Gesù a tavola, Gesù mangia con i pubblicani. Questo

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Gesù a tavola, Gesù mangia con i pubblicani. Questo
Matteo 9, 9-13
26.08.2012 (s)
Matteo 9:9 Poi Gesù, partito di là, passando, vide un uomo chiamato Matteo, che sedeva
al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli, alzatosi, lo seguì. 10 Mentre Gesù
era a tavola in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con
Gesù e con i suoi discepoli. 11 I farisei, veduto ciò, dicevano ai suoi discepoli: «Perché il
vostro maestro mangia con i pubblicani e con i peccatori?» 12 Ma Gesù, avendoli uditi,
disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13 Ora andate e
imparate che cosa significhi: "Voglio misericordia e non sacrificio"; poiché io non sono
venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori».
Gesù a tavola, Gesù mangia con i pubblicani.
Questo comportamento produce scandalo nei farisei e crea, per loro, un
problema etico.
I farisei si dissociano dal comportamento di Gesù e dei discepoli perchè
non è buono, anzi si è andati oltre a quelle regole che differenziano una
persona religiosa da una che non lo è, oltretutto i confini di questo limite sono
stati superati in modo indefinito: qui non ci sono solo i pubblicani, cioè quelli
che con il loro banco delle tasse facevano un lavoro riprovevole, ma ci
troviamo di fronte ad una platea talmente generica di “peccatori” dove ci può
stare di tutto.
L'idea che il comportamento che seguiamo, cioè l'etica, sia lo strumento
per essere graditi a Dio, non fa parte del programma di Gesù, questo modo di
pensare resta un patrimonio di quelli che erano i farisei del passo ma anche di
molti altri che non hanno compreso come nonostante il problema che il
peccato ci pone, siamo invitati a vivere con fiducia e solida speranza nella
Grazia di Dio.
È per questo malinteso senso etico che nelle chiese ogni tanto sorgono
Matteo 9, 9-13
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coloro che vogliono giudicare i comportamenti altrui e che non riescono più a
vedere nell'altro un fratello od una sorella in Cristo, ma un nemico.
L'insegnamento che Gesù ci propone non solo nel mangiare assieme a
dei peccatori ma specialmente nella parole “Non sono i sani che hanno
bisogno del medico, ma i malati.” è quello di non sentirci migliori degli altri,
presuntuosi al punto di pensare che essere cristiani ci dia la facoltà di
difendere la nostra purezza di fede non partecipando alla vita del mondo, o
forse anche oltre.
E nell'oltre ci metto pure chi fa del proprio rapporto con Dio una santa
religione giudicando chi può essere degno di Dio e chi deve starne lontano.
Noi siamo stati peccatori, e talvolta lo siamo ancora, ma Gesù è stato
quel medico che ha curato la nostra malattia e ci ha reso consapevoli non solo
dei nostri errori e delle nostre colpe ma anche che Lui è venuto proprio per
noi, così inadatti, così inaffidabili.
Gesù Cristo è il medico che ci ha inoculato una medicina efficace...
miracolosa, un salvavita. Questa medicina costa poco o nulla ma vale
tantissimo, è una medicina che se fosse brevettabile farebbe ricco il suo
produttore.
Il nome di questa medicina, tanto quello commerciale quanto il suo
principio attivo ha un unico nome: amore! Amore inteso come Agape!
Ora noi possiamo certamene riflettere su quanta medicina abbiamo
ricevuto e cosa ha prodotto dentro di noi, ma possiamo anche soffermarci un
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attimo sui suoi effetti collaterali.
Nelle parole “ Ora andate e imparate che cosa significhi: "Voglio
misericordia e non sacrificio"; poiché io non sono venuto a chiamare dei
giusti, ma dei peccatori” la chiave di lettura è nella parola “misericordia”, cioè
quel sentimento per il quale la miseria altrui tocca il nostro cuore, ma l'unico
cuore che può toccare è quello che ha conosciuto l'amore di Dio.
Noi viviamo la misericordia? Non facciamo che questa domanda resti
sospesa a mezz'aria tra le grandi valutazioni di principio ed i grandi problemi
sociali del nostro mondo, come Gesù pone la questione partendo da un luogo
concreto, la casa di Matteo o di Levi, e da interlocutori certi, i pubblicani ed i
peccatori, così noi dobbiamo rilfettere come l'amore di Dio ci fa vivere il
nostro approccio agli altri tanto nella chiesa quanto nel resto della nostra vita.
Certo noi non siamo come nostro Signore che molto provocatoriamente
in questo passo ci fa assistere al perdono divino ancora prima che i pubblicani
ed i peccatori si pentano e si convertano, però possiamo coltivare l'amore di
Dio perchè i peccatori lo conoscano e si convertano attraverso la testimonanza
della Sua Parola.
L'annuncio di grazia verso i pubblicani ed i peccatori è la dichiarazione
che Dio fa a tutti gli uomini e le donne, a quelli che diciamo essere dei buoni
quanto a quelli che giudichiamo cattivi, perchè il Signore perdona i peccatori
ma non coloro che si dichiarano pii e santi e poi perseverano nel peccato.
Il muoversi di Dio ci dichiara che i suoi valori sono diversi dai nostri
Matteo 9, 9-13
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perchè i non credenti precedono i credenti nell’entrarvi (Matteo 8:11) e
meretrici e truffatori precedono la gente pia (Matteo 21:31), il nostro Regno è
di Dio che perdona i peccatori ma non la gente che si proclama santa e giusta
(Matteo 9:13), a noi resta il compito di testimoniarlo affinchè nessuno ne sia
escluso a causa nostra, per la nostra presunzione o per il nostro pregiudizio.