Istituto Superiore Formazione Insegnanti Yoga Milano 2004/2008

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Istituto Superiore Formazione Insegnanti Yoga Milano 2004/2008
Istituto Superiore Formazione
Insegnanti Yoga
Milano 2004/2008
LE MUDRA,
GESTI DI ENERGIA E SAGGEZZA
Tesina finale di
Antonella Marchello
Relatrice
Susi Stefanini
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Tu sei Te stesso, senza inizio, e
Tuttavia sei l inizio di Tutto.
Sei tu che Crei, Conservi e
Distruggi il mondo.
(Mahanirvana Tantra)
OM Santih
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INDICE
-Introduzione
-Etimologia e significato del termine mudra
-L origine e la storia
-Le mudra nelle danze indiane
-Le mudra nella pratica religiosa, nella rappresentazione iconografica delle divinità
dell India
-Le mudra nell iconografia buddista
-Le mudra nel rituale tantrico
-I gesti nel quotidiano
-Simbologia della mano
-Le mudra nelle terapie manuali e nella medicina orientale per curare disturbi
fisici ed emozionali
-Le mudra nello Yoga
-Le mudra nei testi classici
-Azione ed effetti delle mudra
-Come si praticano le mudra
-Le mudra in pratica
-Bibliografia
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Introduzione
Un capitolo molto importante della mia esistenza si sta avviando al termine e dopo 3 anni di
approfondimento di questa meravigliosa disciplina che è lo yoga , è tempo di pensare ad una tesi
conclusiva. Sarebbero tanti gli argomenti da approfondire ed ampliare perché lo yoga è un percorso
così vasto e variegato ma devo necessariamente fare una scelta.
Nei ricordi che mi hanno toccato il cuore c è l aver assistito ad una performance di danza indiana
Bharata Natyam durante la quale mi sono lasciata letteralmente coinvolgere dai gesti del corpo, delle
mani e soprattutto degli occhi dei danzatori.
Praticando danza fin da ragazza ho sempre attribuito molta importanza all espressione attraverso il
corpo e quindi mi sono cimentata con i rudimenti della danza indiana. I risultati purtroppo sono stati
mediocri, perché non è per nulla semplice iniziare un arte espressiva così complessa alla mia età.
Da qui però la scelta di volere indagare più approfonditamente nell universo delle mudra .
Mudra non solo quali canali comunicativi di simboli, ma anche parte integrante e fondamentale dello
Yoga.
Ho intrapreso quindi questo viaggio conoscitivo delle mudra ma non volevo fosse solo una sterile
ricerca su testi e su articoli che si trovano navigando su internet.
Ho cominciato quindi a poco a poco una relazione più stretta con le mie mani, a dar loro più
importanza, ho iniziato a creare diversi circuiti di energia con le dita ed ho proprio avvertito nel tempo
che, assumendo mudra diverse cambiava anche il mio sentire e riuscivo, abbinandole alla respirazione,
a dirigere la mia coscienza su percorsi differenti.
Mi è capitato diverse volte di trovarmi in uno stato di tensione o ansia per problematiche complesse
da affrontare o semplicemente perché dovevo risolvere in modo quasi immediato piccoli contrasti
quotidiani. In entrambi i casi provavo a fermarmi 5 minuti, scioglievo le mie mani, i miei polsi ed
assumevo una mudra cercando di contattare il mio respiro.
Certamente non accadeva alcuna magia ma il mio stato d animo si modificava e il tutto assumeva una
dimensione differente.
Mi sono resa conto che solo la pratica quotidiana e costante mi avrebbe portato a trarre i migliori
benefici dalle mudra ma avevo comunque scoperto un altro mezzo eccezionale per ritrovare il mio
centro e per sperimentare l unità . Unità peraltro cosi difficile da raggiungere specie nella nostra
realtà in cui si viene spinti a cercare sempre al di fuori il significato dell esistenza.
Quanto è difficile togliersi a poco a poco quelle sovrastrutture che si sono ormai saldamente incollate a
noi e che ci impediscono di vedere chi realmente siamo!
Il cammino dello yoga è lento e a volte molto doloroso ma vale la pena intraprendere questo viaggio e
assaporarlo passo dopo passo, cercando di avvicinarci alla meta finale che è pura gioia .
Ringrazio tutti gli insegnanti dell ISFY: Eros Selvanizza, Antonietta Rozzi, Doralice Lucchina, il Prof.
Giuliano Boccali, Mimma Congedo, il Prof. Bergonzi, la mia relatrice Susi Stefanini e tutti i compagni
con i quali ho condiviso interessi, speranze, momenti di gioia e momenti di tensione.
Un grazie anche alle persone che mi sono state vicino e mi hanno sostenuto in questo cammino: le mie
amiche, mio marito e i miei figli.
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Etimologia e significato del termine mudra
Il termine mudra racchiude molti significati.
Mudra ha origine dal sanscrito e significa sigillo , suggellamento , scorciatoia o circuito di
deviazione . La sillaba mud sta per gioia e ra per suscitare . La mudra è quindi un modo per
racchiudere e sigillare l energia che apporta gioia.
Il sigillo racchiude sempre un segreto e anche noi attraverso dei gesti magari inconsapevoli
sigilliamo le nostre percezioni, i nostri pensieri e le nostre azioni quotidiane.
La parola viene anche tradotta con gesto o atteggiamento. Il gesto quindi nella sua completezza
racchiude l energia sigillandola , divenendo il segno, il sigillo rituale che implica il concetto
d autenticità.
Le mudra indicano usualmente particolari posizioni simboliche principalmente delle mani e delle
dita, ma anche del corpo, degli occhi , tecniche di respirazione che , a seconda del contesto in cui
vengono praticate, hanno scopi diversi. Permettono il controllo e l attivazione dell energia nel corpo e
vengono impiegate quindi come supporto alle tecniche di concentrazione e di meditazione ma possono
venire eseguite anche per scopi terapeutici, mistici, devozionali , estetici ed artistici, come ad esempio
nelle danze sacre.
Tali gesti simbolici possono raffigurare vividamente alcuni processi della consapevolezza; viceversa,
gesti specifici sono in grado di evocare gli stati di consapevolezza che simboleggiano.
Secondo la cultura orientale, le nostre dita sono predisposte per funzionare come tante antenne
riceventi e trasmittenti sintonizzate con il cosmo, fonte inesauribile di vita.
Mediante la contemplazione del gesto si crea in ultima analisi un collegamento tra l uomo e il Divino,
tra l energia individuale e la forza universale.
Sicuramente al di fuori di tutti i significati che ci sono pervenuti, originali o reinterpretati delle mudra
rimane l esperienza che consente di far vibrare gli stati più profondi dell essere, di quella sapienza
comune universale chiamata da Jung inconscio collettivo . Mediante questa risonanza che permette la
riscoperta del messaggio nascosto in ogni gesto archetipo, si possono realizzare stati diversi di
coscienza (M. Eliade Yoga, immortalità e libertà)
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L origine e la storia.
L origine delle mudra è molto lontana e avvolta nel mistero perché non le troviamo solo in Asia ma
vengono impiegate in tutto il mondo
Prima di imparare a parlare infatti l uomo imparò a gesticolare e nei suoi rituali ha sempre usato gesti
specifici per sottolineare e sigillare ciò che pensava. Da allora la gestualità non ha più smesso di
rimarcare e rinforzare la comunicazione umana ed ogni popolo ha sviluppato una gestualità tipica e
unica, facendone insieme alla lingua un codice proprio. Il mondo religioso, ad esempio, ha conservato
intatta molta della sua gestualità antica, a tal punto che oggi è relativamente facile distinguere un
sacerdote cattolico da un monaco buddista, un musulmano da un indù, unicamente osservando la loro
gestualità.
Ad ogni mudra veniva attributo un potere, una forza evocativa o un significato sacro come se l uomo
potesse inserirsi con uno specifico gesto nel disegno divino.
La capacità di manipolazione degli oggetti ci ha aiutato molto nella storia dell evoluzione umana, è
con il fare delle mani che è nato lo spirito creativo, l elaborazione mentale di una forma, il concetto
stesso di idea. E a ricordarci queste origini così fondamentali della gestualità umana, disponiamo oggi,
tra le tante, delle mudra papali: la benedizione con le prime tre dita, le mani aperte con le palme rivolte
verso il cielo, il segno della croce.
Le mudra vengono utilizzate anche come sostituzione di parole che non possono essere pronunciate;
sono i gesti segreti per molti ma rivelatori per i pochi eletti.
Ma è nell arte della danza che si sono concentrate le maggiori prerogative simboliche della
comunicazione gestuale. Il palcoscenico e la piazza, luoghi primari per le rappresentazioni della realtà,
hanno ereditato le ricchissime gestualità delle narrazioni archetipe . E se nei grandi e sfavillanti teatri si
è manifestata la comunicazione corporea attraverso la danza, nelle piazze giovani majorette al seguito
di bande musicali mostrano una comunicazione gestuale meno eccelsa ma profondamente radicata nella
cultura popolare. Benché il messaggio contenuto nell estetica dei gesti artistici meriterebbe uno studio
lungo e approfondito, qui si vuole mettere in luce come non ci sia un arte figurativa che non contempli
l uso della gestualità, e come, qualora venisse soppresso ogni gesto da una rappresentazione artistica, si
otterrebbe un opera priva di significati. Ma talmente profondo nella mente umana è il gesto come segno
che, anche nel non compiere gesto alcuno, trasmettiamo ugualmente un segno, compiamo comunque un
gesto.
E interessante notare che la valorizzazione simbolica dei gesti rituali sopravvive anche nelle mistiche
più evolute. Una tradizione persiana anteriore al XIV secolo attribuisce ad Al Hallaj un breve testo sul
simbolismo dei quindici atteggiamenti o gesti richiesti durante la preghiera canonica; risciacquarsi la
bocca vuol dire acquistare la sincerità, annusare l acqua vuol dire rinnegare l orgoglio; levarsi in piedi,
partecipare alla permanenza divina; prosternarsi è isolarsi nella solidarietà divina,ecc. (Mircea Elide,
Lo yoga, immortalità e libertà ).
Mentre in Oriente la gestualità assunse, come vedremo, connotazioni sacre, nell Occidente medioevale,
il gesto apparve agli occhi della Chiesa pericoloso e sospetto, troppo legato all orrendo rivestimento
dell anima : il corpo.
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Il potere ecclesiastico si preoccupò in primo luogo di far sparire ogni sistema di gestualità che
considerava pagana, soprattutto in un campo particolarmente odioso per il cristianesimo, quello del
teatro. Gli specialisti del gesto, mimi o posseduti dal demonio, furono considerati vittime o servi di
Satana: a partire dal XII la tendenza repressiva dei gesti cedette gradualmente il posto al tentativo di
controllo, con prime avvisaglie nelle regole monastiche. Fino a quando, tra la metà del XII e la metà
del XIII secolo, la normalità dei gesti fu definita dai codici che regolamentavano l ordinamento
ecclesiastico, la legislazione monarchica o i codici di cortesia o cavalleria.
Per risalire alle radici delle mudra in Oriente si può adottare un approccio storico basato sulle recenti
ricerche archeologiche e sugli studi hindologici.
Gli scavi condotti nella Valle dell Indo hanno dimostrato la presenza di una civiltà precedente
all arrivo degli Arya (1500 a.c.) risalente al 3000-2500 a.c.. Il materiale rinvenuto a Mohenjo-Daro ed
Harappa, nell attuale Pakistan, testimonia l esistenza di una cultura ricca, dedita al commercio, con
una forma di scrittura non ancora decifrata. Tra i sigilli di terracotta rinvenuti è degna d attenzione una
figura con pesanti bracciali e copricapo ornato di corna di bufalo, circondata di animali e seduta a
gambe incrociate che gli studiosi hanno identificato come un proto-Sìva di Pasupati, Signore degli
animali.
I numerosi ritrovamenti testimoniamo la presenza di riti legati al culto della Dea Madre, al culto del
Linga e alla consuetudine della danza rituale. Tutto ciò fa pensare all uso apotropaico del gesto che
serviva quindi ad allontanare presenze maligne e a propiziare le divinità.
Tale civiltà ormai in declino venne travolta definitivamente dall arrivo degli Ariani nel 1550 a.c.. I
conquistatori introdussero un ordine sociale basato su tre caste (varna): i brahmana, sacerdoti
caratterizzati dal colore bianco, gli ksatriya, principi o guerrieri dal colore rosso, i vaisya, commercianti
e contadini dal colore giallo. Esisteva una quarta classe, quella dei fuori casta, detta dei sudra, dal
colore nero che era dedita al servizio delle altre tre.
I brahmani ebbero un ruolo determinante come depositari dei riti e di tutto il complesso apparato
culturale; con i loro gesti sacri suggellavano il potere della casta.
Nella Manu-smrti (celebre trattato dottrinale sul dharma) si legge: Il brahmana è, in base al dharma,
il Signore di tutto il creato, giacchè Colui che esiste per se stesso (Svayambhu) lo emise in origine dalla
propria bocca, dopo aver praticato l ascesi, per la protezione di tutto questo mondo . (Stefano Piano,
Sanatana Dharma)
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Sempre alla casta sacerdotale apparteneva la conoscenza degli inni, i Veda, pilastri sui quali era basata
la cultura religiosa indiana che consentivano all uomo di mettersi in contatto con la Divinità. I Veda
(in sanscrito si traduce con sapienza) sono stati tramandati come dono divino, ritenuti rivelati ad alcuni
saggi che li hanno poi divulgati.
I Veda venivano cantati - alcuni Veda erano dei veri e propri mantra - e rappresentati come una sorta
di dramma sacro all interno del quale le mudra avevano un ruolo preminente ed erano fortemente
evocative di sacralità.
Indra
Tra il VII e VI secolo a.c. avvennero mutamenti profondi nel pensiero dell uomo che coinvolsero tutte
le grandi civiltà portando l affermazione dell intelletto logico-discorsivo sull intelligenza intuitiva,
legata a rivelazioni divine o a tradizioni collegate a pratiche magiche. Grazie a questi profondi
cambiamenti il buddismo trovò terreno fertile per diffondersi in un momento in cui la società indiana,
sempre profondamente religiosa, si aprì a nuovi orizzonti che non sconfessavano il ritualismo
complicato del brahmanesimo ma lo integravano e lo modificavano.
L attenzione si focalizzò su temi come il dolore (dukha) dando origine all emblematica equivalenza:
L ignoranza (avidya) + l azione (karman) = flusso continuo di esistenze (samsara). Meta finale era
quindi l uscita dalla ruota del divenire continuo per interrompere il dolore di questa ciclicità.
Le mudra vennero assimilate anche dal buddismo e come questa dottrina presero la via dell Estremo
Oriente approdando in Cina, Giappone, Birmania, ecc. L impatto con queste diverse civiltà fece subire
loro importanti trasformazioni. Il gesto quale elemento cardine della religiosità vedica si conformò ad
esigenze magico-rituali che nel tantrismo avranno poi un ruolo preminente.
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Le mudra nelle danze sacre indiane
La danza si colloca in India già dal II millennio a.c. come testimoniano le diverse pitture parietali,
incisioni e sculture provenienti dagli scavi di Mohenjo-Daro. Le danze rituali raggiunsero il massimo
splendore durante gli imperi medioevali quando divennero una modalità di culto, un dono agli dei
offerto dalle devadaasi, serve della divinità, danzatrici all ombra dei templi.
Secondo il pensiero indiano la danza ha origini divine e sussistono diversi miti.
Una leggenda narra che l arte dello spettacolo è stata ideata dal dio Brahma che su invito degli dei creò
per loro un passatempo. Brahma, il Creatore, attinse dal sapere dei quattro Veda la parola (Rg Veda), la
musica (Sama Veda), la mimica (Yajur Veda) e i sentimenti (Atharva Veda) dando origine al quinto
Veda, il Natya Veda il quale ebbe anch esso lo scopo di diventare una via di salvezza per l uomo.
Un altra leggenda racconta che fu Shiva l inventore della scienza delle mudra come contributo alla
danza:
Shiva osservò che nei corpi di differenti creature le varie ghiandole si mostravano iperattive o meno a
seconda della quantità di ormoni secreti. Come risultato queste creature si esprimevano in modi diversi.
Shiva compì ricerche intensive su tutti quanti questi fattori e alla fine inventò le mudra. Ogni mudra
agisce su specifiche ghiandole umane influenzando di conseguenza le menti degli individui. Questo fu
il dono di Shiva al mondo della danza. In quei tempi la gente considerava erroneamente movimenti
casuali delle membra come danza; successivamente a questi movimenti casuali delle braccia e delle
gambe vennero aggiunti alcuni ritmi vedici, che però non furono sufficienti per poter alzare lo standard
di quell arte. Solo dopo l inclusione delle mudra, essa fu elevata allo standard di danza classica (Shri
Shri Anandamurtij Namah Shiva).
Shiva, sovente rappresentato nella sua icona di Nataraja, ovvero Re della Danza, circondato dal prabha
mandala, un cerchio di luci e fuoco che rappresentano l universo, insegnò la danza al suo discepolo
Tandu. Così nacque la Tandava, riservata ai danzatori maschi. E una danza selvaggia e con essa il dio
alimenta, manifesta e distrugge in continuazione l universo.
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La divinità ha diverse braccia; in quella superiore sinistra regge il fuoco della distruzione, mentre
nella destra tiene il damaru (una sorta di tamburello) che simboleggia la creazione. La mano inferiore
destra è rivolta verso i fedeli in Abhaya mudra (gesto dell essere impavido) che invita il devoto a non
temere questo continuo gioco della manifestazione e dissoluzione. Shiva significa benevolo e
attraverso le mudra si rende disponibile a soccorrere l uomo. La mano inferiore sinistra ha la forma
della proboscide del Dio Ganesha e indica un piede, quello sollevato, che rappresenta la grazia che il
Dio concede. L altro piede poggia su una piccola statua antropomorfa: l omino dell oblio (apasmarapurusa) colui che è avvolto da maya, l illusione cosmica e simboleggia la consapevolezza che consente
al mondo di esistere.
Parvati, moglie di Shiva, invece insegnò alle donne il lasya, danza aggraziata e sensuale.
La danza venne strutturata definitivamente nel trattato Natya Sastra del II secolo d.C., attribuito alla
figura mitologica di Bharata che distingue due tipi di danza:
l Abhinaya, a carattere narrativo che comporta una serie di gesti e che rappresenta principalmente la
lotta tra dei, demoni e uomini
la Njttia, una danza più libera da regole, con la quale il danzatore esprime le proprie emozioni.
Nel Natya Sastra sono codificati: 13 movimenti per la testa, 5 per il busto, 5 per i fianchi, 5 per la vita,
3 per l ombelico, 5 per le cosce, 5 per gli stinchi, 5 per i piedi, 10 per braccia.
I movimenti per le mani sono invece codificati in 24 gesti con una sola mano (asamyuta hasta) e 13
gesti con entrambe le mani (samyuta hasta). Inoltre sono citati 30 gesti (njttia hasta) che sono collegati
ai movimenti del corpo.
Diversi sono gli stili pervenuti fino ai giorni nostri e nella grande maggioranza la danza veniva eseguita
nei templi dalle devadasi come forma di devozione agli dei. Alcuni di questi sono:
- il Kataka nell India del Nord
- il Katakhali nel Kerala riservata solo agli uomini dove i danzatori raccontano con i gesti delle
mani episodi della vita quotidiana del villaggio.
- il Manipuri nel Nordest
- l Odissi nella regione dell Orissa
- il Kuchipudi nell Andra Pradesh
- il Bharata Natyam nel Tamil Nadu
Una leggenda racconta che Manipur (in sanscrito regione gioiello), regione nell estremo nord-est
dell India fu scoperta da Shiva per conto di Parvati che gli aveva chiesto di trovare un luogo dove essi
potessero danzare come Krsna con le sue gopa. Nel Manipuri si danza l amore tra Krsna e Radha: gli
uomini suonano, le danzatrici cantano e danzano in gruppo con un ondulazione del corpo unica tra i
vari stili classici indiani.
Uno degli stili principali è il Bharata Natyam. A Chidambaram nell India del Sud, nel tempio dedicato
a Shiva Nataraja, sono state scolpite figure che rappresentano il 108 movimenti fondamentali della
danza (karana) descritti nel Natya Sastra. Essi rappresentano l alto valore artistico raggiunto dalla
scultura e dalla danza in epoca medioevale e sono fonte d ispirazione per i danzatori.
Il Bharata Natyam è una danza la cui difficile tecnica richiede anni di allenamento; tutti i muscoli del
corpo sono coinvolti, compresi quelli del viso e fondamentali sono i movimenti degli occhi che la
rendono un arte profondamente espressiva. I tipi di danza sono fondamentalmente tre:
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danza tecnica che cura la bellezza dei movimenti e la complessità dei ritmi
danza espressiva che esprime sentimenti
danza narrativa, o padam, dove predomina il linguaggio simbolico delle mani ed i gesti vengono
chiamati divya-kriya, o azione divine perché, favorendo la concentrazione, permettono di
risvegliare il potenziale spirituale non solo di chi danza ma anche di colui che assiste.
I danzatori comunicano col Dio attraverso le mudra. Infatti sono particolari posizioni delle mani, delle
dita e degli occhi a raccontare le pene mortali e a invocare il perdono, così , proprio con le mudra i
danzatori assumono la sacralità che permette loro di divenire il tramite tra l uomo e Dio.
In questa forma d arte le mudra giocano in pratica 3 ruoli:
1
estetica espressione artistica
2
movimenti energetici che agiscono direttamente sul performer e sul pubblico
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simboliche rappresentazioni di significato storico e religioso.
Uno spettacolo di danza con i suoi meravigliosi e variopinti costumi e l incanto dell atmosfera diviene
un esperienza emotiva di altissimo livello: fiori di loto sbocciano nelle mani della danzatrice e uccellini
prendono il volo dalle sue dita. Il suo corpo si muove ora orgoglioso, ora manifestando devozione. Il
viso si trasforma in continuazione mimando sentimenti ed emozioni.
Le dita della mano, dipinte di rosso per ricordarsi che il sangue fluisce dal cuore e si estende oltre la
punta della dita, giocano veramente il ruolo primario nella narrazione mimata.
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Le sequenze di danza narrative seguono un testo o un poema mistico cantato dai musicisti e in essa le
mudra servono ad illustrare e a raccontare: le agili mani dei danzatori evocano immagini della natura,
voli di uccelli, fiumi che scorrono, fiori che sbocciano, il mutare delle stagioni e così via; evocano
anche dei, demoni, battaglie, amanti che si incontrano e che si separano Infatti come è scritto nel Natya
Sastra:
dove va la mano vanno gli occhi
dove sono gli occhi è l attenzione
dove c è attenzione c è emozione,
e con essa, l estasi vibrante
E sufficiente assumere alcune posizioni per evocare un profondo sentimento di pace e dolcezza perché
una mudra può esprimere bhava (sentimento) senza l ausilio di altri strumenti.
Con la dominazione britannica la danza scomparve dai templi in quanto i puritani inglesi bandirono le
devaadasi dai templi.
Nella metà del XX secolo famosi poeti e scrittori indiani come Tagore si prodigarono per far rinascere
quest arte che era considerata patrimonio nazionale. A seguito dell indipendenza, a partire dal 1947, la
danza rinacque e crebbe notevolmente il numero di danzatori, insegnanti, scuole di danza non solo in
India ma in tutto il mondo, facendo rivivere così la magia delle mudra..
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Alcuni gesti simbolici della danza:
Padma mudra
Gesto del fiore di loto chiuso e aperto.
Le mani si giungono sul petto, esercitando una pressione
sulla punta delle dita e sui polsi, le nocche, basi delle dita,
vengono spinte fuori e le dita sono distese fino alle punte,
senza alcune flessione a livello delle falangi.
Il Fiore di loto si apre mentre i polsi rimangono uniti,
e poi si chiude, cioè le punta delle dita tornano a toccarsi,
mantenendo come all inizio lo spazio vuoto tra i palmi.
Surya Mudra
Gesto del sole.
Le mani sono al petto, la sinistra si pone davanti al cuore
col palmo rivolto in aventi, la destra piega tutte le dita
avvicinandone le punte e le appoggia sulla base
del palmo sinistro. Per indicare la luce che il sole sprigiona
le dita della mano destra si aprono e si chiudono ritmicamente.
Chandra Mudra
Gesto della luna.
Le mani sono davanti al petto, la destra tiene ben aperti
e distesi pollice e indice, mentre le altre tre dita sono chiuse
e unite nel palmo. La mano sinistra morbidamente aperta,
forma una leggera conca, i polsi si mantengono
sulla stessa linea, distaccati l uno dall altro una decina di centimetri.
Chakra mudra
Gesto della ruota.
Le mani si pongono davanti al petto sovrapposte,
palmo destro su dorso sinistro, palmo sinistro
rivolto verso il cuore. Le dita si aprono tutte, ben tese.
Facendo perno sui palmi le mani si muovono
mimando i raggi di una ruota che gira.
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Shanka mudra.
Gesto della conchiglia
Le mani sono raccolte davanti al petto, con le dita rivolte verso il cielo.
Si circonda il pollice sinistro con le quattro dita della mano destra e
allo stesso tempo si appoggia il pollice destro al medio della sinistra,
che rimane disteso. Le due mani insieme formano la figura della
conchiglia,
Questa mudra viene utilizzata durante i rituali in molti templi induisti,
dove la conchiglia viene suonata la mattina per annunciare
l apertura delle porte del tempio.
Oltre al ruolo preminente delle Mudra nell espressione artistica della danza, esse possono essere
suddivise schematicamente in due categorie:
la prima concerne l aspetto metafisico delle cerimonie esoteriche in cui la gestualità è così rapida che
appare impercettibile. L esecuzione delle mudra è sempre associata alla pronuncia esatta di un mantra
difficile ed incomprensibile e sono dirette a porre gli elementi soprannaturali sotto il controllo del
sadhaka (praticante) per essere trasformati attraverso l adorazione, in agenti benefici.
la seconda trova espressione nelle rappresentazioni iconografiche della pittura, della scultura e dei
mandala con le principali divinità del pantheon buddista e hinduista. Tali gesti indicano le prerogative e
le attitudini di ogni personaggio.
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Le mudra nella pratica religiosa e nella rappresentazione iconografica delle divinità dell India
In India tutte le antiche pratiche rituali e le pratiche religiose hanno connessione con le mudra. La
recita dei Veda era accompagnata da movimenti codificati delle mani, armonizzando così la melodia, il
ritmo e il canto al gesto solenne. Sin da allora sembra essersi creata una connessione tra una mudra e
un mantra di difficile interpretazione. Durante il rito la gestualità era così rapida da apparire
impercettibile agli occhi dei presenti.
L hasta mudra (mudra delle mani) scandisce ogni minimo particolare nella funzione religiosa induista.
Anche nei riti del brahmanesimo post-vedico la gestualità era rilevante. La vita di ogni maschio delle
prime tre varna era scandita dai 15 riti di passaggio , vere e proprie consacrazioni.
Elementi comuni a questi riti sono l immancabile presenza del fuoco, le pratiche di purificazione
implicanti abluzioni e lavacri, la ripetizione di preghiere e formule magiche al fine di attirarsi il favore
degli dei, la circumambulazione in senso orario del luogo sacro, una serie di gesti apotropaici onde
scacciare presenze malevole o indesiderate (A Rigopoulus, Hinduismo).
Anche se la cultura indiana ultimamente è molto cambiata si possono ancora vedere nell India del Sud
brahmani che si alzano presto il mattino per eseguire lunghi rituali comprendenti complessi gesti delle
mani.
I gesti simbolici, insieme alla posizione delle mani , sono particolarmente significativi nella
raffigurazione degli Dei del pantheon induista e buddista.
Le mudra rappresentano le caratteristiche peculiari delle varie divinità in aggiunta alle posizioni e agli
attributi del corpo o delle mani e agli utensili e armi che essi impugnano con innumerevoli mani. In
questo modo il devoto in preghiera nel tempio può riconoscere nelle posizioni mistiche delle mani
speciali poteri, qualità e punti di forza del carattere e, nella preghiera e nella meditazione egli spera,
consapevolmente o inconsapevolmente, usando questi gesti come sostegno, di entrare in uno stato
mentale analogo a quello che la divinità simboleggia.
Anche l artista che scolpiva o dipingeva la divinità era talmente coinvolto spiritualmente nella sua
creazione al punto che anche l arte poteva essere considerata una forma di yoga.
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Il Dio Shiva,
una delle più importanti e polimorfe divinità dell India, il patrono degli yogin e delle yogine, colui che
distrugge il mondo per ricostruirlo in una nuova forma purificata, è raffigurato recante oggetti
particolari, con un numero di braccia diverse, con posture particolari e con alcune mudra a secondo
delle sue funzioni.
Il gesto con cui viene rappresentato (Shiva Mudra) porta le mani
davanti al petto, la sinistra col mignolo teso al cielo, anulare, medio
ed indice uniti e distesi, si appoggiano sulla punta del pollice.
La mano destra ripiega solo il dito mignolo, mentre le altre dita unite
sono tese al cielo.
Shiva nell icona Daksinamutri, tipica dell India Meridionale, è colui che fronteggia la morte che viene
dal Sud. Egli è l archetipo del maestro divino che comunica la verità dello yoga.
Shiva è anche il fanciullo attorniato dai discepoli più anziani che egli ammaestra col suo perfetto
silenzio; è assiso in padma-asana ai piedi di un albero di vata ed esegue il Cin-mudra: l indice
dell anima individuale (Atman) e il pollice Brahman si toccano, rappresentando il raggiungimento
dell illuminazione. Le altre tre dita sono i tre guna, tutto ciò che concerne la manifestazione della
natura.
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Il Dio Vishnu,
colui che preserva la vita, custode del dharma viene
simboleggiato in Vishnu Mudra con entrambe
le mani poste davanti al petto, con gli anulari ripiegati
che si appoggiano sulle punte dei pollici,
mentre le altra dita sono unite e stese verso il cielo
oppure in Abhaya-Mudra.
Brahma
Il Creatore, ha come gesto simbolico il piegarsi di indice e medio
sul pollice nella mano destra, mentre la mano sinistra flette il dito
anulare a toccare il pollice mentre le altre dita sono unite al cielo.
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Ganesha o Ganapati, dio della saggezza, figlio di Shiva e Parvati , ha testa di elefante su corpo
d uomo.
Viene invocato all inizio di ogni impresa, di un viaggio, di un affare perché rimuova gli ostacoli; in
quanto scriba, responsabile della trascrizione dei testi sacri, è patrono della scrittura.
Il Ganesha-Mudra si esegue in piedi con le braccia incrociate: i lobi delle orecchie vengono stretti tra
indici e pollici e energeticamente tirati per nove molte premendoli contemporaneamente;
accovacciandosi e rialzandosi per nove volte, dopo di che viene schiaffeggiata per 50 volte la parte
posteriore delle orecchi.
Le mudra fondamentali attribuite alle divinità del panteon induista sono:
Jnana Mudra e Cin Mudra (gesto della conoscenza e gesto della consapevolezza):
entrambe si praticano unendo la punta dell indice e quella del pollice e allungando le altre dita. Quando
le dita puntano verso il Cielo è Jnana Mudra, quando sono puntate verso il basso è Cin Mudra. La
mudra si esegue in due modi diversi: Cin Mudra permette alla punta del pollice e dell indice di
toccarsi, mentre in Jnana Mudra la punta dell indice va a toccare la prima articolazione del pollice e il
pollice preme leggermente sull unghia dell indice.
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La prima è una posizione passiva e ricettiva , mentre la seconda è attiva e indica l atto del dare.
Questo gesto simboleggia la natura del collegamento della coscienza umana (indice) con il Divino
(pollice). Le tre dita allungate rappresentano i tre guna le qualità che mantengono l evoluzione sia nel
microcosmo che nel macrocosmo e che devono essere trascesi per passare dall ignoranza alla
conoscenza. Il circolo chiuso dell indice con il pollice raffigura il vero scopo della yoga: l unione
dell Atman con il Brahman.
Nelle raffigurazioni delle divinità induiste la mano destra è sollevata all altezza del cuore e il pollice e
l indice a contatto fra loro sono rivolti verso il fedele.
Anche i buddisti conoscono questo gesto e lo chiamano Vitarka Mudra (gesto della discussione); con
questa mudra il Buddha sottolinea il significato delle parole. Anche Cristo è stato raffigurato in un
atteggiamento simile nelle antiche icone bizantine e nella liturgia cattolica il sacerdote usa lo stesso
gesto dopo la transustanziazione.
Atmanjali Mudra (gesto di preghiera) o Namskaram mudra;
Si uniscono le mani davanti al chakra del cuore lasciando un piccolo spazio vuoto tra i palmi.
Tale gesto rappresenta un cosmo apparentemente duale, oppure il riunirsi dello spirito e della materia,
la mano destra la natura divina, la sinistra quella terrena. Questa mudra favorisce il raccoglimento
interiore e crea pace ed armonia.
Namskaram mudra viene anche utilizzato dagli hindu come gesto di saluto, amicizia, cortesia e
ringraziamento. In sanscrito namas significa saluto riverente, inchino . Quindi con questo gesto si
comunica il significato di mi inchino a te , onoro la luce che è in te , adoro la divinità che è in te .
Questa mudra ci rammenta che l esistenza di ogni essere è sacra. Quando si portano le mani a livello
della fronte, a livello del terzo occhio in Anja Chakra e quando le palme si uniscono sopra il capo in
corrispondenza di Brahma-randra , il gesto assume il significato di profonda venerazione verso chi ci
sta di fronte.
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Dhyani Mudra (gesto di meditazione, di contemplazione);
le mani vengono appoggiate in grembo a coppa, la sinistra
è appoggiata sopra la destra, i pollici sono a contatto.
La mani raccolte a coppa mostrano che interiormente siamo liberi,
vuoti, aperti a ricevere tutto ciò che ci è necessario;
poiché nell universo non esistono spazi vuoti, perchè
tutto è permeato di energia. Il vuoto creato dalla nostre mani viene
quindi riempito di nuova energia.
Nella meditazione con questa mudra viene evocato il vuoto mentale.
Abhaya Mudra (gesto per promettere protezione),
la mano destra viene alzata aperta all altezza del petto
col palmo in avanti. Questo gesto è visibile in molte raffigurazioni
di divinità perché promette al fedele protezione e libertà dalla paura
ed inoltre mostra la forza della divinità.
Varada Mudra (gesto del concedere benedizione e misericordia)
La mano sinistra è puntata verso il basso con palmo in avanti.
E il gesto più ricorrente nelle divinità induiste; offre
perdono e ispira nel credente la speranza di grandi benedizioni
e la soddisfazione dei suoi desideri.
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Le mudra nell iconografia buddista
Le mudra raffigurate nelle sculture dell arte buddista permettevano ai fedeli di riconoscere il
messaggio dei diversi bodhisattva (illuminati).
Una leggenda racconta che il principe Gautama compì e insegnò 64 gesti solenni atti a condurre il
meditante all illuminazione.
I gesti legati alla sua esperienza di illuminato sono 5: Dhyana-mudra, Varada-Mudra, Abhaya
mudra, Vitarka Mudra che è abbinata spesso a :
Dharmacakra-Mudra,
( gesto dell esposizione o messa in moto della ruota della legge) :
le mani sono sollevate davanti al petto, con la destra leggermente
più in alto della sinistra. Pollice ed indice di ogni mano sono unite;
il palmo della mano sinistra è rivolto verso il cuore, il dorso della
mano destra è rivolto verso il corpo. Il medio sinistro tocca il punto
in cui pollice e indice della destra formano un cerchio chiuso.
Nella mitologia la ruota simboleggia il completamento o la ruota
della vita che ci guida attraverso una serie di esperienze;
il fatto che il gesto rappresenti due ruote si riferisce all insegnamento
della reincarnazione.
Bhumisparsha Mudra
(gesto dell illuminazione o del chiamare a testimone).
La mano destra è appoggiata alla coscia rivolta verso
il cielo e la sinistra tocca con le dita a terra.
Buddha fu tentato dal male prima di cominciare
i suoi insegnamenti. Mara, il dio dei desideri sensuali,
cercò di convincerlo che non aveva diritto al lembo di terra
sul quale era seduto in meditazione. Buddha allora
toccò la terra con le dita della mano sinistra, giurando
che era testimone del fatto di avere ogni diritto di rimanere
sulla Terra a causa delle sue molte buone azioni.
La leggenda insegna quanto sia importante soddisfare
prima gli obblighi terreni se vogliamo raggiungere l illuminazione.
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I gesti solenni compiuti nei rituali o raffigurati nelle rappresentazioni delle divinità non sono traducibili
in un concetto ma seguono percorsi psichici ed emotivi.
Matthias Mala nel Il mondo magico delle Mudra afferma che il gesto solenne va equiparato come
mezzo al simbolo . I simboli come i miti consentono all uomo di contattare la parte più profonda del
suo essere e veicolano significati di forza e potere corrispondenti a valori universali dell inconscio
collettivo. Il gesto solenne delle mudra diventa quindi un Gesto Sacro ovvero un segno efficace
all interno del rito, chiave di comunicazione col divino e come tale in grado di suscitare echi di
profonda risonanza fisica e psichica in colui che lo esegue .
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Le mudra nel rituale tantrico
Nel VII e l VIII secolo d.C. la ritualità e la spiritualità non sono più di carattere esclusivamente vedico.
Il nuovo sistema chiamato tantrismo (da tan: telaio, tra: strumento) che attinge ad una vasta letteratura
di testi anonimi si diffonde non solo in India ma anche in Giappone, Cina, Sud Est Asiatico.
Caratteristica del tantrismo è il suo insegnamento eminentemente pratico, che si fonda su una serie di
rituali che il sadhaka deve eseguire. Ogni tantra si compone di quattro elementi fondamentali:
lo yoga come disciplina atta a portare il praticante ad un elevato grado di concentrazione mirato
all ascesa dell energia detta shakti
il mantra, come veicolo sonoro della divinità
lo yantra, costruzione di cosmogrammi mistici
mudra, asana o particolari gesti simbolici rituali
Una pratica iniziatica in cui l hasta mudra ha un ruolo rilevante è il nyasa, o divinizzazione delle
proprie membra che fa parte della sezione tantrica detta krya (azione). Il sadahka invita la personale
divinità d elezione a entrare nel proprio corpo. La Mantra-Yoga-Samhita afferma che sono da ritenere
importanti 6 tipi di nyasa:
Jiva nyasa, posizionamento della vita o Prana-nyasa, posizionamento dell energia vitale ;
secondo il Mahanirvana-tantra lo si pratica toccando il cuore con la mano destra, pronunciando il
mantra e visualizzando l energia vitale.
Matrka-nyasa, ossia il posizionamento dell alfabeto S immagina il corpo della dea composto
dalle 50 lettere dell alfabeto sanscrito. Si pratica posando la mano destra su varie parti del corpo.
Rsinyasa-nyasa posizionamento del veggente
Kara-nyasa, posizionamento della mano che consiste nel toccare le dita, il dorso e il palmo della
mano recitando dei mantra; i pollici, Hram Namah; gli indici Hrim svaha, i medi Vasat, gli anulari
Hraim hum, i mignoli Vasat, i palmi Hrah, i dorsi Phat.
Anga-nyasa posizionamento sulle membra del corpo generalmente praticato su sei parti del
corpo, in sequenza: cuore con il palmo della mano recitando il mantra relativo, fronte, con quattro
dita, sempre con il mantra; sommità del capo con la punta del pollice e il mantra; spalle, con le
mani incrociate sul dorso con il mantra; occhi chiusi, con indice e medio e il mantra; palmo della
mano sinistra, con l indice e il medio della mano destra e relativo mantra.
Pitha- nyasa collocazione dei luoghi sacri .
I gesti delle mani hanno una posizione importante nel rituale ed il praticante assumendo i gesti della
divinità crea una manifestazione fisica della forma divina.
Le hasta mudra vengono codificate nei maggiori testi tantrici: quali Il Jaina mudra-Avadhi, la
Jayakhya-Samhita, il Tantra Raje, la Sarada-tilaka- tantra e quello buddista Manjusri-Mula-kalpa,
Nella scuola tantrica l iniziazione (diksa) è fondamentale e comporta un rituale molto complesso e
segreto. La forma più semplice è quella chiamata Mantradiksa, nella quale il guru trasmette al
discepolo un mantra che lo accompagnerà per tutta la vita
Un altra cerimonia detta Pranapratisha ha invece come scopo la trasformazione di uno Yantra in
uno spazio archetipo sacro che mette in relazione il praticante con il cosmo intero. Attraverso
particolari posizioni simboliche della dita il sadhaka porta vitalità allo yantra: l adepto espira
sull appropriata mudra per arrestare simbolicamente l essenza della divinità. Dopo di ciò, abbassa
lentamente le mani sullo yantra ( Madhu Khanna,- Yantra),
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Quando lo Yantra diventa elemento divino avviene la puja (adorazione) che si celebra
quotidianamente e prevede , oltre alle diverse posizioni delle mani, oblazioni, invocazioni, profumi
e unguenti da offrire. Al termine della cerimonia della divinizzazione dello Yantra, avviene il rito
della dissoluzione che riporta lo Yantra nel mondo oggettuale; anche qui si utilizza una hasta
mudra, lo Yoni-Mudra associato ad un mantra.
Accennando ai rituali tantrici non si possono dimenticare le sette dei Natha e dei Siddha affermatesi
nel medioevo indiano. Lo scopo di queste sette era l immortalizzazione del corpo jivannukti, con
l ausilio di pratiche alchemiche utilizzando i principi della medicina ayurvedica. Le mudra creano
un collegamento tra le Asana, che servono a immobilizzare il corpo, il Pranayama che immobilizza
il prana, per poi arrivare ad immobilizzare la mente con la concentrazione. Le mudra poste in
primo piano in questi rituali sono Kechari Mudra e Vajroli Mudra collegate al rituale di
accoppiamento detto maithuna che serve per integrare i due principi maschile e femminile
Shiva/Shakti. Il maithuna può essere inteso come un atto concreto, che come un rituale
interiorizzato sostituito da mudra (che in questo caso designa la yogini o compagna), posizioni del
corpo e immagini (M. Eliade Yoga e immortalità).
La Vajroli, che serve allo yogin per far sì che il proprio seme non venga disperso e assieme alle
secrezioni femminili intraprenda la strada vero il loto dai mille petali , è messa in relazione alla
pratica alchemica e alla relativa trasformazione dei metalli.
Kechari è la mudra dell immortalità perché, se praticata costantemente, lo yogin impedisce che il
nettare lunare cada da sahasrara chakra e venga bruciato in manipura chakra, fermando così lo
scorrere ineluttabile della vita.
I tantrici Vamacara al fine di consentire ai sadhaka una comunicazione più rapida ed incisiva di
quella verbale, si trasmettevano particolari messaggi attraverso le mudra, rappresentando i simboli
sessuali maschili e femminili.:il Lingam e la Yoni.
Ecco una visione tantrica del corpo umano:
nel tuo corpo c è il Monte Meru
racchiuso dai sette continenti;
ci sono fiumi,
mari, montagne, pianure,
gli dei della terra.
Si vedono profeti, monaci,
luoghi di pellegrinaggio
e divinità che li proteggono.
Ci sono le stelle e i pianeti
Il sole insieme alla luna.
Ci sono due forze,
quella che distrugge e quella che crea.
Si, nel tuo corpo c è tutto ciò
Che esiste nei tre mondi.
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I gesti nel quotidiano
La nostra vita quotidiana è caratterizzata da gesti, la cui origine è praticamente sconosciuta al giorno
d oggi: incrociare le dita per qualcuno, battere le mani per applaudire, offrire una stretta di mano,
tenersi per mano o muovere un dito per mostrare la nostra disapprovazione nei confronti di una
persona.
Le mudra riflettono i nostri sentimenti e i nostri pensieri; per converso con le mudra possiamo anche
influenzare positivamente i nostri pensieri e sentimenti.
E interessante notare che spesso tanti gesti vengono formati in modo del tutto inconsapevole il gesto
giusto al momento giusto. Sembrerebbe che all interno del corpo, esista una saggezza autonoma che
cerca e trova sempre la migliore capacità d espressione. Vale la pena notare anche un altra cosa: se
osserviamo i nostri peculiari e inconsapevoli gesti e posizioni delle mani, oppure quelli di altri uomini
mentre comunichiamo con essi, possiamo anche riconoscere pur senza una gran conoscenza di
psicologia quali pensieri attraversano la nostra testa e quella degli altri, e quale stato d animo
predomina. Le mani non mentono. Esse possono rivelare a noi e al nostro interlocutore quando ciò che
appare all esterno non coincide con l interiorità. Porre attenzione ai gesti che compiamo può anche
aiutarci a scoprire un inconsapevole automenzogna. Allora possiamo pensare alla verità ed agire in
modo corrispondente.
In genere un gesto sotto la cintura esprime qualcosa di segreto, sopra la cintura rabbia o passione,
all altezza del cuore sentimento, all altezza della gola impeto o sottolineatura, un gesto degli occhi
menzogna e raggiro e oltre la testa qualcosa che supera la nostra comprensione.
Oggi gli specialisti del gesto, gli attori contemporanei, almeno quelli bravi, studiano il personaggio che
devono interpretare prestando particolare attenzione nell interpretazione emotiva della parte. Si tratta di
professionisti ben consapevoli che il gesto accompagna sempre la parte verbale recitativa; un gesto in
dissonanza ad esempio può provocare un disastro. Mentre un gesto indovinato, catturato grazie ad una
meticolosa osservazione dell ambiente naturale del personaggio da interpretare, può garantire il premio
Nobel.
Nella cultura cattolica contemporanea l uso delle mudra da parte del sacerdote officiante è destinata ad
una comunicazione particolarmente simbolica, quasi esoterica, che va dal semplice segno della croce
con le tre dita della mano destra, alla posizione della palma verso l alto , fino ad invitare al contatto
fisico i fedeli, proprio attraverso un gesto delle mani, il segno della pace , naturalmente con la mano
destra, simbolo dell autorità spirituale e della clemenza divina.
Il complesso dei gesti rituali è il linguaggio ufficiale per i non vedenti, che del gesto hanno fatto un
simbolo nel simbolo. Così come nel tono della voce è possibile percepire le migliaia di sfumature del
nostro stato d animo, altrettanto accade nel parlare a gesti dei non udenti.
Ma anche chi possiede l uso delle corde vocali preferisce spesso assumere il proprio mutuo dissenso
per la guerra con l universale mudra della pace. Alla stessa stregua di chi, invece, della guerra ne fa il
proprio il proprio mestiere e usa una mudra altrettanto celebrata per salutarsi; il portarsi la mano tesa e
aperta alla fronte.
Siamo talmente abituati alla gestualità, all uso costante delle mani, da non soffermarci mai sul
meraviglioso meccanismo che le rende uno degli strumenti più preziosi dell uomo. La mano viene
considerata da molti fisiologi come una sorta di proiezione del cervello nello spazio.
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Secondo un calcolo fatto al computer una mano normale può effettuare venti milioni di movimenti,
mentre una mano abile e addestrata può arrivare addirittura a quaranta milioni. E anche l unico organo
che consente la reciprocità sensoriale: non può toccare senza essere toccata (a differenza dell occhio
che può vedere senza essere visto, l orecchio che può ascoltare senza essere udito e il naso che può
annusare senza essere necessariamente annusato).
A guardare intensamente il palmo della propria mano sembra possibile intravedere una somiglianza col
cielo stellato, forse perché ad ogni intersecarsi di linee, pieghe e rughe si forma una stella. Ogni mudra
è portatrice di un movimento estetico, di un movimento energetico e di un movimento simbolico. Il
movimento estetico genera un simbolo e il simbolo mette in circolo l energia. L energia di cui abbiamo
bisogno è tutta nelle nostre mani.
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Simbologia della mano
I nostri occhi cercano sempre il movimento delle mani di chi ci è vicino, inconsapevolmente. Perché
alle mani abbiamo assegnato un potere, nel corso dell evoluzione, del quale non siamo ancora del tutto
consapevoli: le mani sono simbolo di attività, di potenza (la parola ebraica iad significa sia mano che
potenza) e dominio e ogni volta che comunichiamo muovendole, disegnando nell aria segni magici e
mudra sacri, trasmettiamo energia che può lenire il dolore o provocarlo, la mano può alzarsi per
maledire o per benedire.
La pittura, espressione dell universo interiore, ha sempre dedicato molta attenzione alle mani e ne ha
raccontato la storia. Dal lontano paleolitico ci provengono tracce di uomini e donne che hanno voluto
tramandare un segno della loro presenza con impronte lasciate sulle pareti delle caverne per
testimoniare la carica emozionale di un esperienza magica e spirituale.
Ancora oggi in India nel Rajastan presso al sorgente di Gotta le donne prima di andare a fare il bagno
lasciano su un intonaco le impronte delle loro mani colorate di rosso. Sempre dal Rajastan provengono
impronte di mani lasciate dalle donne che si immolavano sulla pira funebre del proprio marito. In tutta
l India le mani della ragazza che si sposa vengono completamente dipinte di rosso, il colore della Dea,
con disegni che definiscono anche la casta di appartenenza della donna. Si trovano anche i sadhu, asceti
itineranti, che si dipingono le unghie di rosso ad indicare che il sangue fluisce dal cuore. Il sangue è
praticamente la rappresentazione dell anima.
Nella tradizione biblica e cristiana l imposizione delle mani significava un trasferimento di energia o di
potenza. La mano destra che compie la gran parte dei movimenti, genera energia maschile, solare, la
sinistra più docile e ubbidiente, genera energia a dominanza femminile, lunare. Le mani unite sigillano
l istante presente e indicano l integrazione dei due principi opposti. Nel gesto di saluto gli indiani
congiungono le mani davanti al petto, proprio in corrispondenza del chakra del cuore, a indicare
l amore universale, incondizionato, spogliato da tutto ciò che è personale: indicano l umiltà che si
addice sia a un buon discepolo, che a un buon maestro.
Alla destra si affida la mudra della forza, il pugno chiuso, Shiva, il distruttore; alla sinistra si affida la
mudra della tolleranza, la mano aperta che salva, l amorevole Shakti.
In Cina la destra corrisponde in genere all azione e all esuberanza, mentre la sinistra al non agire e alla
saggezza.
Nel buddismo la mano chiusa è simbolo della simulazione, del segreto e dell esoterismo. La mano del
Buddha non è chiusa , cioè egli non tiene per sé nessuna parte della sua dottrina.
In Africa porre la mano sinistra con le dita piegate nella mano destra è segno di sottomissione e di
umiltà.
Per il musulmani la mano è simbolo della provvidenza e la sintesi della legge del Profeta. Ognuna
delle dita racchiude uno dei cinque dogma o precetti fondamentali. Queste comprendono 14 falangi, 28
per le due mani, sulle quali vengono distribuite le 28 lettere dell alfabeto (huruf); le 14 lettere luminose
sulla mano destra, collegata al Sud e le 14 oscure sulla mano sinistra, collegate al nord. Per recitare
l Al-Faitha, cioè la sura (capitolo) aprente del Corano, i musulmani tengono le mani con i palmi rivolti
verso l alto; per recitare la Shahada, cioè la professione di fede, durante la preghiera, viene mosso
l indice della mano destra. Sempre nella ritualità islamica, per allontanare il male è frequente l uso di
aprire il palmo della mano.
La mano di Fatima è l amuleto più diffuso nel mondo islamico; gli sciiti vi collegano i simboli delle
cinque persone sacre: Maometto, Ali, Fatima, Hassan e Hussein.
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Anche presso gli ebrei vi era una mano-amuleto in bronzo, un concentrato di influssi spirituali e
magici, emessi dai nomi sciiti sulle dita: Adamo sulla falange del pollice, Abele sulla giuntura, Eva
sull indice, Caino sul medio, Seth sull anulare, Noe sul mignolo, El sulle pieghe della mano e Haya
(vivere) sul palmo. In genere il numero delle dita è assimilato al numero dei sensi e l iconografia
accorda un sesto dito a coloro che sono provvisti di un sesto senso, come nelle figure dei santi degli
affreschi bizantini.
Nelle danze rituali del Sud dell Asia chiamate danze delle mani , la posizione delle mani e delle dita
simboleggiano atteggiamenti interiori. Nelle arti marziali asiatiche la mano è come una spada dalla
quale vengono emanate luce e forza.
Anche nel simbolismo celtico la mano ha un valore magico ma quasi sempre connessa con il braccio
intero.
Alcune scritture geroglifiche come quella egizia, maya o azteca utilizzano spesso la mano per
simboleggiare l azione.
L etimografia della lingua cinese, svolta soprattutto con lo studio dei caratteri su bronzo, mostra come
la mano sia spesso parte di ideogrammi, ad esempio per le parole finestra o pennello/pittura .
La mano è un piccolo tutto che racchiude in sé le caratteristiche spirituali e psichiche di ogni essere
umano.
Nella chiromanzia o divinazione della mano, le cui fonti sono da ricercarsi in India dove, in un tempio
dedicato al Dio Brahma è conservato il più antico libro sullo studio delle mani , la mano è lo specchio
degli influssi astrali. La scienza della lettura della mano, tuttora molto praticata in India infatti è
strettamente legata all astrologia. Secondo questa scienza la mano è idealmente divisa in nove parti,
ognuna corrispondente ad un pianeta. Anche ad ogni dito corrisponde un pianeta che investe ogni
singolo dito delle proprie energie e qualità morali.
Il pollice corrisponde al pianeta Marte è il simbolo dell energia divina che circola nel corpo non
condizionata dalle nostre tendenze subconsce o karmiche, è simbolo della forza di volontà, ovvero del
potere che può essere usato dalla volontà cosciente, è simbolo anche dell intuizione. E associato
all elemento fuoco che nutre l energia delle altre dita e assorbe contemporaneamente l energia in
eccesso, ristabilendo quindi un equilibrio.
L indice corrisponde al pianeta Giove ed è il simbolo della nostra personalità egoica , indica il senso
del proprio valore, l autonomia, l ambizione, l intelligenza, l ispirazione. E associato all elemento
aria che rappresenta il potere del pensiero.
Il medio corrisponde a Saturno e simboleggia le forme di energie più condizionate e più karmiche;
indica il materialismo, il razionalismo, la responsabilità, la perseveranza, il senso del dovere, la
stabilità. E associato all elemento terra e simboleggia i doveri a cui dobbiamo assolvere sulla terra
prima di progredire verso il nostro percorso spirituale.
L anulare corrisponde a Venere ed è collegato alla creatività; indica senso della bellezza, la creatività,
la sensualità, l idealismo, la cordialità, il godimento dei piaceri, la capacità di vincoli spirituali.
Il mignolo corrisponde a Mercurio e simboleggia la comunicabilità, la relazione, la retorica, l impulso
alla conoscenza, l abilità, l adattamento, la chiaroveggenza e la spiritualità.
E associato all elemento acqua .
Secondo la teoria indiana delle corrispondenze che ricorre sempre nella filosofia indiana, nella mano
sarebbero simboleggiati i centri di energia chiamati chakra. Il termine chakra proviene dal sanscrito e
significa ruota ma ha molte accezioni tra le quali quella di plesso o vortice . Sono centri di energia
sottile di cui i maggiori sono sette: cinque collocati lungo al colonna vertebrale, uno nella zona della
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fronte e uno sopra la testa, i quali agiscono come valvole energetiche. Essi raccolgono il prana che
scorre nel corpo, lo lavorano e lo trasformano in messaggi che l essere umano è in grado di capire,
ossia pensieri e sensazioni per poi farlo scorrere di nuovo attraverso i numerosi canali di energia (nadi)
distribuiti nel corpo. Il corpo fisico e quello sottile (emozioni, percezioni, pensieri, stati di coscienza)
sono collegati a livello dei chakra e quindi agendo sul corpo fisico si produrrà un effetto anche su
quello sottile e viceversa.
Lungo questi vortici risale la potenza di Kundalini Sakti che perforando i tre granthi o punti nodali si
ricongiunge con Shiva rappresentato come un laghetto immoto posto nel loto dai mille petali, ovvero
sahasrara chakra, portando il praticante spirituale alla realizzazione del Sé.
I primi cinque cakra sono associati alle dita della mano anche se non tutte le scuole di yoga
concordano con le corrispondenze. L accezione più diffusa è che al chakra della radice (Muladhara)
corrisponda l anulare, al chakra sacrale (Svadhistana) il mignolo, al chakra del plesso solare
(Manipura) il pollice, al chakra del cuore (Anahata) l indice e al chakra della gola (Visuddhi) il
medio.
La pratica delle mudra in questo caso è orientata a correggere gli squilibri energetici attivando i chakra
preposti.
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Le mudra nelle terapie manuali orientali per curare disturbi fisici e problemi emozionali
Secondo Darwin, la mano è l organo che distingue l uomo dagli altri primati, e l uomo non avrebbe
mai raggiunto il suo posto predominante nel mondo senza l uso delle mani. A differenza degli altri
primati infatti la mano dell uomo ha acquistato la capacità di opporre il pollice all indice e alle altre
dita; in tal modo il movimento delle dita è molto più preciso .
Emmanuel Kant definì la mano come il cervello esterno dell uomo ; essa, infatti, comandata dagli
impulsi cerebrali, si muove come se fosse una specie di tentacolo esterno capace di tradurre il pensiero
in movimenti.
La mano assolve a due funzioni principali, quella operativa e quella informativa, che sono il risultato di
una serie di differenziazioni che si accompagnano all acquisizione della posizione eretta e all aumento
della complessità delle circonvoluzioni cerebrali.
Le terminazioni nervose della mano occupano sulla corteccia cerebrale l area più estesa di ogni altra
parte del corpo, ben più vasta di quella delle braccia e delle gambe e ogni dito della mano è posto in
relazione ad un ansa del cervello. Il ricercatore Lyall Watson offre un immagine inequivocabile sulle
proporzioni delle aree della corteccia cerebrale che interessano le varie parti del corpo dicendo che se
le proporzioni umane fossero determinate solo dai collegamenti nervosi, le mani dovrebbero essere
grandi come ombrelloni da spiaggia .
L attività cerebrale viene attivata e allenata dal tatto e dalle sensazioni, specialmente attraverso la punta
delle dita. Per esempio i giochi con le dita sono usati per curare difficoltà di apprendimento dei
bambini, perché stimolano i collegamenti corrispondenti nel cervello, attivando le onde cerebrali.
Praticando quindi le mudra in modo consapevole, cioè quando ci concentriamo sulle dita e su ciò che
toccano, si attivano vaste aree del cervello. Con le mudra possiamo influenzare diverse funzioni del
nostro corpo perché ogni movimento e ogni contatto ha il suo effetto specifico. Le mudra inoltre
stabiliscono una connessione sottile con le aree primitive del cervello intorno al peduncolo cerebrale
che controllano i nostri istinti primari.
Un altro importante contributo scientifico alla comprensione del complesso rapporto tra mano e
cervello è offerto dagli studi sul biofeedback, una terapia che consiste nel prendere in considerazione
un attività viscerale, involontaria, come ad esempio il battito cardiaco, e nel riprodurla visivamente o
auditivamente tramite un apparecchiatura elettronica. Gli elettrodi usati in questa pratica, generalmente
finalizzata a segnalare lo stato di rilassamento della persona, vengono applicati al palmo di mani e
piedi. Nelle estremità volari degli arti, i palmi, l afflusso sanguigno passa direttamente dalle arteriole
alle vene per mezzo di shunts conosciuti come anastomosi arteriovenose , posti direttamente sotto il
controllo del sistema nervoso autonomo.
Poiché gli stress quotidiani attivano parzialmente questi shunts, si è in grado di sfruttare il fenomeno
per indicare l equilibrio fra stress e rilassamento.
I saggi ed i medici orientali infatti affermano che il corpo, la mente e l anima sono contenuti sulla
punta di ogni dito , in ogni articolazione e naturalmente nella mano in sé. Dunque è del tutto probabile
che noi possiamo effettivamente avere una grande influenza su ciascuna area del corpo attraverso le
dita e le mani.
Ad esempio esiste una relazione diretta tra mani e collo in quanto i nervi corrono attraverso la foramina
vertebrale nelle braccia , nelle mani e nelle dita. La flessibilità delle mani ha sempre un effetto sulla
flessibilità del collo e di conseguenza gli esercizi con le mani alleviano le tensioni al collo.
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Mani e dita sono in relazione diretta anche con cuore e polmoni: molte persone con l avanzare dell età
non riescono più a stendere le dita rivelando problemi nella regione cardiaca. Questa posizione un po
rigida delle mani non permette ai polmoni di assorbire la quantità normale di aria, generando un
accumulo maggiore di sostanze di rifiuto.
Ogni essere umano è un campo o una sfera di energia individuale che si divide in vari livelli e che è
soggetta anche a vibrazioni differenti. I sensi fisici sono sintonizzati su una vibrazione molto specifica
e quindi noi riusciamo in genere a percepire soltanto quella particolare vibrazione ma gli antichi yogi
erano in grado ad esempio di cogliere altre vibrazioni come quelle dei chakra e delle nadi .
Nelle dita hanno il loro inizio e il loro punto finale numerosi canali energetici che scorrono percorrendo
ogni parte del nostro corpo; le mudra agiscono propriamente su questi canali di energia, le nadi o i
meridiani secondo la medicina cinese con lo scopo di riequilibrarla perché qualsiasi ostruzione o
irregolarità del suo flusso è causa di disturbi e malattie. Conseguentemente ogni organo può essere
concretamente trattato attraverso il massaggio e la pressione delle dita o delle corrispondenti aree della
mano.
Le mani occupano più energia vitale di ogni altra zona dell organismo. In ognuna delle nostre mani
sono presenti 16 piccoli vira chakra, guardiani difensori del centro, per un totale di 32 punti di
passaggio di energia; ogni dito è collegato ad altrettanti organi interni e rappresenta uno dei 5 elementi,
i pancha tatva . Il mignolo rappresenta l Acqua, l anulare la Terra, il medio il Fuoco, l indice l Aria e il
pollice l Etere.
Il mignolo porta i canali energetici del cuore e del piccolo intestino, l anulare il canale del polmone, il
medio arriva alle tre fasce metameriche del corpo; bacino-addome, addome-torace, torace-gola.
Tra indice e pollice nasce il canale energetico del grosso intestino e il pollice guida al canale della testa.
L Ayurveda, l arte della guarigione che ha avuto origine in India , ritiene che tutte le malattie siano
causate da uno squilibrio interno del corpo umano per cui la guarigione significa ritrovare l equilibrio
perduto. Secondo questa scienza millenaria è la mente cosciente a creare la malattia e la coscienza è
un energia che si manifesta nei cinque pancha tatva. Quando uno di questi elementi diventa eccessivo
o scarso si verifica la malattia. Anche l Ayurveda associa le dita agli organi individuali.
Le mani, secondo l Ayurveda, contano 6 punti vitali o punti vulnerabili del corpo (marmasthana), tra
cui i più importanti sono testa, cuore e vescica che possono venire rafforzati con la pratica di mudra
specifiche.
Nell Hatha Yoga Pradipika i punti vitali vengono chiamati adhara e sono 16; attraverso il grande
mudra Jalandhara-bandha possono venire dominati .
L acupressione è il metodo di guarigione cinese più conosciuto in Occidente dopo l agopuntura. Invece
di usare gli aghi, i meridiani vengono stimolati con le dita.
Le zone di riflessologia della mano corrispondono alle zone di riflessologia del piede che attualmente è
più conosciuta come terapia di massaggio. Ogni organo del corpo è associato ad una precisa zona della
mano che viene stimolata attraverso il massaggio. Gli organi del lato destro del corpo sono
rappresentati sulla mano destra, e su quella sinistra gli organi del corpo del lato sinistro del corpo. Tutti
gli organi, ghiandole e regioni del corpo (stomaco, plesso solare, colonna vertebrale, nuca, nervi)
disposti centralmente hanno la loro corrispondenza in entrambe le mani e vengono massaggiati
ugualmente a lungo su tutte e due le mani.
Nella medicina cinese le mudra vengono impiegate per guarire una quantità di disturbi fisici e traggono
origine dalla teoria dei 5 elementi, i cui principi sono ancora sconosciuti in Occidente.
La medicina cinese prende in considerazione i meridiani energetici che percorrono tutto il corpo e molti
di essi iniziano o finiscono alle estremità delle nostre mani.
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Un meridiano è l insieme dei punti usati in agopuntura che percorrono tutto il nostro corpo, su cui la
pressione va ad agire rilassando e tonificando l organismo. Facendo pressione su questi punti del corpo
si cerca di sbloccare i percorsi dell energia vitale sollecitando le difese naturali dell organismo. 12 è il
numero dei meridiani più importanti, disposti simmetricamente lungo il corpo. Sul percorso di questi
canali sono presenti dei punti specifici ed ognuno di questi punti ha una valenza terapeutica mirata. Le
mudra vanno quindi ad agire nelle falangi terminali dove partono o terminano i 12 meridiani. Ogni
meridiano energetico corrisponde a un organo ben preciso ed ha un suo percorso proprio. Partendo
dall estremità ditale, su ogni meridiano, a livello della mano, si trovano cinque punti shu , che vengono
interpretati come 5 tappe diverse di un corso d acqua.
Ogni mudra agisce quindi sul corpo, sullo spirito e sull anima. Poiché ogni funzione del corpo ha anche
un effetto su ciò che noi sperimentiamo, su come ci sentiamo e su ciò che pensiamo, ne consegue che
tutti e tre i livelli ne traggono vantaggio. Da lungo tempo la medicina cinese sa che i singoli organi
possono influenzare sentimenti e pensieri. L energia di un organo, sia esso debole o forte, esercita un
influsso sul pensare e sul sentire degli uomini. Però, per converso, anche i nostri sentimenti e pensieri
possono indebolire o rafforzare l organismo.
Nel Tao e nello yoga le dita sono associate ai seguenti sentimenti:
pollice: preoccupazione
indice: tristezza
medio: impazienza
anulare: rabbia
La pratica delle mudra può essere definita puro allenamento per il cervello ed esercita un influenza
positiva sulle onde cerebrali, in particolare quando le punta delle dita si toccano. La connessione che si
stabilisce con le aeree del cervello è assolutamente non intellettuale ma sottile. Se allo stesso tempo si
visualizzano interiormente delle immagini, il cervello viene ulteriormente stimolato aumentando la
facoltà immaginativa, che è una delle precondizioni per l attenzione mentale e la chiarezza di pensiero.
Quando la mudra viene eseguita in piena concentrazione e in uno stato di serenità, l attività cerebrale si
calma e si rigenera. Molte mudra favoriscono inoltre la sincronizzazione dei due emisferi del cervello
stimolando la memoria e la creatività. Le mudra hanno un effetto potente sull area emozionale.
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Non è a caso che si stringono i pugni quando si è in preda all agitazione o che i movimenti delle mani
diventano deboli quando siamo depressi.
Lo scopo finale è cercare di sradicare modelli comportamentali istintivi originati dalle aeree primitive
del cervello che causano tensioni e sofferenze e far emergere una coscienza diversa.
Esempi di mudra terapeutici:
Ganesha Mudra
Si porta la mano sinistra davanti al petto con il palmo in fuori.
Si piegano le dita e si afferra la mano sinistra con la destra,
tenendo il dorso in fuori,
Si sollevano le mani a livello del cuore, davanti al petto.
Mentre si espira si tirano con forza le mani verso l esterno.
I muscoli del petto si tenderanno. Inspirando si rilascia ogni tensione.
Si ripete sei volte, poi si appoggiano le mani sullo sterno concentrandosi
sulle sensazioni. Infine si ripete il gesto invertendo la posizione delle mani.
Questo mudra stimola l attività del cuore, rafforza i muscoli cardiaci,
apre i passaggi bronchiali e scioglie qualsiasi tensione in questa zona.
Apre inoltre il quarto chakra e dà coraggio, fiducia e apertura verso gli
altri esseri umani.
Prithivi Mudra
Con entrambe le mani si appoggia
la punta del pollice a quella dell anulare esercitando
una leggera pressione e si stendono le altre dita.
Questa mudra della terra può eliminare una carenza
di energia nel chakra della radice: infatti
la forza e la vitalità fisica o psicologica dipendono largamente da questa energia.
E un gesto che può aiutare quando si ha bisogno di stabilità interiore e di fiducia.
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Shivalinga
Si mette la mano destra con il pollice teso verso l alto
sopra la mano sinistra, che è leggermente arrotondata
e con le dite ben chiuse tra loro.
Si portano le mani a livello dell addome con i gomiti in fuori,
leggermente in avanti.
La mano destra simboleggia la forza maschile, il fallo di Shiva.
Shiva incarna l aspetto distruttore e trasformatore della divinità
più alta nella mitologia indiana. Proprio come il fallo è il simbolo
di un nuovo inizio, Shiva è la divinità che rende possibile il nuovo
inizio con il distruggere qualcosa, azione preliminare necessaria.
Questo gesto può essere usato contro la stanchezza, l insoddisfazione,
la svogliatezza e la depressione oppure dopo un lungo periodo di sforzo.
Vayu mudra
Si piega l indice in modo che la punta tocchi la base del pollice,
poi si preme leggermente il pollice sopra l indice.
Le altre dite sono allungate.
E una posizione che previene il vento
e in generale la sensazione di gonfiore in ogni parte del corpo.
Varuna mudra
Si piega il mignolo della destra affinché la punta tocchi la base
del pollice destro, poi si appoggia sopra il pollice.
Si premono leggermente le due dita con il pollice sinistro,
allo stesso tempo la mano sinistra avvolge la destra,
leggermente dal basso.Questa mudra va eseguita quando si raccolgono
eccessi di muco e secrezione nei seni frontali, nei polmoni e lungo
l intero tratto digerente, dallo stomaco all intestino crasso.
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Le mudra nello yoga
Le mudra appartengono anche alla sfera dello yoga.
Nell immensa galassia dello yoga è importante distinguere lo Yoga classico (Yoga Darshana) o Raja
Yoga conosciuto anche come lo yoga di Patanjali, o Yoga dalle otto membra, dagli altri mondi dello
yoga tra cui lo yoga tantrico, maggiormente legato all esoterismo che tuttavia rielabora e riconosce
l importanza dello yoga classico.
Patanjali nel suo testo, gli Yoga Sutra (194 aforismi codificati nel V/VI secolo d.C.) non fa alcun
riferimento né alle mudra né ai chakra ma descrive invece un ottuplice cammino che l adepto è invitato
a compiere: 1) Yama 2) Nyama,3) Asana, 4) Pranayama, 5) Pratyahara, 6) Dharana, 7) Dhyana, 8)
Samadhi.
Sono state fatte diverse ipotesi riguardo al fatto che non ci sia alcun accenno delle mudra nel testo di
Patanjali: l autore li riteneva marginali oppure li riteneva così importanti da darli per scontati; lo stile
comunque asciutto dei sutra non lasciava spazio alla simbologia di cui invece sono ricchi i testi
tantrici.
L Hatha Yoga o Yoga dello Sforzo si colloca nel tantrismo (XI, XII sec. d.C.). e rappresenta quindi
una posizione di rottura rispetto al vedismo e al bramanesimo. Nei principali testi dell Hatha Yoga
come l Hatha Yoga Pradipika, la Gheranda Samhita, la Shiva Samhita, di cui parleremo più avanti,
le mudra vengono invece ampiamente trattate poiché parte integrante del percorso evolutivo suggerito
all adepto; anzi il linguaggio iniziatico adoperato mette in luce l importanza, la potenza nonché la
segretezza delle stesse.
Anche se i percorsi sono diversi, il fine ultimo di ogni percorso evolutivo è comunque sempre lo stesso:
uscire dal ciclo doloroso della rinascita e ottenere quindi la liberazione .
Lo yoga , che si diffonde in ambiente tantrico attraverso la teorizzazione di una fisiologia sottile, indica
quale strumento indispensabile per raggiungere la liberazione il risveglio e la risalita di Kundalini
attraverso i chakra principali. La più completa realizzazione ( samadhi) ossia l unificazione del Sé
individuale (Atman) con il Sé Spirituale (Brahman) è possibile solo quando viene superata la dualità,
quando non esistono più gli opposti.
Il corpo è visto come un microcosmo nel quale circola l energia sottile attraverso una fitta rete di canali
detti nadi.
La potente energia di Kundalini rappresentata come un serpente avvolto su se stesso per tre spire e
mezzo che assopito occlude l ingresso della nadi principale, Sushumma, alla base della colonna
vertebrale può essere risvegliata sotto la guida di un autorevole maestro, incanalata nella nadi centrale
e fatta risalire attraversando i chakra principali, fino all ultimo sahasrara chakra o lotto dai mille
petali , sede di Shiva, posto oltre la sommità del capo.
I chakra possono venire definiti come le sedi dell energia cosmica; ad ogni chakra corrisponde un
comportamento, un attitudine mentale ed ogni chakra ha una corrispondenza fisica. Se i chakra sono
aperti , l energia può fluire liberamente e quindi si sperimenta un equilibrio psicofisico, uno stato di
salute ad ogni livello; se invece sono bloccati o chiusi l energia trova un ostacolo e non penetra e
quindi in quei punti si creerà uno squilibrio a livello fisico, a livello mentale o ad entrambi.
Dei chakra si può fare esperienza proprio con l ausilio della mudra, praticate in modo consapevole.
Scrive Swami Satyananda Saraswati: le mudra dirigono il prana nello stesso modo in cui l energia
nella forma di luce o di onde sonore viene deviata da uno specchio a una parete rocciosa. Le nadi e i
chakra irradiano costantemente prana che normalmente sfugge dal corpo e si disperde nel mondo
esterno.
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Creando delle barriere all interno del corpo attraverso la pratica delle mudra l energia viene canalizzata
all interno
Secondo i vari testi che descrivono le mudra all interno dello yoga la trasmissione del sapere e della
conoscenza dei significati più profondi delle pratiche deve necessariamente avvenire da maestro (guru)
ad allievo per via eminentemente pratica. Considerando inoltre il linguaggio particolarmente misterioso
con cui vengono descritte le mudra, se ne deduce quindi che rappresentino pratiche superiori per
aspiranti spirituali già sufficientemente preparati. Come afferma Swami Satyananda: le mudra sono
pratiche superiori che portano al risveglio del prana, dei chakra e della Kundalini e che conferiscono al
praticante avanzato le siddhi (poteri psichici) principali .
Gli yogi parlano di un antico mudra che veniva tramandato dal Guru al discepolo, solo se questi aveva
dimostrato di essere all altezza di una conoscenza suprema: è Surya Tejas Mudra, il gesto del sole
splendente in cui le mani dell adepto divenivano il veicolo attraverso cui l energia vitale veniva fatta
risalire dal chakra più basso del corpo fino al raggiungimento del Brahman al vertice del capo tra il
corpo fisico e il corpo astrale, in cui si concentravano i raggi del sole. L adepto sentiva il sole
appoggiato al suo capo, poteva toccarlo con le sue mani, sentirlo bruciare, allora era in grado di poter
percepire un essenza comune in tutte le cose e ritrovare tutte le cose in se stesso.
Nell Hatha Yoga le mudra sono associate ai bandha, il cui termine deriva dalla radice verbale
sanscrita che significa chiusura, legamento, postura tenuta con sforzo; queste posizioni richiedono
quindi una certa capacità fisica e non solo concentrazione mentale. L azione dei bandha è di tipo
neuromuscolare; essi agiscono per evitare possibili inconvenienti legati alla pratica del pranayama e
hanno la capacità appunto di legare il soffio vitale. Van Lysebeth da un idea chiara della sinergia tra
mudra e bandha sostenendo che assieme alla mudra, i bandha concorrono a controllare e guidare le
forze praniche e psichiche assorbite, generate e messe in circolazione dal pranayama .
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Secondo Satyananda le mudra dello yoga possono essere suddivise approssimativamente in 5 gruppi:
a) Hasta mudra, mudra delle mani. Queste mudra ricanalizzano il prana emesso dalle mani
all interno del corpo. Ad esempio le mudra che uniscono il pollice e l indice coinvolgono la
corteccia cerebrale motoria a un livello molto sottile, generando un percorso di energia dal
cervello alla mano e viceversa. Tra le più importanti: Jnana mudra, Chin mudra, Yoni mudra.
Yoni Mudra:
Si uniscono i palmi delle mani con le dita e i pollici tesi
e rivolti in avanti. Mantenendo uniti i polpastrelli degli indici,
si piegano e si intrecciano mignoli, anulari e medi.
Si portano i pollici verso il corpo e si uniscono i polpastrelli
per formare la base di una yoni. Questo gesto porta a
riarmonizzare e riequilibrare le attività dei due emisferi
cerebrali. Unendo poi le punte degli indici e dei pollici si
intensifica ulteriormente il flusso del prana.
b) Mana, mudra della testa. Esse utilizzano gli occhi, le orecchie, il naso, la lingua e le labbra e
sono tecniche meditative. Gli occhi ad esempio negli stadi superiori dello yoga, vengono puntati
all interno, verso la loro radice e da quel punto guardano il cielo attraverso la porta di
Brahma . La radice degli occhi segna l incontro dei tre grandi canali energetici che portano
simbolicamente il nome dei tre fiumi sacri all India, rappresentati da tre Dee: Saraswati,
Yamuna e Ganga. E dal punto di Brahma che l anima degli yogi può ricongiungersi con
l energia divina che l ha generato; così gli yogi meditano in quel punto perché sia
costantemente presente la meta. Tra i più importanti: Shambhavi Mudra, Nasikagra Drishti,
Unmani Mudra, Kechari Mudra, Garuda drishti, Bhramari drishti, Baka drishti, Kurma bindu
drishti, Kaki mudra.
Shambhavi mudra :
E importante rilassare tutti i muscoli del viso.
Si fissa dapprima un punto fisso davanti a noi,
poi si porta lo sguardo in su e verso l interno,
focalizzando gli occhi al centro fra le sopracciglia.
Il capo non si deve muovere.
Se praticato correttamente si dovrebbe formare
un immagine a forma di V capovolta alla base del naso.
In questo punto è situato il centro fra le sopracciglia.
Poi si chiudono gli occhi mantenendo lo sguardo fisso
in quel punto.
Questa mudra rinforza i muscoli degli occhi ed elimina
la tensione accumulata in quest area. Calma la mente,
sviluppa la concentrazione e la stabilità mentale.
Risveglia anja chakra ed è una pratica meditativa di per sé.
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Kechari mudra
Seduti in una comoda posizione meditativa, si piega la lingua all indietro e verso l alto cosicché
la sua faccia inferiore sia a contatto con la parte posteriore del palato. Si deve cercare di
allungare il più possibile all indietro la punta della lingua. Praticando Ujjajpranayama si respira
profondamente cercando di mantenere il più a lungo possibile.
Questa mudra stimola molti punti nella parte posteriore della bocca e nella cavità nasale. Questi
punti influenzano tutto il corpo. Vengono massaggiate anche numerose ghiandole, stimolando
la secrezione di determinati ormoni e della saliva.. Questa pratica induce uno stato di calma. Dal
punto di vista esoterico kechari mudra è associato con amrita, il nettare lunare che è secreto da
bindu e cola verso il basso; praticando questa mudra lo yogin è in grado di trattenere le gocce di
amrita , superando la fame e mantenendo la giovinezza.
Shanmukhi mudra
Seduti in posizione meditativa, si sollevano le braccia
davanti al viso con i gomiti piegati fuori.
Si chiudono le orecchie con i pollici, gli occhi con gli indici,
le narici con i medi e la bocca mettendo gli anulari e i mignoli
sopra e sotto le labbra. Lasciando la pressione dei medi,
si aprono le narici e si respira profondamente.
Al termine dell inspirazione si chiudono le narici con i medi.
Si esegue il kumbhaka fino a quando è comodo ascoltando
eventuali suoni che si manifestano. Si espira poi lentamente.
L energia ed il calore delle mani stimolano e rilassano
i nervi e i muscoli del viso. Si produce equilibrio tra
consapevolezza interiore ed esteriore.
Questa pratica induce allo stato di pratyahara.
Kaki mudra
Seduti in posizione meditativa,
si pongono le labbra a forma di O e ci si concentra
sulla punta del naso. Si inspira lentamente e in modo
completo attraverso la bocca. Si chiude quindi la bocca,
si trattiene il respiro per circa 10 secondi e poi si espira
molto lentamente dal naso.
Questa mudra ha un effetto di pulizia su bocca e gengive
e sull intero tratto digestivo superiore, dallo stomaco
fino all intestino.
Di conseguenza rende la pelle più pura e pulita.
Inoltre ha un effetto calmante sul sistema nervoso
autonomo e acuisce il senso del gusto rispetto al dolce,
al salato e all amaro. Infine stimola la secrezione della
saliva ed ha un effetto rinfrescante.
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c) Kaya, mudra posturali. Pratiche che utilizzano asana unite al respiro e alla concentrazione
mentale. Tra le più importanti: Viparita Karani Mudra, Prana Mudra, Yoga Mudra.
Yoga mudra
In posizione a gambe incrociate si afferra un polso
dietro la schiena. Si inspira lentamente,
si trattiene il respiro concentrandosi su muladhara chakra
e si espira lentamente flettendosi in avanti fino a che
la fronte tocca il pavimento. Con l inspiro si ritorna a schiena
eretta e dopo aver trattenuto il respiro concentrandosi
su anja chakra, si espira lentamente.
Il movimento deve essere ben sincronizzato col respiro.
E un eccellente tecnica preparatoria alla meditazione,
induce tranquillità e sviluppa consapevolezza e controllo
dell energia psichica.Viene chiamato yoga mudra perché
unisce la coscienza individuale con quella suprema.
d) Bandha, mudra di chiusura. Mudra e bandha vengono praticate insieme per ricaricare il corpo
di prana e preparare il risveglio di Kundalini.. Sono Maha mudra, Maha bheda mudra e Maha
vedha mudra.
Maha mudra
Seduti con le gambe allungate in avanti, si piega il ginocchio
sinistro premendo il tallone contro il perineo;
la gamba destra rimane tesa.
Si pratica kechari mudra. Si inspira e nell espiro ci si inclina
in avanti afferrando il piede destro. Quindi si inspira reclinando
la testa all indietro.
Si eseguono ora shambhavi mudra e mula bandha.
Si mantiene il respiro e si porta la consapevolezza dal centro tra
le sopracciglia, alla gola e al perineo, ripetendo mentalmente
shambhavi, kechari, mula . Si lasciano poi shambhavi mudra
e mula bandha e si espira lentamente ritornando in posizione verticale.
Si esegue poi piegando la gamba destra. Questa pratica stimola la digestione e l assimilazione.
Viene stimolato inoltre il circuito energetico che collega muladhara con anja chakra. Avviene
una ricarica completa di prana che intensifica la consapevolezza e induce la meditazione
spontanea.Vengono inoltre eliminati i blocchi energetici.
e) Adhara, mudra perineali Queste pratiche ricanalizzano il prana dai centri inferiori a quelli
superiori al fine di sublimare l energia sessuale. Sono Ashwini Mudra, Vajroli Mudra.
Vajroli mudra
Seduti in una comoda posizione meditativa, si poggiano le mani sulle ginocchia in cin mudra o
jnana mudra. Si porta la concentrazione all uretra. Dopo l inspiro, mentre si trattiene il respiro
si cerca di tirare l uretra verso l alto. Si mantiene la contrazione finché si è comodi e poi si
rilascia. Questa mudra tonifica l intero sistema urogenitale, curando l incontinenza e le
infezioni del tratto urinario.
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Le mudra nei testi classici
Tra i testi che si occupano di mudra i principali sono: L Hathayogapradipika, la Gheranda Samhita e
la Siva Samhita. Tutti e 3 i testi dedicano un intero capitolo alle mudra sottolineando così l importanza
di tali pratiche nell Hatha Yoga.
Hathyogapradipika
L Hathayogapradipika, la Lucerna dello Yoga, scritto da Svatmarana all incirca nel XV secolo, si
compone di 4 lezioni, 389 versi, offrendo all adepto il fine e i mezzi per raggiungere la liberazione,
secondo la sadhana dell Hatha Yoga.
Nelle prima lezione sono illustrati gli asana, nella seconda le tecniche di purificazione (shaktarman), di
controllo e stabilizzazione del prana, la terza è dedicata al risveglio di Kundalini con riferimento alla
fisiologia sottile e vengono descritti mudra e bandha, mentre l ultima descrive il samadhi e i mezzi per
realizzarlo.
La terza lezione inizia con un allegoria per arrivare direttamente al piano dell inconscio dell adepto,
paragonando la Kundalini, supporto di tutte le tecniche yoga, al signore dei serpenti Sesa, mitico
sostenitore della terra. Prosegue affermando che quando Kundalini addormentata si risveglia per la
grazia del Maestro tutti i chakra e i granthi (nodi) sono perforati. C è poi una descrizione esoterica di
Sushumma, la via regale dove passa il prana che viene nominata:
a) sentiero vuoto quando non è ancora percorsa da Kundalini
b) Brahmrandhra, l apertura di Brahma alla sommità del capo che permette a Kundalini di
penetrare nel sahasrara chakra e ricongiungersi a Parama-Shiva; con questa riunificazione
viene abbandonato il piano samsarico dell esistenza.
c) Mahapatha, la grande via ossia la nadi principale
d) Smasana, terreno di cremazione, il luogo dove impera la morte, la morte dell ego
e) Shambavi, uno degli appellativi di Kundalini-sakti, la quale percorre la sushunna per
ricongiungersi al principio divino
f) Madhyamarga la via del mezzo
Si afferma quindi che si deve perseverare nella pratica delle mudra per risvegliare la signora
addormentata .
Vengono successivamente nominate le 10 mudra che sconfiggono la vecchiaia e portano alla morte
dell ego.
Esse sono: Mahamudra, mahabandha, mahavedha, kechari, uddiyana, mulabandha,
jalandharabandha, viparita karanii, vajroli, sakticalana.
Attraverso la pratica delle mudra si ottengono otto poteri soprannaturali, le siddhi.
Viene sottolineata poi l origine divina della rivelazione nonché il carattere di segretezza nella
trasmissione del sapere che deve essere tenuto celato con ogni sforzo, come uno scrigno di gioielli .
Viene inoltre affermato che attraverso le mudra si sconfiggono i klesha, i grandi mali dell uomo,
tutte le malattie e la vecchiaia perché impediscono la discesa di amrita, il nettare dell immortalità che
cola dalla falce della luna (sahasrara chakra) e viene normalmente divorato dal fuoco di manipura
chakra.
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Nel versetto 126 si conclude affermando che senza il raja yoga la terra non risplende, senza il raja
yoga la notte è vana, senza il raja yoga, le mudra, per quanto meravigliose, non risplendono .
Senza una mente perfettamente concentrata, tutte le tecniche, tra cui le mudra, per quanto potenti, sono
inutili.
Gheranda Samhita
Nella Gheranda Samhita ovvero la raccolta di Gheranda, l autore fregiato dell appellativo di Signore
dello Yoga, insegna al discepolo Candkapali l arte del Ghatasha Yoga, sinonimo di Hatha Yoga.
Il testo ha una datazione incerta; viene fatto risalire tra la metà del XIV e la metà del XVI secolo ma
alcuni studiosi lo attribuiscono ad un periodo più tardivo.
La raccolta consta di 317 versi articolati in sette lezioni corrispondenti ad altrettante tappe del percorso
ascetico. La prima sezione descrive gli Shaktkarman, sei tecniche di purificazione interna ed esterna:
dhauti (purificazione), basthi (lavaggio intestinale), neti (pulizia delle vie nasali), trataka (fissazione
dello sguardo), lauliki (scuotimento dell addome), kapalabathi (cranio lucente).
La seconda sezione descrive 32 varietà di asana, la successiva è dedicata alle mudra, 25 sigilli per il
prana, la quarta descrive il prathyara, ovvero il ritiro dei sensi dalle percezioni corporee.
La quinta sezione è molto dettagliata e descrive le tecniche di pranayama, il controllo consapevole
dell energia , la penultima si occupa della meditazione dhyana, mentre l ultima guida al
raggiungimento del samadhi diviso in 6 stadi.
Nella terza sezione sono indicate 25 mudra, tra le quale troviamo una tecnica di concentrazione sui
cinque elementi cosmici ovvero Panca-dharana mudra attraverso la quale secondo il testo ci si potrà
muovere per lo spazio a proprio piacere e andare e venire per i cieli con il proprio corpo :
Adho-dharana
La concentrazione è sull elemento terra collegato a muladhara chakra, il bijamantra corrispondente è
LAM e la divinità collegata è Brahma. La pratica si compie fissando l attenzione sulla divinità e
visualizzando una forma quadrata a livello del cuore. Ciò procura al praticante fermezza
Ambhasi-dharana
La concentrazione è sull elemento acqua collegato al chakra svadhistana, collocato sopra l organo
sessuale. I suoi simboli sono la mezzaluna bianca e il bijamantra VAM, la divinità è Vishnu e dalla sua
pratica deriva che lo yogin non incorrerà più in danni causati dall acqua.
Agneyi-dharana
La concentrazione è sull elemento fuoco collegato a manipura chakra chiara, all altezza dell ombelico,
il bijamantra è RAM, la divinità è Rudra ed il simbolo un triangolo rosso. La pratica assidua porta lo
yogin all immunità dalle ustioni.
Vayavi-dharana
La concentrazione è sull elemento aria, collegato al chakra anahata nella zona del petto, la divinità
Isvara, il bijamantra YAM e i simboli sono un esagono nero e due triangoli incrociati. La pratica
permette allo yogin di muoversi nello spazio.
Akasi/Nabho-dharana
La concentrazione è sull etere collegato al chakra della gola vishuddda, la divinità è Shiva nella forma
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di Sadashiva, il simbolo è un cerchio bianco o azzurro chiaro, il bijamantra è HAM. La pratica
permette allo yogin di spostarsi liberamente nell intero universo.
Shiva Samhita
La Shiva Sanhita ovvero lo yoga rivelato da Shiva è considerato molto importante tra i trattati yoga.
L autore è sconosciuto ed anche la datazione è incerta. Sembra sia stato scritto nel periodo postclassico,
intorno al XVIII secolo.
Le basi filosofiche sulle quali il trattato poggia sono il Samkhya, lo Yoga, il Vedanta, il Tantrismo e si
possono cogliere influenze buddiste.
Nel testo suddiviso in 5 patala (capitoli) per un totale di 540 strofe, Shiva insegna la sua dottrina a
Parvati.
Nel primo capitolo vengono enunciate le dottrine e i principi filosofici, nel secondo è descritta la
fisiologia tantrica, nel successivo viene iniziata l esposizione delle tecniche di Hatha yoga, mentre il
quarto capitolo è dedicato alle mudra, atte al risveglio di Kundalini. Vengono descritte 11 mudra.
Nell ultimo capitolo vengono descritti gli ostacoli che l adepto può incontrare sul proprio cammino.
Nel testo vengono distinti quattro tipi di Yoga: Laya, Mantra, Raja e Hatha.
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Azione ed effetti delle mudra
Gli atteggiamenti e le posizioni assunte durante la pratica delle mudra stabiliscono un collegamento
diretto tra i vari piani afferma Swami Satyananda. In quanto gesti di saggezza hanno numerose
valenze, non solo come segni esteriori e comunicativi legati alla danza, al rito e all arte ma anche come
mediatori tra i diversi piani dell organismo agendo come fonte di connessione.
L essere infatti nella versione induista è formato da più corpi che avvolgono lo spirito.
La Taittiriyopanishad enuncia una teoria originale che è quella dei kosha, cinque involucri che celano
all individuo la realtà del Brahman (C. Dalla Casa, Upanishad Vediche). La nostra anima individuale,
l Atman, è ignorante circa la sua vera origine perché si identifica erroneamente con una delle cinque
parti di cui l essere è composto.
Gli involucri sono:
a)
b)
c)
d)
e)
annamayakosha, il corpo fisico
pranamayakosha, il corpo pranico
manomayakosha, il corpo mentale inferiore
viknanamayakosha, il corpo mentale superiore
anandamayakosha, il corpo di beatitudine
.
Successivamente la teoria dei 5 involucri venne ripresa e modificata da scuole di pensiero importanti
per lo Yoga come il Samkhya e l Hatha Yoga, per le quali i corpi sono due, uno sottile , suksmasarira o linga-sarira che racchiude le facoltà percettive, gli organi sensoriali, il citta oltre ai chakra, le
nadi ed il corpo grossolano , lo sthula-sarira, la parte dell individuo destinata a morire.
In seguito il Vedanta, sistema filosofico relativamente più recente, ne aggiungerà un terzo detto
karana-sarira, ossia corpo causale che si identifica con il corpo di beatitudine.
Le mudra inizialmente pongono l adepto nella condizione di percepire il flusso di energia nel corpo e
successivamente di stabilire un equilibrio e un integrazione tra i 5 kosha. L energia viene poi
consapevolmente fatta risalire fino ai centri energetici superiori modificando quindi lo stato di
coscienza con lo scopo finale di connettere lo yogin con la sua vera essenza.
Quindi la pratica delle mudra, sia come atteggiamenti corporei, che come posizione delle mani è legata
alla circolazione dell energia. Nello yoga l aspetto energetico è preso in considerazione principalmente
dal Pranayama che si può definire come controllo consapevole dell energia universale : Le mudra in
sintesi catturano il prana, lo canalizzano in percorsi specifici e lo sigillano . Invece noi, a causa dei
ritmi intensi della vita, solitamente disperdiamo il prana all esterno. Se quindi in un momento di
particolare nervosismo e agitazione proviamo ad invertire questo processo eseguendo una mudra, ecco
che dopo qualche respiro ritroviamo una sensazione di calma e rilassamento.
La pratica del pranayama inoltre può essere resa ancora più efficace se associata ad alcune mudra della
mano. Ad esempio eseguendo il Mahat Pranayama, o respirazione yogica completa, si possono
eseguire:
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Cin-mudra
Le mani sono dolcemente distese in avanti, appoggiate sulle ginocchia, palme verso l alto, le punte del
pollice e dell indice che si toccano a formare un anello, le altre dita unite. La leggera pressione va a
stimolare il nervo frenico e di conseguenza la respirazione diaframmatica.
Il gesto è abbinato alla pronuncia del suono A del mantra AUM.
Chinmaya-mudra
Da cin-mudra, con le mani distese in avanti, palme verso l alto, le punte dell indice e del pollice che si
toccano a formare un anello, si ripiegano le ultime tre dita verso il palmo della mano. Attraverso i
canali pranici viene stimolata la respirazione toracica. Nelle pratiche sonore il gesto è abbinato
alla pronuncia del suono U de mantra AUM.
Adhi-mudra
Si esegue piegando i pollici sui palmi delle mani, ripiegando sui pollici le altre dita in modo da formare
i pugni, quindi si portano i pugni stessi agli inguini. Viene stimolata la respirazione clavicolare. Questa
mudra è usata per emettere il suono M, risonanza nasale della sacra sillaba AUM, che rappresenta la
totalità dell essere nello stato immanifesto-causale.
Il gesto dell invocazione dell energia, Prana Mudra dona la consapevolezza dell energia pranica e
calma la mente; le parole del grande maestro occidentale A: Van Lysebeth, nel suo Prananyama, la
dinamica del respiro sono inequivocabili: Per giudicare l efficacia di questo esercizio è sufficiente
effettuarlo qualche volta, poi subito dopo fare una respirazione ordinaria, immobile, senza muovere le
braccia, lasciando le mani in grembo .Durante la ritenzione si manifesta un senso di pace, serenità. .
Poi afferma. Le mudra sono espressioni corporali aventi una risonanza psichica; infatti abbinate a
tecniche di pranayama, muovono in modo impercettibile l energia, risvegliando la psiche e donando
una sensazione di equilibrio e vitalità .
Prana Mudra ( mudra della pace)
Ci si siede in una comoda posizione meditativa, si chiudono gli occhi e si rilassa tutto il corpo, la mani
appoggiate sulle cosce.
Trattenendo il respiro si pratica mula bandha concentrandosi sul chakra della radice e poi si rilascia.
Si inspira profondamente cercando di introdurre nei polmoni più aria possibile. Simultaneamente si
sollevano le mani all altezza dell ombelico con i palmi rivolti verso l addome. Nella fase inspiratoria si
deve cercare di sentire il prana che dalla radice sale verso i chakra superiori. Sempre nell inspirazione
si portano poi le mani all altezza del cuore, quindi davanti alla gola. Si alzano le braccia allargandole
verso l altro trattenendo il respiro. I palmi sono rivolti verso l alto. In questa fase ci si concentra in anja
chakra e sahasrara chakra, cercando di visualizzare una luce emanata dalla testa. Quindi si ritorna
espirando invertendo il percorso fino alla posizione di partenza. Al termine dell espirazione si pratica
nuovamente mula bandha.
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Questa mudra approfondisce il respiro, crea un senso di pace, accende l energia vitale nel chakra della
radice, lo distribuisce in tutto il corpo e quindi ci aiuta ad acquisire forza interiore.
Si può immaginare questa forza che sale dal chakra della radice come energia di pace che riempie
corpo, anima e mente. Aprendo le braccia, si invia energia vitale nel mondo con un gesto di
benedizione.
Le tecnica fondamentale preparatoria al pranayama detta Nadi Sodhana , avente come scopo il
riequilibrio della circolazione delle energie, è eseguita con un gesto della mano che si differenzia a
secondo delle correnti a cui appartiene lo yogin. Gli sivaiti toccano il centro della fronte con l indice e
il medio distesi, chiudono con anulare e mignolo la narice sinistra e con il pollice la destra; questo
atteggiamento della mano forma il tridente, uno dei simboli di Shiva.
I visnuiti invece eseguono Visnu mudra ovvero piegano indice e medio all interno del palmo e
chiudono con anulare e mignolo la narice di sinistra e con il pollice la destra.
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Come e quando si praticano le mudra?
E fondamentale trovare uno spazio confortevole e silenzioso dove eseguire quotidianamente le
pratiche affinché venga permeato da vibrazioni di pace e serenità. Praticando prima delle mudra alcune
asana si trova il giusto rilassamento e si apre la propria consapevolezza.
Le mudra si eseguono al meglio seduti in posizione centrata, il più rilassata possibile per non
ostacolare il flusso interiore dell energia. La colonna deve essere eretta, la testa bilanciata e le spalle
rilassate. E importante rimanere sempre nella stessa posizione per tutta la durata delle mudra
altrimenti si possono perdere gli effetti delle stesse.
La pressione delle dita deve essere leggera e piacevole e le dita devono essere rilassate.
Se siamo tesi in una determinata parte del corpo, la tensione si esprimerà nella corrispondente zona
delle mani. Il respiro deve essere calmo e naturale senza che venga in qualche modo influenzato dalla
mente; non bisogna cercare di andare verso la mudra ma lasciare che la mudra venga verso di noi.
La concentrazione durante la pratica deve essere quindi diretta alle mani ed al flusso spontaneo del
respiro.
I momenti migliori della giornata sono il mattino presto e la sera prima di addormentarsi.
Prima di praticare si eseguono preferibilmente 3 cicli di Kapalabhati comprendenti 15 espirazioni
veloci per svuotare totalmente i polmoni dall aria residua, per disintossicare così il corpo energetico e
per rendere la nostra mente più lucente e pronta al raccoglimento interiore. Bisogna poi cercare di
raggiungere un ritmo respiratorio lento, profondo e regolare prolungando le piccole pause dopo
l inspirazione e l espirazione.
Si può indifferentemente ascoltare la pressione leggera delle dita e in questo caso si crea equilibrio, si
possono premere un po di più le dita nell inspirazione e accrescere la forza, oppure si può aumentare
la pressione nell espirazione per portare rilassamento.
Possiamo intensificare l effetto delle mudra anche con le affermazioni prima o alla fine della pratica.
Se riusciamo infatti ad esprimere chiaramente ciò che vogliamo formulando in modo definito i nostri
desideri e bisogni, già questo può essere l inizio di un nuovo ordine nella vita.
Lo stesso principio si applica anche alle immaginazioni (rappresentazioni interiori). Grazie ad esse
possiamo influenzare positivamente il nostro stato di salute, umore e gusto della vita. La nostra forza
d immaginazione mette in movimento un cambiamento che penetra in profondità e che ci dischiude
tutto il potenziale delle nostre peculiari capacità. Durante l esecuzione di una mudra possiamo far
sorgere davanti ai nostri occhi interiori delle immagini per influenzare il nostro subcosciente.
Le mudra inoltre sostengono la preghiera e rafforzano il significato e lo scopo della meditazione.
Infatti , quando si impara a non influenzare più il prana ed il respiro, si diventa a poco a poco puri
osservatori; diventiamo testimoni più che partecipanti identificati. Dopo che le mudra hanno purificato
le energie sottili, canalizzato l energia nel sistema nervoso centrale e nei centri vitali del cuore e del
cervello ed infine calmato le profonde regioni del cervello e dei centri respiratori, disponiamo delle basi
fondamentali per lo svolgersi della meditazione.
Noi non siamo più ciò che le mudra
ci fanno investigare: corpo, mente e respiro;
ora possiamo osservare come uno spettatore
al cinema l andare e venire di queste attività
ad un livello sottile. Ci avviciniamo pian piano
così alla comprensione del nostro vero Sé.
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Le mudra in pratica
La pratica proposta si rivolge ad un piccolo gruppo di praticanti esperti che desiderano approfondire la
pratica delle mudra di cui hanno già fatto esperienza durante le sedute settimanali.
Si tratta di una sequenza abbastanza intensa e di lunga durata (circa 2 ore ) che viene proposta il
mattino dalle 8 alle 10 circa.
Prima di iniziare la pratica viene spiegata ai praticanti un po di teoria relativamente alle mudra e ai
loro effetti. La pratica comincia in piedi:
Samasthiti
Consapevolezza della posizione in piedi, gambe leggermente divaricate,
bacino retroverso, spalle rilassate, mento verso lo sterno, sentire il
contatto dei piedi saldo e fermo a terra e portare l attenzione al
respiro spontaneo.
Usha mudra (gesto di saluto all alba)
Mani in Namaskaram mudra, si sollevano le braccia verso il cielo nell inspiro alzandosi sulla punta dei piedi; si trattiene il respiro nella
posizione di mezzo con le braccia all altezza delle spalle, con l espiro
le mani scendono e si riportano nella posizione iniziale. Si ripete
per 3 volte.
Guru Namaskara (gesto di saluto al guru).
Mani in Namaskara mudra, con l inspiro le mani salgono al cielo, braccia tese oltre il capo, busto che
si inarca leggermente. Espirando le mani giunte toccano la fronte, si inspira ed espirando le mani
toccano la bocca, si inspira di nuovo ed espirando le mani vanno al cuore.
Si inspira e le mani ruotano sui polsi, dita rivolte a terra che premono sull addome.
Si inspira ed espirando il busto si flette in avanti mentre le ginocchia si piegano leggermente, le mani
si appoggiano sopra.
Si inspira nuovamente ed espirando ci si porta seduti sulle ginocchia, mani che toccano il suolo.
Al successivo espiro si porta la fronte al suolo. Inspirando si puntano i piedi a terra, il bacino si
solleva mentre si avverte il peso del corpo sulle mani e sui piedi. Poi alla successiva espirazione le
mani vanno sulle ginocchia, busto parallelo alla terra, viso che guarda in avanti.
Inspirando infine il busto si solleva e nell espiro le mani si ricongiungono al petto.
Si ripete per 3 volte portando la coscienza sui chakra stimolati nei movimenti.
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Vajrasana
Ci si porta in ginocchio, mani in Dhyani-mudra e rallentando a poco a
poco il ritmo del respiro, ci si concentra sulle sensazioni che emergono
dopo l esecuzione delle pratiche in piedi.
Marijari- Asana (posizione del gatto che si stira)
In piedi, ginocchia piegate, mani sulle cosce, all inspiro si arcua verso
basso la colonna, sollevando il capo verso l alto; si trattiene il respiro
qualche secondo e all espiro si abbassa la testa e si arcua la colonna verso
l alto. Si ripete per 6 volte, lasciando che sia il respiro a guidare il
movimento.
Uttanasana
Si stendono le gambe e avvicinando le mani ai piedi ci si ritrova in
Uttananasana, capo verso le gambe e ci si abbandona alla forza di gravità.
Poi srotolando la colonna, ci si riporta in piedi.
Vira Dhanura Mudra (gesto dell arciere)
All inspiro le braccia si sollevano all altezza delle spalle voltando i palmi
in avanti, all espiro si porta il braccio sinistro in avanti.
Inspiro lento ed espirando si porta il braccio sinistro vicino al destro,
la testa si gira verso la mano destra che porta la mano a pugno con
il pollice ritto. Lo sguardo è fisso sul pollice in sé in perfetta
concentrazione durante tutte le fasi del movimento.
Un vigorosa inspirazione accompagna un veloce movimento del braccio
sinistro che lancia la freccia, piegando il gomito, che deve rimanere sulla stessa linea della spalla. Con l espiro il capo ritorna a guardare davanti
a sé e il braccio si distende in avanti e si riporta sulla linea delle spalle.
Si ripete poi sull altro lato. Si esegue 3 volte per lato.
Shavasana
Lentamente ci si porta supini. Ascolto delle sensazioni in completo relax.
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Prana mudra
Ci si porta in sukkasana o siddhasana. Si esegue mula-bandha. Con l inspiro si pongono le mani
coi medi uniti nel basso addome. Man mano che l inspirazione procede, dal basso verso l alto, le
mani si sollevano parallelamente al corpo, arrivando all altezza del torace e poi alla gola, con i
gomiti a livello delle spalle. Infine dopo essere passati davanti al viso, si separano in modo che le
braccia si aprano, le palme rivolte in alto all altezza delle orecchie.
Dopo una breve ritenzione si espira eseguendo i movimenti in senso inverso e terminando
con mula-bandha , per ricominciare un altro ciclo.
Durante l ascesa delle mani ci si concentra sulle diverse parti del corpo davanti alle quali passano.
Si ripete per 3 volte.
.
.
.
Tadagi Mudra
Dalla posizione seduta si allungano le gambe, si afferrano le punte delle
dita dei piedi, si ripiega il mento all interno. Con l inspirazione si spinge
il più possibile in fuori la parete addominale.
Si trattiene qualche secondo e si espira lentamente.
Si ripete per 6 volte.
Pashimottanasana legato
Nella stessa posizione si portano le mani sotto l incavo delle ginocchia e
ci si abbandona nel piegamento della colonna in avanti, capo in avanti.
Si mantiene per 10 respirazioni, portando la coscienza sullo stiramento
intenso del dorso.
Purvottana-asana
Si appoggiano le mani a terra dietro il dorso con le dita rivolte verso
l esterno. Con l inspiro si solleva il corpo cercando di portare a terra tutta
la pianta dei piedi e di innalzare il bacino il più possibile e con l espiro
si ritorna nella posizione iniziale. Si ripete per 3 volte e poi si mantiene
per 10 respiri.
Pavanamukta-asana
Ci si porta sdraiati e si portano le gambe al petto nell ascolto delle sensazioni.
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Viparitakarani-mudra
Da sdraiati si sollevano le gambe ed il bacino sostenendosi con le mani.,
in modo che il tronco sia a 45° rispetto al terreno. Si mantiene la posizione
per 20 respiri concentrandosi sul respiro diaframmatico.
Per sciogliere la posizione si ripassa per la posizione coi piedi ravvicinati al
terreno dietro il capo.
Pashini mudra
Successivamente si portano le ginocchia al petto, si avvolgono le braccia
attorno al retro delle ginocchia e si appoggiano i palmi delle mani sulle
orecchie. Si mantiene la posizione per 10 respiri, concentrandosi sul suono
del proprio respiro.
Shavasana
Relax con ascolto delle sensazioni che emergono dopo le due mudra
Vakra asana (posizione di torsione)
Si piegano le ginocchia e si portano le piante dei piedi a terra,
non troppo lontane dal bacino. Le braccia sono aperte all altezza
delle spalle. Si inspira e con l espiro si portano le gambe verso
destra mentre il capo ruota nella direzione opposta.
L inspiro ci riporta al centro per scendere poi con l espiro
nella direzione opposta. Si esegue più volte, entrando nel
ritmo del respiro.
Rajabhujanga-asana
Sedendosi successivamente sui talloni ed avvicinando la fronte a terra,
si allungano le braccia in avanti. Appoggiandosi con le mani, inspirando
si fa scorrere in avanti il corpo allungandosi completamente e poi si sollevano
in alto capo, spalle e tronco. Si trattiene qualche secondo il respiro ed espirando
si rialza il bacino e si ritorna seduti sui talloni.
Durante tutta l esecuzione i piedi e le mani dovrebbero rimanere fermi nella
medesima posizione. Si ripete per 3 volte.
Dharmikasana
Ascolto delle sensazioni fisiche e psichiche, cercando di rallentare
il respiro.
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Ardha-chandra
Ci si riporta in ginocchio e si tende il braccio destro verso
l alto avvicinandolo all orecchio. Si trattiene il respiro
qualche secondo ed espirando, ci si lascia chinare lateralmente
a sinistra. Il braccio sinistro è appoggiato a terra.
Si esegue 3 volte in dinamica poi si mantiene per 10 respiri e
si ripete dall altro lato cercando di sentire il respiro nella parte
che si tende.
Nadi-shodana
Ci si riporta in posizione seduta.
Si esegue ora la respirazione a narici alternate, aiutandosi con la mano destra
in Vishnu Mudra per aprile e chiuderle. Si continua per circa 5 minuti.
Yoga mudra
In sukkasana, mani dietro la schiena, una attorno all altra. All inspiro
la coscienza viaggia dal chakra della radice a quello della fronte. Si
trattiene il respiro e nell espiro ci si china in avanti e si dirige la coscienza
dal chakra della fronte a quello della radice. All inspiro si ritorna.
Si esegue per 6 volte, rilassandosi poi nella posizione fetale per
l ascolto.
Sanmukti-mudra
In sukkasana si chiudono le orecchie coi pollici, si appoggiano gli
indici sugli angoli esterni degli occhi, i medi sulle narici, gli anulari
i mignoli sulle labbra. Si premono leggermente le narici riducendo
i flusso respiratorio, mantenendo la posizione con l attenzione
rivolta all interno. Si mantiene una profonda concentrazione sul suono
del respiro e sui diversi suoni interiori che possono sopraggiungere.
Mantenendo questa concentrazione, si portano successivamente le mani in Jnana-Mudra.
Si inspira profondamente e all espiro si intona il canto dell OM.
Si ripete per 3 volte.
La seduta è terminata e rivolgendoci ai maestri che ci hanno guidato nella pratica, si portano le
mani in Namaskara Mudra toccando prima la fronte, poi il cuore, ringraziando.
OM SHANTI
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Bibliografia consultata
Swami Satyananda Saraswati Asana, Pranayama, Mudra Banda
Ed. Satyananda Ashram Italia
Gertrud Hirschi Mudra, lo yoga delle mani
Ed. Il Punto d Incontro
Gertrud Hirschi Mudra , gesti sacri di energia
Ed. Mediterranee
Patanjali Yoga sutra
Ed. Mimemis
Filoramo G. Hinduiismo
Ed. La terza & Figli
Insegnamenti sullo Yoga Gheranda Samhit, a cura di Fossati S.
Ed. Promolibri
Svatmarana- La lucerna dell Hatha Yoga - Hatha Yoga Pradipika
Ed.. Promolibri
Gabriella Cella Al Chamali
Ed.. Fabbri
I segreti dello yoga
Elide M: - Yoga, immortalità e Libertà
Ed. Rizzoli Bur
Matthias Mala Il magico mondo delle mudra
Ed. Armenia
André Van Lysebeth Pranayama, la dinamica del respiro
Ed. Mediterranee
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