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la Repubblica @ MARTEDÌ 3 LUGLIO 2012 ■ 26 PER SAPERNE DI PIÙ www.stationwagonfinder.com www.stationwagon.com La storia DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ANDREA TARQUINI BERLINO egli anni Settanta sembrava condannata, oggi è spesso ritenuta più elegante della berlina, non solo per famiglie numerose. Dal segmento premium, che ne sforna con motorizzazioni da capogiro a sei od otto cilindri, passando per le medio-grandi a vocazione sportiva, fino alle più piccole: ha un tocco d’eleganza in più come ornamento della praticità. Vi basti pensare alle esclusive versioni Avant o Touring o SW dei marchi premium tedeschi, Audi, Bmw e Mercedes tanto per intenderci, al successo della Passat Variant, delle versioni speciali Honda, o dell’Alfa 159. Fin giù alla N la Pontiac Woodie, la Ford A station wagon fu la prima in grande serie. E pian piano, dopo la grande crisi, col boom del Neaw Deal lanciato dal grande FD Roosevelt, quei modelli sgraziati ma pratici cominciarono a conquistare le famiglie. Erano l’ideale, finiti proibizionismo e guerra dei gangsters, per chi andava a vivere in affitto o comprava i villini a schiera del nuovo benessere, un’immagine costitutiva di quell’American way of life che cominciò con Roosevelt e che avrebbe resistito alla sfida brutale di Pearl Harbor. E fu allora, negli anni Trenta, che la moda della station wagon sbarcò anche in Europa: tra i primi modelli, con la tradizione innovativa del marchio, fu la versione commerciale della mitica Citroen 11, per gli intenditori Traction, la prima trazione anteriore del mondo. Aveva uno spazio in più e un ampio portellone. Venne la pausa tragica, la seconda guerra mondiale, ma quando dopo la disfatta dell’Asse Quell’auto “tuttofare” che negli anni Trenta conquistò l’America Mini Clubman e alla nuova 500 giardinetta, risuscitazioni rétro postmoderne accattivanti e di successo. Eppure nacque, nell’America degli anni ruggenti, come veicolo tuttofare per i compiti più ingrati: soprattutto per raccogliere alla stazione gli stanchi clienti degli alberghi di lusso, e portarli all’hotel con tutte le loro valigie. Da là viene il nome. Parliamo, lo avete certo capito, della station wagon. Familiare in italiano, break in francese, Kombi in tedesco, chiamatela come volete: oggi è uno status symbol. Station wagon, appunto. Per raccogliere alla stazione gli ospiti dell’albergo, appena arrivati ad Atlantic City, in California o in quel del Niagara, con figli e bagagli in eccesso. Scendevano stanchi dagli streamliner, i grandi espressi di lusso della Union Pacific o della Santa Fe, prima tirati da enormi vaporiere poi dai nasuti diesel aerodinamici disegnati da Raymond Loewy, il padre delle Studebaker. Li attendeva un valletto con quell’auto strana. Woodies, quelle in legno, le chiamavano, per i pannelli laterali in legno rafforzato da travi a rilievo, quasi come casette tirolesi. La prima fu la Essex del 1922, poi vennero 1954 FIAT NUOVA 1100 Viene chiamata anche 103, come il numero del suo progetto, per distinguerla dalla precedente. La versione familiare arriva nel 1954, ed è subito un grande successo Agli esordi aveva i pannelli in legno per coprire la carrozzeria. In Europa arrivò con la mitica Traction della Citroen e spopolò con la Volvo 240 DALLA POLAR ALLA THEMA Due intramontabili classici nel mondo delle station wagon sono la Volvo 240, poi trasformata in “Polar” e la versione “familiare” della Thema disegnata da Pininfarina che riuscì a miscelare alla perfezione spazio e stile. Queste due station divennero vere proprie icone degli anni Ottanta. nel 1945 il mondo libero poté ricominciare a sognare, le familiari s’imposero. Negli States, va da sé, con i primi modelli più aerodinamici e chic, dalla Packard Station sedan alla Chevrolet Bel Air Townsman, alle bellissime familiari Chrysler. In Europa la prima familiare di gran successo fu italiana: la 500C Giardiniera (ma il pubblico la chiamò subito, teneramente, Giardinetta), piccola ma praticissima versione station wagon della mitica Topolino. Nella giovane repubblica di De Gasperi, Togliatti e Vittorio Valletta, fu un simbolo di democrazia e benessere nascente. Con le fiancate in legno, sognando California. Il Piano Marshall ci rimise in piedi, i nostri nonni e papà cominciarono ad amare quel vagone da famiglia portatoci dagli americani col jazz e il boogie-woogie. Vennero modelli sempre più grandi ed eleganti, sulle due sponde dell’Atlantico: dalla Citroen DS Break, la prima con design futurista, alle versioni familiari della Fiat 1800-2300, al giardinettone Mercedes, versione speciale della leggendaria 180 Ponton. Fino alle Mini Clubman o alle gloriose Opel caravan, e alle Ford SW, e più tardi ai primi modelli VW. E “giardinette” enormi negli States, anche se non dei marchi di maggior lusso: dalla Ford country squadre alla Plymouth Savoy, alla Mercury commuter, all’enorme Buick Roadmaster. E a nord, nel regno del benessere socialdemocratico di Tage Erlander e Olof Palme, i costruttori ebbero l’idea geniale: pensarle come bene d’export per gli Usa, grandi mezzi per viaggiare, ma il più possibile sportive ed eleganti. Dalle piccole familiari Saab alla stupenda Volvo 1800 SW, fino all’indistruttibile 144-240 Polar di cui Usa ed Europa sono ancora piene. La crisi che sembrava terminale per la giardinetta venne nei Settanta. Non tanto con le prime crisi petrolifere, ma con l’avvento di Chrysler Voyager e Renault Espace, i primi monovolume, e il primo boom dei Suv. In Nordamerica, prima ancora che in Europa, la station wagon sembrò a lungo un ricordo di ieri, roba da film nostalgici come “L’ultimo spettacolo” di Peter Bogdanovich o “Little miss sunshine”. Invece no, i proclamati morti poi vivono più a lungo, come recita un antico proverbio tedesco. Negli Ottanta e poi nel dopoguerra fredda la station wagon risorge come una fenice. Quale sportiva col piano di carico dietro, “Estate” la chiamarono gli americani, e Lancia si adeguò con le belle HPE. O soprattutto come versione con più spazio delle mediograndi di lusso. Provate oggi a sfoggiare una station wagon premium esclusiva, dalla Mercedes classe E alla Bmw 5 alle Audi Avant, chi potrà mai dirvi che fa cattiva figura davanti a una berlina? © RIPRODUZIONE RISERVATA 1965 OPEL KADETT Siamo a metà degli anni ’60, ovvero nel periodo di pieno boom economico per la Germania. La versione wagon della Kadett, detta Caravan, ha un’enorme diffusione sia in patria che in Europa 1975 VOLVO SERIE 200 La versione station wagon arriva nel 1975, e rivoluziona il concetto stesso di familiare abbinandolo al lusso e soprattutto alla sicurezza, marchio di fabbrica dell’azienda scandinava 1983 AUDI 100 AVANT Arriva nel 1983 ed è considerata l’antesignana delle wagon moderne, in virtù delle sue linee aerodinamiche e sportiveggianti che rompono con la tradizione delle familiari classiche