La nuova sfida al tumore è far invecchiare le cellule
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La nuova sfida al tumore è far invecchiare le cellule
L’approfondimento martedì 27 marzo 2012 Speciale Dentro il futuro delle cure Testimonianze Proposte... Scriveteci! Il Consiglio federale vuole investire, per il quadriennio 2012-2016, 26 miliardi per promuovere educazione, ricerca e innovazione. Sono già iniziate le valutazioni. Sotto la lente anche l’Istituto oncologico della Svizzera italiana: investe 6 milioni all’anno nella ricerca [email protected] 2 laRegioneTicino e necessita di fondi per assicurarsi un futuro tranquillo. Tra microscopi e provette, i ricercatori stanno mettendo a punto una terapia rivoluzionaria che potrebbe far fare un enorme balzo avanti alle cure. Li abbiamo incontrati per capire cosa bolle in pentola 1800 nuove diagnosi di tumore annue in Ticino I 5 più frequenti nelle donne* 284 Mammella Colon-retto 97 Bronchi e polmone 65 Pelle, melanoma 44 Linfoma Non-Hodgkin 41 0 50 100 150 200 250 300 I 5 più frequenti negli uomini* FOTO TI-PRESS Prostata I numeri 1,5 milioni di euro È il finanziamento dell’Ue che ha vinto il dottor Alimonti per la sua ricerca sulle nuove terapie molecolari di invecchiamento delle cellule tumorali. Durata: 5 anni, fino a marzo 2016. Una commissione Ue valuta regolarmente il lavoro 6 ricercatori Il dottor Alimonti è affiancato da sei ricercatori nel suo lavoro. Sono ritratti nella foto sopra, da sinistra: Ajinkya Revandkar, Jingjing Chen, Alberto Toso (il dottor Alimonti), Abdullah Alajati, Sandra Pinton, Madhuri Kalathur. C’è chi viene da Cina, Usa, Inghilterra, Svizzera e Italia. Dopo gli studi di medicina, l’oncologo Alimonti parte per gli Usa, dove fa ricerca 6000 pazienti In cura allo Iosi, dove si contano mille nuovi pazienti l’anno. Il budget totale dell’istituto è di 56 milioni di franchi 220 dipendenti Medici, infermieri, ricercatori... il team dello Iosi 221 Bronchi e polmone 136 Colon-retto 125 Vescica 49 Pelle, melanoma 45 0 50 100 150 200 250 * (numero medio annuo nel periodo 2003-2008) Fonte: Registro cantonale dei tumori La nuova sfida al tumore è far invecchiare le cellule Nei laboratori di Bellinzona selezionate le prime otto molecole che potrebbero bloccare il cancro di Simonetta Caratti Da otto mesi lavorano da mattina a sera inoltrata, sabato compreso, devono testare 90 mila composti, ne hanno già scremati cinquemila: tra questi contano di trovare una nuova cura rivoluzionaria contro il cancro. Detto in parole semplici, l’obiettivo è reinsegnare alle cellule tumorali a invecchiare per bloccarle, scatenando un processo immunitario che attacca e spazza via il tumore. Hanno 5 anni di tempo, ma i primi risultati fanno ben sperare: «Abbiamo analizzato mille molecole fino ad ora, otto sono promettenti, riescono ad incrementare la senescenza cellulare: tre sono composti già in uso per altre patologie, quindi sappiamo che non sono tossici», spiega il dottor Andrea Alimonti. L’oncologo, che si è appassionato alla ricerca, è un fuoriclasse nello studio sull’invecchiamento delle cellule, uno dei filoni più innovativi della sperimentazione oncologica. Ha ricevuto consistenti fondi euro- pei (un milione e mezzo di euro) per svolgere la sua ricerca nei laboratori sperimentali dell’Istituto oncologico della Svizzera italiana (Iosi) a Bellinzona. Un lavoro iniziato negli Stati Uniti, al Beth Israel Deaconess Cancer Center dell’università di Harvard, sull’inibizione dei geni responsabili del tumore alla prostata. «Dopo 5 anni ho deciso di rientrare in Europa per motivi familiari: la Svizzera era la scelta migliore per continuare la ricerca, lo Iosi ha una reputazione internazionale e le strutture per sperimentare queste terapie sui pazienti», spiega Alimonti. Infatti l’obiettivo finale è testare il nuovo preparato (appena sarà selezionato) sui pazienti. Ovviamente dopo aver superato tutte le fasi di verifica della tossicità. Il vantaggio della cura sperimentale è quello di arrivare dove la chemioterapia è inefficace. E senza alterare le cellule sane dell’organismo. Arrivare insomma al cuore del cancro, alle cellule staminali del tumore: sono immortali, possono ri- popolare il ‘male’, generando metastasi. Fermarle è sempre stato il punto focale, ora sembra esserci un varco: «Stiamo facendo uno screening per selezionare il composto più efficace ad incrementare la senescenza delle cellule staminali tumorali, per farle invecchiare, per bloccarle. Così fermiamo anche il tumore, attivando parallelamente un processo immunitario che lo aggredisce. Senza distruggere le altre cellule, quelle sane», precisa il giovane ricercatore. La furbizia dei tumori La scienza ha scoperto un legame tra sistema immunitario e invecchiamento delle cellule che può essere sfruttato, potenziato per attivare le difese del corpo umano. «C’è un link tra senescenza e immunità che gioca un ruolo importante. Lavorare a stretto contatto con i ricercatori dell’Irb, specializzati sul sistema immunitario, è di grande aiuto», commenta l’oncologo. La sua ricerca potrebbe far fare un balzo in avanti alla cura L’oncologo e ricercatore Andrea Alimonti, 36 anni dei tumori, il ricercatore lo sa, ma conosce bene il suo avversario ed è prudente: «Ci vuole costanza e motivazione. Ho un ottimo team, scoveremo i composti che funzionano. Ma non è da escludere che poi il tumore troverà un nuovo modo per aggirare l’ostacolo». I big della farmaceutica Usa mettono gli occhi sullo Iosi Team della Pfizer all’istituto fondato da Cavalli: ‘Abbiamo chiesto fondi, anche a Berna’ L’oncologia ha fatto passi da gigante. Oggi si può convivere a lungo con un tumore, senza soffrire troppo. Anche grazie a farmaci intelligenti, terapie personalizzate, di fatto cocktail cuciti su misura per tipologia di tumore, di disturbo genico, di paziente. Altre svolte però sono all’orizzonte, come riattivare l’invecchiamento delle cellule tumorali per bloccarle. Facile farsi contagiare dall’entusiasmo. Ma dai laboratori uscirà veramente la ricetta miracolosa che spazzerà via chemioterapia e raggi? Lo chiediamo al professor Franco Cavalli, fondatore dell’Istituto oncologico della Svizzera italiana, che investe sei milioni all’anno nella ricerca. Una parte, circa mezzo milione, è coperta dal Cantone con le entrate (ora esaurite) dell’oro della Banca Nazionale. «Abbiamo chiesto alla Confederazione di finanziare i laboratori dello Iosi, una commissione internazionale ci ha appena valutati. Siamo ottimisti», spiega. Passare l’esame è importante perché spalanca le porte anche a finanziamenti cantonali. L’oncologo ha però un altro asso nella manica, si chiama Pfizer: l’a- L’oncologo Franco Cavalli zienda farmaceutica, leader per gli investimenti nella ricerca, ha posato il suo sguardo sui laboratori dello Iosi. «Un team di nove persone è venuto due setti- mane fa dagli Stati Uniti. Visitano solo due istituti all’anno, uno di questi è lo Iosi», precisa Cavalli. Fondi che garantirebbero lunga vita alla ricerca oncologica dell’istituto che richiama professionisti da tutto il mondo, impegnati a trovare nuovi percorsi di cura. Potrebbero, forse, segnare una nuova era: quella della fine della chemioterapia. «È di moda crederlo. Ma non penso che tramonterà, sicuramente si modificherà». Cerchiamo di capire allora quali potrebbero essere le terapie del futuro. «Oggi, ogni cura è individuale, scelta in base all’organo dove nasce il tumore, all’esame del patologo. I farmaci intelligenti colpiscono il bersaglio in modo mirato, danno risultati migliori anche perché potenziano l’effetto della chemioterapia. Ma, in alcuni casi possono creare danni nelle cellule sane di organi vitali come cuore o fegato». Mentre la ‘vecchia’ chemioterapia uccideva tutte quelle cellule che si moltiplicano rapidamente: tumorali ma non solo quelle. Con conseguente caduta di capelli e dei valori del sangue, ulcere in bocca... «Si arriverà a combinare terapie personalizzate con farmaci intelligenti alla vecchia chemioterapia: si potenziano a vicenda, ma occorrerà sfuggire gli effetti tossici. Anche la radioterapia non è condannata, anzi è sempre più performante. Ci sono centri che irradiano con i protoni». Quando il cancro se ne va da solo E intanto nei laboratori si cerca la molecola che riattivi l’invecchiamento delle cellule ammalate per metterle fuori gioco. «La direzione è giusta, ma gli ostacoli non mancano». Di fronte ad un male che in Ticino mette radici ogni anno in 1’800 persone, c’è ancora tanto da capire. In alcuni rari casi scompare da solo. «Succede in due tipi di linfomi, legati al sistema immunitario: se qualcosa si muove può succedere una guarigione spontanea. Riguarda anche l’1% di altri tumori. Qualcosa va a sollecitare il sistema immunitario che riprende il controllo di una situazione che gli era sfuggita». Ai medici non piace la parola miracolo. Sarà forse la ricerca a spiegarci questo SIMCA mistero. Il suo team sta testando centinaia di preparati su cellule prostatiche tumorali. Quelli efficaci passeranno alla fase successiva: la sperimentazione su modelli transgenici. Infine la prova clinica in ospedale con un gruppo di pazienti. © Riproduzione riservata Ma quanto costa? 26 miliardi di franchi I fondi che il Consiglio federale vuole investire nel quadriennio 2012-2016 per promuovere educazione, ricerca e innovazione 6 milioni di franchi Budget annuo per la ricerca allo Iosi: 4 milioni per i laboratori, 2 milioni per la ricerca legata ai pazienti. Metà viene dal Fondo nazionale, più varie associazioni e donatori privati. Altri 600mila franchi da Cantone e città di Bellinzona. Eventuali deficit vengono coperti dai guadagni del congresso sui linfomi maligni che si tiene in Ticino ogni due anni