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“Lo Scouting… semplicemente”
Vincenzo Semprevivo
(Incaricato Regionale di Branca E/G)
Laura Alì
(Incaricata Zona Aretusea di Branca E/G)
La Regione Sicilia ha risposto positivamente alla proposta di rilancio dello Scouting da parte del
Nazionale, partecipando anche al Forum tenutosi a Bracciano nei giorni 15-16-17 maggio 2009
aperto agli IABZ e Pattuglie regionali EG. La branca eg regionale è sempre stata attenta a questo
elemento del metodo scout (lo scouting), essenziale per educare i giovani e per la loro formazione
di Uomini e Donne del futuro (vedi documento sullo Scouting edizione settembre2008, Campo per
Alte Squadriglie 2007, Campi dei Guidoncini Verdi Sicilia, ecc..).
Il Forum si è inserito all’interno di un percorso di rilancio dello Scouting ben strutturato e che
rispondeva anche ad un obiettivo del Progetto Nazionale: “Vivere lo scouting nel procedere lungo la
pista, il sentiero e la strada, per assumere un atteggiamento critico nei confronti della realtà
quotidiana, senza accontentarsi di risposte comode”.
L’evento si poneva alcuni importanti obiettivi:
1. Vivere esperienze autentiche di esplorazione facendo leva sul nostro metodo educativo per
riconoscere le risorse dello scouting nei tre ambienti educativi: bosco, acqua, città.
2. Favorire il confronto e la rielaborazione sulle sfide dello scouting e degli strumenti di
rilancio.
3. Approfondire il tema dell’Uomo dei boschi di B.P. e sua attualizzazione nella realtà di oggi.
4. Condividere esperienze, eventi, azioni ordinarie legate allo scouting realizzati nelle regioni
per gli E/G e i Capi.
5. Rielaborare i contenuti e lancio della fase attuativa del percorso sullo scouting che vede
direttamente coinvolti Capi reparto ed E/G.
L’incontro ha dato modo a tutti i capi presenti di vivere, con esperienze dirette, l’avventura, le
tecniche e quant’altro si pensi sia scontato per numerosi capi, quando invece non sempre lo è.
I capi partecipanti, dopo un momento di accoglienza, si sono suddivisi in 3 gruppi per vivere le
esperienze in città, in acqua e nel bosco. Questi gruppi, abbastanza eterogenei per composizione (sia
per la provenienza, che per l’esperienza personale dei partecipanti) hanno lavorato, ognuno,
sull’ambiente educativo scelto, dal pomeriggio del sabato fino a tutta la mattinata della domenica,
analizzando le varie fasi dello scouting (osservazione, deduzione, azione).
Dall’analisi e condivisione si è visto che l’osservazione, elemento fondamentale dello scouting, è
molto spesso trascurata e non vissuta con la dovuta attenzione. Il modo di percepire la realtà, di
osservarla sotto vari punti di vista è difficile e tralasciato già da noi adulti-educatori-capi scout.
Dai capi che hanno vissuto l’esperienza bosco, è emersa l’importanza per gli educatori scout di
essere competenti, appassionati ed entusiasti di ciò che, prima, vivono e poi propongono. È stata
sottolineata l’importanza di vivere in prima persona l’esperienza di vita all’aperto, come
l’accensione di un fuoco, il dormire sotto un cielo stellato, il camminare sotto la pioggia ecc. È
importante scendere nei dettagli, non improvvisare, non simulare esperienze, ma viverle realmente.
Chi ha vissuto l’esperienza in acqua ha sottolineato quanto sia importante il modo in cui si osserva
il territorio circostante, o per meglio dire “l’altra prospettiva” dalla quale si osserva, per l’appunto
da una imbarcazione, da una canoa, ecc...
Chi è stato in città ha potuto constatare l’importanza di fare scouting e di curare gli ambienti che ci
circondano quotidianamente, avendo cura di ciò che si osserva e della loro varietà; dell’importanza
di dedurre e di agire attraverso relazioni, lo spendersi nel contemplare (verbo associato per
l’occasione alla “tripletta”: Osservare-Dedurre-Agire) il nostro patrimonio, nel tentativo di
custodirlo per noi e per chi verrà dopo.
Tornati dall’esperienza che ha portato i capi fuori dalla base di Bracciano, dopo l’apertura, l’Issa
Bandiera, e la Santa Messa, Piero Gavinelli (Capo Scout) ha fatto il suo intervento e ha iniziato
parlando dell’uomo dei boschi sottolineando come nell’ultimo decennio questa figura sia stata
trascurata sia come ideale pedagogico e sia come ideale metodologico, a favore del “buon
cittadino”, come se i due soggetti fossero in antitesi l’uno con l’altro. In realtà Piero ci ricorda che
non può esistere un buon cittadino che non si sia allenato e che non sia uscito “dalla palestra”
dell’uomo del bosco. Formare il buon cittadino è lo scopo dello scoutismo, l’uomo dei boschi è il
mezzo attraverso il quale lo scautismo lo raggiunge.
Da qui una serie di osservazioni e provocazioni a noi capi E/G presenti in quella sede, definiti da lui
stesso lo “zoccolo duro” della branca (in quanto quadri e capi competenti), coloro che hanno
l’orientamento dei contenuti, delle proposte e delle azioni da porre in atto negli anni futuri.
Piero è partito dal concetto di stile, che va verificato, interiorizzato. Secondo il Capo Scout, ha stile
chi riesce a far trasparire in maniera autentica un modo d’essere, che non è apparenza ma sostanza.
Ai ragazzi dobbiamo chiedere di essere autentici, fedeli e coerenti alla Legge Scout. Occorre essere
fedeli alle piccole cose, che sembrano banali, ma sono le modalità attraverso cui lo scoutismo forma
uomini e donne di carattere; la Legge Scout, allora, entra nella pelle come il mestiere entra nelle
dita di un’apprendista. Ecco che l’uomo del bosco è colui che avendo sperimentato l’essenzialità, è
l’uomo di qualità, quindi l’uomo del bosco è l’uomo dello scouting.
Non può esserci l’uomo del bosco se non si “fa”, se non si “agisce”, se non si “approfondisce”, se
non si “realizza”, se non si esercita a volte anche con fatica e sacrificio, con spirito d’osservazione,
con il senso del concreto.
Non ci possono essere esplorazioni del territorio e di sé senza coinvolgersi in modo completo,
fisicamente e psicologicamente.
Se non si cammina a lungo, se non ci si alza all’alba, se non ci si scortica le mani, l’esplorazione del
territorio, la gioia del sole che sorge, il piacere del costruire sono solo parole che ci diciamo, sono
solo esercitazioni.
Piero ci ricorda l’importanza dell’avere occhi per vedere e orecchie per ascoltare, facendoci notare
come, non a caso, un terzo del libro “Scautismo per Ragazzi” è dedicato all'osservazione.
Quindi lo Scautismo vuole accrescere il senso del concreto che nasce da un certo senso pratico, da
una capacità a sapersi adattare, da un collegamento sicuro fra la testa e le mani.
Ci sono alcune regole che devono essere osservate per esercitare il senso del concreto:
• la regola della competenza
che presuppone un atteggiamento di curiosità e di umiltà nei confronti dell’imparare e
dell’approfondire;
• la regola dell’essenzialità
che presuppone l’avvicinarsi alle esperienze con il minor bagaglio possibile per essere leggeri:
chi è leggero si muove con maggior libertà e questo vale non solo in senso fisico;
• la regola della tenacia
che presuppone l’applicazione costante e fedele, due doti che sempre di più oggi vengono a
mancare;
• la regola dell’esperienza vera
che presuppone di creare occasioni che siano “palestre” e non “teatri”.
Per esercitare il gusto dell’avventura non servono scenari da film, situazioni “esagerate”, qualsiasi
luogo può generare avventura perchè il gusto si costruisce su una progressione, su una scoperta di
sé e del mondo che deve essere sempre in prospettiva.
Inoltre è importante sottolineare che il gusto dell’avventura si rafforza se c’è un allenamento
continuo: presupponendo che si siano vissute esperienze concrete che sentiamo sulla nostra pelle
(ad esempio notti all’addiaccio) e cercando di evitare che la paura dei pericoli superi la fiducia nel
senso di responsabilità dei nostri ragazzi.
Buona Caccia