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In collaborazione con I fotografi di Hollywood e la fabbrica delle star La produzione sistematica degli studi cinematografici di Hollywood iniziò a metà degli anni Venti, e prima della fine del decennio la maggior parte dei film americani veniva prodotta da uno degli otto studi della costa occidentale la cui produzione complessiva dominava il mercato mondiale: MGM, Paramount, Warner Brothers, Columbia, Universal, RKO e United Artists. Ogni studio cinematografico era diventato un mondo autoreferenziale e autonomo, in cui si svolgeva e si completava ogni fase della produzione. Ciascuno degli otto studi coltivava un proprio stile inconfondibile, facendo di tutto per accaparrarsi un numero elevato di attori protagonisti i cui nomi e volti pubblicizzati in grandi caratteri o con luci sgargianti finirono per diventare le icone del cinema per le successive due generazioni. L’ipotesi che sia il gusto volubile degli spettatori paganti a creare o distruggere una stella del cinema ha un notevole fondo di verità. I dirigenti del “sistema Hollywood” e le loro sofisticate strutture pubblicitarie se ne accorsero subito e si affrettarono a sviluppare una strategia per isolare i protagonisti dai gusti mutevoli del pubblico. Le carriere delle star venivano gestite secondo le esigenze della casa di produzione, selezionando sceneggiature e attori co-protagonisti, orchestrando con cura la pubblicità e cercando di garantirsi la celebrità di una star fino ad ottenere un ritorno dell’investimento. Essere una star del cinema poteva essere il sogno di milioni di persone, ma la carriera dei pochi fortunati era interamente gestita dallo studio cinematografico. La maggior parte degli uomini e delle donne i cui volti appaiono nelle fotografie in mostra - e che sono conosciuti come le Icone di Hollywood – veniva completamente trasformata dal sistema produttivo di Hollywood. E molti di loro, quando varcavano per la prima volta il cancello principale dello studio cinematografico, erano dei comuni mortali. Il “laboratorio” alchimistico di Hollywood accoglieva una giovane donna di bella presenza trasformandola in una irrestistibile sirena da schermo oppure un bel giovane veniva presentato sullo schermo come un eroe e adorato poi da milioni di persone. Era compito dei fotografi ritrattisti di Hollywood produrre un flusso continuo di immagini fresche dei film più in voga che venivano poi consumate da (quello che sembrò nel 1930 e 1940) un pubblico apparentemente insaziabile. Prima dell’avvento della televisione, e successivamente del video e del DVD, la maggior parte degli spettatori vedeva un film una volta sola. Le immagini scattate sul set, soprattutto quelle riprodotte nelle riviste, rinforzavano e approfondivano il legame con le stelle del cinema che precedentemente erano state viste sullo schermo. Nel 1969, molto tempo dopo aver creato la sua collezione hollywoodiana di ritratti originali d’epoca, Kobal cominciò a cercare i fotografi che l’industria del cinema aveva in gran parte lasciato in disparte. Anche se molti erano ancora in vita, di questi solo Hurrell aveva continuato a lavorare. Altri, come Ted Allan, Laszlo Willinger e Clarence Sinclair Bull si erano oramai ritirati. Attraverso le interviste, che erano la specialità di Kobal, egli ottenne in prima persona informazioni sulla produzione del glamour destinato a un consumo di massa. Molti dei fotografi accettarono di stampare ancora una volta le immagini dai loro negativi, che Kobal nel frattempo aveva acquisito dagli studi di Hollywood. Il mondo perduto registrato nei negativi 8x10 fu resuscitato con le nuove e scintillanti stampe all’argento.