trapianto fegato-rene
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trapianto fegato-rene
Clinica di Chirurgia dei Trapianti – Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti – Ancona Via Conca 71 - Torrette - www.ospedaliriuniti.marche.it - Tel. 071-5965727 TRAPIANTO FEGATO-RENE Introduzione Il trapianto combinato di fegato e rene (liver-kidney transplantation o LKTx) nel trattamento di fallimenti multiorganici rappresenta oggi una procedura frequentemente utilizzata, diversamente dal recente passato, quando la presenza di un’insufficienza renale rappresentava una controindicazione assoluta al trapianto epatico (LTx). Nella pratica trapiantologica quotidiana è di frequente riscontro la presenza di una patologia epatica cronica associata ad una disfunzione renale di vario grado (meno frequentemente il contrario) come nel caso della sindrome epatorenale che ben rappresenta la relazione funzionale fra fegato e rene. Tale situazione è notoriamente reversibile dopo LTx e solo nel 5% dei casi rappresenta una reale indicazione a LKTx come accade per altre cause di disfunzione renale scarsamente responsive al solo LTx come nel caso dell’epatopatia HCV correlata. Attualmente la combinazione di insufficienza epatica e renale viene efficacemente trattata nell’ adulto ed in ambito pediatrico con un LKTx sia esso simultaneo (con organi provenienti dallo stesso donatore) che sequenziale (dove il trapianto di fegato viene seguito a variabile distanza di tempo, dal trapianto di rene).Quest’ultimo tipo di approccio trova un razionale anche nel fatto che le lunghe sopravvivenze dei pazienti sottoposti a LTx hanno favorito la comparsa di una maggiore incidenza di insufficienza renale da esposizione cronica ai farmaci immunosoppressori. I dati UNOS e OPTN indicano un continuo incremento del numero di LKTx e, nell’intervallo compreso fra il 1988 ed il 31 luglio 2008, risultano effettuati, solo negli Stati Uniti, 3251 LKTx. Un incremento di tale portata è stato attribuito a vari fattori fra cui l’applicazione del MELD che ha determinato un maggiore numero di trapianti in pazienti sempre più compromessi sul versante epatico e di conseguenza spesso su quello renale. E’ ampiamente dimostrato come i risultati del LTx dipendano molto dallo status funzionale renale pretrapianto. In presenza di creatinina superiore a 2 mg/dl o in presenza di una terapia sostituitiva renale l’outcome del LTx è peggiore rispetto agli stessi pazienti che vengono sottoposti anche a KTx simultaneo mentre viene fortemente raccomandata l’astensione al trapianto combinato in presenza di sindrome epatorenale data la sua forte propensione alla reversibilità dopo sostituzione epatica. Appare chiaro quindi che l’esatta indicazione al LKTx deve scaturire solo dopo una attenta valutazione clinica multidisciplinare (fra epatologi, nefrologi, intensivisti, chirurghi) dei riceventi al fine di non favorire un uso indiscriminato della risorsa renale a scapito dei pazienti in attesa del solo KTx. Indicazioni Sebbene ogni centro possa adottare una politica di trapianto diversa in termini di criteri di inclusione, il candidato a LKTx deve possedere i requisiti previsti sia dal team epatico che da quello renale. Sono candidabili al trapianto combinato i pazienti affetti da patologia epatica end-stage associata ad insufficienza renale ritenuta non recuperabile. La maggior parte dei LKTx avvengono nei casi riportati nella tabella sebbene fra questi, le Clinica di Chirurgia dei Trapianti – Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti – Ancona Via Conca 71 - Torrette - www.ospedaliriuniti.marche.it - Tel. 071-5965727 indicazioni più ricorrenti siano: la glomerulonefrite HCV-correlata, la malattia policistica epato-renale e l’iperossaluria primitiva di tipo I. Nefropatie idiopatiche Sindrome emolitico-uremica Nefropatie da farmaci (FANS, immunosoppressori) Necrosi acuta tubulare Nefrolitiasi Anemia mediterranea Glomerulonefriti croniche postinfiammatorie Sindrome di Alport Glomerulonefrite membranosa Ipertensione maligna Glomerulonefrite mesangiocapillare Retrapianto di rene Nefropatie ad IgA Nefropatia membranosa Glomerulosclerosi focale Nefrite attinica Pielonefrite cronica Granulomatosi di Wegener Nefropatia da reflusso Sarcoidosi Reni policistici dell’adulto Sclerosi sistemica progressiva Nefropatia da ossalati Gotta Nefropatia diabetica Amiloidosi La glomerulonefrite HCV-correlata si osserva in presenza di epatopatia terminale che a sua volta rappresenta la principale indicazione al LTx primario. La nefropatia consiste in una glomerulonefrite membranoproliferativa di tipo I. Anche dopo LTx, data la completa recidiva della reinfezione HCV si possono osservare lesioni renali attribuibili a crioglobulinemia, glomerulonefrite e sindrome nefrosica. Nei pazienti cirrotici HCV con concomitante insufficienza renale irreversibile, il LKTx rappresenta una valida opzione terapeutica. La malattia policistica renale dell’adulto è una patologia autosomica dominante a penetranza pressoché completa e con un’incidenza di 1/1000 da non confondere con la malattia policistica del fegato autosomica dominante dell’adulto. Nei pazienti affetti da policistosi renale il fallimento della funzione emuntoria è osservabile a partire dalla quarta decade di vita. Il 40 % di questi pazienti può presentare alterazioni cistiche anche a livello epatico sebbene con un decorso clinico spesso asintomatico. Altre lesioni cistiche si possono osservare nel pancreas, nella milza e nei polmoni mentre è descritta la presenza di aneurismi intracranici nel 10-30% dei casi. Il trapianto combinato in questi pazienti permette una sopravvivenza del graft epatico e renale ad un anno pari all’87% e 84,3% rispettivamente. Nell’iperossaluria primitiva di tipo I il difetto enzimatico congenito epatico conduce ad una aumentata sintesi di ossalati che, normalmente escreti per via urinaria, determinano iperossaluria. Ne deriva la formazione di cristalli di ossalato di calcio responsabili di litiasi renale e nefrocalcinosi. Nel lungo termine gli ossalati in eccesso si depositano ubiquitariamente ma in particolare nel tessuto osseo, nei vasi e nel miocardio. Al momento della comparsa di insufficienza renale (età mediana dei pazienti pari a 25 anni) si registra un notevole incremento della morbilità e della mortalità Clinica di Chirurgia dei Trapianti – Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti – Ancona Via Conca 71 - Torrette - www.ospedaliriuniti.marche.it - Tel. 071-5965727 dei pazienti affetti. Nell’80 % dei casi il KTx rappresenta una terapia insostituibile in grado di garantire una sopravvivenza dei pazienti e dei graft ad 1 anno pari al 91.8% e 84 % rispettivamente. Alcuni autori segnalano una graft survival ad 8 anni maggiore in caso di trapianto combinato con il fegato (76%) rispetto al KTx isolato (47,9%). L’iperossaluria di tipo II è una variante meno frequentemente responsabile di insufficienza renale sebbene alcuni casi di KTx isolato siano stati descritti nel trattamento di questa affezione. Altre indicazioni al trapianto combinato sono rappresentate da disordini metabolici come la malattia da accumulo di glicogeno di tipo I, anemia falciforme, la sindrome emolitico-uremica, l’amiloidosi, la malattia di Wilson, l’emocromatosi ed il deficit di alfa1antitripsina. Di particolare interesse è l’insufficienza renale post-LTx che può raggiungere un’incidenza del 20% a 10 anni dall’intervento. La causa più frequente è rappresentata dall’esposizione cronica ai farmaci immunosoppressori inibitori delle calcineurine seguita da altre forme di nefropatie e glomerulopatie. In caso di ingresso del paziente epatotrapiantato in regime emodialitico, viene riportata una marcata riduzione della sua sopravvivenza che scende al 28% dopo 6 anni dall’avvio della dialisi. In questi casi può trovare spazio l’indicazione al KTx differito dopo LTx che però presenta una sopravvivenza dei pazienti inferiore rispetto al trapianto combinato simultaneo. Tecnica chirurgica Il trapianto di fegato ed il trapianto di rene vengono eseguiti in sequenza con le medesime modalità del trapianto singolo. Risultati La sopravvivenza globale dei riceventi di fegato-rene a 1, 2 e 5 anni, risulta del 86%, 79 % e 64,7%. La sopravvivenza del graft renale negli stessi intervalli di tempo è pari all’83%, 76,5% e 62,1% mentre quella del graft epatico pari all’82,9%, 76,4% e 62,1%. L’incidenza di rigetto sul versante epatico è del tutto sovrapponibile a quella osservata in caso di trapianto di fegato isolato mentre si conferma una marcata riduzione dell’incidenza di rigetto renale nel trapianto combinato rispetto al trapianto isolato di rene. Le complicanze chirurgiche sono del tutto assimilabili a quelle osservabili nei trapianti isolati dei rispettivi organi. I risultati attualmente ottenibili hanno pertanto completamente rovesciato la concezione ritenuta valida in un recente passato secondo cui la presenza di un’insufficienza renale controindicava in maniera assoluta il trapianto di rene.