regioni comuni d`europa

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regioni comuni d`europa
ISSN 1681-3251
UNIONE EUROPEA
Comitato delle regioni
REGIONI
COMUNI
D’EUROPA
N E W S L E T T E R D E L C O M I TAT O D E L L E R E G I O N I
Dossier speciale: Politica industriale
e sviluppo regionale
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Ramón Luis Valcárcel Siso, presidente del Comitato delle regioni
Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo
Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea,
responsabile per l’Industria e l’imprenditoria
Mercedes Bresso, prima vicepresidente del Comitato
delle regioni
Eric Schmidt, presidente di Google
N. 82 Marzo-aprile 2013
In questo numero troverete anche:
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Simone Beissel, consigliere comunale della città di Lussemburgo,
presidente della commissione ECOS del CdR
Marek Woźniak, presidente della regione Wielkopolska
e della commissione COTER del CdR
Claude Gewerc, presidente del Consiglio regionale della Piccardia
Christian Buchmann, assessore provinciale agli Affari economici
ed europei e alla Cultura del Land Stiria
Stanisław Szwabski, presidente del consiglio comunale di Gdynia
Il Comitato delle regioni è l’assemblea dell’UE
dei rappresentanti regionali e locali
Editoriale
Lavorare insieme, a tutti i livelli
di governo, per produrre cambiamenti
durevoli a vantaggio dell’industria e,
in ultima analisi, dei cittadini
Ramón Luis Valcárcel Siso
(ES/PPE), presidente del
Comitato delle regioni
Il Comitato delle regioni (CdR) è convinto che la strategia
Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile ed
inclusiva costituisca il quadro di riferimento per le misure di
politica economica e sociale. Oggi più che mai le sfide messe
in evidenza dalla crisi finanziaria, economica e sociale richiedono l’adozione di un approccio strutturato e di azioni precise che consentano di riprendere nuovamente il cammino
della crescita e della creazione di occupazione. In questo
scenario, la politica industriale dovrebbe ancora una volta
essere posta al centro dell’attenzione dei responsabili politici
a tutti i livelli di governo.
In sintesi, la politica industriale rappresenta l’80 % delle esportazioni e della spesa privata in ricerca e sviluppo, e quindi
continua ad alimentare il processo di globalizzazione delle
imprese europee. Tuttavia l’obiettivo previsto dalla strategia
Europa 2020 di raggiungere un tasso di occupazione del 65 %
della popolazione in età lavorativa non può essere conseguito se non viene seriamente riformulato l’approccio alla
politica industriale.
Nonostante la crisi, l’industria europea conta attualmente
35 milioni di occupati. Con un adeguato sostegno politico,
un’industria moderna, basata sull’innovazione e competitiva
potrebbe imprimere lo slancio necessario per mantenere l’occupazione esistente e creare milioni di nuovi posti di lavoro,
rimettendo l’intera economia su un sentiero di crescita. Dal
rilancio dell’industria deriverebbero altresì opportunità per la
giovane generazione di europei che sta incontrando enormi
difficoltà nella ricerca di un’occupazione.
Inoltre l’industria è strettamente collegata con i servizi, che
rappresentano il secondo più importante settore dell’economia europea. Il settore dei servizi, per prosperare, deve
poter contare su un settore industriale fiorente; e un adeguato sostegno da parte di tutti i livelli di governo potrebbe
fornire il contesto idoneo per realizzare tale obiettivo, attraverso misure politiche correttamente mirate, a sostegno
della ricerca e dello sviluppo, dell’innovazione, dello spirito
imprenditoriale e del passaggio all’economia digitale.
Le sfide che ci troviamo a fronteggiare oggi sono il risultato di
una serie di fattori: vi ha contribuito in parte il calo generale
della domanda, ma oltre a ciò vi sono anche alcuni squilibri
strutturali, che devono essere corretti. La capacità produttiva
dell’Europa è diminuita in alcuni settori mentre in altri sussiste
addirittura un problema di eccesso di capacità. Vi sono inoltre
crescenti preoccupazioni per quanto riguarda la delocalizzazione, il dumping sociale e la competitività delle imprese
europee. Il Comitato delle regioni ritiene che una priorità
chiave debba essere lo sviluppo di condizioni economiche
stabili e di meccanismi di governance a sostegno di tutte le
attività economiche in Europa, per consentire alle imprese
di beneficiare di un contesto equo e paritario, in linea con
lo spirito dei principi del mercato unico.
Le città e le regioni d’Europa sono direttamente influenzate
dai cambiamenti nel contesto industriale, dovendo farsi
carico dell’onere derivante dalla ristrutturazione o dalla chiusura degli impianti industriali. Inoltre, gli enti locali e regionali
sono anche responsabili delle politiche in materia di occupazione e formazione e dovrebbe pertanto essere loro garantita
una parte della titolarità nella definizione di tali politiche.
Alcune delle soluzioni sviluppate dal CdR, ad esempio i patti
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territoriali, offrono un contributo utile al raggiungimento
degli obiettivi della strategia Europa 2020, anche in materia
di politica industriale.
Il Comitato delle regioni ha fornito una risposta tempestiva
e pertinente per affrontare le difficoltà che sta attraversando
la nostra economia. Durante la mia presidenza, il CdR ha
assunto l’importante compito di organizzare una serie di
sette convegni collegati alle priorità tematiche delle iniziative
faro della strategia Europa 2020. I primi due convegni, dedicati alle iniziative faro Gioventù in movimento e Un’agenda
per nuove competenze e per l’occupazione, si sono già svolti,
mentre il terzo, dal titolo particolarmente appropriato Una
politica industriale per l’era della globalizzazione: il ruolo delle
regioni e delle città, avrà luogo a Bruxelles il 10 aprile 2013. Nel
quadro di tali manifestazioni intendiamo proporre soluzioni
concrete e condividere buone pratiche applicabili a livello
locale e regionale. Sono convinto che almeno alcune di
queste soluzioni già sperimentate siano anche applicabili al
livello europeo, e in questo modo le regioni e le città d’Europa possono fornire il loro contributo al rafforzamento della
base industriale europea.
Nel quadro della sua attività consultiva, il Comitato delle
regioni sta attualmente elaborando due pareri dedicati alle
sfide in materia di politica industriale. Il primo parere si concentra sul tema Un’industria europea più forte per la crescita
e la ripresa economica — Aggiornamento della comunicazione
sulla politica industriale, relatore: Claude Gewerc (FR/PSE),
presidente del consiglio regionale della Piccardia; mentre
il secondo parere, elaborato in risposta alla comunicazione
della Commissione europea CARS 2020: piano d’azione per
un’industria automobilistica competitiva e sostenibile in Europa,
relatore: Christian Buchmann (AT/PPE), membro del governo
della Stiria, si propone di esaminare i metodi migliori per
sostenere il settore industriale automobilistico con i suoi
12 milioni di posti di lavoro, fondamentali per la prosperità
delle regioni europee. Per massimizzare l’impatto di questo
parere, il Comitato organizzerà un convegno sul tema Un’industria automobilistica competitiva e sostenibile nelle regioni,
che avrà luogo in Stiria, regione di provenienza del relatore.
Il CdR ha già instaurato buone relazioni di lavoro con la struttura di CARS 21 che proseguiranno anche in seno al gruppo
di lavoro di alto livello CARS 2020.
Da un punto di vista più generale, le azioni intraprese dalle
regioni e dalle città a sostegno delle rispettive industrie
devono anche inquadrarsi nel contesto giuridico a livello
europeo. Tutte le parti devono infatti rispettare la legislazione UE relativa al mercato unico e soprattutto le norme in
materia di appalti pubblici, concessioni e aiuti di Stato. Per
questo motivo è altresì indispensabile che le città e le regioni
europee possano esprimere la propria voce quando si tratta
di apportare qualsiasi modifica a questo quadro normativo.
Nei prossimi anni il lavoro del Comitato delle regioni e la
partecipazione degli enti locali e regionali alla definizione
e attuazione della strategia Europa 2020 continueranno ad
essere fattore critico per il successo della strategia stessa.
Soltanto lavorando tutti insieme, a tutti i livelli di governo
e nel pieno rispetto reciproco, i responsabili politici europei potranno realizzare cambiamenti durevoli a vantaggio
dell’industria e soprattutto dei cittadini.
Intervista
L’Europa è in continua evoluzione e in profonda mutazione. L’Unione
europea si muove in un contesto globale sempre più complesso che va
ad accentuare alcuni specifici problemi ed esigenze di natura politica,
economica e sociale. La crisi finanziaria sta servendo a mettere in moto
il cambiamento, imponendo l’adozione di politiche innovative e di nuove
forme di governance, capaci di conciliare i molteplici interessi dei differenti
attori che rappresentano i diversi gruppi geografici e sociali. La redazione
di Regioni e città d’Europa ha incontrato Martin Schulz, presidente del
Parlamento europeo, per discutere di queste nuove sfide e di ciò che
l’UE sta facendo per affrontare la crisi. Parlando di una nuova politica
industriale, dell’avanzata del populismo e della tentazione di distorcere
i processi democratici, il presidente del Parlamento europeo ha osservato
che «questo nuovo populismo, caratterizzato da sentimenti antieuropeisti,
dall’ostilità verso gli immigrati e dall’antipolitica, è un sottoprodotto della
crisi e dell’abilità di politici populisti irresponsabili di riscuotere consensi
elettorali a buon mercato». Schulz ha inoltre difeso la visione a lungo
termine e gli interessi strategici dell’UE e dei suoi cittadini, affermando
che l’Unione deve continuare a sostenere, con il suo bilancio, delle politiche
lungimiranti. «In questi tempi di crisi abbiamo bisogno più che mai
di impulsi per promuovere la crescita e l’occupazione», ha sottolineato,
aggiungendo che gli enti locali e regionali sono attori fondamentali della
ripresa dell’Europa: «la politica europea è innanzitutto politica locale».
Intervista a Martin Schulz,
presidente del Parlamento europeo
«La politica europea è innanzitutto
politica locale»
Alla luce del rallentamento economico attuale, cosa
pensa si potrebbe fare a livello europeo nel prossimo
periodo finanziario per contribuire ad alleviare il peso
della crisi finanziaria sui cittadini europei e ridurre i tassi
di disoccupazione di diversi Stati membri?
Dobbiamo correggere i difetti dell’accordo raggiunto dal
Consiglio europeo l’8 febbraio scorso sul bilancio a lungo
termine dell’UE. La proposta rappresenta il quadro finanziario pluriennale più retrogrado in tutta la storia dell’UE, perché non dota l’Unione di un bilancio a misura di un mondo
globalizzato.
L’UE deve mantenere il sostegno a politiche lungimiranti che
promuovono la competitività e la ricerca. Certo, rispetto al
precedente quadro finanziario pluriennale, nella proposta
attuale vi è stato effettivamente uno spostamento verso le
misure a sostegno della ricerca, dello sviluppo e della crescita.
Ma le cifre proposte sono ben al di sotto di quelle che la
Commissione europea e il Parlamento europeo ritengono
necessarie affinché l’UE possa esplicare le sue potenzialità.
È un errore non spostare gli investimenti verso la ricerca e lo
sviluppo, l’istruzione, la formazione, le relazioni esterne e gli
aiuti allo sviluppo — tutti settori in cui il valore aggiunto
europeo è maggiore.
Lo dobbiamo ai cittadini europei che hanno continuato
a credere che l’Europa è parte della soluzione, non il problema, ai fini del superamento della crisi attuale. Gli inviti
insistenti di alcuni Stati membri a tagliare il bilancio possono
REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ MARZOAPRILE 2013
raccogliere popolarità, ma sono del tutto privi di fondamento
economico. In fin dei conti, ridurre il bilancio dell’UE (che
per oltre il 90 % viene investito negli Stati membri) significa indebolire la forma più efficace di impulso economico
esistente nell’UE. In tempi di crisi, questo impulso è più che
mai necessario per promuovere la crescita e l’occupazione.
In questo periodo si vedono in tutta Europa fabbriche
che un po’ alla volta chiudono o delocalizzano nei nuovi
mercati emergenti, mentre il settore finanziario si va
restringendo. Secondo il Parlamento europeo, quale
sarà l’evoluzione futura delle attività industriali e manifatturiere in Europa?
Dobbiamo tornare ai fondamentali che consentono alle
economie di crescere in modo sicuro e sostenibile. Per me,
questo significa tre cose:
In primo luogo, trasformare il settore finanziario in un motore
di crescita dell’economia reale: aumentare i prestiti alle
imprese, soprattutto quelle piccole e medie, che costituiscono la spina dorsale dell’economia europea, e intervenire
per stimolare piuttosto che deprimere i consumi delle famiglie. La tendenza a concedere prestiti in maniera sconsiderata
che ha innescato la crisi in paesi come l’Irlanda e la Spagna
non deve ripetersi mai più.
In secondo luogo, l’UE ha bisogno di un’autentica politica
industriale. Già nel 2010 il Parlamento europeo aveva chiesto di rivedere in maniera ambiziosa la politica industriale
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Intervista
europea nei comparti più colpiti dalla crisi, ma anche di
sfruttare le grandi potenzialità di crescita di settori come
quello delle tecnologie abilitanti fondamentali. La recente
comunicazione della Commissione va nella giusta direzione,
e il Parlamento europeo la sta esaminando attentamente.
Credo però che nella strategia della Commissione occorra
assegnare un posto più importante al concetto di flessibilità.
Quando un settore chiave europeo, come quello dell’industria siderurgica, attraversa una fase di crisi, l’UE dovrebbe
intervenire prontamente per garantire che vengano compiuti
investimenti strategici sufficienti per salvaguardare i posti di
lavoro, sempre tutelando l’ambiente e rispettando la politica
di concorrenza.
In terzo luogo, dobbiamo investire massicciamente nell’istruzione, nell’attività di ricerca e sviluppo e, soprattutto, nelle
persone. In un mondo globalizzato che cambia sempre più
velocemente, le imprese e le istituzioni pubbliche hanno il
dovere di aumentare l’occupabilità dei lavoratori facendo in
modo che dispongano sempre di competenze altamente
richieste. La sostenibilità occupazionale deve essere al centro dei nostri sforzi, mentre finora l’Europa si è concentrata
esclusivamente sulla sostenibilità delle finanze pubbliche.
In diversi paesi dell’UE assistiamo all’emergere di
nuove forme di populismo ed estremismo. In risposta
al crescente rischio di instabilità sociale, cosa pensa che
l’Unione europea potrebbe fare per contribuire a ravvivare un sentimento di unione nell’Anno europeo dei
cittadini 2013?
Questo nuovo populismo, caratterizzato da sentimenti
antieuropeisti, dall’ostilità verso gli immigrati e dall’antipolitica, è un sottoprodotto della crisi e dell’abilità di politici
populisti irresponsabili di riscuotere consensi elettorali
a buon mercato.
L’Unione europea deve reagire mostrando maggiore unità,
solidarietà e coraggio. Dovremmo essere guidati dallo spirito,
e non soltanto attenerci alla lettera, dei trattati. Quando la
gravità dei tempi lo richiede, dobbiamo essere in grado di
andare oltre gli interessi nazionali.
L’Anno europeo dei cittadini rappresenta un’ottima occasione per colmare il fossato che separa i cittadini dalle
istituzioni europee. A vent’anni dalla firma del trattato di
Maastricht, che ha segnato la nascita della cittadinanza europea, possiamo affermare a ragione che questa, inizialmente
considerata, con un certo sdegno, come una mera appendice
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forza, significato e legittimità. E il 2013 segnerà una nuova
tappa, con l’inaugurazione dell’iniziativa dei cittadini europei.
Ma la cittadinanza europea sta anche avanzando attraverso
la competizione politica. Già ora il Parlamento europeo contribuisce alla creazione di una realtà politica paneuropea
attraverso il confronto tra i rappresentanti politici in base
all’appartenenza politica, piuttosto che alla nazionalità. Tuttavia, le sfide che ci troviamo ad affrontare e la crisi economica,
finanziaria e occupazionale che colpisce i cittadini minacciano lo sviluppo di un’unione politica vera.
Infine, la maggior parte dei cittadini si sente scollegata
dalla politica di Bruxelles e, di conseguenza, l’affluenza
alle elezioni del Parlamento europeo rimane bassa.
Come si potrebbe stimolare il dibattito pubblico e l’interesse per la politica europea? In che modo pensa che
gli enti locali e regionali potrebbero contribuire a questo
processo?
Uno dei pochissimi effetti positivi della crisi è che i cittadini
europei si sono improvvisamente resi conto di quanto siano
interdipendenti e importanti le questioni europee, di quale
sia il ruolo che l’UE svolge nella stabilità dei loro paesi e di
quanto forte sia il suo impatto sulla loro vita quotidiana. Alla
fine del 2012, il 64 % degli europei ha dichiarato di avere
sentito parlare recentemente delle attività del Parlamento
europeo; si tratta di una percentuale superiore del 22 %
rispetto a quella rilevata alla fine del 2007.
Le prossime elezioni europee saranno diverse da quelle precedenti, non soltanto perché saranno le prime dopo l’entrata
in vigore del trattato di Lisbona, ma anche perché i cittadini
europei chiedono più controllo, trasparenza e responsabilità
da parte dell’UE.
Il rafforzamento dei partiti politici europei e l’emergere di
figure di spicco come candidati per la presidenza della Commissione consentiranno ai cittadini di operare una scelta più
chiara e un maggiore controllo sulle istituzioni comunitarie.
Si tratta di un’opportunità da non perdere.
Gli enti locali e regionali possono apportare un reale contributo a questo processo: i cittadini, gli amministratori
e i governatori regionali possono contribuire notevolmente
al dibattito sui benefici offerti dall’integrazione europea
e sugli aspetti che vanno migliorati, dalla politica di coesione
all’agricoltura, dalla protezione dell’ambiente alla pesca. La
politica europea è innanzitutto politica locale.
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Politica industriale e sviluppo regionale
Intervista ad Antonio Tajani, vicepresidente
della Commissione europea, responsabile
per l’Industria e l’imprenditoria
Antonio Tajani:
«La reindustrializzazione dell’Europa
partirà dal livello locale»
Se vogliamo che l’Europa rimanga un leader
economico a livello globale dobbiamo
riconoscere la centralità politica dell’industria.
È questo il messaggio di fondo trasmesso
dalla comunicazione Una politica industriale
per l’era della globalizzazione, adottata dalla
Commissione europea il 28 ottobre 2010 su
iniziativa del vicepresidente Antonio Tajani.
Oggi la strategia Europa 2020 definisce
un piano inteso a potenziare la crescita
e l’occupazione preservando e sostenendo
una base industriale forte, diversificata
e competitiva in Europa, che offra posti di
lavoro ben retribuiti e che utilizzi inoltre le
risorse in modo più efficiente. Regioni e città
d’Europa ha incontrato il vicepresidente Tajani
per parlare delle sfide che l’Europa deve
oggi raccogliere se vuole restare competitiva
a livello globale.
Negli ultimi cinque anni, dall’inizio della crisi economica,
la produzione industriale è diminuita in tutta Europa: in
Germania il tasso di produzione ha registrato un calo del
5,5 %, in Francia del 13,4 % e in Italia di quasi il 25 %.
Come interpreta queste cifre e le differenze tra Stati
membri dell’UE?
La crisi ha colpito duramente l’industria europea. Se guardiamo alla media UE, la produzione industriale si attesta un
12 % circa al di sotto del livello registrato prima della crisi,
all’inizio del 2008, e nel settore manifatturiero sono andati
perduti oltre 3 milioni di posti di lavoro. La situazione varia da
uno Stato membro e da un settore all’altro, e in effetti alcuni
si trovano ad affrontare difficoltà maggiori rispetto ad altri.
Vanno però segnalate anche numerose esperienze molto
positive, specialmente nei settori che sono stati meglio in
grado di approfittare della domanda sui mercati esterni. Tuttavia, a prescindere da queste differenze, esiste chiaramente
a livello europeo una sfida comune che è quella di rafforzare
l’industria e facilitare la ripresa economica e che richiede una
strategia europea comune.
Quali nuovi strumenti e strategie propone la Commissione europea per sostenere gli investimenti industriali?
La nuova strategia per la politica industriale adottata dalla
Commissione nell’ottobre 2012 si basa su quattro pilastri
tutti tesi verso lo stesso obiettivo, ossia stimolare gli investimenti e l’occupazione nell’industria europea. Le quattro
priorità sono: facilitare gli investimenti nelle nuove tecnologie e nell’innovazione, migliorare le condizioni di mercato sia
nel mercato interno che sui mercati internazionali, estendere
REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ MARZOAPRILE 2013
l’accesso ai finanziamenti e sostenere gli investimenti in capitale umano e competenze.
Antonio Tajani,
vicepresidente della
Commissione europea,
responsabile per l’Industria
e l’imprenditoria
Riguardo all’innovazione, in particolare, la Commissione ha
deciso di concentrarsi su sei linee d’azione prioritarie nel
campo dei mercati emergenti e delle tecnologie a elevato
potenziale: tecnologie di fabbricazione avanzate per la produzione «pulita»; tecnologie chiave; prodotti biologici; politica industriale sostenibile, edilizia e materie prime; veicoli
puliti e navi pulite; reti intelligenti.
Per ciascuna di queste sei priorità sono state create delle task
force di specialisti con il compito di individuare e affrontare le
sfide principali che ostacolano lo sviluppo delle potenzialità.
Le task force esamineranno aspetti regolamentari, come ad
esempio il quadro normativo, ma anche questioni relative
allo sviluppo delle infrastrutture, alle attività di ricerca e sviluppo e alle competenze. Per quanto riguarda il sostegno
finanziario, i progetti specifici potrebbero attingere ai nuovi
programmi dei fondi strutturali, al programma Orizzonte
2020 per la ricerca e lo sviluppo e alla Banca europea per
gli investimenti.
In Europa sono tante le nuove imprese che in questo
momento hanno bisogno di capitali d’avviamento: data
la situazione attuale, ritiene che sia tempo di creare un
nuovo fondo europeo di capitali di rischio (venture capital) alimentato anche da risorse UE?
Innanzitutto vorrei ricordare che esiste già un’istituzione
europea, il Fondo europeo per gli investimenti (FEI), che
opera come investitore primario (cornerstone investor) e investe in fondi di capitale di rischio in tutta Europa, in parte per
conto della Commissione. Il FEI ha maturato un’esperienza
preziosa in questo settore, e può vantare un portafoglio di
oltre 210 fondi e investimenti in capitale di rischio per un
valore di 3 miliardi di euro. Detto questo, è sempre più evidente che vi è ancora necessità di affrontare l’insufficienza
dell’offerta in Europa di capitale di rischio, fattore cruciale per
rilanciare la competitività, la crescita e l’occupazione.
Si può fare di più, e il punto è come attirare un maggior
numero di investitori privati nel mercato dei capitali di rischio
e come mettere insieme le risorse pubbliche e private — a
mio avviso, un fattore essenziale di successo — nel modo
più efficace. La Commissione ha avanzato una soluzione
nell’ambito delle proposte relative ai programmi COSME
e Orizzonte 2020 puntando a creare uno o possibilmente più
fondi di fondi di capitale di rischio paneuropei, insieme con
investitori privati. Tali fondi non soltanto raggiungerebbero
la necessaria massa critica, ma potrebbero anche svolgere
un ruolo importante nel facilitare gli investimenti transfrontalieri, che incontrano particolari difficoltà dovute a un cattivo
funzionamento riconosciuto del mercato europeo dei capitali di rischio. Come Lei saprà, il processo di strutturazione
del fondo di fondi di capitale di rischio europeo dipende
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Politica industriale e sviluppo regionale
dall’approvazione definitiva del bilancio 2014-2020, ma io
mi auguro sinceramente che il nuovo fondo di capitale di
rischio diventi realtà.
In modo analogo, imprese già mature, come quelle
operanti nelle tecnologie dell’informazione e nell’alta
tecnologia, rischiano spesso di perdere i loro diritti di
proprietà intellettuale e i loro brevetti, e in molti casi
hanno bisogno di aiuti per rifinanziarsi, specialmente nel
contesto attuale di un basso livello di attività d’investimento. Alla luce di tutto ciò, ritiene che siano necessari
una strategia ad hoc e finanziamenti specifici a livello
europeo per sostenere sia i soggetti industriali che il loro
portafoglio «brevetti»?
La Commissione europea si opera costantemente per sostenere e migliorare il contesto generale che permette alle
imprese di maturare sul mercato i meritati benefici dei loro
investimenti in innovazione. Un esempio di questo nostro
lavoro è la creazione delle condizioni giuste per il rispetto
dei diritti di proprietà intellettuale. Sono molte le iniziative
della Commissione in questo ambito.
D’altro canto, per mantenersi competitive, le imprese devono
costantemente investire nell’innovazione e per sostenere
l’innovazione l’UE mette a disposizione dei finanziamenti, in
particolare tramite il 7º programma quadro per la ricerca e lo
sviluppo tecnologico (7PQ). Inoltre, anche gli Stati membri
possono fornire sostegno alle imprese, a condizione che ciò
sia conforme alle norme vigenti in materia di concorrenza.
Che cosa consiglierebbe agli enti locali e regionali che
guardano al più vasto ambito europeo alla ricerca di
opportunità di sviluppo e che vogliono conservare gli
attori industriali attualmente presenti nei loro territori
e attirare al contempo nel settore nuovi attori?
Raccomanderei di mettere a punto una strategia accuratamente mirata e che tenga conto della situazione specifica
delle diverse regioni. Questa è l’idea che dovrebbe realizzare
la «specializzazione intelligente» e costituisce un elemento
chiave dei nuovi fondi strutturali 2014-2020. Al tempo stesso,
una strategia efficace dovrebbe valutare il potenziale dei
mercati e delle tecnologie chiave emergenti e, in particolare,
guardare alle notevoli potenzialità di reindustrializzazione,
tenendo conto del fatto che la concorrenza globale si basa
sempre meno sul costo del lavoro e sempre più sulla qualità,
sulle competenze e sul contesto generale. La reindustrializzazione dell’Europa partirà dal livello locale.
Eric Schmidt: «Per essere vincente
nell’economia globale, l’Europa
deve condurre una riflessione critica»
Eric Schmidt,
presidente di Google
L’umanità ha già dimostrato di essere capace di innovazioni
straordinarie — ad esempio le connessioni a fibre ottiche — che collegano gli esseri umani tra loro. Se i mercati,
gli imprenditori e le fonti di informazione sono collegati
fra loro, i cittadini sapranno sfruttare le opportunità che ne
derivano. I governi dovrebbero occuparsi dei risultati e non
dei processi.
Tra le innovazioni che stanno trainando lo sviluppo in
Europa figura il progetto dell’UE denominato «Mont-Blanc»
(la creazione di un supercomputer che realizza un risparmio
energetico del 15-30 %), una banca dati-piattaforma pensata
in funzione delle risorse energetiche europee. Altrove, gli
smartphone e la loro connessione al cloud computing stanno
assumendo un ruolo significativo nello spazio pubblico. In
Afghanistan, ad esempio, l’utilizzo delle fotocamere dei telefoni cellulari ha consentito di ridurre frode e corruzione, mentre in Uganda le applicazioni della telefonia mobile hanno
permesso una più efficace diffusione delle informazioni sulle
piante di cassava malate. L’uso di piattaforme cloud consente
ai cittadini di dialogare con l’amministrazione pubblica, il che
contribuisce alla diffusione e al successo delle innovazioni.
Oggi, ogni decisione va presa soppesandone le più vaste
implicazioni su scala globale. Il ciberspazio assicura l’onesta
dei governi nei confronti del mondo fisico e viceversa — le
due dimensioni si sovrappongono e si sostengono a vicenda
nel mondo in via di sviluppo.
Per l’innovazione occorre una politica basata
su dati concreti
Le imprese, ma anche lo Stato e le amministrazioni locali, si
confrontano con un grosso problema di dati: ogni minuto,
infatti, viene caricato su Internet all’incirca l’equivalente di
72 ore di materiale YouTube e di nuovi dati. Vogliamo tra-
6
sformare questi dati in conoscenza, e questa conoscenza in
saggezza, perché crediamo nel valore di una politica basata
su dati concreti.
Bisogna riconoscere gli ostacoli — i problemi tattici — e
superarli sistematicamente. Dobbiamo investire massicciamente nelle risorse umane e nell’educazione informatica,
migliorare la tutela giuridica nel settore della protezione dei
dati e facilitare l’accesso al capitale di rischio per il finanziamento delle prime fasi di un progetto o impresa. L’UE ha
molte frecce al proprio arco — una cultura, delle imprese
e un sistema di istruzione forti — ma deve ancora migliorare
il modo in cui sfrutta le idee sul piano economico. Per gli Stati
Uniti, il fatto di avere un enorme mercato rappresenta un
autentico vantaggio. In Europa il mercato unico deve essere
approfondito, per consentire alle imprese di accedere alla
concorrenza globale. Per essere vincente nell’economia globale, l’UE deve condurre una riflessione critica.
L’Unione europea deve credere nella propria capacità innovativa e sostenerla, per poter cambiare in maniera significativa il proprio futuro nei campi dell’ingegneria e dello
sviluppo tecnologico e portare avanti il sogno dell’integrazione europea nelle reti globali. Concentrandosi sull’innovazione, l’imprenditorialità e l’interconnessione, l’UE potrà
dare ai suoi problemi strutturali delle soluzioni permanenti
da cui trarrà beneficio la prossima generazione. L’innovazione
e i talenti hanno origine a livello locale, ma hanno bisogno
di spazio per crescere, e in questo senso l’Unione europea
potrebbe apportare un sostegno alle strategie, alle imprese
e alle comunità locali innovative sul piano globale. Così
facendo, l’UE renderà prospera non soltanto l’Europa, ma il
mondo intero.
Politica industriale e sviluppo regionale
I fondi strutturali avranno un ruolo cruciale
nella reindustrializzazione dell’Europa
In questi tempi di crisi, oggi più che mai molte voci rammentano la necessità di una forte politica industriale per l’Europa.
È chiaro, infatti, che un’agenda europea per la crescita deve
poggiare sull’ambizione di definire un’autentica strategia di
rinnovamento industriale in Europa, con il coinvolgimento
attivo delle autorità pubbliche a tutti i livelli.
Riteniamo che occorra integrare meglio la politica industriale nella strategia Europa 2020, sviluppando uno strumento di monitoraggio delle diverse azioni previste, cui il
CdR potrebbe contribuire attraverso la propria piattaforma
di monitoraggio Europa 2020, e tenendo conto della politica industriale nell’ambito del Semestre europeo, come già
avviene per quella in materia di occupazione. In quest’ottica,
il convegno sulla politica industriale che terremo in aprile
dovrebbe aiutarci a esplorare questa possibilità.
Sappiamo tutti che i fondi strutturali svolgeranno un ruolo
cruciale nel processo di reindustrializzazione dell’Europa; e, per
essere sicuri di sfruttarne pienamente l’effetto leva, riteniamo
che vadano interpretate in modo flessibile le disposizioni che
riguardano il loro fulcro tematico. Ciò specialmente al fine di
rafforzare approcci transnazionali integrati, nonché di promuovere la transizione verso un’economia a basso tenore di carbonio andando al di là della sola questione di ridurne le emissioni.
Qualsiasi nuova misura in questo campo, tuttavia, dovrebbe
coinvolgere più intensamente le parti sociali nella politica
industriale, specie grazie alla direttiva proposta dal Parla-
mento europeo per migliorare l’informazione e la consultazione dei lavoratori, anticipando e gestendo le ristrutturazioni.
In un contesto contrassegnato da restrizioni di bilancio e dal
ridursi della capacità di prestito nel settore privato, il nostro
sostegno va all’opzione che consiste nell’utilizzare più ampiamente strumenti finanziari innovativi, a condizione che essi
operino mediante il cofinanziamento, che la Commissione
europea proponga una definizione giuridica di tali strumenti
nella futura revisione del regolamento finanziario, e che si
fissino dei requisiti ex ante come un fallimento comprovato
del mercato o un deficit quantificato di finanziamenti.
Mercedes Bresso (IT/PSE),
prima vicepresidente del CdR
Sosteniamo inoltre la necessità che le autorità pubbliche,
specialmente quelle locali e regionali, facciano valere maggiormente il proprio peso economico, considerato che gli
investimenti diretti substatali rappresentano i due terzi degli
investimenti pubblici europei. Ciò consentirebbe agli enti
locali e regionali di richiedere misure compensative in termini di dialogo sociale, qualità dell’ambiente e responsabilità
sociale delle imprese.
Desideriamo infine porre l’accento sul ruolo cruciale degli
enti locali e regionali nel migliorare fattori di produzione quali
le infrastrutture locali, le condizioni di lavoro, la formazione, la
ricerca e l’innovazione, che sono altrettanti mezzi per riappropriarsi di vantaggi concorrenziali, mettendo così le regioni in
condizione di far fronte alle rilocalizzazioni con una politica
basata sulla preparazione agli sviluppi imprevisti.
La commissione ECOS promuove la politica industriale
e l’innovazione
È evidente che la priorità di fondo dell’UE negli anni a venire
sarà risolvere la crisi economica e sociale e portare l’Europa
sulla strada della crescita sostenibile e di una ripresa creatrice
di occupazione. La commissione ECOS del Comitato delle
regioni intende contribuire a quest’obiettivo individuando
soluzioni, buone pratiche e azioni che possono essere realizzate a livello locale e regionale per consentire all’Europa
di competere nell’economia globale e di cogliere le opportunità che offrirà il futuro.
Sebbene i servizi apportino un contributo significativo al
modello economico europeo, l’industria deve rimanere la
spina dorsale della nostra economia: essa rappresenta infatti
l’80 % delle nostre esportazioni e della spesa privata in ricerca
e sviluppo, e quindi continua a essere la punta di lancia
dell’Europa anche nell’era della globalizzazione. L’industria
traina l’economia intera, in particolare in termini di posti di
lavoro (con 35 milioni di addetti) e di impatto sulle attività
dei servizi. Tuttavia, gli ultimi tempi sono stati caratterizzati
da un indebolimento delle capacità produttive dell’Europa,
da un aggravamento delle disuguaglianze al suo interno e da
crescenti preoccupazioni per la delocalizzazione, il dumping
sociale e la perdita di competitività delle imprese europee.
Ma l’Europa non può e non deve cercare di riconquistare
la forza industriale di un tempo abbassando le tasse o i
salari, oppure sovvenzionando le imprese in difficoltà: deve
invece creare condizioni economiche stabili e dotarsi di una
governance che possa sostenere l’intera gamma delle attività
industriali sul suo territorio. Ovviamente, ciò significa fra l’altro
varare politiche per promuovere l’innovazione e la ricerca,
ma anche per garantire una disponibilità adeguata di energia
e altre risorse fondamentali a prezzi corretti, nonché per la
digitalizzazione dell’Europa.
La commissione ECOS ha attualmente in preparazione un
parere sulla comunicazione della Commissione europea
Un’industria europea più forte per la crescita e la ripresa economica — Aggiornamento della comunicazione sulla politica
REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ MARZOAPRILE 2013
industriale, di cui è relatore Claude Gewerc (FR/PSE), presidente del consiglio regionale della Piccardia, che dovrebbe
essere adottato in commissione il 20 febbraio e poi presentato alla sessione plenaria del CdR dell’11 e 12 aprile. In esso, il
relatore sottolinea che, per potenziare la capacità industriale
europea, occorre che l’UE faccia un uso efficace degli strumenti economici e politici di cui dispone per rinnovare il
settore industriale. Evidenzia inoltre che la questione che
deve considerare il CdR è come promuovere gli ecosistemi
territoriali affinché contribuiscano nel modo più utile possibile allo sviluppo industriale e all’innovazione.
La commissione ECOS sta inoltre esaminando il settore
automobilistico, dal momento che i suoi 12 milioni di
posti di lavoro sono fondamentali per la prosperità e la
creazione di occupazione nelle regioni d’Europa. Per rafforzare la competitività e la sostenibilità di questo comparto nella prospettiva del 2020, la Commissione europea
ha presentato una comunicazione intitolata CARS 2020:
piano d’azione per un’industria automobilistica competitiva
e sostenibile in Europa. Il parere del CdR su questo testo, di
cui è stato nominato relatore Christian Buchmann (AT/PPE),
membro del governo della Stiria, dovrebbe essere adottato in commissione il 27 o 28 giugno e successivamente
presentato alla sessione plenaria del CdR dell’8 e 9 ottobre
2013. Il settore automobilistico deve affrontare molti dei
problemi che affliggono l’industria europea in generale, e i
suoi sforzi per mantenere una produzione di veicoli d’eccellenza a livello mondiale che siano anche i più sicuri ed
energeticamente efficienti del pianeta potrebbero servire
da esempio per altri settori. Il parere della commissione
ECOS passerà al vaglio la proposta della Commissione di
imprimere un potente slancio innovativo razionalizzando
la ricerca e l’innovazione nel quadro dell’Iniziativa europea
per le automobili verdi e proseguendo la collaborazione
con la Banca europea per gli investimenti per finanziare il
potenziamento dell’innovazione e agevolare l’accesso delle
PMI al credito.
Simone Beissel (LU/ALDE),
consigliere comunale
della città di Lussemburgo,
presidente della commissione
ECOS del CdR
7
Politica industriale e sviluppo regionale
Per attuare una politica industriale sostenibile,
dobbiamo creare le condizioni per il buon andamento
e lo sviluppo dell’attività d’impresa
Marek Woźniak (PL/PPE),
presidente della regione
Wielkopolska e della
commissione Politica di
coesione territoriale (COTER)
del Comitato delle regioni
Nell’era della globalizzazione, la politica industriale si concentra sulle azioni volte a migliorare il clima imprenditoriale,
in particolare per le piccole e medie imprese, e a sostenere
lo sviluppo di una base industriale solida e sostenibile, in
grado di competere sui mercati mondiali. Nella mia regione,
la Wielkopolska, il sostegno fornito grazie alle risorse provenienti dai fondi UE consente di sviluppare e rendere più
competitive le imprese, accrescere il potenziale della ricerca
e sviluppo e rafforzare le strutture di servizi alle imprese. Con
il significativo contributo dell’aiuto finanziario dell’UE, infatti,
l’economia della mia regione fa registrare uno sviluppo molto
marcato. Grazie alla buona gestione dei concorsi per progetti
indetti nel quadro del suo Programma operativo regionale
(Priorità I: «Competitività delle imprese»), la Wielkopolska ha
cofinanziato in tutto 1 251 operatori tra imprese, strutture
di servizi alle imprese e centri di ricerca, per un totale di
2 457,16 milioni di złoty. I soggetti che hanno beneficiato di
tale aiuto hanno migliorato notevolmente il livello di innovazione, hanno ampliato l’ambito delle loro attività, sono diventati più flessibili ai bisogni dell’economia regionale e hanno
creato nuovi posti di lavoro per personale altamente specializzato. Grazie ai fondi UE, in Wielkopolska sono stati creati
molti nuovi incubatori aziendali, parchi industriali e parchi
scientifico-tecnologici. Sono state acquistate attrezzature ad
alta tecnologia per il lavoro di ricerca e sviluppo, migliorando
la qualità stessa dei servizi forniti alle imprese e più in generale alla società. In quest’ottica, è estremamente importante
far sì che anche le nuove prospettive finanziarie dell’UE (20142020) assicurino un livello appropriato di finanziamenti. Ecco
perché vanno accolte con favore le recenti conclusioni del
Consiglio, che per la Polonia prevedono un livello adeguato
di fondi per favorire la competitività e quindi la crescita e l’occupazione nonché la coesione economica, sociale e territoriale. Ciò consentirà di accrescere la competitività nonché
di stimolare le trasformazioni strutturali nell’industria e lo
sviluppo scientifico e tecnologico.
La regione Wielkopolska promuove la creatività e l’innovazione in quanto rappresentano i fattori più importanti per
accrescere la sua competitività economica, da cui dipende la
sua capacità di restare sul mercato globale. Innalzare il livello
di innovazione costituisce una sfida enorme, che impone
di agire su più fronti nonché di integrare in modo appropriato le iniziative finora intraprese e di utilizzare i fondi in
modo davvero efficace. La realizzazione di questo compito
importante e ambizioso passa tra l’altro attraverso la Strategia
regionale per l’innovazione adottata dalla Wielkopolska per il
2010-2020, che delinea un approccio ambizioso e concreto
alla politica regionale per l’innovazione. Nel quadro della diffusione dell’innovazione, gli enti regionali sono impegnati
anche nelle attività della Piattaforma paneuropea per la
specializzazione intelligente (Piattaforma S3) e cooperano
nell’ambito del progetto Know-Hub di Interreg IV C (20122014). Quest’ultimo ha lo scopo di dotare le regioni di conoscenze, abilità ed esperienze utili nel processo di definizione
di strategie per la specializzazione intelligente e di attuazione
di strumenti efficaci per la politica in materia di innovazione.
Nella realizzazione di tale progetto sono impegnati dieci partner provenienti dalle regioni dell’UE, e il leader per la regione
Wielkopolska è il Parco scientifico-tecnologico di Poznań.
I partner individuano gli ambiti da modernizzare per accrescere la competitività dell’economia locale. Questa iniziativa
ci consente di sostenere il progresso scientifico-tecnologico
introducendo soluzioni efficaci per la cooperazione con le
imprese e gli istituti di ricerca.
8
La regione Wielkopolska possiede un elevato potenziale di
sviluppo, e, malgrado le forti differenze interne, è contraddistinta da una capacità di attrarre investimenti superiore
alla media. A tal fine risultano decisivi fattori quali la sua
connettività, la disponibilità di risorse umane altamente
qualificate, un tessuto imprenditoriale sviluppato, una
base scientifica e di ricerca che favorisce il trasferimento
di tecnologie verso le imprese, una ricca tradizione commerciale. Tra i principali obiettivi della politica industriale
della mia regione, conformemente alla politica dell’UE in
questo campo e alle priorità della strategia Europa 2020,
figurano il sostegno al progresso scientifico-tecnologico,
decisivo per la competitività dei prodotti, e il sostegno allo
sviluppo delle cosiddette «industrie strategiche», che assicurano la permanenza sul mercato mondiale di una quota
dei prodotti di nuova generazione, basati su tecnologie
moderne, importanti per la difesa e per settori industriali di
prestigio come l’informatica, le biotecnologie, l’aeronautica,
l’energia nucleare. Gli abitanti della Wielkopolska si caratterizzano per il loro spirito imprenditoriale e per il loro senso
dell’economia, come testimoniano tra l’altro il numero delle
imprese (oltre 300 000) e i buoni risultati economici. Ciò
non toglie, tuttavia, che vi siano ancora margini enormi
di miglioramento in termini di livello di innovazione delle
nostre imprese.
Per tutti questi motivi abbiamo elaborato, nel quadro della
strategia regionale per l’innovazione, una concezione olistica dell’aiuto alle imprese della Wielkopolska, sostenendole in ogni fase del loro sviluppo, dall’avvio dell’attività
all’ingresso sui mercati internazionali. Svolgiamo una serie
di attività intese a fornire alle imprese della regione, in
una prima fase, gli strumenti necessari per un’autovalutazione, e in seguito consulenza specialistica in funzione
delle esigenze individuate e un sostegno, ad esempio
nella creazione di reti selettive. Nel quadro di tale attività,
organizziamo altresì missioni economiche per le imprese
e cofinanziamo la loro partecipazione a fiere commerciali
internazionali. Tali misure rafforzano il know-how dei dirigenti delle imprese, consentendo di individuare nuove
tendenze e orientamenti tecnologici. Forniamo inoltre
servizi di brokeraggio per l’innovazione alle imprese della
Wielkopolska e realizziamo iniziative attinenti ai cluster di
imprese; e mettiamo a disposizione il moderno portale
Innowacyjna Wielkopolska (Wielkopolska innovativa), che,
mediante articoli, contenuti multimediali e altri strumenti,
come una biblioteca specialistica o una carta interattiva
dei progetti innovativi, presenta lo stato attuale delle
conoscenze in materia di innovazione nella Wielkopolska.
Wielkopolska che è stata anche la prima regione polacca
ad avviare l’iniziativa Jeremie, alla quale, per gli anni 20072013, è stato assegnato un importo totale di 501,3 milioni
di złoty (circa 119 milioni di euro), di cui il 75 % a carico del
programma operativo regionale della Wielkopolska e il 25 %
a carico del bilancio statale. I prestiti e le garanzie finanziarie concessi nel quadro dell’iniziativa Jeremie consentono
alle imprese di finanziare gli investimenti necessari, tra l’altro, per l’acquisto, la costruzione o l’ammodernamento di
impianti e stabilimenti produttivi, commerciali o destinati ai
servizi, per attuare nuove soluzioni tecniche o tecnologiche,
per creare nuovi posti di lavoro, per acquistare attrezzature, macchinari, strumenti, compreso l’acquisto di mezzi
di trasporto, e per altre finalità economiche attinenti allo
sviluppo dell’azienda.
Politica industriale e sviluppo regionale
«È indispensabile togliere di mezzo gli ostacoli
che impediscono lo sviluppo dell’innovazione
in Europa. L’iniziativa faro dell’UE «Unione
dell’innovazione» punta a fare in modo che aziende,
università, centri di ricerca, regioni e città siano
in grado di svolgere con successo le loro attività
e fornire ai cittadini nuovi prodotti e servizi».
Máire Geoghegan-Quinn,
commissaria europea per la Ricerca, l’innovazione e la scienza
La nuova pubblicazione Regions and cities supporting
growth and jobs (Regioni e città a sostegno della crescita
e dell’occupazione) presenta il contributo del CdR alle sette
iniziative faro della strategia Europa 2020
«Scopo di questa pubblicazione», scrive il presidente del CdR
Ramón Luis Valcárcel Siso nella prefazione, «è informare gli
enti locali e regionali riguardo al potenziale strategico della
strategia Europa 2020 per la vostra città e regione di appartenenza. Essa fornisce una panoramica delle sette iniziative
faro, al pari di alcune buone pratiche di immediata applicazione. I nuovi regolamenti che disciplinano i fondi di coesione
e strutturali puntano a conseguire gli obiettivi fondamentali
della strategia Europa 2020 e la coesione socioeconomica
e territoriale dell’UE. I fondi consentiranno pertanto all’UE
di fornire un’importante assistenza e guida supplementare
al fine di realizzare la prospettiva 2020 nella vostra regione
e città».
Dopo una breve introduzione sulla strategia Europa 2020
e sui programmi nazionali di riforma, la pubblicazione presenta le sette iniziative faro, le raccomandazioni politiche
e le attività dei membri del CdR nelle città e nelle regioni
d’Europa. Circa 40 membri del CdR, tra cui il presidente
Valcárcel Siso, la prima vicepresidente Mercedes Bresso
e il coordinatore della piattaforma di monitoraggio della
strategia Europa 2020 Michel Delebarre, hanno contribuito
con le loro conoscenze ed esperienze alla pubblicazione,
per far conoscere il loro punto di vista su come gli enti
locali e regionali potrebbero attuare Europa 2020. Inoltre,
diversi deputati del Parlamento europeo, il suo presidente
Martin Schulz, il presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy, il primo ministro irlandese Enda Kenny
e il presidente della Commissione
europea José Manuel Barroso
hanno espresso il loro punto di
vista su come la strategia Europa
2020 potrebbe produrre crescita
economica e nuova occupazione.
«Accolgo con grande favore questa pubblicazione» dichiara il
presidente Barroso «e ringrazio il
Comitato delle regioni per aver
concentrato in un unico testo tutte
le informazioni su come fare della
strategia Europa 2020 una realtà.
Sono convinto che essa costituirà un importante strumento per
le città e le regioni, aiutandole
a conseguire i nostri obiettivi
comuni che consistono nel
rilancio della crescita economica
e della competitività per i nostri
cittadini e le nostre imprese», un
aspetto, questo, sottolinea Barroso «ancor più importante ed
opportuno nell’anno in corso,
il 2013, che è stato proclamato
Anno europeo dei cittadini».
Seminario dell’ALDE a Iaşi, Romania,
per discutere dell’assorbimento dei fondi europei
Il gruppo ALDE del CdR sta facendo il punto sull’attuale
periodo di programmazione dei fondi strutturali e riflettendo
sul prossimo periodo, che inizierà nel 2014: il 15 maggio, su
invito di Cristian Adomniţei, membro dell’ALDE e presidente
del consiglio provinciale di Iaşi, nella città romena si terrà
un seminario del gruppo sul tema L’assorbimento dei fondi
europei da parte degli enti locali: opportunità e difficoltà.
REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ MARZOAPRILE 2013
Il seminario ha diversi obiettivi: anzitutto, studiare il ruolo
svolto dai finanziamenti europei in Romania; in secondo luogo,
tirare le conclusioni relative all’esercizio 2007-2013 per quanto
riguarda il tasso di assorbimento dei fondi strutturali; in terzo
luogo, riflettere sui rischi e le difficoltà del caso; infine, imparare
dalle buone pratiche degli altri Stati membri. Il seminario si
concluderà con alcune visite di studio nei dintorni di Iaşi, in
una serie di località che hanno ricevuto fondi europei.
9
Politica industriale e sviluppo regionale
L’industria è innanzitutto un insieme di capacità,
conoscenze e know-how veicolati dalla popolazione europea
Claude Gewerc (FR/PSE),
presidente del Consiglio
regionale della Piccardia
L’industria, che rappresenta l’80 % delle esportazioni e delle
spese per la ricerca e sviluppo, rimane la punta di diamante
dell’Europa nell’era della globalizzazione. Questi ultimi tempi
sono stati tuttavia segnati da un indebolimento delle capacità
produttive dell’Unione, da un’accentuazione delle differenze
al suo interno e da un aggravamento delle preoccupazioni
per le delocalizzazioni, il dumping sociale e la competitività
delle imprese europee. Eppure l’Europa dispone di punti di
forza su cui far leva per potenziare la propria base industriale.
Questa constatazione depone a favore di un rilancio dell’integrazione industriale su scala europea. Un processo, questo, che interessa gli enti locali, non soltanto perché sono
i primi a subire le conseguenze della deindustrializzazione,
ma anche perché sono partner, troppo spesso dimenticati,
della riconquista industriale.
Tre delle sei linee d’azione prioritarie proposte nell’ottobre
scorso dalla Commissione europea (bioprodotti, edilizia
e materie prime sostenibili, veicoli puliti e reti intelligenti)
hanno di per sé una dimensione territoriale.
Inoltre, è nei nostri territori che gli stili di vita e le modalità
di produzione si trasformano, che si intrecciano rapporti di
fiducia e cooperazioni e che gli ecosistemi industriali mettono radici. L’industria è innanzitutto un insieme di capacità,
conoscenze e know-how veicolati dalla popolazione europea. Gli enti locali costituiscono un livello privilegiato per la
loro gestione e mobilitazione, per reagire alle crisi e anticipare le trasformazioni.
È a livello locale, e in particolare a livello delle regioni, che le
dinamiche occupazione/formazione/transizione industriale
possono essere coordinate e che si possono organizzare
i diversi livelli di cooperazione nazionali ed europei legati
ai progetti, tramite patti produttivi territoriali. Nella società
della conoscenza, i territori non sono soltanto luoghi in cui si
esplicano delle attività, bensì una delle componenti principali
dell’innovazione e della creazione di ricchezza.
Markku Markkula: «L’UE deve colmare quanto prima
il proprio divario nel campo dell’innovazione»
Markku Markkula (FI/PPE),
membro del Consiglio
regionale di Helsinki
Su richiesta della presidenza irlandese, il Comitato delle
regioni (CdR) sta preparando un parere sul tema Colmare
il divario in tema di innovazione: in che modo gli enti locali
e regionali possono utilizzare al meglio i programmi dell’UE per
collegare in modo più efficace ricerca, innovazione e sviluppo
regionale, che sarà presentato nell’ambito della Settimana
delle regioni innovative (WIRE IV), in programma a Cork
(Irlanda) dal 5 al 7 giugno 2013. L’obiettivo, nel quadro del
presente mandato, è presentare delle proposte concernenti
da un lato le misure richieste dalle regioni e dalla loro platea
di soggetti, e, dall’altro, le misure richieste nel quadro dei
programmi, dei finanziamenti e di altre attività della Commissione europea.
A giudizio di Markku Markkula (FI/PPE), membro del Consiglio regionale di Helsinki e relatore del parere, il nodo
centrale è «come»: come possiamo creare condizioni, mentalità e metodi di lavoro a livello locale regionale che risultino molto più innovativi? La strategia Europa 2020 e le sue
iniziative faro, insieme a numerose altre misure, sono utili,
ma come si possono utilizzare i programmi e i finanziamenti
dell’UE per incoraggiare azioni concrete tali da innescare un
cambiamento — un processo di trasformazione — verso
l’innovazione socioculturale?
In tutti i tipi di attività economica e di lavoro, compresa
l’elaborazione delle politiche, è enormemente cresciuta,
negli ultimi anni, l’importanza della capacità di reazione
e dell’innovazione. La digitalizzazione è un motore del
cambiamento, e il processo di convergenza verso i servizi
digitali sta registrando una rapida accelerazione. Grazie alla
progettazione incentrata sull’utente e all’apertura, i nuovi
ecosistemi imprenditoriali e i contesti di creazione del
valore sono spesso trainati da nuovi comportamenti dei
consumatori. Essi mettono in discussione gli approcci di
costruzione orientati dall’alto verso il basso, ereditati dall’ormai superato mondo analogico. Mentre la digitalizzazione
rende più che mai globale lo sviluppo di servizi, la posizione
dell’Europa non è ideale: rischiamo di seguire gli altri invece
di metterci alla guida di questa competizione globale.
10
Una rete regionale del valore
Markku Markkula, che è anche presidente del gruppo di
lavoro su Europa 2020 della rappresentanza PPE presso il
Comitato, insiste sull’importanza del livello locale e regionale in quanto perno dell’intera strategia europea di ripresa,
e aggiunge: «Occorre creare degli incentivi a livello dell’UE
che incoraggino un numero sempre maggiore di regioni e di
comuni a farsi promotori del cambiamento».
Che vuol dire? Le imprese e le altre organizzazioni attive in
una determinata regione costituiscono delle reti di valori tra
loro intrecciate come maglie di un tessuto, le cui attività sono
fondamentali per lo sviluppo di quella regione e per quanti
ci vivono e lavorano. Il termine «rete del valore» indica una
configurazione di operatori che hanno storie, competenze
e ruoli differenti. Nelle reti del valore, le capacità, le attività
e la soddisfazione della domanda si combinano in maniera
innovativa per produrre valore aggiunto per tutte le parti
coinvolte. Le reti del valore sono in costante evoluzione.
Al centro della politica regionale di innovazione vi sono delle
persone motivate. Sono le persone a creare l’innovazione:
quest’ultima costituisce quindi anzitutto un processo umano
e sociale. Nel parere sul programma Orizzonte 2020, il CdR
sottolinea l’importanza di orientare più specificamente la
ricerca e i finanziamenti dell’UE verso l’utilizzo delle migliori
conoscenze disponibili. Tutte le regioni e tutti gli operatori
all’interno di una regione possono, anzi, dovrebbero, sfruttare efficacemente le conoscenze. Risulta pertanto della
massima importanza diffondere in tutta Europa i risultati
nel campo della ricerca, sviluppo e innovazione (RSI) e svilupparli ulteriormente.
Una visione più ampia dell’innovazione
Alcune delle principali carenze del sistema attuale sono
dovute al fatto che non si trae pienamente vantaggio dalle
conoscenze disponibili. La ricerca scientifica e tecnologica,
insieme all’affinamento delle idee basate su tale ricerca, ci
Politica industriale e sviluppo regionale
È particolarmente importante, dalla prospettiva europea,
esplorare gli ecosistemi regionali dell’innovazione e il ruolo,
l’importanza, l’attività, le soluzioni spaziali e i facilitatori del
successo di comunità e istituzioni che promuovono attività
nuove e dinamiche di innovazione in tali ecosistemi. Questo nuovo approccio comporta un’accresciuta attenzione
alla nuova mentalità e al nuovo ambiente necessari per una
progettazione centrata sull’utente, per la co-creazione e per
un rapido avvio di progetti pilota.
consentono di svolgere un ruolo di avanguardia. Al tempo
stesso, la nostra visione dell’innovazione andrebbe ampliata
fino a comprendere non solo le innovazioni tecnologiche, ma
anche quelle in materia di processi, di attività economiche, di
servizi e di progettazione, nonché le innovazioni sociali che
rimodellano le culture collettive e le innovazioni socioculturali che modernizzano attività e strutture di più vasta portata. È essenziale che una visione più ampia dell’innovazione
venga fatta propria non solo dal mondo imprenditoriale ma
anche dal settore pubblico.
È prioritario collegare il finanziamento dell’UE (Orizzonte
2020 e fondi di coesione) con quello locale (pubblico e privato), e concentrare le attività su obiettivi strategici per il
cambiamento. Occorrono progetti locali di grandi dimensioni e partenariati europei. Tutte le attività interpersonali
sono caratterizzate da fattori di incertezza, dubbi e tensioni;
bisogna però saper fare delle tensioni una fonte di creatività
e di innovazione, sforzandosi di aderire ai principi dell’organizzazione che apprende in modo permanente (learning
organisation). Il processo creativo deve essere messo in evidenza definendo il sistema della tensione creativa e facendone uso. I metodi e i concetti utilizzati per incrementare
in misura sostanziale il livello di attività sono importanti.
Lo sfruttamento delle conoscenze e i processi di sviluppo
della capacità di conoscenza sono concetti che vanno
acquistando importanza, al pari dell’esplorazione e della
co-creazione della conoscenza.
Questi nuovi istituti, molti dei quali sono stati creati solo
negli ultimi anni, sono entità flessibili, caratterizzate da
un approccio basato sulla collaborazione. Tra gli esempi
figurano: incubatori e acceleratori, living labs (laboratori
viventi), poli imprenditoriali, laboratori di sviluppo, laboratori di innovazione sociale, fab labs (fabrication laboratories,
piccole officine specializzate in prodotti digitali), campi di
apprendimento dell’innovazione socioculturale e centri
del futuro. Questi enti operano generalmente in associazione con università, comuni e imprese e combinano
pratiche operative nuove e aperte, l’uso dei social media,
nuove pratiche in materia di diritti di proprietà intellettuale
e di finanziamento, un’ampia rete di soggetti coinvolti
e l’imprenditorialità.
È molto importante studiare più ampiamente e in maniera
più approfondita questo settore, creare reti e progetti pilota
su una serie di misure di sviluppo allo scopo di accelerare le
attività di innovazione in varie regioni d’Europa. Tutto questo
porterà indubbiamente dei vantaggi in termini di sviluppo
socioculturale, di competitività internazionale e di creazione
di posti di lavoro.
L’approccio della «tripla elica», un tempo decantato,
non è abbastanza dinamico per far fronte
a nuove sfide
Per aggiornare il concetto e la cultura operativi della «tripla
elica» è necessario un intenso impegno nelle attività degli
ecosistemi regionali di innovazione. Tutto ciò potrebbe
essere descritto come «giardino dell’innovazione» e «piattaforma della sfida», che formano insieme un prototipo di
spazio di lavoro per inventare il futuro. Tali elementi sono
necessari per far fronte alle sfide, siano esse modeste sfide di
portata locale o grandi sfide socioculturali di livello globale.
Le attività di ricerca, sviluppo e innovazione sono pertanto
necessarie per pilotare e creare prototipi di 1) configurazioni spaziali aventi dimensioni fisiche, intellettuali e virtuali,
e 2) serie di strumenti per il coordinamento e la gestione delle
conoscenze necessari per far fronte alle sfide.
In occasione della riunione della commissione EDUC
e della conferenza che si terranno a Espoo (Finlandia) il
25 e 26 aprile 2013, potremo scoprire il significato concreto
di queste attività all’avanguardia. Parte del programma si
svolgerà in un ambiente innovativo che mette in pratica
i principi del «triangolo della conoscenza» dell’UE: l’Aalto
Design Factory, l’Aalto Start-up Sauna e l’Aalto Urban Mill, tre
strutture attive nel campus principale della Aalto University
a Otaniemi, a 15 minuti dal centro di Helsinki.
REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ MARZOAPRILE 2013
Il campus della Aalto University costituisce, con i quartieri residenziali e le imprese delle
aree circostanti, il polo dell’innovazione della regione di Helsinki. La foto è esemplificativa del programma di ricerca interdisciplinare Energizing Urban Ecosystem — EUE
(dare impulso agli ecosistemi urbani), che, con un investimento di 20 milioni di euro,
integra scienza, arte e sviluppi imprenditoriali innovativi per creare un ambiente di
lavoro virtuale. L’elaborazione di modelli di informazione regionali è la punta di diamante di questo programma di ricerca.
11
2013 work programme and political priorities
Progetto ELI-NP, in aprile l’avvio dei lavori
per la realizzazione del sito romeno
La costruzione del sito che ospiterà il laser più potente
del mondo in Romania dovrebbe iniziare nell’aprile di
quest’anno, secondo le informazioni fornite dal direttore
generale del progetto Nicolae-Victor Zamfir. La Commissione europea ha investito 180 milioni di euro nel progetto,
attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale.
L’infrastruttura ELI-NP (Extreme Light Infrastructure — Nuclear
Physics) fungerà da laboratorio paneuropeo specializzato in
un’ampia gamma di discipline scientifiche (fisica fondamentale innovativa, fisica nucleare e astrofisica all’avanguardia,
scienza dei materiali, scienze della vita) e nella promozione
di nuove tecnologie, come la microelettronica relativistica,
con importanti benefici per la società, ad esempio in ambito
medico, grazie a nuovi metodi di radiografia e adroterapia.
ELI apporterà altresì un contributo significativo alla scienza
dei materiali, grazie alla possibilità di comprendere e rallentare il processo di invecchiamento nei reattori nucleari
e nell’ambiente, offrendo nuove soluzioni per il trattamento
delle scorie radioattive.
Il polo romeno di ELI, situato a Măgurele nel distretto di Ilfov,
si concentrerà sulla fisica nucleare basata sulla tecnologia
laser, prevedendo, ad esempio, la generazione di una radiazione gamma ad alta intensità mediante il collegamento
di un acceleratore di particelle ad alta energia e di un laser
ad alta potenza. All’inizio di marzo sono scaduti i bandi di
gara per i lavori di costruzione degli edifici e dei sistemi
gamma e laser, che dovrebbero iniziare rispettivamente in
aprile e ad inizio maggio, dopo la valutazione delle offerte
e l’attività dei ricercatori sulle relazioni concernenti il progetto tecnico.
Il presidente della delegazione romena presso il Comitato
delle regioni, Ion Prioteasa (PSE), ha dichiarato: «Siamo molto
lieti che questo importante e apprezzato progetto venga realizzato in Romania e speriamo che i giovani ricercatori vedano
riconosciuto il proprio lavoro e siano più propensi a rimanere
a lavorare nel nostro paese». Il membro del CdR e presidente
del distretto di Ilfov, Marian Petrache (ALDE), ha aggiunto:
«Questo progetto di ricerca contribuirà essenzialmente ad
attrarre e a promuovere investimenti in innovazione e ricerca,
ma soprattutto creerà le sinergie necessarie per una crescita
economica intelligente e sostenibile nel nostro distretto».
Questo centro di ricerca all’avanguardia coinvolge circa
40 istituti accademici e di ricerca in 13 Stati membri dell’UE,
che assieme formano un’infrastruttura laser paneuropea
che punta ad accogliere la sorgente laser più potente del
mondo. I primi tre siti, che dovrebbero entrare in funzione nel
2015, saranno localizzati a Praga (Repubblica ceca), Szeged
(Ungheria) e Măgurele (Romania). ELI, che ha già ottenuto
uno stanziamento finanziario di oltre 700 milioni di euro, sarà
la prima grande infrastruttura ad essere realizzata nella parte
orientale dell’Unione europea.
Attualmente la Romania investe solo lo 0,5 % del PIL in ricerca
e sviluppo, sia nel settore pubblico che in quello privato.
Essa deve quindi raggiungere la soglia del 2 % prevista dalla
strategia Europa 2020, nel quadro dell’obiettivo principale
del 3 % concordato a livello europeo. Il progetto ELI-NP mira
pertanto a migliorare la capacità di ricerca della Romania
e a stimolare il trasferimento di tecnologia tra gli istituti di
ricerca e sviluppo e le imprese, offrendo al paese un vantaggio competitivo e aiutandolo a orientarsi correttamente
verso la crescita intelligente.
Un’industria automobilistica competitiva
come motore delle regioni europee
Christian Buchmann (AT/PPE),
assessore provinciale agli Affari
economici ed europei e alla
Cultura del Land Stiria
In Europa l’industria automobilistica dà lavoro direttamente o indirettamente a più di 12 milioni di persone.
Anche in Stiria questo settore costituisce uno dei tradizionali punti di forza dell’economia: attualmente oltre
40 000 persone lavorano nelle 180 aziende che costituiscono il raggruppamento dell’industria automobilistica
della regione. Queste cifre dimostrano che lo sviluppo
delle regioni europee è indissolubilmente legato a un
futuro promettente dell’industria automobilistica in
Europa. Già nel 2010 il Comitato delle regioni ha adottato un parere in cui invitava la Commissione europea
a elaborare una politica industriale sostenibile e di lungo
periodo per il settore dell’automobile.
Con la comunicazione «CARS 2020» la Commissione ha
presentato un piano d’azione sul sostegno da fornire in
futuro all’industria automobilistica. Negli ultimi anni la Stiria
ha partecipato attivamente ai lavori dell’Intergruppo Auto
per elaborare una serie di raccomandazioni nel quadro del
«processo CARS 21». La commissione Politica economica
12
e sociale (ECOS) mi ha nominato relatore del parere in
merito al progetto della Commissione sull’argomento. In
qualità di rappresentanti delle regioni d’Europa abbiamo
il compito di analizzare la proposta della Commissione
adottando un approccio critico e costruttivo ed è ciò che
faremo nelle prossime settimane, con l’obiettivo di porre le
basi di una politica industriale sostenibile a livello europeo.
Visto che il Land Stiria è stato insignito dal CdR del titolo
di regione imprenditoriale europea (REE) 2013, ho invitato
i membri della commissione ECOS a partecipare a una
riunione fuori sede a Graz. Oltre alla riunione del 27 giugno, il giorno successivo, il 28 giugno, si terrà un convegno internazionale sul tema «Un’industria automobilistica
competitiva e sostenibile nelle regioni». In quest’occasione
intendiamo esaminare le possibilità che si presenteranno
alle diverse regioni dell’auto nel prossimo periodo di
programmazione, per discutere delle modalità con cui
le regioni e le città possono offrire in futuro un sostegno
mirato all’innovazione.
2013 work programme and political priorities
Sfide del settore automobilistico: una prospettiva regionale
Il settore dell’automobile è particolarmente importante per
l’UE, innanzi tutto in termini di occupazione, dato che ne
dipendono nella sola UE 12 milioni di posti di lavoro (diretti,
indiretti e indotti). Questo settore è inoltre il primo per investimenti nello sviluppo tecnologico, ed è uno di quelli che
hanno contribuito maggiormente alla ridistribuzione della
ricchezza e alla creazione di attività imprenditoriali nell’UE.
non quello di disperdere precedenti sforzi pubblici e privati.
La soluzione consiste invece nel pervenire a una maggiore
competitività delle nostre fabbriche, un compito che deve
essere condiviso da lavoratori, imprese e governi. È questa la
strategia perseguita in Castiglia e León negli ultimi sei anni,
in stretta collaborazione con i soggetti sociali, l’industria, il
governo regionale e quello nazionale.
Il settore affronta attualmente sfide decisive e risente di
tendenze contrastanti. Da un lato si osserva nelle regioni
europee una tendenza a ristrutturare le capacità produttive
in risposta alla contrazione del mercato, dall’altro la tutela
dell’occupazione e dell’attività industriale costituisce un evidente interesse pubblico.
Questo approccio si è consolidato attraverso un accordo
quadro per la competitività e l’innovazione industriale, e si
è articolato attraverso i piani industriali dei produttori presenti nella regione. Ciò ha reso possibile un coinvolgimento
comune del settore sociale, di quello industriale e di quello
pubblico, nel quadro di un chiaro impegno per la formazione, la tecnologia, la capacità industriale, la flessibilità e, in
definitiva, la competitività.
Per le regioni europee, come la Castiglia e León, il cui prodotto interno lordo dipende in misura maggiore dal settore
automobilistico, è indispensabile equilibrare in maniera intelligente queste spinte contrastanti. Non va dimenticato che
anche le case automobilistiche hanno interesse a mantenere
la capacità produttiva di impianti nei quali hanno investito
tecnologie, formazione e capitale, e che per l’UE risulta parimenti utile mantenere in vita un’attività che ha un livello
elevato di qualificazione e di produttività, nella quale i fondi
strutturali sono intervenuti in quanto fattori di ridistribuzione
territoriale.
La soluzione non consiste quindi nella riduzione delle capacità produttive dell’industria automobilistica europea, e in
particolare spagnola, perché ciò non avrebbe altro effetto se
Tuttavia il settore automobilistico europeo deve far fronte
anche ad altre sfide, tra cui quella della mobilità sostenibile.
L’Europa dev’essere capace di guidare lo sviluppo di tecnologie della mobilità elettrica, o ibrida, per un settore sostenibile e capace di generare occupazione. Nel contesto di un
mercato che appare tuttora esitante nei confronti di queste
nuove formule, risulta necessario, da un lato, sviluppare le
infrastrutture di ricarica in un quadro armonizzato, e dall’altro,
attuare strategie di motivazione per questo mercato. Sarebbero questi i fondamenti di un modello comune per questo
essenziale comparto dell’industria automobilistica europea,
che rappresenta anche una delle principali sfide industriali
future per la Castiglia e León.
Juan Vicente Herrera Campo
(ES/PPE), presidente
della comunità autonoma
di Castiglia e León, presidente
dell’intergruppo del CdR
per il futuro dell’industria
automobilistica
La regione di Opole: innovazione all’europea
La regione di Opole viene definita come una delle regioni
più europee della Polonia, particolarmente interessante
per gli investitori e al tempo stesso ideale come posto per
vivere. Ciò che attira in special modo i nuovi investitori
sono innanzitutto il basso costo del lavoro, la disponibilità
di manodopera qualificata, i prezzi dei terreni, l’accessibilità
dei trasporti (prossimità dell’autostrada A4), l’ubicazione
geografica, le infrastrutture comunali, le aree d’investimento disponibili nonché il tessuto produttivo esistente. Un
ruolo importante svolge anche l’amministrazione pubblica,
grazie al suo approccio nei confronti dei nuovi investitori,
alla creazione di condizioni propizie per lo sviluppo dell’imprenditorialità e alla collaborazione tra enti locali e regionali
ed imprese.
La qualità dei servizi offerti dalla nostra regione agli investitori è stata valutata in termini estremamente positivi
dall’agenzia nazionale polacca per l’informazione e gli investimenti stranieri, che le ha attributo, sotto questo punto di
vista, il secondo posto nel paese. Inoltre, le zone economiche speciali della nostra regione possono competere con le
migliori al mondo per ritmo di sviluppo. Gli sforzi compiuti
per attirare gli investitori sono stati riconosciuti dalla rivista fDi Intelligence del Financial Times, che nel numero di
febbraio 2012 ha pubblicato la classifica «Regioni europee
del futuro 2012-2013».
In questa graduatoria la regione di Opole figura al 2° posto
tra quelle dei paesi dell’Europa centro-orientale e al
22° posto tra quelle europee per la sua strategia nei confronti degli investitori stranieri. Le questioni riguardanti
l’economia regionale e gli investimenti stranieri trovano
in effetti ampio spazio nella nuova strategia di sviluppo
regionale, che copre il periodo fino al 2020. In essa le
REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ MARZOAPRILE 2013
indicazioni riguardanti l’economia sono state arricchite di
elementi che riguardano il sostegno sistemico per attirare
gli investimenti, il trasferimento di conoscenze e l’innovazione, l’aumento della competitività delle imprese nonché il
mantenimento e lo sviluppo di rapporti di partenariato con
l’estero. La regione possiede una struttura industriale diversificata, rappresentata principalmente dai settori alimentare, chimico, energetico e metallurgico e dalla produzione
di calce e cemento e di mobili in legno. Tra le maggiori
imprese operanti nella regione figurano Elektrownia Opole,
Górażdże-Heidelberg, Danone-Nutricia, Velux, ZOTT, Marcegaglia, Kraft Foods, Keiper Johnson Controls e Nestlé.
Non è un caso se gli abitanti della regione di Opole sono
noti per essere buoni amministratori, persone che affrontano ogni problema con saggezza e ponderazione e gestiscono efficacemente il loro territorio. A conferma di ciò, il
fatto che essa si è rivelata leader incontestato nell’utilizzo
dei finanziamenti dell’Unione europea — da parte degli enti
regionali e locali, delle strutture di sostegno alle imprese,
della scienza ma anche degli imprenditori. Una grossa
percentuale (37 %) delle risorse disponibili nel quadro del
programma operativo regionale della regione di Opole nel
periodo 2007-2013 è stata destinata allo sviluppo dell’imprenditorialità, dell’innovazione e del settore ricerca e sviluppo. Vale la pena sottolineare che, tra tutti i programmi
operativi regionali, quello di Opole è il programma che ha
destinato la più alta percentuale di risorse allo sviluppo
economico.
Jóźef Sebesta (PL/PPE),
presidente della regione
di Opole
Tra i maggiori obiettivi della giunta regionale dopo il 2013
figurano iniziative a sostegno dell’innovazione nell’economia e progetti per contrastare il calo demografico nella
regione.
13
La prospettiva delle regioni
Il futuro dell’energia solare
europea si trova nel deserto
di Tabernas (Spagna)
José Antonio Griñán (PSE),
presidente della Giunta
dell’Andalusia
Veduta aerea della Piattaforma
solare di Almería (Spagna)
14
La provincia di Almería, nel sud della Spagna,
è divenuta uno dei principali centri europei
di ricerca sull’energia solare, grazie ai lavori
eseguiti nel deserto di Tabernas dal Centro
tecnologico per le energie rinnovabili (CTAER)
e dalla Piattaforma solare di Almería, la
quale fa parte di un organismo pubblico, il
Centro di ricerche energetiche, ambientali
e tecnologiche (Ciemat) del ministero
spagnolo dell’Economia e della concorrenza.
Nel novembre del 2010, la Commissione europea ha riconosciuto il progetto EU-Solaris (Infrastruttura europea di
ricerca sulla concentrazione dell’energia solare) come una
delle attività prioritarie di ricerca in Europa (piano strategico
di tecnologia energetica — SET). Tale progetto è entrato
a far parte del programma del Foro strategico europeo
sulle infrastrutture di ricerca (ESFRI), principale organismo
europeo incaricato di coordinare l’integrazione scienti-
fica sul continente. Il principale obiettivo del progetto
EU-Solaris è quello di migliorare il livello delle tecnologie
impiegate per mantenere e rafforzare il primato europeo
in questo campo. Nel quadro di tale progetto vengono
attualmente sviluppate nuove tecnologie nel campo della
concentrazione eliotermica, e la sede di Almería coordina
il lavoro dei principali centri di ricerca del settore. Oltre alla
Spagna, i paesi rappresentati nel consorzio sono la Germania, Cipro, la Francia, la Grecia, l’Italia, il Portogallo, la
Turchia e Israele. Il progetto UE-Solaris è inoltre sostenuto
dal governo regionale dell’Andalusia e dall’Associazione
europea dell’industria solare termoelettrica Estela. A giudizio della commissaria europea responsabile della Ricerca,
dell’innovazione e della scienza, Máire Geoghegan-Quinn,
tale impianto «consentirà attività originali di ricerca e innovazione, e potrebbe a conti fatti contribuire a garantire il
futuro approvvigionamento energetico dell’UE».
La Commissione europea ha approvato nel dicembre del
2012 la fase preparatoria del progetto, con un bilancio di
La prospettiva delle regioni
Torre Helio mobile nel Centro
tecnologico per le energie
rinnovabili di Almería (Spagna)
4,45 milioni di euro distribuito su quattro anni. Durante tale
fase preparatoria, il progetto UE-Solaris sarà dotato di una
personalità giuridica e di un meccanismo di finanziamento.
I vari soci del consorzio elaboreranno inoltre la strategia di
lavoro e la struttura organizzativa, allo scopo di individuare
le possibili sinergie e complementarità tra i centri di ricerca.
In più, gli impianti già esistenti saranno rinnovati e verranno
costruite nuove infrastrutture, il cui completamento è previsto
per il 2016, con un investimento totale di 80 milioni di euro.
José Antonio Griñán (PSE), presidente della Giunta dell’Andalusia, osserva che «dalla creazione della Piattaforma solare
di Almería, nel 1980, alla costituzione del Centro tecnologico per le energie rinnovabili nel 2007, le imprese spagnole
e andaluse di questo settore hanno occupato i primi posti al
mondo, con la costruzione in Spagna di 43 centrali eliotermiche (1954 MW), delle quali 21, con una capacità di generazione
di 951 MW, sono in Andalusia». Prosegue affermando che «la
partecipazione della Piattaforma solare di Almería e del Centro
tecnologico per le energie rinnovabili consolida la posizione
dell’Andalusia e ne accresce la visibilità internazionale in un
settore, come quello dell’energia solare, caratterizzato da
potenzialità enormi e da una forte competitività, dimostrando
la capacità della regione di concorrere come leader mondiale».
Infrastrutture di questo genere contribuiscono in maniera
importante allo sviluppo economico a livello locale, regionale, nazionale ed europeo, ma il costo di sviluppo, avviamento e mantenimento di un centro di questo tipo è molto
elevato e, talvolta, è al di là della portata di un singolo gruppo
di ricerca. Occorre pertanto costituire dei quadri di cooperazione tra differenti regioni e paesi. Per tale ragione, nel 2009,
la Commissione europea ha proposto un quadro giuridico
specifico, per offrire una personalità giuridica a questo tipo di
infrastrutture di ricerca europee riconosciute in tutti gli Stati
membri. Queste nuove infrastrutture svolgono le proprie
attività in vari paesi, ma hanno lo status di organizzazioni
e possono cooperare con paesi terzi e organizzazioni intergovernative.
Nieves Tejada Castro, Comitato delle regioni
Collettori cilindrici parabolici,
Piattaforma solare di Almería
(Spagna)
Il governo regionale ritiene inoltre che il progetto EU-Solaris
abbia consentito di promuovere la posizione internazionale
dell’Andalusia nel settore energetico, apportando grandi
benefici alla Spagna e contribuendo allo sviluppo economico della regione.
Le infrastrutture europee di ricerca
La strategia di crescita dell’UE per il periodo 2014-2020 ha
l’obiettivo prioritario di realizzare una crescita sostenibile,
innovativa e inclusiva entro il 2020. In questa prospettiva, le
attività di ricerca, sviluppo e innovazione svolgono un ruolo
fondamentale nelle varie politiche europee. Nel campo della
politica energetica, uno degli obiettivi più ambiziosi è quello
di pervenire a una riduzione delle emissioni di gas a effetto
serra pari al 20 %, di garantire che il 20 % dell’energia utilizzata
provenga da fonti rinnovabili e di ridurre del 20 % l’impiego di
energia primaria europea. Tali obiettivi richiedono che venga
fornito sostegno alle infrastrutture di ricerca nei vari settori.
Per questa ragione, l’UE ha avviato varie iniziative, che hanno
consentito di definire la strategia e i programmi operativi per
realizzare il piano strategico di tecnologia energetica.
REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ MARZOAPRILE 2013
15
La tribuna dei relatori
Aiuti di Stato: il ruolo degli enti territoriali è essenziale
La crisi ha reso agli investimenti pubblici la loro legittimità.
Lo Stato e gli enti locali sono nuovamente riconosciuti come
protagonisti della vita economica, mentre la visione neoliberale del ridimensionamento della cosa pubblica sembra al
tramonto. Chi dice investimenti pubblici dice investimenti da
parte degli enti locali, e dice anche aiuti di Stato. Il ruolo degli
enti territoriali in materia di aiuti di Stato è quindi essenziale.
Christophe Rouillon (FR/PSE),
sindaco di Coulaines, relatore
del parere del CdR sugli aiuti
di Stato per il salvataggio
e la ristrutturazione d’imprese
in difficoltà
Gli aiuti degli enti locali sono fra l’altro quelli da dedicare
all’occupazione e al sostegno per le imprese in via di ristrutturazione, agli sforzi nel campo dell’istruzione e della formazione professionale, per la sicurezza dei percorsi professionali
e la rivitalizzazione dei bacini occupazionali, nonché quelli
che rispondono all’esigenza di anticipare e accompagnare
le ristrutturazioni.
Occorre dunque astenersi dai giudizi morali o ideologici: gli
aiuti di Stato non sono un male, ma non sono neanche per
forza un bene. Devono infatti essere calibrati e inquadrati
correttamente affinché abbiano senso dal punto di vista
economico e possano servire l’interesse generale.
Gli aiuti di Stato al salvataggio e alla ricostruzione aziendale
non devono essere utilizzati, ad esempio, per impedire l’uscita dal mercato di imprese senza prospettive future; al contrario, possono risultare utili quando perseguono l’obiettivo
di aiutare imprese strutturalmente in grado di produrre utili
a superare un periodo d’instabilità, a difendere un patrimonio
di competenze industriali, a preservare il tessuto economico
di un territorio, a svolgere all’occorrenza un ruolo di servizio
pubblico o persino a mantenere una struttura di mercato
concorrenziale, e a consentire alle imprese di far fronte a tensioni passeggere della concorrenza mondiale.
Concretamente, il parere da me presentato è imperniato sui
sette obiettivi che seguono:
— l’opposizione all’ipotesi di restringere l’ambito d’applicazione degli orientamenti alle imprese che sono oggetto
di procedure formali di insolvenza;
— la richiesta di aumentare l’importo massimo degli aiuti
per una singola impresa da 10 (somma fissata nel 2007)
a 15 milioni di euro, per tener conto dell’inflazione
e dell’aumento del PIL;
— l’estensione a sei mesi del periodo massimo per gli aiuti
finalizzati al salvataggio delle imprese, con possibilità di
rinnovo per altri sei mesi;
— la possibilità di prevedere delle contropartite all’impegno
degli enti pubblici, come il divieto di versare dividendi
durante il periodo di ristrutturazione;
— l’applicazione per analogia della clausola «antidelocalizzazione» di cui al regolamento sui fondi strutturali,
in forza della quale, qualora l’investimento non venga
mantenuto per un periodo di cinque anni, o di tre anni
nel caso di una PMI, si procede al recupero degli aiuti;
— l’introduzione di specifiche soglie minime per la notifica
alla Commissione degli aiuti di Stato, pari a 200 000 euro
per le PMI e a 500 000 euro per le altre imprese;
— la creazione di una «task force» della Commissione europea composta in particolare dalle parti sociali, per trasmettere rapidamente alle imprese le informazioni giuridiche
e finanziarie indispensabili al loro salvataggio.
Potenziare e concentrare la cooperazione internazionale
dell’UE nelle attività di ricerca e innovazione
Il 14 settembre 2012 la Commissione europea ha presentato
una comunicazione con l’obiettivo di racchiudere all’interno
di un unico quadro organico di riferimento la strategia comunitaria di cooperazione internazionale nel settore della ricerca
e dell’innovazione.
Paolo Valentini Puccitelli
(IT/PPE), Consiglio regionale
della Lombardia
Partendo dalla considerazione che i mutamenti avvenuti
a livello globale nel corso dell’ultimo decennio abbiano avuto
un riflesso anche nel campo della ricerca — definendo una
logica multipolare all’interno della quali i paesi emergenti (in
particolare i BRICS) giocano un ruolo sempre più significativo
e caratterizzata da un’interconnessione sempre maggiore
a livello internazionale — la comunicazione si poneva come
obiettivo strategico il rafforzamento dell’eccellenza scientifica dell’Unione e della propria attrattività e competitività
economica e industriale su scala mondiale.
In questo contesto, ho particolarmente apprezzato l’idea che
le grandi sfide sociali (quali, ad esempio, il cambiamento climatico, la lotta alle malattie, la sicurezza alimentare) necessitano
di essere affrontate con un approccio sempre più globale,
promuovendo una massa critica adeguata alla loro portata.
Il mio parere riconosce pienamente lo sforzo meritorio della
Commissione europea nel tentare di definire all’interno di un
quadro chiaro e completo la cooperazione internazionale nel
settore della ricerca ed elogia la rassegna ordinata e sintetica
degli strumenti e delle controparti (potenziali) per la collaborazione internazionale nel campo della ricerca presentata
nella comunicazione della Commissione europea.
16
Solo un approccio unico e integrato alla cooperazione internazionale potrà infatti garantire, da un lato, una reale collaborazione e complementarità tra le istituzioni europee e gli Stati
membri, evitando duplicazioni e carenze nei collegamenti
e nelle comunità scientifiche mobilitate, e, dall’altro, affiancare e sostenere le politiche esterne dell’Unione attualmente
in essere, integrando la ricerca e l’innovazione in una serie
di strumenti per l’azione esterna e non limitando il proprio
raggio d’azione al solo programma Orizzonte 2020.
Mi sono tuttavia posto anche l’obiettivo di arricchire con
alcuni spunti costruttivi il testo della comunicazione, richiedendo innanzi tutto un pieno riconoscimento del ruolo degli
enti regionali e locali nell’ambito di azione del documento
legislativo. Essi sono infatti attori importanti nel campo della
cooperazione internazionale e nel coordinamento delle attività
di ricerca e innovazione: le loro politiche incidono in maniera
significativa sullo sviluppo delle infrastrutture di ricerca e sulla
creazione di strutture innovative (centri tecnologici, incubatori
d’impresa, parchi scientifici) capaci di attirare scienziati e ricercatori, nonché promotori dell’innovazione.
I livelli di governo regionali e locali riuniscono infatti, nei propri territori, i protagonisti del triangolo dell’innovazione, combinando mondo accademico e università, centri di ricerca
e tutta una serie di gruppi economici ed industriali lungo
differenti catene del valore nel campo dell’innovazione.
A tal proposito, ho posto un forte accento sul fatto che la
concorrenza a livello mondiale non si svolge soltanto tra
La tribuna dei relatori
Stati ma anche tra grandi sistemi regionali in cui sono ubicati distretti, raggruppamenti industriali guidati dalla ricerca,
reti di imprese e poli commerciali: la dimensione regionale
è chiamata a competere e a cooperare su scala internazionale
con sistemi analoghi di altre parti del mondo.
In sintesi, all’interno del documento ho evidenziato l’esistenza di tre tematiche generali di rilevanza regionale: la
«diplomazia della scienza», la specializzazione intelligente e le
infrastrutture di ricerca. Si sottolinea infatti l’importanza della
cooperazione internazionale nel campo della ricerca e dell’innovazione in quanto strumento di soft power e meccanismo
per migliorare le relazioni con paesi e regioni strategici. A tal
proposito, ho ribadito la mia convinzione che la dimensione
internazionale delle strategie di specializzazione intelligente
(S3) sia cruciale, poiché rappresenta un volano essenziale per
nuovi investimenti e opportunità sia per le regioni europee
che per i paesi terzi.
Per promuovere il cloud computing occorre sviluppare
la cultura e l’insegnamento delle tecnologie informatiche
Appena pochi anni fa erano in molti a sostenere che il cloud
computing fosse solo un progetto accarezzato da qualche
appassionato di informatica con la testa tra le nuvole. Oggi
invece il concetto, pur rimanendo ancora piuttosto vago per
la maggior parte della gente, si sta rapidamente affermando.
Con lo sviluppo dell’accesso a Internet a banda larga le tecnologie informatiche sono diventate una sorta di servizio
pubblico, proprio come la fornitura di acqua o di elettricità,
e questo è stato il primo passo verso il cloud computing globale. La principale caratteristica delle modalità di stoccaggio
offerte dal cloud computing è la possibilità di accedere ai
dati ovunque e in qualsiasi momento, a prescindere dalla
piattaforma di accesso utilizzata: questo aumenta l’efficienza
dei servizi informatici e riduce il consumo di energia e di altre
risorse, contribuendo così ad un ambiente sostenibile. Per
di più, il cloud computing e la banda larga hanno ricadute
positive sul mercato del lavoro e l’occupazione, e possono
servire a rafforzare la coesione sociale e territoriale.
Vi sono però diversi ostacoli ad un’ampia diffusione del cloud
computing che impediscono di realizzarne tutto il poten-
ziale. Un punto cruciale è l’effettivo sviluppo della cultura
e dell’insegnamento delle tecnologie informatiche. Per
quanto riguarda poi gli enti locali e regionali, sarà necessario
tenere opportunamente conto delle loro attività nell’istituire, secondo la proposta della Commissione, un partenariato
europeo per il cloud computing che faccia del settore pubblico un volano di innovazione e di crescita.
Un’altra questione sollevata nel parere da me predisposto
è l’esigenza di precisare quali sono gli organismi competenti
per la normazione e la certificazione, nonché di stabilire se
le norme di certificazione saranno elaborate a livello di Stati
membri o dell’Unione. Anche il problema dei diritti d’autore
e della riproduzione dei contenuti rimane tuttora irrisolto.
Ultimo punto, ma non meno importante: dato che, insieme
alla banda larga, il cloud computing può aiutare le regioni
meno sviluppate a recuperare il loro ritardo grazie all’accesso
più semplice ed economico al lavoro e ai mercati più distanti,
l’aiuto a queste regioni non dovrebbe essere limitato alla
fase di progettazione, ma estendersi anche al finanziamento
necessario all’utilizzo. In fin dei conti, questa nuova tecnologia deve andare a vantaggio di tutti.
Gábor Bihary (HU/PSE),
consigliere comunale di
Budapest, relatore del parere del
CdR Sfruttare il potenziale del cloud
computing in Europa
«Memoria e cittadinanza europea» a Gdynia (Polonia)
L’anno da poco iniziato vedrà l’Europa impegnata a celebrare
il ventesimo anniversario dell’entrata in vigore del trattato
sull’Unione europea. Il 2013, inoltre, è stato designato dalla
Commissione europea «Anno europeo dei cittadini»: un’iniziativa che coinvolgerà i cittadini stessi, le organizzazioni della
società civile e gli enti regionali in un dibattito sul significato
degli articoli 9 («è cittadino dell’Unione chiunque abbia la
cittadinanza di uno Stato membro») e 11 (partecipazione dei
cittadini alla vita democratica dell’UE) di tale trattato.
Garantire la libera circolazione delle persone, il diritto di voto
nelle elezioni amministrative e in quelle del Parlamento
europeo, l’esercizio dell’«iniziativa dei cittadini europei»
e l’accesso ai documenti delle istituzioni dell’UE: questi gli
obiettivi comuni dei governi degli Stati membri e delle istituzioni europee — obiettivi, però, ancora lontani dall’essere
raggiunti.
Il consiglio comunale di Gdynia (Polonia), che ho l’onore di
presiedere, ha a sua volta avviato altre iniziative sul tema
della cittadinanza dell’Unione, che vertono in particolare sulla
componente «Memoria e cittadinanza europea».
Se, infatti, i cittadini (specialmente coloro che rivestono cariche pubbliche o dirigono organi di informazione) omettono
di riconoscere o addirittura di conoscere gli avvenimenti della
storia europea (penso ad esempio ai «campi di concentramento polacchi»), l’integrazione europea diventa più difficile
REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ MARZOAPRILE 2013
perché, così facendo, si favorisce l’insorgenza di totalitarismi e intolleranza, soprattutto nelle regioni e nei paesi che
si trovano ancora ad affrontare gravi problemi economici
e sociali. Ecco perché la costante necessità di un dialogo
teso a ristabilire la verità risulta oggi ancora più pressante.
A Gdynia il dialogo per ristabilire la verità prende le mosse dal
progetto intitolato «Gdynia nella Seconda guerra mondiale»:
il portale www.2wojna.gdynia.pl permetterà ai cittadini europei di Polonia, Repubblica ceca, Germania, Spagna, Francia,
Regno Unito e altri paesi di prendere parte attiva a questo
dibattito.
Il consiglio comunale di Gdynia ha deciso di ampliare notevolmente l’ambito tematico e storico di questo progetto, nel
quadro del programma «Europa per i cittadini»: oggi, infatti,
esso si intitola «Gdynia ricorda e conserva la memoria dei
suoi cittadini vittime dell’oppressione comunista e nazionalsocialista». Per quanto riguarda la nostra partecipazione ad
altre iniziative europee, stiamo realizzando progetti comuni
destinati principalmente a coloro che vivono nella regione
del Mar Baltico — come Interface ed Enter Hub — e progetti
economici congiunti come il «Corridoio logistico verde» della
Botnia.
Stanisław Szwabski (PL/AE),
presidente del consiglio
comunale di Gdynia
E tutto ciò, non dimentichiamolo, nel corso dell’Anno europeo dei cittadini!
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Notizie brevi e immagini
Il Louvre-Lens al servizio dello sviluppo regionale
in Europa
Il museo Louvre-Lens ha aperto le porte al grande pubblico il 12 dicembre 2012. La scelta di aprire questa
seconda sede del Louvre a Lens incarna la volontà di
contribuire all’affermazione della regione Nord-Pas-deCalais come una delle regioni europee più attive.
un’operazione di portata eccezionale per mettere l’arte
e le opere più importanti alla portata delle popolazioni più
diverse, dando un senso popolare e concreto all’impegno
europeo.
Fedele alla sua vocazione di far scoprire le proprie opere a un
pubblico sempre più vasto, il museo del Louvre segna una
nuova tappa della propria storia stabilendosi a Lens, ex città
mineraria del Pas-de-Calais iscritta nel patrimonio mondiale
dell’Unesco.
Una regione europea valorizzata grazie a Euralens
Un’iniziativa di solidarietà europea
Il progetto Louvre-Lens è stato fortemente voluto dalla
regione Nord-Pas-de-Calais, suo committente e principale
finanziatore, ma ha anche beneficiato di un cofinanziamento
europeo di 37,5 milioni di euro, pari al 25 % del totale. Grazie
a questo cospicuo contributo, il Louvre-Lens è diventato uno
dei progetti più importanti del periodo di programmazione
2007-2013 e rappresenta un’autentica leva per lo sviluppo
economico e culturale in Europa. Esso inoltre costituisce
Grazie al progetto urbano di gestione del territorio Euralens — ispirato alle esperienze condotte in altre parti d’Europa come Bilbao, Liverpool e la regione tedesca della Ruhr
(IBA Emscher Park), che hanno trasformato dei bacini industriali o minerari afflitti da mille difficoltà in territori in grado di
attrarre nuove attività — sono attesi a Lens 500 000 visitatori
all’anno e si prevede che si apriranno prospettive inedite di
sviluppo. Una delle prime ricadute positive di questa iniziativa
è l’avvio, nel contesto del Settimo programma quadro europeo di ricerca e sviluppo, dell’innovativo progetto europeo
Smartculture, inteso a rendere la cultura accessibile a tutti
grazie alle nuove tecnologie. Le opere esposte nel museo
saranno rinnovate periodicamente spaziando attraverso
6 000 anni di storia dell’arte.
Plenaria ARLEM: cooperazione regionale
e democrazia locale, le chiavi del processo
di transizione nel Mediterraneo
Per garantire il successo del periodo di transizione attualmente attraversato dai paesi della sponda sud del Mediterraneo, è essenziale promuovere la cooperazione regionale,
consolidare il decentramento e rafforzare la capacità istituzionale a livello locale. Su queste priorità si fonderanno le attività
dell’Assemblea regionale e locale euromediterranea (ARLEM)
tese a contribuire ai processi di riforma in atto nella regione.
Questo l’impegno assunto, col sostegno dell’Unione per il
Mediterraneo, della Banca europea per gli investimenti (BEI)
e della Commissione europea, dagli esponenti politici locali
e regionali riunitisi il 18 febbraio a Bruxelles per la IV sessione
plenaria dell’ARLEM.
A due anni dalle rivolte della primavera araba, l’ARLEM intensifica il suo impegno a sostegno della transizione democratica nei paesi partner del Mediterraneo. «La promozione della
democrazia a livello locale e regionale garantirà la continuità
delle riforme necessarie a stimolare lo sviluppo territoriale
e sociale» — ha dichiarato Ramón Luis Valcárcel Siso, presidente del Comitato delle regioni e copresidente dell’ARLEM,
aprendo i lavori della sessione plenaria — «Sono convinto
che anche il decentramento e la governance multilivello
possano contribuire a evitare nuove crisi nella regione del
Mediterraneo».
Enti locali e regionali come «fattori del cambiamento»
Gli ha fatto eco Youssef Ali Abd El-Rahman, governatore di
Giza (Egitto) e copresidente dell’ARLEM, che ha sottolineato in particolare l’approccio pragmatico cui deve essere
improntata l’attività dell’Assemblea: «L’ARLEM deve costituire un meccanismo di sostegno per assistere gli enti locali
e le regioni nella messa a punto di politiche sostenibili in
settori ad alto potenziale, come la gestione dell’acqua, le
energie rinnovabili, lo sviluppo urbano, il turismo ecologico
e la formazione tecnica. Occorre inoltre agevolare l’accesso
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ai finanziamenti per sostenere queste politiche. Anche il
rafforzamento della capacità istituzionale degli attori locali
e regionali è essenziale, e intendiamo lanciare un’azione concreta in questo senso».
Rivolgendosi ai membri dell’ARLEM, Kristalina Georgieva,
commissaria europea per la Cooperazione internazionale,
gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi, ha insistito sulla
responsabilità fondamentale degli enti locali e regionali
come «fattori del cambiamento» durante la fase di transizione
nei paesi della sponda sud, sottolineando che le città e le
regioni hanno un triplice ruolo: «ammortizzatori, stabilizzatori
e amplificatori della voce del popolo».
Fin dalla sua creazione, l’ARLEM si impegna per il rafforzamento della dimensione territoriale dell’Unione per il
Mediterraneo (UpM). In quest’ottica, il segretario generale
dell’UpM Fathallah Sijilmassi, che ha firmato una lettera
d’intenti congiunta con l’ARLEM, ha messo in particolare
rilievo le conseguenze negative dell’assenza di un modello
per la cooperazione regionale. «Quella del Mediterraneo
è la regione del mondo in cui l’integrazione è più debole. La
perdita di guadagno che ne deriva dimostra chiaramente
che è giunto il momento per il Mediterraneo di intraprendere seriamente la cooperazione regionale». Sijilmassi indica
senza esitazione nella lotta alla disoccupazione la priorità
fondamentale dell’UpM, ricordando l’urgenza di sostenere
iniziative tese a creare «posti di lavoro produttivi e di qualità»
nei paesi del Mediterraneo.
Gli obiettivi dell’ARLEM per il 2013
La plenaria ha approvato gli obiettivi dell’ARLEM per il 2013
adottando la relazione sulla dimensione territoriale dell’UpM,
incentrata su tre priorità: consolidare il decentramento e la
regionalizzazione, far sì che le priorità dell’UpM includano
Notizie brevi e immagini
una dimensione territoriale, contribuire allo sviluppo di una
strategia macroregionale e una politica di coesione nell’area euromediterranea. La relazione ha riscosso l’entusiasta
approvazione di Bernardino León, rappresentante speciale
dell’UE per la regione del Mediterraneo meridionale, che ha
invitato l’ARLEM ad aderire alle task force già costituite al
fine di promuovere la cooperazione tra i partner. Il vicepresidente della BEI Philippe de Fontaine Vive ha ricordato la
necessità di stimolare la costruzione di capacità degli attori
locali nei paesi partner, in linea con la proposta dei copresidenti dell’ARLEM circa il lancio di un progetto per il rafforzamento delle competenze e delle capacità istituzionali negli
enti locali e regionali.
I membri dell’ARLEM hanno discusso inoltre del ruolo degli
enti locali e regionali rispetto a due questioni specifiche che
hanno un rilievo particolare per la regione del Mediterraneo:
la promozione del turismo ecologico al fine di mitigare l’ec-
cessiva pressione sulle risorse naturali e l’ambiente (relatrice
Michèle Sabban, presidente dell’Assemblea delle regioni
d’Europa e vicepresidente della regione Île-de-France) e la
modernizzazione della formazione tecnica e professionale
per migliorare la qualità del capitale umano e favorire la
mobilità professionale (relazione presentata da Peter Bossman, sindaco di Pirano, Slovenia). In quest’ottica, l’ARLEM
ha inoltre firmato una dichiarazione d’intenti congiunta con
la Fondazione europea per la formazione professionale (ETF)
volta a creare sinergie con l’agenzia dell’UE che si occupa
della riforma dei sistemi d’istruzione e formazione e del mercato del lavoro, nel quadro della politica di relazioni esterne
dell’UE. L’ETF era rappresentata dalla sua direttrice, Madlen
Serban.
Per saperne di più:
www.cor.europa.eu/arlem
L’Assemblea nazionale del Galles si allinea ai suoi omologhi
europei per garantire le buone pratiche in materia
di controllo legislativo
Molte regioni e città europee hanno piccoli parlamenti
e assemblee, e molti di essi, come nel caso dell’Assemblea
nazionale del Galles, sono di creazione relativamente recente.
Io stessa, come ex membro del Comitato delle regioni, ho
collaborato con molte di queste istituzioni, e mi è chiaro
che tutti noi, regolarmente, ci impegniamo al massimo per
adottare approcci innovativi in materia di servizi parlamentari
e controllo legislativo.
Questo collegamento con il CdR è stato ulteriormente rafforzato dal lavoro dei membri della nostra Assemblea. La
deputata Christine Chapman, che si è recentemente dimessa
dal CdR, aveva svolto un lavoro dettagliato sulla strategia
Europa 2020, mentre poco tempo fa l’attuale membro del
CdR Rhodri Glyn Thomas ha raccontato, in questa stessa
pubblicazione, del suo lavoro di relatore inteso a ricercare
maggiori sinergie tra i bilanci UE, nazionali e subnazionali.
La Giornata della vita e della cultura gallese, celebrata ogni
anno il 1o marzo, giorno di San Davide, ha fornito all’Assemblea nazionale un’eccellente opportunità per riconoscere che
tali partenariati non soltanto ci aiutano a migliorare la nostra
reputazione, sulla scena mondiale, di organo parlamentare
esemplare e innovativo, ma sostengono anche le regioni e le
città in tutta Europa.
discusso del nostro programma di sviluppo delle capacità,
che prevede un perfezionamento professionale costante per
i membri dell’Assemblea.
In questo sostegno rientra anche lo sforzo di potenziare le
funzioni di controllo dell’Assemblea, ad esempio impartendo
formazioni sul controllo legislativo e finanziario, aiutando
i membri e i loro collaboratori ad affrontare dei problemi nei
rispettivi collegi, nonché sostenendo quelli di loro che hanno
delle responsabilità in quanto datori di lavoro. Persino paesi
lontani come Trinidad e Tobago, il Pakistan e lo Sri Lanka
hanno manifestato interesse per queste innovazioni.
È chiaro quindi che le città e le regioni d’Europa sono vere
e proprie incubatrici di idee innovative e svolgono un ruolo
crescente nello sviluppo di prassi parlamentari innovative in
tutta Europa e a livello globale. Per questo attendo con vivo
interesse nuovi scambi di idee con colleghi di tutta Europa
nel prossimo futuro.
Rosemary Butler,
presidente dell’Assemblea nazionale del Galles
Rosemary Butler, presidente
dell’Assemblea nazionale
del Galles, con Jan Peumans,
portavoce del parlamento
fiammingo
Come molti di voi sapranno per aver collaborato con noi
nell’ambito del CdR e della Conferenza delle assemblee
legislative regionali europee (CALRE), l’Assemblea del Galles ha condiviso con assemblee regionali di tutta Europa
gli approcci adottati in una vasta gamma di settori, come il
coinvolgimento dei cittadini, la democrazia elettronica e la
formazione dei membri.
Il 21 e 22 febbraio, insieme ai membri dell’organo esecutivo
dell’Assemblea, ho incontrato alcuni colleghi del parlamento
fiammingo, quale seguito della visita di una delegazione
fiamminga in Galles lo scorso anno. In entrambe le occasioni
abbiamo scambiato informazioni su come stiamo lavorando
per coinvolgere maggiormente i cittadini tramite il nostro
sistema di petizioni online e i nostri servizi di prossimità,
e anche su come questo coinvolgimento contribuisce al
processo di controllo dei lavori del Comitato. Con Jan Peumans, portavoce del parlamento fiammingo, abbiamo inoltre
REGIONI E COMUNI D’EUROPA ➔ MARZOAPRILE 2013
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Regioni e comuni d’Europa
n. 82
Direttore: Laurent Thieule,
direzione Comunicazione,
stampa ed eventi
Capo unità: Serafino Nardi,
unità Stampa, comunicazione interna
ed esterna
Caporedattore: Branislav Stanicek
Foto: Archivi del Comitato
delle regioni
Progetto grafico: Ufficio delle
pubblicazioni dell’Unione europea
(Lussemburgo)
Comitato delle regioni,
direzione Comunicazione,
stampa ed eventi
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Regioni e comuni d’Europa è una
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Il contenuto della presente
newsletter non rispecchia
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e i punti di vista delle istituzioni
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Disponibile anche online
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d’Europa
© Unione europea, 2013
Printed in Belgium
@EU_CoR
Valcárcel Siso esorta
il Parlamento europeo
a migliorare l’accordo
sul bilancio dell’UE
Il presidente del Comitato delle regioni (CdR) Ramón
Luis Valcárcel Siso ha sottolineato che l’accordo raggiunto dal Consiglio europeo sul quadro finanziario
pluriennale 2014-2020 va considerato come il punto
di partenza per concepire il migliore bilancio possibile
nel corso dei prossimi negoziati. Rivolgendosi, il 19 febbraio scorso, alla commissione per lo Sviluppo regionale
(REGI) del Parlamento europeo, il presidente Valcárcel
Siso ha invitato il Parlamento a migliorare le disposizioni
dell’accordo in materia di coesione, al pari dell’intero
pacchetto legislativo su questa politica.
«Rispetto al bilancio attuale, gli stanziamenti destinati
alla politica di coesione dovrebbero subire una riduzione
dell’8,5 %. Si tratta di un taglio considerevole, anche se non va
dimenticato che solo un anno fa alcuni Stati membri avevano
invocato lo smantellamento di questa politica», ha dichiarato
Valcárcel Siso, aggiungendo che «l’accordo conserva il peso
relativo della coesione nel bilancio dell’UE, mantiene l’architettura della riforma proposta dalla Commissione europea
e consente a tutte le regioni di avviare la programmazione
delle loro strategie d’investimento pluriennali. Considerato l’attuale contesto economico, si tratta di un risultato
ragguardevole».
Ciononostante, Valcárcel Siso ha sollecitato una maggiore
flessibilità all’interno delle diverse linee di bilancio, in quanto
essa è fondamentale per garantire l’applicazione efficace
della politica regionale negli anni a venire. Il CdR appog-
gia pertanto la richiesta formulata dal PE di condurre una
revisione intermedia in modo da adattare il bilancio ai dati
aggiornati e rispecchiare così la situazione reale delle regioni.
Nel corso del dibattito con i membri della commissione REGI,
il presidente del CdR si è detto contrariato da disposizioni
come la condizionalità macroeconomica e la riserva di efficacia ed efficienza. Ha quindi invitato il Parlamento a fare
quanto in suo potere per riaffermare le posizioni comuni raggiunte nei mesi scorsi e garantire che gli enti locali e regionali
possano pianificare e attuare i loro programmi operativi sulla
base di procedure di attribuzione necessariamente stabili,
prevedibili ed imparziali.
Quanto al pacchetto legislativo sulla politica di coesione, il
presidente Valcárcel Siso ha espresso apprezzamento per
i primi risultati conseguiti dal team negoziale del Parlamento
e ha evidenziato le priorità del CdR, tra cui l’adozione del
codice di condotta europeo sul partenariato, l’inserimento
del concetto di strategia macroregionale nel regolamento
generale, il pieno coinvolgimento degli enti locali negli
accordi di partenariato e l’inclusione dei criteri demografici
nella pianificazione dei programmi operativi.
Il pieno coinvolgimento
degli enti regionali e locali
è fondamentale per realizzare
l’agenda dell’UE per la crescita
Il presidente del Comitato delle regioni, Ramón Luis
Valcárcel, definisce il risultato del Consiglio europeo di
primavera «un importante passo avanti verso un cambiamento urgente e necessario della strategia dell’UE
volta a trovare un equilibrio tra le misure per il risanamento del bilancio e quelle per la crescita». Occorre
un’interpretazione più flessibile del quadro giuridico
in materia di bilancio per garantire alle regioni e alle
città dell’UE un margine più ampio necessario a investire nella crescita e nella competitività e a promuovere
l’occupazione giovanile.
Valcárcel si compiace inoltre dell’importanza data all’attuazione del Patto per la crescita e di tutte le iniziative messe in
atto per stimolare la ripresa: «Se la sua realizzazione è fondamentale e se l’Europa è davvero determinata a superare
i ritardi e le difficoltà incontrati fino ad oggi nell’attuazione
dell’agenda per la crescita, l’adeguato coinvolgimento degli
enti regionali e locali nella pianificazione e nell’apporto di
contributi concreti è l’unico modo per garantire che il denaro
investito vada a vantaggio dei cittadini e delle imprese
migliorando le opportunità a loro disposizione». A tal fine,
il presidente auspica che si «rafforzi senza indugio, fin dal
semestre europeo in corso, la cooperazione tra l’Unione
e i livelli di governance nazionali, regionali e locali».
Le vostre reazioni/i vostri commenti:
[email protected]
QG-AA-13-082-IT-C
Secondo il presidente del CdR, pur in assenza di nuove decisioni formali, il Consiglio europeo ha aperto la strada allo
sfruttamento delle possibilità offerte dalle regole in vigore
per raggiungere un equilibrio tra investimenti strategici,
da una parte, e risanamento di bilancio, dall’altra. Questo
scenario consentirebbe alle regioni e alle città di proseguire
i loro sforzi volti a creare nuovi posti di lavoro per i giovani
e a rendere le nostre economie più competitive nel contesto
di un migliore quadro di bilancio. Per molte regioni dell’UE
si tratta di un aspetto essenziale per garantire la piena rea-
lizzazione dei programmi operativi attuali della politica di
coesione e l’effettivo avvio di quelli per il periodo 2014-2020.