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21 ottobre 1805
La battaglia di Trafalgar è unica nel suo genere, ultima grande battaglia dell’epoca della vela, fu cercata
con tenacia e decisione dalla flotta inglese e dai suoi ammiragli certi che avrebbe portato alla disfatta del
nemico. D’altro canto fu accettata dal loro principale avversario, l’ammiraglio francese Villeneuve, e dai
suoi marinai, come una fatalità a cui tentarono di sottrarsi inutilmente. Fu combattuta con coraggio da
entrambi ma la sconfitta degli alleati franco-spagnoli appariva certa agli stessi protagonisti fin dalla
primavera del 1805.
I marinai e gli ufficiali inglesi venivano da anni trascorsi in mare nelle operazioni di blocco dei porti
francesi del Mediteranno e dell’Atlantico. Per quanto monotono, il blocco costrinse gli equipaggi ad un
continuo, serrato, ininterrotto addestramento in ogni condizione del mare. Era proprio questo
addestramento che aveva portato la marina britannica all’apice della sua potenza; gli uomini meno avvezzi
alla vita in mare, spesso arruolati a forza, avevano dovuto adeguarsi ai ritmi spossanti di un veliero del
diciannovesimo secolo imparando ad eseguire gli ordini, rapidi ed efficienti, per poter sopravvivere.
Gli inglesi cercarono con forza lo scontro decisivo perché era in pericolo la loro stessa patria. La Francia
lavorava da tempo per realizzare il piano di invasione dell’Inghilterra sognato dal suo Imperatore, la costa
della Manica brulicava di truppe, i porti del nord della Francia si affollavano di zattere, scialuppe e
trasporti pronti a salpare perché l’esercito potesse varcare lo stretto braccio di mare e porre piede sul suolo
inglese.
Non sapremo mai se la traversata della Manica e l’invasione avrebbero potuto svolgersi così come
pianificate da Napoleone, certo è che gli uomini ed i mezzi erano pronti e gli inglesi ritennero possibile
l’invasione. Combatterono contro questa possibilità sia con la diplomazia, finanziando la Terza
Coalizione, che sul mare, cercando di annientare la flotta avversaria!
Il piano napoleonico
La storia della battaglia di Trafalgar parte da molto lontano, Napoleone, già nell’estate del 1804, aveva
ammassato un esercito di oltre 150.000 uomini nei dintorni di Boulogne, sulla costa francese del canale
della Manica, con l’intento di varcare lo stretto ed invadere le isole britanniche.
Per realizzare questo sogno aveva bisogno, anche solo per pochi giorni, di una supremazia navale assoluta
nel canale. A questo scopo aveva ideato un piano, più volte modificato nell’anno successivo, che nelle sue
linee principali prevedeva il ricongiungimento delle squadre francesi di base a Tolone e Rochefort con le
armate navali spagnole di Cadice e Cartagena. Queste, insieme, si sarebbero dirette ai Carabi con il
duplice obiettivo di danneggiare gli interessi inglesi in quei mari ed di attirarvi la flotta britannica.
Non appena gli inglesi avessero lasciato l’Europa, alla ricerca del nemico al di là dell’Atlantico, la flotta
combinata si sarebbe diretta nel canale della Manica per appoggiare e proteggere la traversata delle truppe
verso l’Inghilterra. I dettagli del piano cambiarono spesso, decine di volte, nel corso del 1805, ma la
difficoltà più grande rimase sempre la stessa: eludere il blocco inglese che costringeva le navi francesi e
spagnole inattive nei porti dell’Atlantico.
È importante notare che in una delle prime stesure il piano stilato di Napoleone prevedeva che anche la
squadra di Brest dovesse rompere il blocco e partire per i Carabi, ricongiungendosi con Villeneuve
proveniente da Tolone e con Missiesy che comandava la squadra di Rochefort. Il comando della flotta
combinata doveva essere assunto da Ganteaume, più deciso e risoluto, e non da Villeneuve. Sennonché la
squadra di Brest, pur forte di ben 21 vascelli di linea, non riuscì quell’anno ad uscire dal porto, bloccata
dalla squadra dell’ammiraglio Cornwallis che aveva a disposizione un numero di vascelli compreso tra 18
e 25.
Trafalgar – la battaglia che fermò Napoleone (24.12.2011)
La caccia
Nei primi mesi del 1805 la squadra di Tolone per due volte tentò di attuare il piano dell’imperatore ma
entrambe le volte, dopo pochi giorni di navigazione, fece ritorno in porto sconfitta non dal nemico ma dal
maltempo e dall’incompetenza; in uno dei tentativi la squadra perse addirittura una nave, arenata sulle
coste della Corsica. Solo Missiesy, con le sue cinque navi di linea, sfuggì al controllo inglese raggiungendo
le Indie Occidentali dove attese, inutilmente, l’arrivo di Villeneuve e Ganteaume prima di tornare in porto.
Il tentativo decisivo fu effettuato il 30 marzo 1805 (ben sette mesi prima della battaglia decisiva). Una
squadra composta da 11 vascelli di linea e 7 fregate salpò da Tolone alla volta dei Carabi al comando di
Villeneuve. L’idea, ancora una volta, era quella di cercare di sfuggire alla squadra del Mediterraneo, al
comando dell’ammiraglio Nelson, che in quei giorni si trovava al largo della Sardegna per rifornirsi di
acqua, carne e frutta fresca (e … cipolle, perché Nelson era fermamente convinto che evitassero lo
scorbuto).
L’ammiraglio inglese, privo di
informazioni sugli spostamenti del
nemico, rimase a lungo convinto
che la destinazione della flotta
avversaria fosse l’Egitto, come già
nel 1798, e quindi incrociò per
alcuni giorni nelle acque della
Sicilia, veleggiando tra Palermo,
Ustica e la costa africana, mentre
la squadra nemica, senza essere
avvistata, attraversava le Colonne
d’Ercole e guadagnava l’oceano.
Solo il 16 aprile la Leviathan, una
due ponti inglese, avvistò la flotta
nemica mentre vele al vento
lasciava l’Europa.
Pochi giorni prima la squadra francese aveva raggiunto Cartagena; le sei navi di linea spagnole alla fonda
in quel porto avrebbero dovuto congiungersi con i loro alleati per poi dirigersi verso l’Atlantico ma gli
spagnoli rifiutarono e Villeneuve ripartì senza gli alleati. Questo episodio chiarisce bene il tipo di rapporti
esistenti tra marina francese e spagnola.
Dopo una sosta a Cadice, dove la flotta si ricongiunse con il grosso delle navi spagnole al comando
dell’ammiraglio Gravina, Villeneuve intraprese la traversata atlantica e raggiunse la Martinica tra il 14 ed il
16 maggio dello stesso anno. Solo l’undici di maggio la squadra inglese lasciò i mari europei per inseguire il
nemico arrivando in Martinica quasi un mese dopo.
I francesi, dopo aver incrociato per tre settimane nelle acque tra Antigua e Barbuda depredando tra l’altro
un convoglio commerciale britannico composto da quindici mercantili e conquistando l’isoletta di
Diamond Rock, il 9 giugno misero la prua verso l’Europa e riattraversarono l’Atlantico. Tre giorni dopo
anche Nelson, che aveva mancato di incrociare il nemico per un soffio, salpò per varcare l’oceano.
La squadra alleata fu avvistata solo dieci giorni dopo la partenza da un brigantino britannico, la notizia
raggiunse Londra e l’Ammiragliato l’otto luglio mentre la flotta combinata arrancava lentamente verso
l’Europa. La posizione in cui era stata avvistata e la rotta che teneva convinsero gli inglesi in patria che il
nemico non era diretto verso Cadice ma verso El Ferrol, porto atlantico nel nord della Spagna, da lì verso
Brest e la Manica per appoggiare la temuta invasione! Le contromisure, con Nelson lontano, nei Carabi,
furono comunque rapide: le squadre di Stirling, che bloccava il porto di Rochefort, e di Cornwallis, che
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Trafalgar – la battaglia che fermò Napoleone (24.12.2011)
incrociava al largo di Ouessant, dovevano congiungersi con le navi di Calder che già veleggiava davanti
Capo Finisterre, estrema propaggine nel nord-ovest della Spagna.
Nel frattempo Nelson era impegnato nella traversata atlantica, rallentato da lunghi e snervanti periodi di
bonaccia. Il 18 luglio la squadra dell’ammiraglio inglese incontrò quella di Collingwood, che incrociava al
largo di Cadice; Nelson era ancora convinto, in assenza di informazioni più recenti, che la meta di
Villeneuve fosse l’Egitto. Tra il 19 ed il 20 di luglio la flotta inglese concludeva temporaneamente il suo
pellegrinare entrando nel porto di Gibilterra.
La battaglia di Capo Finisterre
Il 22 luglio, nelle acque a nord-ovest della Spagna, la flotta combinata incappò nella squadra
dell’ammiraglio Calder forte di quindici navi di linea (la flotta combinata ne aveva venti). Lo scontro che
ne seguì per gli inglesi prese il nome di Calder’s Action mentre i francesi lo chiamarono la battaglia dei
quindici-venti, dal numero dei vascelli di linea impegnati.
La squadra inglese era composta dalle navi di linea Prince of Wales (98 cannoni, l’ammiraglia), Glory
(98), Barfleurr (98), Windsor Castle (98), Malta (80), Thunderer (74), Hero (74), Repulse (64),
Defiance (74), Ajax (74), Warrior (74), Dragon (74), Triumph (74), Agamemnon (64) e Raisonnable (74)
accompagnate dalle fregate Egyptienne e Sirius.
La flotta combinata poteva schierare cinque vascelli in più, sei spagnoli: Argonauta (80 cannoni), Terrible
(74), América (64), España (64), San Rafael (80), Firma (74) e 14 francesi: Pluton (74), Mont Blanc (74),
Atlas (74), Berwick (74), Neptune (80), Bucentaure (80, l’ammiraglia), Formidable (80), Intrépide (74),
Scipion (74), Swiftsure (74), Indomptable (80), Aigle (74), Achille (74), e Algésiras (74) a cui si
aggiungevano sette fregate.
Il primo avvistamento della flotta combinata
avvenne nel corso della mattinata del 22
luglio ma una fitta nebbia, che si apriva solo
a tratti, ed il vento quasi assente impedirono
un vero e proprio combattimento. Gli alleati
iniziarono a disporsi in formazione di
battaglia con incredibile lentezza: le navi
spagnole guidavano la linea, seguite da
quelle francesi. La giornata trascorse in un
lento susseguirsi di movimenti tra la nebbia,
cercando di portarsi a distanza di tiro dal
nemico, fino al tardo pomeriggio quando la
linea franco-spagnola manovrò in modo da
seguire una rotta parallela a quella del
nemico ed i vascelli in testa alle rispettive
linee di battaglia aprirono il fuoco gli uni
contro gli altri.
La scarsa visibilità trasformò rapidamente la
battaglia in un confuso combattimento in cui
le tre navi spagnole di testa, San Rafael, España e Firma, furono le prime, e per lungo tempo le sole, ad
essere impegnate dal nemico in soprannumero senza che le navi francesi in coda riuscissero ad intervenire
in loro aiuto. Solo l’España riusci a sfuggire all’accerchiamento mentre le altre due caddero in mani
nemiche. Il mancato, o scarso, apporto francese alla battaglia portò a dissapori tra gli alleati ed i rapporti
tra spagnoli e francesi, già incerti, si deteriorarono vieppiù.
Il calar della notte interruppe lo scontro. Oltre alle due navi catturate dal nemico gli alleati avevano cinque
navi danneggiate più o meno gravemente il che riduceva a tredici il numero dei vascelli pronti alla
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Trafalgar – la battaglia che fermò Napoleone (24.12.2011)
battaglia. Da parte inglese la Windsor Castle aveva subito gravi danni mentre l’Agamennon e la Malta
avevano perso un albero, anche se le perdite tra morti e feriti erano state trascurabili. Nei due giorni
successivi le squadre avversarie si cercarono, ad onor del vero senza molto impegno, ma il 24 luglio
Villeneuve si trovò sopravvento alla squadra avversaria, in posizione ideale per iniziare il combattimento
ma non ebbe la decisione necessaria per dare battaglia ed il 25 luglio entrambi i comandanti decisero di
rompere il contatto ritirandosi. Questa scelta costò a Calder la corte marziale.
La flotta combinata riparò a Vigo e successivamente, il primo agosto, a El Ferrol da dove ripartì il 13 dello
stesso mese, forse per circumnavigare le isole Britanniche ed arrivare a Boulogne. Durante la navigazione
verso occidente le vedette segnalarono alcune vele in direzione opposta: si trattava delle navi amiche
dell’ammiraglio Allemand, partito da Rochefort dopo che gli inglesi avevano tolto il blocco per intercettare
la flotta combinata. Né Allemand, né Villeneuve, preoccupati dalla possibilità di incontrare forze nemiche
superiori, seppero riconoscersi e quindi la flotta franco-spagnola si diresse verso Cadice dove arrivò il 21
agosto.
Nel frattempo la storia stava prendendo un altro corso. La Terza Coalizione minacciava la Francia e
l’Imperatore, alla fine di quel mese di agosto, aveva già deciso di rinunciare all’invasione dell’Inghilterra e
stava pianificando quella che sarebbe diventata la trionfale campagna di Ulm ed Austerlitz.
Il prologo alla battaglia
I nuovi ordini per la flotta combinata, all’ancora nella rada di Cadice, prevedevano che le navi si
portassero prima a Napoli e poi a Tolone attaccando il nemico ovunque sia in inferiorità. Nel frattempo
Napoleone aveva già in mente di sostituire Villeneuve ritenuto indolente se non addirittura codardo.
L’ammiraglio affidò la sua difesa ad alcune lettere indirizzate al ministro della marina Decres ma capì che
aveva perduto la stima dell’imperatore. Probabilmente alcune delle decisioni prese da Villeneuve nel mese
successivo si spiegano con questa consapevolezza. Alle difficoltà personali si aggiungevano quelle di
approviggionamento per la scarsa collaborazione fornita dall’alleato spagnolo.
A metà ottobre Nelson e Collingwood bloccavano il porto di Cadice in attesa di una mossa
dell’avversario. Dopo mesi di manovre gli alleati erano praticamente al punto di partenza, o forse peggio.
Uniformandosi agli ordini di Napoleone la flotta franco-spagnola, dopo un primo tentativo effettuato il 19
ottobre, uscì dalla rada di Cadice il 20, con molti tra marinai ed ufficiali consci di andare verso uno
scontro da cui era impossibile uscire vincitori. Inizialmente gli alleati si diressero verso sud-est, con
l’intenzione di passare lo stretto di Gibilterra ed entrare nel Mediterraneo, seguiti da presso dalle fregate
della flotta inglese. Per tutta la notte le due squadre avanzarono affiancate nel buio in un continuo e
spossante gioco di segnali ed avvistamenti.
La mattina successiva la fregata Hermione avvistò la flotta britannica e comunicò all’ammiraglia la
consistenza dello schieramento nemico: 27 navi di linea. Villeneuve, forte di 33 vascelli, sorprendendo i
suoi stessi sottoposti, decise di accettare lo scontro ordinando a tutte le navi di invertire la rotta e di
prepararsi alla battaglia. La manovra, compiuta con una brezza leggera, richiese oltre due ore di tempo. Al
termine la disposizione dei velieri era esattamente l’opposto: chi era all’avanguardia ora si trovava in coda
alla linea mentre l’ammiraglio Dumanoir, al momento della partenza in retroguardia, apriva ora lo
schieramento. La flotta inglese fu disposta da Nelson su due linee con l’intento di sfruttare il favorevole
vento occidentale per navigare perpendicolarmente alla linea avversaria ed attraversarla scompaginandola:
il tocco di Nelson!
Nelson’s Touch
Le battaglie navali nell’epoca dei grandi velieri avevano seguito, fino all’avvento di Nelson, uno schema
piuttosto ripetitivo, determinato dalla disposizione laterale dei cannoni e dalla lentezza di manovra: le flotte
avversarie, disposte in lunghe file affiancate si tiravano a breve distanza. Raramente una battaglia di questo
genere risultava decisiva, per due motivi: il primo perché le fiancate delle navi, esposte al fuoco nemico,
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Trafalgar – la battaglia che fermò Napoleone (24.12.2011)
erano sostenute da numerose travi di legno massiccio che formavano l’ossatura dello scafo il che le
rendeva resistenti ai colpi che arrivavano lateralmente. Il secondo perché le navi più danneggiate
semplicemente uscivano dall’allineamento e, protette dalle navi amiche, si allontanavano verso un porto e
la salvezza. La battaglia di capo Finisterre, citata in precedenza, fu uno degli ultimi scontri combattuti
applicando questa tattica ed infatti per gli inglesi fu una vittoria ma non decisiva, non sufficiente ad
annientare la flotta nemica.
L’idea di Nelson era di annichilire l’avversario. L’Inghilterra, come già detto, non aveva bisogno solo di
una vittoria, ma di un trionfo. E per ottenerlo si dovevano stravolgere i canoni della guerra sul mare. La
strategia di Nelson, denominata crossing the T, era di attraversare la linea avversaria perpendicolarmente
a questa, sfruttando lo spazio di manovra tra un veliero e l’altro, portando la propria nave nella posizione
ideale per colpire di infilata il vascello avversario indirizzando i colpi verso la prua, o la poppa, del nemico
perché attraversassero l’intero scafo provocando danni irreparabili e perdite umane intollerabili. Una volta
attraversata la linea di navigazione avversaria la tattica era quella di approfittare della disorientamento
dell’equipaggio avversario per abbordarlo e conquistare la nave.
Certo la tattica era innovativa ma esponeva le navi inglesi nei minuti iniziali della battaglia al fuoco nemico
senza che potessero rispondere. Questa strategia contava tanto sulla rapidità di fuoco e sulla precisione dei
marinai britannici quanto sulla scarsa abilità e lentezza degli artiglieri della flotta combinata francospagnola.
La battaglia
Nelson suddivise le navi della flotta inglese in due colonne, una sopravvento, guidata da lui stesso a bordo
della Victory; l’altra sottovento, al comando dell’ammiraglio Colligwood a bordo della Royal Sovereign. La
Victory espose il segnale che entrò nella storia: England expects that every man will do his duty
(L’Inghilterra si aspetta che ogni uomo farà il proprio dovere) e si diresse verso la Santissima Trinidad,
Nelson era convinto, infatti, che quella fosse l’ammiraglia nemica. Poco dopo l’ammiraglio Villeneuve
innalzò la propria insegna sulla Bucentaure e la Victory deviò leggermente per incunearsi tra la prua della
Redoutable e la poppa della Bucentaure, nel tentativo di prendere di infilata proprio quest’ultima.
Fu la Royal Sovereign, ad essere impegnata per prima dal nemico, la nave inglese veleggiò decisa verso
l’intervallo tra la Santa Ana e la Fougueux. Il veliero francese tirò per primo, più volte, senza riuscire a
fermare la possente 100 cannoni avversaria. Poco dopo entrò in azione anche la linea sopravvento.
La tattica di Nelson funzionò alla perfezione, la linea alleata fu spezzata in tre tronconi dalle navi
britanniche con l’avanguardia franco-spagnola, al comando dell’ammiraglio Dumanoir, che non seppe (o
non volle) invertire la rotta celermente in modo da soccorrere il resto della flotta. In questo modo gli inglesi
crearono una situazione di superiorità numerica che si aggiungeva al favore di vento. Le navi alleate, per
potersi difendere, non potevano dirigersi verso il nemico, controvento, ma solo continuare dritte o, peggio,
poggiare verso la costa offrendo la poppa al nemico.
La prima nave ad arrendersi fu l’Algesiras, vascello francese da 74 cannoni, danneggiata e poi abbordata
dalla Tonnant (ironia della sorte quest’ultima era una nave francese conquistata dagli inglesi nella battaglia
di Abukir). Subito dopo fu la Redoutable a cadere dopo un cruento combattimento con la Téméraire e la
Victory in cui perse la vita, colpito dal moschetto di un fante di marina della nave francese, proprio
l’ammiraglio Horatio Nelson.
Il combattimento era senza speranza, una ad una le navi francesi e spagnole, molte delle quali si batterono
coraggiosamente, furono costrette ad ammainare la bandiera impossibilitate a continuare il combattimento
per le elevate perdite subite. Alle 16.30 circa l’Achille, duramente colpita da Swiftsure e Polyphemus,
esplose segnando, in un certo senso, la fine della battaglia.
I francesi persero otto navi affondate o catturate lo stesso giorno della battaglia, gli spagnoli ben dieci. Una
tempesta che imperversò al largo della costa spagnola nei giorni seguenti ed un maldestro tentativo alleato
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Trafalgar – la battaglia che fermò Napoleone (24.12.2011)
di riconquistare alcune delle navi perdute provocò la perdita di altri cinque vascelli francesi e due spagnoli,
per un totale di 22 su 33 schierate in battaglia. Per contro gli inglesi non persero nessuna nave. In pratica
Trafalgar cancellò la potenza navale francese e spagnola e segnò l’inizio di un predominio britannico sul
mare che sarebbe proseguito per più di un secolo. L’invasione dell’Inghilterra era adesso impossibile, la
flotta inglese aveva costretto gli eserciti napoleonici sul continente! Fu anche l’ultima grande battaglia
navale a vela e, paradossalmente, anche l’ultima, ed unica, applicazione vittoriosa della tattica di Nelson.
Se ad Horatio Nelson furono tributati onori come nessun altro nella storia della marina britannica, non
così fu per Villeneuve. L’ammiraglio francese, prigioniero in Inghilterra, fu rilasciato nell’aprile dell’anno
successivo giusto in tempo per finire sotto inchiesta da parte di una commissione incaricata più che di far
luce sulle cause del disastro, di trovare capri espiatori. Morì pochi giorni dopo la liberazione, il 21 aprile
del 1806, esattamente sei mesi dopo la battaglia, colpito con sei pugnalate al petto. Ufficialmente suicida.
Fonti
Tra tutti il saggio di Zatterin si segnala perché racconta anche le storie dei numerosi marinai italiani che
presero parte alla battaglia, da una parte o dall’altra, storie frutto di un’accurata ricerca storica negli archivi
delle tre marine inglese, francese e spagnola.
Autori vari – The Trafalgar Companion – 2005, Osprey Publishing
Chandler, D. – Le campagne di Napoleone, Vol. I – 1992, BUR
Chartrand, R. – Napoleon’s sea soldiers – 1990, Osprey Publishing
Coleman, T. – Nelson, l’uomo che sconfisse Napoleone – 2003, Mondatori
Haythornthwaite, P. – Nelson’s Navy - 1993, Osprey Publishing
Martinelli, R. (a cura di) – Il volo delle Aquile – 2007, Ministero per I Beni e le Attività culturali
O’Neill, R.; O’Brian, P. – Navy – 2003, Salamandre Book
Zatterin, M. – Trafalgar, la battaglia che fermò Napoleone – 2005, Rizzoli.
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Nell’ambito di Dadi.com 2007 abbiamo proposto, e giocato, la battaglia di Capo Finisterre. Nell’ordine di
battaglia delle due squadre non sono presenti le ultime navi della rispettiva formazione perché a causa
della scarsità del vento e quindi della lentezza degli spostamenti non presero parte attiva allo scontro.
Lo scenario è stato giocato usando Signal Close Action-Fast Play. Per rendere equilibrata la partita
abbiamo sopravvalutato la capacità di comandanti ed equipaggi francesi. Come nel seguito per la battaglia
di Trafalgar abbiamo trascurato in parte la storicità della ricostruzione a favore di un equilibrio nel gioco.
La squadra inglese
Vascello
1
Hero
2
Ajax
3
Triumph
4
Barfleur
5
Agamennon
6 Windsor Castle
7
Defiance
8 Prince of Wales
9
Repulse
Raisonnable
10
11
Dragon
12
Glory
13
Egyptienne
14
Sisrius
Classe
3/74M
3/74L
3/74M
2/98S
3/64
2/98S
3/74C
2/98
3/64
3/74C
3/74M
2/98S
5
5
Ponti
2
2
2
3
2
3
2
3
2
2
2
3
1
1
Cannoni
74
74
74
98
64
98
74
98
64
74
74
98
36
34
BF
8
9
8
10
6
10
7
11
6
7
8
10
4
3
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DC
140
150
140
170
120
170
130
190
120
130
140
170
90
80
Equipaggio
Buono (+1)
Buono (+1)
Buono (+1)
Buono (+1)
Buono (+1)
Buono (+1)
Buono (+1)
Eccellente (+2)
Buono (+1)
Buono (+1)
Buono (+1)
Buono (+1)
Buono (+1)
Buono (+1)
Totali
Pti
9
10
9
11
7
11
8
13
7
8
9
11
5
4
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Trafalgar – la battaglia che fermò Napoleone (24.12.2011)
La squadra franco-spagnola
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
Vascello
Argonauta
Terrible
España
América
San Rafael
Firma
Pluton
Mont-Blanc
Atlas
Berwick
Neptune
Bucentaure
Formidable
Intrepide
Hortense
Cornélie
Furet
Cl.
Nazione
3/80L Spagna
3/74M Spagna
3/64
Spagna
3/64
Spagna
3/80L Spagna
3/74C Spagna
3/74L Francia
3/74M Francia
3/74M Francia
3/74C Francia
3/80L Francia
3/80S Francia
3/80L Francia
3/74M Francia
5/40
Francia
5/36
Francia
Brig.
Francia
Ponti
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
2
1
1
1
Cannoni
80
74
64
64
80
74
74
74
74
74
80
80
80
74
40
36
20
BF
10
8
6
6
10
7
9
8
8
7
10
9
10
8
4
3
2
DC
150
120
100
100
140
110
140
130
120
120
160
150
150
140
80
70
60
Equipaggio
Mediocre (±0)
Scarso (-1)
Scarso (-1)
Scarso (-1)
Scarso (-1)
Scarso (-1)
Mediocre (±0)
Mediocre (±0)
Scarso (-1)
Mediocre (±0)
Buono (+1)
Buono (+1)
Mediocre (±0)
Buono (+1)
Mediocre (±0)
Mediocre (±0)
Mediocre (±0)
Totali
Pti
10
7
5
5
9
6
9
8
7
7
11
10
10
9
4
3
2
122
Legenda:
Cannoni: numero dei cannoni, navi con lo stesso numero di cannoni potevano avere una stazza leggermente diversa, per
cui L sta per Large (una nave con quel numero di cannoni ma di dimensioni superiori alla media), C per Common (lo stesso
numero di cannoni e dimensioni nella media), S per Small (dimensioni di poco inferiori alla media della navi con lo stesso
numero di pezzi).
BF: Broadside Factor, peso di una bordata, in centinaia di libbre, in Signal Close Action-Fast Play è anche il valore base
della nave.
DC: Defense Capability, capacità di difesa (robustezza, qualità della manutenzione, caratteristiche di costruzione, …), il DC
effettivo della nave è modificato dalla qualità dell’equipaggio.
Equipaggio: qualità dell’equipaggio, tra parentesi il bonus/malus corrispondente sul tiro di abilità.
Punti: valore in punti della nave (compreso il bomus/malus dell’equipaggio).
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Nella nostra associazione abbiamo ricostruito, e giocato, lo scontro tra la linea sopravvento britannica e la
divisione centrale dello schieramento franco-spagnolo, complessivamente 12 vascelli e due fregate inglesi
contro undici navi di linea, due fregate ed un brigantino.
Lo scenario è stato giocato usando Signal Close Action-Fast Play integrato con alcune regole di Signal
Close Action (regolamento completo). In particolare il turno era diviso in due segmenti, come in Signal
Close Action, e le velocità delle navi dipendeva dall’andatura rispetto al vento e dal particolare vascello.
Per bilanciare la partita abbiamo fatto in modo che i due schieramenti avessero lo stesso punteggio
sopravvalutando, quindi, la capacità di comandanti ed equipaggi francesi e, soprattutto, spagnoli; abbiamo
ottenuto due squadre equivalenti a spese della storicità della ricostruzione. La qualità elevata
dell’equipaggio della Redoutable è dovuta, in parte, alla fama del suo capitano, Jean-Jacques Lucas, da
molti reputato il migliore, più capace e coraggioso, comandante francese dell’epoca. Le classi delle navi, la
stazza ed il numero di cannoni sono, invece, abbastanza precise.
Hanno preso parte alla battaglia otto giocatori, quattro per parte, ed ognuno di loro controllava tre navi di
linea.
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Trafalgar – la battaglia che fermò Napoleone (24.12.2011)
La nostra battaglia
Il periodo di preparazione alla battaglia è stato utile perché tutti familiarizzassero con le regole e denso di
prove ed esperimenti ma, forse, ha destato troppo entusiasmo. Per due settimane tra gli ammiragli e
contrammiragli alleati si è fatto un gran parlare di nuove strategie, di attraversare la linea avversaria, di
infilate ed abbordaggi, probabilmente troppo. Quello che ne è venuto fuori è stata una tattica temeraria al
limite dell’incoscienza che solo per un caso fortuito non ha portato ad un disastro addirittura peggiore di
quello storicamente avvenuto. Tutto questo discutere sul tocco di Nelson e sull’attraversamento della linea
avversaria il giorno dello scontro ha fatto sì che le due linee di battaglia, inglese ed alleata, siano state
formate con le navi molto vicine tra di loro, ad una distanza che, in caso di pericolo, non avrebbe
permesso manovre di emergenza.
Nemmeno il tempo di iniziare e gli dei del mare mostrano subito da che parte stanno: una improvvisa ed
inaspettata rotazione del vento (probabile quanto un 3 con 3d6!) sottrae agli inglesi parte dell’importante
vantaggio di combattere con il vento alle spalle.
Due ammiragli della flotta combinata franco-spagnola immediatamente colgono l’occasione per orzare1
decisamente verso lo schieramento inglese con l’intento di anticipare il nemico e tagliare in due punti la
linea avversaria. L’Intrépide, la potente Rayo e la San Francisco de Asis si dirigono nello intervallo tra
Neptune e Conqueror, rispettivamente terza e quarta della linea britannica; mentre la San Agustin,
l’immensa Santissima Trinidad e l’ammiraglia Bucentaure cercano di rompere l’allineamento avversario tra
Leviathan e Ajax.
Qui il secondo intervento di Eolo simulato, improbabile quanto il primo, combina uno scherzo davvero di
cattivo gusto ai marinai si sua maestà britannica. Il vento cala improvvisamente vanificando l’iniziativa delle
sei navi franco-spagnole ma la ridotta velocità porta ben quattro vascelli inglesi a collidere tra loro creando
un indescrivibile intrico di sartie, scotte e vele. Solo le prime tre della fila, Victory, Téméraire e Neptune,
sfilano davanti al nemico bersagliandolo con il tiro preciso dei cannoni di dritta mentre le ultime tre,
Spartiate, Britannia ed Africa, rimarranno a lungo tagliate fuori dallo scontro in coda alla linea concedendo
agli avversari un’insperata superiorità numerica.
Tra le sei navi del centro inglese e l’avanguardia alleata si accende una mischia confusa con le navi quasi
impossibilitate a muovere, impegnate a scambiarsi colpi a corta gittata con la Santissima Trinidad, pur
favorita dalla potenza dei suoi cannoni, circondata da un nugolo di avversari. La maestosa nave spagnola,
immobilizzata dai colpi avversari, finirà abbordata e catturata dal nemico. Eppure il sacrificio della delle
navi alleate lanciate contro la linea nemica, contribuirà in modo decisivo alla vittoria.
La situazione confusa, infatti, favorisce la flotta combinata. Le tre navi di testa inglesi, sfuggite alla mischia,
si trovano improvvisamente alle spalle i vascelli avversari che non hanno seguito la tattica suicida dei
compagni, anzi, manovrando in modo magistrale si trovano nella posizione ideale per prendere di infilata i
velieri nemici. La Redoutable, la Neptune e la San Leandro sfilano dietro la poppa della Victory
colpendola per ben tre volte di infilata, danneggiando irreparabilmente il timone; l’ammiraglia inglese,
senza la possibilità di manovrare e perseguitata dai cento cannoni della Santa Ana e dai 74 della
Fougueux, concluderà la sua battaglia arenata presso capo Trafalgar, con un albero abbattuto e perdite
rilevanti.
La seconda vittima di Redoutable, Neptune e San Leandro è la Téméraire, danneggiata da tre bordate
consecutive e colpita di infilata a prua per due volte esplode con un boato fragoroso accompagnato da
un’ovazione dei franco-spagnoli che sancisce il trionfo della flotta combinata, imprevisto, ma per questo
ancor più gradito!
1
È la manovra che porta la nave ad avvicinare la prua alla direzione del vento. Si dice anche andare all’orza o venire all’orza.
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Trafalgar – la battaglia che fermò Napoleone (24.12.2011)
Lo sconquasso della Téméraire e il clamore e lo strepito che ne sono conseguiti è stato udito a grande
distanza provocando le proteste, non del tutto ingiustificate, degli abitanti degli appartamenti del piano di
sotto!?!
La battaglia si chiude con Redoutable, Neptune e San Leandro all’inseguimento della Neptune inglese,
gravemente danneggiata e con un albero abbattuto, mentre Intrépide, Rayo e San Francisco de Asis
riescono ad avere la meglio su Conqueror, Leviathan ed Ajax, riconquistando la Santissima Trinidad, che
manovra ormai a stento. Alla divisione di retroguardia inglese (Agamennon, Britannia ed Africa),
intervenuta tardivamente, non resta che scambiare qualche colpo con San Agustin e Bucentaure prima di
fuggire verso Gibilterra (e la corte marziale!).
La squadra inglese
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
Vascello
Victory
Téméraire
Neptune
Conqueror
Leviathan
Ajax
Orion
Agamennon
Minotaur
Spartiate
Euryalus
Britannia
Africa
Sirius
Classe
1/100S
1/98S
1/98S
3/74C
3/74C
3/74C
3/74C
3/64
3/74M
3/74C
5
1/100S
3/64
5
Ponti
3
3
3
2
2
2
2
2
2
2
1
3
2
1
Cannoni
100
98
98
74
74
74
74
64
74
74
32
100
64
34
BF
11
10
10
7
7
7
7
6
8
7
3
11
6
3
DC
170
160
160
120
120
120
120
110
130
120
70
170
110
70
Equipaggio
Eccellente (+2)
Buono (+1)
Buono (+1)
Buono (+1)
Buono (+1)
Buono (+1)
Buono (+1)
Buono (+1)
Buono (+1)
Buono (+1)
Eccellente (+2)
Buono (+1)
Medio (±0)
Buono (+1)
Totali
Pti
13
11
11
8
8
8
8
7
9
8
5
12
6
4
118
La squadra franco-spagnola
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
Vascello
Intrépide
Rayo
Cornélie
San Francisco de Asis
San Agustin
Furet
Santissima Trinidad
Bucentaure
Hortense
Redoutable
Neptune
San Leandro
Santa Ana
Fougueux
Cl.
3/74L
1/100
5
3/74L
3/74L
1/130
3/80L
5
3/74L
3/80L
3/64
1/100
3/74L
Nazione
Francia
Spagna
Francia
Spagna
Spagna
Francia
Spagna
Francia
Francia
Francia
Francia
Spagna
Spagna
Francia
Ponti
2
3
1
2
2
1
4
2
1
2
2
2
3
2
Cannoni
74
100
36
74
74
30
136
80
40
74
80
64
100
74
BF
9
12
4
9
9
1
14
10
4
9
10
6
12
9
DC
Equipaggio
140
Buono (+1)
180
Scarso (-1)
80
Medio (±0)
140
Scarso (-1)
140
Scarso (-1)
Medio (±0)
40
200
Medio (±0)
150
Buono (+1)
80
Medio (±0)
140 Eccellente (+2)
150
Medio (±0)
110
Scarso (-1)
180
Medio (±0)
140
Medio (±0)
Totali
Pti
10
11
4
8
8
1
14
11
4
11
10
5
12
9
118
Legenda:
Cannoni: numero dei cannoni, navi con lo stesso numero di cannoni potevano avere una stazza leggermente diversa, per
cui L sta per Large (una nave con quel numero di cannoni ma di dimensioni superiori alla media), C per Common (lo stesso
numero di cannoni e dimensioni nella media), S per Small (dimensioni di poco inferiori alla media della navi con lo stesso
numero di pezzi).
BF: Broadside Factor, peso di una bordata, in centinaia di libbre, in Signal Close Action-Fast Play è anche il valore base
della nave.
DC: Defense Capability, capacità di difesa (robustezza, qualità della manutenzione, caratteristiche di costruzione, …), il DC
effettivo della nave è modificato dalla qualità dell’equipaggio.
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Trafalgar – la battaglia che fermò Napoleone (24.12.2011)
Equipaggio: qualità dell’equipaggio, tra parentesi il bonus/malus corrispondente sul tiro di abilità.
Punti: valore in punti della nave (compreso il bomus/malus dell’equipaggio).
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Tvà|ÉÇ@Ytáà cÄtç
Signal Close Action-Fast Play è la versione semplificata di Signal Close Action (entrambi sono prodotti e
distribuiti da Rod Langton – www.rodlangton.com). È ideale per avvicinarsi al wargame navale
napoleonico e per giocare partite piacevoli ed interessanti che si possano concludere in una serata (una
partita tra due giocatori, con tre/quattro navi per giocatore può essere completata in un'ora di gioco). Le
dimensioni delle squadre impegnate possono variare da una sola nave fino ad una vera e propria flotta
composta da decine di vascelli.
Le caratteristiche delle navi sono determinate da due soli valori:
La capacità di difesa - Defense Capability (DC): rappresenta l'ammontare dei danni che un vascello
può subire senza perdere efficienza. Ogni nave è caratterizzata dal numero di DC assegnati allo scafo
(Hull) ed alla velatura (Rigging). Il valore corrispondente è il numero di punti danno che può subire
ogni DC.
La bordata - Broadside Factor (BF): rappresenta la forza dirompente di una bordata, il peso delle palle
scagliate contro l'avversario. La bordata è calcolata dividendo per cento il peso, in libbre, della bordata
media di una nave del periodo storico in questione con lo stesso numero di cannoni. La bordata è il
valore base sul quale calcolare il danno inflitto ad un vascello nemico, se colpito.
La Tabella di abilità
Il fulcro del gioco è la tabella di abilità che permette di decidere se gli equipaggi riescono ad eseguire gli
ordini impartiti (il giocatore deve decidere le sue azioni prima di tirare i dadi) con un unico tiro di dadi
effettuato ad inizio turno. In pratica il giocatore, dopo aver assegnato gli ordini alle proprie navi, verifica
cosa gli equipaggi riescono a fare, ed in che modo, tirando 3d6 e confrontando il punteggio del dado con
l'opportuna riga nella tabella di abilità. Questo è l'unico tiro di dado nel turno per il giocatore. Anche il tiro
è deciso da un’opportuna colonna sulla tabella di abilità.
Il computo dei danni di una bordata è dato dal prodotto della bordata della nave, eventualmente ridotta
dai danneggiamenti subiti, per un moltiplicatore determinato dalla distanza e dal bersaglio del tiro. Quando
il totale dei danni raggiunge la capacità di difesa la nave perde un DC (allo scafo o alla velatura). È questo
calcolo l’unico processo un po’ più complesso del regolamento. Il valore elevato dei modificatori per i tiri
di infilata convincono ben presto i giocatori della necessità di mantenere una formazione in linea, in modo
che ogni nave protegga la precedente e la successiva da eventuali infilate costringendo chi gioca ad una
tattica che riproduca fedelmente o quasi una battaglia navale di epoca napoleonica.
Una volta impartiti gli ordini e tirati i dadi per l'abilità gli ordini non possono essere annullati, ampliati o
modificati in alcun modo. Il giocatore deve annunciare per quale nave, o navi, tira i dadi. È possibile
effettuare tiri di dadi separatamente per ogni nave, oppure per ogni squadrone o, ancora, un solo tiro per
l'intera flotta. Il gioco, però, risulta più rapido e scorrevole se ogni giocatore effettua un solo tiro di dado
per tutte le navi sotto il suo controllo contemporaneamente, il risultato del tiro, modificato in modo diverso
per ogni vascello, è applicato all'intera squadra sotto il controllo del giocatore.
Il tiro di dado è corretto, in positivo o negativo, dall’abilità dell’equipaggio ma soprattutto è penalizzato da
ogni DC perso dalla nave; per cui una nave danneggiata sfugge rapidamente al controllo del giocatore ed
ordini facili da eseguire ad inizio partita diventano via via più difficili. Dopo il tiro di abilità il giocatore
esegue gli ordini assegnati alle sue navi, sempre se possibile, nello stesso ordine in cui appaiono nella
tabella di abilità.
Anche se può sembrare limitativo, un unico tiro di dado per tutte le azioni possibili rende il gioco molto
scorrevole, soprattutto nel caso in cui siano impegnate parecchie navi per parte. Per i giocatori più esigenti,
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Trafalgar – la battaglia che fermò Napoleone (24.12.2011)
ed anche più pazienti, il regolamento avanzato – Signal Close Action – migliora questa situazione
richiedendo un tiro di dadi di diverso colore ognuno dei quali, sommato ad un dado comune – Common
Dice – indica la riga da consultare nella tabella di abilità per una particolare azione. In altre parole è
possibile, ad esempio, che l'equipaggio riesca a spegnere un incendio a bordo ma che fallisca,
clamorosamente, la manovra alle vele, o viceversa.
La sequenza di gioco
Il gioco è diviso in turni nei quali i giocatori eseguono una serie di azioni alternativamente. La sequenza di
gioco per ogni giocatore, nella sua parte di turno, è la seguente:
ordini;
tiro di dado per l'abilità e attivazione degli ordini sulla tabella di abilità;
manovre (la nave può modificare la rotta solo all’inizio del movimento);
movimento/fuoco (il giocatore può scegliere di tirare in un qualsiasi punto del movimento rettilineo);
abbordaggi;
test del morale.
Regole avanzate
Non ci sono regole avanzate nel regolamento Fast Play, però è possibile rendere più interessante ed
appassionante la simulazione passando alla versione completa: Signal Close Action. Se posso fare una
critica ai due regolamenti l’autore poteva rendere compatibili i due sistemi di gioco in modo da permettere
di introdurre nel regolamento più semplice regole prese dal fratello maggiore in modo da far crescere la
complessità del gioco di pari passo alle esigenze dei giocatori. Attualmente questo non è possibile senza
modificare uno dei due, tanto per dirne una il Fast Play usa il punteggio di 3d6 per l’abilità, Signal Close
Action 2d6 solamente.
Nella nostra associazione abbiamo convertito alcune delle regole di Signal Close Action al sistema del Fast
Play, ad esempio:
la tabella di abilità ha una colonna ulteriore per ricaricare i cannoni;
il movimento delle navi tiene conto dell'andatura della nave rispetto al vento, la velocità di spostamento
è determinata dal particolare tipo di vascello;
si tirano dadi di diverso colore, ognuno corrispondente ad una diversa attività (manovre, tiro, ...),
sommati ad una coppia di dadi comuni;
si divide il turno di ciascun giocatore in due segmenti per avere una simulazione più realistica del
movimento, delle manovre e del tiro.
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