La vita a «sbafo» - The New Blog Times

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Responsabile del sito:
Marco Valerio Principato
(http://nibble.it)
Opinioni e critiche su scienze, tecnologie e comunicazione
giro su La Stampa, ultimamente anche su
Forbes e a suo tempo, quando aveva più
tempo, anche da queste parti.
- Opinioni -
La vita a «sbafo»
di Marco Valerio Principato
Vivere in/con/per la Rete può
essere un'esperienza
entusiasmante o estremamente
svilente e riducente. Quale delle
due dipende dal nostro approccio.
Poi ci sono altre realtà. Quelle create per
fare una sola cosa: attirare traffico e cuccarsi i click pubblicitari. Con spese il più basse
possibile e profitti il più alti possibile. Che
per farlo devono per forza mirare alle “masse”, quelle dove te ne freghi della qualità e
pensi alla quantità e dove, soprattutto, nessuno ti “prende le misure”, ti pesa, ti soppesa e ti valuta prima di accoglierti nel suo
bagaglio di conoscenze. Dove tutti bevono
la brodaglia che proponi così com'è, senza
farsi domande.
Cioè, come dice la mia adorabile e indimenticabile docente di Marketing, Sabina
Addamiano, organizzazioni che esistono
per mirare al profitto, invece di mirare al
profitto per esistere. Ossia, la via certa per
fallire.
Parte della Home Page di Paper.li
Se lo si fa sul serio, un sito – o blog che sia
– dedito ad “aggregare” le notizie estese da
altri, anche riproducendole e licenza della
fonte permettendo, può essere non interessante, di più.
Potrei fare tanti esempi, ma mi limito a invitare alla lettura di questo mio post (è breve) del 2009, in cui lancio un po' di strali
all'indirizzo di un sito all'epoca chiamato
www.offerte360.com che oggi, naturalmente, non esiste più.
Ci sono sistemi, come quello di Paper.li, che
permettono di crearsi un vero e proprio
giornalino (è quello con un pezzo della cui
Home Page ho fatto lo snapshot che apre
l'articolo).
Mi spiace, a suo tempo, di non aver fatto
degli screenshot, perché oggi c'è solo qualche traccia su Web Archive, ma non dà
l'idea. A suo tempo, come avrete forse letto,
il titolare del nome a dominio possedeva altri trentasei nomi a dominio, quasi tutti di
quel genere, con siti più o meno dello stesso
tipo (anche qui mi dispiace di non aver fatto screenshot, spero mi crediate sulla parola). Ecco, quelle sono cose che vieterei.
Un ottimo esempio di impiego del medesimo è il Federico Guerrini Daily, un'aggregazione di notizie sul giornalismo creata, appunto, da Federico Guerrini. Si, quel... ragazzotto col cervello acceso, che leggete in
Qualche esperimento migliore esiste, per carità:
un esempio è Tzetze.it,
che almeno qualcosina di
proprio prova a metterce-
Tzetze.it sezione
tecnologia
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la (il sistema della mosca da votare), anche
se poi “toppa” clamorosamente quando,
nella sezione Tecnologia, ti incorpora un
post del blog Tagliaerbe che di tutto parla,
fuorché di tecnologia (parla, infatti, di comunicazione, e su un argomento piuttosto
ovvio come tale, vedi screenshot in colonna
a sinistra).
Se Tzetze.it è alquanto noto, a mio avviso,
è solo perché ha ottenuto centinaia e centinaia di link dal blog
di Grillo, che in terza
colonna della Home
Page ne collega semIl blog di Grillo, link in Home Page
pre diversi post (vedi
a Tzetze.it
screenshot in colonna, eh si, ora li faccio, non mi fregano più).
Per una grande, sin troppo grande, parte
degli “internauti per caso”, quelli che si imbattono in uno scatolotto chiamato computer, collegato a Internet per via di un sistema arcano chiamato ADSL e che, clicca qua
e clicca la, aprono loro tutto un mondo di
immagini, testi, lucine e lucette, film porno
“aggràtise”, notizie a “sbafo”, gossip, filmatini, gattini, cagnucci, quiz, programmi,
film e musica (spesso a “sbafo” anche questi), queste tipologie di realtà – le ultime
che ho descritto – attecchiscono e producono profitti, anche se per tempi incerti.
Ma sono profitti che gli incauti estensori
realizzano, anch'essi, a “sbafo”. In cambio
di una apparente, solo apparente, distribuzione di conoscenza. Il cui effetto finale è
quello di rincitrullire, rimbambire e rallentare l'attività cerebrale, quella vera, quella
capace di critica, di analisi e di selezione.
Purtroppo l'intelligenza non può crescere a
“sbafo”. Quella si sviluppa solo se la ali-
menti con cibo sano, nutriente, scelto e ragionato. E non ne siamo più capaci, o quasi.
Lo dimostrano le compagini politiche che
abbiamo eletto negli ultimi venti-trenta
anni.
L'invito, in sostanza,
è quello di non guardare solo le apparenze. Di scegliere, di selezionare, di delimitare accuratamente il
perimetro entro cui si
permette a “notizie”
non meglio qualificate, a blocchi di conoscenza, di entrare a
far parte della nostra
Non mi sarei mai accorto
dell'errore di Tzetze.it perché... conoscenza. Di farvi
non lo frequento. Per questo
un'idea persino su chi
ringrazio chi l'ha condiviso...
vi propone, per esempio su Facebook, la lettura di certi siti (in
colonna la ragione che mi ha spinto a parlarne).
Ormai la Rete è di una eterogeneità e di una
varietà senza precedenti, è una realtà dove,
a mio avviso, una buona metà (rappresentata da quei siti che vivono “a sbafo”) potrebbe, anzi, dovrebbe chiudere per non
confondere le idee a chi le ha già non troppo chiare.
Tornate a utilizzare i segnalibri, anche per i
social network. Diffidate di quei siti dove, a
poche settimane o pochi mesi di distanza, la
pagina che vi eravate “segnata” vi porta a
un bel “404, pagina non trovata”. Utilizzate
gli appunti, che oggi molti browser permettono di “allegare” a ciascun segnalibro.
Scriveteci le vostre impressioni su un sito di
cui avete preso nota, cosa vi ha colpito, perché l'avete trovato interessante.
Anche avere Google come pagina iniziale
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del vostro browser è un modo di vivere la
Rete “a sbafo”. E Google lo sa benissimo.
Decidete voi, non lasciate che altri decidano
per voi. Magari usate un sistema diverso,
piuttosto che Google (in questo mio post c'è
qualche idea in proposito).
Se continuiamo a lasciare che altri vivano la
Rete “a sbafo” e continuiamo a viverla anche noi “a sbafo”, temo che non ci attenda
un futuro di migliore e maggiore conoscenza. Piuttosto, un futuro di rimbambimento
collettivo. E ciò, come insegna la storia,
apre la strada ai totalitarismi. È questo che
vogliamo?
Marco Valerio Principato
Argomenti trattati:
internet, social, blogosfera
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