Cambio di protagonista

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Cambio di protagonista
ESTRATTO DA
ACER
GESTIONE L’UTILIZZO DELLE RISORSE RURALI IN VAL DI NON
© IL VERDE EDITORIALE
MILANO
Cambio di
protagonista
Foto grande, il green della buca 13
compresa nell’area di ampliamento del
Golf Club Dolomiti. In basso a sinistra,
la pineta che ospita il percorso
originario e a destra il tee della buca 1.
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ACER
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Testo e foto di Nicola Noè, dottore di ricerca, agronomo
La Val di Non, da sempre sinonimo di melicoltura, ha scoperto nel campo di golf
una vocazione alternativa in grado di coniugare l’attività agricola con la valorizzazione
del paesaggio e la salvaguardia dell’ambiente. Questa consapevolezza ha portato
all’ampliamento di un campo preesistente realizzato con interventi a basso impatto
naturalistico e paesaggistico. Per questo campo di golf, ben inserito
nell’ambiente circostante, è stata richiesta la certificazione di compatibilità ambientale
L’
Sarnonico (TN)
che ospita dal 1991 il Dolomiti Golf Club,
in origine un campo a nove buche più
quattro buche executive, ritagliato in un
bosco di conifere.
Quando, alla fine degli anni Ottanta,
prendono il via i lavori di costruzione del
percorso e delle infrastrutture necessarie, si
manifesta un comprensibile imbarazzo a
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seguito dell’abbattimento di qualche centinaia di individui arborei. Passano gli anni
e una volta cicatrizzate le ferite arrecate
all’ambiente naturale, il risultato finale è
positivo, ben inserito nel contesto paesaggistico circostante. Dal punto di vista sportivo però un percorso a 9 buche è limitato,
meno affascinante per il giocatore e,
soprattutto, non permette concorsi di livello assoluto. Appena il tempo, quindi, di
archiviare l’impatto del primo intervento
che si fa strada, alla fine degli anni Novanta, l’esigenza di un ampliamento a 18
buche. La zona individuata è occupata in
gran parte da prati stabili, coltivati da
tempo immemore, a cavallo di un colle che
corre in leggero declivio verso gli abitati di
Cavareno, Sarnonico e Seio.
Ed ecco allora riproporsi, in tutta la sua
complessità, il problema di stabilire se il
campo di golf rientra nelle attività compatibili con un moderno utilizzo delle risorse
rurali. Se cioè è in grado di coniugare le
esigenze storico-culturali legate al mondo
agricolo con le richieste di uno sviluppo
economico che porti a un miglioramento
della qualità della vita delle popolazioni di
montagna e con le istanze di difesa dell’ambiente naturale, così magnificamente radicate nell’Alta Valle.
Attenzione verso l’ambiente
Gli strumenti legislativi di pianificazione
e tutela del territorio si esplicitano nel Piano
regolatore generale (PRG) che, nel Comune
di Sarnonico, pone tra gli obiettivi prioritari la salvaguardia dell’ambiente, la valorizzazione del paesaggio e la salubrità del territorio. Nell’ambito della revisione del PRG,
l’amministrazione si interroga su quali siano
le attività agro-forestali in grado di combinare l’obiettivo economico di sviluppo del
comparto con l’obiettivo della conservazione della qualità dell’ambiente. Come previsto dalle norme di attuazione del Piano
urbanistico provinciale (Pup - art. 19, Aree
agricole di interesse primario) a supporto
delle scelte di pianificazione territoriale,
▼
utilizzo delle risorse agricole di un
territorio con modalità che rispettino le istanze sociali e salvaguardano al tempo stesso l’ambiente e il paesaggio è un tema di grande attualità. A questa dialettica
non è sfuggito il
Comune
di
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Accortezza al sociale
La melicoltura rappresenta da sempre la
principale risorsa agricola della Val di Non,
garantendo di fatto occupazione e sviluppo
economico. Tuttavia le moderne tecniche di
coltivazione, in impianto specializzato, hanno
dei costi ambientali ingenti poiché determinano un mutamento pressoché stabile della destinazione del fondo e una gestione delle coltivazioni e di movimentazione dei prodotti decisamente aggressivi. A questo si aggiunga che
ragionevoli dubbi sono stati sollevati sulla
vocazionalità del territorio dell’Alta Valle
rispetto alla melicoltura specializzata.
Se, infatti, il melo trova nell’ambiente
montano le migliori condizioni per esaltare le
qualità organolettiche, è altrettanto vero che
da un punto di vista agronomico, la “montagna” in melicoltura si identifica con altitudini che si aggirano sui 600 m. A quote molto
superiori, come è il caso dei terreni agricoli
di Sarnonico, in gran parte a oltre 950 m slm,
i fattori climatici determinano in genere un
peggioramento qualitativo e una riduzione
della pezzatura e della produttività. Accantonato quindi il modello di sviluppo rurale tipico della medio-bassa Val di Non, il problema
era trovare modelli alternativi di utilizzo
economico delle risorse rurali. Il campo di
golf è una possibile risposta. Produce occupazione per la manutenzione intensiva del
vasto patrimonio verde, con manodopera reperita in loco proprio dal settore agricolo, e inol-
A sinistra, vista del crinale che ospita
l’ampliamento del campo di golf,
appena visibile al limite della fascia
boscata. A destra, il green
della buca 18 del nuovo percorso.
tre crea indotto per il comparto della ristorazione e della ricettività alberghiera. E l’ambiente? Riconoscendo la fragilità dell’ambiente montano è stato necessario dimostrare la
congruità della trasformazione dei prati stabili nei prati sportivi per la pratica del golf. È
stato così raggiunto l’obiettivo di sfruttare
appieno l’intrinseca vocazionalità turistica del
territorio e soddisfare la sempre maggiore
richiesta da parte di diverse categorie sociali di
un ambiente salubre e non inquinato.
Impegnati nel verde
È il nome del programma della Federazione Italiana Golf che indica le procedure per
costruire e gestire i percorsi di golf in modo
ecosostenibile. Dove le condizioni lo consentono, la trasformazione di prati da foraggio in
prati idonei alla pratica sportiva del golf non
è incompatibile a priori con l’obiettivo di salvaguardia dell’ambiente, se effettuata con
▼
▼
che derivano dalla conoscenza del territorio
dal punto di vista delle attività umane che vi si
collocano, dell’abitare e del produrre, viene
realizzato uno studio sul territorio comunale
dal punto di vista agronomico, ambientale ed
economico. Esso evidenzia una consolidata
presenza turistica e un recente sviluppo di
aziende agrituristiche e sottolinea l’importanza di programmare le produzioni agricole in
funzione delle possibilità offerte dall’integrazione economica tra agricoltura e turismo.
Questo binomio, unitamente a una forte
valenza di salubrità del territorio, permette di
valorizzare l’offerta di prodotti tipici e di
qualità che trovano un loro mercato ben definito a prezzi altamente remunerativi. Si fa strada allora nel pianificatore la soluzione di
ammettere sul territorio solo attività agricole
che non alterino l’aspetto fisico dei luoghi di
elevato valore paesaggistico e naturale.
L’impatto sociale del campo di golf nel territorio
I
l comune di Sarnonico (TN) è situato nella Alta Valle di Non a 963 m slm, a una altimetria compresa fra 660 m slm del Torrente Novella e 1730
m slm del Monte Penegal, e si estende per complessivi 1200 ha (ettari), di cui circa 800 ha destinati al comparto agricolo con 20,1% di superficie agricola utilizzata (SAU), 77,2% di boschi e 2,7% di superficie improduttiva. La SAU è pari a 157,4 ha così ripartiti: 0,3% di coltivazioni legnose agrarie, 2,4% di seminativi e 97,3% di prati permanenti e pascoli. La zootecnia è rimasta la forza trainante dell’agricoltura, in totale controtendenza con la maggior parte degli altri comuni della Val di Non, con la presenza di una decina di aziende zootecniche con un patrimonio bovino di circa 300 capi. La produzione di unità foraggere/anno sul territorio comunale è insufficiente rispetto al carico di bestiame presente, causa la
ridotta superficie destinata ai prati permanenti e ai pascoli e i terreni magri e rocciosi. La sottrazione di una trentina di ettari lordi per l’ampliamento del campo di golf non sposta sostanzialmente una produzione di fieno già largamente deficitaria.
Sebbene si sottragga superficie alla destinazione agricola primaria, è da sottolineare la valorizzazione ambientale e, soprattutto, l’aumento dell’occupazione. Trenta ettari di prato permanente polifita vengono tipicamente coltivati con il ricorso di manodopera pari a circa 90 giornate all’anno (3 gg/ha x anno). La conduzione della nuova superficie del campo di golf, ovvero della coltivazione di un prato di elevato standard qualitativo e
della cura di alberi e arbusti presenti, richiede circa 1500 giornate di lavoro all’anno con evidente aumento della richiesta di manodopera e creazione di nuovi posti di lavoro nel comparto agricolo. Con ciò non si vuole negare che si è persa parte della naturalità, questo è indubbio. Il preesistente lento susseguirsi di pascoli dall’erba rada e uguale è stato sostituito da prati ondulati con cromatismi diversi e dalle tonalità forti. Quella che
era un’apparente casuale disposizione di alberi e arbusti, “progettata” da generazioni di contadini che avevano lentamente modificato il territorio,
ha lasciato spazio alla realizzazione di un progetto del verde “tutto subito” pensato in pochi mesi e realizzato in un paio d’anni.
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PROGETTO DI AMPLIAMENTO DEL PERCORSO DEL GOLF CLUB DOLOMITI
Scheda tecnica
Legenda
La numerazione in giallo indica il numero
della buca e il tratteggio la direzione del tiro
▼
Bacini per l’immagazzinamento
delle acque meteoriche
Aree tee e green, quest’ultimi identificati
da una bandierina rossa
Limite di gioco della buca
14
▼
Limite fairway e green
Bunker
15
16
Area della Club House e in prossimità
il rettangolo del nuovo campo pratica
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13
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▼
17
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11
12
10
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18
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▼
9
4
6
7
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1
8
▼
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▼
▼
3
5
N
▼
2
Foto aerea dell’area interessata dal vecchio percorso e dal progetto di ampliamento
del campo di Golf delle Dolomiti, con rappresentazione grafica delle nuove buche
e dell’adeguamento del percorso esistente. Nella parte alta dell’immagine: il progetto
delle nove nuove buche da realizzarsi sugli esistenti prati polifiti. Nella parte bassa
dell’immagine: il campo esistente nella pineta con l’indicazione dei lavori
di adeguamento per raccordare le nove buche esistenti con le nuove buche in progetto.
Intervento: ampliamento campo di golf
da 9 a 18 buche
Luogo: Sarnonico (TN)
Superficie: l’ampliamento interessa una
superficie lorda di una trentina di ettari, 22
sono gli ettari occupati dal percorso delle
nuove 9 buche e 50 per l’intera struttura
Committente: Comune di Sardonico,
Elio Covi (Sindaco), Francesco Zambonin
(Assessore preposto alla sovrintendenza
della realizzazione dell’impianto del
campo di golf delle Dolomiti)
Progetto: Michel Niedbala (architetto)
Direzione lavori e sicurezza cantiere:
Luca Borzaga (architetto)
Consulente per la sistemazione verde:
Nicola Noè (agronomo)
Valutazione di impatto ambientale:
Francesco Zambonin (ingegnere,
coordinatore tecnico-amministrativoesecutivo del gruppo), Sergio Rosati
(dottore forestale, per le problematiche
relative agli aspetti idrogeologici),
Marco Cavalieri (geologo), Luigi Panisson
(architetto), Gilberto Borzaga
(economista, per le analisi di bilancio
e gli aspetti economici di valutazione
costi/benefici), Franco De Pilati (avvocato,
per gli aspetti legali e convenzioni tra
amministrazione e società di gestione),
Nicola Noè (agronomo, per l’ambiente)
Tempi di realizzazione: giugno 2002 giugno 2004; impianti di piante arboree
ancora in corso di completamento
Imprese appaltatrici: Anaunia Golf Srl,
amministratore unico Luca Borzaga
Opere a verde: oltre alla salvaguardia
di gran parte del patrimonio arboreo
e arbustivo esistente, già messi a
dimora oltre 1300 individui arborei
e 450 grandi arbusti, con piante
autoctone da seme reperito in provincia
di Trento e fornite dai vivai forestali
della Provincia di Trento
Costo complessivo: euro 3.500.000,00,
finanziati per il 70% circa dalla Provincia
Autonoma di Trento e per il restante 30%
dalla società concessionaria costruttrice
e gestrice Anaunia Golf Srl
(contratto a 30 anni con affidamento
in concessione dal Comune)
L’impatto ambientale del melo in impianto specializzato
C
on le attuali varietà di elevato valore commerciale il melo è una coltura tra le più difficili da difendere da patogeni e parassiti. In una stagione le normali pratiche colturali prevedono in una stagione fino a 30 trattamenti fitoiatrici, tra fungicidi e insetticidi, tipicamente così ripartiti: 8-12 per la ticchiolatura, 10-14 per l’oidio, 2 per i cancri e marciumi della corteccia e 6-8 per afidi e altri insetti. L’utilizzo di prodotti chimici è quindi ingente ed è stimabile in diversi
chilogrammi per ettaro di prodotti contenenti principi attivi di I e II classe tossicologica e quindi potenzialmente pericolosi e nocivi per la salute dell’uomo. I trattamenti fitosanitari si concentrano nel periodo primaverile-estivo quando
maggiore è la frequentazione degli spazi aperti da parte della popolazione locale e maggiore è l’afflusso turistico.
L’elevato utilizzo di fitofarmaci, erbicidi e fertilizzanti porta a rischio di contaminazione le acque di falda e un possibile accumulo di metalli pesanti nel terreno contenuti nei fitofarmaci stessi e in alcuni concimi.
L’impianto specializzato provoca un’alterazione dell’equilibrio biologico sul territorio in seguito al richiamo di fitofagi
specifici e incrementa la possibilità che gli stessi migrino su ospiti generici, come le specie forestali. Inoltre porta a
un’alterazione dell’aspetto fisico dei luoghi: si può stimare che sul soprassuolo di un ettaro di meleto specializzato
vengano impiegate in media 2000 piante, 500 pali in cemento, 7,5 km di filo di ferro e 20 alti pali per l’irrigazione soprachioma, a cui si aggiungono, nel sottosuolo, le tubazioni fisse sotterranee per l’impianto d’irrigazione.
Da non sottovalutare, inoltre, l’impatto acustico indotto dai frequenti passaggi di trattori per la potatura nel periodo tardo-invernale e per i trattamenti fitosanitari in primavera-estate e di grossi camion su strada nel periodo della raccolta.
Un ettaro di meleto richiede
500 pali di cemento.
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interventi di carattere “conservativo”, cioè
tali da minimizzarne l’impatto naturalistico e
paesaggistico. Un ulteriore conforto è giunto
“interpretando” gli studi dell’amministrazione
provinciale. Una recente revisione del Pup di
Trento, a cura del Servizio urbanistica e tutela del paesaggio, recita che: “L’Alta Valle di
Non costituisce un ambiente vasto e significativo per le numerose zone che la compongono
... e vi è poi una fitta sequenza di centri abitati
separati da vasti prati, anch’essi di grande
pregio ambientale”. Il prato quindi, con tutte le
sue valenze ecologiche e ambientali, da solo
giustifica la non edificabilità di un’area e la
salvaguardia di un territorio. Il prato non più
come momento transitorio tra due cicli di
colture “più importanti”, o come poco impegnativo strumento in attesa di destinazioni più
remunerative di una superficie, ma indicato
come elemento definitivo nella programmazione dello sviluppo del territorio.
Supportati da queste autorevoli voci, si è
deciso di optare per l’ampliamento del campo
di golf presentando un progetto che rispettasse l’ambiente e permettesse di sfruttare le risorse rurali in modo alternativo. Condivisibili le
resistenze iniziali da parte di alcuni esponenti
del mondo agricolo e degli ambientalisti risolte in aperti dibattiti in Provincia e Regione.
I bacini per la raccolta
delle acque meteoriche.
La gestione delle risorse idriche
P
er mantenere un tappeto erboso sportivo di qualità accettabile nella stagione vegetativa, che in questa zona va da aprile a ottobre, sono necessari in media 250-300 m3
di acqua alla settimana per ettaro, corrispondenti a precipitazioni mensili di 90-110 mm.
La piovosità è normalmente ben distribuita – ridotta nel periodo invernale – e perciò il bisogno di cospicui interventi irrigui si limita ai mesi di luglio e agosto, mentre interventi di
entità minore possono essere richiesti nei mesi di maggio, giugno e settembre.
Per salvaguardare la risorsa acqua, comunque, si è deciso di limitare gli interventi irrigui
alle porzioni di prato di maggiore pregio estetico e sportivo, quali sono green, tee e
fairway. I fabbisogni idrici del tappeto erboso sono subordinati alla consociazione vegetale e oscillano da 50 mm di acqua alla settimana per i green, seminati con agrostide in purezza, a 20-25 mm per i fairway, dove predominano festuche e poe. Per l’irrigazione del
nuovo percorso, sulla base della stima delle relative superfici, ovvero circa 4035 m2 di
green, 4320 m2 di tee e 71450 m2 di fairway, si calcola un consumo d’acqua di 1740 m3
alla settimana, di cui 310 m3 indispensabili per green e tee.
I tre bacini previsti dal progetto di ampliamento in prossimità del green della buca 18, ottenuti sfruttando un’ampia zona paludosa con specchi d’acqua preesistenti e migliorandone le naturali capacità di invaso, coprono circa 600 m2 di terreno e sono ben dimensionati e sufficienti a garantire una disponibilità adeguata di acqua.
L’accumulo dell’acqua nei bacini inferiori avviene sostanzialmente grazie al convogliamento delle acque meteoriche superficiali che tendono a ruscellare sui terreni poco
profondi e poco permeabili e, in misura assai minore, con l’apporto di avanzi e superi di
altre fonti, quali acquedotti e canali d’irrigazione.
Con un sistema di pompaggio l’acqua viene spedita ai laghetti superiori e da qui utilizzata per irrigare a settori. Tutte le acque meteoriche comprese nel bacino idrografico di riferimento defluiscono nel Rio Ru.
Le specie arboree e arbustive piantate
N
ell’area di ampliamento del campo di golf, nel 2004 sono stati messi a dimora 1307 alberi, pari al 74,4% degli impianti, di cui 60% conifere e 40% latifoglie, 450 grandi arbusti,
pari al 25,6%, per un totale di 1757 impianti. Ulteriori nuovi impianti sono in corso. L’individuazione delle essenze e il reperimento del materiale è stato eseguito in collaborazione con Andrea Carbonari, funzionario del Servizio foreste e fauna della Provincia Autonoma di Trento,
Ufficio prevenzione, sicurezza e lavori forestali, i cui vivai hanno fornito il 99,9% delle piante.
Vivaio Lagorai, U.D.F. di Masi di Cavalese (TN)
N. 500 Larix decidua Mill. (larice), n. 35 Picea excelsa Link (abete rosso), n. 75 Sorbus aucuparia L. (sorbo), n. 100 Laburnum anagyroides Medic. (maggiociondolo).
Centro Vivaistico Casteller, San Rocco di Vilazzano (TN)
N. 250 Pinus silvestris L. (pino silvestre), n. 25 Betula pendula Roth (betulla), n. 30 Carpinus
betulus L. (carpino bianco), n. 30 Crataegus monogyna Jacq. (biancospino), n. 7 Fagus sylvatica L. (faggio), n. 60 Prunus avium L. (ciliegio), n. 40 Prunus padus L. (pado), n. 30 Berberis
vulgaris L. (crespino), n. 50 Rosa canina L. (rosa canina), n. 70 Viburnum lantana L. (lantana).
Vivaio San Giorgio, U.D.F. di Borgo
Val di Sella (TN)
N. 70 Acer campestre L. (acero campestre), n. 45 Acer pseudoplatanus L. (acero
montano), n. 40 Alnus glutinosa Vill. (ontano), n. 25 Fraxinus excelsior L. (frassino
maggiore), n. 30 Salix alba L. (salice), n. 50
Evonymus europea L. (fusaggine), n. 50
Lonicera xylosteum L. (lonicera), n. 50 Prunus spinosa L. (prugnolo), n. 50 Viburnum
opulus L. (palla di neve).
Vivai Associazione Spadona,
Sarnonico (TN)
Ampliamento del percorso esistente.
N. 30 Malus communis Lam. (melo), n. 15
In primo piano nuovi impianti di Pinus
silvestris in prossimità dei tee della buca 15. Pyrus communis L. (pero).
Il progetto dell’ampliamento
Approvata la revisione del PRG che vieta la
trasformazione stabile dei fondi nelle aree di
pregio ambientale e paesaggistico (fermando di
fatto l’impianto di meleti specializzati sul
Comune di Sarnonico) e considera compatibile la trasformazione di prati stabili in prati sportivi per la pratica del golf, è stato presentato un
progetto che si proponeva gli obiettivi di:
• integrare il nuovo percorso nel sito e al suo
ambiente immediato o lontano;
• adeguare le nuove buche al rispetto delle
naturali pendenze del terreno;
• ottenere un buon drenaggio superficiale,
con controllo dell’erosione e restituzione
delle acque di ruscellamento in modo diretto al sottosuolo;
• ridurre i movimenti di terra principali, sterri e riporti in armonia con l’ambiente senza
apporto di materiali dall’esterno e nel rispetto dello strato attivo del terreno;
• ottenere lunghezze di gioco sufficienti per
omologare il percorso agli standard internazionali;
• ricercare equilibrio di gioco (sequenza
pars), livello di difficoltà con nuovi profili
(salite, discese, planarità), e caratterizzazione del percorso nel suo ambiente (cannocchiali visivi dalle partenze sui campanili dei paesi limitrofi ecc.).
Un team multidisciplinare
L’Amministrazione del Comune di Sarnonico, proprietario (fatto questo assai inusuale)
del campo di golf, ha commissionato la valutazione di impatto ambientale (VIA) a un
ACER 1/2006 • 60
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gruppo composto da sei professionisti. A seguito delle richieste del gruppo di lavoro, ispirate
al criterio della massima riduzione dell’impatto ambientale, notevoli sono state le modifiche apportate al progetto originale. In questo
senso sono stati promossi:
• lo sviluppo di zone umide, ben integrate
nell’aspetto definitivo del percorso di golf,
per rinforzare la presenza di piante tipiche
di tali ambienti e della relativa fauna;
• l’utilizzo di essenze arboree autoctone di
elevato pregio ambientale;
• la riduzione delle movimentazioni di terra
per la costituzione dei percorsi;
• una gestione del tappeto erboso rispettosa
dell’ambiente stesso (tramite il ridotto impiego di concimi e fitofarmaci);
• l’utilizzo pressoché esclusivo di acqua meteorica raccolta in piccoli bacini per l’irrigazione del percorso di golf;
• ogni altro intervento atto a produrre delle
compensazioni ecologiche.
Il percorso realizzato
L’area del progetto di ampliamento è risultata di circa 30 ettari, mentre i lavori per la preparazione del nuovo percorso hanno interessato
20,6 ha e sono stati diretti dalla società incaricata della gestione del campo di golf. Per
raccordare le nuove buche con il percorso
esistente, è stato necessario il taglio di una limitata superficie del bosco, per un totale di circa
21200 m2, in cui si trovavano in prevalenza
soggetti di pino silvestre, di altezza media di 1215 m, cresciuti su terreni magri e superficiali.
Per la formazione delle buche sono stati
movimentati, in sterro e riporto, circa 90000 m3
di terra, che corrispondono a una sistemazione
media di 40 cm in profondità del terreno. È
stato prima rimosso selettivamente lo strato
superficiale, fertile e biologicamente attivo, e
poi accumulato. I modellamenti sono stati
eseguiti solo sui sottostanti strati, che possono
essere rimescolati fra loro senza importanti
variazioni del valore biologico del suolo.
Terminato il modellamento della superficie è
stato riposato il terreno fertile in precedenza
accantonato, recuperando così la piena funzionalità biologica del terreno.
Particolare attenzione è stata deputata alle
zone umide, ambienti unici e in rarefazione in
cui la vegetazione igrofila ospita l’avifauna
acquatica stanziale e migratoria. La presenza
d’acqua costituisce, infatti, un fattore di selezione per la flora e la fauna importante per il
mantenimento della diversità ecologica e genetica. In tal senso è da considerarsi positivamente
il rimodellamento con ampliamento di due dei
tre laghetti naturali esistenti, sfruttando le zone
paludose circostanti già presenti con lavori di
ampliamento e miglioramento degli invasi. La
conservazione di zone umide in strutture protette e ben tenute supera inoltre il problema delle
difficoltà di mantenimento: le forme di tutela
passiva sono spesso insufficienti, poiché il dinamismo della comunità biotica in cui la vegeta61 • ACER 1/2006
Il recupero delle piante
antiche da frutto
L’
Associazione Spadona di Ronzone
si occupa dal 1997 di recupero e
valorizzazione della frutta antica e del
paesaggio agreste tradizionale. Il presidente, Paolo Odorizzi, in collaborazione
con vivaisti specializzati, si è occupato in
prima persona del progetto di censimento, di salvaguardia e di recupero delle
antiche piante da frutto. Sono state così
ritrovate piante plurisecolari, sopravvissute nell’Alta Valle di Non, testimonianze
delle tipologie agrarie all’epoca dell’Impero austro-ungarico.
Le più antiche sono: lo Spinacarpi di
Sarnonico, un pero di oltre trecentocinquanta anni, e la Rosa di Fondo, un melo di quasi duecentocinquanta anni che
è il più vecchio e il più grande del continente europeo.
Ecco le varietà messe a dimora.
Meli (varietà): Bella di Boskoop, Limonzino, Belfiore di Ronzone, Parmein d’Or,
Gravenstein, Rosso Nobile, Rosso Mantovano, Mantovano Piatto, Rosa di Caldaro, Fragone, Renetta Champagne, Rosa di Fondo, Piatlin, Pomellone, Pomella
Genovese, Rusnent, Dosc Piat, Renetta
Stellata, Rigadin Piantassùn, Carlona.
Peri (varietà): Buona Grigia, Moscatella
Rossa, Spinacarpi, Martin Sec, Duchessa d’Anguoleme, Bergamotta d’Esperen,
Spadona Estiva, Butirra Diel, Coscia,
Butirra Hardy, Favorita di Clapp, Patriarca del Sindaco, Curato.
zione tende a evolvere, produce un graduale
interramento dell’ambiente acquatico fino a
renderlo disponibile alla colonizzazione da
parte di essenze arboree.
Valorizzazione del paesaggio
Come previsto dalla VIA, insieme alla ricerca permanente della qualità e della preservazione delle piante indigene, è stata eseguita la
compensazione ecologica delle zone disboscate. Si è proceduto alla piantagione di alberi,
arbusti e siepi in maggiore quantità rispetto a
quanto abbattuto e di elevato pregio ambientale e ornamentale, ovvero rispondenti alle caratteristiche ecologiche del paesaggio dell’Alta
Valle di Non, con riferimento ai Parchi più prossimi, dello Stelvio e dell’Adamello-Brenta. I
nuovi impianti sono stati eseguiti con piante
autoctone, utilizzando solo materiale allevato
nei vivai forestali della provincia di Trento
prodotto con seme raccolto in cenosi valutate
dai forestali come tipiche della provincia. Le
piante da seme assicurano il mantenimento di
un’elevata biodiversità genotipica. Un occhio
di riguardo è stato rivolto agli aspetti di storia e
cultura rurale piantando, sulla sponda della buca
17, cinquanta varietà di pomacee coltivate anticamente in Val di Non. Il materiale è stato
raccolto dall’Associazione Spadona da patriarchi reperiti nei comuni limitrofi.
Compatibilità ambientale
La ferma volontà dell’amministrazione locale di gestire le risorse rurali garantendo lo
sviluppo economico del territorio, la tutela
dell’ambiente, la salute del cittadino e la salvaguardia dei terreni dati in concessione trentennale, si è manifestata nella richiesta di
adesione al programma “Impegnati nel verde”.
È stata così avviata, presso la Federazione
Italiana Golf, la procedura di riconoscimento
del Golf Club Dolomiti nella categoria dei
campi di golf ecocompatibili, in cui sono elencati i campi che hanno seguito le linee guida
generali per una costruzione e una manutenzione ecocompatibile dei percorsi di golf.
La finalità è di giungere a ottenere la certificazione di ecocompatibilità nazionale ed
europea. Il nuovo percorso è stato aperto al
gioco a luglio del 2004.
■
Abstract
In alto, manto erboso e green della buca
12 a un anno dalla prima semina, sullo
sfondo i nuovi impianti arborei. Sopra, tee
della buca 18 e la pineta all’interno della
quale si trova il vecchio percorso di golf.
Replacing the main character
Val di Non has discovered in golf courses
an alternative route, able to combine agricultural activities with landscape enhancement
and environment protection. This awareness
has led to expanding the existing course, and
the project has been implemented through
actions with a low nature and landscape
impact. As is envisaged in the environmental
impact assessments, more trees, shrubs and
hedges have been planted than felled. The
certification of environmental compatibility
has been requested for this golf course.