L`UNIONE S RD L`UNIONE S RD La verità sul nome di Buenos ires

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L`UNIONE S RD L`UNIONE S RD La verità sul nome di Buenos ires
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Sardegna
Rassegna stampa
Beni culturali
della Sardegna
Segni di una grande civiltà
a cura del Servizio Promozione
Testata
L UNIONE SARDA
Data
19 maggio 2011
Sezione
Cultura
Il nuovo libro dello storico Roberto Porrà pubblicato da Arkadia mette fine alle polemiche tra gli studiosi
La verità sul nome di Buenos Aires e la Madonna di Bonaria
Il culto cagliaritano nel Nuovo Mondo
Di CARLO FIGARI
Il nome della capitale argentina deriva dal culto per la Madonna di Bonaria. Ormai non ci sono più dubbi. Non è una
leggenda per stupire i turisti, ma un fatto storico che getta saldamente un ponte tra l'isola nel Mediterraneo e il paese
sudamericano dove vivono tantissimi emigrati sardi. Che il toponimo Buenos Aires arrivi da Cagliari lo dimostrano i
documenti di archivio e l'analisi storica frutto di un lungo lavoro dello studioso cagliaritano Roberto Porrà, docente
universitario e dirigente della Soprintendenza archivistica per la Sardegna. Per molti anni, attratto anche lui dal fascino
di questa vicenda spesso contrastata dagli storici spagnoli e argentini, ha scavato nelle fonti, ha esaminato decine di
carte e volumi, alla fine ha riassunto tutto in un piccolo quanto succoso saggio: "Il culto della Madonna di Bonaria di
Cagliari", edito dalla giovane, ma già affermata casa editrice Arkadia. Cento pagine per raccontare cinquecento anni di
una leggenda che oggi non è più tale perché - come dimostra Porrà - confortata dagli storici.
PRESENTAZIONE Il volume verrà presentato domani alle 18, nel teatro del Convento di Bonaria, dall'autore con il
rettore del santuario padre Salvatore Mura, l'assessore alla cultura Giorgio Pellegrini, il presidente della Provincia
Graziano Milia, gli storici Gianfranco Tore e Luciano Gallinari, il giornalista Mario Girau.
IL CULTO La basilica di Bonaria è uno dei luoghi più visitati dai turisti col suo fascino antico, le storie della conquista
aragonese e il richiamo della statua miracolosa della Vergine. Ma soprattutto è un luogo di culto per gli abitanti legati
profondamente alla Signora di Bonaria che venerano come dispensatrice di grazie e madre protettiva. Una tradizione
secolare per la città e anche per i marinai che, in passato, a cominciare dalla fine del 1300, non mancavano mai di
recarsi sul colle per una preghiera di auspicio per una buona navigazione. E al santuario tornavano per ringraziare la
Madonna per un salvataggio o per una grazia dopo avventurosi e spesso tragici viaggi.
LA SCOPERTA Ed è proprio attraverso i marinai e l'ordine dei padri mercedari che il primo insediamento nella foce del
Mar della Plata fu battezzato porto di Nuestra Senora Santa Maria del Buen Aire o de los Buenos Aires. Qui nel febbraio
del 1536 era giunta la spedizione guidata dallo spagnolo Pedro de Mendoza. Porrà spiega con ricchezza di particolari
che l'avamposto fu dedicato alla Madonna cagliaritana per adempiere al voto alla Vergine protettrice dei naviganti, in
quanto i beneficiati dell'intervento provvidenziale non potevano effettuare un pellegrinaggio di ringraziamento al
santuario o fare una donazione di denaro.
MENDOZA A bordo della nave del capitano Pedro de Mendoza c'era uno scudiero di origini cagliaritane o genovesi,
Leonardo Gribeo, già scampato a un naufragio insieme a un'immagine della Madonna di Bonaria a cui attribuì il merito
della propria salvezza. Appena sbarcati sulla spiaggia del Rio della Plata il Gribeo suggerì al comandante di dedicare
quel luogo ancora misterioso alla Vergine sarda. Qui nei secoli sorgerà una delle più vaste capitali del mondo: la
municipalità di Buenos Aires non nasconde questo legame e da un decennio ha riservato uno spazio importante a una
copia della statua cagliaritana nella piazzetta di fronte alla Direccion de los migrantes (sede del museo nazionale
dell'immigrazione’, lungo l'avenida Antàrtida argentina nel Nuevo Puerto. Sul lato mare si scorge la verde piazzetta con
una significativa targa: Plazoleta Isla de Sardegna.
LA STATUA La bianca statua è lì, ingabbiata in una cancellata di protezione, con accanto tre bandiere: argentina,
italiana e i "quattro mori". Realizzata dallo scultore Emilio Del Fiandra su marmo di Carrara, era stata donata alla
municipalità portena da un gemmellaggio tra il Lions Club di Cagliari e l'omologo sodalizio di Buenos Aires nel 1968. Il
21 aprile di quell'anno, con una solenne cerimonia, fu collocata sopra un piedistallo di cinque metri sul molo d'ingresso
al porto così che potesse essere vista dalle navi in avvicinamento. Negli anni Novanta fu spostata in seguito ai lavori
portuali e alla fine sistemata dove si trova oggi. La custodia è stata affidata ai circoli degli emigrati sardi.
LA STORIA La statua bianca è il simbolo di una storia che Roberto Porrà ricostruisce minuziosamente pezzo a pezzo:
«La presenza nella spedizione di Mendoza di due frati mercedari - racconta lo studioso, - di un buon numero di marinai
liguri, di molti militari iberici che avevano combattuto nel Mediterraneo contro i corsari barbareschi o nelle guerre della
penisola italiana, giustifica e comprova la derivazione del nome in catalano o in castigliano dal culto della Vergine
venerata nel santuario cagliaritano. Il porto di Cagliari, infatti, fu frequentato nel XVI secolo da navi e marinai di diverse
nazionalità, animato da traffici commerciali diretti anche verso porti oceanici come Siviglia».
Da questo scalo partirono anche gli isolani che si recarono poi nel Nuovo Mondo. Leonardo Gribeo, fu probabilmente il
primo, ma non l'unico. Ai marinai e ai commercianti seguirono numerosi missionari sardi. Porrà sottolinea che i sardi di
allora erano a tutti gli effetti spagnoli, per lingua e cultura, perché l'isola faceva parte dell'impero castigliano. Da qui il
dibattito e le polemiche che a lungo hanno diviso gli storici (come per le origini di Colombo’ riguardo all'italianità o
all'ibericità di un personaggio.
«Merito di Porrà- afferma nella prefazione il ricercatore del Cnr Luciano Gallinari esperto di viaggi della scoperta - è nel
confutare correttamente le teorie interpretative del nome di Buenos Aires che lo storico spagnolo Miguel Herrero Garcìa
tendeva invece a ricollegare a un grande retablo dedicato alla Virgen del Buen Aire in vista sin dal 1530 nella Casa de
Contrataciòn di Siviglia». Il dipinto, la presenza di una cofradìa di naviganti intitolata alla stessa Madonna cagliaritana e
un convento dei padri mercedari nella città andalusa, sono elementi - secondo Porrà - che potrebbero aver influito su
Pedro de Mendoza, ma che comunque si ricollegano indirettamene come fonte primaria di ispirazione alla Madonna
isolana.