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Giona Bernardi
Il limite generale dell’ABC
alla chiara fonte
Rispetto le cose
Rispetto le cose alla luce del sole, senza essere
capace di metterle a posto.
Da lontano voglio tutto così vicino sotto le
coperte ma mi dimentico del freddo.
Poi volo via col vento davanti agli occhi di un
amico. Chiamami.
Qualsiasi cosa porta, chiamami.
La luce non si leva mai di torno, allora posso dire
chiaramente quello che penso. mi sveglio con un sorriso
tutti i pensieri più semplici di questo mondo come
difesa estrema. Non faccio niente, guardo i giocatori
polverizzati dalle risa. Mi duole il cuore sulla
macchia sveglia, troppo circondato, ti vorrò sempre
bene, cammmina, non penso facile. devo essere vero.
Nessuno ha voglia di farsi un cazzo sul mio letto,
maledizione. Però sorride sempre, non ho voglia di
fare foto. Chiede poco il gabbiano.
Mi farà male la schiena, come sempre troppo cibo,
posso solo fare quello che devo e se devo mi faccio
pure fuori dalle risa.
Nel vassoio d’argento
nel vassoio d’argento
forma di cuore
così silenzioso
caldo pomeriggio
affollato uno dopo l’altro
nemmeno permesso
chiederlo
alla retta via
Credo
credo non si possa altrimenti che continuare tra gli inceppi
che star-dissentir qualcosa che si para la via
per forza che si dispiace ma non può fare altro che rompervi
le uova nel paniere.
Ci sono cose
Ci sono cose che partono da niente. A prescindere da interpretazioni e significati.
Non ho tempo. Lascio perdere le immagini, non la vita. Se sbuffo, pensare bene mi
fa male, mentre dico il mio bene a qualcun altro.
Sono stato nel bagno fino a quando l’incoscienza mi ha permesso un bacio
dall’acqua tempera che si scola il buco cercando di stare calmo. Sul culo. Visitato
da un materasso circolare che sciolga i nodi del doppio in una forma unica sui nervi.
Planarsi i polmoni rasi d’aria tremante non scalda la vista,
era pittura.
/è
e voglio ridere adesso.
se amo amo e basta
non ragiona mai abbastanza.
non ha parte.
serve a difendersi, con amore.
Scorrevole, come non riuscire a muoversi. Malamente contorto e attaccato dalla
terra, inconvinto dalle cose razionali mi mantengo attacccato.
Infermo convinto controllo continuo
spoglio che cerca per un altro e dice aspetta.
Cercano troppo il mio culo, rapido dileguo su tutto cerco fusioni. Me ne voglio
andare, fa male tutto, adesso no, calmo mi rompo, ma ti lascio troppo stare.
Senza titolo
Fazzolettino mio, tu mi spacchi i timpani.
Intorno all’Urlo
Se di Munch si
ricorderà l’urlo di
me mi posso dire
che si fregheranno
lo sbadiglio.
Duecento piccoli cervelli
duecento piccoli cervelli come una lista della spesa
o una mazza del tesoro
il suo piccolo nido di vespe
con la gonnellina ragnatela
sempre al lavoro giorno e notte con il suo sorriso denudato
seta fine filo che tesse per sfare
passeggiando
L’anno H
l’anno h, messa sotto
deposta
sbatte ancora per star su
ha consumato gli spazi prestabiliti
prima di essere misurati – troppo preso d’identificazione
messa sotto
cresce le ali
provoca ombre anomale per attivarsi
si resta addosso
tutto quello che si fa
non va via
inosservata
batte patetica la mia scoccia infantile
vola via dalla platea nella fretta dimenticata
sottofondo ignorante dondola culla
soffice tendersi
appeso capita
la voglia
si resta tutto
continuamente si addossa
per star su
basta niente a fargli le ali
sì
forse una tazzina pettegola
sì
con l’assoluta di svoglia
come quattro zitelle per l’ora del tè
starsi fuori come il fumo con il caldo
per non
farsi bere
lasciarsi fondali
appiccicosi
star su da sé
che fai a fare – passo
che mi fai fare di vedere
– passo –
che muovi non mi sposta
– passo –
che prega anche decreta parole spirite
quando
gli rimane poco
vede i re sul muro
ma parla con tutti
adesso
tutti non sanno che
allora
come una matta si spegne
sottofondo nella nanna
non scassinarmi per il rimasto
solo dondola,
verrà persa
« Il limite generale dell’ABC »
di Giona Bernardi
é parte dell’Antologia della durata
nr. 10 della collana Quadra
l’immagine è di Giona Bernardi
Novembre 2003