale approcci di analisi fondati sulla teoria del rischio e su valutazioni di sicurezza finalizzate alla prevenzione. Si parla di rischio quando esiste una causa potenziale di danno. La sicurezza indica una situazione in cui il livello di rischio è basso ed accettabile sia economicamente che socialmente. Uno degli obiettivi principali nell'elaborazione delle metodologie di valutazione del rischio è quello di esaminare i livelli di sicurezza raggiunti da tutto il sistema di trasporto. Il processo di analisi e valutazione del rischio si compone di diverse fasi, la prima delle quali consiste nella definizione del sistema oggetto di studio che, in un contesto tranviario, comprende la descrizione della linea (percorso, fermate, ecc.), dell’ambiente (condizioni meteorologiche, visibilità), dei veicoli (numero, capacità, dimensione e descrizione tecnica) e degli elementi al contorno (traffico circostante e attività che possono indurre situazioni pericolose). Nel campo specifico della sicurezza tranviaria si segnala una ricerca condotta congiuntamente dall’Instituto Superior Técnico di Lisbona e dalla Technische Universität di Berlino (Pereira et al., 2001). Tale studio affronta il problema della valutazione del rischio ricorrendo a due metodologie: una basata sulla recente norma EN (European Standards) 50126 ed un’altra basata sul metodo proposto nel progetto SAFETRAIN (progetto di ricerca finanziato dalla Commissione Europea concernente gli incidenti ferroviari, 1997-2001). La norma EN 50126 propone una valutazione del rischio di incidente come combinazione appropriata di frequenza e danni derivati dall'utilizzo di un dispositivo (in questo caso, un veicolo tranviario) nel corso della sua vita operativa. In essa si distinguono: -sei livelli di probabilità (frequenza) di incidente; -cinque livelli differenti di gravità di un incidente; -quattro classi di rischio ovvero gradi di sicurezza. Nella norma EN 50126 i valori di frequenza si riferiscono al numero di incidenti verificatisi, per veicolo e per tipologia d’incidente Nacc, in un periodo di riferimento di 30 anni, e sono calcolati con la formula: F = Nacc / N dove N è il numero medio di veicoli operativi nel periodo di riferimento. La Tabella 5 descrive i diversi livelli di probabilità secondo la norma EN 50126; si tratta di una descrizione qualitativa del grado di frequenza degli infortuni. Tab.5 - Livelli di probabilità di evento incidentale secondo la EN 50126 Descrizione Definizione Estremamente improbabile Improbabile Il verificarsi è improbabile. Può essere supposto che esso non si verifichi. Il verificarsi è improbabile. Si può supporre l’evento come eccezione. Livelli <0,0001 <0,01 Difficilmente immaginabile L'evento si verifica a volte nel ciclo di vita. Il verificarsi di tale rischio si può prevedere sensibilmente. Occasionale L'evento può accadere parecchie volte. <10 Probabile L'evento può verificarsi spesso. <100 Frequente L'evento si verifica frequentemente. Il rischio è permanente. ≥100 <1 Nella Tabella 6 si descrivono i livelli di gravità adottati, in termini di conseguenze per le persone. In essi non si tiene conto dei danni materiali, la cui esatta valutazione risulta particolarmente difficile. Tab.6 - Gravità degli incidenti Descrizione Conseguenze per i passeggeri, tranvieri e terze parti Disastroso Quota percentuale di casi con vittime e/o numerose lesioni gravi Critico Quota percentuale di casi con un morto o singole lesioni gravi Marginale Quota marginale di casi con diversi feriti lievi Insignificante Quota percentuale di casi con singole lesioni di lieve entità Nessuno Non ci sono feriti Livelli di probabilità e di gravità di un incidente possono combinarsi graficamente in una matrice di classificazione del rischio (Tab.7) nella quale le 30 celle risultanti possono essere aggregate in quattro classi, corrispondenti alle quattro diverse campiture e definite nei termini riportati in Tabella 8. Tab.7 - Matrice d’analisi e classificazione della definizione del rischio Analisi del rischio Frequente Frequenza Probabile Occasionale Difficilmente immaginabile Improbabile Estremamente Improbabile Disastroso Critico Marginale Gravità Insignificante Nessuno Tab.8 - Classi di rischio Definizione Intollerabile Indesiderato Tollerabile Trascurabile Dev’essere eliminato Può essere accettato solo se è impossibile diminuire il rischio Accettabile con un controllo relativo Accettabile Analiticamente, la letteratura di settore porta ad assumere il rischio di incidente pari al prodotto tra la probabilità P che si verifichi l’evento rischioso, la vulnerabilità V dell’area soggetta al rischio, e l’esposizione N della popolazione coinvolta, ovvero: R=P ∙ V ∙ N In termini più semplici, si può esprimere il rischio anche come: R=P ∙ M essendo M la misura della magnitudo (gravità) dell’evento incidentale, data dal prodotto tra vulnerabilità ed esposizione. Nell’approccio del progetto SAFETRAIN l’analisi è circoscritta ai soli incidenti con lesioni; la frequenza degli incidenti è determinata come numero di collisioni Nacc rispetto ad una unità di riferimento U (può essere: numero di passeggeri, passeggeri x kilometro, km percorsi dall’intera flotta, lunghezza della rete, numero di veicoli operativi). In formula: F = Nacc / U La gravità dell'incidente M è data dal rapporto fra una misura di danni D (espressa in termini di numero di morti, feriti gravi, feriti lievi) e numero degli incidenti con lesioni Nacc: M= D / Nacc Per il calcolo di D si può utilizzare la seguente espressione, che riflette gli impatti sociali dell’incidente: D = 200 ∙ Nº morti + 10 ∙ Nº feriti gravi + Nº feriti leggeri Il rischio di incidente può essere rappresentato con due differenti punti di vista: - rischio totale dell’operatore i-esimo, riferito a tutte le categorie di incidenti: Roper,i= Foper,i ∙ Moper,i = ∑(Racc)oper,i - rischio parziale per tipologia di incidente j-esima (incidente senza collisione con altri tram, automobili, pedoni, etc.) riferito a tutti gli operatori: collisioni, Racc,j= Facc,j ∙ Macc,j= ∑(Roper)acc,j Si può infine pervenire ad una stima del rischio globale con la seguente formula, in cui frequenza e gravità possono essere “pesate” in funzione del numero di anni di attività riferiti ad ogni componente aziendale: RG = [ ∑(ki ∙Ni) /( y∙∑ Uri) ]∙ [∑(ki ∙Di) / ∑(ki ∙Ni)] dove: y è il numero degli anni del periodo di riferimento; Ni, è il numero d’incidenti relativi alla componente aziendale i-ma nel periodo di riferimento; Di è la gravità degli eventi incidentali per la componente aziendale i-ma; Uri è l'unità annuale media di riferimento per la componente aziendale i-ma; ki= ymax / yi è un fattore di scala, in cui yi è pari al numero degli anni di osservazione per la componente aziendale i-ma. La formulazione proposta consente di evidenziare le opportunità di intervento per la riduzione del rischio. Gli interventi sono riassumibili in: - interventi per la riduzione di P, cioè interventi di prevenzione atti ad evitare o ridurre al minimo la possibilità che si determini la causa sia in termini di probabilità che di frequenza; in questo caso si interviene sull’origine dell’evento per ridurre la possibilità che accada; - interventi per la riduzione di M, ovvero misure di protezione atte a ridurre i danni relativi ad una eventuale causa e a contenere le conseguenze dell’evento. La difesa nei confronti del rischio si può esercitare attuando una delle seguenti azioni: - previsione: interventi di pianificazione a lungo termine sui mezzi e sui sistemi di trasporto tranviario (costruzione di nuove linee tranviarie più sicure, utilizzo di moderne attrezzature di monitoraggio, attuazione di politiche che favoriscano l’impiego di tale modalità di trasporto, ecc.); - prevenzione: interventi organizzativi a breve termine o in “tempo reale” per il controllo delle attività di trasporto finalizzate ad evitare, in ogni condizione, il superamento di una soglia di massimo rischio ammissibile; - emergenza: provvedimenti finalizzati a conoscere con tempestività le caratteristiche dell’incidente, le necessità di soccorso, nonché ad attuare gli interventi necessari per limitare i danni a persone e cose e per superare la fase di pericolo. Nella Figura 7 vengono evidenziati gli interventi con cui è possibile passare da un livello di rischio R1 ad uno minore Ri (interventi di prevenzione o di protezione). Fig.7 – Riduzione del rischio tramite attività di protezione o prevenzione Conclusioni Nel paper sono proposte alcune riflessioni sull’opportunità di implementare un sistema di monitoraggio avanzato relativamente all’incidentalità tranviaria, tenendo conto anche di esperienze internazionali, aggiornando il format di rilevamento degli eventi incidentali di cui alla norma UNI 7617, e sviluppando un software standardizzato per la codifica dei dati relativi agli incidenti tranviari in Italia e la conseguente estrapolazione di statistiche e grafici utili ad orientare le azioni per ridurre il rischio e gli impatti degli stessi incidenti. In riferimento alla valutazione del rischio di incidenti, si può osservare come sia opportuno e fondamentale procedere ad un’adeguata valutazione della probabilità di accadimento del generico incidente tranviario, in modo da attivare interventi di prevenzione. All'analisi di rischio si dovrebbe accompagnare inoltre una valutazione costi-benefici, al fine di capire se i benefici conseguenti all’adozione di talune misure di sicurezza siano tali da giustificare i costi necessari per effettuarle. Bibliografia 1. AA.VV. 2010. Accidentology of tramways. Analysis of reported events year 2009. Evolution 20032009. REPORT MEDDTL DGITM. Technical Department for Mechanical Lifts and Guided Transport Systems. TramWay Division. 2. Menetrieux L. 2010. Tram accidents' analysis – France. STRMTG, French Guided Transport Technical Service - Ministère de l'Écologie, de l'Énergie, du Développement Durable et de la Mer. 3. Pereira M.S., Hecht M., Segurado V., Sohr S., Uettwiller M. 2001. LRV statistics. 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