Yoga Cikitsa - Asia Darshana
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Yoga Cikitsa - Asia Darshana
SAPERNE DI PIÙ Yoga Cikitsa SCELTA CONSAPEVOLE PER LA PROPRIA SALUTE Di Marilena Capuzzimati L’essere umano è comunemente disconnesso dal proprio corpo e ha di esso una percezione più o meno assente. Assorbito dai suoi pensieri, crede di essere solo e dimentica la sana e vitale relazione con il mondo interno. Il processo di distacco comincia quando smette di giocare e, iniziato alle regole sociali, dimentica la spontaneità, l’innocenza e la semplicità delle cose. Tutto si complica a causa dei primi conflitti tra ciò che sente di essere e ciò che gli viene chiesto, dalla famiglia, dalla scuola e dal la78 • VIVERE LO YOGA voro. Nascono i pensieri razionali, il bisogno di conformarsi al pensare comune, alle norme complicate e apparentemente indispensabili, per essere accettato dagli altri componenti maturi della società. Ha inizio così la disincrasia, l’abbandono del reale mondo di potere, quello interno, e lo smarrirsi in seguito al distaccarsi dal centro gravitazionale, potente ma bistrattato e disconosciuto… Finché il disagio (la corsa a diventare qualcuno, guadagnare, dimostrare...) muta in malattia. II termine malattia deriva da quello di “malato”, che a sua volta proviene dal latino “male aptus” traducibile in “malconcio, malmesso” e da: Male-actio = mala azione = malattia indotta per azione errata. In un mondo distratto e affannato risulta spesso difficile trovare qualcuno che percepisca il disagio dell’altro, nella sua completezza. È frequente delegare ad altri la propria salute mentale, fisica e psico-emotiva, ponendosi completamente Lo Hatha-yoga è il rifugio in cui trovano asilo coloro che patiscono ogni tipo di sofferenza. È la tartaruga che sostiene l’universo, per coloro che si sono consacrati a qualsiasi forma di Yoga. Hatha Yoga Pradipika - cap.I, verso 10 carne e nella mente, oscurandone la parte divina. Come tornare all’assenza di malattia e poi alla salute? Occorre tornare ad essere al centro del sé, prendendosene cura con pazienza, autodisciplina e compassione. “Se l’accumulo di errori di vita mi ha reso malato, dovrò risanare ogni cellula prima di essere veramente guarito. In ogni caso, per ritrovare la salute posso contare sulla saggezza superiore del corpo” (Andreè Van Lisebeth: “Tantra - l’altro sguardo sulla vita e sul sesso”) L’unione col sé – Yoga – riesce bene grazie a sei fattori: l’energia, la prontezza, la perseveranza, la conoscenza della verità, la convinzione, la rinuncia alle relazioni sociali Hatha - Yoga Pradipika cap.I, verso 16 nelle mani dell’esperto: una cessione inconsapevole, ma anche irresponsabile, viste le potenzialità inespresse, le possibili gioie non vissute e i desideri narcotizzati. La malattia, anziché essere percepita come un campanello d’allarme di un’anima che soffre e che richiede attenzione, diventa la definitiva negazione della ricerca del sé. Così come affermato dagli orientali, ogni Essere è composto da corpo, mente, spirito e viceversa, e ogni malattia non può che colpire ogni aspetto della persona: nella PRINCIPI STORICI Le origini dello Yoga terapeutico vanno ricercate nei testi classici. Tra i più antichi, hanno un ruolo di assoluto rilievo i testi tantrici (3.000 a.C.). Vijnanabhairava Tantra, Hatha Yoga Pradipika, Gheranda Samhita, Shiva Samhita, pongono un accento fondamentale sul concetto di energia, dello sbloccare i canali energetici per rimuoverne i ristagni. In tutti si fa riferimento ai disturbi, a come poterli prevenire e alleviare. In particolare, nel capitolo V dello Hatha Yoga Pradipika si enunciano i pericoli, le sofferenze e i rimedi: “Quando per errore dello yogi il vayu (soffio) procede per una via - che non è quella corretta - non trovando la sua strada, si blocca e forma un nodo. Allora compaiono varie malattie che creano degli ostacoli” (cap. V, v.5) Già nel capitolo I, il verso 10 enuncia “Lo Hatha-Yoga è il rifugio in cui trovano asilo coloro che patiscono ogni tipo di sofferenza. È la tartaruga che sostiene l’universo, per coloro che si sono consacrati a qualsiasi forma di Yoga”. Il verso 17 afferma “Le asana, sono il primo gradino dell’Hatha Yoga e sono trattate per prime, hanno come risultato la stabilità della postura, la scomparsa di ogni malattia e la leggerezza fisica”. “Lo Yogi che può mantenere la lingua rovesciata all’indietro (kechari mudra) anche solo per mezz’ora, sfugge a tutti i veleni, alle malattie, alla vecchiaia e alla morte” (cap.III, v.38). Numerevoli le indicazioni di purificazioni, asana, pranayama e mudra nella Gheranda Samhita, per distruggere le malattie: “La pratica di Maha-Mudra cura la consunzione, l’ostruzione degli intestini, l’ingrossamento della milza, l’indigestione e la febbre, infatti cura tutte le malattie” (Gheranda S. cap.III, v.8). “Questo fuoco (vaiswnara) dell’addome incrementa la vita e dà forza e nutrimento, rende il corpo pieno di energia, distrugge tutti i disturbi e dà salute” (Shiva Samhita cap. II, v.33). Nell’Atharva Veda si riteneva che a causare la malattia fosse un demone penetrato nel corpo, l’esorcista recitando formule magiche e praticando incantesimi invitava il malanno a trasferirsi sui nemici o in luoghi lontani. A.V., v.8 “Mal di testa, cefalea, mal d’orecchio, infiammazioni e tutto ciò che affligge la testa espelliamo con la nostra preghiera” e ancora “I malanni laceranti che paralizzano le membra, dilaniando l’ossatura con le coliche, il veleno di ogni malanno logorante da te io esorcizzo!” Così recita il 53° verso del Vijnana Bhairava: “In chi mediti come i principi sottili e più sottili che formano il proprio corpo o anche l’universo entrino in uno stato di dissoluzione, si manifesta alla fine la Suprema la coscienza”. “Coscienza (cit), beatitudine (ananda), volontà (iccha), conoscenza (jnana), e azione (kriya) sono i primi stadi dell’emanarsi della coscienza”. VIVERE LO YOGA • 79 APPROFONDIMENTO E ancora: “Nel cammino impuro si perdono i poteri sul Sè. Le cause dell’offuscamento sono 5: kàla, l’efficienza o la forza limitata; asuddhavidya, la sapienza impura; raga, l’attaccamento; kala, il tempo; niyati, la necessità; che con Maya (manifestazione/illusione) vengono chiamati le 6 corazze”. Al 1.200 a.C. appartengono i Veda, dai quali nacquero i Brahmana e le Upanishad (600 – 300 a.C.). Importanza fondamentale va data agli Yoga Sutra di Patanjali (800 - 300 a.C.) in cui vengono elencati gli elementi disturbanti il benessere e si argomenta su “vikshepa”, l’avvenimento negativo che cambia la vita. La Bhagavad-gita (III sec. a.C.) più che testo meramente filosofico è considerato un manuale di vita, dove è possibile scoprire le regole per sopprimere la via del dolore I SISTEMI FILOSOFICI I sistemi filosofici utili allo studio dello Yoga Cikitsa, possono essere così sintetizzati: • Nyaya e Vaisheshika, lavorano più a livello di organi sensoriali e riguardano la qualità della vita fortemente condizionata dai sensi; • Yoga e Samkya, si occupano dell’individuo; • Vedanta e Mimansa, riguardano le leggi universali. Secondo il Samkya la comprensione dell’esistenza dell’uomo si effettua tenendo conto del seguente schema: • 4 capacità: percepire, analizzare, maneggiare, identificarsi; • 5 organi motori: pancha karmendriya, o organi motori: gambe, braccia, corde vocali, genitali, ano (consentono di agire nel mondo esterno); • 5 organi sensoriali: pancha jnanendriya, o organi di senso: occhi, naso, lingua, orecchie, pelle (azione dall’esterno verso l’interno); • 5 percezioni sensoriali: olfatto, gusto, vista, tatto, udito; 80 • VIVERE LO YOGA • 5 elementi (o pancha bhuta): terra, acqua, fuoco, aria, spazio (necessari per percepire i sensi). Questi 24 parametri, essendo attivi derivano da Prakriti (il potenziale dinamico), il 25mo aspetto dell’individuo è Purusha (la coscienza). Con lo svilupparsi degli organi motori e sensoriali lo stato di coscienza del bambino si modifica gradualmente sino all’età adulta, contribuendo al suo modo di filtrare la realtà e di viverla. Se il processo evolutivo non prevede l’auto-ascolto, l’interiorizzazione, l’essere perde il contatto reale con il proprio sé. SALUTE E MENTE La mente, continuamente attratta dal mondo esterno, irrequieta, allontana l’individuo dal proprio centro gravitazionale e dal mondo interiore; estrovertita diventa irrequieta e perde potere. Il respiro e il corpo vengono danneggiati dalla mancanza continua di attenzione. Per ritrovare la stabilità e la pace è necessario mettere la mente a tacere, controllandola, affinché non sottragga potere al corpo e al respiro, riconnettendola a questi ultimi. Uno dei principi fondamentali della salute è proprio l’unione (Yoga) tra corpo, mente, respiro, spirito. Da Antarakarana a Manas a Buddhi La maggior parte delle percezioni della Realtà avviene a livello inconscio, non giunge mai al livello di consapevolezza cosciente: il nostro essere sa, ma non ne è coscien- te. Compito dello Yoga è risvegliare la consapevolezza. Quando interiormente si è consapevoli viene attivato lo Antarakarana, che attua una funzione di controllo, lasciando che a carico dei processi vitali ci siano solo le funzioni vitali. Quando Antarakarana è attivo, cioè quando si è consapevoli del proprio spazio interiore, l’Uomo diviene indipendente dalla Natura, acquistando potere. Manas è il principio interiore tipico della specie umana. Manas è il potere di Antarakana, quando questo è attivo. Buddhi è la mente superiore, l’intelletto, detto anche “il grande” (mahat). Il Cidakasha è il mondo imponderale in cui prendono forma le idee. Il Cidakasha potrebbe essere definito uno schermo, Antarakarana il proiettore e Manas il fascio luminoso. Quando si è consapevoli è Antarakarana a proiettare il raggio Manas che verrebbe, nell’inconsapevolezza, proiettato dall’esterno dalla Natura. Il Cidakasha è sempre attivo (la psiche è sempre presente) ma solo quando Antarakarana è vigile l’attività pschica da istintiva, simile a quella degli animali e vegetali, si fa umana. Per giungere alla consapevolezza umana globale occorre raggiungerne diversi gradi: • Jagrat (attenzione) • Pratiyahara (ritiro degli organi di senso) • Dharana (concentrazione) • Dhyana (meditazione) Jagrat Ordinariamente l’essere umano filtra e distorce la realtà esterna in una condizione perennemente sognante, ne immagina una e si comporta come se quella fosse vera. Risvegliando Jagrat può osservare la realtà così com’è. Pratiyahara Dopo l’attenzione è la fase in cui la percezione sensoriale si rivolge all’interno. Gli organi di senso, anziché essere catturati dal mondo esterno si ritirano nel mondo di potere, quello interiore. Quando le attività sensoriali non sono più condizionate dagli organi di senso, si potenziano. Dharana La concentrazione sul mondo interno consente all’individuo di percepirne il contenuto. Consente il distacco dal mondo materiale e la percezione del mondo sottile, di Vritti e Klesha, di Chakra, Nadi e Kundalini etc. Dhyana Quando la psiche è vuota e silente si è in meditazione. Lo Antarakarana rappresenta il vertice di Dhyana, in cui la consapevolezza umana è totale. Oltre esiste la consapevolezza sovra-umana, conosciuta come Samadhi. Samadhi È un termine che riassume tutti quegli stati legati all’equilibrio e alla pace interiore. Duhka, disagio e Swāsthya, salute secondo l’Ayurveda Il termine sanscrito duhka indica una condizione di sofferenza - etimologicamente: “difficile da sopportare", da du = difficile e kha = sopportare. È, come disse il Buddha Śākyamuni in occasione del suo primo discorso, la condizione di sofferenza che accomuna tutti gli esseri senzienti. Swāsthya, la salute è molto più della semplice assenza di malattia. È uno stato di completo equilibrio a livello di corpo, mente e coscienza; uno stato di felicità ottimale, uno stato integrato di equilibrio e benessere emotivi, di flessibilità psicologica e di energia “Dell’uomo che è misurato negli alimenti e nel riposo, di colui che appropriatamente agisce negli atti della vita, di colui che con misura dorme e sta sveglio, diventa proprio lo Yoga che distrugge la sofferenza” Bhagavad Gita (VI, 17) Dinacharya - la routine giornaliera Una sana routine giornaliera comincia al momento del risveglio: è importante stirarsi, portare l’attenzione al proprio corpo e al proprio respiro. Subito dopo è bene bere un bicchiere d’acqua, a temperatura ambiente, e poi dedicarsi all’igiene personale. Con acqua fredda o tiepida è bene rinfrescarsi il viso con gli occhi aperti. L’uso del nettalingua consente l’eliminazione delle tossine accumulate durante la notte; un sorso di olio di girasole, tenuto in bocca, richiama in superficie ulteriori tossine, da sputare. È opportuno il massaggio delle gengive. Al momento del bagno o della doccia occorre frizionare il corpo, usando un’essenza adeguata alla propria costituzione: • per il riequilibrio del dosha vata: chiodi di garofano, cannella, rosmarino, salvia, zenzero; • per il riequilibrio del dosha pitta: rosa, vetiver, citronella, menta, lavanda, sandalo, gelsomino; • per il riequilibrio del dosha kapha: cedro, muschio, patchouli, limone, geranio. È importante eseguire il Suryanamaskar. Evacuate l’intestino prima di cibarvi. Sin dalla colazione, occorre semplificare la dieta evitando cibi pesanti, indigeribili, grassi e piccanti. Evitate cibi in scatola, elaborati, preconfezionati. Mangiate lentamente e in silenzio. Accettate progressivamente la dieta vegetariana. Digiunate un giorno a settimana per ridurre le tossine. Nell’arco della giornata, per rimuovere tensioni mentali e muscolari portate l’attenzione al respiro. Evitate di reprimere le spin- te naturali del corpo: defecazione, urinazione, tosse, starnuto, sbadiglio ed emissione di gas intestinali. Bilanciate momenti di attività con brevi momenti di riposo. Scegliete gli ambienti, le persone, gli eventi più adeguati alla propria personalità, impegnandovi sempre a “restare con voi stessi”. Per l’igiene mentale è bene ricordare che: paura e nervosismo aggravano vata, odio e ira aggravano pitta, possessività, avidità e attaccamento aumentano kapha. Le preoccupazioni indeboliscono il cuore, l’eccessivo parlare dissipa energia, l’uso eccessivo del pronome io è da evitare. Preparatevi al sonno tramite bagni caldi, unzioni, automassaggi, trataka. Strofinate le piante dei piedi con olio di sesamo. Odorate profumi piacevoli e ascoltate suoni gradevoli. Utilizzate un letto comodo dopo aver aerato la stanza. I 5 VAYU “Ovunque ci sia un fastidio dovuto a una malattia, in quel luogo si deve far penetrare, diffondere e trattenere il prana” (Hatha Yoga Pradipika cap. V, v.23) Il prana - soffio vitale È l’energia essenziale, l’energia vitale che attiva il corpo e la mente. È responsabile delle più elevate funzioni cerebrali, delle attività sensoriali e motorie. Il prana vitale è quello che viene localizzato nel capo, mentre il prana che è presente nell’ambiente circostante è quello nutritivo. Attraverso la respirazione avviene uno scamVIVERE LO YOGA • 81 APPROFONDIMENTO bio costante tra il prana vitale e il prana nutritivo. Durante l’inspirazione il prana nutritivo penetra nell’organismo e nutre il prana vitale. Durante l’espirazione vengono espulsi prodotti di rifiuto sottili. Il Prana si localizza in: 1. cuore 2. torace 3. cervello 4. faccia 5. orecchie 6. naso 7. lingua Nella sua funzione normale: 1. si occupa di respirazione e ingestione del cibo 2. è datore di vita 3. sostiene cuore, mente, sensi e intelletto 4. arterie e vene funzionano bene I disturbi causati dalla sua alterazione sono: 1. singhiozzo 2. bronchite 3. asma 4. raffreddore 5. raucedine Sequenza per il riequilibrio di Prana I. Pulizia delle narici II. Movimenti del collo con fissazione oculare In posizione seduta, con la colonna in asse, lasciate penzolare la testa in avanti. 82 • VIVERE LO YOGA Osservate la respirazione e lasciate che si armonizzi. Con l’inspirazione e lo sguardo in Bhrumadhya Dhrishti (il punto in mezzo alle sopracciglia) sollevate e rovesciate la testa indietro; con l’espirazione e lo sguardo su Nasikagra Dhrishti (la punta del naso), raddrizzate la testa e fatela ridiscendere in basso. Immaginate che il respiro passi direttamente dai due punti di trataka. III. Karna Kriya Dopo aver inspirato con indice e pollice della mano destra chiudete le due narici, flettete la testa in avanti e spingete l’aria ripetutamente verso gli orifizi delle orecchie. Per espirare, liberate le narici e sollevate la testa. Ripetete 3 volte. IV. Talabya Kriya e Kechari Mudra Rilassate la lingua, attaccatela al palato come una ventosa, prestando attenzione alla punta, affinché sia rivolta in avanti, verso i denti. Aprite la bocca; la lingua per alcuni istanti rimarrà attaccata al palato. Lasciate che si distacchi con uno schiocco. L’effetto di stiramento del frenulo sarà percepito distintamente; spingete la lingua immediatamente fuori, verso il mento. Questi due movimenti vanno ripetuti 5 volte. Con la bocca chiusa, rovesciate la lingua cercando di portarla il più indietro possibile. Mantenete il contatto con il palato molle a lungo. V. Movimento del gatto e della tigre in Vajrasana Nell’espiro chiudetevi verso il centro schiacciando l’ombelico verso le visceri, e cercando il contatto tra pube e fronte. L’inspiro, nascendo nell’addome, porta la colonna a insellarsi e il capo volge lo sguardo verso l’alto. VI. Gomukhasana Seduti, piegate le ginocchia e appoggiate i piedi sul pavimento. Incrociate la gamba destra sopra la sinistra, mettendo il ginocchio destro sul sinistro, appoggiate il piede destro accanto all’anca sinistra. Mantenete i talloni equidistanti dalle anche: con la gamba destra posizionata sopra, avvicinate il tallone destro all’anca sinistra. Sedetevi distribuendo il peso sui glutei in modo uniforme. Il braccio destro è in alto e quello sinistro in basso. Le mani sono posizionate dietro la schiena. Invertite la posizione. VII. Respirazione con percussioni a tamburo sul petto In piedi, inspirando, sollevate le braccia in orizzontale, col palmo delle mani in basso. Trattenendo il respiro fate ruotare le braccia tracciando piccoli cerchi con la punta delle dita delle mani. Battete con i pugni il petto. Per espirare usate la bocca mentre le braccia si distendono in avanti.