Prontuario PI - Comune di Vigasio

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Prontuario PI - Comune di Vigasio
COMUNE DI VIGASIO
Provincia di Verona
P.I.
Art. 17 L.R. 11/2004
PRONTUARIO PER LA QUALITA’ ARCHITETTONICA E
MITIGAZIONE AMBIENTALE
Progettista
Arch. Pierluigi Polimeni
Relazione Tecnica V.Inc.A.
Tecnico Ambientale
Pianif. Marco Tropina
Compatibilità idraulica
Ing. Carlo Tagliaro
Informatizzazione cartografica
Urbacom Srl
ADOTTATO: D.C.C. n° del
APPROVATO: D.C.C. n° del
FEBBRAIO 2016
IL PROGETTISTA
Arch. Pierluigi Polimeni
IL RESPONSABILE DEL
PROCEDIMENTO
DATA
Febbraio 2016
FILE
Prontuario PI Comune Vigasio
REVISIONI
Studio PPS Architetti Associati
Via Napoleone Primo, 8 – 370138 Verona – Tel 045 8101239 – Fax 045 577166
E-mail [email protected]
INDICE
1- Il Prontuario per la qualità architettonica e la mitigazione ambientale
Pag. 01
1.1- Interventi edilizi in area agricola
Pag. 01
1.2- Nuove edificazioni e preesistenze
Pag. 03
1.3- Impostazioni planivolumetriche per interventi di nuova
edificazione – ristrutturazione
Pag. 03
2- La mitigazione ambientale
Pag. 04
2.1- La Rete Ecologica
Pag. 04
2.2- La Valutazione di Incidenza Ambientale
Pag. 07
3- Elementi progettuali per gli spazi aperti
3.1- Da servizi sottoutilizzati a servizi di qualità
Pag. 10
Pag. 11
4- Le opere infrastrutturali – mitigazione e riduzione impatti
Pag. 12
5- La difesa del suolo
Pag. 13
5.1- Analisi delle tecniche per la mitigazione idraulica
Pag. 13
6- Riduzione dell’inquinamento atmosferico
Pag. 15
7- Riduzione dell’inquinamento acustico
Pag. 16
8- Regolamentazione impianti di telecomunicazione
Pag. 17
9- Sostenibilità energetica degli edifici
Pag. 18
9.1- Prestazioni energetiche del fabbricato
Pag. 19
1. Il Prontuario per la qualità architettonica e la mitigazione
ambientale
Alla lettera d) del comma 5 dell’art. 17 della L.R. 11/2004 tra i documenti da allegare al Piano
degli Interventi c’è, appunto, il “Prontuario”.
Si è già trattato dell’argomento in paragrafi precedenti evidenziando la scarsa utilità e
l’ingerenza culturale in un processo limitativo di una certa professionalità.
Non di meno, ma da molto tempo, si è cercato di tradurre in norma tipologie strutturali
specifiche per zona, per materiali, per uniformità operative, ecc…
Molte di queste, e per certi ambiti, hanno contribuito alla creazione di identità operative che
hanno omogeneizzato specificità note su economie o marginali, concentrate o diffuse.
Capita allora che superati i termini di localismo territoriale o si porti il confronto a livelli di
“qualità di vita” il problema, sia architettonico che ambientale, diventa, senza enfasi, non solo
“enorme” ma “presuntuosamente” contenibile in un documento di “Piano degli Interventi”.
Non di meno esistono caratteristiche riconducibili a valori e schematizzazioni che, seppur nel
loro modesto insieme, possono costituire “identificazione” per approfondimenti operativi su
settori essenziali o di indirizzo ad un “sistema pianificatorio”.
1.1 Interventi edilizi in area agricola
Il presente prontuario tende ad indicare le modalità per l’esecuzione degli interventi edilizi sul
territorio in zona agricola al fine di omogeneizzare le caratteristiche dell’edilizia rurale e
dell’organizzazione urbanistica.
Nella sua completezza il presente elaborato è indirizzato alla:
-
Salvaguardia delle aziende agricole in quanto entità cui è demandata la funzione
produttiva primaria e l’azione di presidio territoriale;
-
Tutela delle infrastrutture funzionali allo svolgimento dell’attività agricola (opere di
bonifica e regimazione idraulica, impianti di irrigazione collettiva, viabilità rurale);
-
Tutela del paesaggio rurale inteso come insieme di elementi antropici e naturali
organizzati secondo un assetto del territorio funzionale allo svolgimento dell’attività
primaria. Il paesaggio rurale viene quindi inteso come elemento facente parte del
tessuto culturale collettivo e come organizzazione dello spazio indispensabile ai fini
produttivi primari;
-
Tutela dei manufatti funzionali all’efficienza del territorio e al mantenimento del
presidio antropico;
1
-
Tutela degli spazi a limitata pressione insediativa, che costituiscono una risorsa
collettiva poiché mantengono elevata elasticità nei confronti di destinazioni d’uso
alternative e delle diverse possibilità di fruizione.
Sempre più frequentemente viene consentito l’uso da parte delle aziende agricole o di edifici
non più funzionali alla conduzione del fondo, la trasformazione per usi compatibili con la
ricettività e la ristorazione.
In casi come questi, molto frequenti nelle nostre zone dove sempre maggiormente vengono
condivise dall’Amministrazione destinazioni ad integrazione economica dell’attività agricola,
anche previa demolizione e ricostruzione, la scelta architettonica viene demandata su quanto
fin qui premesso ma oggettivamente tradotto dalla Commissione Edilizia, dal dirigente
dell’Ufficio Tecnico e/o dal governo della politica.
a) IDENTIFICAZIONE
Ai fini del presente prontuario per insediamento rurale si intende qualunque edificio
residenziale, produttivo o di sevizio costruito nella zona agricola.
b) RECUPERO DELL’INSEDIAMENTO RURALE
Il progetto in area rurale deve caratterizzarsi sempre, qualunque siano le categorie di
intervento (nuova edificazione, ampliamento, ristrutturazione, demolizione e ricostruzione)
per:
-
Riconoscibilità dei caratteri architettonici e decorativi;
-
Riconoscibilità dei caratteri costruttivi: intende la capacità di esprimere precise
caratteristiche di idoneità tecnica di materiali e tecniche realizzative peculiari del
contesto territoriale di riferimento, nella stretta relazione esistente con le
caratteristiche morfologiche, tipologiche e architettonico-decorative;
-
Riconoscibilità dei caratteri tipo-morfologici: che sotto intende la capacità di
esprimere comuni caratteri presenti nell’assetto dell’ambito territoriale di riferimento,
sulla base di una riconosciuta ricorrenza di specifici fenomeni, i cui tratti distintivi
riguardano gli aspetti strutturanti e organizzativi, nonché planimetrici, morfologici,
tipologici e di compatibilità delle destinazioni d’uso. Tale requisito, si intende
soddisfatto se viene rispettata la conformazione planivolumetrica degli edifici
(involucro teorico) e l’impianto strutturale, in quanto per soddisfare il requisito di
riconoscibilità tipo-morfologica devono anche essere eliminate le superfetazioni come
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le parti incongrue dell’impianto originario e il recupero a fini abitativi degli edifici o
delle unità edilizie non deve determinare fenomeni di insediamento intensivo;
-
Riconoscibilità percettiva degli spazi, per l’idoneità della conformazione degli spazi
dell’ambiente naturale e antropico tale da consentire una valenza percettiva (riferita al
campo dell’esperienza sensibile degli individui) nel rispetto delle compatibilità con le
caratteristiche del contesto.
1.2 Nuove edificazioni e preesistenze
La progettazione degli edifici dovrà tenere conto del contesto naturale del sito, al fine di
ottenere l’integrazione dei nuovi manufatti con l’ambiente. In particolare, si dovrà porre
attenzione alle alberature d’alto fusto esistenti, alle coltivazioni circostanti, alle opere di
recinzione dei fondi, ai percorsi delle strade comunali e vicinali, ecc.
Sono vietate in ogni caso le alterazioni sensibili delle quote di campagna esistenti, nonché
l’abbattimento di alberi d’alto fusto di pregio e la demolizione di vecchi muri di recinzione dei
fondi; qualora l’abbattimento di alberi d’alto fusto si rendesse indispensabile, dovranno
essere piantumate essenze in quantità doppia, della medesima specie.
Non possono essere rilasciati permessi di costruire anche a parti di un fabbricato se non
sono previsti gli interventi che eliminano o correggono gli elementi non compatibili con
quanto di seguito espresso.
1.3 Impostazioni planivolumetriche per interventi di nuova edificazione –
ristrutturazione
In generale le nuove costruzioni andranno realizzate con forme semplici e regolari.
L’edificazione deve avvalersi delle strade di accesso esistenti e rispettare i sentieri.
La nuova edificazione in zona agricola deve rispettare la morfologia del suolo senza alterare
la natura dei luoghi; pertanto non sono consentite sistemazioni artificiose del terreno ma
soltanto adattamenti del suolo dovuti a limitate esigenze funzionali di accesso alle
costruzioni.
A tale scopo devono essere limitate al massimo le opere murarie di contenimento che
eventualmente dovranno essere realizzate con tecniche tradizionali o atte ad ottenere
analoghi risultati, a non renderle appariscenti con superfici piatte o poco adatte a resistere al
possibile deterioramento o degrado, poco armonizzate nel contatto col suolo.
Devono essere salvaguardati i coni visuali di importanza paesaggistica e la vista di fabbricati
tipici e di valore ambientale o architettonico.
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2. La mitigazione ambientale
Tutto l’aspetto relativo alla mitigazione ambientale è stato affrontato ed approfondito
attraverso due documenti: la “Relazione Ambientale” e il “Rapporto Ambientale” che assieme
costituiscono la Valutazione Ambientale Strategica del PAT e la V.Inc.A. (Valutazione
Ambientale Strategica).
Per quanto relativo all’aspetto idraulico, il Piano degli Interventi ha integrato la sua struttura
normativa con la “Compatibilità Idraulica”.
Da questa indagine, allegata al PI, molteplici e precise le informazioni sia sugli interventi
condivisi sia sull’intero argomento per la tutela e per l’operatività sul territorio.
Medesime indicazioni sono state sviluppate e integrate per quanto agli habitat e ai siti di rete
“Natura 2000” e le condizioni di assoggettabilità alla Valutazione di Incidenza Ambientale.
2.1 La Rete Ecologica
I Comuni contribuiscono alla realizzazione della Rete Ecologica anche attraverso lo
strumento della perequazione urbanistica con una priorità per la salvaguardia per gli ambiti
fluviali.
Nelle core areas individuate deve essere preservata e, dove possibile, incrementata la
naturalità.
All’interno dei corridoi ecologici la realizzazione di nuovi insediamenti ed opere che possano
interferire con la continuità dei corridoi deve essere preceduta da una verifica di
tracciati/localizzazioni alternative che non interferiscano con il corridoio. Qualora i tracciati o
le localizzazioni alternative non siano tecnicamente fattibili si procederà, come misura, alla
realizzazione di fasce naturali orientate nel senso del corridoio stesso per una larghezza
idonea a garantire la continuità ecosistemica (es. infrastrutture in trincee con sovrappassi per
la fauna; attraversamenti in viadotto, ampliamento delle aree naturali in modo da recuperare
le aree di corridoio perse).
In tali aree deve essere evitata la saldatura dell’urbanizzato, mantenendo uno spazio minimo
tra due fronti, tale da garantire la continuità del corridoio ecologico.
Nei corridoi ecologici l’eliminazione definitiva delle formazioni arboree o arbustive comprese
quelle non costituenti bosco, quali filari, siepi campestri a prevalente sviluppo lineare, le
fasce riparie, i boschetti e i grandi alberi isolati, qualora non differibile, deve essere
adeguatamente compensata da un nuovo impianto di superficie e di valore naturalistico
equivalente nell’ambito del medesimo corridoio ecologico.
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Nel casi in cui si renda indispensabile la realizzazione di opere ingegneristiche quali vasche
di laminazione o casse di espansione finalizzate alla difesa idraulica si incentiva la
progettazione delle stesse mediante criteri che rendano tali aree compatibili con la
destinazione naturalistica (es. aree umide, boschi ripariali).
Conservazione e manutenzione della rete idraulica minore e scoline:
La rete idraulica minore, comprensiva di scoline, costituisce uno dei principali elementi su cui
puntare per la valorizzazione della rete ecologica. Al fine di garantire la massima efficacia
sotto il profilo ecologico è opportuno garantire la presenza della vegetazione igrofila, in
particolar modo nelle scoline e nei fossi. Nelle prime non esiste un eventuale problema di
efficienza idraulica derivante dalla vegetazione, nei fossi e/o canali si auspica una gestione
della vegetazione che preveda un taglio modulato sulla base delle esigenze della fauna
selvatica (nidificazione, rifugio) e qualora possibile limitato solo alla parte sommitale delle
scarpate cosicché al piede permanga un certo grado di naturalità in maniera costante.
Realizzazione e gestione delle bordure dei campi e delle capezzagne:
Le bordure dei campi sono quelle aree inerbite che delimitano gli appezzamenti, possono
essere bordi delle capezzagne, semplici confini tra i campi o tra gli stessi ed ostacoli naturali
e/o artificiali (siepi, corsi d’acqua…).
Questi piccoli habitat hanno un’elevata valenza faunistica fornendo siti per l’alimentazione, la
riproduzione e il rifugio.
Non mancano una serie di benefici agronomici associati alla presenza di queste bordure.
L’efficacia delle bordure è esplicata dalla copertura erbacea che spesso è caratterizzata da
specie spontanee.
AUMENTO DELLA BIODIVERSITA’ ATTRAVERSO LA REALIZZAZIONE DI PRATERIE
CON L’UTILIZZO DI MATERIALE DI PROPAGAZIONE NATIVO PROVENIENTE DA
PRATERIE SEMINATURALI AD ELEVATO VALORE NATURALISTICO
Nella presente sezione saranno fornite delle indicazioni finalizzate alla diffusione di pratiche
il cui obiettivo è l’incremento della biodiversità attraverso la realizzazione di praterie seminaturali ricche di specie con l’utilizzo di semi nativi (il materiale di propagazione deve
provenire da siti donatori della regione o da propagazione regionale di seme).
Le pratiche a cui ci si riferisce trovano quale strumento tecnico/metodologico di riferimento il
“Manuale pratico per la raccolta di seme e il restauro ecologico delle praterie ricche di
specie, a cura di Scotton M., Kirmer A. e Krautzer B.” redatto nell’ambito del progetto
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SALVERE (http://www.salvereproject.eu/) le cui indicazioni dovranno essere di supporto per
le progettualità che prevedono operazioni di rinverdimento o restauro/creazione di praterie
semi-naturali o naturali.
L’auspicio è che le tecniche/metodologie confezionate in questo strumento possano
costituire la prassi operativa laddove si presenti necessaria qualsiasi opera di restauro
ecologico di praterie.
In questa sede, a titolo esemplificativo, si illustrano schematicamente le modalità operative, o
più propriamente le raccomandazioni, per la realizzazione di una bordura prativa dei campi.
Ogni progettualità necessita di un’analisi puntuale:
 Valutazione delle caratteristiche stazionali: per le bordure dei campi nell’ambito
planiziale del comune di Vigasio è plausibile si riscontrino condizioni ricche di nutrienti,
elevata pressione di infestanti e entrambe le condizioni di umidità, localmente secco e
localmente umido.
 Preparazione del sito: nessuna concimazione ed erpicatura ripetuta.
 Metodo di restauro: (la definizione del metodo avviene attraverso una chiave per la
scelta della strategia di approvvigionamento del seme):
o In prossimità della zona di intervento abbiamo delle praterie naturali o seminaturali
quali donatrici di seme per la bordura? Si, si tratta della stepping stone e della
buffer zone più ampia.
o I siti di raccolta sono vicini a quelli da restaurare e per il restauro si può aspettare
fino alla prossima primavera/estate? Si, per cui si può optare per la raccolta come
erba verde (seme rimosso dalla prateria donatrice con l’erba appena tagliata e
immediatamente trasferito al sito recettore come materiale fresco).
 Possibili comunità target per ambito più secco:
o Arrhenatheretalia elatioris.
Gestione dopo il restauro: sfalcio ogni anno in giugno, agosto e settembre, con rimozione del
materiale tagliato dopo l’essicazione. Qualora si volesse garantire al massimo la funzione
faunistica il primo sfalcio è da posticipare a metà luglio per cui riducendo a 2 gli sfalci
annuali.
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2.2 La Valutazione di Incidenza Ambientale
La valutazione d'incidenza è il procedimento di carattere preventivo al quale è necessario
sottoporre qualsiasi piano, progetto o intervento che possa avere incidenze significative su
un Sito o proposto Sito di Rete Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani,
progetti o interventi e tenuto conto degli obiettivi di conservazione del Sito stesso.
Tale procedura è stata introdotta dall'art. 6, comma 3, della direttiva "Habitat", con lo scopo
di salvaguardare l'integrità dei Siti attraverso l'esame delle interferenze di piani e progetti non
direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui essi sono stati
individuati, ma in grado di condizionarne l'equilibrio ambientale. La valutazione d'incidenza si
applica sia agli interventi che ricadono all'interno delle aree Natura 2000 sia a quelli che, pur
sviluppandosi all'esterno, possono comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei
valori naturali tutelati nel Sito.
TUTTI I PIANI, I PROGETTI E GLI INTERVENTI RICADENTI ALL'INTERNO DEI SITI
NATURA 2000 SONO SOGGETTI ALLA PROCEDURA DI VALUTAZIONE D'INCIDENZA
Applicazione
L'autorità a cui compete di esprimere il parere in merito allo Studio d'Incidenza è, in linea
generale, l'autorità competente all'approvazione del piano, progetto o intervento.
Per quanto riguarda le professionalità idonee per la redazione del documento di valutazione
di incidenza, risulta opportuno, riprendendo un orientamento già vigente a livello comunitario,
fare riferimento al possesso di comprovate effettive competenze in materia, determinate
anche da idonei percorsi disciplinari e formativi, piuttosto che all'appartenenza a specifici
ordini o categorie professionali.
Si intende così sottolineare che nel documento di valutazione di incidenza devono essere
adeguatamente illustrate, sotto i profili tecnico, scientifico e naturalistico, tutte le
argomentazioni necessarie a sostenere le valutazioni esposte, dando prova di conoscere le
caratteristiche dei Siti in trattazione con riferimento ai contenuti della scheda del formulario
standard Natura 2000 e di poterne valutare, grazie alle competenze scientifiche possedute,
le eventuali perturbazioni causate dal piano, dal progetto o dall'intervento in esame.
In relazione a quanto stabilito dalla DGRV 2299/2014 (Allegato A) alcuni progetti/interventi
non è necessario procedere con la stesura dello Studio per la Valutazione d'Incidenza.
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In particolare:
A ‐ se il progetto ricade all'interno di un Sito Natura 2000:
• piani e interventi individuati come connessi o necessari alla gestione dei siti dai piani di
gestione degli stessi o, nel caso di un'area protetta, dal piano ambientale adeguato ai
contenuti delle linee guida ministeriali o regionali;
• azioni realizzate in attuazione delle indicazioni formulate nell'ambito delle misure di
conservazione di cui all'art. 4 del D.P.R. 357/1997, approvate, relativamente alle Z.P.S.,
con D.G.R. 27 luglio 2006, n. 2371;
• interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di restauro e risanamento conservativo
e di ristrutturazione edilizia che non comportino aumento della volumetria e/o superficie e
non comportino modificazione della destinazione d'uso diversa da quella residenziale,
purché la struttura non sia direttamente connessa al mantenimento in buono stato di
conservazione di habitat o specie della flora e della fauna;
• progetti ed interventi in area residenziale individuati, in quanto non significativamente
incidenti, dal relativo strumento di pianificazione comunale la cui valutazione di incidenza
sia stata approvata ai sensi della direttiva 92/43/CEE e del D.P.R. 357/97 e successive
modifiche.
B ‐ se il progetto ricade all'esterno di un sito Natura 2000:
• i piani e gli interventi individuati come connessi o necessari alla gestione dei siti dai piani
di gestione degli stessi o, nel caso di un'area protetta, dal piano ambientale adeguato ai
contenuti delle linee guida ministeriali o regionali;
• azioni realizzate in attuazione delle indicazioni formulate nell'ambito delle misure di
conservazione di cui all'art.4 del D.P.R. 357/1997, approvate, relativamente alle Z.P.S.,
con D.G.R. 27 luglio 2006, n. 2371;
• interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di restauro e di risanamento
conservativo e di ristrutturazione edilizia che non comportino modificazione d'uso diversa
da quella residenziale e comportino il solo ampliamento finalizzato ad adeguamenti
igienico ‐ sanitari;
• progetti ed interventi in area residenziale individuati, in quanto non significativamente
incidenti, dal relativo strumento di pianificazione comunale la cui valutazione di incidenza
sia stata approvata ai sensi della direttiva 92/43/CEE e del D.P.R. 357/97 e successive
modifiche;
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•
piani, progetti e interventi per i quali non risultano possibili effetti significativi negativi sui
siti della rete Natura 2000 (in questo caso è comunque necessaria una dichiarazione
firmata).
Nel caso di tali fattispecie di esclusione, è necessario, in luogo dello Studio di Incidenza,
presentare all’Autorità competente una dichiarazione basata su modello regionale.
Tale dichiarazione potrà essere sottoscritta dal progettista del piano, progetto o intervento, o,
in assenza della necessità di un progettista nello svolgimento della pratica, dal titolare
dell’istanza.
Contenuti della Valutazione d'Incidenza Ambientale (VIncA)
Lo Studio per la Valutazione d'Incidenza Ambientale (VIncA) dovrà contenere tutti gli
elementi utili per una corretta ed esaustiva valutazione del piano/progetto/intervento. In
particolare, per la corretta predisposizione di questo documento, si suggerisce di seguire le
linee guida appositamente emanate dalla Regione del Veneto (Allegato A, DGRV
2299/2014)
Normativa di riferimento
A livello regionale gli aspetti procedurali e le linee di indirizzo per la stesura dello studio per
la Valutazione di Incidenza sono disciplinati con la D.G.R. 2299/2014.
I Siti potenzialmente interessati dagli interventi attuati sul territorio comunale
SIC IT3210008 “Fontanili di Povegliano”: in parte all’interno del territorio comunale.
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3. Elementi progettuali per gli spazi aperti
L’importanza del trattamento degli spazi aperti nasce dalla necessità di fornire un connettivo
urbano di qualità.
Necessario quindi rapportarsi alle logiche e al linguaggio del contesto sia in termini di
presenze naturali che antropiche attraverso una analisi dei caratteri strutturanti.
Alcune aree libere presentano una serie di usi non compatibili con i livelli di qualità propri di
uno spazio pubblico. Esse appaiono scomposte e frazionate e al loro interno trova posto
tutto ciò che è scarto e deposito. Questa percezione di disordine si ha anche dove sono
presenti percorsi, attrezzature sportive e aree gioco che spesso sono frutto di un disegno
incoerente e si trovano in condizione di scarsa manutenzione.
Per gli interventi:
-
Prediligere una risistemazione che proceda con microtrasformazioni e con il riuso di
elementi e materiali disponibili in loco. Usare queste aree come filtro tra le unità
abitative egli spazi pubblici ad uso veicolare;
-
Introdurre elementi che possano fungere da connessione tra queste aree e gli spazi
costruiti come esempio siepi, filari d’alberi, rampe e scale per i salti di quota tra ambiti
diversi;
-
Creare all’interno degli edifici spazi comuni a contatto con le aree poste all’esterno in
cui inserire giardini e aree gioco. Così gli stessi percorsi pedonali offrirebbero un
insieme vario di segnali e l’immagine stessa dei luoghi sarebbe arricchita da nuovi
punti di riferimento;
-
Progettare la trama degli spazi aperti come un vero e proprio connettivo che metta in
relazione le aree di residenza , con le aree gioco, con spazi collettivi e le aree verdi;
-
Per la conservazione e la crescita della biodiversità locale mantenere alcune di
queste aree allo stato naturale che possono diventare anche aree laboratorio per le
scolaresche, altre coperte da vegetazione ad alto fusto con specie appartenenti al
climax locale, inaccessibili al pubblico in modo da favorire la crescita del sottobosco.
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3.1 Da servizi sottoutilizzati a servizi di qualità
Alcuni servizi possono presentare livelli di sottoutilizzo soprattutto per incuria progettuale, sia
nella definizione degli spazi, degli accessi e dei percorsi e soprattutto per la loro
localizzazione che non favorisce l’aggregazione. Per potenziare i servizi esistenti è
necessaria la ridefinizione di una trama di qualità che attenui, per quanto possibile, queste
caratteristiche negative, cioè:
-
Attribuire nuovi significati e gerarchie al sistema dei percorsi, con l’apertura di assi e
la caratterizzazione di quelli esistenti; le sezioni non devono avere dimensioni
eccessive, ma rispondere a quelle della loro specificità funzionale; progettare i
percorsi pedonali e ciclabili in modo da garantire prestazioni differenziate;
-
Garantire alti livelli di accessibilità e disegnare trame viarie di tipo gerarchizzato a
servizio delle aree che diano ad esse le caratteristiche di spazio progettato e non
residuale;
-
L’uso degli elementi di arredo urbano (le essenze degli alberi, le pavimentazioni,
l’illuminazione) devono contribuire a sottolineare valore e immagine di ogni specifico
percorso rispetto all’intera rete;
-
I parcheggi di legge, sia quelli da standard che quello pertinenziali devono avere
sistemazioni il più possibile drenanti ed essere protetti da vegetazione d’alto fusto;
-
Progettare il verde in modo da migliorare l’indice di biopotenzialità territoriale e
favorire la formazione di corridoi ecologici in connessione con il verde esterno.
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4. Le opere infrastrutturali – mitigazioni e riduzione impatti
Il riferimento a qualsiasi tipo di infrastruttura, comprese le opere di servizio come parcheggi e
piste ciclabili, gli interventi devono attuarsi secondo i criteri di:
-
Definizione dell’ambito dell’intervento, comprendente, oltre all’area direttamente
interessata dal progetto, il suo contiguo contesto paesaggistico-ambientale;
-
Previsione di interventi paesaggistico-visuali per migliorare le caratteristiche di
inserimento e di raccordo delle infrastrutture previste dal progetto con il contesto di
inserimento;
-
Approfondimento, all’interno dell’area di progetto, di interventi di prevalente interesse
ambientale, come la messa a verde, interventi geotecnici di consolidamento e messa
in sicurezza, rinaturalizzazione, percorsi attrezzati, ecc.
Particolare importanza viene attribuita all’impianto del verde che, con le sue diverse
tipologie, assume funzioni a livello paesaggistico e ambientale, come:
-
Elemento di inserimento e raccordo con il contesto paesaggistico delle aree di
margine;
-
Misura di protezione e mitigazione dell’impatto visuale, acustico, fisico-chimico;
-
Elemento di caratterizzazione paesaggistico-percettiva dei nuovi interventi.
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5. La difesa del suolo
Dal punto di vista idrologico la “compatibilità idraulica” allegata al Piano offre garanzie per
quanto relativo agli interventi, agli effetti di questi e alle indicazioni per la relativa tutela.
Il tema difesa del suolo è molto più articolato e ricomprende un altro aspetto, dettagliato e
approfondito nel Piano attraverso la Superficie Agricola Utilizzabile.
Ma difesa del suolo è anche salvaguardia degli spazi aperti e opere di mantenimento e tutela
della naturalità attraverso le:
5.1 Analisi delle tecniche per la mitigazione idraulica
I processi di urbanizzazione si concretizzano con un aumento dell’impermeabilizzazione dei
suoli; la regolarizzazione del territorio, insieme con la stessa impermeabilizzazione,
contribuiscono in modo fondamentale ad incrementare la percentuale di pioggia nette e
quindi di deflusso superficiale. La modificazione del territorio, passa quindi necessariamente
attraverso procedure ed interventi di mitigazione idraulica, in relazione alle opere edilizie e di
urbanizzazione. La soluzione dei problemi di mitigazione idraulica, secondo le moderne
teorie, passa attraverso tecniche distribuite di gestione delle acque meteoriche; di seguito si
elencano e descrivono brevemente da punto di vista qualitativo alcune delle tecniche di
mitigazione idraulica.

Pozzi e trincee di infiltrazione
Le tecniche di dispersione dell’acqua di pioggia nel sottosuolo sono possibili quando
il territorio non presenta piani di falda molto prossimi al piano campagna e quando i
suoli hanno una permeabilità elevata. Con questi sistemi i flussi generati sulle
superfici impermeabili sono scaricati indirettamente sulle più vicine superfici
permeabili;

Pavimentazioni permeabili
L’utilizzo di pavimentazioni permeabili è possibile quando il territorio non presenta
piani di falda molto prossimi al piano campagna e quando i suoli hanno una
permeabilità adeguata. Sono in genere composte da elementi artificiali che
permettono di infiltrare ed immagazzinare temporaneamente l’acqua negli strati di
suolo sottostante, agevolando la ricarica della falda;
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
Bacini di infiltrazione
I bacini di infiltrazione sono costituiti da aree depresse, relativamente vaste ed
aperte, create artificialmente o in conseguenza di fenomeni naturali. Il deflusso di
piena viene convogliato entro il bacino dove l’acqua percola attraverso il fondo e le
sponde. L’utilizzo di bacini di infiltrazione è possibile quando il territorio non presenta
piani di falda molto prossimi al piano campagna e quando i suoli hanno una
permeabilità adeguata;

Bacini di ritenzione
Sistema per accumulare un volume d’acqua di pioggia e trattenere detto volume
finché non è rimosso in parte o del tutto, naturalmente o artificialmente, prima della
piena successiva. Fanno parte di questa categoria i serbatoi di raccolta dell’acqua
piovana che trattengono un predeterminato quantitativo di deflusso proveniente dai
tetti;

Volumi di detenzione
I volumi di detenzione sono costituiti da strutture di detenzione dei flussi; agiscono
sulla costante di invaso relativa al bacino di drenaggio, permettendo l’attenuazione
dell’onda di piena (riduzione e traslazione del tempo della portata al colmo), ma
senza modificare il volume complessivo di deflusso. Il controllo delle portate in uscita
viene effettuato da un apposito manufatto. Quando la creazione dei volumi di
detenzione risulta distribuita sul territorio, si parla di tecniche di microlaminazione.
Interventi che prevedono una combinazione di aree umide, valutate in termini di
volume di detenzione e di ritenzione sparsi o concentrati, con fondale basso o
elevato. In genere questi interventi prevedono la valutazione dei volumi d’invaso
equivalenti ai volumi di pioggia da trattare;

Per tutti i nuovi insediamenti si avrà cura di raccogliere le acque di prima pioggia
provenienti da strade, marciapiedi, parcheggi e piazze pubbliche, che verranno
trattate prima della dispersione nel suolo e nei corsi d’acqua;

Per evitare lo scarico nel suolo dei primi 5 mm. di pioggia (come indicato dalla
normativa della Regione Veneto), il volume da invasare si determinerà in funzione
delle reali superfici stradali, marciapiedi e parcheggi.
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6. Riduzione dell’inquinamento atmosferico
Per favorire la riduzione dell’inquinamento atmosferico, i progetti devono seguire i seguenti
indirizzi:
-
Nella
progettazione
degli
insediamenti
vanno
utilizzate
barriere
vegetali,
pavimentazioni su grigliati erbosi, tetti verdi, al fine di limitare la diffusione delle
polveri sottili;
-
La tipologia urbana ed edilizia dovrà permettere la ventilazione naturale degli edifici;
-
Negli impianti tecnologici degli edifici devono essere privilegiati sistemi ad alta
efficienza energetica e che minimizzino le emissioni in atmosfera.
Nei nuovi insediamenti gli elettrodotti vanno interrati e solo quando questo non sia possibile
vanno
assicurate
fasce
di
ambientazione
per
la
mitigazione
dell’inquinamento
elettromagnetico. Dovrà inoltre essere controllato anche l’inquinamento luminoso ai sensi
della L.R. 27 giugno 1997 n. 22. Nell’illuminazione di strade pubbliche e private, di grandi
aree, o, comunque, di impianti che impegnino almeno 4/5 kWh si devono utilizzare riduttori di
flusso i quali, consentendo la riduzione della tensione e la sua stabilizzazione, diminuiscono i
consumi fino al 30/40% l’anno.
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7. Riduzione dell’inquinamento acustico
Per garantire la minimizzazione degli impatti acustici sulla popolazione, in fase di
localizzazione degli insediamenti all’interno degli ambiti, il PI deve assicurare che i nuovi
insediamenti produttivi si collochino ad una distanza minima di 50 ml. dai nuovi ambiti di
espansione residenziale.
All’interno di ambiti di trasformazione o riqualificazione per i quali la VAS o la zonizzazione
acustica segnalino situazioni di incompatibilità, in fase di pianificazione attuativa, deve
essere garantita la realizzazione di fasce a verde piantumato di mitigazione e ambientazione
nei 20 ml. di prossimità alle funzioni incompatibili.
La pianificazione attuativa di ambiti da trasformare e riqualificare, deve essere
accompagnata da una documentazione previsionale del clima acustico che garantisca la
compatibilità acustica dell’insediamento con il contesto, tenendo conto anche delle
infrastrutture per la mobilità interne o esterne al comparto attuativo. Per il benessere acustico
sia indoor che outdoor si dovrà tener conto di quanto stabilito dal DPCM 5 dicembre 1997
aggiornato alle recenti disposizioni stabilite dalle norme UNI EN ISO 717 “Acustica –
Valutazione dell’isolamento acustico in edifici e di elementi di edificio” che si articola in Parte
1 “Isolamento acustico per via aerea” e Parte 2 “Isolamento del rumore di calpestio”.
Nella progettazione degli insediamenti si dovrà perseguire il raggiungimento del clima
acustico idoneo principalmente attraverso una corretta organizzazione dell’insediamento e
localizzazione degli usi e degli edifici.
Gli interventi di mitigazione, quali ad esempio i terrapieni integrati da impianti vegetali o le
eventuali barriere, dovranno in ogni caso essere adeguatamente progettati dal punto di vista
dell’inserimento architettonico paesaggistico e realizzati prima dell’utilizzazione degli
insediamenti.
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8. Regolamentazione impianti di telecomunicazione
Il
presente
capitolo
disciplina
l’installazione
e
la
modifica
degli
impianti
di
radiotelecomunicazione operanti nell’intervallo di frequenza compresa tra 100 KHz e 300
GHz, nel rispetto della vigente normativa statale e regionale in materia.
Le nuove installazioni delle Stazioni Radio Base possono essere localizzate solo all’interno
delle aree destinate a servizio comune.
In ogni caso nell’installazione di nuovi impianti dovranno essere rispettate le distanze minime
di 50 metri dai fabbricati ad uso residenziale e 150 metri dai siti sensibili quali asili, scuole o
parchi gioco.
In subordine, a saturazione dei siti previsti o per dimostrate ragioni funzionali
l’Amministrazione Comunale potrà consentire l’installazione di nuovi impianti al di fuori dei
siti maggiormente idonei.
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9. Sostenibilità energetica dei fabbricati
L’avvio verso una progressiva riduzione dei consumi e dell’uso di materiali non rigenerabili o
riciclabili nell’edilizia, e quindi verso una riduzione delle emissioni inquinanti sia in fase d’uso
che a fine ciclo, emissioni o esternalità dannose sia per i residenti che per l’ambiente. È un
processo culturale certamente auspicato dall’Amministrazione Comunale ma anche
inevitabile, a livello globale, considerati i costi e la limitatezza delle fonti energetiche non
rinnovabili oltre alle crescenti pressioni antropiche sull’ambiente che infine ricadono sulla
qualità dell’aria, delle acque, degli alimenti, e quindi sulla salute umana.
Riguardo alla sostenibilità ambientale dell’edificato sarà quindi necessario intervenire su più
fronti, a livello di sito, di edificio, di impianti ed attrezzature presenti nell’edificio o nella
struttura ma anche modificando gli stili di vita.
Il benessere insediativo umano è dato da fattori che riguardano il sito, rispetto al quale dovrà
essere verificata o garantita la salubrità rispetto alla presenza di alcuni fattori negativi
rilevanti quali:
-
Acque stagnanti;
-
Inquinamento nel suolo dovuto ad insediamenti o attività precedenti;
-
Gas radon;
-
Campi elettromagnetici e/o elettrostatici di valore non compatibile con il tempo di
permanenza;
-
Rumore per altri insediamenti presenti o per il traffico stradale;
-
Venti dominanti che incidono sulla dispersione termica dei fabbricati.
All’interno dei locali abitativi saranno rilevanti aspetti di carattere ambientale:
-
Qualità del paesaggio in cui l’edificio è inserito;
-
Qualità degli ambienti che si utilizzano;
-
Qualità e quantità della luce naturale e artificiale che illuminano l’ambiente;
-
Colori che ci circondano;
-
Suoni che ci circondano.
Oltre ad aspetti tecnici:
-
Le prestazioni energetiche del fabbricato;
-
L’efficienza energetica degli impianti;
-
L’impiego di dispositivi bioclimatici;
-
L’assenza di sostanze tossiche nei materiali di costruzione;
-
L’impiago di materiali e tecniche ecocompatibili.
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I valori di alcuni parametri relativi agli obiettivi indicati da perseguire, sono stati regolamentati
da leggi e normative e pertanto è necessario rispettare tali limiti di legge, fissati per gli
indicatori dei parametri che quantificano gli obiettivi da raggiungere e promuovere sia a
livello culturale che con incentivazioni, tutte quelle scelte e azioni che permettono il loro
miglioramento.
9.1 Prestazioni energetiche del fabbricato
L’obiettivo generale consiste nel diminuire progressivamente i consumi di energia primaria
da fonti energetiche non rinnovabili ed incentivare un sempre maggiore uso di quelle
rinnovabili. A tale fine assume un’importanza primaria la qualità dell’involucro edilizio ai fini
del miglioramento delle prestazioni energetiche, anche in considerazione del fatto che
l’involucro ha una durata nel tempo maggiore rispetto agli impianti ed alle altre tecnologie
applicabili.
Oltre alla prestazione energetica obbligatoria prevista dalla normativa vigente, risulta
auspicabile raggiungere obiettivi di prestazione superiori, ai quali corrispondono minori futuri
costi di gestione, avendo come riferimento quanto previsto del D.Lgs. 192/2005 o
dall’attestazione di qualificazione energetica che individuano le classi prestazionali, dove la
lettera A rappresenta le prestazioni energetiche migliori.
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