Prospettive del dispositivo clinico del gruppo allargato

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Prospettive del dispositivo clinico del gruppo allargato
Editoriale di Giuseppe Ruvolo
Derive psicopatologiche del nostro tempo
Convinti dell’importanza e utilità di sviluppare le riflessioni e le
proposte di comprensione delle derive psicopatologiche del nostro
tempo presente, abbiamo voluto dedicare la parte monografica di
questo numero della rivista a ulteriori note e contributi sul tema del
precedente numero “Forme del patire n/della contemporaneità”.
Il primo è il commento di Silvia Amati Sas che, riprendendo la
riflessione psicoanalitica sul tema della relazione con la tecnica e sullo
slittamento antisimbolico da essa indotto, valorizza il senso dei
movimenti di indignazione rispetto al megadispositivo del
finanzcapitalismo, come manifestazione preziosa se intesa come sano
sentimento
che
emerge
dalla
“comune
elaborazione
dell’inaccettabile”, accostandola alla reazione analoga (sana) che
spesso si verifica tra i pazienti che hanno subito violenza e torture
gravi. Preziosa perché non rassegnata all’adattamento ”a qualunque
cosa” che fa apparire “tutto (persino la tortura) possibile e
giustificato”.
La nota di Giacomo Di Marco richiama la nostra attenzione sulle
utilissime analisi di A. Ehrenberg sulla società del disagio (per
utilizzare il titolo di uno dei testi di questo A., pubblicato in Italia nel
2011). Di Marco ci ricorda che ogni tempo ha le sue forme di
espressione del malessere e, di contro, elabora le modalità di
occuparsene. Egli esprime il convincimento che, oggi, per la
psicoterapia “… diventi prioritario ricercare e ricostruire una clinica dei
legami, capace di affrontare le nuove forme di sofferenza, individuale
e istituzionale, attraverso l’impegno a cercare di migliorare la
capacità di governare la regolazione dei legami istituiti.”
U. Corino, infine, ripropone un suo precedente articolo, scritto
insieme a Irene Caponnetto vent’anni fa, che poneva già allora la
riflessione sulla nuova domanda emergente e sulle modifiche di
atteggiamento e dispositivo che essa richiede agli psicoterapeuti. Già
allora, come Corino nota nella presentazione al lavoro, risultava
evidente “ il problema della fretta, della ricerca di soluzioni operative
e concretistiche (che) appaiono oggi amplificati da un modello
dell’individuo orientato prevalentemente alla sola dimensione
prestazionale, centrata sull’efficacia-efficienza guidata da una visione
economicista di corto respiro tipo: ‘quanto mi rende e/o quanto mi
costa’”.
Di particolare interesse ed attualità sono anche i contributi inseriti
nella sezione transculturale, poiché entrano nel vivo di questioni
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come quelle del futuro prossimo delle economie e delle relazioni tra
stati e relative popolazioni, in Europa e nel mondo globalizzato.
Tutti e tre i contributi sono collegati al recente workshop di
gruppoanalisi transculturale tenuto a Palermo nel settembre 2011. Il
lavoro proposto da G. Wooster, è un originale saggio che propone
una complessa interpretazione psicodinamica delle relazioni, delle
rappresentazioni e dei significati simbolici emergenti tra i governi
(attraverso i loro primi ministri) degli Stati dell’area EU. Un punto
fondamentale dell’apparato interpretativo riguarda la parola tedesca
Schuld alla quale l’A. attribuisce il doppio significato di debito e colpa;
da qui prendono le mosse alcune analisi, sia di carattere storico (la
responsabilità delle Germania nella prima e seconda guerra
mondiale), sia con riferimento alle ideologie sottese alle religioni
protestante e cattolica (cfr., ad es., l’etimo di credito, dal latino
credo). Egli afferma che, in questo momento, la Germania stia
affrontando un ulteriore momento di perdita di consapevolezza, come
nei periodi che hanno preparato le due guerre mondiali, che implica
massicce operazioni di proiezione su altri Paesi (quelli del meridione
europeo che hanno un elevato debito sovrano), rappresentati come
irresponsabili sulle politiche economiche, quando, invece, sarebbe
opportuno tenere conto che, nel bilancio economico tra stati, “ … il
surplus di una nazione (la Germania) deve essere il deficit di un’altra”
e, inoltre, “se l’Eurozona si disintegrerà, sarà la fine non solo di una
singola valuta ma anche dei surplus di export della Germania”.
Alle interpretazioni di Wooster reagisce il lavoro che segue di K.
Husemann, che riprende criticamente le proposte etimologiche e
psicodinamiche del primo ed ipotizza che esse siano generate da una
diffusa paura e dalle relative difese da essa, legata ai fenomeni di
trasformazione della cultura ed alla mancanza di disponibilità di
nuove simbolizzazioni, capaci di farci elaborare le emozioni e i
cambiamenti in corso indotti dai processi di globalizzazione: “
L’assenza di simboli comuni e la mancanza del metaforico messo
immediatamente
in
atto
porta
a
confusione,
divisione,
sessualizzazione come strumento di potere, di preoccupazione, di
lotte di potere, dell’umiliazione di una parte del gruppo,
identificazione proiettiva… Come reazione alla recente crisi finanziaria
globale c’è stata una strana mancata capacità di una parte dei
protagonisti di apprendere da essa, o di creare una nuova
regolamentazione per le problematiche globali…. Nessuno potrà mai
dimenticare l’immagine del presidente Bush nel suo atteggiarsi come
un cowboy del selvaggio west, quando reagì alla comparsa del
terrorismo internazionale. Questo è un terribile esempio di procedere
regressivamente su una problematica molto complessa”.
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Il lavoro di V. Guarrasi, dal vertice dello sguardo di antropologo
urbano, richiama la nostra attenzione su aspetti della cultura storica e
contemporanea della città di Palermo, quale testimonianza delle
opportunità dell’ibridazione nell’incontro tra diverse identità etniche e
culturali. Egli segnala particolarmente due condizioni tramite le quali
queste forme di integrazione/ibridazione si rendano possibili: la prima
è la disposizione e la capacità di ascolto, l’altra è costituita
dall’implicazione e dal contatto diretto e personale, non mediato e
non soggetto al pregiudizio, con le persone che portano differenti
cifre culturali e identitarie.
Con questo numero inauguriamo una nuova sezione, curata da S.
Bruschetta, che si intitola Pari & putti. Psicoterapia di gruppo
con i bambini. Ci è sembrato di interpretare l’esigenza di dedicare
questo spazio a un’area di lavoro di sicuro interesse, la cui domanda
riteniamo senz’altro in crescita.
Come ben esplicitato nella presentazione del curatore, la sezione è
destinata ad ospitare contributi sulla psicoterapia di gruppo con
soggetti in età cosiddetta dello sviluppo (i putti), ma anche al
confronto con i dispositivi e i processi dei gruppi con adulti. In questa
prima occasione la Sezione presenta due lavori, uno sul dispositivo
dello Scenodramma, operativamente messo a punto da B. BaronPreter e l’altro sui gruppi di psicoanalisi multifamiliare, come
sviluppato da R. Barone con lo stesso S. Bruschetta.
Nella Sezione Allievi, pubblichiamo la proposta di F. Sandri e S.
Campanini relativa a una modalità di intendere la figura e il lavoro
del tirocinante in comunità, in funzione del compito di una
ricomposizione identitaria del paziente, compito che consente al
tirocinante di superare alcuni vissuti di transitorietà e marginalità
nella misura in cui gli consente di entrare in dialogo con rete di
rapporti costituita da operatori e utenti.
Pubblichiamo con piacere, come altri contributi, un articolo di S.
Costantini - La sottile linea fra sostenere e confrontare – e una
riflessione di V. Lo Mauro e C. Parasporo a partire dalla sintesi del
seminario sulla patologia borderline, tenuto recentemente da G.
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Stanghellini a Palermo.
Colgo l’occasione per porre all’attenzione dei lettori il prossimo
convegno nazionale del Laboratorio di Gruppoanalisi che, come si può
leggere nel programma di seguito pubblicato, avrà luogo a Torino nel
prossimo novembre.
Buona lettura
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