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ISSN 1681-3251 UNIONE EUROPEA Comitato delle regioni REGIONI COMUNI D’EUROPA N E W S L E T T E R D E L C O M I TAT O D E L L E R E G I O N I Dossier speciale: Politica industriale e sviluppo regionale ● ● ● ● ● Ramón Luis Valcárcel Siso, presidente del Comitato delle regioni Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea, responsabile per l’Industria e l’imprenditoria Mercedes Bresso, prima vicepresidente del Comitato delle regioni Eric Schmidt, presidente di Google N. 82 Marzo-aprile 2013 In questo numero troverete anche: ● ● ● ● ● Simone Beissel, consigliere comunale della città di Lussemburgo, presidente della commissione ECOS del CdR Marek Woźniak, presidente della regione Wielkopolska e della commissione COTER del CdR Claude Gewerc, presidente del Consiglio regionale della Piccardia Christian Buchmann, assessore provinciale agli Affari economici ed europei e alla Cultura del Land Stiria Stanisław Szwabski, presidente del consiglio comunale di Gdynia Il Comitato delle regioni è l’assemblea dell’UE dei rappresentanti regionali e locali Editoriale Lavorare insieme, a tutti i livelli di governo, per produrre cambiamenti durevoli a vantaggio dell’industria e, in ultima analisi, dei cittadini Ramón Luis Valcárcel Siso (ES/PPE), presidente del Comitato delle regioni Il Comitato delle regioni (CdR) è convinto che la strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva costituisca il quadro di riferimento per le misure di politica economica e sociale. Oggi più che mai le sfide messe in evidenza dalla crisi finanziaria, economica e sociale richiedono l’adozione di un approccio strutturato e di azioni precise che consentano di riprendere nuovamente il cammino della crescita e della creazione di occupazione. In questo scenario, la politica industriale dovrebbe ancora una volta essere posta al centro dell’attenzione dei responsabili politici a tutti i livelli di governo. In sintesi, la politica industriale rappresenta l’80 % delle esportazioni e della spesa privata in ricerca e sviluppo, e quindi continua ad alimentare il processo di globalizzazione delle imprese europee. Tuttavia l’obiettivo previsto dalla strategia Europa 2020 di raggiungere un tasso di occupazione del 65 % della popolazione in età lavorativa non può essere conseguito se non viene seriamente riformulato l’approccio alla politica industriale. Nonostante la crisi, l’industria europea conta attualmente 35 milioni di occupati. Con un adeguato sostegno politico, un’industria moderna, basata sull’innovazione e competitiva potrebbe imprimere lo slancio necessario per mantenere l’occupazione esistente e creare milioni di nuovi posti di lavoro, rimettendo l’intera economia su un sentiero di crescita. Dal rilancio dell’industria deriverebbero altresì opportunità per la giovane generazione di europei che sta incontrando enormi difficoltà nella ricerca di un’occupazione. Inoltre l’industria è strettamente collegata con i servizi, che rappresentano il secondo più importante settore dell’economia europea. Il settore dei servizi, per prosperare, deve poter contare su un settore industriale fiorente; e un adeguato sostegno da parte di tutti i livelli di governo potrebbe fornire il contesto idoneo per realizzare tale obiettivo, attraverso misure politiche correttamente mirate, a sostegno della ricerca e dello sviluppo, dell’innovazione, dello spirito imprenditoriale e del passaggio all’economia digitale. Le sfide che ci troviamo a fronteggiare oggi sono il risultato di una serie di fattori: vi ha contribuito in parte il calo generale della domanda, ma oltre a ciò vi sono anche alcuni squilibri strutturali, che devono essere corretti. La capacità produttiva dell’Europa è diminuita in alcuni settori mentre in altri sussiste addirittura un problema di eccesso di capacità. Vi sono inoltre crescenti preoccupazioni per quanto riguarda la delocalizzazione, il dumping sociale e la competitività delle imprese europee. Il Comitato delle regioni ritiene che una priorità chiave debba essere lo sviluppo di condizioni economiche stabili e di meccanismi di governance a sostegno di tutte le attività economiche in Europa, per consentire alle imprese di beneficiare di un contesto equo e paritario, in linea con lo spirito dei principi del mercato unico. Le città e le regioni d’Europa sono direttamente influenzate dai cambiamenti nel contesto industriale, dovendo farsi carico dell’onere derivante dalla ristrutturazione o dalla chiusura degli impianti industriali. Inoltre, gli enti locali e regionali sono anche responsabili delle politiche in materia di occupazione e formazione e dovrebbe pertanto essere loro garantita una parte della titolarità nella definizione di tali politiche. Alcune delle soluzioni sviluppate dal CdR, ad esempio i patti 2 territoriali, offrono un contributo utile al raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020, anche in materia di politica industriale. Il Comitato delle regioni ha fornito una risposta tempestiva e pertinente per affrontare le difficoltà che sta attraversando la nostra economia. Durante la mia presidenza, il CdR ha assunto l’importante compito di organizzare una serie di sette convegni collegati alle priorità tematiche delle iniziative faro della strategia Europa 2020. I primi due convegni, dedicati alle iniziative faro Gioventù in movimento e Un’agenda per nuove competenze e per l’occupazione, si sono già svolti, mentre il terzo, dal titolo particolarmente appropriato Una politica industriale per l’era della globalizzazione: il ruolo delle regioni e delle città, avrà luogo a Bruxelles il 10 aprile 2013. Nel quadro di tali manifestazioni intendiamo proporre soluzioni concrete e condividere buone pratiche applicabili a livello locale e regionale. Sono convinto che almeno alcune di queste soluzioni già sperimentate siano anche applicabili al livello europeo, e in questo modo le regioni e le città d’Europa possono fornire il loro contributo al rafforzamento della base industriale europea. Nel quadro della sua attività consultiva, il Comitato delle regioni sta attualmente elaborando due pareri dedicati alle sfide in materia di politica industriale. Il primo parere si concentra sul tema Un’industria europea più forte per la crescita e la ripresa economica — Aggiornamento della comunicazione sulla politica industriale, relatore: Claude Gewerc (FR/PSE), presidente del consiglio regionale della Piccardia; mentre il secondo parere, elaborato in risposta alla comunicazione della Commissione europea CARS 2020: piano d’azione per un’industria automobilistica competitiva e sostenibile in Europa, relatore: Christian Buchmann (AT/PPE), membro del governo della Stiria, si propone di esaminare i metodi migliori per sostenere il settore industriale automobilistico con i suoi 12 milioni di posti di lavoro, fondamentali per la prosperità delle regioni europee. Per massimizzare l’impatto di questo parere, il Comitato organizzerà un convegno sul tema Un’industria automobilistica competitiva e sostenibile nelle regioni, che avrà luogo in Stiria, regione di provenienza del relatore. Il CdR ha già instaurato buone relazioni di lavoro con la struttura di CARS 21 che proseguiranno anche in seno al gruppo di lavoro di alto livello CARS 2020. Da un punto di vista più generale, le azioni intraprese dalle regioni e dalle città a sostegno delle rispettive industrie devono anche inquadrarsi nel contesto giuridico a livello europeo. Tutte le parti devono infatti rispettare la legislazione UE relativa al mercato unico e soprattutto le norme in materia di appalti pubblici, concessioni e aiuti di Stato. Per questo motivo è altresì indispensabile che le città e le regioni europee possano esprimere la propria voce quando si tratta di apportare qualsiasi modifica a questo quadro normativo. Nei prossimi anni il lavoro del Comitato delle regioni e la partecipazione degli enti locali e regionali alla definizione e attuazione della strategia Europa 2020 continueranno ad essere fattore critico per il successo della strategia stessa. Soltanto lavorando tutti insieme, a tutti i livelli di governo e nel pieno rispetto reciproco, i responsabili politici europei potranno realizzare cambiamenti durevoli a vantaggio dell’industria e soprattutto dei cittadini. Intervista L’Europa è in continua evoluzione e in profonda mutazione. L’Unione europea si muove in un contesto globale sempre più complesso che va ad accentuare alcuni specifici problemi ed esigenze di natura politica, economica e sociale. La crisi finanziaria sta servendo a mettere in moto il cambiamento, imponendo l’adozione di politiche innovative e di nuove forme di governance, capaci di conciliare i molteplici interessi dei differenti attori che rappresentano i diversi gruppi geografici e sociali. La redazione di Regioni e città d’Europa ha incontrato Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo, per discutere di queste nuove sfide e di ciò che l’UE sta facendo per affrontare la crisi. Parlando di una nuova politica industriale, dell’avanzata del populismo e della tentazione di distorcere i processi democratici, il presidente del Parlamento europeo ha osservato che «questo nuovo populismo, caratterizzato da sentimenti antieuropeisti, dall’ostilità verso gli immigrati e dall’antipolitica, è un sottoprodotto della crisi e dell’abilità di politici populisti irresponsabili di riscuotere consensi elettorali a buon mercato». Schulz ha inoltre difeso la visione a lungo termine e gli interessi strategici dell’UE e dei suoi cittadini, affermando che l’Unione deve continuare a sostenere, con il suo bilancio, delle politiche lungimiranti. «In questi tempi di crisi abbiamo bisogno più che mai di impulsi per promuovere la crescita e l’occupazione», ha sottolineato, aggiungendo che gli enti locali e regionali sono attori fondamentali della ripresa dell’Europa: «la politica europea è innanzitutto politica locale». Intervista a Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo «La politica europea è innanzitutto politica locale» Alla luce del rallentamento economico attuale, cosa pensa si potrebbe fare a livello europeo nel prossimo periodo finanziario per contribuire ad alleviare il peso della crisi finanziaria sui cittadini europei e ridurre i tassi di disoccupazione di diversi Stati membri? Dobbiamo correggere i difetti dell’accordo raggiunto dal Consiglio europeo l’8 febbraio scorso sul bilancio a lungo termine dell’UE. La proposta rappresenta il quadro finanziario pluriennale più retrogrado in tutta la storia dell’UE, perché non dota l’Unione di un bilancio a misura di un mondo globalizzato. L’UE deve mantenere il sostegno a politiche lungimiranti che promuovono la competitività e la ricerca. Certo, rispetto al precedente quadro finanziario pluriennale, nella proposta attuale vi è stato effettivamente uno spostamento verso le misure a sostegno della ricerca, dello sviluppo e della crescita. Ma le cifre proposte sono ben al di sotto di quelle che la Commissione europea e il Parlamento europeo ritengono necessarie affinché l’UE possa esplicare le sue potenzialità. È un errore non spostare gli investimenti verso la ricerca e lo sviluppo, l’istruzione, la formazione, le relazioni esterne e gli aiuti allo sviluppo — tutti settori in cui il valore aggiunto europeo è maggiore. Lo dobbiamo ai cittadini europei che hanno continuato a credere che l’Europa è parte della soluzione, non il problema, ai fini del superamento della crisi attuale. Gli inviti insistenti di alcuni Stati membri a tagliare il bilancio possono REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ MARZOAPRILE 2013 raccogliere popolarità, ma sono del tutto privi di fondamento economico. In fin dei conti, ridurre il bilancio dell’UE (che per oltre il 90 % viene investito negli Stati membri) significa indebolire la forma più efficace di impulso economico esistente nell’UE. In tempi di crisi, questo impulso è più che mai necessario per promuovere la crescita e l’occupazione. In questo periodo si vedono in tutta Europa fabbriche che un po’ alla volta chiudono o delocalizzano nei nuovi mercati emergenti, mentre il settore finanziario si va restringendo. Secondo il Parlamento europeo, quale sarà l’evoluzione futura delle attività industriali e manifatturiere in Europa? Dobbiamo tornare ai fondamentali che consentono alle economie di crescere in modo sicuro e sostenibile. Per me, questo significa tre cose: In primo luogo, trasformare il settore finanziario in un motore di crescita dell’economia reale: aumentare i prestiti alle imprese, soprattutto quelle piccole e medie, che costituiscono la spina dorsale dell’economia europea, e intervenire per stimolare piuttosto che deprimere i consumi delle famiglie. La tendenza a concedere prestiti in maniera sconsiderata che ha innescato la crisi in paesi come l’Irlanda e la Spagna non deve ripetersi mai più. In secondo luogo, l’UE ha bisogno di un’autentica politica industriale. Già nel 2010 il Parlamento europeo aveva chiesto di rivedere in maniera ambiziosa la politica industriale 3 Intervista europea nei comparti più colpiti dalla crisi, ma anche di sfruttare le grandi potenzialità di crescita di settori come quello delle tecnologie abilitanti fondamentali. La recente comunicazione della Commissione va nella giusta direzione, e il Parlamento europeo la sta esaminando attentamente. Credo però che nella strategia della Commissione occorra assegnare un posto più importante al concetto di flessibilità. Quando un settore chiave europeo, come quello dell’industria siderurgica, attraversa una fase di crisi, l’UE dovrebbe intervenire prontamente per garantire che vengano compiuti investimenti strategici sufficienti per salvaguardare i posti di lavoro, sempre tutelando l’ambiente e rispettando la politica di concorrenza. In terzo luogo, dobbiamo investire massicciamente nell’istruzione, nell’attività di ricerca e sviluppo e, soprattutto, nelle persone. In un mondo globalizzato che cambia sempre più velocemente, le imprese e le istituzioni pubbliche hanno il dovere di aumentare l’occupabilità dei lavoratori facendo in modo che dispongano sempre di competenze altamente richieste. La sostenibilità occupazionale deve essere al centro dei nostri sforzi, mentre finora l’Europa si è concentrata esclusivamente sulla sostenibilità delle finanze pubbliche. In diversi paesi dell’UE assistiamo all’emergere di nuove forme di populismo ed estremismo. In risposta al crescente rischio di instabilità sociale, cosa pensa che l’Unione europea potrebbe fare per contribuire a ravvivare un sentimento di unione nell’Anno europeo dei cittadini 2013? Questo nuovo populismo, caratterizzato da sentimenti antieuropeisti, dall’ostilità verso gli immigrati e dall’antipolitica, è un sottoprodotto della crisi e dell’abilità di politici populisti irresponsabili di riscuotere consensi elettorali a buon mercato. L’Unione europea deve reagire mostrando maggiore unità, solidarietà e coraggio. Dovremmo essere guidati dallo spirito, e non soltanto attenerci alla lettera, dei trattati. Quando la gravità dei tempi lo richiede, dobbiamo essere in grado di andare oltre gli interessi nazionali. L’Anno europeo dei cittadini rappresenta un’ottima occasione per colmare il fossato che separa i cittadini dalle istituzioni europee. A vent’anni dalla firma del trattato di Maastricht, che ha segnato la nascita della cittadinanza europea, possiamo affermare a ragione che questa, inizialmente considerata, con un certo sdegno, come una mera appendice 9 9 9 9 ISSN 1562-071 ISSN 1562-071 ISSN 1562-071 ISSN 1562-071 RÉNGSIONS NS IO ÉG RÉ NS IO RÉG RÉGIO MUNES MES UN M ES CO M N U O C M MES UN CO PE COMM UROPE O ’E R D U PE ’E ’ O D R U PE ’E DO D’EUR UNION EUROPÉE NNE NNE OPÉENNE UNION EUROPÉE NNE OPÉENNE UNION EUROPÉE NNE OPÉENNE UNION EUROPÉE es des n Comité Régions es des n Comité Régions té des Régions Comi Régions re 2010 2010 ONS mai – juin N°69 RÉGI ITÉ DES 2010 avril ONS mars - COM 2010 DU N°68 RÉGI janvier -DES 2009TION re ITÉ RMA ONS COM décemb ’INFO DU D RÉGI ONN°67 TRE DES N STTION LE ITÉ ROMATI O IRMA FG ÉFO RCOM N ’INFO S’IN DU D ED ÉRE T TRE LEITTION OM I NUF CRMA D I O ND ’I’INFO RE TRE M TAT ’ I N F O RLE LET TRE D es Comité des spécial: «Le défi – novemb N°70 octobre © Digital Vision e: ent climatiqu du changem enve les régions rs ?» après 2013 atteentes mun ses Dossier com oleule le» rd form ona egaa régiagric Hed eique polit ro: elle »nietiqu Con poli la tive 2010 ro: ial: numé de«Qu dans ce numé Comité des cepour spéc péen régions enirpec ro nes» ment dans sier en pers s euro numé 0«L’av Dos es? ceÉgale s dument ville de Ruse, Bulgarie Hermann cial Égale dans agricole et régional spé sp 201 ero et les es des membre l’Europe vue ur ment s locales politiqu siernée lanumé rôles Bresso «L’an de Égale lepolitiqu réponsetive Mercede le des régions: trace priorités chargéce CdR, pent: le rapporte Les Baker te du fertile avecdévelop tion quelles e sairedans sp cialDos La perspec Paula rural Dacian la pêche ne sociale: un lien dede présiden ment anche l’associa Le commis lative e régional exclusio politiqu d’Europe se thèses,gions avecne t pour et Égale iques commu Dossier spé politiqu prospec e ête la p la future àde du développement présiden mer du Nord-M Pauvreté l’avenir Tête-à-t etles électron concours de L’avis de saire ne pour ces les dans Les macroré de la politiqu les priorités de la zone succès: le commuvert son nouveau concernant énsaux substan Le commis n-Larsson déclare deterritoria ses priorités sur l’avenir la décrit les ambitions ses priorités Les ambitio prése présente collectivités » appliqu Gonz z présente Gonzále Chronique d’un européenne pourKuhn livre présente des LeCioloş Catarina Segerste rivé ique Johannes Hahn le Manuel Chaves Regleg la rapporteure du «pollueur-payeur lutte la Wallonie académ stratégie nne riats public-p ementa une ntlade dans monde principe europée Vers espagn espagnole environn Le — er et Flo -préside ntique etesdeannées Sortir de la crise: , le Comité i dans les partena de la PAC réussite Schneid prochain , ministre la présidence riat transatla d’une a confiance ue Demotte uses ee: plus de respect ur René Souchon urs Michael dangere partena explique pourquo unRudy pourquoi elle Avec leerapporte villesles rapporte rugissants»:Chroniq ue nauté française les pilotes de la Avec Le traité de Lisbonn lions Commu climatiq desprend laDanube dedu régions et les la position prend position «Comm etent les rég région vérité aux et locaux tion par nne des régions Clucas, le CdR pouvoirs pour renf contre le changem régions belges sont en e: l’intégra e avec entants région d’E l’Union europée aux les et locaux gions d’Europ tion renforcé au niveau local du Conseil de blée sde l’UE des représ Les macroré Une coopéra entant région locaux présidence belge aux territoriale européen L’Assem et représ des l’UE coopération le Parlement région blée sde entant L’Assem représ de l’UE des L’Assemblée 4 della cittadinanza nazionale, sta gradualmente acquisendo forza, significato e legittimità. E il 2013 segnerà una nuova tappa, con l’inaugurazione dell’iniziativa dei cittadini europei. Ma la cittadinanza europea sta anche avanzando attraverso la competizione politica. Già ora il Parlamento europeo contribuisce alla creazione di una realtà politica paneuropea attraverso il confronto tra i rappresentanti politici in base all’appartenenza politica, piuttosto che alla nazionalità. Tuttavia, le sfide che ci troviamo ad affrontare e la crisi economica, finanziaria e occupazionale che colpisce i cittadini minacciano lo sviluppo di un’unione politica vera. Infine, la maggior parte dei cittadini si sente scollegata dalla politica di Bruxelles e, di conseguenza, l’affluenza alle elezioni del Parlamento europeo rimane bassa. Come si potrebbe stimolare il dibattito pubblico e l’interesse per la politica europea? In che modo pensa che gli enti locali e regionali potrebbero contribuire a questo processo? Uno dei pochissimi effetti positivi della crisi è che i cittadini europei si sono improvvisamente resi conto di quanto siano interdipendenti e importanti le questioni europee, di quale sia il ruolo che l’UE svolge nella stabilità dei loro paesi e di quanto forte sia il suo impatto sulla loro vita quotidiana. Alla fine del 2012, il 64 % degli europei ha dichiarato di avere sentito parlare recentemente delle attività del Parlamento europeo; si tratta di una percentuale superiore del 22 % rispetto a quella rilevata alla fine del 2007. Le prossime elezioni europee saranno diverse da quelle precedenti, non soltanto perché saranno le prime dopo l’entrata in vigore del trattato di Lisbona, ma anche perché i cittadini europei chiedono più controllo, trasparenza e responsabilità da parte dell’UE. Il rafforzamento dei partiti politici europei e l’emergere di figure di spicco come candidati per la presidenza della Commissione consentiranno ai cittadini di operare una scelta più chiara e un maggiore controllo sulle istituzioni comunitarie. Si tratta di un’opportunità da non perdere. Gli enti locali e regionali possono apportare un reale contributo a questo processo: i cittadini, gli amministratori e i governatori regionali possono contribuire notevolmente al dibattito sui benefici offerti dall’integrazione europea e sugli aspetti che vanno migliorati, dalla politica di coesione all’agricoltura, dalla protezione dell’ambiente alla pesca. La politica europea è innanzitutto politica locale. Per ricevere regolarmente Regioni e comuni d’Europa: abbonatevi! Regioni e comuni d’Europa esce cinque volte l’anno in sei lingue diverse: francese, inglese, italiano, polacco, spagnolo e tedesco. È una pubblicazione edita dal Comitato delle regioni, l’istituzione dell’Unione europea che rappresenta gli enti regionali e locali. L’abbonamento è gratuito. Per abbonarvi, basta comunicare nome, cognome, indirizzo, numero di copie e lingua della pubblicazione per e-mail all’indirizzo [email protected] o per posta all’indirizzo: Comitato delle regioni Servizio stampa Abbonamento a Regioni e comuni d’Europa Rue Belliard/Belliardstraat 99-101 1040 Bruxelles/Brussel BELGIQUE/BELGIË Politica industriale e sviluppo regionale Intervista ad Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea, responsabile per l’Industria e l’imprenditoria Antonio Tajani: «La reindustrializzazione dell’Europa partirà dal livello locale» Se vogliamo che l’Europa rimanga un leader economico a livello globale dobbiamo riconoscere la centralità politica dell’industria. È questo il messaggio di fondo trasmesso dalla comunicazione Una politica industriale per l’era della globalizzazione, adottata dalla Commissione europea il 28 ottobre 2010 su iniziativa del vicepresidente Antonio Tajani. Oggi la strategia Europa 2020 definisce un piano inteso a potenziare la crescita e l’occupazione preservando e sostenendo una base industriale forte, diversificata e competitiva in Europa, che offra posti di lavoro ben retribuiti e che utilizzi inoltre le risorse in modo più efficiente. Regioni e città d’Europa ha incontrato il vicepresidente Tajani per parlare delle sfide che l’Europa deve oggi raccogliere se vuole restare competitiva a livello globale. Negli ultimi cinque anni, dall’inizio della crisi economica, la produzione industriale è diminuita in tutta Europa: in Germania il tasso di produzione ha registrato un calo del 5,5 %, in Francia del 13,4 % e in Italia di quasi il 25 %. Come interpreta queste cifre e le differenze tra Stati membri dell’UE? La crisi ha colpito duramente l’industria europea. Se guardiamo alla media UE, la produzione industriale si attesta un 12 % circa al di sotto del livello registrato prima della crisi, all’inizio del 2008, e nel settore manifatturiero sono andati perduti oltre 3 milioni di posti di lavoro. La situazione varia da uno Stato membro e da un settore all’altro, e in effetti alcuni si trovano ad affrontare difficoltà maggiori rispetto ad altri. Vanno però segnalate anche numerose esperienze molto positive, specialmente nei settori che sono stati meglio in grado di approfittare della domanda sui mercati esterni. Tuttavia, a prescindere da queste differenze, esiste chiaramente a livello europeo una sfida comune che è quella di rafforzare l’industria e facilitare la ripresa economica e che richiede una strategia europea comune. Quali nuovi strumenti e strategie propone la Commissione europea per sostenere gli investimenti industriali? La nuova strategia per la politica industriale adottata dalla Commissione nell’ottobre 2012 si basa su quattro pilastri tutti tesi verso lo stesso obiettivo, ossia stimolare gli investimenti e l’occupazione nell’industria europea. Le quattro priorità sono: facilitare gli investimenti nelle nuove tecnologie e nell’innovazione, migliorare le condizioni di mercato sia nel mercato interno che sui mercati internazionali, estendere REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ MARZOAPRILE 2013 l’accesso ai finanziamenti e sostenere gli investimenti in capitale umano e competenze. Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea, responsabile per l’Industria e l’imprenditoria Riguardo all’innovazione, in particolare, la Commissione ha deciso di concentrarsi su sei linee d’azione prioritarie nel campo dei mercati emergenti e delle tecnologie a elevato potenziale: tecnologie di fabbricazione avanzate per la produzione «pulita»; tecnologie chiave; prodotti biologici; politica industriale sostenibile, edilizia e materie prime; veicoli puliti e navi pulite; reti intelligenti. Per ciascuna di queste sei priorità sono state create delle task force di specialisti con il compito di individuare e affrontare le sfide principali che ostacolano lo sviluppo delle potenzialità. Le task force esamineranno aspetti regolamentari, come ad esempio il quadro normativo, ma anche questioni relative allo sviluppo delle infrastrutture, alle attività di ricerca e sviluppo e alle competenze. Per quanto riguarda il sostegno finanziario, i progetti specifici potrebbero attingere ai nuovi programmi dei fondi strutturali, al programma Orizzonte 2020 per la ricerca e lo sviluppo e alla Banca europea per gli investimenti. In Europa sono tante le nuove imprese che in questo momento hanno bisogno di capitali d’avviamento: data la situazione attuale, ritiene che sia tempo di creare un nuovo fondo europeo di capitali di rischio (venture capital) alimentato anche da risorse UE? Innanzitutto vorrei ricordare che esiste già un’istituzione europea, il Fondo europeo per gli investimenti (FEI), che opera come investitore primario (cornerstone investor) e investe in fondi di capitale di rischio in tutta Europa, in parte per conto della Commissione. Il FEI ha maturato un’esperienza preziosa in questo settore, e può vantare un portafoglio di oltre 210 fondi e investimenti in capitale di rischio per un valore di 3 miliardi di euro. Detto questo, è sempre più evidente che vi è ancora necessità di affrontare l’insufficienza dell’offerta in Europa di capitale di rischio, fattore cruciale per rilanciare la competitività, la crescita e l’occupazione. Si può fare di più, e il punto è come attirare un maggior numero di investitori privati nel mercato dei capitali di rischio e come mettere insieme le risorse pubbliche e private — a mio avviso, un fattore essenziale di successo — nel modo più efficace. La Commissione ha avanzato una soluzione nell’ambito delle proposte relative ai programmi COSME e Orizzonte 2020 puntando a creare uno o possibilmente più fondi di fondi di capitale di rischio paneuropei, insieme con investitori privati. Tali fondi non soltanto raggiungerebbero la necessaria massa critica, ma potrebbero anche svolgere un ruolo importante nel facilitare gli investimenti transfrontalieri, che incontrano particolari difficoltà dovute a un cattivo funzionamento riconosciuto del mercato europeo dei capitali di rischio. Come Lei saprà, il processo di strutturazione del fondo di fondi di capitale di rischio europeo dipende 5 Politica industriale e sviluppo regionale dall’approvazione definitiva del bilancio 2014-2020, ma io mi auguro sinceramente che il nuovo fondo di capitale di rischio diventi realtà. In modo analogo, imprese già mature, come quelle operanti nelle tecnologie dell’informazione e nell’alta tecnologia, rischiano spesso di perdere i loro diritti di proprietà intellettuale e i loro brevetti, e in molti casi hanno bisogno di aiuti per rifinanziarsi, specialmente nel contesto attuale di un basso livello di attività d’investimento. Alla luce di tutto ciò, ritiene che siano necessari una strategia ad hoc e finanziamenti specifici a livello europeo per sostenere sia i soggetti industriali che il loro portafoglio «brevetti»? La Commissione europea si opera costantemente per sostenere e migliorare il contesto generale che permette alle imprese di maturare sul mercato i meritati benefici dei loro investimenti in innovazione. Un esempio di questo nostro lavoro è la creazione delle condizioni giuste per il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale. Sono molte le iniziative della Commissione in questo ambito. D’altro canto, per mantenersi competitive, le imprese devono costantemente investire nell’innovazione e per sostenere l’innovazione l’UE mette a disposizione dei finanziamenti, in particolare tramite il 7º programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico (7PQ). Inoltre, anche gli Stati membri possono fornire sostegno alle imprese, a condizione che ciò sia conforme alle norme vigenti in materia di concorrenza. Che cosa consiglierebbe agli enti locali e regionali che guardano al più vasto ambito europeo alla ricerca di opportunità di sviluppo e che vogliono conservare gli attori industriali attualmente presenti nei loro territori e attirare al contempo nel settore nuovi attori? Raccomanderei di mettere a punto una strategia accuratamente mirata e che tenga conto della situazione specifica delle diverse regioni. Questa è l’idea che dovrebbe realizzare la «specializzazione intelligente» e costituisce un elemento chiave dei nuovi fondi strutturali 2014-2020. Al tempo stesso, una strategia efficace dovrebbe valutare il potenziale dei mercati e delle tecnologie chiave emergenti e, in particolare, guardare alle notevoli potenzialità di reindustrializzazione, tenendo conto del fatto che la concorrenza globale si basa sempre meno sul costo del lavoro e sempre più sulla qualità, sulle competenze e sul contesto generale. La reindustrializzazione dell’Europa partirà dal livello locale. Eric Schmidt: «Per essere vincente nell’economia globale, l’Europa deve condurre una riflessione critica» Eric Schmidt, presidente di Google L’umanità ha già dimostrato di essere capace di innovazioni straordinarie — ad esempio le connessioni a fibre ottiche — che collegano gli esseri umani tra loro. Se i mercati, gli imprenditori e le fonti di informazione sono collegati fra loro, i cittadini sapranno sfruttare le opportunità che ne derivano. I governi dovrebbero occuparsi dei risultati e non dei processi. Tra le innovazioni che stanno trainando lo sviluppo in Europa figura il progetto dell’UE denominato «Mont-Blanc» (la creazione di un supercomputer che realizza un risparmio energetico del 15-30 %), una banca dati-piattaforma pensata in funzione delle risorse energetiche europee. Altrove, gli smartphone e la loro connessione al cloud computing stanno assumendo un ruolo significativo nello spazio pubblico. In Afghanistan, ad esempio, l’utilizzo delle fotocamere dei telefoni cellulari ha consentito di ridurre frode e corruzione, mentre in Uganda le applicazioni della telefonia mobile hanno permesso una più efficace diffusione delle informazioni sulle piante di cassava malate. L’uso di piattaforme cloud consente ai cittadini di dialogare con l’amministrazione pubblica, il che contribuisce alla diffusione e al successo delle innovazioni. Oggi, ogni decisione va presa soppesandone le più vaste implicazioni su scala globale. Il ciberspazio assicura l’onesta dei governi nei confronti del mondo fisico e viceversa — le due dimensioni si sovrappongono e si sostengono a vicenda nel mondo in via di sviluppo. Per l’innovazione occorre una politica basata su dati concreti Le imprese, ma anche lo Stato e le amministrazioni locali, si confrontano con un grosso problema di dati: ogni minuto, infatti, viene caricato su Internet all’incirca l’equivalente di 72 ore di materiale YouTube e di nuovi dati. Vogliamo tra- 6 sformare questi dati in conoscenza, e questa conoscenza in saggezza, perché crediamo nel valore di una politica basata su dati concreti. Bisogna riconoscere gli ostacoli — i problemi tattici — e superarli sistematicamente. Dobbiamo investire massicciamente nelle risorse umane e nell’educazione informatica, migliorare la tutela giuridica nel settore della protezione dei dati e facilitare l’accesso al capitale di rischio per il finanziamento delle prime fasi di un progetto o impresa. L’UE ha molte frecce al proprio arco — una cultura, delle imprese e un sistema di istruzione forti — ma deve ancora migliorare il modo in cui sfrutta le idee sul piano economico. Per gli Stati Uniti, il fatto di avere un enorme mercato rappresenta un autentico vantaggio. In Europa il mercato unico deve essere approfondito, per consentire alle imprese di accedere alla concorrenza globale. Per essere vincente nell’economia globale, l’UE deve condurre una riflessione critica. L’Unione europea deve credere nella propria capacità innovativa e sostenerla, per poter cambiare in maniera significativa il proprio futuro nei campi dell’ingegneria e dello sviluppo tecnologico e portare avanti il sogno dell’integrazione europea nelle reti globali. Concentrandosi sull’innovazione, l’imprenditorialità e l’interconnessione, l’UE potrà dare ai suoi problemi strutturali delle soluzioni permanenti da cui trarrà beneficio la prossima generazione. L’innovazione e i talenti hanno origine a livello locale, ma hanno bisogno di spazio per crescere, e in questo senso l’Unione europea potrebbe apportare un sostegno alle strategie, alle imprese e alle comunità locali innovative sul piano globale. Così facendo, l’UE renderà prospera non soltanto l’Europa, ma il mondo intero. Politica industriale e sviluppo regionale I fondi strutturali avranno un ruolo cruciale nella reindustrializzazione dell’Europa In questi tempi di crisi, oggi più che mai molte voci rammentano la necessità di una forte politica industriale per l’Europa. È chiaro, infatti, che un’agenda europea per la crescita deve poggiare sull’ambizione di definire un’autentica strategia di rinnovamento industriale in Europa, con il coinvolgimento attivo delle autorità pubbliche a tutti i livelli. Riteniamo che occorra integrare meglio la politica industriale nella strategia Europa 2020, sviluppando uno strumento di monitoraggio delle diverse azioni previste, cui il CdR potrebbe contribuire attraverso la propria piattaforma di monitoraggio Europa 2020, e tenendo conto della politica industriale nell’ambito del Semestre europeo, come già avviene per quella in materia di occupazione. In quest’ottica, il convegno sulla politica industriale che terremo in aprile dovrebbe aiutarci a esplorare questa possibilità. Sappiamo tutti che i fondi strutturali svolgeranno un ruolo cruciale nel processo di reindustrializzazione dell’Europa; e, per essere sicuri di sfruttarne pienamente l’effetto leva, riteniamo che vadano interpretate in modo flessibile le disposizioni che riguardano il loro fulcro tematico. Ciò specialmente al fine di rafforzare approcci transnazionali integrati, nonché di promuovere la transizione verso un’economia a basso tenore di carbonio andando al di là della sola questione di ridurne le emissioni. Qualsiasi nuova misura in questo campo, tuttavia, dovrebbe coinvolgere più intensamente le parti sociali nella politica industriale, specie grazie alla direttiva proposta dal Parla- mento europeo per migliorare l’informazione e la consultazione dei lavoratori, anticipando e gestendo le ristrutturazioni. In un contesto contrassegnato da restrizioni di bilancio e dal ridursi della capacità di prestito nel settore privato, il nostro sostegno va all’opzione che consiste nell’utilizzare più ampiamente strumenti finanziari innovativi, a condizione che essi operino mediante il cofinanziamento, che la Commissione europea proponga una definizione giuridica di tali strumenti nella futura revisione del regolamento finanziario, e che si fissino dei requisiti ex ante come un fallimento comprovato del mercato o un deficit quantificato di finanziamenti. Mercedes Bresso (IT/PSE), prima vicepresidente del CdR Sosteniamo inoltre la necessità che le autorità pubbliche, specialmente quelle locali e regionali, facciano valere maggiormente il proprio peso economico, considerato che gli investimenti diretti substatali rappresentano i due terzi degli investimenti pubblici europei. Ciò consentirebbe agli enti locali e regionali di richiedere misure compensative in termini di dialogo sociale, qualità dell’ambiente e responsabilità sociale delle imprese. Desideriamo infine porre l’accento sul ruolo cruciale degli enti locali e regionali nel migliorare fattori di produzione quali le infrastrutture locali, le condizioni di lavoro, la formazione, la ricerca e l’innovazione, che sono altrettanti mezzi per riappropriarsi di vantaggi concorrenziali, mettendo così le regioni in condizione di far fronte alle rilocalizzazioni con una politica basata sulla preparazione agli sviluppi imprevisti. La commissione ECOS promuove la politica industriale e l’innovazione È evidente che la priorità di fondo dell’UE negli anni a venire sarà risolvere la crisi economica e sociale e portare l’Europa sulla strada della crescita sostenibile e di una ripresa creatrice di occupazione. La commissione ECOS del Comitato delle regioni intende contribuire a quest’obiettivo individuando soluzioni, buone pratiche e azioni che possono essere realizzate a livello locale e regionale per consentire all’Europa di competere nell’economia globale e di cogliere le opportunità che offrirà il futuro. Sebbene i servizi apportino un contributo significativo al modello economico europeo, l’industria deve rimanere la spina dorsale della nostra economia: essa rappresenta infatti l’80 % delle nostre esportazioni e della spesa privata in ricerca e sviluppo, e quindi continua a essere la punta di lancia dell’Europa anche nell’era della globalizzazione. L’industria traina l’economia intera, in particolare in termini di posti di lavoro (con 35 milioni di addetti) e di impatto sulle attività dei servizi. Tuttavia, gli ultimi tempi sono stati caratterizzati da un indebolimento delle capacità produttive dell’Europa, da un aggravamento delle disuguaglianze al suo interno e da crescenti preoccupazioni per la delocalizzazione, il dumping sociale e la perdita di competitività delle imprese europee. Ma l’Europa non può e non deve cercare di riconquistare la forza industriale di un tempo abbassando le tasse o i salari, oppure sovvenzionando le imprese in difficoltà: deve invece creare condizioni economiche stabili e dotarsi di una governance che possa sostenere l’intera gamma delle attività industriali sul suo territorio. Ovviamente, ciò significa fra l’altro varare politiche per promuovere l’innovazione e la ricerca, ma anche per garantire una disponibilità adeguata di energia e altre risorse fondamentali a prezzi corretti, nonché per la digitalizzazione dell’Europa. La commissione ECOS ha attualmente in preparazione un parere sulla comunicazione della Commissione europea Un’industria europea più forte per la crescita e la ripresa economica — Aggiornamento della comunicazione sulla politica REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ MARZOAPRILE 2013 industriale, di cui è relatore Claude Gewerc (FR/PSE), presidente del consiglio regionale della Piccardia, che dovrebbe essere adottato in commissione il 20 febbraio e poi presentato alla sessione plenaria del CdR dell’11 e 12 aprile. In esso, il relatore sottolinea che, per potenziare la capacità industriale europea, occorre che l’UE faccia un uso efficace degli strumenti economici e politici di cui dispone per rinnovare il settore industriale. Evidenzia inoltre che la questione che deve considerare il CdR è come promuovere gli ecosistemi territoriali affinché contribuiscano nel modo più utile possibile allo sviluppo industriale e all’innovazione. La commissione ECOS sta inoltre esaminando il settore automobilistico, dal momento che i suoi 12 milioni di posti di lavoro sono fondamentali per la prosperità e la creazione di occupazione nelle regioni d’Europa. Per rafforzare la competitività e la sostenibilità di questo comparto nella prospettiva del 2020, la Commissione europea ha presentato una comunicazione intitolata CARS 2020: piano d’azione per un’industria automobilistica competitiva e sostenibile in Europa. Il parere del CdR su questo testo, di cui è stato nominato relatore Christian Buchmann (AT/PPE), membro del governo della Stiria, dovrebbe essere adottato in commissione il 27 o 28 giugno e successivamente presentato alla sessione plenaria del CdR dell’8 e 9 ottobre 2013. Il settore automobilistico deve affrontare molti dei problemi che affliggono l’industria europea in generale, e i suoi sforzi per mantenere una produzione di veicoli d’eccellenza a livello mondiale che siano anche i più sicuri ed energeticamente efficienti del pianeta potrebbero servire da esempio per altri settori. Il parere della commissione ECOS passerà al vaglio la proposta della Commissione di imprimere un potente slancio innovativo razionalizzando la ricerca e l’innovazione nel quadro dell’Iniziativa europea per le automobili verdi e proseguendo la collaborazione con la Banca europea per gli investimenti per finanziare il potenziamento dell’innovazione e agevolare l’accesso delle PMI al credito. Simone Beissel (LU/ALDE), consigliere comunale della città di Lussemburgo, presidente della commissione ECOS del CdR 7 Politica industriale e sviluppo regionale Per attuare una politica industriale sostenibile, dobbiamo creare le condizioni per il buon andamento e lo sviluppo dell’attività d’impresa Marek Woźniak (PL/PPE), presidente della regione Wielkopolska e della commissione Politica di coesione territoriale (COTER) del Comitato delle regioni Nell’era della globalizzazione, la politica industriale si concentra sulle azioni volte a migliorare il clima imprenditoriale, in particolare per le piccole e medie imprese, e a sostenere lo sviluppo di una base industriale solida e sostenibile, in grado di competere sui mercati mondiali. Nella mia regione, la Wielkopolska, il sostegno fornito grazie alle risorse provenienti dai fondi UE consente di sviluppare e rendere più competitive le imprese, accrescere il potenziale della ricerca e sviluppo e rafforzare le strutture di servizi alle imprese. Con il significativo contributo dell’aiuto finanziario dell’UE, infatti, l’economia della mia regione fa registrare uno sviluppo molto marcato. Grazie alla buona gestione dei concorsi per progetti indetti nel quadro del suo Programma operativo regionale (Priorità I: «Competitività delle imprese»), la Wielkopolska ha cofinanziato in tutto 1 251 operatori tra imprese, strutture di servizi alle imprese e centri di ricerca, per un totale di 2 457,16 milioni di złoty. I soggetti che hanno beneficiato di tale aiuto hanno migliorato notevolmente il livello di innovazione, hanno ampliato l’ambito delle loro attività, sono diventati più flessibili ai bisogni dell’economia regionale e hanno creato nuovi posti di lavoro per personale altamente specializzato. Grazie ai fondi UE, in Wielkopolska sono stati creati molti nuovi incubatori aziendali, parchi industriali e parchi scientifico-tecnologici. Sono state acquistate attrezzature ad alta tecnologia per il lavoro di ricerca e sviluppo, migliorando la qualità stessa dei servizi forniti alle imprese e più in generale alla società. In quest’ottica, è estremamente importante far sì che anche le nuove prospettive finanziarie dell’UE (20142020) assicurino un livello appropriato di finanziamenti. Ecco perché vanno accolte con favore le recenti conclusioni del Consiglio, che per la Polonia prevedono un livello adeguato di fondi per favorire la competitività e quindi la crescita e l’occupazione nonché la coesione economica, sociale e territoriale. Ciò consentirà di accrescere la competitività nonché di stimolare le trasformazioni strutturali nell’industria e lo sviluppo scientifico e tecnologico. La regione Wielkopolska promuove la creatività e l’innovazione in quanto rappresentano i fattori più importanti per accrescere la sua competitività economica, da cui dipende la sua capacità di restare sul mercato globale. Innalzare il livello di innovazione costituisce una sfida enorme, che impone di agire su più fronti nonché di integrare in modo appropriato le iniziative finora intraprese e di utilizzare i fondi in modo davvero efficace. La realizzazione di questo compito importante e ambizioso passa tra l’altro attraverso la Strategia regionale per l’innovazione adottata dalla Wielkopolska per il 2010-2020, che delinea un approccio ambizioso e concreto alla politica regionale per l’innovazione. Nel quadro della diffusione dell’innovazione, gli enti regionali sono impegnati anche nelle attività della Piattaforma paneuropea per la specializzazione intelligente (Piattaforma S3) e cooperano nell’ambito del progetto Know-Hub di Interreg IV C (20122014). Quest’ultimo ha lo scopo di dotare le regioni di conoscenze, abilità ed esperienze utili nel processo di definizione di strategie per la specializzazione intelligente e di attuazione di strumenti efficaci per la politica in materia di innovazione. Nella realizzazione di tale progetto sono impegnati dieci partner provenienti dalle regioni dell’UE, e il leader per la regione Wielkopolska è il Parco scientifico-tecnologico di Poznań. I partner individuano gli ambiti da modernizzare per accrescere la competitività dell’economia locale. Questa iniziativa ci consente di sostenere il progresso scientifico-tecnologico introducendo soluzioni efficaci per la cooperazione con le imprese e gli istituti di ricerca. 8 La regione Wielkopolska possiede un elevato potenziale di sviluppo, e, malgrado le forti differenze interne, è contraddistinta da una capacità di attrarre investimenti superiore alla media. A tal fine risultano decisivi fattori quali la sua connettività, la disponibilità di risorse umane altamente qualificate, un tessuto imprenditoriale sviluppato, una base scientifica e di ricerca che favorisce il trasferimento di tecnologie verso le imprese, una ricca tradizione commerciale. Tra i principali obiettivi della politica industriale della mia regione, conformemente alla politica dell’UE in questo campo e alle priorità della strategia Europa 2020, figurano il sostegno al progresso scientifico-tecnologico, decisivo per la competitività dei prodotti, e il sostegno allo sviluppo delle cosiddette «industrie strategiche», che assicurano la permanenza sul mercato mondiale di una quota dei prodotti di nuova generazione, basati su tecnologie moderne, importanti per la difesa e per settori industriali di prestigio come l’informatica, le biotecnologie, l’aeronautica, l’energia nucleare. Gli abitanti della Wielkopolska si caratterizzano per il loro spirito imprenditoriale e per il loro senso dell’economia, come testimoniano tra l’altro il numero delle imprese (oltre 300 000) e i buoni risultati economici. Ciò non toglie, tuttavia, che vi siano ancora margini enormi di miglioramento in termini di livello di innovazione delle nostre imprese. Per tutti questi motivi abbiamo elaborato, nel quadro della strategia regionale per l’innovazione, una concezione olistica dell’aiuto alle imprese della Wielkopolska, sostenendole in ogni fase del loro sviluppo, dall’avvio dell’attività all’ingresso sui mercati internazionali. Svolgiamo una serie di attività intese a fornire alle imprese della regione, in una prima fase, gli strumenti necessari per un’autovalutazione, e in seguito consulenza specialistica in funzione delle esigenze individuate e un sostegno, ad esempio nella creazione di reti selettive. Nel quadro di tale attività, organizziamo altresì missioni economiche per le imprese e cofinanziamo la loro partecipazione a fiere commerciali internazionali. Tali misure rafforzano il know-how dei dirigenti delle imprese, consentendo di individuare nuove tendenze e orientamenti tecnologici. Forniamo inoltre servizi di brokeraggio per l’innovazione alle imprese della Wielkopolska e realizziamo iniziative attinenti ai cluster di imprese; e mettiamo a disposizione il moderno portale Innowacyjna Wielkopolska (Wielkopolska innovativa), che, mediante articoli, contenuti multimediali e altri strumenti, come una biblioteca specialistica o una carta interattiva dei progetti innovativi, presenta lo stato attuale delle conoscenze in materia di innovazione nella Wielkopolska. Wielkopolska che è stata anche la prima regione polacca ad avviare l’iniziativa Jeremie, alla quale, per gli anni 20072013, è stato assegnato un importo totale di 501,3 milioni di złoty (circa 119 milioni di euro), di cui il 75 % a carico del programma operativo regionale della Wielkopolska e il 25 % a carico del bilancio statale. I prestiti e le garanzie finanziarie concessi nel quadro dell’iniziativa Jeremie consentono alle imprese di finanziare gli investimenti necessari, tra l’altro, per l’acquisto, la costruzione o l’ammodernamento di impianti e stabilimenti produttivi, commerciali o destinati ai servizi, per attuare nuove soluzioni tecniche o tecnologiche, per creare nuovi posti di lavoro, per acquistare attrezzature, macchinari, strumenti, compreso l’acquisto di mezzi di trasporto, e per altre finalità economiche attinenti allo sviluppo dell’azienda. Politica industriale e sviluppo regionale «È indispensabile togliere di mezzo gli ostacoli che impediscono lo sviluppo dell’innovazione in Europa. L’iniziativa faro dell’UE «Unione dell’innovazione» punta a fare in modo che aziende, università, centri di ricerca, regioni e città siano in grado di svolgere con successo le loro attività e fornire ai cittadini nuovi prodotti e servizi». Máire Geoghegan-Quinn, commissaria europea per la Ricerca, l’innovazione e la scienza La nuova pubblicazione Regions and cities supporting growth and jobs (Regioni e città a sostegno della crescita e dell’occupazione) presenta il contributo del CdR alle sette iniziative faro della strategia Europa 2020 «Scopo di questa pubblicazione», scrive il presidente del CdR Ramón Luis Valcárcel Siso nella prefazione, «è informare gli enti locali e regionali riguardo al potenziale strategico della strategia Europa 2020 per la vostra città e regione di appartenenza. Essa fornisce una panoramica delle sette iniziative faro, al pari di alcune buone pratiche di immediata applicazione. I nuovi regolamenti che disciplinano i fondi di coesione e strutturali puntano a conseguire gli obiettivi fondamentali della strategia Europa 2020 e la coesione socioeconomica e territoriale dell’UE. I fondi consentiranno pertanto all’UE di fornire un’importante assistenza e guida supplementare al fine di realizzare la prospettiva 2020 nella vostra regione e città». Dopo una breve introduzione sulla strategia Europa 2020 e sui programmi nazionali di riforma, la pubblicazione presenta le sette iniziative faro, le raccomandazioni politiche e le attività dei membri del CdR nelle città e nelle regioni d’Europa. Circa 40 membri del CdR, tra cui il presidente Valcárcel Siso, la prima vicepresidente Mercedes Bresso e il coordinatore della piattaforma di monitoraggio della strategia Europa 2020 Michel Delebarre, hanno contribuito con le loro conoscenze ed esperienze alla pubblicazione, per far conoscere il loro punto di vista su come gli enti locali e regionali potrebbero attuare Europa 2020. Inoltre, diversi deputati del Parlamento europeo, il suo presidente Martin Schulz, il presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy, il primo ministro irlandese Enda Kenny e il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso hanno espresso il loro punto di vista su come la strategia Europa 2020 potrebbe produrre crescita economica e nuova occupazione. «Accolgo con grande favore questa pubblicazione» dichiara il presidente Barroso «e ringrazio il Comitato delle regioni per aver concentrato in un unico testo tutte le informazioni su come fare della strategia Europa 2020 una realtà. Sono convinto che essa costituirà un importante strumento per le città e le regioni, aiutandole a conseguire i nostri obiettivi comuni che consistono nel rilancio della crescita economica e della competitività per i nostri cittadini e le nostre imprese», un aspetto, questo, sottolinea Barroso «ancor più importante ed opportuno nell’anno in corso, il 2013, che è stato proclamato Anno europeo dei cittadini». Seminario dell’ALDE a Iaşi, Romania, per discutere dell’assorbimento dei fondi europei Il gruppo ALDE del CdR sta facendo il punto sull’attuale periodo di programmazione dei fondi strutturali e riflettendo sul prossimo periodo, che inizierà nel 2014: il 15 maggio, su invito di Cristian Adomniţei, membro dell’ALDE e presidente del consiglio provinciale di Iaşi, nella città romena si terrà un seminario del gruppo sul tema L’assorbimento dei fondi europei da parte degli enti locali: opportunità e difficoltà. REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ MARZOAPRILE 2013 Il seminario ha diversi obiettivi: anzitutto, studiare il ruolo svolto dai finanziamenti europei in Romania; in secondo luogo, tirare le conclusioni relative all’esercizio 2007-2013 per quanto riguarda il tasso di assorbimento dei fondi strutturali; in terzo luogo, riflettere sui rischi e le difficoltà del caso; infine, imparare dalle buone pratiche degli altri Stati membri. Il seminario si concluderà con alcune visite di studio nei dintorni di Iaşi, in una serie di località che hanno ricevuto fondi europei. 9 Politica industriale e sviluppo regionale L’industria è innanzitutto un insieme di capacità, conoscenze e know-how veicolati dalla popolazione europea Claude Gewerc (FR/PSE), presidente del Consiglio regionale della Piccardia L’industria, che rappresenta l’80 % delle esportazioni e delle spese per la ricerca e sviluppo, rimane la punta di diamante dell’Europa nell’era della globalizzazione. Questi ultimi tempi sono stati tuttavia segnati da un indebolimento delle capacità produttive dell’Unione, da un’accentuazione delle differenze al suo interno e da un aggravamento delle preoccupazioni per le delocalizzazioni, il dumping sociale e la competitività delle imprese europee. Eppure l’Europa dispone di punti di forza su cui far leva per potenziare la propria base industriale. Questa constatazione depone a favore di un rilancio dell’integrazione industriale su scala europea. Un processo, questo, che interessa gli enti locali, non soltanto perché sono i primi a subire le conseguenze della deindustrializzazione, ma anche perché sono partner, troppo spesso dimenticati, della riconquista industriale. Tre delle sei linee d’azione prioritarie proposte nell’ottobre scorso dalla Commissione europea (bioprodotti, edilizia e materie prime sostenibili, veicoli puliti e reti intelligenti) hanno di per sé una dimensione territoriale. Inoltre, è nei nostri territori che gli stili di vita e le modalità di produzione si trasformano, che si intrecciano rapporti di fiducia e cooperazioni e che gli ecosistemi industriali mettono radici. L’industria è innanzitutto un insieme di capacità, conoscenze e know-how veicolati dalla popolazione europea. Gli enti locali costituiscono un livello privilegiato per la loro gestione e mobilitazione, per reagire alle crisi e anticipare le trasformazioni. È a livello locale, e in particolare a livello delle regioni, che le dinamiche occupazione/formazione/transizione industriale possono essere coordinate e che si possono organizzare i diversi livelli di cooperazione nazionali ed europei legati ai progetti, tramite patti produttivi territoriali. Nella società della conoscenza, i territori non sono soltanto luoghi in cui si esplicano delle attività, bensì una delle componenti principali dell’innovazione e della creazione di ricchezza. Markku Markkula: «L’UE deve colmare quanto prima il proprio divario nel campo dell’innovazione» Markku Markkula (FI/PPE), membro del Consiglio regionale di Helsinki Su richiesta della presidenza irlandese, il Comitato delle regioni (CdR) sta preparando un parere sul tema Colmare il divario in tema di innovazione: in che modo gli enti locali e regionali possono utilizzare al meglio i programmi dell’UE per collegare in modo più efficace ricerca, innovazione e sviluppo regionale, che sarà presentato nell’ambito della Settimana delle regioni innovative (WIRE IV), in programma a Cork (Irlanda) dal 5 al 7 giugno 2013. L’obiettivo, nel quadro del presente mandato, è presentare delle proposte concernenti da un lato le misure richieste dalle regioni e dalla loro platea di soggetti, e, dall’altro, le misure richieste nel quadro dei programmi, dei finanziamenti e di altre attività della Commissione europea. A giudizio di Markku Markkula (FI/PPE), membro del Consiglio regionale di Helsinki e relatore del parere, il nodo centrale è «come»: come possiamo creare condizioni, mentalità e metodi di lavoro a livello locale regionale che risultino molto più innovativi? La strategia Europa 2020 e le sue iniziative faro, insieme a numerose altre misure, sono utili, ma come si possono utilizzare i programmi e i finanziamenti dell’UE per incoraggiare azioni concrete tali da innescare un cambiamento — un processo di trasformazione — verso l’innovazione socioculturale? In tutti i tipi di attività economica e di lavoro, compresa l’elaborazione delle politiche, è enormemente cresciuta, negli ultimi anni, l’importanza della capacità di reazione e dell’innovazione. La digitalizzazione è un motore del cambiamento, e il processo di convergenza verso i servizi digitali sta registrando una rapida accelerazione. Grazie alla progettazione incentrata sull’utente e all’apertura, i nuovi ecosistemi imprenditoriali e i contesti di creazione del valore sono spesso trainati da nuovi comportamenti dei consumatori. Essi mettono in discussione gli approcci di costruzione orientati dall’alto verso il basso, ereditati dall’ormai superato mondo analogico. Mentre la digitalizzazione rende più che mai globale lo sviluppo di servizi, la posizione dell’Europa non è ideale: rischiamo di seguire gli altri invece di metterci alla guida di questa competizione globale. 10 Una rete regionale del valore Markku Markkula, che è anche presidente del gruppo di lavoro su Europa 2020 della rappresentanza PPE presso il Comitato, insiste sull’importanza del livello locale e regionale in quanto perno dell’intera strategia europea di ripresa, e aggiunge: «Occorre creare degli incentivi a livello dell’UE che incoraggino un numero sempre maggiore di regioni e di comuni a farsi promotori del cambiamento». Che vuol dire? Le imprese e le altre organizzazioni attive in una determinata regione costituiscono delle reti di valori tra loro intrecciate come maglie di un tessuto, le cui attività sono fondamentali per lo sviluppo di quella regione e per quanti ci vivono e lavorano. Il termine «rete del valore» indica una configurazione di operatori che hanno storie, competenze e ruoli differenti. Nelle reti del valore, le capacità, le attività e la soddisfazione della domanda si combinano in maniera innovativa per produrre valore aggiunto per tutte le parti coinvolte. Le reti del valore sono in costante evoluzione. Al centro della politica regionale di innovazione vi sono delle persone motivate. Sono le persone a creare l’innovazione: quest’ultima costituisce quindi anzitutto un processo umano e sociale. Nel parere sul programma Orizzonte 2020, il CdR sottolinea l’importanza di orientare più specificamente la ricerca e i finanziamenti dell’UE verso l’utilizzo delle migliori conoscenze disponibili. Tutte le regioni e tutti gli operatori all’interno di una regione possono, anzi, dovrebbero, sfruttare efficacemente le conoscenze. Risulta pertanto della massima importanza diffondere in tutta Europa i risultati nel campo della ricerca, sviluppo e innovazione (RSI) e svilupparli ulteriormente. Una visione più ampia dell’innovazione Alcune delle principali carenze del sistema attuale sono dovute al fatto che non si trae pienamente vantaggio dalle conoscenze disponibili. La ricerca scientifica e tecnologica, insieme all’affinamento delle idee basate su tale ricerca, ci Politica industriale e sviluppo regionale È particolarmente importante, dalla prospettiva europea, esplorare gli ecosistemi regionali dell’innovazione e il ruolo, l’importanza, l’attività, le soluzioni spaziali e i facilitatori del successo di comunità e istituzioni che promuovono attività nuove e dinamiche di innovazione in tali ecosistemi. Questo nuovo approccio comporta un’accresciuta attenzione alla nuova mentalità e al nuovo ambiente necessari per una progettazione centrata sull’utente, per la co-creazione e per un rapido avvio di progetti pilota. consentono di svolgere un ruolo di avanguardia. Al tempo stesso, la nostra visione dell’innovazione andrebbe ampliata fino a comprendere non solo le innovazioni tecnologiche, ma anche quelle in materia di processi, di attività economiche, di servizi e di progettazione, nonché le innovazioni sociali che rimodellano le culture collettive e le innovazioni socioculturali che modernizzano attività e strutture di più vasta portata. È essenziale che una visione più ampia dell’innovazione venga fatta propria non solo dal mondo imprenditoriale ma anche dal settore pubblico. È prioritario collegare il finanziamento dell’UE (Orizzonte 2020 e fondi di coesione) con quello locale (pubblico e privato), e concentrare le attività su obiettivi strategici per il cambiamento. Occorrono progetti locali di grandi dimensioni e partenariati europei. Tutte le attività interpersonali sono caratterizzate da fattori di incertezza, dubbi e tensioni; bisogna però saper fare delle tensioni una fonte di creatività e di innovazione, sforzandosi di aderire ai principi dell’organizzazione che apprende in modo permanente (learning organisation). Il processo creativo deve essere messo in evidenza definendo il sistema della tensione creativa e facendone uso. I metodi e i concetti utilizzati per incrementare in misura sostanziale il livello di attività sono importanti. Lo sfruttamento delle conoscenze e i processi di sviluppo della capacità di conoscenza sono concetti che vanno acquistando importanza, al pari dell’esplorazione e della co-creazione della conoscenza. Questi nuovi istituti, molti dei quali sono stati creati solo negli ultimi anni, sono entità flessibili, caratterizzate da un approccio basato sulla collaborazione. Tra gli esempi figurano: incubatori e acceleratori, living labs (laboratori viventi), poli imprenditoriali, laboratori di sviluppo, laboratori di innovazione sociale, fab labs (fabrication laboratories, piccole officine specializzate in prodotti digitali), campi di apprendimento dell’innovazione socioculturale e centri del futuro. Questi enti operano generalmente in associazione con università, comuni e imprese e combinano pratiche operative nuove e aperte, l’uso dei social media, nuove pratiche in materia di diritti di proprietà intellettuale e di finanziamento, un’ampia rete di soggetti coinvolti e l’imprenditorialità. È molto importante studiare più ampiamente e in maniera più approfondita questo settore, creare reti e progetti pilota su una serie di misure di sviluppo allo scopo di accelerare le attività di innovazione in varie regioni d’Europa. Tutto questo porterà indubbiamente dei vantaggi in termini di sviluppo socioculturale, di competitività internazionale e di creazione di posti di lavoro. L’approccio della «tripla elica», un tempo decantato, non è abbastanza dinamico per far fronte a nuove sfide Per aggiornare il concetto e la cultura operativi della «tripla elica» è necessario un intenso impegno nelle attività degli ecosistemi regionali di innovazione. Tutto ciò potrebbe essere descritto come «giardino dell’innovazione» e «piattaforma della sfida», che formano insieme un prototipo di spazio di lavoro per inventare il futuro. Tali elementi sono necessari per far fronte alle sfide, siano esse modeste sfide di portata locale o grandi sfide socioculturali di livello globale. Le attività di ricerca, sviluppo e innovazione sono pertanto necessarie per pilotare e creare prototipi di 1) configurazioni spaziali aventi dimensioni fisiche, intellettuali e virtuali, e 2) serie di strumenti per il coordinamento e la gestione delle conoscenze necessari per far fronte alle sfide. In occasione della riunione della commissione EDUC e della conferenza che si terranno a Espoo (Finlandia) il 25 e 26 aprile 2013, potremo scoprire il significato concreto di queste attività all’avanguardia. Parte del programma si svolgerà in un ambiente innovativo che mette in pratica i principi del «triangolo della conoscenza» dell’UE: l’Aalto Design Factory, l’Aalto Start-up Sauna e l’Aalto Urban Mill, tre strutture attive nel campus principale della Aalto University a Otaniemi, a 15 minuti dal centro di Helsinki. REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ MARZOAPRILE 2013 Il campus della Aalto University costituisce, con i quartieri residenziali e le imprese delle aree circostanti, il polo dell’innovazione della regione di Helsinki. La foto è esemplificativa del programma di ricerca interdisciplinare Energizing Urban Ecosystem — EUE (dare impulso agli ecosistemi urbani), che, con un investimento di 20 milioni di euro, integra scienza, arte e sviluppi imprenditoriali innovativi per creare un ambiente di lavoro virtuale. L’elaborazione di modelli di informazione regionali è la punta di diamante di questo programma di ricerca. 11 2013 work programme and political priorities Progetto ELI-NP, in aprile l’avvio dei lavori per la realizzazione del sito romeno La costruzione del sito che ospiterà il laser più potente del mondo in Romania dovrebbe iniziare nell’aprile di quest’anno, secondo le informazioni fornite dal direttore generale del progetto Nicolae-Victor Zamfir. La Commissione europea ha investito 180 milioni di euro nel progetto, attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale. L’infrastruttura ELI-NP (Extreme Light Infrastructure — Nuclear Physics) fungerà da laboratorio paneuropeo specializzato in un’ampia gamma di discipline scientifiche (fisica fondamentale innovativa, fisica nucleare e astrofisica all’avanguardia, scienza dei materiali, scienze della vita) e nella promozione di nuove tecnologie, come la microelettronica relativistica, con importanti benefici per la società, ad esempio in ambito medico, grazie a nuovi metodi di radiografia e adroterapia. ELI apporterà altresì un contributo significativo alla scienza dei materiali, grazie alla possibilità di comprendere e rallentare il processo di invecchiamento nei reattori nucleari e nell’ambiente, offrendo nuove soluzioni per il trattamento delle scorie radioattive. Il polo romeno di ELI, situato a Măgurele nel distretto di Ilfov, si concentrerà sulla fisica nucleare basata sulla tecnologia laser, prevedendo, ad esempio, la generazione di una radiazione gamma ad alta intensità mediante il collegamento di un acceleratore di particelle ad alta energia e di un laser ad alta potenza. All’inizio di marzo sono scaduti i bandi di gara per i lavori di costruzione degli edifici e dei sistemi gamma e laser, che dovrebbero iniziare rispettivamente in aprile e ad inizio maggio, dopo la valutazione delle offerte e l’attività dei ricercatori sulle relazioni concernenti il progetto tecnico. Il presidente della delegazione romena presso il Comitato delle regioni, Ion Prioteasa (PSE), ha dichiarato: «Siamo molto lieti che questo importante e apprezzato progetto venga realizzato in Romania e speriamo che i giovani ricercatori vedano riconosciuto il proprio lavoro e siano più propensi a rimanere a lavorare nel nostro paese». Il membro del CdR e presidente del distretto di Ilfov, Marian Petrache (ALDE), ha aggiunto: «Questo progetto di ricerca contribuirà essenzialmente ad attrarre e a promuovere investimenti in innovazione e ricerca, ma soprattutto creerà le sinergie necessarie per una crescita economica intelligente e sostenibile nel nostro distretto». Questo centro di ricerca all’avanguardia coinvolge circa 40 istituti accademici e di ricerca in 13 Stati membri dell’UE, che assieme formano un’infrastruttura laser paneuropea che punta ad accogliere la sorgente laser più potente del mondo. I primi tre siti, che dovrebbero entrare in funzione nel 2015, saranno localizzati a Praga (Repubblica ceca), Szeged (Ungheria) e Măgurele (Romania). ELI, che ha già ottenuto uno stanziamento finanziario di oltre 700 milioni di euro, sarà la prima grande infrastruttura ad essere realizzata nella parte orientale dell’Unione europea. Attualmente la Romania investe solo lo 0,5 % del PIL in ricerca e sviluppo, sia nel settore pubblico che in quello privato. Essa deve quindi raggiungere la soglia del 2 % prevista dalla strategia Europa 2020, nel quadro dell’obiettivo principale del 3 % concordato a livello europeo. Il progetto ELI-NP mira pertanto a migliorare la capacità di ricerca della Romania e a stimolare il trasferimento di tecnologia tra gli istituti di ricerca e sviluppo e le imprese, offrendo al paese un vantaggio competitivo e aiutandolo a orientarsi correttamente verso la crescita intelligente. Un’industria automobilistica competitiva come motore delle regioni europee Christian Buchmann (AT/PPE), assessore provinciale agli Affari economici ed europei e alla Cultura del Land Stiria In Europa l’industria automobilistica dà lavoro direttamente o indirettamente a più di 12 milioni di persone. Anche in Stiria questo settore costituisce uno dei tradizionali punti di forza dell’economia: attualmente oltre 40 000 persone lavorano nelle 180 aziende che costituiscono il raggruppamento dell’industria automobilistica della regione. Queste cifre dimostrano che lo sviluppo delle regioni europee è indissolubilmente legato a un futuro promettente dell’industria automobilistica in Europa. Già nel 2010 il Comitato delle regioni ha adottato un parere in cui invitava la Commissione europea a elaborare una politica industriale sostenibile e di lungo periodo per il settore dell’automobile. Con la comunicazione «CARS 2020» la Commissione ha presentato un piano d’azione sul sostegno da fornire in futuro all’industria automobilistica. Negli ultimi anni la Stiria ha partecipato attivamente ai lavori dell’Intergruppo Auto per elaborare una serie di raccomandazioni nel quadro del «processo CARS 21». La commissione Politica economica 12 e sociale (ECOS) mi ha nominato relatore del parere in merito al progetto della Commissione sull’argomento. In qualità di rappresentanti delle regioni d’Europa abbiamo il compito di analizzare la proposta della Commissione adottando un approccio critico e costruttivo ed è ciò che faremo nelle prossime settimane, con l’obiettivo di porre le basi di una politica industriale sostenibile a livello europeo. Visto che il Land Stiria è stato insignito dal CdR del titolo di regione imprenditoriale europea (REE) 2013, ho invitato i membri della commissione ECOS a partecipare a una riunione fuori sede a Graz. Oltre alla riunione del 27 giugno, il giorno successivo, il 28 giugno, si terrà un convegno internazionale sul tema «Un’industria automobilistica competitiva e sostenibile nelle regioni». In quest’occasione intendiamo esaminare le possibilità che si presenteranno alle diverse regioni dell’auto nel prossimo periodo di programmazione, per discutere delle modalità con cui le regioni e le città possono offrire in futuro un sostegno mirato all’innovazione. 2013 work programme and political priorities Sfide del settore automobilistico: una prospettiva regionale Il settore dell’automobile è particolarmente importante per l’UE, innanzi tutto in termini di occupazione, dato che ne dipendono nella sola UE 12 milioni di posti di lavoro (diretti, indiretti e indotti). Questo settore è inoltre il primo per investimenti nello sviluppo tecnologico, ed è uno di quelli che hanno contribuito maggiormente alla ridistribuzione della ricchezza e alla creazione di attività imprenditoriali nell’UE. non quello di disperdere precedenti sforzi pubblici e privati. La soluzione consiste invece nel pervenire a una maggiore competitività delle nostre fabbriche, un compito che deve essere condiviso da lavoratori, imprese e governi. È questa la strategia perseguita in Castiglia e León negli ultimi sei anni, in stretta collaborazione con i soggetti sociali, l’industria, il governo regionale e quello nazionale. Il settore affronta attualmente sfide decisive e risente di tendenze contrastanti. Da un lato si osserva nelle regioni europee una tendenza a ristrutturare le capacità produttive in risposta alla contrazione del mercato, dall’altro la tutela dell’occupazione e dell’attività industriale costituisce un evidente interesse pubblico. Questo approccio si è consolidato attraverso un accordo quadro per la competitività e l’innovazione industriale, e si è articolato attraverso i piani industriali dei produttori presenti nella regione. Ciò ha reso possibile un coinvolgimento comune del settore sociale, di quello industriale e di quello pubblico, nel quadro di un chiaro impegno per la formazione, la tecnologia, la capacità industriale, la flessibilità e, in definitiva, la competitività. Per le regioni europee, come la Castiglia e León, il cui prodotto interno lordo dipende in misura maggiore dal settore automobilistico, è indispensabile equilibrare in maniera intelligente queste spinte contrastanti. Non va dimenticato che anche le case automobilistiche hanno interesse a mantenere la capacità produttiva di impianti nei quali hanno investito tecnologie, formazione e capitale, e che per l’UE risulta parimenti utile mantenere in vita un’attività che ha un livello elevato di qualificazione e di produttività, nella quale i fondi strutturali sono intervenuti in quanto fattori di ridistribuzione territoriale. La soluzione non consiste quindi nella riduzione delle capacità produttive dell’industria automobilistica europea, e in particolare spagnola, perché ciò non avrebbe altro effetto se Tuttavia il settore automobilistico europeo deve far fronte anche ad altre sfide, tra cui quella della mobilità sostenibile. L’Europa dev’essere capace di guidare lo sviluppo di tecnologie della mobilità elettrica, o ibrida, per un settore sostenibile e capace di generare occupazione. Nel contesto di un mercato che appare tuttora esitante nei confronti di queste nuove formule, risulta necessario, da un lato, sviluppare le infrastrutture di ricarica in un quadro armonizzato, e dall’altro, attuare strategie di motivazione per questo mercato. Sarebbero questi i fondamenti di un modello comune per questo essenziale comparto dell’industria automobilistica europea, che rappresenta anche una delle principali sfide industriali future per la Castiglia e León. Juan Vicente Herrera Campo (ES/PPE), presidente della comunità autonoma di Castiglia e León, presidente dell’intergruppo del CdR per il futuro dell’industria automobilistica La regione di Opole: innovazione all’europea La regione di Opole viene definita come una delle regioni più europee della Polonia, particolarmente interessante per gli investitori e al tempo stesso ideale come posto per vivere. Ciò che attira in special modo i nuovi investitori sono innanzitutto il basso costo del lavoro, la disponibilità di manodopera qualificata, i prezzi dei terreni, l’accessibilità dei trasporti (prossimità dell’autostrada A4), l’ubicazione geografica, le infrastrutture comunali, le aree d’investimento disponibili nonché il tessuto produttivo esistente. Un ruolo importante svolge anche l’amministrazione pubblica, grazie al suo approccio nei confronti dei nuovi investitori, alla creazione di condizioni propizie per lo sviluppo dell’imprenditorialità e alla collaborazione tra enti locali e regionali ed imprese. La qualità dei servizi offerti dalla nostra regione agli investitori è stata valutata in termini estremamente positivi dall’agenzia nazionale polacca per l’informazione e gli investimenti stranieri, che le ha attributo, sotto questo punto di vista, il secondo posto nel paese. Inoltre, le zone economiche speciali della nostra regione possono competere con le migliori al mondo per ritmo di sviluppo. Gli sforzi compiuti per attirare gli investitori sono stati riconosciuti dalla rivista fDi Intelligence del Financial Times, che nel numero di febbraio 2012 ha pubblicato la classifica «Regioni europee del futuro 2012-2013». In questa graduatoria la regione di Opole figura al 2° posto tra quelle dei paesi dell’Europa centro-orientale e al 22° posto tra quelle europee per la sua strategia nei confronti degli investitori stranieri. Le questioni riguardanti l’economia regionale e gli investimenti stranieri trovano in effetti ampio spazio nella nuova strategia di sviluppo regionale, che copre il periodo fino al 2020. In essa le REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ MARZOAPRILE 2013 indicazioni riguardanti l’economia sono state arricchite di elementi che riguardano il sostegno sistemico per attirare gli investimenti, il trasferimento di conoscenze e l’innovazione, l’aumento della competitività delle imprese nonché il mantenimento e lo sviluppo di rapporti di partenariato con l’estero. La regione possiede una struttura industriale diversificata, rappresentata principalmente dai settori alimentare, chimico, energetico e metallurgico e dalla produzione di calce e cemento e di mobili in legno. Tra le maggiori imprese operanti nella regione figurano Elektrownia Opole, Górażdże-Heidelberg, Danone-Nutricia, Velux, ZOTT, Marcegaglia, Kraft Foods, Keiper Johnson Controls e Nestlé. Non è un caso se gli abitanti della regione di Opole sono noti per essere buoni amministratori, persone che affrontano ogni problema con saggezza e ponderazione e gestiscono efficacemente il loro territorio. A conferma di ciò, il fatto che essa si è rivelata leader incontestato nell’utilizzo dei finanziamenti dell’Unione europea — da parte degli enti regionali e locali, delle strutture di sostegno alle imprese, della scienza ma anche degli imprenditori. Una grossa percentuale (37 %) delle risorse disponibili nel quadro del programma operativo regionale della regione di Opole nel periodo 2007-2013 è stata destinata allo sviluppo dell’imprenditorialità, dell’innovazione e del settore ricerca e sviluppo. Vale la pena sottolineare che, tra tutti i programmi operativi regionali, quello di Opole è il programma che ha destinato la più alta percentuale di risorse allo sviluppo economico. Jóźef Sebesta (PL/PPE), presidente della regione di Opole Tra i maggiori obiettivi della giunta regionale dopo il 2013 figurano iniziative a sostegno dell’innovazione nell’economia e progetti per contrastare il calo demografico nella regione. 13 La prospettiva delle regioni Il futuro dell’energia solare europea si trova nel deserto di Tabernas (Spagna) José Antonio Griñán (PSE), presidente della Giunta dell’Andalusia Veduta aerea della Piattaforma solare di Almería (Spagna) 14 La provincia di Almería, nel sud della Spagna, è divenuta uno dei principali centri europei di ricerca sull’energia solare, grazie ai lavori eseguiti nel deserto di Tabernas dal Centro tecnologico per le energie rinnovabili (CTAER) e dalla Piattaforma solare di Almería, la quale fa parte di un organismo pubblico, il Centro di ricerche energetiche, ambientali e tecnologiche (Ciemat) del ministero spagnolo dell’Economia e della concorrenza. Nel novembre del 2010, la Commissione europea ha riconosciuto il progetto EU-Solaris (Infrastruttura europea di ricerca sulla concentrazione dell’energia solare) come una delle attività prioritarie di ricerca in Europa (piano strategico di tecnologia energetica — SET). Tale progetto è entrato a far parte del programma del Foro strategico europeo sulle infrastrutture di ricerca (ESFRI), principale organismo europeo incaricato di coordinare l’integrazione scienti- fica sul continente. Il principale obiettivo del progetto EU-Solaris è quello di migliorare il livello delle tecnologie impiegate per mantenere e rafforzare il primato europeo in questo campo. Nel quadro di tale progetto vengono attualmente sviluppate nuove tecnologie nel campo della concentrazione eliotermica, e la sede di Almería coordina il lavoro dei principali centri di ricerca del settore. Oltre alla Spagna, i paesi rappresentati nel consorzio sono la Germania, Cipro, la Francia, la Grecia, l’Italia, il Portogallo, la Turchia e Israele. Il progetto UE-Solaris è inoltre sostenuto dal governo regionale dell’Andalusia e dall’Associazione europea dell’industria solare termoelettrica Estela. A giudizio della commissaria europea responsabile della Ricerca, dell’innovazione e della scienza, Máire Geoghegan-Quinn, tale impianto «consentirà attività originali di ricerca e innovazione, e potrebbe a conti fatti contribuire a garantire il futuro approvvigionamento energetico dell’UE». La Commissione europea ha approvato nel dicembre del 2012 la fase preparatoria del progetto, con un bilancio di La prospettiva delle regioni Torre Helio mobile nel Centro tecnologico per le energie rinnovabili di Almería (Spagna) 4,45 milioni di euro distribuito su quattro anni. Durante tale fase preparatoria, il progetto UE-Solaris sarà dotato di una personalità giuridica e di un meccanismo di finanziamento. I vari soci del consorzio elaboreranno inoltre la strategia di lavoro e la struttura organizzativa, allo scopo di individuare le possibili sinergie e complementarità tra i centri di ricerca. In più, gli impianti già esistenti saranno rinnovati e verranno costruite nuove infrastrutture, il cui completamento è previsto per il 2016, con un investimento totale di 80 milioni di euro. José Antonio Griñán (PSE), presidente della Giunta dell’Andalusia, osserva che «dalla creazione della Piattaforma solare di Almería, nel 1980, alla costituzione del Centro tecnologico per le energie rinnovabili nel 2007, le imprese spagnole e andaluse di questo settore hanno occupato i primi posti al mondo, con la costruzione in Spagna di 43 centrali eliotermiche (1954 MW), delle quali 21, con una capacità di generazione di 951 MW, sono in Andalusia». Prosegue affermando che «la partecipazione della Piattaforma solare di Almería e del Centro tecnologico per le energie rinnovabili consolida la posizione dell’Andalusia e ne accresce la visibilità internazionale in un settore, come quello dell’energia solare, caratterizzato da potenzialità enormi e da una forte competitività, dimostrando la capacità della regione di concorrere come leader mondiale». Infrastrutture di questo genere contribuiscono in maniera importante allo sviluppo economico a livello locale, regionale, nazionale ed europeo, ma il costo di sviluppo, avviamento e mantenimento di un centro di questo tipo è molto elevato e, talvolta, è al di là della portata di un singolo gruppo di ricerca. Occorre pertanto costituire dei quadri di cooperazione tra differenti regioni e paesi. Per tale ragione, nel 2009, la Commissione europea ha proposto un quadro giuridico specifico, per offrire una personalità giuridica a questo tipo di infrastrutture di ricerca europee riconosciute in tutti gli Stati membri. Queste nuove infrastrutture svolgono le proprie attività in vari paesi, ma hanno lo status di organizzazioni e possono cooperare con paesi terzi e organizzazioni intergovernative. Nieves Tejada Castro, Comitato delle regioni Collettori cilindrici parabolici, Piattaforma solare di Almería (Spagna) Il governo regionale ritiene inoltre che il progetto EU-Solaris abbia consentito di promuovere la posizione internazionale dell’Andalusia nel settore energetico, apportando grandi benefici alla Spagna e contribuendo allo sviluppo economico della regione. Le infrastrutture europee di ricerca La strategia di crescita dell’UE per il periodo 2014-2020 ha l’obiettivo prioritario di realizzare una crescita sostenibile, innovativa e inclusiva entro il 2020. In questa prospettiva, le attività di ricerca, sviluppo e innovazione svolgono un ruolo fondamentale nelle varie politiche europee. Nel campo della politica energetica, uno degli obiettivi più ambiziosi è quello di pervenire a una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra pari al 20 %, di garantire che il 20 % dell’energia utilizzata provenga da fonti rinnovabili e di ridurre del 20 % l’impiego di energia primaria europea. Tali obiettivi richiedono che venga fornito sostegno alle infrastrutture di ricerca nei vari settori. Per questa ragione, l’UE ha avviato varie iniziative, che hanno consentito di definire la strategia e i programmi operativi per realizzare il piano strategico di tecnologia energetica. REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ MARZOAPRILE 2013 15 La tribuna dei relatori Aiuti di Stato: il ruolo degli enti territoriali è essenziale La crisi ha reso agli investimenti pubblici la loro legittimità. Lo Stato e gli enti locali sono nuovamente riconosciuti come protagonisti della vita economica, mentre la visione neoliberale del ridimensionamento della cosa pubblica sembra al tramonto. Chi dice investimenti pubblici dice investimenti da parte degli enti locali, e dice anche aiuti di Stato. Il ruolo degli enti territoriali in materia di aiuti di Stato è quindi essenziale. Christophe Rouillon (FR/PSE), sindaco di Coulaines, relatore del parere del CdR sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione d’imprese in difficoltà Gli aiuti degli enti locali sono fra l’altro quelli da dedicare all’occupazione e al sostegno per le imprese in via di ristrutturazione, agli sforzi nel campo dell’istruzione e della formazione professionale, per la sicurezza dei percorsi professionali e la rivitalizzazione dei bacini occupazionali, nonché quelli che rispondono all’esigenza di anticipare e accompagnare le ristrutturazioni. Occorre dunque astenersi dai giudizi morali o ideologici: gli aiuti di Stato non sono un male, ma non sono neanche per forza un bene. Devono infatti essere calibrati e inquadrati correttamente affinché abbiano senso dal punto di vista economico e possano servire l’interesse generale. Gli aiuti di Stato al salvataggio e alla ricostruzione aziendale non devono essere utilizzati, ad esempio, per impedire l’uscita dal mercato di imprese senza prospettive future; al contrario, possono risultare utili quando perseguono l’obiettivo di aiutare imprese strutturalmente in grado di produrre utili a superare un periodo d’instabilità, a difendere un patrimonio di competenze industriali, a preservare il tessuto economico di un territorio, a svolgere all’occorrenza un ruolo di servizio pubblico o persino a mantenere una struttura di mercato concorrenziale, e a consentire alle imprese di far fronte a tensioni passeggere della concorrenza mondiale. Concretamente, il parere da me presentato è imperniato sui sette obiettivi che seguono: — l’opposizione all’ipotesi di restringere l’ambito d’applicazione degli orientamenti alle imprese che sono oggetto di procedure formali di insolvenza; — la richiesta di aumentare l’importo massimo degli aiuti per una singola impresa da 10 (somma fissata nel 2007) a 15 milioni di euro, per tener conto dell’inflazione e dell’aumento del PIL; — l’estensione a sei mesi del periodo massimo per gli aiuti finalizzati al salvataggio delle imprese, con possibilità di rinnovo per altri sei mesi; — la possibilità di prevedere delle contropartite all’impegno degli enti pubblici, come il divieto di versare dividendi durante il periodo di ristrutturazione; — l’applicazione per analogia della clausola «antidelocalizzazione» di cui al regolamento sui fondi strutturali, in forza della quale, qualora l’investimento non venga mantenuto per un periodo di cinque anni, o di tre anni nel caso di una PMI, si procede al recupero degli aiuti; — l’introduzione di specifiche soglie minime per la notifica alla Commissione degli aiuti di Stato, pari a 200 000 euro per le PMI e a 500 000 euro per le altre imprese; — la creazione di una «task force» della Commissione europea composta in particolare dalle parti sociali, per trasmettere rapidamente alle imprese le informazioni giuridiche e finanziarie indispensabili al loro salvataggio. Potenziare e concentrare la cooperazione internazionale dell’UE nelle attività di ricerca e innovazione Il 14 settembre 2012 la Commissione europea ha presentato una comunicazione con l’obiettivo di racchiudere all’interno di un unico quadro organico di riferimento la strategia comunitaria di cooperazione internazionale nel settore della ricerca e dell’innovazione. Paolo Valentini Puccitelli (IT/PPE), Consiglio regionale della Lombardia Partendo dalla considerazione che i mutamenti avvenuti a livello globale nel corso dell’ultimo decennio abbiano avuto un riflesso anche nel campo della ricerca — definendo una logica multipolare all’interno della quali i paesi emergenti (in particolare i BRICS) giocano un ruolo sempre più significativo e caratterizzata da un’interconnessione sempre maggiore a livello internazionale — la comunicazione si poneva come obiettivo strategico il rafforzamento dell’eccellenza scientifica dell’Unione e della propria attrattività e competitività economica e industriale su scala mondiale. In questo contesto, ho particolarmente apprezzato l’idea che le grandi sfide sociali (quali, ad esempio, il cambiamento climatico, la lotta alle malattie, la sicurezza alimentare) necessitano di essere affrontate con un approccio sempre più globale, promuovendo una massa critica adeguata alla loro portata. Il mio parere riconosce pienamente lo sforzo meritorio della Commissione europea nel tentare di definire all’interno di un quadro chiaro e completo la cooperazione internazionale nel settore della ricerca ed elogia la rassegna ordinata e sintetica degli strumenti e delle controparti (potenziali) per la collaborazione internazionale nel campo della ricerca presentata nella comunicazione della Commissione europea. 16 Solo un approccio unico e integrato alla cooperazione internazionale potrà infatti garantire, da un lato, una reale collaborazione e complementarità tra le istituzioni europee e gli Stati membri, evitando duplicazioni e carenze nei collegamenti e nelle comunità scientifiche mobilitate, e, dall’altro, affiancare e sostenere le politiche esterne dell’Unione attualmente in essere, integrando la ricerca e l’innovazione in una serie di strumenti per l’azione esterna e non limitando il proprio raggio d’azione al solo programma Orizzonte 2020. Mi sono tuttavia posto anche l’obiettivo di arricchire con alcuni spunti costruttivi il testo della comunicazione, richiedendo innanzi tutto un pieno riconoscimento del ruolo degli enti regionali e locali nell’ambito di azione del documento legislativo. Essi sono infatti attori importanti nel campo della cooperazione internazionale e nel coordinamento delle attività di ricerca e innovazione: le loro politiche incidono in maniera significativa sullo sviluppo delle infrastrutture di ricerca e sulla creazione di strutture innovative (centri tecnologici, incubatori d’impresa, parchi scientifici) capaci di attirare scienziati e ricercatori, nonché promotori dell’innovazione. I livelli di governo regionali e locali riuniscono infatti, nei propri territori, i protagonisti del triangolo dell’innovazione, combinando mondo accademico e università, centri di ricerca e tutta una serie di gruppi economici ed industriali lungo differenti catene del valore nel campo dell’innovazione. A tal proposito, ho posto un forte accento sul fatto che la concorrenza a livello mondiale non si svolge soltanto tra La tribuna dei relatori Stati ma anche tra grandi sistemi regionali in cui sono ubicati distretti, raggruppamenti industriali guidati dalla ricerca, reti di imprese e poli commerciali: la dimensione regionale è chiamata a competere e a cooperare su scala internazionale con sistemi analoghi di altre parti del mondo. In sintesi, all’interno del documento ho evidenziato l’esistenza di tre tematiche generali di rilevanza regionale: la «diplomazia della scienza», la specializzazione intelligente e le infrastrutture di ricerca. Si sottolinea infatti l’importanza della cooperazione internazionale nel campo della ricerca e dell’innovazione in quanto strumento di soft power e meccanismo per migliorare le relazioni con paesi e regioni strategici. A tal proposito, ho ribadito la mia convinzione che la dimensione internazionale delle strategie di specializzazione intelligente (S3) sia cruciale, poiché rappresenta un volano essenziale per nuovi investimenti e opportunità sia per le regioni europee che per i paesi terzi. Per promuovere il cloud computing occorre sviluppare la cultura e l’insegnamento delle tecnologie informatiche Appena pochi anni fa erano in molti a sostenere che il cloud computing fosse solo un progetto accarezzato da qualche appassionato di informatica con la testa tra le nuvole. Oggi invece il concetto, pur rimanendo ancora piuttosto vago per la maggior parte della gente, si sta rapidamente affermando. Con lo sviluppo dell’accesso a Internet a banda larga le tecnologie informatiche sono diventate una sorta di servizio pubblico, proprio come la fornitura di acqua o di elettricità, e questo è stato il primo passo verso il cloud computing globale. La principale caratteristica delle modalità di stoccaggio offerte dal cloud computing è la possibilità di accedere ai dati ovunque e in qualsiasi momento, a prescindere dalla piattaforma di accesso utilizzata: questo aumenta l’efficienza dei servizi informatici e riduce il consumo di energia e di altre risorse, contribuendo così ad un ambiente sostenibile. Per di più, il cloud computing e la banda larga hanno ricadute positive sul mercato del lavoro e l’occupazione, e possono servire a rafforzare la coesione sociale e territoriale. Vi sono però diversi ostacoli ad un’ampia diffusione del cloud computing che impediscono di realizzarne tutto il poten- ziale. Un punto cruciale è l’effettivo sviluppo della cultura e dell’insegnamento delle tecnologie informatiche. Per quanto riguarda poi gli enti locali e regionali, sarà necessario tenere opportunamente conto delle loro attività nell’istituire, secondo la proposta della Commissione, un partenariato europeo per il cloud computing che faccia del settore pubblico un volano di innovazione e di crescita. Un’altra questione sollevata nel parere da me predisposto è l’esigenza di precisare quali sono gli organismi competenti per la normazione e la certificazione, nonché di stabilire se le norme di certificazione saranno elaborate a livello di Stati membri o dell’Unione. Anche il problema dei diritti d’autore e della riproduzione dei contenuti rimane tuttora irrisolto. Ultimo punto, ma non meno importante: dato che, insieme alla banda larga, il cloud computing può aiutare le regioni meno sviluppate a recuperare il loro ritardo grazie all’accesso più semplice ed economico al lavoro e ai mercati più distanti, l’aiuto a queste regioni non dovrebbe essere limitato alla fase di progettazione, ma estendersi anche al finanziamento necessario all’utilizzo. In fin dei conti, questa nuova tecnologia deve andare a vantaggio di tutti. Gábor Bihary (HU/PSE), consigliere comunale di Budapest, relatore del parere del CdR Sfruttare il potenziale del cloud computing in Europa «Memoria e cittadinanza europea» a Gdynia (Polonia) L’anno da poco iniziato vedrà l’Europa impegnata a celebrare il ventesimo anniversario dell’entrata in vigore del trattato sull’Unione europea. Il 2013, inoltre, è stato designato dalla Commissione europea «Anno europeo dei cittadini»: un’iniziativa che coinvolgerà i cittadini stessi, le organizzazioni della società civile e gli enti regionali in un dibattito sul significato degli articoli 9 («è cittadino dell’Unione chiunque abbia la cittadinanza di uno Stato membro») e 11 (partecipazione dei cittadini alla vita democratica dell’UE) di tale trattato. Garantire la libera circolazione delle persone, il diritto di voto nelle elezioni amministrative e in quelle del Parlamento europeo, l’esercizio dell’«iniziativa dei cittadini europei» e l’accesso ai documenti delle istituzioni dell’UE: questi gli obiettivi comuni dei governi degli Stati membri e delle istituzioni europee — obiettivi, però, ancora lontani dall’essere raggiunti. Il consiglio comunale di Gdynia (Polonia), che ho l’onore di presiedere, ha a sua volta avviato altre iniziative sul tema della cittadinanza dell’Unione, che vertono in particolare sulla componente «Memoria e cittadinanza europea». Se, infatti, i cittadini (specialmente coloro che rivestono cariche pubbliche o dirigono organi di informazione) omettono di riconoscere o addirittura di conoscere gli avvenimenti della storia europea (penso ad esempio ai «campi di concentramento polacchi»), l’integrazione europea diventa più difficile REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ MARZOAPRILE 2013 perché, così facendo, si favorisce l’insorgenza di totalitarismi e intolleranza, soprattutto nelle regioni e nei paesi che si trovano ancora ad affrontare gravi problemi economici e sociali. Ecco perché la costante necessità di un dialogo teso a ristabilire la verità risulta oggi ancora più pressante. A Gdynia il dialogo per ristabilire la verità prende le mosse dal progetto intitolato «Gdynia nella Seconda guerra mondiale»: il portale www.2wojna.gdynia.pl permetterà ai cittadini europei di Polonia, Repubblica ceca, Germania, Spagna, Francia, Regno Unito e altri paesi di prendere parte attiva a questo dibattito. Il consiglio comunale di Gdynia ha deciso di ampliare notevolmente l’ambito tematico e storico di questo progetto, nel quadro del programma «Europa per i cittadini»: oggi, infatti, esso si intitola «Gdynia ricorda e conserva la memoria dei suoi cittadini vittime dell’oppressione comunista e nazionalsocialista». Per quanto riguarda la nostra partecipazione ad altre iniziative europee, stiamo realizzando progetti comuni destinati principalmente a coloro che vivono nella regione del Mar Baltico — come Interface ed Enter Hub — e progetti economici congiunti come il «Corridoio logistico verde» della Botnia. Stanisław Szwabski (PL/AE), presidente del consiglio comunale di Gdynia E tutto ciò, non dimentichiamolo, nel corso dell’Anno europeo dei cittadini! 17 Notizie brevi e immagini Il Louvre-Lens al servizio dello sviluppo regionale in Europa Il museo Louvre-Lens ha aperto le porte al grande pubblico il 12 dicembre 2012. La scelta di aprire questa seconda sede del Louvre a Lens incarna la volontà di contribuire all’affermazione della regione Nord-Pas-deCalais come una delle regioni europee più attive. un’operazione di portata eccezionale per mettere l’arte e le opere più importanti alla portata delle popolazioni più diverse, dando un senso popolare e concreto all’impegno europeo. Fedele alla sua vocazione di far scoprire le proprie opere a un pubblico sempre più vasto, il museo del Louvre segna una nuova tappa della propria storia stabilendosi a Lens, ex città mineraria del Pas-de-Calais iscritta nel patrimonio mondiale dell’Unesco. Una regione europea valorizzata grazie a Euralens Un’iniziativa di solidarietà europea Il progetto Louvre-Lens è stato fortemente voluto dalla regione Nord-Pas-de-Calais, suo committente e principale finanziatore, ma ha anche beneficiato di un cofinanziamento europeo di 37,5 milioni di euro, pari al 25 % del totale. Grazie a questo cospicuo contributo, il Louvre-Lens è diventato uno dei progetti più importanti del periodo di programmazione 2007-2013 e rappresenta un’autentica leva per lo sviluppo economico e culturale in Europa. Esso inoltre costituisce Grazie al progetto urbano di gestione del territorio Euralens — ispirato alle esperienze condotte in altre parti d’Europa come Bilbao, Liverpool e la regione tedesca della Ruhr (IBA Emscher Park), che hanno trasformato dei bacini industriali o minerari afflitti da mille difficoltà in territori in grado di attrarre nuove attività — sono attesi a Lens 500 000 visitatori all’anno e si prevede che si apriranno prospettive inedite di sviluppo. Una delle prime ricadute positive di questa iniziativa è l’avvio, nel contesto del Settimo programma quadro europeo di ricerca e sviluppo, dell’innovativo progetto europeo Smartculture, inteso a rendere la cultura accessibile a tutti grazie alle nuove tecnologie. Le opere esposte nel museo saranno rinnovate periodicamente spaziando attraverso 6 000 anni di storia dell’arte. Plenaria ARLEM: cooperazione regionale e democrazia locale, le chiavi del processo di transizione nel Mediterraneo Per garantire il successo del periodo di transizione attualmente attraversato dai paesi della sponda sud del Mediterraneo, è essenziale promuovere la cooperazione regionale, consolidare il decentramento e rafforzare la capacità istituzionale a livello locale. Su queste priorità si fonderanno le attività dell’Assemblea regionale e locale euromediterranea (ARLEM) tese a contribuire ai processi di riforma in atto nella regione. Questo l’impegno assunto, col sostegno dell’Unione per il Mediterraneo, della Banca europea per gli investimenti (BEI) e della Commissione europea, dagli esponenti politici locali e regionali riunitisi il 18 febbraio a Bruxelles per la IV sessione plenaria dell’ARLEM. A due anni dalle rivolte della primavera araba, l’ARLEM intensifica il suo impegno a sostegno della transizione democratica nei paesi partner del Mediterraneo. «La promozione della democrazia a livello locale e regionale garantirà la continuità delle riforme necessarie a stimolare lo sviluppo territoriale e sociale» — ha dichiarato Ramón Luis Valcárcel Siso, presidente del Comitato delle regioni e copresidente dell’ARLEM, aprendo i lavori della sessione plenaria — «Sono convinto che anche il decentramento e la governance multilivello possano contribuire a evitare nuove crisi nella regione del Mediterraneo». Enti locali e regionali come «fattori del cambiamento» Gli ha fatto eco Youssef Ali Abd El-Rahman, governatore di Giza (Egitto) e copresidente dell’ARLEM, che ha sottolineato in particolare l’approccio pragmatico cui deve essere improntata l’attività dell’Assemblea: «L’ARLEM deve costituire un meccanismo di sostegno per assistere gli enti locali e le regioni nella messa a punto di politiche sostenibili in settori ad alto potenziale, come la gestione dell’acqua, le energie rinnovabili, lo sviluppo urbano, il turismo ecologico e la formazione tecnica. Occorre inoltre agevolare l’accesso 18 ai finanziamenti per sostenere queste politiche. Anche il rafforzamento della capacità istituzionale degli attori locali e regionali è essenziale, e intendiamo lanciare un’azione concreta in questo senso». Rivolgendosi ai membri dell’ARLEM, Kristalina Georgieva, commissaria europea per la Cooperazione internazionale, gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi, ha insistito sulla responsabilità fondamentale degli enti locali e regionali come «fattori del cambiamento» durante la fase di transizione nei paesi della sponda sud, sottolineando che le città e le regioni hanno un triplice ruolo: «ammortizzatori, stabilizzatori e amplificatori della voce del popolo». Fin dalla sua creazione, l’ARLEM si impegna per il rafforzamento della dimensione territoriale dell’Unione per il Mediterraneo (UpM). In quest’ottica, il segretario generale dell’UpM Fathallah Sijilmassi, che ha firmato una lettera d’intenti congiunta con l’ARLEM, ha messo in particolare rilievo le conseguenze negative dell’assenza di un modello per la cooperazione regionale. «Quella del Mediterraneo è la regione del mondo in cui l’integrazione è più debole. La perdita di guadagno che ne deriva dimostra chiaramente che è giunto il momento per il Mediterraneo di intraprendere seriamente la cooperazione regionale». Sijilmassi indica senza esitazione nella lotta alla disoccupazione la priorità fondamentale dell’UpM, ricordando l’urgenza di sostenere iniziative tese a creare «posti di lavoro produttivi e di qualità» nei paesi del Mediterraneo. Gli obiettivi dell’ARLEM per il 2013 La plenaria ha approvato gli obiettivi dell’ARLEM per il 2013 adottando la relazione sulla dimensione territoriale dell’UpM, incentrata su tre priorità: consolidare il decentramento e la regionalizzazione, far sì che le priorità dell’UpM includano Notizie brevi e immagini una dimensione territoriale, contribuire allo sviluppo di una strategia macroregionale e una politica di coesione nell’area euromediterranea. La relazione ha riscosso l’entusiasta approvazione di Bernardino León, rappresentante speciale dell’UE per la regione del Mediterraneo meridionale, che ha invitato l’ARLEM ad aderire alle task force già costituite al fine di promuovere la cooperazione tra i partner. Il vicepresidente della BEI Philippe de Fontaine Vive ha ricordato la necessità di stimolare la costruzione di capacità degli attori locali nei paesi partner, in linea con la proposta dei copresidenti dell’ARLEM circa il lancio di un progetto per il rafforzamento delle competenze e delle capacità istituzionali negli enti locali e regionali. I membri dell’ARLEM hanno discusso inoltre del ruolo degli enti locali e regionali rispetto a due questioni specifiche che hanno un rilievo particolare per la regione del Mediterraneo: la promozione del turismo ecologico al fine di mitigare l’ec- cessiva pressione sulle risorse naturali e l’ambiente (relatrice Michèle Sabban, presidente dell’Assemblea delle regioni d’Europa e vicepresidente della regione Île-de-France) e la modernizzazione della formazione tecnica e professionale per migliorare la qualità del capitale umano e favorire la mobilità professionale (relazione presentata da Peter Bossman, sindaco di Pirano, Slovenia). In quest’ottica, l’ARLEM ha inoltre firmato una dichiarazione d’intenti congiunta con la Fondazione europea per la formazione professionale (ETF) volta a creare sinergie con l’agenzia dell’UE che si occupa della riforma dei sistemi d’istruzione e formazione e del mercato del lavoro, nel quadro della politica di relazioni esterne dell’UE. L’ETF era rappresentata dalla sua direttrice, Madlen Serban. Per saperne di più: www.cor.europa.eu/arlem L’Assemblea nazionale del Galles si allinea ai suoi omologhi europei per garantire le buone pratiche in materia di controllo legislativo Molte regioni e città europee hanno piccoli parlamenti e assemblee, e molti di essi, come nel caso dell’Assemblea nazionale del Galles, sono di creazione relativamente recente. Io stessa, come ex membro del Comitato delle regioni, ho collaborato con molte di queste istituzioni, e mi è chiaro che tutti noi, regolarmente, ci impegniamo al massimo per adottare approcci innovativi in materia di servizi parlamentari e controllo legislativo. Questo collegamento con il CdR è stato ulteriormente rafforzato dal lavoro dei membri della nostra Assemblea. La deputata Christine Chapman, che si è recentemente dimessa dal CdR, aveva svolto un lavoro dettagliato sulla strategia Europa 2020, mentre poco tempo fa l’attuale membro del CdR Rhodri Glyn Thomas ha raccontato, in questa stessa pubblicazione, del suo lavoro di relatore inteso a ricercare maggiori sinergie tra i bilanci UE, nazionali e subnazionali. La Giornata della vita e della cultura gallese, celebrata ogni anno il 1o marzo, giorno di San Davide, ha fornito all’Assemblea nazionale un’eccellente opportunità per riconoscere che tali partenariati non soltanto ci aiutano a migliorare la nostra reputazione, sulla scena mondiale, di organo parlamentare esemplare e innovativo, ma sostengono anche le regioni e le città in tutta Europa. discusso del nostro programma di sviluppo delle capacità, che prevede un perfezionamento professionale costante per i membri dell’Assemblea. In questo sostegno rientra anche lo sforzo di potenziare le funzioni di controllo dell’Assemblea, ad esempio impartendo formazioni sul controllo legislativo e finanziario, aiutando i membri e i loro collaboratori ad affrontare dei problemi nei rispettivi collegi, nonché sostenendo quelli di loro che hanno delle responsabilità in quanto datori di lavoro. Persino paesi lontani come Trinidad e Tobago, il Pakistan e lo Sri Lanka hanno manifestato interesse per queste innovazioni. È chiaro quindi che le città e le regioni d’Europa sono vere e proprie incubatrici di idee innovative e svolgono un ruolo crescente nello sviluppo di prassi parlamentari innovative in tutta Europa e a livello globale. Per questo attendo con vivo interesse nuovi scambi di idee con colleghi di tutta Europa nel prossimo futuro. Rosemary Butler, presidente dell’Assemblea nazionale del Galles Rosemary Butler, presidente dell’Assemblea nazionale del Galles, con Jan Peumans, portavoce del parlamento fiammingo Come molti di voi sapranno per aver collaborato con noi nell’ambito del CdR e della Conferenza delle assemblee legislative regionali europee (CALRE), l’Assemblea del Galles ha condiviso con assemblee regionali di tutta Europa gli approcci adottati in una vasta gamma di settori, come il coinvolgimento dei cittadini, la democrazia elettronica e la formazione dei membri. Il 21 e 22 febbraio, insieme ai membri dell’organo esecutivo dell’Assemblea, ho incontrato alcuni colleghi del parlamento fiammingo, quale seguito della visita di una delegazione fiamminga in Galles lo scorso anno. In entrambe le occasioni abbiamo scambiato informazioni su come stiamo lavorando per coinvolgere maggiormente i cittadini tramite il nostro sistema di petizioni online e i nostri servizi di prossimità, e anche su come questo coinvolgimento contribuisce al processo di controllo dei lavori del Comitato. Con Jan Peumans, portavoce del parlamento fiammingo, abbiamo inoltre REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ MARZOAPRILE 2013 19 Notizie brevi e immagini Regioni e comuni d’Europa n. 82 Direttore: Laurent Thieule, direzione Comunicazione, stampa ed eventi Capo unità: Serafino Nardi, unità Stampa, comunicazione interna ed esterna Caporedattore: Branislav Stanicek Foto: Archivi del Comitato delle regioni Progetto grafico: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea (Lussemburgo) Comitato delle regioni, direzione Comunicazione, stampa ed eventi rue Belliard/Belliardstraat 99-101 1040 Bruxelles/Brussel BELGIQUE/BELGIË Tel. +32 22822211 Fax +32 22822325 [email protected] Regioni e comuni d’Europa è una newsletter del CdR edita dalla direzione Comunicazione, stampa ed eventi. Il contenuto della presente newsletter non rispecchia necessariamente le opinioni e i punti di vista delle istituzioni dell’Unione europea. Né le istituzioni né gli organi dell’Unione europea, né chiunque agisca a loro nome potranno essere considerati responsabili di un eventuale uso improprio delle informazioni qui contenute. Disponibile in sei lingue. Disponibile anche online in formato PDF sul sito: http://www.cor.europa.eu > Stampa > Regioni e comuni d’Europa © Unione europea, 2013 Printed in Belgium @EU_CoR Valcárcel Siso esorta il Parlamento europeo a migliorare l’accordo sul bilancio dell’UE Il presidente del Comitato delle regioni (CdR) Ramón Luis Valcárcel Siso ha sottolineato che l’accordo raggiunto dal Consiglio europeo sul quadro finanziario pluriennale 2014-2020 va considerato come il punto di partenza per concepire il migliore bilancio possibile nel corso dei prossimi negoziati. Rivolgendosi, il 19 febbraio scorso, alla commissione per lo Sviluppo regionale (REGI) del Parlamento europeo, il presidente Valcárcel Siso ha invitato il Parlamento a migliorare le disposizioni dell’accordo in materia di coesione, al pari dell’intero pacchetto legislativo su questa politica. «Rispetto al bilancio attuale, gli stanziamenti destinati alla politica di coesione dovrebbero subire una riduzione dell’8,5 %. Si tratta di un taglio considerevole, anche se non va dimenticato che solo un anno fa alcuni Stati membri avevano invocato lo smantellamento di questa politica», ha dichiarato Valcárcel Siso, aggiungendo che «l’accordo conserva il peso relativo della coesione nel bilancio dell’UE, mantiene l’architettura della riforma proposta dalla Commissione europea e consente a tutte le regioni di avviare la programmazione delle loro strategie d’investimento pluriennali. Considerato l’attuale contesto economico, si tratta di un risultato ragguardevole». Ciononostante, Valcárcel Siso ha sollecitato una maggiore flessibilità all’interno delle diverse linee di bilancio, in quanto essa è fondamentale per garantire l’applicazione efficace della politica regionale negli anni a venire. Il CdR appog- gia pertanto la richiesta formulata dal PE di condurre una revisione intermedia in modo da adattare il bilancio ai dati aggiornati e rispecchiare così la situazione reale delle regioni. Nel corso del dibattito con i membri della commissione REGI, il presidente del CdR si è detto contrariato da disposizioni come la condizionalità macroeconomica e la riserva di efficacia ed efficienza. Ha quindi invitato il Parlamento a fare quanto in suo potere per riaffermare le posizioni comuni raggiunte nei mesi scorsi e garantire che gli enti locali e regionali possano pianificare e attuare i loro programmi operativi sulla base di procedure di attribuzione necessariamente stabili, prevedibili ed imparziali. Quanto al pacchetto legislativo sulla politica di coesione, il presidente Valcárcel Siso ha espresso apprezzamento per i primi risultati conseguiti dal team negoziale del Parlamento e ha evidenziato le priorità del CdR, tra cui l’adozione del codice di condotta europeo sul partenariato, l’inserimento del concetto di strategia macroregionale nel regolamento generale, il pieno coinvolgimento degli enti locali negli accordi di partenariato e l’inclusione dei criteri demografici nella pianificazione dei programmi operativi. Il pieno coinvolgimento degli enti regionali e locali è fondamentale per realizzare l’agenda dell’UE per la crescita Il presidente del Comitato delle regioni, Ramón Luis Valcárcel, definisce il risultato del Consiglio europeo di primavera «un importante passo avanti verso un cambiamento urgente e necessario della strategia dell’UE volta a trovare un equilibrio tra le misure per il risanamento del bilancio e quelle per la crescita». Occorre un’interpretazione più flessibile del quadro giuridico in materia di bilancio per garantire alle regioni e alle città dell’UE un margine più ampio necessario a investire nella crescita e nella competitività e a promuovere l’occupazione giovanile. Valcárcel si compiace inoltre dell’importanza data all’attuazione del Patto per la crescita e di tutte le iniziative messe in atto per stimolare la ripresa: «Se la sua realizzazione è fondamentale e se l’Europa è davvero determinata a superare i ritardi e le difficoltà incontrati fino ad oggi nell’attuazione dell’agenda per la crescita, l’adeguato coinvolgimento degli enti regionali e locali nella pianificazione e nell’apporto di contributi concreti è l’unico modo per garantire che il denaro investito vada a vantaggio dei cittadini e delle imprese migliorando le opportunità a loro disposizione». A tal fine, il presidente auspica che si «rafforzi senza indugio, fin dal semestre europeo in corso, la cooperazione tra l’Unione e i livelli di governance nazionali, regionali e locali». Le vostre reazioni/i vostri commenti: [email protected] QG-AA-13-082-IT-C Secondo il presidente del CdR, pur in assenza di nuove decisioni formali, il Consiglio europeo ha aperto la strada allo sfruttamento delle possibilità offerte dalle regole in vigore per raggiungere un equilibrio tra investimenti strategici, da una parte, e risanamento di bilancio, dall’altra. Questo scenario consentirebbe alle regioni e alle città di proseguire i loro sforzi volti a creare nuovi posti di lavoro per i giovani e a rendere le nostre economie più competitive nel contesto di un migliore quadro di bilancio. Per molte regioni dell’UE si tratta di un aspetto essenziale per garantire la piena rea- lizzazione dei programmi operativi attuali della politica di coesione e l’effettivo avvio di quelli per il periodo 2014-2020.