Lettura del testo evangelico (5 minuti)

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Lettura del testo evangelico (5 minuti)
V. Un verbo al mese – ADORARE
UN CAVALIERE TURCO ADORA IL BAMBINO,
VINCENZO CATENA,
1510 CIRCA, NATIONAL GALLERY, LONDRA
Lettura del testo evangelico
(5 minuti)
Dopo aver creato un clima di ascolto e di disponibilità al coinvolgimento l’incontro inizierà nel
modo seguente:
• Presentazione della serata
• Preghiera iniziale: Salmo 72
O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
2
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.
3
Le montagne portino pace al popolo
e le colline giustizia.
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V. Un verbo al mese – ADORARE
4
Ai poveri del popolo renda giustizia,
salvi i figli del misero
e abbatta l’oppressore.
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Ti faccia durare quanto il sole,
come la luna, di generazione in generazione.
6
Scenda come pioggia sull’erba,
come acqua che irrora la terra.
7
Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
8
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.
9
A lui si pieghino le tribù del deserto,
mordano la polvere i suoi nemici.
10
I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.
11
Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti.
12
Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
13
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.
14
Li riscatti dalla violenza e dal sopruso,
sia prezioso ai suoi occhi il loro sangue.
15
Viva e gli sia dato oro di Arabia,
si preghi sempre per lui,
sia benedetto ogni giorno.
16
Abbondi il frumento nel paese,
ondeggi sulle cime dei monti;
il suo frutto fiorisca come il Libano,
la sua messe come l’erba dei campi.
17
Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole germogli il suo nome.
In lui siano benedette tutte le stirpi della terra
e tutte le genti lo dicano beato.
18
Benedetto il Signore, Dio d’Israele:
egli solo compie meraviglie.
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V. Un verbo al mese – ADORARE
19
E benedetto il suo nome glorioso per sempre:
della sua gloria sia piena tutta la terra.
Amen, amen.
Si leggerà quindi il brano biblico di Luca 1,26-38 e ci si soffermerà sull’immagine scelta.
Dal Vangelo secondo Matteo (2,1-12)
Gesù era nato a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Ed ecco, alcuni Magi
giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov'è colui che è nato, il re dei
Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella, e siamo venuti ad adorarlo». All'udire queste
parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei
sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il
Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
E tu, Betlemme, terra della tribù di Giuda non sei davvero l'ultima delle città di Giuda: da
te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele. Allora Erode, chiamati
segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella
e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e,
quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo». Udite le
parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva,
finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi
provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua
madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro,
incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero
ritorno al loro paese.
1. Vedere
(5 minuti)
Per prima cosa i partecipanti sono invitati a fare attenzione a ciò che vedono con gli occhi:
• ambiente,
• luci ed ombre,
• colori,
• personaggi,
• atteggiamenti,
• oggetti
•…
2. Sentire
(5 minuti)
È il momento di dare voce al cuore, alla sensibilità, all’esperienza:
• Di questo dipinto mi colpisce...
• Mi piace...
• L’immagine mi richiama...
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V. Un verbo al mese – ADORARE
3. Capire
(20 minuti)
Nel terzo passaggio si ricostruisce il retroterra dell’immagine attraverso una analisi critica e il
sottofondo iconologico (si utilizzi il testo seguente).
Attenzione: se il testo viene letto, lo si faccia senza fretta, preparandolo per tempo, scegliendo
anche i passaggi che si ritengono più significativi.
GENERALE - L'arte veneziana, all'inizio del XVI secolo, stava vivendo la sua stagione più
prestigiosa: in modo particolare la pittura era stata portata a livelli di eccellenza da straordinari
nomi quali Giovanni Bellini, Giorgione e Tiziano. Sono questi i protagonisti assoluti del
Rinascimento veneto la cui eredità sarà poi raccolta da Tintoretto e dal Veronese. All'ombra di
questi giganti, splendidi ed ingombranti, erano cresciuti alcuni altri artisti di grande talento, che
però non sempre trovavano spazio per esprimersi col loro valore, e che per questo vennero, spesso
considerati "minori": tra questi va menzionato Vincenzo Catena, un pittore che visse a cavallo tra la
fine del '400 e l'inizio del '500. I giudizi della critica gli riconoscono genio, buon colorito, capacità
tecnica e sapienza geometrica; nella sua pittura si ritrovano anche le tracce delle innovazioni
luministiche e spaziali portate a Venezia da Antonello da Messina. Le notizie sulla sua vita sono
poche: sappiamo che frequentava insigni umanisti come per esempio il Bembo; realizzò i ritratti di
alcuni dogi, e fu incaricato di numerosi lavori, molto apprezzati a Venezia e nel territorio della
Serenissima. In modo particolare, Vincenzo Catena seppe soddisfare le esigenze di quei facoltosi
committenti, privati o associati in confraternite, che per la loro devozione richiedevano dipinti che
traducessero in immagini il culto di Maria e dei Santi, opere imbevute di citazioni bibliche e
patristiche, ricche significati teologici e morali: egli infatti si dedicò sopratutto alle cosiddette
"Sacre Conversazioni". Queste composizioni, molto in voga nel Rinascimento, presentavano un
gruppo di santi riuniti attorno alla Madonna col Bambino, ed esprimevano un bisogno di rinascita
culturale e spirituale che era stato coltivato in quegli anni, sopratutto dalla predicazione degli ordini
mendicanti, presenti a Venezia con conventi di grande importanza (i Francescani ai Frari, e i
Domenicani ai Santi Giovanni e Paolo). Questo clima, favorito dalla diffusione della stampa,
procurò numerose committenze agli artisti ... e a Vincenzo Catena una buona agiatezza dal punto di
vista economico. Anche il dipinto che stiamo contemplando appartiene a questo genere, o meglio,
alla contaminazione tra una Conversazione e una Sacra Famiglia: davanti a noi infatti stanno Maria
seduta in trono, il Bambino Gesù sulle sue ginocchia, e san Giuseppe, di lato, in atteggiamento
pensoso. L'ambientazione della scena è all'aperto: dietro il muretto che delimita il cortile, si stende
il paesaggio tipico dell'entroterra veneto. Seppure ci sia spazio anche per un borgo con le sue
architetture civili e religiose, è la natura che domina lo sfondo: piante, prati e monti diventano, nelle
Sacre Conversazioni, una allegoria dell'Eden e della Terra Promessa.
LA LUCE - Un primo dettaglio da osservare nella visione generale del dipinto, è quello della luce:
sappiamo che, alla scuola del Bellini, la pittura veneziana privilegiava una luminosità diffusa,
tipicamente pomeridiana, che avvolgeva tutto con dolcezza, donando alle persone e alle cose un
tono di calore. Anche Vincenzo Catena assume questo indirizzo, creando col suo pennello un effetto
naturale di luce serale soffusa, che comunica serenità e pace: anche le nubi sullo sfondo accentuano
questa impressione. E' interessante notare poi le ombre e soprattutto il riflesso sulla corazza del
milite inginocchiato; questi particolari ci fanno capire che l'uomo è rivolto a oriente, simbolo di
rinascita e di illuminazione spirituale (Ex Oriente Lux!), luogo in cui sta il Bambino, punto
cardinale per l'orientamento di una vita nuova!
IL CAVALIERE ORIENTALE - Nel nostro caso, al centro della composizione, si trova un
cavaliere turco, prostrato in adorazione del piccolo Gesù. E' l'unico personaggio ritratto di profilo;
egli sta in ginocchio, si porta una mano sul cuore e leva gli occhi verso il Bambino. Con questo
atteggiamento, egli sembra dichiarare la sua dedizione al Signore e la sua umile aspirazione a
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V. Un verbo al mese – ADORARE
incontrarlo: si tratta proprio di un cavaliere turco, riconoscibile immediatamente per il turbante, e la
scimitarra deposta, che pende dal muretto alle sue spalle. Questo cavaliere ha percorso gli ultimi
passi inginochiato su di un tappeto verde, una specie di "corsia preferenziale", che lo ha condotto al
cospetto del Bambino. E' davvero sorprendente vedere questo orientale, presentato dall'artista come
fosse un lontano discendente dei Magi: la sua adorazione ci fa pensare a una rinnovata Epifania!
IL BAMBINO - Davanti al cavaliere sta, infatti, la stessa "manifestazione" che riconobbero i magi,
cioè il Bambino, senza aureola né esibizioni di gloria. Egli si espone, nella fragilità della sua
condizione umana, assunta con il mistero dell'Incarnazione. Gesù sta porgendo la sua benedizione al
cavaliere turco; entrambi si guardano intensamente, con gli occhi fissi l'uno in quelli dell'altro. E'
davvero molto bello contemplare questo momento così suggestivo, in cui l'uomo forte ed armato si
inchina davanti al piccolo, inerme bambino, che gli sta di fronte!
MARIA - Il Bambino è seduto sul trono vivente che è sua Madre. Nelle opere pittoriche devozionali
di quest'epoca, Maria viene ripetutamente esaltata come somma mediatrice di grazie. E' lei che può
intercedere in modo privilegiato presso Cristo, e questo dipinto ce lo comunica attraverso
l'importanza della cattedra su cui la Madre di Dio sta seduta. Maria sembra offrire il suo Figlio
senza trattenerlo, anzi, sembra tirarsi un po' indietro assumendo un'espressione di sospensione,
come di una persona che sta osservando ciò che accade davanti a sè.
GIUSEPPE - Giuseppe, sposo di Maria e custode di Gesù bambino, sta un po' in disparte. La sua
famiglia è disarmata ed esposta davanti a un infedele che potrebbe costituire forse una minaccia: ma
Giuseppe non si pone sulla difensiva, né cerca in qualche modo di mettersi in mezzo. Eppure era
stato proprio lui a sottrarre il Figlio di Dio dalla violenza omicida di Erode! Giuseppe qui medita, si
interroga ... e si fa da parte.
LE PERNICI E IL CANE - All'interno dell'opera, l'autore pone alcune presenze di indubbia valenza
simbolica, che oggi ci restano estranee, ma che un tempo parlavano alla mente e al cuore dei
coltivati devoti veneziani del tempo. Accanto al trono della Madonna col Bambino, si vedono due
uccelli: si tratta di due coturnici, che nell'iconografia antica spesso rappresentavano il Redentore,
poiché venivano ritratte nell'atto di beccare un frutto, come per sconfiggere il "peccato originale".
Le coturnici erano anche assimilate alle "quaglie" dell'Esodo, che con la manna prefiguravano
l'eucaristia, il cibo del popolo di Dio. Alle spalle del cavaliere si trova inoltre un elegante cagnolino
accucciato. E' anche questa una immagine evocativa che veniva inserita in numerose occasioni dagli
artisti rinascimentali. Il cane era divenuto da tempo un'allegoria della fedeltà, ed in questo caso
costituisce una specie di "doppio" del suo padrone, un simbolo del "fedele", significativamente
posto proprio sotto le armi disposte in forma di croce!
LO SCUDIERO - Alle spalle dei personaggi principali sta una balaustra che divide la composizione
in due piani. Al di là del muro un uomo, certamente lo scudiero del cavaliere, sembra osservare
quanto accade ... restandone però estraneo: la sua mano stringe i preziosi finimenti del cavallo, che
ci lasciano intuire la elevata condizione sociale del suo padrone. Forse la sua persona richiama i
personaggi che componevano il ricco e variopinto corteo dei magi, come si può vedere in molte
opere.
GENERALE - Un dipinto dunque, che mette al centro un gesto di prostrazione e di adorazione del
Bambino da parte di uno straniero, un turco! Non è sempre facile decifrare tutti i messaggi che si
esprimono tramite il liguaggio allegorico in queste opere, in cui tuttavia non si deve
concettualizzare né verbalizzare un significato che va colto primariamente nella meditazione
commossa e devota che scaturisce poeticamente dalle luci, dalle presenze, dai gesti e dagli sguardi
del quadro. Non dobbiamo peraltro dimenticare che Vincenzo Catena è cresciuto nel contesto
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V. Un verbo al mese – ADORARE
"ecumenico" di Venezia, porta dell'Oriente, e ciò che egli ci pone sotto gli occhi è davvero
commovente. Non troviamo qui la citazione di nessuna vittoria militare. Non c'è nulla di grandioso
che si impone; non ci sono manifestazioni di potenza, ma solo la fragilità, la piccolezza del
Bambino che si propone a tutti coloro che possono accoglierlo. Davanti a questo bambino il
guerriero turco ha deposto le armi: lo fa davanti a un Dio disarmante ... che suscita una fede che
disarma! Anche il paesaggio veneto, esprime come abbiamo visto l'ideale di un luogo di pace, un
anticipo di paradiso! Possiamo allora chiederci davanti a questa scena: cos'è che oggi può diventare
annuncio disarmante nel nostro contesto culturale multietnico caratterizzato dal pluralismo
religioso? Quali sono i segni che offriamo al mondo come Chiesa, in sintonia con la
fragilità/piccolezza del Bambino? Quali sono le corsie preferenziali che possono condurre i non
credenti all'incontro col Signore? Chi oggi è in ricerca, come i magi del Vangelo, cosa coglie
primariamente nel nostro vissuto ecclesiale? La preoccupazione per i grandi numeri? Le nostalgie di
riti sontuosi (è diverso da solenni!) che vogliono enfatizzare magnificenza e fasto? Il bisogno di
presentarsi al mondo con la maestosità di strutture e di eventi che si impongono all'attenzione dei
media? Chiediamocelo onestamente davanti a questo intenso dipinto di Vincenzo Catena e
disponiamoci a convertire i nostri occhi e i nostri cuori per adorare anche noi questo Bambino,
segno "scandaloso" di un Dio che sceglie la piccolezza e la fragilità della carne.
4. Meditare/reagire
(30 minuti)
A questo punto si raccolgono i significati, i messaggi, le implicazioni per la vita (cosa mi porto via
dall’incontro con l’opera), la risposta contemplativa/orante (di fronte a questa immagine...).
La traccia di questo momento può essere articolata per esempio nel modo seguente:
• Le immagini ti hanno aiutato a capire meglio il testo evangelico? In che senso?
• Sei stato “toccato” dalle immagini presentate? Qualcosa ti ha colpito in modo particolare?
• Ti sei rispecchiato/ritrovato in qualche personaggio delle immagini?
• Il nostro incontro ha contribuito a farti scoprire qualcosa di nuovo per la tua fede?
• Sapresti descrivere il sentimento dominante che hai provato nella contemplazione delle immagini
proposte?
• Aggiungi qualche osservazione libera.
• Se vuoi puoi esprimere con la preghiera libera le scoperte di questo incontro.
Preghiera finale
(5 minuti)
L’incontro si conclude con la preghiera spontanea iniziata nella fase precedente o con la preghiera
che segue:
Preghiamo
O Dio che hai fondato la tua Chiesa
sulla fede degli apostoli,
fa’ che le nostre comunità,
illuminate dalla Parola
e unite nel vincolo del tuo amore,
diventino segno di salvezza e di speranza
per tutti coloro che dalle tenebre anelano alla luce.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
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