SimonMagoILIESI_Modulo 2011-2012

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SimonMagoILIESI_Modulo 2011-2012
IL NEMICO GIUDEOCRISTIANO: SIMON MAGO
ILIESI - Roma, 10 gennaio 2012
I – Atti degli Apostoli 8,9-25
«V’era da tempo in città un tale di nome Simone, dedito alla magia (mageuvwn), il quale mandava in visibilio la
popolazione di Samaria, spacciandosi per qualcuno di grande (levgwn eij=nai tina eJautoVn mevgan). A lui aderivano tutti, piccoli e
grandi, esclamando: “Questi è la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande (hJ duvnamiò tou= qeou= hJ kaloumevnh megavlh)”. Gli
davano ascolto perché per molto tempo li aveva fatti strabiliare con le sue magie (tai=ò mageivaiò). Ma quando cominciarono a
credere a Filippo, che recava la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano battezzare.
Anche Simone credette, fu battezzato e non si staccava più da Filippo. Era fuori di sé nel vedere i segni (shmei=a) e i grandi
prodigi (dunavmeiò megavlaò) che avvenivano. Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la
parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni. Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era
infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro
le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo. Simone, vedendo che lo Spirito veniva conferito con l’imposizione delle mani degli
apostoli, offrì loro del denaro dicendo: “Date anche a me questo potere (thVn ejxousivan tauvthn) perché a chiunque io imponga le
mani, egli riceva lo Spirito Santo”. Ma Pietro gli rispose: “Il tuo argento (toV ajrguvrion) vada con te in perdizione (eijò ajpwvleian),
perché hai osato pensare di acquistare con denaro (diaV crhmavtwn) il dono di Dio (thVn dwreaVn tou= qeou=). Non v’è parte né sorte
alcuna per te in questa cosa, perché il tuo cuore (hJ kardiva sou) non è retto dinanzi a Dio. Pèntiti, dunque, di questa tua malvagità
e prega il Signore che ti sia perdonato il pensiero del tuo cuore (hJ ejpivnoia th=ò kardivaò sou). Ti vedo infatti chiuso in fiele amaro
e in lacci di iniquità (ajdikivaò)”. Rispose Simone: “Pregate voi per me il Signore, perché non mi accada nulla di ciò che avete
detto”».
II – Ezechiele 28,1-19
«Mi fu rivolta questa parola del Signore, che diceva: “E tu, figlio dell’uomo, parla al arconte di Tiro (tw/= ajvrconti Tuvrou):
Questo dice il Signore: Poiché il tuo cuore si è esaltato (uJywvqh sou hJ kardiva) e hai detto ‘Io sono un Dio (qeovò eijmi ejgwv), siedo
sul seggio di Dio nel cuore del mare’, mentre tu sei uomo e non dio (suV deV eij= ajvnqrwpoò kaiV ouj qeoVò ), ed hai considerato il tuo
cuore come il cuore di Dio (ejvdwkaò thVn kardivan sou wjò kardivan qeou= ), sei forse tu più saggio di Daniele?… Con la tua scienza e
la tua prudenza (ejn th/= ejpisthvmh/ sou kaiV ejn th/= fronhvsei sou; in sapientia et prudentia tua: sec. Girolamo), non hai creato una
potenza per te stesso (ejpoivhsaò seautw/= duvnamin) e oro e argento nei tuoi tesori (crusivon kaiV ajrguvrion ejn toi=ò qhsauroi=ò sou)?
Con la tua molta scienza e il tuo commercio (ejn th=/ pollh=/ ejpisthvmh/ sou kaiV ejmporiva/ sou) hai accresciuto la tua potenza
(ejplhvqunaò duvnamin sou) e per la tua potenza si è esaltato il tuo cuore (uJywvqh hJ kardiva sou ejn th=/ dunavmei sou). Perciò così dice il
Signore: Poiché hai ritenuto il tuo cuore come il cuore di Dio, ecco io mando contro di te i più micidiali popoli stranieri e
sguaineranno le loro spade contro di te e contro la tua scienza e ridurranno la tua bellezza in perdizione (strwvsousin toV kavlloò
sou eijò ajpwvleian). Ti precipiteranno nella fossa e morirai della morte degli uccisi nel cuore del mare. Non dirai più: ‘Io sono
Dio’, dinanzi a coloro che ti annientano? Ma tu sei uomo e non dio…”. E mi fu rivolta questa parola del Signore, che diceva:
“Figlio dell’uomo, intona un lamento sul arconte di Tiro e digli: ‘Così dice il Signore, tu eri un modello di somiglianza, corona
di bellezza, nella delizia del paradiso di Dio; eri rivestito di ogni pietra preziosa (livqon crhstoVn): sardio, topazio, smeraldo,
carbonchio, zaffiro, diaspro, argento, oro, liguro, agata, ametista, crisolito, berillio, onice… Ti posi come un cherubino sul
monte santo di Dio ed eri in mezzo a pietre di fuoco. Tu eri irreprensibile nei tuoi giorni sin dal giorno nel quale fosti creato, fino
a quando non fu trovata in te l’ingiustizia (taV ajdikhvmata). Per l’accrescersi del tuo commercio, hai accresciuto il tesoro della tua
iniquità (ajnomivaò) ed hai peccato; e sei stato scacciato dal monte di Dio… Il tuo cuore si era esaltato per la tua bellezza (uJywvqh hJ
kardiva sou ejpiV tw=/ kavllei sou), la tua scienza (hJ ejpisthvmh sou) si era corrotta per la tua bellezza. Per l’accrescersi dei tuoi peccati
ti ho gettato a terra… per l’accrescersi dei tuoi peccati e delle ingiustizie del tuo commercio ( tw=n ajdikiw=n th=ò ejmporivaò sou), hai
profanato le tue realtà sacre… sei divenuto perdizione (ajpwvleia) e non sarai in eterno’”».
III – 2Tessalonicesi 2,3-12
«Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l’apostasia e dovrà essere rivelato l’uomo iniquo (oJ
ajvnqrwpoò th=ò ajnomivaò), il figlio della perdizione (oJ uiJoVò th=ò ajpwleivaò), colui che si contrappone (oj ajntikeivmenoò) e s’innalza
sopra ogni essere che viene detto dio (kaiv uJperairovmenoò ejpiV pavnta legovmenon qeoVn ) o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio
di Dio, additando se stesso come Dio (wJvste aujtoVn eijò toVn naoVn tou= qeou= kaqivsai ajpodeiknuvnta eJautoVn oJvti ejstiVn qeovò ). Non
ricordate che quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose? E ora sapete ciò che impedisce il suo manifestarsi, che
avverrà nella sua ora. Il mistero dell’iniquità (toV musthvrion th=ò ajnomivaò) è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi
finora lo trattiene (oJ katevcwn). Solo allora sarà rivelato l’iniquo (oJ ajvnomoò) e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio (tw=/
pneuvmati) della sua bocca e lo annienterà all’apparire della sua venuta (th=/ ejpifaneiva/ th=ò parousivaò aujtou= ), l’iniquo la cui venuta
avverrà per opera di Satana (hJ parousiva kat*ejnevrgeian tou= satana= ), con ogni specie di potenza (ejn pavsh/ dunavmei) e segni e
prodigi menzogneri (shmeivoiò kaiV tevrasin yeuvdouò) e con ogni sorta di empio inganno (ejn pavsh/ ajpavth/) per quelli che vanno in
rovina, perché non hanno accolto l’amore della verità per essere salvi. E per questo Dio invia loro una potenza d’inganno
(ejnevrgeia plavnhò) perché essi credano alla menzogna (tw=/ yeuvdei) e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla
verità, ma hanno consentito all’iniquità (th=/ ajdikiva/)».
IV – Matteo 24,2-31
«Sedutosi poi sul monte degli Ulivi, i suoi discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: “Dicci quando
accadranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta (toV shmei=on th=ò sh=ò parousivaò) e della fine del mondo”. Gesù
rispose: “Guardate che nessuno vi inganni; molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo (ejgwv eijmi oJ cristovò), e
trarranno molti in inganno (planhvsousin)… Sorgeranno molti falsi profeti e odieranno molti; per il dilagare dell’iniquità (diaV toV
plhqunqh=nai thVn ajnomivan), l’amore di molti si raffredderà… dunque vedrete l’abominio della desolazione (toV bdevlugma th=ò
ejrhmwvsewò; cf. Ap 17,5), di cui parlò il profeta Daniele (cf. 9,27), stare nel luogo santo (ejn tovpw/ aJgivw/)… Allora se qualcuno vi
dirà: Ecco, il Cristo è qui, o: E’ là, non ci credete. Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti (ejgerqhvsontai gaVr yeudovcristoi
kaiV yeudoprofh=tai) e faranno grandi portenti e miracoli (kaiV dwvsousin shmei=a megavla kaiV tevrata), così da indurre in errore
(wJvste planh=sai), se possibile, anche gli eletti. Ecco, io ve l’ho predetto… Allora comparirà nel cielo il segno ( toV shmei=on) del
Figlio dell’uomo… e vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo (cf. Dan 7,13-14) con grande potenza e gloria
(metaV dunavmewò kaiV dovxhò pollh=ò)».
V – Vangelo di Giovanni 4,5-30
«Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al territorio che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo
figlio: qui c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù, dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era mezzogiorno. Arrivò intanto
una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: “Dammi da bere”. I suoi discepoli infatti erano andati in città a far
provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: “Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna
samaritana?”. I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: “Se tu conoscessi il dono di Dio
(thVn dwreaVn tou= qeou=) e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua
viva (uJVdwr toV zw=n)”. Gli disse la donna: “Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo. Da dove dunque hai
quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo…”. Rispose Gesù: “Chiunque
beve di quest’acqua avrà di nuovo sete, ma chi beve dell’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per
la vita eterna”. Gli disse la donna: “Signore, dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad
attingere acqua”. Le disse: “Va’ a chiamare tuo marito e poi ritorna qui”. Rispose la donna: “Non ho marito”. Le disse Gesù: “Hai
detto bene “non ho marito”; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito (oujk ejvstin sou ajnhvr); in questo
hai detto il vero”. Gli replicò la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta (profhvthò eij= suv). I nostri padri hanno adorato Dio
sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. Gesù le dice: “Credimi, donna, è giunto il
momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quello che non conoscete, noi adoriamo
quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori
adoreranno il Padre in spirito e verità (ejn pneuvmati kaiV ajlhqeiva/), perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito e quelli che lo
adorano devono adorarlo in spirito e verità”. Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia (cioè il Cristo); quando egli
verrà, ci annunzierà ogni cosa”. Le disse Gesù: “Sono io (ejgwV eijmiv), che ti parlo”. In quel momento giunsero i suoi discepoli e si
meravigliarono che stesse a discorrere con una donna… La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: “Venite
a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?”. Uscirono allora dalla città e andavano da
lui».
VI – FLAVIO GIUSEPPE , Antichità giudaiche XVIII,4,85-89
«Neppure i Samaritani furono esenti da disordini. Un uomo, che teneva la menzogna (toV yeu=doò) per cosa di poco conto
e si adoperava in ogni modo a compiacere la folla, li radunò invitandoli ad andare con lui al monte Garizim, che essi tengono per
il più sacro dei monti. Li assicurava che, quando fossero giunti, avrebbe mostrato loro i sacri vasi ( taV iJeraV skeuvh) che erano
sotterrati colà dove Mosè li aveva fatti deporre. Quelli, convinti dalle sue parole, si armarono e fermatisi in un villaggio di nome
Tirathana, accoglievano tutti quelli che in gran numero si stavano radunando coll’intenzione di salire sul monte. Ma Pilato li
previene e fa occupare in anticipo la salita da una truppa di cavalieri e fanti, che affrontati quelli che si erano già radunati nel
villaggio e assalitili, alcuni ne uccidono, altri volgono in fuga,altri prendono prigionieri. Pilato fece uccidere i loro capi e quanti,
tra i fuggitivi, erano i più ragguardevoli. Repressa la sedizione, il consiglio dei Samaritani va da Vitellio, il consolare che era
governatore della Siria, e accusa Pilato di aver fatto uccidere tante persone. Esse infatti non per ribellarsi ai Romani erano andate
a Tirathana, ma per sottrarsi alle prevaricazioni di quello. Allora Vitellio mandò Marcello, uno del suo seguito, a prendersi cura
dell’amministrazione della Giudea e ordinò a Pilato di tornare a Roma per ragguagliare l’imperatore riguardo alle accuse dei
Samaritani. Così Pilato, che aveva trascorso dieci anni in Giudea, si diresse verso Roma in ossequio alle disposizioni di Vitellio,
cui non aveva alcunché da opporre».
VII – Deuteronomio 18,15-20 e 27,17-19
«Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli un profeta pari a me; a lui darete ascolto… Il Signore
mi rispose:… “Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli
comanderò… Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che
parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire”».
«Non vi sia tra di voi radice alcuna che produca amarezza e fiele (ejn colh=/ kaiV pikriva/). Se qualcuno udendo le parole di
questa imprecazione si lusinga in cuor suo (ejn th=/ kardiva/ aujtou=) dicendo: “Avrò benessere, anche se mi regolerò secondo
l’ostinazione del mio cuore (ejn th/= ajpoplanhvsei th=ò kardivaò mou poreuvsomai)...” il Signore non consentirà a perdonarlo».
VIII – Geremia 4,18
«Questa è la tua malvagità (auJvth hJ kakiva sou): com’è amara (oJvti pikrav)! Ora ti penetra sino al cuore».
IX – Atti 2,22
«Gesù di Nazareth, uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni (dunavmesi kaiV tevrasi
kaiV shmeivoiò) che Dio stesso operò fra di voi per opera sua» (At 2,22).
X – Atti 7,35-37
«Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: “Chi ti ha nominato capo e giudice”, proprio lui Dio aveva mandato per
essere capo e liberatore… Egli li fece uscire, compiendo miracoli e prodigi (tevrata kaiV shmei=a) nella terra d’Egitto, nel Mar
Rosso e nel deserto per quarant’anni. Egli è quel Mosè che disse ai figli di Israele: “Dio vi fara sorgere un profeta tra i nostri
fratelli, al pari di me”» (At 7,35-37).
XI – Deuteronomio 13,2-4 e 6
«Qualora si alzi in mezzo a te un profeta o un sognatore che ti proponga un segno o un prodigio e il segno e il prodigio
(toV shmei?on hJV toV tevraò: sec. LXX) annunciato succeda ed egli ti dica: “Seguiamo dèi stranieri (qeoi=ò eJtevroiò: sec. LXX), che tu
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non hai mai conosciuti, e rendiamo loro un culto”, tu non dovrai ascoltare le parole di quel profeta o di quel sognatore; perché il
Signore vostro Dio vi mette alla prova per sapere se amate il Signore vostro Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima… Quanto a
quel profeta o a quel sognatore, egli dovrà essere messo a morte, perché ha proposto l’apostasia dal Signore».
XII – Osea 3,2
«Allora io me l’acquistai (la prostituta) per quindici sicli d’argento, e una misura e mezza d’orzo».
XIII – Apocalisse 18,3-7
«I re della terra fornicarono con lei e i mercanti (oiJ ejvmporoi) della terra si arricchirono grazie alla potenza (ejk th=ò
dunavmewò) del suo orgoglio sfrenato… Si sono ammassati i suoi peccati sino al cielo e ricordò Dio le sue ingiustizie ( taV
ajdikhvmata)… con quante cose glorificò se stessa (ejdovxasen) e si inorgoglì sfrenatamente, altrettanto date a lei in tormento e lutto.
Poiché nel suo cuore (ejn th=/ kardiva/ aujth=ò) dice: “Siedo (kavqhmai) regina e vedova non sono e lutto non vedrò”».
XIV – Isaia 23,1-18
«Oracolo su Tiro. Fate il lamento navi di Tarsis, perché è stato distrutto il vostro rifugio!… E’ questa la vostra città
gaudente, le cui origini risalgono ad un’antichità remota, i cui piedi la portavano lontano per fissarvi dimore? Chi ha deciso
questo contro Tiro l’incoronata, i cui mercanti erano principi, i cui trafficanti erano i più nobili della terra (sec. LXX: oiJ ejvmporoi
aujth=ò ejvndoxoi ajvrconteò th=ò gh=ò)? Il Signore degli eserciti lo ha deciso per svergognare l’orgoglio di tutto il suo fasto ( pa=san thVn
uJvbrin tw=n ejndovxwn), per umiliare i più nobili sulla terra… In quel giorno, Tiro sarà dimenticata per settant’anni, quanti sono gli
anni di un re. Alla fine dei settant’anni a Tiro si applicherà la canzone della prostituta: “Prendi la cetra, gira per la città, prostituta
dimenticata (povrnh ejpilelhsmevnh); suona con abilità, moltiplica i canti, perché qualcuno si ricordi di te”. Ma alla fine dei
settant’anni, il Signore (sec. LXX: oJ qeovò) farà visita a Tiro, che ritornerà ai suoi guadagni; essa trescherà con tutti i regni del
mondo sulla terra. Il suo salario (hJ ejmporiva) e il suo guadagno saranno sacri al Signore» (Is 23,1-18).
XV – Zaccaria 9,3-4
«Tiro si è costruita una fortezza e vi ha accumulato argento come polvere e oro come fango delle strade. Ecco, il Signore
se ne impossesserà, sprofonderà nel mare le sue ricchezze ed essa sarà divorata dal fuoco».
XVI – GIUSTINO, I Apologia 26,2-3; cf.56,1-2
«E dopo l’ascensione di Cristo in cielo, i demoni misero avanti alcuni uomini che dicevano di essere dèi ( levgontas
eJautouVò eij=nai qeouvò)… Fra questi, c’era un certo Simone samaritano, nativo del villaggio chiamato Gitton: questi, al tempo
dell’imperatore Claudio, avendo operato prodigi magici a Roma, la vostra città regale, grazie all’arte dei demoni che operavano in
lui (diaV th=ò tw=n ejnergouvntwn daimovnwn tevcnhò dunavmeiò), fu ritenuto dio (qeovò ejnomivsqh), ed è stato presso di voi onorato come
dio con una statua. La statua è stata eretta sul Tevere fra i due ponti e reca questa iscrizione in latino: a Simone dio santo. E
pressocché tutti i Samaritani (scedoVn pavnteò meVn Samarei=ò), e pochi degli altri popoli (ojlivgoi deV kaiV ejn ajvlloiò ejvqnesin), lo
adorano riconoscendolo come il primo dio (wjò toVn prw=ton qeoVn) e una certa Elena ( JElevnhn tinaV), che allora sempre lo
accompagnava nei suoi viaggi (perinosthvsasan) e che prima stava in un bordello (ejpiV tevgouò staqei=san), essi la chiamano il
primo pensiero emesso da lui (thVn uJp*aujtou= ejvnnoian prwvthn genomevnhn)».
XVII – IRENEO, Adversus haereses I,23,1-4
«(Simone)… fu preso dal desiderio di gareggiare contro gli apostoli, per sembrare anch’egli degno di gloria (gloriosus),
si dette a studiare ancora di più l’arte magica, così da incantare (in stuporem cogeret) molti uomini. Egli visse al tempo
dell’imperatore Claudio, che si dice lo abbia anche onorato per la sua arte magica con una statua. Come Dio ( quasi deus), egli è
stato glorificato da molti e ha insegnato che è proprio lui che fra i Giudei è apparso come Figlio, in Samaria è disceso come Padre
ed è venuto alle altre genti come Spirito Santo. Egli afferma di essere la potenza altissima (essa autem se sublimissimam virtutem,
cioè il Padre che è su tutte le cose e di essere lui quello che gli uomini invocano, quali che siano i nomi con i quali lo invocano.
Ecco la dottrina della setta di Simone il samaritano, dal quale sono sorte tutte le eresie. Egli, avendo liberato a Tiro, città fenicia,
una prostituta (quaestuariam) di nome Elena, la portava con sé (circumducebat) affermando che essa era il primo Pensiero della
sua mente (prima mentis eius conceptio), la madre di tutti, per mezzo del quale egli all’inizio aveva pensato (mente concepit) di
creare angeli e arcangeli. Infatti, questo Pensiero (Ennoiam), venendo fuori da lui e conoscendo ciò che voleva suo padre, è sceso
in basso e ha generato gli angeli e le potenze, dai quali egli (Simone) affermò essere stato creato questo mondo. Ma dopo che essa
li ha generati, è stata trattenuta da loro per invidia, poiché non volevano essere reputati progenie di alcun altro: egli, infatti, era da
loro del tutto ignorato. Pertanto Ennoia è stata trattenuta (detentam) dagli angeli e dalle potenze emesse da lei e da parte loro ha
sofferto ogni genere di offesa (omnem contumeliam ab iis passam), affinché non tornasse su da suo padre, fino al punto che è
stata chiusa in un corpo umano e durante i secoli ha trasmigrato come da un involucro all’altro in diversi corpi femminili (veluti
de vase in vas trasmigraret in altera muliebra corpora). Ed era lei anche in quella Elena per cui fu combattuta la guerra di
Troia… Pertanto essa, trasmigrando di corpo in corpo e da ciò sempre soffrendo offesa, da ultimo ha fatto la prostituta in un
bordello (in novissimis etiam in fornice prostitisse): è questa la pecora smarrita (et hanc esse perditam ovem). Quindi è venuto
proprio Simone per assumerla per prima e liberarla dalle catene e per recare salvezza agli uomini facendosi conoscere. Infatti gli
angeli governavano male il mondo, in quanto ognuno di loro voleva il comando (concupisceret principatum). Perciò egli è venuto
per l’emendazione di tutte le cose ed è sceso trasfigurato, avendo assunto la figura delle virtù, delle potenze e degli angeli, e fra
gli uomini è apparso come uomo, pur non essendo uomo. E si è creduto che abbia patito in Giudea, mentre non ha patito ( et
passum autem in Iudaea putatum, cum non esset passus). I profeti poi hanno pronunciato le profezie ispirati dagli angeli creatori
del mondo: perciò non si danno più cura di loro quanti hanno riposto in lui e in Elena la loro speranza e da liberi fanno ciò che
vogliono. Infatti gli uomini sono salvati dalla sua grazia (secundum ipsius gratiam) e non per le opere giuste, in quanto non ci
sono opere giuste per natura (naturaliter), ma solo accidentalmente (ex accidenti), secondo quanto avevano stabilito gli angeli
creatori del mondo riducendo in servitù gli uomini grazie a questi precetti. Perciò egli ha promesso che il mondo sarà distrutto e
quanti in esso vi sono saranno liberati dal potere di coloro che avevano fatto il mondo… (I suoi seguaci) hanno anche una statua
di Simone raffigurato con l’aspetto di Giove e una di Elena in figura di Minerva, e le adorano. Dal nome di Simone, autore
dell’empia dottrina, hanno tratto il nome di Simoniani: da loro ha tratto origine la falsa gnosi».
XVIII – La grande rivelazione simoniana in PSEUDO-IPPOLITO, Confutazione di tutte le eresie VI,18,2-3 e 6
3
«Simone afferma nella Rivelazione: «A voi dico ciò che dico e scrivo ciò che scrivo. Due sono i germogli di tutti gli
eoni, che non hanno né principio né fine, da una sola radice, che è Potenza, Silenzio invisibile e incomprensibile. Di essi uno
appare in alto, ed è la grande Potenza, Intelletto del tutto, che tutto governa, maschio; l’altra appare in basso, il grande Pensiero,
femmina che tutto genera. Perciò, corrispondentisi l’un l’altro, si uniscono in coppia… E sono un essere androgino, la Potenza e il
Pensiero, per cui si corrispondono l’un l’altro – infatti la potenza non differisce affatto dal pensiero – e sono una cosa sola».
XIX – Corpus pseudoclementino - Recognitiones I,54 e 58; II,8-9 e 12-13 e Homiliae z 9,3
«Quando ormai era imminente la nascita di Cristo che avrebbe abolito i sacrifici per conferire invece la grazia del
battesimo, il Nemico… era all’opera per produrre vari scismi nel popolo… Il primo scisma era quello dei cosiddetti sadducei, che
aveva preso inizio più o meno al tempo di Giovanni. Costoro, come fossero più retti degli altri, cominciarono a distanziarsi dal
resto del popolo, a nagare la resurrezione dei morti… Il primo a lanciare questa dottrina fu Dositeo, il secondo Simone. Un altro
scisma è quello dei samaritani i quali, negando anch’essi la resurrezione dei morti, dichiarano che Dio dev’essere adorato non a
Gerusalemme, ma sul monte Garizim. Costoro, in verità, in base alle predizioni di Mosè aspettavano giustamente l’unico Vero
Profeta, ma vennero impediti dalla perversità di Dositeo a credere che era Gesù quello che attendevano… Ma anche tra i discepoli
di Giovanni, quelli che si credevano grandi si separarono dal popolo; facevano passare il loro maestro come se fosse il Cristo. Ora
tutti questi scismi erano ordinati a impedire sia la fede in Cristo che il battesimo».
«Ma ecco che uno degli scribi, da mezzo alla gente, gridò: “Il vostro Gesù quei miracoli e prodigi che ha operato li ha
fatti come mago e non come profeta!”».
«Dositeo diede inizio alla propria eresia con altri trenta principali discepoli e con una donna che veniva abitualmente
chiamata Luna, per cui anche quei trenta sembravano raffigurare il numero dei giorni del corso della luna… Riuscito a divenire
discepolo di Dositeo, Simone si innamorò di quella donna chiamata Luna. Diceva allora agli altri seguaci di Dositeo:
“L’importante è che lasciate il primo posto a me, Simone, in quanto sono capace di esibire per magia portenti e prodigi tali da dar
credito ragionevolmente alla nostra fama e alla nostra setta. Sono infatti in grado di scomparire davanti a chi mi vuole catturare e
rendermi di nuovo presente se voglio essere visto. Se volessi fuggire, posso passare attraverso montagne e penetrare attraverso
rocce come se fossero fango. Se mi butto a precipizio da un monte, arrivo a terra incolume come se vi fossi deposto a mano.
Incatenato, mi libero da solo e incateno a loro volta chi mi aveva messo in catene. Rinchiuso in carcere, posso con la mia sola
volontà abbatterne le sbarre. Posso dar vita alle statute al punto da farle sembrare uomini a chi le vede. Posso far spuntare di colpo
nuovi alberi e farne crescere in un attimo i rami. Posso buttarmi nel fuoco senza ustionarmi. Posso cambiare volto per non farmi
riconoscere e mostare agli uomini che ho due facce. Posso trasformarmi in pecora o in capra, far crescere la barba a ragazzini,
spingermi in volo per aria e far apparire oro a volontà. Creo re e li distruggo. Sarò adorato come dio e venerato pubblicamente
con onori divini, così che mi erigeranno una statua per offrirmi culto e adorazione da Dio”… Fu così che Simone, dopo la
scomparsa di Dositeo, prese con sé Luna, con la quale sta ancora girovagando per accalappiare la gente, dichiarando di essere una
potenza superiore a Dio creatore, mentre Luna, che gli sta accanto, sarebbe un essere disceso dai cieli superiori e madre
universale. Afferma, inoltre, che è lei la Sapienza per la quale, dice lui, greci e barbari si sono battuti. Essi poterono averne sotto
qualche aspetto un’immagine, ma ignorarono del tutto la sua realtà dal momento che abitava accanto a lui stesso, il primo di tutti
e unico dio… Io stesso ricordo di aver visto – una volta che quella sua Luna si trovava su una certa torre – una folla intera che era
accorsa a vederla. Stavano in piedi tutt’attorno alla torre e lei la si vedeva inchinarsi davanti a tutta quella gente o affacciarsi
contemporaneamente a tutte le aperture di quella torre».
«Simone è un oratore di notevolissima qualità, preparatissimo nell’arte dialettica e nelle trappole dei sillogismi e, peggio
ancora, molto esperto di magia…, anche se ha avuto in precedenza una formazione letteraria greca. Bramoso di gloria e pieno di
presunzione, al punto da credersi superiore a tutti, ha finito per ritenersi la potenza più eccelsa, al di sopra del dio creatore; si è
creduto di essere il Cristo e si fa chiamare Stante, come per negare che un giorno possa morire… “Non dovete pensare che io sia
uno della vostra razza. Non sono mago, né figlio di mio padre. Prima infatti che Rachele, mia madre, si unisse a lui, ancora
vergine mi concepì, poiché era in mio potere di essere piccolo o grande e di farmi vedere uomo tra gli uomini… Già avete il mio
favore per l’affetto che dimostrare verso di me, dio. Mi amavate senza conoscermi, mi cercavate pur ignorandomi. Voglio che
non vi resti ombra di dubbio sul fatto che essere il vero dio comporta proprio questo: avere la possibilità di farsi piccolo o grande
a volontà. Sotto qualsiasi forma, del resto, avrei potuto apparire agli uomini. Adesso, perciò, inizio a manifestarvi la verità. Per
mia propria virtù, a un certo momento, trasmutando l’aria in acqua e l’acqua in sangue e consolidando la carne, ho dato forma a
un fanciullo, l’uomo nuovo, e ho prodotto un’opera molto più nobile di quanto ha fatto dio creatore. Questi, infatti, ha creato
l’uomo dalla terra, mentre io, cosa più difficile, dall’aria, per poi restituirlo all’aria una volta liberato dal corpo. Ho tuttavia
riposto in un cubicolo segreto una sua statua e un suo ritratto perché si conservi la traccia e la memoria della mia opera”».
«[Pietro disse:] “Fuggite, o uomini, quest’uomo [Simone]! E’ un mago (mavgoò ejstivn)… è lui che ha diffuso tra di voi
queste malattie, per stupirvi e farvi credere che egli è un dio (iJvna uJma=ò kataplhvxhtai wJò aujtoVò wjVn qeovò)”».
XX - Didascalia degli apostoli 23,7
«Il cominciamento delle eresie avvenne così: Satana entrò in un certo Simone, che era mago ed era già stato suo
servitore».
XXI – ORIGENE, Series in Matteheum 33
«Non multi fuerunt homines in tempore apostolorum qui Christos se esse dixerunt, nisi forte Dositheus Samareus unde et
dositheam dicuntur et Simon de quo referunt Actus, qui se virtutem esse Dei magnam pronuntiabat. Praeter hos neque ante neque
postmodum fuerunt, quantum ad scientiam meam».
XXII – IACOPO DI VARAZZE, Legenda aurea, San Clemente
«Simon Mago, per l’odio che provava per i figli (Fausto e Faustino, fratelli di Clemente) che l’avevano abbandonato,
impresse la sua immagine sul volto di Faustiniano, di modo che tutti pensassero che fosse non Faustiniano, ma Simone…
Vedevano su Faustiniano il volto di Simone. Simone aveva infatti preparato un unguento, col quale gli aveva unto la faccia e per
arte magica gli aveva impresso l’immagine del suo volto».
4
XXIII – Isaia 14,1-23
«1Il Signore infatti avrà pietà di Giacobbe e si sceglierà ancora Israele e li ristabilirà nel loro paese. A loro si uniranno gli stranieri, che
saranno incorporati nella casa di Giacobbe. 2I popoli li accoglieranno e li ricondurranno nel loro paese e se ne impossesserà la casa di Israele nel
paese del Signore come schiavi e schiave; così faranno prigionieri coloro che li avevano resi schiavi e domineranno i loro avversari. 3In quel
giorno il Signore ti libererà dalle tue pene e dal tuo affanno e dalla dura schiavitù con la quale eri stato asservito. 4Allora intonerai questa
canzone sul re di Babilonia e dirai: "Ah, come è finito l'aguzzino, è finita l'arroganza! 5Il Signore ha spezzato la verga degli iniqui, il bastone dei
dominatori, 6di colui che percuoteva i popoli nel suo furore, con colpi senza fine, che dominava con furia le genti con una tirannia senza respiro.
7
Riposa ora tranquilla tutta la terra ed erompe in grida di gioia. 8Persino i cipressi gioiscono riguardo a te e anche i cedri del Libano: Da quando
tu sei prostrato, non salgono più i tagliaboschi contro di noi. 9Gli inferi di sotto si agitano per te, per venirti incontro al tuo arrivo; per te essi
svegliano le ombre, tutti i dominatori della terra, e fanno sorgere dai loro troni tutti i re delle nazioni. 10Tutti prendono la parola per dirti: Anche
tu sei stato abbattuto come noi, sei diventato uguale a noi. 11Negli inferi è precipitato il tuo fasto, la musica delle tue arpe; sotto di te v'è uno
strato di marciume, tua coltre sono i vermi. 12Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora? Come mai sei stato steso a terra,
signore di popoli? 13Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nelle parti più
remote del settentrione. 14Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all'Altissimo. 15E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle
profondità dell'abisso! 16Quanti ti vedono ti guardano fisso, ti osservano attentamente. È questo l'individuo che sconvolgeva la terra, che faceva
tremare i regni, 17che riduceva il mondo a un deserto, che ne distruggeva le città, che non apriva ai suoi prigionieri la prigione? 18Tutti i re dei
popoli, tutti riposano con onore, ognuno nella sua tomba. 19Tu, invece, sei stato gettato fuori del tuo sepolcro, come un virgulto spregevole; sei
circondato da uccisi trafitti da spada, come una carogna calpestata. A coloro che sono scesi in una tomba di pietre 20tu non sarai unito nella
sepoltura, perché hai rovinato il tuo paese, hai assassinato il tuo popolo; non sarà più nominata la discendenza dell'iniquo. 21Preparate il
massacro dei suoi figli a causa dell'iniquità del loro padre e non sorgano più a conquistare la terra e a riempire il mondo di rovine". 22Io
insorgerò contro di loro - parola del Signore degli eserciti -, sterminerò il nome di Babilonia e il resto, la prole e la stirpe - oracolo del Signore -.
23
Io la ridurrò a dominio dei ricci, a palude stagnante; la scoperò con la scopa della distruzione - oracolo del Signore degli eserciti -».
SIMON MAGO ANTICRISTO E LA PROSTITUTA SAMARITANA
IDENTITÀ RIVALE E GENESI DELL’ERESIA NEL CRISTIANESIMO PRIMITIVO
1) PREDICAZIONE TEOLOGICO-POLITICA DI SIMONE IN SAMARIA, PROBABILMENTE ACCOMPAGNATA DA RITI BATTISTI, ACCOLTA DA UN
TRAVOLGENTE SUCCESSO NAZIONALE: “IO SONO IL PROFETA ATTESO (CF. DEUT 18,15-20), LA GRANDE POTENZA DI DIO CHE OPERA SEGNI E
MIRACOLI, LO SPOSO DI SAMARIA AD IMITAZIONE DEL PROFETA OSEA (CHE COMPRA CON MONETE D’ARGENTO LA SUA SPOSA-PROSTITUTA), IL
TA’HEB DI QUESTA TERRA CHE I GIUDEI CHIAMANO TERRA PAGANA DI PROSTITUZIONE, COLUI CHE RESTAURERÀ IL VERO CULTO DI DIO E
RICOSTRUIRÀ IL VERO TEMPIO SUL GARIZIM, RISCOPRENDO I VASI SACRI DI MOSÈ, DONANDO NUOVAMENTE L’ACQUA, IL PANE, L’OLIO CHE
SOSTENGONO L’AUTENTICO POPOLO DI DIO”. PROBABILMENTE, L’ANNUNCIO DI SIMONE NON PREVEDEVA UNA VITA ULTRATERRENA DI GAUDIO
SPIRITUALE, NÉ TANTOMENO ASTRUSE SPECULAZIONI SU ENTITÀ DIVINE PREESISTENTI DISCESE, NÉ L’ACCOMPAGNARSI CON UNA REALE
PROSTITUTA RISCATTATA.
2) PRIMA LA PRIMA MISSIONE GESUANA ELLENISTICA (FILIPPO) IN SAMARIA, POI QUELLE GIUDEOCRISTIANA E GIOVANNEA ENTRANO
IN CONTATTO CON UN MESSIANISMO ALTERNATIVO E NETTAMENTE DOMINANTE, PURE SE NAZIONALISTICO-POLITICO E NON SPIRITUALE, PER DI
PIÙ CARATTERIZZATO DA UN RITO BATTISTA. IL SUCCESSO GESUANO È PIUTTOSTO SCARSO. L’APERTURA ELLENISTICA DEL MESSAGGIO DI
SALVEZZA AI PAGANI DI SAMARIA FA DIFFICOLTÀ NELLA COMUNITÀ DI GERUSALEMME: ATTI 8 DESCRIVE ANCHE I CONTRASTI TRA
GIUDEOCRISTIANI (ANTISAMARITANI) ED ELLENISTI (FILOSAMARITANI); LA COMUNITÀ “GIOVANNEA” PARE PROSEGUIRE LA MISSIONE ELLENISTA.
3) LUCA, IN ATTI 8 ATTESTA LE DIFFICOLTÀ DI PENETRAZIONE DELLA MISSIONE GESUANA IN SAMARIA E IL DISAGIO PROFONDO
PROVATO DINANZI AD UN ANNUNCIO MESSIANICO RIVALE. LA STRATEGIA POLEMICA È QUELLA DI: A) VIOLENTA CONDANNA; B) DEFORMAZIONE
GROTTESCA; C) ACCUSA DI MIMETISMO, CHE DI LÌ A POCO TRASFORMERÀ UN MOVIMENTO DEL TUTTO AUTONOMO E NON CRISTIANO IN ERESIA
CRISTIANA. A) SIMONE È L’ARCONTE DI TIRO (ESEMPLATO SUL RE DI BABILONIA-LUCIFERO DI ISAIA 14), UN UOMO CHE SI ESALTA COME DIO,
MA CHE NON È CHE “UN MAGO”, UNO PSEUDOCRISTO, CHE OPERA PORTENTI PROPRIO PERCHÉ È UNA REINCARNAZIONE DI LUCIFERO; LA SUA
“POTENZA” NON È L’AUTENTICO SPIRITO, CHE NON POSSIEDE; B) PROPRIO PERCHÉ PRIVO DI AUTENTICA POTENZA DIVINA, DI SPIRITO SANTO,
LUCA INVENTA TRADIZIONALMENTE LA NOTIZIA DI SIMONE “SIMONIACO”, CHE CIOÈ VUOLE COMPRARE CON DENARO CIÒ CHE NON HA (LA
DIVINITÀ E LA SUA FORZA OPERATRICE DI MIRACOLI) DAGLI APOSTOLI, IL CHE È COMUNQUE DETTATO DA EZECHIELE 28, CHE SOSTIENE CHE LA
FALSA POTENZA E DIVINITÀ DELL’ARCONTE DI TIRO DIPENDE DAL SUO ARGENTO E DAI SUOI GUADAGNI; PROBABILMENTE, LUCA È FAVORITO
DALL’INTERPRETAZIONE DI SIMONE COMPRATORE DELLA PROPRIA DIVINITÀ DALLA VANTATA IDENTIFICAZIONE DI SIMONE CON OSEA CHE
COMPRA CON ARGENTO LA SAMARIA PROSTITUTA; C) I TRATTI DI ANALOGIA TRA I DUE MOVIMENTI (POSSESSO DELLO SPIRITO E SOPRATTUTTO
SOMMINISTRAZIONE DI UN BATTESIMO) SONO SPIEGATI “INVENTANDO” LA NOTIZIA DELLA CONVERSIONE DI SIMONE AL CRISTIANESIMO, DAL
QUALE MUTUEREBBE IL BATTESIMO E LA PRETESA DI POSSEDERE LO SPIRITO SANTO; LA STESSA APPARENTE SOTTOMISSIONE DI UN SIMONE GIÀ
BATTEZZATO DA FILIPPO È FUNZIONALE A FAVORIRE IL RECUPERO DI “CRISTIANI” SIMONIANI ALLA FEDE IN GESÙ, VERO CRISTO DATORE DI
SPIRITO.
4) GIOVANNI 4 ATTESTA LO SCONTRO TRA I DUE ANNUNCI CRISTOLOGICI: GESÙ, IL VERO PROFETA CHE È IL CRISTO, ANZI IL NOME DI
DIO “IO SONO”, SI CONTRAPPONE APERTAMENTE AL FALSO PROFETA, AL FALSO CRISTO SAMARITANO, CIOÈ ALL’UOMO AMANTE ILLEGITTIMO
DELLA SAMARITANA PROSTITUTA, PERSONAGGIO EVIDENTEMENTE SIMBOLICO CHE RAPPRESENTA LA SAMARIA. PROBABILMENTE, GIOVANNI
RECEPISCE DALLE ATTESE SAMARITANE LA TEMATICA DEL TA’HEB COME SPOSO DELLA PROSTITUTA. FORSE GIOVANNI 4 E 6 FANNO
RIFERIMENTO ALL’EPISODIO DEI VASI SACRI DI MOSÈ (ACQUA, OLIO MESSIANICO, PANE/MANNA), ESCATOLOGICAMENTE SCOPERTI SUL GARIZIM
E A RITI BATTISTI SAMARITANI, FORSE SOMMINISTRATI PRESSO IL POZZO DI GIACOBBE, LUOGO NUZIALE DELLA RIAPPARIZIONE DEL TA’HEB.
5) LA NOTIZIA DI GIUSTINO/IRENEO È SPURIA, PRESUPPONE CIOÈ: A) ALCUNI ELEMENTI STORICI DELLA PREDICAZIONE DI SIMONE; B)
LA VIOLENTA CONDANNA E LA RAFFINATA METABOLIZZAZIONE DI LUCA. A) SIMONE SI PRESENTA, CON STRAORDINARIO SUCCESSO, COME LA
GRANDE POTENZA DI DIO, IL VERO “DIO” SAMARITANO, CHE SPOSA LA SAMARIA TERRA DI PROSTITUZIONE; B) SIMONE, MASCHERA DI
LUCIFERO E PRIMO ERETICO, È IL PRINCIPE DI TIRO CHE VUOLE COMPRARE CON DENARO LA DIVINITÀ (FEMMINILE: LO SPIRITO, LA POTENZA)
CHE NON POSSIEDE. NE DERIVA LA SINTESI C): SIMONE, PADRE DI TUTTE LE ERESIE E MASCHERA DI LUCIFERO, COMPRA LA DIVINITÀ
PROSTITUITA (ELENA DI TROIA), RISCATTATANDOLA IN UN BORDELLO DI TIRO, CIOÈ NELLA CITTÀ DELL’ARCONTE, DEFINITA DA ISAIA 23 COME
LA PROSTITUTA DI TIRO. LA DIVINA ELENA VIENE, QUINDI, PENSATA A PARTIRE DA DOTTRINE GNOSTICHE PIÙ TARDE CHE ATTESTANO UN DIO
ANDROGINO (IL PRIMO DIO/GRANDE POTENZA E LA SUA ENNOIA) E UNA ENNOIA/SOPHIA/SPIRITO SANTO CREATRICE E DECADUTA,
PROSTITUITASI, QUINDI REDENTA DAL SALVATORE CELESTE. LA SAMARIA DIVIENE, CIOÈ, LA DEA PROSTITUTA ELENA PER ANALOGIA:
ENTRAMBE SONO CADUTE IN MANO DEGLI ARCONTI/CAVALIERI (CF. EZECHIELE 23), E, VIOLENTATE, HANNO SUBITO OGNI SORTA DI ANGHERIA
DAI LORO MOLTEPLICI AMANTI; ENTRAMBE SONO REDENTE/COMPRATE DAL SALVATORE DIVINO, SPOSO DELLA PROSTITUTA.
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6) IPOTESI: 1) È GIUSTINO A FONDERE A) E B), CIOÈ LA RESTITUZIONE POLEMICA DI SIMONE E DOTTRINE DUALISTICHE
PROTOGNOSTICHE? 2) OPPURE È QUALCHE POLEMISTA CRISTIANO PRECEDENTE? 3) O ADDIRITTURA È UNA SETTA GNOSTICA (DI ORIGINE
SAMARITANA? ATTIVA A ROMA?), QUELLA CHE SI APPROPRIA POLEMICAMENTE DELLA CARICATURA CRISTIANA DEL MITO DI SIMONE-PRINCIPE
DI TIRO/COMPAGNO DELLA PROSTITUTA DI TIRO, PER DARE ANTICHITÀ E AUTOREVOLEZZA ALLA SUA DOTTRINA ANTICATTOLICA, SICCHÉ
GIUSTINO IN EFFETTI ENTREREBBE IN CONTATTO CON GNOSTICI DIVENUTI “SIMONIANI”?
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Oltre alla comune, perversa pretesa condivisa dall’arconte di Tiro e da Simone di essere qualcosa di grande,
anzi di essere dio stesso, e il comune, decisivo riferimento al rapporto tra possesso delle ricchezze, della bellezza
(ovvero del fascino, quindi dello stesso successo sociale), e possesso della divinità, troviamo ben 5 termini decisivi
in comune, che a mio parere rendono indubitabile la dipendenza di Atti 8,5-25 da Ezech 28,1-19, in quanto termini
chiave che scandiscono, in maniera del tutto analoga, la logica interna di entrambi i testi:
1) Il termine duvnamiò, termine chiave del racconto degli At (cf. 8,10, ove designa la stessa divinità di Simone;
e 8,13, ove designa l’autentica potenza taumaturgica di Filippo, vanamente agognata da Simone), ricorre ben tre volte
nel testo di Ez, una volta in 28,4 e due volte in 28,5.
2) Il termine kardiva, che incontriamo in At 8,21 e 8,22, ad indicare l’intima perversione di Simone nei
confronti di Dio, ricorre ossessivamente (ben sette volte!) in Ez 28, ove appunto indica l’opporsi della perversa,
esaltata intenzione dell’arconte di Tiro allo stesso (cuore di) Dio: cf. Ez28,2 (tre volte, in questa accezione); 28,5; 28,6
(due volte); 28,17.
3) Il termine ajrguvrion, che in At 20 designa le ricchezze di Simone offerte a Pietro per comprare lo Spirito e
dall’apostolo condannate ad andare in perdizione con lo stesso Simone, ricorre in Ez 28,5 e 28,13.
4) Il termine ajdikiva, che in At 8,23 designa l’empietà di Simone, ricorre due volte, in Ez 28,15 (nella variante
taV ajdikhvmata) e in 28,18, sempre a designare l’empietà delle ricchezze sulle quali l’arconte di Tiro fonda la sua
autoesaltazione divina;
5) Il termine ajpwvleia, che appunto ricorre in At 8,20 nella condanna profetica che Pietro rivolge a Simone,
torna due volte, in Ez 28,7 e 28,19, a designare il destino di perdizione dell’arconte di Tiro. La profezia della
distruzione dell’uomo che si esalta come dio viene, quindi, presupposta e narrativamente reinterpretata da Luca, nella
sua restituzione romanzata dello svergognamento di Simone.
Queste corrispondenze non soltanto tematiche, ma persino terminologiche, provano inequivocabilmente la
dipendenza del testo degli At da quello di Ez! Tanto più che proprio l’oracolo sul arconte di Tiro è un testo ben
presente a Luca, che se ne serve in At 12,20-23 per interpretare la portata teologica della morte del persecutore Erode
nel suo discorso a Tiro e Sidone (si badi bene!), ove la perversa esaltazione divina dell’arconte di Tiro è riecheggiata
nella voce del popolo che grida, nei confronti di Erode, ammantato della veste regale e seduto sul trono: «Voce di un
dio e non di un uomo»; l’angelo di Dio annienta quindi Erode, stigmatizzando il suo peccato blasfemo di non avere
reso gloria a Dio.
«In seguito diverrai preda di amanti appassionati. Ti compiango, Ilio… E tu Rodi, di libertà godrai per molto
tempo, figlia di un giorno, molto ricca sarai in futuro, più potente degli altri sul mare. Ma in seguito per la tua bellezza
e le tue ricchezze diverrai preda di amanti; giogo terribile ti porrai sul collo» (Oracoli sibillini III,413-414 e 444448). Ia.c.-Id.C.
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