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SCUOLA IN
ONA
a cura di Antonella Loconsolo
Brutta di fuori, bella di dentro
Alla Cassinis attività sportive e didattiche d’eccellenza.
Vittorio Sardo
uando una scuola ha i problemi strutturali che caQ
ratterizzano la media Cassinis, rischia di finire sui
giornali sempre per i suoi problemi. “Zona Nove” è differente, noi vogliamo dare conto anche dell’interno bello che si nasconde dentro una buccia di aspetto dimesso. Le iniziative e i successi sono così tanti che non basta lo spazio che abbiamo. Cominciamo dallo sport.
• La Cassinis si è classificata prima nella gara a squadre del torneo interscolastico di Tennis Tavolo di Zona 9
organizzato dalla Polisportiva Cannero. Negli individuali maschili si sono inoltre piazzati, rispettivamente
in prima e seconda posizione, Luca Domaneschi e Eric
Eshak. Un bel 1°, 2° e 4° posto per le ragazze, Martina
Biella, Valentina Rumma e Sofia Maspero.
• Al Campionato federale della Fitt (tennis da tavolo),
la partecipazione è a squadre. Quella maschile ha vinto il Campionato Provinciale, quella femminile è arrivata terza (Domaneschi Luca, Iacomini Davide, Eshak
Eric, Maspero Marcello, Biella Martina e Gandola
Beatrice, Rumma Valentina, Aquilino Beatrice).
• Nel “Volley Scuola” la Cassinis ha superato la fase distrettuale con le classi Prima D e seconda E, accedendo
alle finali svoltesi al Palalido.
• Al campionato della Fipav (pallavolo) i maschi
hanno vinto il Campionato Provinciale. I campioni
sono: Luca Domaneschi, Davide Iacomini, Luca Domenichini, Manuel Gasperini, Marcello Maspero,
Elia Turchetti, Tahla Nassim, Daniel Cedeno, Simone Casali e Tommaso Cauchi.
• Nel bowling Cotugno, Gallina, Gasperini, Straziota, Xu e Frattini e le ragazze Capuano, Cougnod,
Scartinelli, Nuzzi, Mastellari, Girardello sono arrivati secondi a livello di distretto scolastico.
• Nel regionale di baseball si sono presentate due squadre: quella dei grandi (terza: Turchetti, Gasperini, Fumagalli, Chernopysky, De Guzman, Maspero, Molgora,
Morara, Villa e la ragazza Florian) e quella dei piccoli
(seconda e prima: Brogherio, Legrenzi, Di Pinto, Lucantoni, Howlader, Ossola, Mantovani, Pagliarulo,
Pozza, Todisco e le due ragazze Rumma e Aquilino).
I grandi sono arrivati secondi, i piccoli sesti.
• Nel flag football, uno sport introdotto quest’anno nella scuola dal prof. Aquilino, la Cassinis si è presentata
ai regionali a Cornate d’Adda con due squadre: una mista (alle finali regionali sono stati eliminati) e una femminile che ha superato il turno e si è qualificata per la
fase nazionale. Qui è arrivata seconda (vice campione
d’Italia: Pajoro, Bordoni, Zarotti, Corain, Nouaim,
Biella, Aquilino, Rumma, Francesca e Teresa) preceduta dalla scuola Falcone Borsellino. Il prof Aquilino è stato premiato come “migliore insegnante del torneo”!
Ma non di solo sport vivono ragazzi e ragazze. Perciò la
scuola ha seguito numerosi progetti: dalla Robotica, in
collaborazione con Ibm, alla conoscenza e la prevenzione dell’Anoressia e della Bulimia, dalla prevenzione
sull’Aids con Archè al Concerto per gli anziani del
Girola, diretto dal prof. Bonfiglio. Alcuni di questi progetti sia didattici che sportivi sono stati documentati
con la telecamera.Alla festa di fine anno scolastico il video preparato dalla seconda E, sarà mostrato a tutti.
Di seguito i racconti dei ragazzi, che parlano di alcune
di queste attività.
Educazione all’affettività Quest’anno, con la mia
classe, ho partecipato a un progetto molto interessante e
utile, perché mi ha tolto molti dubbi che avevo paura di
portarmi dietro per tutta la vita, senza trovare mai una
risposta,anche perché per la vergogna non sono mai riuscito a chiedere direttamente a una persona adulta o a
un mio coetaneo. Il nome del progetto era “Educazione
all’affettività e alla sessualità”: per introdurre l’attività,
le professoresse di italiano e matematica ci hanno fatto
vedere un video sull’apparato riproduttivo maschile e
femminile. La seconda, la terza e la quarta lezione si è
parlato dei comportamenti e dei sentimenti che si scatenano durante l’adolescenza, come la rabbia, l’odio verso
le ingiustizie, il senso di impotenza, la voglia di libertà e
il senso di appartenenza.A questo proposito abbiamo disegnato una mappa del “mondo inesplorato della rabbia”, dove ognuno di noi ha messo sotto forma di cartina geografica (vulcani, monti, cascate, torrenti, paludi,
ecc.) i sentimenti che la causavano. Infine il progetto si è
concluso con la visita al Consultorio Familiare, dove
una dottoressa ha risposto alle nostre domande, scritte
su bigliettini “super” anonimi. La dottoressa ha diviso le
domande in tre gruppi: il primo era quello delle domande ridicole, con cui ci siamo fatti un sacco di risate; il secondo trattava le richieste pessimiste e preoccupanti; il
terzo era quello delle questioni serie. Il senso di questo
progetto era renderci più consapevoli e sicuri della nostra sessualità e dei cambiamenti che ci stanno investendo in questa fase di crescita molto travagliata, dato che
si hanno dubbi ed insicurezze da affrontare per diventare a tutti gli effetti persone adulte. Spesso però queste incertezze ci mettono in crisi e ci fanno porre domande esistenziali sulla nostra vita, ad esempio: “Ma se non sono
io a controllare il mio corpo, chi lo sta facendo?” oppure
“Ma se io non riesco a controllare il mio singolo corpo,
come fa l’uomo a controllare il mondo?” e così via. Penso
che quest’esperienza sia stata molto istruttiva per me,
perché mi ha fatto vedere i cambiamenti in positivo e ritengo che tutti i ragazzi della mia età dovrebbero avere
questa opportunità. (A.S)
Progetto robotica Quest’anno a scuola i professori
hanno organizzato un progetto che coinvolgeva gli alunni di tutte le terze: il progetto di robotica. A gennaio la
nostra classe era pronta a partire verso il pianeta della
tecnologia, insieme agli insegnanti che ci avrebbero so-
stenuto: bisognava riuscire a costruire un robottino e a
farlo camminare sul pianeta Marte. Ognuno aveva la
sua parte e tutti dovevano fare attenzione a dare le informazioni giuste se no avremmo dovuto ricominciare
ogni cosa da capo. Cerano il “controllo missione”, che doveva controllare che tutto andasse bene e soprattutto trasmettere le informazioni corrette da un gruppo all’altro
(i gruppi non potevano comunicare direttamente); il
“software” in cui programmavano al computer il percorso che avrebbe dovuto compiere il robottino;il “gruppo simulazione” era composto da coloro che dovevano simulare e abbellire il percorso con meteoriti e altre difficoltà;
e c’era la “progettazione” cioè coloro che costruivano il rover con il materiale che ci avrebbero dato alcuni genitori impiegati dell’Ibm. Non era tanto facile! Bisognava
collaborare in modo ordinato e corretto, senza fare gli
stupidi. L’obiettivo di questa esperienza era riuscire a
collaborare insieme ai propri compagni ed aiutarli in
caso di necessità, ad esempio nella mia squadra, nel
gruppo di simulazione, le cose non andavano un granchè e si creava disordine perché i software volevano le
misure, la progettazione doveva sapere se era necessario
questo e quello… e tutto si complicata. A quel punto dovevamo chiedere un aiuto e ci costava un credito, ma ne
avevamo solo pochi da spendere. Ciò che mi ha colpito
era l’ambiente: eravamo svantaggiati perché noi non
siamo abituati a questo tipo di lavoro, ma in questa
esperienza ho potuto mettermi nei panni di chi fa questo
mestiere (devo dire che hanno tanta pazienza!) e anche
conoscere un po’ meglio le persone con cui ho lavorato. È
stato molto utile e spero di poter fare molte altre belle
esperienze sulla tecnologia o altro. Dopo tanta confusione, mescolata all’emozione della gara con le altre squadre, devo dire che il nostro lavoro è riuscito alla grande:
il robottino ce l’ha fatta! (S.S.)
Progetto “L’insostenibile leggerezza del corpo”
Ognuno di noi ha un’opinione sul cibo e sul suo uso e il
modo migliore per esprimere queste idee è parlarne, proprio come abbiamo fatto noi. Uno dei tanti tragici inizi
settimana, una psicologa è venuta in classe a parlarci
dei problemi riguardanti il cibo, tra cui bulimia e anoressia. Il tutto è iniziato con una bella scritta alla lavagna:“Cibo”. La psicologa ci ha chiesto di dire tutte le parole che ci venivano in mente riguardo al cibo, quindi di
associare i vari momenti in cui esso si presenta e viene
utilizzato. Ci ha spiegato che il cibo, oltre che essere una
cosa concreta, è un simbolo che può avere diversi significati: può essere utilizzato per festeggiare in compagnia,
oppure come sfogo, ad esempio quando una persona è
nervosa può tendere a mangiare più del normale o ci
può essere un rifiuto, perché può essere considerato un
ostacolo alla bellezza, quindi all’essere accettati dagli altri.Tra i vari alimenti abbiamo considerato anche le
droghe, il fumo e l’alcool. Essi rappresentano una barriera alla salute e sono tutti nocivi, perciò fumare non è
poi meglio di drogarsi! Purtroppo, ci ha spiegato la psicologa, le droghe sono molto diffuse e la fascia di età in
cui si consumano si è ampiamente abbassate negli ultimi anni, per non parlare del fumo, che oramai è diffuso
anche tra i ragazzi della nostra età. La psicologa ci ha
detto che una sola sigaretta ci toglie dieci lunghe ore della nostra vita e che il fumo in generale annerisce i polmoni e può portare a tumori. La droga uccide i neuroni,
le cellule più importanti del nostro corpo che, a differenza delle altre,non si riproducono.L’alcool invece danneggia gravemente il fegato, se assunto in quantità eccessive, soprattutto prima dei pasti. Non abbiamo parlato
molto della bulimia e dell’anoressia,anche se tema principale,perché ci siamo soffermati sulle varie droghe e sul
loro uso. Questo incontro è stato molto utile perché ci ha
fatto capire un aspetto “vero” della realtà, abbiamo compreso che se una persona ti offre una sigaretta o della
droga o una bella sbronzata, la cosa giusta da fare è dire no! Questa esperienza mi ha fatto capire quello che
vorrò essere in futuro: una vera combattente contro tutta quella robaccia, perché di vita ne abbiamo una sola
ed è il tesoro più prezioso del mondo. (M.F.)
Progetto Prometeo Vi siete mai chiesti come si trasmette l’Aids? E che cos’è? Io e la mia classe, insieme alle professoresse di matematica e italiano, abbiamo fatto
un lavoro con l’associazione Archè, il progetto Prometeo.
Abbiamo fatto tre incontri: nel primo abbiamo parlato
di come si trasmette l’Aids e che cos’è. Ci siamo divertiti
perché ci siamo fatti coinvolgere nel lavoro con molto entusiasmo. Nel secondo incontro abbiamo visto delle diapositive con una dottoressa, volontaria di Archè, ma se
devo essere sincera, è stato un po’ noioso. Erano cose che
avevamo studiato anche in scienze. Nell’ultimo incontro,
la classe è stata divisa in due gruppi che avevano compiti diversi: il primo doveva sostenere che prendere in giro una persona fa male, mentre il secondo doveva dimostrare che non è una cosa sbagliata. Abbiamo discusso
tanto, la lezione era davvero movimentata e interessante. Poi ci siamo scambiati i ruoli: chi pensava che prendere in giro qualcuno fosse sbagliato doveva dimostrare
che era giusto e viceversa. A quel punto mi è successa
una cosa curiosa: sono diventata… neutra! Davo un po’
di ragione a tutti e due i gruppi. L’ho fatto semplicemente perché se uno sostiene una tesi e poi l’altra, vuol dire
che ambedue i gruppi hanno un po’ di verità: per questo
mi sono considerata “neutra”. Ed era quello che gli educatori volevano ottenere, penso, facendoci cambiare punto di vista, in modo da abituarci ad ascoltare gli altri e
a capire prima di emettere giudizi definitivi.Comunque,
è stato divertente e allo stesso tempo interessante. Credo
che ogni ragazzo e ogni ragazza debbano affrontare
un’esperienza del genere. (K.F.)
Greta e Jacopo premiati per il logo della Locchi
n’apposita Commissione della scuola Locchi ha
U
bandito a un concorso per la realizzazione del
“Logo dell’Istituto”. Il concorso è stato rivolto agli
alunni delle classi II della media Cassinis. I ragazzi
hanno partecipato in piccoli gruppi mettendo in comune idee, capacità creative e tecnologiche, dimostrando ottime abilità. Il 4 giugno, durante la festa di
fine anno, sono stati esposti tutti gli elaborati e la
commissione ha premiato il lavoro di Jacopo Delle
Lombardia
Monache e Greta Migliavacca della classe II D con la
seguente motivazione: “L’elaborato è efficace dal
punto di vista comunicativo e grafico. La scelta di caratteri differenti e il contrasto cromatico risultano
gradevoli e funzionali. La suddivisione in quattro
parti richiama i quattro plessi che compongono l’istituto e il loro “incastro” ci qualifica e ci caratterizza
come istituto comprensivo”. Sul prossimo numero
una breve intervista a Jacopo e Greta.
Lombardia
Lombardia
Il Giorno verde del Pareto e del Cremona
Presentati molti progetti: dal piano per il recupero delle acque piovane al verde
verticale nelle città, dal micro compostaggio all’agenzia per la pubblicità
ambientale, dai trasporti eco-sostenibili al progetto “Cambia le tue lampadine”.
a creatività giovanile ha avuto modo di espriL
mersi al massimo in una delle aule della facoltà
di Sociologia della Bicocca. Infatti un foltissimo
gruppo di studenti delle classi quarte del Pareto e
del Cremona si è fatto avanti con la presentazione
sotto il braccio dando vita a una interessantissima
passerella di idee, soluzioni, innovazioni.
L’evento, intitolato “Green Day” (Giorno verde) è stato organizzato a metà maggio dalla fondazione
Franceschi e dall’ufficio di Mobility management
dell’Università della Bicocca, con la partecipazione
di una quantità di aziende e associazioni. Il quadro
di riferimento è quello del progetto “Gjusti” (Green
Jobs Università Territorio Imprese), che si propone
di incentivare la creazione di posti di lavoro “verdi”
attraverso il coinvolgimento di studenti e imprese su
specifici progetti di risparmio energetico, fonti alternative, conservazione del verde ecc. Oltre ai soliti interventi istituzionali, in questo seminario era previsto un confronto e un incontro tra i progetti dei ragazzi e le esigenze e le disponibilità delle aziende.
La parte senz’altro più interessante è stata la presentazione dei lavori dei ragazzi. Divisi in gruppi di
cinque o sei studenti, hanno presentato una quindicina di progetti, tutti caratterizzati da una grande
inventiva. Dal piano per il recupero delle acque piovane (vedi schema illustrativo) al verde verticale
nelle città, dal micro compostaggio all’agenzia per la
pubblicità ambientale, dai trasporti eco-sostenibili
al progetto “Cambia le tue lampadine”, dall’educazione all’ambiente tra pari (cioè gli stessi ragazzi che
istruiscono i loro compagni) all’eco-chef ovvero il progetto di un ristorante ecosostenibile. Come ha sottolineato Beatrice Uguccioni, la presidente del CdZ 9
(appena riconfermata alle ultime elezioni circoscrizionali), è stata anche la qualità non solo delle idee,
ma anche della maniera di esporle che ha molto col-
pito tutti. Pareva di trovarsi di fronte a dei giovani
professionisti invece che a diciassettenni ancora lontani dal mondo del lavoro. In qualche caso le presentazioni sono state addirittura bilingui, italiano e inglese, e più di uno tra di noi anziani ha avuto bisogno di traduzione simultanea dal proprio vicino…
Dalla fondazione Franceschi ci assicurano che tutti i
lavori saranno disponibili prima dell’uscita del giornale sul sito www.progettogjusti.it e noi invitiamo i
nostri lettori a darvi un’occhiata.
Abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con qualche insegnante dell’Istituto Pareto,
la scuola superiore di indirizzo commerciale o
Agrario-ambientale di via Litta Modignani, e del
Liceo Cremona di viale Marche, che ci hanno spiegato il perché del coinvolgimento solo delle quarte
classi. Le quinte infatti sono impegnate con gli
esami mentre fino alle terze i ragazzi non sono ancora sufficientemente preparati. Nelle quarte invece c’è il giusto mix di preparazione, maturità e
tempo libero per affrontare fin dall’inizio dell’anno
scolastico la sfida dell’elaborazione di un progetto
“verde”. E infatti è dal novembre scorso che i ragazzi si stanno riunendo, individuando il settore
da affrontare, documentandosi, confrontando le
esperienze di altri, in Italia e all’estero, e infine abbozzando un progetto loro, originale. Che poi è stato limato, corretto, sottoposto ad analisi critica e
infine definito nei dettagli e messo in bella copia in
formato elettronico con corredo di foto, disegni e
addirittura animazioni in qualche caso. Insomma,
una bella soddisfazione per questi studenti che
hanno ricevuto applausi e complimenti da tutti, a
testimonianza della qualità e vitalità della scuola
italiana, anche quella di periferia, a dispetto di tutti i tentativi di strangolamento economico, educativo e istituzionale. (Sergio Ghittoni)
Impariamo a vedere oltre la disabilità
Alla Cesari la mostra della giovane pittrice Roberta Colombo
ella settimana dal 16 al 20 maggio gli inseN
gnanti di sostegno dell’Istituto Comprensivo
Vittorio Locchi hanno organizzato una mostra-laboratorio per tutti gli alunni e una conferenza rivolta agli adulti - “Testimonianze e racconti di diversi modi di comunicare” - alla quale sono intervenuti specialisti, genitori e fratelli che vivono la
disabilità da vicino e da prospettive differenti.
L’obiettivo che ha guidato l’organizzazione di questo evento è stato il desiderio di sensibilizzare piccoli e grandi sul tema della diversità.
Alla conferenza hanno partecipato anche i genitori
di Francesca Maria Botta, ex alunna della scuola di
via Cesari. Francesca era un’alunna speciale.A lei lo
scorso anno è stata intitolata l’aula di didattica speciale della scuola Duca degli Abruzzi, dopo un percorso proposto dalle insegnanti di sostegno che ha
coinvolto tutti gli alunni che, attraverso una fiaba,
sono stati accompagnati a conoscere il valore della
diversità, che là dove è accolta apporta grande arricchimento personale.
La mostra allestita quest’anno nella sala polifunzionale Pontremoli del plesso di via Cesari, raccoglie i
più significativi lavori della giovane pittrice milanese Roberta Colombo. Roberta appena ventenne ha
già esposto i suoi lavori in varie mostre, riscuotendo
Lombardia
grande successo. Roberta è una ragazza autistica appassionata di arte e di disegno che lavora con molteplici tecniche e sorprende i suoi spettatori realizzando meravigliosi disegni in pochi istanti.
“Vedere oltre” è il titolo della mostra.Angela Vecchio,
pittrice e curatrice dell’esposizione,ha guidato i bambini in un percorso laboratoriale aiutando i piccoli visitatori a scoprire quali emozioni e colori raccontano
i quadri, sottolineando quanto essi siano soggettivi e
se visti con gli occhi dell’anima aiutino a vedere oltre
le apparenze e dentro noi stessi. In questo laboratorio anche i bambini, in veste di pittori, hanno realizzato dei bozzetti prendendo spunto dalle tele di
Roberta. I loro lavori sono stati esposti, durante la festa di fine anno della scuola, in una mostra unica e
ricca delle emozioni e delle diversità di ciascuno.
Significative testimonianze hanno caratterizzato la
conferenza del 19 maggio che ha trasmesso forti
emozioni al pubblico intervenuto. “Noi genitori - ha
raccontato una mamma di una bambina disabile
della scuola - ci scopriamo spesso stupiti per le competenze inaspettate dei nostri bambini e spesso ci
chiediamo cosa significhi la parola normalità a cui
siamo socialmente e culturalmente così assuefatti da
non essere nemmeno in grado di definirla. È solo
quando li guardiamo negli occhi che riusciamo a vedere oltre. È il loro sguardo che ci aiuta a comprendere le loro capacità ed è qui che scopriamo e sentiamo il vero significato del loro essere di-versi, nel senso etimologico del termine, dal latino “diversus”, ossia volto altrove, in un’altra direzione”.
La testimonianza dei familiari è stata uno spunto interessante per calare nella quotidianità e
concretezza queste vite speciali. I racconti di
Federica, sorella di Roberta, fanno sorridere perché ricordano tutti i nostri litigi familiari e portano ancora una volta a chiedersi quando finisce
la normalità e comincia la diversità.
Anche gli interventi degli specialisti hanno arricchito e dato valore al lavoro svolto. La dottoressa
Simona Ravera ha lanciato un messaggio di speranza sottolineando come iniziative e progetti rivolti all’integrazione e all’ascolto prima, quasi inesistenti, oggi promuovono un nuovo modo di porsi e
guardare al diverso. La dottoressa Sara Bezzi, psicologa e coordinatrice del Centro Diurno Disabili
Sorriso di Bruzzano, ci ha riportato alla quotidianità, evidenziando l’importanza delle piccole conquiste e autonomie che permettono una crescita continua, giorno dopo giorno. (Le insegnanti di sostegno della scuola di via Cesari)
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