Teologia della Speranza
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Teologia della Speranza
Commissione teologica Piccola biblioteca teologica Introduzione alla lettura di Jürgen Moltmann Teologia della Speranza di Luigi Mariano Guzzo (*) Con la sua Teologia della Speranza1 (1964) Jürgen Moltmann dà l’avvio, in ambito protestante, ad una riflessione che mette al centro dell’escatologia cristiana -la dottrina sulle realtà ultime- il Dio “ … che ci incontra mediante le sue promesse di darci un futuro e che appunto perciò non possiamo ‘avere’ ma soltanto attendere in una speranza attiva” (p . 10). Il testo appare da subito come “una vigorosa e innovativa rilettura del cristianesimo in chiave di futuro e di speranza”2. In altre parole, Moltmann riporta il cristianesimo entro (o forse sarebbe meglio dire oltre) i confini (cioè, gli orizzonti) che caratterizzano l’attesa messianica del popolo d’Israele in un futuro di pace, prosperità e libertà. C’è insomma, nella teologia della speranza, il recupero della dimensione essenziale del messaggio evangelico che propone l’epifania del Dio cristiano in uno slancio dinamico nel tempo che verrà, l’avvenire. E’ lo specifico dello stesso cristianesimo; com’è stato infatti osservato in maniera colorita ma efficace: “Gesù andava seminando alternativa e speranza: affrontava i Mercanti nel Tempio, contro cui inveiva più in preda allo sdegno che desideroso di vendetta, incontrava giocatori, bevitori, prostitute, infermi. La marginalità sociale ridiventava centralità dello svolgersi della sua azione nel mondo”3. L’orizzonte escatologico non è più quindi una chiave interpretativa e caratterizzante il cristianesimo, bensì ne è la nota dominante: è la Risurrezione di Cristo il cuore ed il senso della sequela al Rabbì di Nazareth. Per Moltmann l’escatologia, da sterile appendice della dogmatica cristiana, diventa “l’essenza del cristianesimo, capace di abbracciare in sé tutta la fede”4. La miseria della storia dell’uomo è letta quindi alla luce del mistero della storia di Dio: storia dell’uomo e storia di Dio si intrecciano così in un’unica storia di salvezza. Ed anzi: la storia diventa “auto-rivelazione” di Dio, perché in essa se ne manifesta il volto. Da un punto di vista di metodo, in questa riflessione si prendono le mosse dalla considerazione “cosmologica” dell’esistenza di Dio e la si supera: non dall’armonia del cosmo si deduce l’esistenza di un essere creatore, ma dalla storia dell’uomo. C’è il passaggio, insomma, dall’idea di “realtà intesa come cosmo” all’idea di “realtà 1 L’edizione a cui si fa riferimento è J. MOLTMANN, Teologia della speranza. Ricerche sui fondamenti e sulle implicazioni di una escatologia cristiana, Queriniana, Brescia, 2008 (8), trad. it. di A. Comba. Le citazioni dell’opera sono inserite nel presente testo con l’indicazione del numero di pagina. 2 R. GIBELLINI, Jürgen Moltmann. Per un’etica della speranza, relazione pronunciata a Catanzaro e Messina nella occasione della due giorni biblica “Saldi nella speranza oltre ogni speranza (Rm 4,18). Condividere la disperazione oggi percorrendo sentieri di speranza”, alla quale ha partecipato lo stesso Moltmann con una lectio magistralis sul tema “Il futuro ecologico della teologia moderna” (15 – 17 novembre 2012). Gli atti sono in attesa di pubblicazione. Per un approccio globale cfr. anche R. GIBELLINI, La teologia di J. Moltmann, Queriniana, Brescia, 1975. 3 D. BILOTTI, Cristianesimo e ribellione. L’umanità e la rivolta. Il ghetto e la speranza, in http://domenicobilotti.blogspot.it/. 4 A. MANTINEO, Fine o eclissi della Teologia della liberazione? Una lettura teologica alla luce di un’esperienza pastorale nei Sud (Brasile e Calabria), in ID (a cura di), Per un approccio alle teologie del contesto, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2012, p. 11. Commissione teologica Piccola biblioteca teologica intesa come storia” (p. 74). Ed è semplice il corollario: “come nella teologia cosmica greca l’essere eterno di Dio si manifesta indirettamente nelle cose che sono, e può essere dedotto da queste, così qui si potrebbe riconoscere ciò che Dio è dalle cose che sono state nella storia” (p. 75). Ogni singolo avvenimento rileva le realtà ultime, perché soltanto alla fine dei tempi si potrà guardare alla storia umana –intesa nella sua totalità e completezza- come rivelazione di Dio. D’altronde, nel pensiero di Moltmann, il compito del teologo è quello di trasformare il mondo, la storia e la natura umana “nell’attesa di una trasformazione divina” (p. 81). Si capisce adesso l’attesa basata sul valore della “promessa” che è un “aspetto del patto sul quale si fonda l’associazione tra Dio e il popolo che egli ha scelto” (p. 121). Un popolo, quello d’Israele, rinsaldato nella speranza in una legge che diventa “rovescio etico della promessa stessa” in quanto “la vita promessa vi appare come la vita comandata” (p. 122). E se la morte di Cristo, il messia mandato da Dio, è abbandono e maledizione; la sua resurrezione diventa “inizio dell’adempimento della vita promessa … negazione della negazione di Dio” (p. 216). Ciò fa in modo che all’idea della promessa si innervi l’idea della missione. La teologia della speranza, in altre parole, porta ad “una rottura da parte della cristianità odierna, con l’ambiente circostante e la sua configurazione in termini di comunità dell’esodo, capace di fungere da coscienza critica del mondo”5. In questo senso la resurrezione assume una dimensione anche politica nel momento in cui la teologia della speranza si configura come istanza di giustizia sociale, che nei tempi odierni diventa pure giustizia ecologica6, per chi è oppresso. E non è un caso che essa stessa sia stata, insieme alle teologia politica di Metz, anche nel contenuto “motivo di acquisizione, seppure critica, da parte della teologia della liberazione”7 che si sviluppa nel Sud America. Nel proporre una speranza escatologicamente intesa, Moltman cerca quindi di colmare, per utilizzare una metafora che troviamo all’inizio della sua opera ma che tranquillamente può condensare l’intera riflessione, il divario “che esiste fra le prediche del Giorno dei Morti e quelle di Pasqua” (p. 9). E’ d’altro canto la gloria della Resurrezione a colorare di Cielo, e di speranza, il vissuto cristiano. (*) Consigliere centrale della Fuci e membro della Commissione Formazione alla Politica 5 G. SILVESTRE, Una teologia dai sud del mondo, in A. MANTINEO, op. cit., p. 33. Cfr. J. MOLTMANN, Etica della speranza, Queriniana, Brescia, 2011. 7 R. GIUE’, Osare la speranza. La teologia della liberazione dall’America Latina al Sud d’Italia, La Zisa, Palermo, p. 22. Per una valutazione sui riflessi della teologia della liberazione nell’odierno Occidente secolarizzato cfr. anche il mio L. M. GUZZO, La Teologia della Liberazione, una sfida per l’Occidente neo-pagano, in A. MANTINEO, op. cit., pp. 211-229. 6