Cuore Fratello notizie Anno 9-n°3

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Cuore Fratello notizie Anno 9-n°3
Da Cuore a Cuore
Cuore Fratello notizie Anno 9-n°3
Stampe Prop. Poste Italiane S.p.A. Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art 1 comma 2, CNS Milano.
© Cuore Fratello
Notiziario periodico della Associazione Cuore Fratello - Direttore responsabile: Don Claudio Maggioni - Periodico registrato ai sensi della L.47/48 al Tribunale di Milano n°369 del 30 maggio 2006.
IL SENSO DEL NOSTRO CAMMINO
«Vorrei poterli ringraziare tutti uno ad uno
per aver contribuito a salvare il mio bambino». Così, rivolgendosi idealmente ai
nostri donatori, si è espressa la mamma
di Salah, un bimbo egiziano di sei anni,
operato e salvato nei mesi scorsi al Policlinico di San Donato grazie alla generosità
di quanti, da anni, non fanno mancare il
loro prezioso aiuto a Cuore Fratello.
Il sentito grazie di questa donna, uscita
con sollievo e trepidazione da quello che
sembrava – nel suo Paese – un tunnel
senza via d’uscita, è certamente per noi
motivo di soddisfazione e mi piace girare a
tutti voi le sue belle parole, ma l’aver dato
una mano affinché un bambino possa ancora avere un futuro (e la conta, per for-
tuna, è lunga anche quest’anno) è ragione
di gioia in sé, perché dà il senso all’opera
che svolgiamo, con passione, ormai da
un decennio, e con l’obiettivo puntato a
far sì che il diritto alla salute non resti lettera morta, ma diventi qualcosa di concreto anche fuori dal mondo occidentale.
Un’opera, questa, che regala a chi la fa
gratuitamente il dono prezioso della relazione e dell’amicizia fraterna; che stanca,
certo, ma che allevia le fatiche per il solo
fatto di permettere una relazione, spesso
un’amicizia, come raccontano assai bene nelle testimonianze di questa Newsletter,
sia il dottor Gianfranco Butera, esponente
del direttivo di Cuore Fratello, sia il giovane, specializzando in chirurgia, Stefano
© Cuore Fratello
Editoriale
L’ESTATE deL CARDIAC Center
N
© Cuore Fratello
Siboni, alla sua seconda esperienza di volontariato presso
l’ospedale Saint Damien del
Madagascar, dove Cuore Fratello è impegnato a realizzare
un ambulatorio di cardiologia.
«Ti accorgi – racconta Siboni
- che se il tempo che potresti
usare per divertirti lo usi per
aiutare gli altri ti ritrovi più
contento, ti accorgi che sei
fatto per voler bene alle persone…». Dal canto suo Butera,
protagonista di tante missioni
chirurgiche al Cardiac Center
di Shisong, insiste nel suo racconto sull’importanza del contatto umano e dell’incontro per
il “miracolo” camerunese: «Le
sfide sono state pratiche, ma
anche di approccio e strategia:
è stato importante cercare di
capirsi tra culture e lingue diverse, fidarsi uno dell’altro,
correggersi vicendevolmente,
comunicare e tanto altro ancora. Non tutto è compiuto e
in effetti il fine dell’esperienza
umana non sta nell’obiettivo
raggiunto, ma nel cammino
vissuto e condiviso».
Ebbene questo cammino insieme è anche quello che l’Associazione compie da due lustri insieme a voi tutti, passo
dopo passo, da un continente
all’altro, regalando speranza a
quanti credono di non averla e
lavorando perché l’uguaglianza fra gli uomini sia davvero
tale. E perché nulla sia lasciato
al caso, a fine settembre con i
soci di Cuore Fratello ci troveremo ancora, insieme, nell’assemblea che dovrà sancire il
rinnovo del direttivo, il piccolo
motore di una macchina straordinaria, fatta di volontari
preziosi e di donatori irrinunciabili.
on si sono fermate nemmeno durante l’estate le
operazioni chirurgiche al Cardiac Center di Shisong, con le missioni di giugno e agosto, condotte
rispettivamente dalla dottoressa Lucia Torracca degli
Ospedali Riuniti di Ancona, e dall’equipe del Mozambico guidata dal dottor Adriano Tivane. Sono
circa 290 gli interventi effettuati nella struttura
dalla sua apertura, a novembre 2009, e molti altri ancora saranno gli interventi prima della fine dell’anno.
Il supporto di Cuore Fratello al Cardiac Center non si
limita al sostegno degli interventi per i bambini più
poveri: a luglio i volontari Mimmo D’Elia, tesoriere, e
Lorenza Miragoli, contabile, si sono recati a Shisong,
allo scopo di dare una consulenza sulla gestione del
bilancio.
il gruppo
dei pazienti
operati a
giugno
LA GRANDE MOBILITAZIONE
PER LA RACCOLTA DEL SANGUE
G
razie alle attività educative e di sensibilizzazione del “Pelican Blood Donation Program”- promosso dall’Ospedale St.Elizabeth di Shisong con l’aiuto di Cuore
Fratello Camerun – sono ormai numerosissimi i
donatori regolari e il progetto, sostenuto anche
dalle autorità civili, sanitarie e religiose, sta coinvolgendo tutta la comunità.
La giornata internazionale dei donatori di sangue
del 14 giugno è stata celebrata con una grande
manifestazione: oltre 520 donatori e numerosissimi simpatizzanti provenienti dai villaggi intorno alla città, richiamati nei giorni precedenti
dalla stazione radio locale, hanno marciato, accompagnati dalla banda locale, da Kumbo fino
al piazzale del Cardiac Center, dove le autorità
cittadine e il personale dell’ospedale sono intervenuti dando informazioni utili sulla donazione
di sangue.
Questa attività è indispensabile non solo per il
Cardiac Center ma anche per il Saint Elizabeth
Catholic General Hospital presso cui sorge e per
altri due ospedali della zona.
© Cuore Fratello
segue dalla prima
NEWS DA SHISONG
don Claudio Maggioni
Presidente Cuore Fratello
La marcia di sensibilizzazione:
in testa alcuni dei donatori con le
magliette gialle donate da Cuore
Fratello per l’evento.
© Cuore Fratello
NEWS DA SHISONG 3
IL DOTTOR JEAN CLAUDE AMBASSA:
UNO “SHUFAI” DAL CUORE D’ORO
J
ean Claude Ambassa, cardiologo
del Cardiac Center, è amico di vecchia data di Cuore Fratello. È stato tra
i primi a venire in Italia per la formazione:
i medici erano rimasti colpiti dalla sua abilità nel diagnosticare correttamente le patologie cardiache usando solo stetoscopio e
radiografia.
A San Donato, dove è venuto più volte tra
il 2001 e il 2006, ha trovato tante persone
con cui ha stabilito un legame di amicizia
e di affetto: “quante risate ho fatto con
gli amici di San Donato” racconta “quando penso a Brunella, la mia ‘mamma italiana’, che mi aveva ospitato per un po’ in
casa sua e che ora è scomparsa, mi scende
sempre qualche lacrima”.
Il dott. Ambassa appartiene alla storia del
Centro fin dai primi momenti, quando le difficoltà erano tante e tutto era ancora da costruire. Come quando, per salvare un bambino di Douala che aveva visitato ma di cui
si erano perse le tracce, si è recato nella
cattedrale della lontana città portuale,
per a lanciare dal pulpito un appello ai
cittadini affinché lo aiutassero a ritrovare questo piccolo paziente. Alla fine
il bambino è stato rintracciato e portato a
Shisong giusto in tempo per essere operato
nel corso di una delle missioni operatorie,
che all’epoca ancora si servivano della chirurgia generale del Saint Elizabeth.
“È così importante il sostegno che gli
amici di Cuore Fratello danno al Cardiac Center: capita spesso che i genitori a cui comunichiamo che i loro
figli devono essere operati scoppino
a piangere perché non sanno proprio
come pagare. E non c’è il rischio che i
soldi dei benefattori vadano a chi non
ne ha bisogno perché il Centro si è dotato di un comitato di controllo che
verifica la reale situazione finanziaria
delle famiglie”.
Oltre alle numerose visite, il dott. Ambassa, da quando la sala dell’emodinamica è
attiva, pratica cateterismi diagnostici e interventistici e la passione con cui svolge il
suo lavoro è tutta nei suoi occhi, che brillano di gioia mentre dice “quando penso a
quanti ammalati sono guariti…non posso
fare a meno di sorridere!”
Nel marzo 2008 il Fon, il capo della tribù
locale degli ‘Nso gli ha conferito il titolo di
Shufai, carica onorevole che viene attribuita a personalità che in qualche modo portano sviluppo alla popolazione, a testimonianza del grande valore che l’antico potere
tradizionale riconosce al suo lavoro e, più in
generale, al Cardiac Center.
Foto in alto: Il dottor Jean Claude Ambassa con
don Claudio e il dottor Gianfranco Butera
© Cuore Fratello
4 PROGETTI IN PRIMO PIANO
SOS DALL’EGITTO:
MISSIONE COMPIUTA
uando andiamo a trovarlo in reparto, a distanza
di una settimana dall’intervento, Salah, sei anni, comincia appena a recuperare
le forze: non si alza mai dal
letto, ma ci accoglie con un
sorriso timido e uno sguardo dolcissimo; nel letto vicino, Faarooq, due anni, ride
come un matto agli scherzi
delle volontarie. Nella stanza arriva, in braccio alla
mamma, anche Sahar, una
bimba di soli 7 mesi, che si
guarda intorno, un po’ stra-
nita dal nuovo ambiente e
da tanti volti sconosciuti.
I
tre
bambini
vengono dall’Egitto: segnalatici
all’inizio dell’estate per la
gravità della loro cardiopatia, sono arrivati subito
in Italia con le loro mamme, grazie alla grande
generosità degli amici di
Cuore Fratello che hanno
risposto al nostro appello, permettendoci di fare
arrivare velocemente i
tre piccoli pazienti.
La mamma di Salah è l’unica
dopo l’operazione
che parla un po’ di inglese e
ci aiuta volentieri a comunicare con le altre mamme. È
una persona in gamba che
riesce a fare un po’ da guida
e supporto alle due donne,
più spaurite.
Ci racconta che si è accorta della malattia del figlio
quando aveva solo due
mesi, perché tossiva in continuazione. A quattro mesi è
stato sottoposto ad un primo intervento, in Egitto: la
prima operazione, spiega,
era indispensabile per farlo
© Cuore Fratello
Q
Salah nel corridoio dell’ospedale
SEMPRE PIÙ SOLIDO IL PONTE DI SPERANZA
CON IL KURDISTAN IRACHENO
C
ontinua la staffetta solidale con Iniziative di Solidarietà onlus, l’associazione senese che opera nel Kurdistan Iracheno, e con la quale
abbiamo fatto arrivare in Italia per l’operazione salvavita al cuore già
17 bambini e ragazzi in meno di due anni. Quest’estate, dopo Tara
e Nisko, di 5 e 12 anni, abbiamo ospitato e assistito anche Fehrad
e Nalîn, di 10 e 4 anni. Nonostante la grande difficoltà della lingua i
volontari non si lasciano scoraggiare e dal canto loro i piccoli pazienti,
che come tutti i bambini hanno tanta voglia di imparare cose nuove,
hanno appreso rapidamente qualche parolina in italiano.
Insieme potremo salvare ancora tanti bambini di questa Regione in
cui, probabilmente a causa dei bombardamenti chimici del regime di
Saddam, le cardiopatie congenite sono particolarmente numerose e
non esiste ancora una cardiochirurgia pediatrica.
Tara e Nisko giocano nella
Casa di Ospitalità
LA PAROLA AI VOLONTARI 5
È
tornata a casa ad inizio luglio la piccola Annie, 2 anni, la
bimba camerunese il cui intervento complesso e la lunga
degenza hanno reso necessario il ricovero in Italia. La bimba è
rimasta infatti in ospedale per più di due mesi, sempre assistita
dalla nonna e dai volontari, che si sono molto affezionati a questa piccolina dal visino simpatico.
“La nonna l’ha sempre accompagnata - racconta Luisa, una
delle volontarie che durante l’estate ha dedicato molto del suo
tempo ai bambini di Cuore Fratello - ma anche per lei era tutto
nuovo, difficile; eppure la sua incredibile fede nella provvidenza
divina l’ha aiutata passo passo. Mi ha spiegato come anche
noi volontari, oltre ai medici e ai benefattori, facciamo
parte dell’aiuto che Dio le ha mandato per salvare la sua
nipotina”.
© Cuore Fratello
ANNIE E ASSEFA CE
L’HANNO FATTA
Annie durante la merenda in ospedale
Assefa è invece una bimba etiope arrivata a fine giugno in emergenza. Nonostante anche il suo
caso fosse particolarmente grave, Assefa ha dispensato sorrisi a tutti, facendo amicizia con gli
altri bambini del reparto e diventando una compagna di giochi insostituibile pur senza parlare una
parola di italiano.
“Appena tornata in reparto, poco dopo l’intervento - racconta sempre Luisa - l’ho trovata nel suo
letto, sorridente come sempre: mi ha mostrato orgogliosamente un braccialetto che le avevano
regalato e le unghie, dipinte con lo smalto rosa…a parte la cicatrice e il contesto in quel momento
mi è sembrata davvero una bambina come tante, con una vita davanti e con tanta, tanta
voglia di vivere”.
Sahar, 7 mesi
crescere, l’intervento a cui
è stato sottoposto ora non
poteva essere fatto su un
cuore così piccolo.
“Questa seconda operazione
poteva essere praticata solo
all’estero, in Italia: in Egitto sono in grado di capire
il problema ma non è facile risolverlo. Ci sono bravi medici ma gli ospedali
non sono adeguati per
questo tipo di problemi,
in particolare manca una terapia intensiva per la prima
degenza. Quando i medici
mi hanno detto che c’erano
delle persone che potevano
aiutarci a sostenere i costi
delle cure - una cifra davvero troppo alta per noi - e
che sarei partita a breve, mi
sono sentita felicissima per-
ché sapevo Salah sarebbe stato curato al meglio,
ma allo stesso tempo
ero molto preoccupata
perché avrei dovuto affrontare tutto questo da
sola… Ma poi ho trovato
i volontari di Cuore Fratello che mi hanno accolto
in aeroporto, che ci sono
venuti a trovare in ospedale, che ci hanno fatto compagnia: è stato tutto meno
difficile di quanto mi aspettassi, anche se mi manca
molto la mia famiglia: ho
altri due bambini piccoli che
in questo momento sono a
casa con la nonna. Però so
che qui Salah può essere
curato davvero e rimango
volentieri tutto il tempo necessario”.
La storia di Salah è molto
simile a quella di Faarooq,
anche lui alla seconda operazione, e di Sahar: le mamme affrontano con coraggio
questa difficile esperienza
in un paese straniero, ma
l’appoggio e il sostegno dei
volontari si rivela sempre
fondamentale per loro, che
spesso si sentono senza un
appiglio.
Ora i tre piccoli pazienti,
operati al Policlinico San
Donato, sono tornati a casa,
dalle loro famiglie. Prima di
partire la mamma di Salah
ci chiede “Mi hanno detto
che Cuore Fratello ha pagato per l’intervento, ma mi
domando: da dove prende
i soldi l’associazione?” Spieghiamo che sono amici, uomini e donne di tutta Italia
che ci aiutano a realizzare
2 anni
Faarooq,
tutto questo, e il suo volto si
illumina “Come mi piacerebbe incontrare queste
persone per ringraziarle
una ad una!”
6 DALLA PARTE DEL DONATORE
Siamo pronti ad accogliere a breve, dopo
qualche ritardo burocratico, la dottoressa
malgascia per la formazione e mentre
lavoriamo per realizzare l’ambulatorio di
cardiologia ad Ambanja, il Centro Medico
Chirurgico Saint Damien presso cui sorgerà
- fondato dal frate e chirurgo padre Stefano
Scaringella nel 1988 - continua senza sosta le
sue attività, mantenendo un livello qualitativo
molto alto rispetto agli standard locali. Lo
sa bene Stefano Siboni, specializzando in
chirurgia generale al Policlinico San Donato
e amico di Cuore Fratello, che nel 2010 si è
recato per la prima volta proprio nella clinica
malgascia, per un periodo di volontariato.
“L’impatto con la realtà locale – racconta è stato subito molto forte: la povertà mi si
è immediatamente mostrata con il volto di
venti, trenta persone che, per guadagnare
pochi spiccioli, volevano portarmi la valigia
fino alla barca che mi avrebbe portato
dall’isoletta turistica di Nosy – Be fino alle
coste del Madagascar. Ad Ambanja non ci
sono strade asfaltate e la povertà è ovunque
intorno a te. Per questo ti colpisce entrare
nell’ospedale, dove tutto è molto curato
e pulito, dove trovi sempre le signore delle
pulizie indaffarate a lavare i pavimenti.
Grande è anche l’attenzione data alla
professionalità e alla formazione del
personale medico, tutto locale ad
eccezione di Padre Stefano.
La qualità del servizio è nettamente superiore
rispetto a quella dell’altro ospedale di Ambanja,
per questo molti vengono qui, anche se non
hanno bisogno di un intervento chirurgico. La
popolazione locale ha perciò ben accolto
la struttura, che ha portato con sé anche
un po’ di sviluppo, dando lavoro stabile ai
dipendenti e favorendo la proliferazione di
attività commerciali nelle vicinanze. Non sono
mancate, inizialmente, le incomprensioni:
il Saint Damien sorge infatti dove un tempo
si trovava una capanna adibita al culto dei
morti; Padre Stefano, avendo individuato quel
terreno come adatto per l’ospedale e ignorando
il ruolo della capanna l’ha fatta abbattere,
scatenando le ire della popolazione, che ha
© Stefano Siboni
L’AMBULATORIO
AD AMBANJA:
UNA SPERANZA
PER I BAMBINI
DEL MADAGASCAR
dovuto placare con il sacrificio di un bue. Ora
è tutto superato e Padre Stefano è meglio
conosciuto come grand-père, nonno, come lo
chiamano i bambini della casa famiglia di cui è
fondatore e gestore, che accoglie una trentina
di orfani.
In questo contesto la mancanza di una
cardiologia rappresenta una grave pecca:
il Saint Damien è dotato solo di un
elettrocardiografo, troppo vecchio e mal
funzionante e manca di personale formato
per questo tipo di patologie. Attualmente
in tutto il nord dell’isola manca questa
specializzazione e i pazienti - senza
una diagnosi precisa - dovrebbero fare
più di 800 km (che con le strade locali
richiedono 24 ore di viaggio!) per andare
nella capitale e farsi visitare. Un giorno
si è presentato un ragazzo, più o meno
della mia età, con una cardiopatia dilatativa
molto grave; la sua situazione era ormai
compromessa ma se avesse avuto la possibilità
di una diagnosi anni fa forse si sarebbe potuto
curare. L’apertura dell’ambulatorio consentirà
di individuare per tempo le cardiopatie, dando
così ai pazienti la possibilità di salvarsi.
Tornerò a lavorare al Saint Damien come
volontario a settembre, durante le mie ferie;
molti mi chiedono se non mi pesa rinunciare
alle vacanze ma io rispondo di no, perché è
un’esperienza che arricchisce molto: il tempo
che potresti usare per divertirti lo usi per
aiutare gli altri e ti ritrovi più contento, ti
accorgi di essere fatto per voler bene alle
persone e quando sei consapevole dello
scopo per cui ti presti, la fatica passa in
secondo piano.
Certo in un contesto come quello del
Madagascar dove il bisogno è davvero
sconfinato c’è il rischio di perdersi nella
demoralizzazione o nella rabbia, ma poter
contare su persone salde e determinate,
ti dà forza e ti aiuta a perseverare nel tuo
obiettivo.
Stefano Siboni
PER CURARE UN BAMBINO
CARDIOPATICO
SPECIALE 7
BISOGNA METTERCI IL CUORE
Il dottor Gianfranco Butera, cardiologo del Policlinico di San Donato Milanese e consigliere
di Cuore Fratello, che partecipa regolarmente
alle missioni operatorie al Cardiac Center di
Shisong dove pratica i cateterismi insieme al
collega Jean Claude Ambassa, racconta l’intervento sanitario nei Paesi in Via di Sviluppo
secondo la sua prospettiva professionale ed
umana.
Nel 1960 un bambino con cardiopatia congenita nato in Italia aveva un triste destino
davanti a sé: non esistevano prospettive di
cura per la maggior parte di questi pazienti e
laddove esistevano delle opzioni chirurgiche
la mortalità superava il 90 % dei casi. Dopo
50 anni di progressi, sviluppi, approfondimento delle conoscenze, la situazione si è più
che invertita con una sopravvivenza di oltre il
95-98 % ed una qualità di vita che è spesso
del tutto normale.
Esistono però molti paesi del mondo in
cui la situazione è ancora simile a quella
dell’Italia di 50 anni fa se non peggiore.
Questo è il caso di molti stati africani, dove
la natalità è elevata e il numero di pazienti
con cardiopatie congenite risulta notevole. Si
aggiungono poi anche le patologie cardiache
acquisite su base infettiva come la malattia
reumatica e le altre malattie come l’ipertensione arteriosa e l’ischemia miocardica. Questa situazione associata all’assenza di competenze e strutture ed alla povertà crea un
mix molto sfavorevole per i pazienti di queste
aree del mondo.
Recenti dati della WHO (Organizzazione
Mondiale della Sanità) hanno evidenziato che le patologie cardiache rappresentano attualmente la seconda causa
di morte nei paesi in via di sviluppo.
Questo dato aumenterà con il proseguire
dello sviluppo di questi paesi che, ai fattori
di rischio pre-esistenti, assoceranno fattori
di rischio che sono tipici delle società sviluppate (ipertensione arteriosa, colesterolo,
sedentarietà ed altri).
Se la disponibilità di cure e competenze
è molto ridotta in questi paesi, non è per
nulla ridotta l’attenzione ed il dolore del
paziente e dei suoi familiari per una vita
di sofferenza e senza speranza, ancora
più dirompente quando sono i bambini
ad essere ammalati.
Questa è l’esperienza del Camerun agli inizi
del progetto. Una realtà di povertà, di mancanza di competenze e strutture, di assenza di
speranza per malattie
ampiamente curabili
alle nostre latitudini.
A questo si univa un
dolore profondo ed una
disperazione muta negli occhi e forse anche
nei cuori dei bambini e
dei loro genitori.
Ma proprio dove meno te lo aspetti può
nascere qualcosa di inatteso e di speciale.
Più o meno consci di un disegno provvidenziale, abbiamo iniziato un percorso ricco di sfide ed esperienze che
ci ha portato all’inaugurazione del
Centro cardiologico e cardochirurgico
di Shisong. Le sfide sono state pratiche
ma anche di approccio e strategia: è stato
importante cercare di capirsi tra culture e
lingue diverse, fidarsi uno dell’altro, correggersi vicendevolmente, comunicare e
tanto altro ancora. Non tutto è compiuto ed
in effetti il fine dell’esperienza umana non
sta nell’obiettivo raggiunto ma nel cammino vissuto e condiviso. Nell’ambito della
vera amicizia il cammino non si interrompe mai. Richiede umiltà, comprensione e soprattutto la volontà di mantenere viva la relazione.
È l’insegnamento che ho imparato da una
esperienza molto toccante vissuta qualche
anno fa in Camerun, quando i genitori di
un bambino operato in Italia due anni prima hanno voluto incontrare me e gli altri
medici presenti. Si trattava di un bambino arrivato troppo tardi all’intervento che
non aveva superato la chirurgia ed era deceduto. Eravamo un po’ imbarazzati e forse preoccupati, invece i genitori di questo
bambino erano venuti per ringraziarci, per
conoscere coloro che avevano curato il loro
figlio e che erano stati con lui negli ultimi
momenti della sua vita cercando di fare il
meglio per sottrarlo al suo destino. Pur nel
grande dolore avevano apprezzato l’impegno e l’amore che tante persone avevano
profuso per il loro bambino. Ci hanno testimoniato nella loro viva carne e nella
loro dolorosa esperienza come la cosa
più preziosa sia la passione, l’impegno
e la condivisione di una porzione di
cammino della vita per quanto dolorosa
esso possa essere.
Gianfranco Butera
Cardiologo pediatra e
consigliere di Cuore Fratello
PER cinque BAMBINI DEL CAMERUN
L
a vita di Olivia, Clémentine, Flore, Paul e Bernard è appesa ad un filo. Sono piccolissimi, hanno
un’età compresa tra i 15 mesi e i 4 anni, eppure
nella loro breve vita hanno già conosciuto tanta sofferenza. Vengono da ogni angolo del Camerun, da Douala, Yaoundé, dalle regioni del nord, dall’est. La loro
fortuna, dopo una lunga serie di visite e ricoveri in
altri ospedali, è stata essere inviati al Cardiac Center
dove il dottor Jean Claude Ambassa e il dottor Cabral
Tantchou li hanno visitati e li hanno messi in lista per
un intervento urgente.
Le famiglie però sono molto povere e suor Gertrude ci ha lanciato un nuovo appello per salvare questi piccoli, che vivono in contesti difficili,
come la piccola Clémentine, che è stata abbandonata
dalla mamma poco dopo il parto, proprio a causa delle
sue condizioni di salute. Il padre ha fatto per lei tutto
quello che poteva, ma è riuscito a raccogliere solo
una piccola parte dei costi necessari per l’intervento
della figlia.
deve
Clèmentine, 4 anni e mezzo,
essere operata al più presto
Aiutaci a raccogliere
la somma necessaria
per salvare la vita
ai cinque bambini:
anche una piccola
donazione può fare la
dif ferenza!
Insieme possiamo salvare la piccola Clémentine e gli altri bambini: dobbiamo
raccogliere 31.000 euro per coprire i costi degli interventi.
Calendario
• 25 settembre: festa
cittadina del volontariato,
Centro Sportivo di via
Caviaga (ex Parco Snam),
San Donato Mil.se, ore 11
Settembre: assemblea
straordinaria dei soci
per il rinnovo del
Consiglio Direttivo
Cambio sede
Ricordiamo che la nuova
sede operativa di Cuore
Fratello si trova in via della
Libertà 53, a San Donato
Milanese e risponde allo
02 87384044 (fax 02 92
877501).
La sede legale rimane
in via Unica Bolgiano
2, 20097 San Donato
Milanese.
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te
ai piccoli malati di cuor
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8 CUORI DA ADOTTARE
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