Santa Restituta

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Santa Restituta
Rappresentazione del martirio di S. Restituta e dell’arrivo del suo corpo
su una fragile barca, a Lacco Ameno nella baia di San Montano
Quadri di Ferdinando Mastriani (fine sec. XIX) nel Santuario di S. Restituta
1 - Restituta davanti ai giudici - Lo spazio centrale
è dominato dalla giovane Restituta, vestita di tunica
bianca e con una piccola croce sul petto; è scortata da
due legionari, perché professa la religione di Cristo.
Il prefetto togato, sul seggio curule, la interroga. Ai
lati due scrivani stilano su tavoletta cerata le risposte
di Restituta. A sinistra due donne fanno da testimoni.
Sotto, fuori della tela, si legge: A divozione di Diego
Buonocore.
2 - Flagellazione di Restituta - Sullo sfondo (un
angolo della prigione) è attaccato al muro un anello
di ferro, da cui pende una fune. Nel centro la bianca figura di Restituta, serenamente bella, docile
all’imminente castigo. A destra, fra due assistenti il
Giudice in piedi, l’indice della mano destra puntato
contro di lei, sentenzia: “Sia flagellata”. A sinistra,
altri due carnefici con i flagelli nel pugno si accingono alla flagellazione. Sotto il quadro, si legge: A
div. di Domenico De Filippo.
3 - Restituta in prigione - Sullo sfondo interno di
un’oscura cella si apre una finestra con reticolo di
ferro, attraverso la quale entra un fascio di luce che
illumina la scena. A sinistra un Angelo irrompe nella
prigione per dare coraggio alla giovane martire che,
a quella visione celeste, si piega in ginocchio. Sotto
il quadro la leggenda: A div. di Silvestro Piro.
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4 – Restituta è distesa sull’eculeo - Il
dipinto è dominato da un lungo cavalletto
di legno, che all’estremità è munito di
ruote, attraverso le quali scorre una fune
per disarticolare le membra di Restituta
che è raffigurata distesa sul cavalletto;
legata alla chioma e ai piedi, con funi
che corrono sulle ruote. A sinistra due
carnefici: uno tira la fune sotto il cavalletto. A destra altri due carnefici tirano
dal loro verso l’altra fune legata ai piedi
di Restituta. Sotto il quadro la leggenda:
A div. di Luigi cav. Nesbitt.
5 – Restituta sospesa per i capelli - In un
cortile s’innalza un palo dal quale pende
una corda legata alla chioma di Restituta
che s’aderge bianco-vestita tra due soldati
romani. A destra due carnefici nell’atto di
tirare la fune per sollevare il corpo della
martire. A sinistra altri carnefici si affrettano a trapassarle i piedi con un lungo
chiodo per fissarli sul lastricato. Sotto il
quadro: A div. di Giovanni Di Meglio.
6 – Restituta condannata ad essere
bruciata in mare - Sullo sfondo della
marina di Cartagine si staglia la bianca
e radiosa figura di Restituta, scortata dai
carnefici; sul petto, accanto al Crocifisso,
reca una tavoletta su cui dovrebbe essere
inciso il motivo della condanna. Il giudice togato la invita a salire sulla barca.
A destra donne addolorate e piangenti.
A sinistra una nave carica di materiale
infiammabile con gli uomini dell’equipaggio. La scritta: A div. di Giovanni
Climaco.
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7 – Restituta salva dall’incendio - Due
barche e due scene del tutto diverse: a destra un veliero avviluppato dalle fiamme,
con gli uomini con mani elevate, avviliti,
sconfitti; a sinistra la barca su cui giace
Restituta con il capo radiato dalla gloria
e sorretta da un Angelo. A prua un altro
Angelo guida verso lidi lontani la barca.
La scritta: A div. di Giuseppe Pascale.
8 – Il sogno di Lucina - Interno di una
stanza con giaciglio oltre la quale si
scopre una marina piena di luce. Nel
centro un Angelo cinto di nastro azzurro
appare improvviso per annunziare il
lieto messaggio. A sinistra Lucina resta
attonita all’invito di recarsi alla spiaggia
per accogliere la Vergine martirizzata
in Africa. In alto, sullo sfondo marino
appare la barchetta sulla riva, vegliata
dagli Angeli. La scritta: A div. di Calise
C. e Patalano F. Sirabella.
9 – La spiaggia di San Montano con
la barca - Su una barca priva di remi
e di vele è disteso il corpo di Restituta.
Un Angelo le sorregge il capo reclinato
nel gaudio del Signore. Sull’orlo della
spiaggia ricoperta di bianchi gigli, appare Lucina: si ferma estatica e ammira
il prodigio. Ai lati, sullo sfondo, le linee
rocciose di Monte di Vico e di Zaro; intorno tanta, tanta pace! La scritta: A div.
di Domenico Castagna.
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10 – Il corteo verso il paese - A sinistra, lungo
la strada, tre donne in ginocchio spandono,
commosse, petali e corolle di fiori. A destra
un sacerdote in paramenti rossi porta la Croce astile. Segue il Clero con pianeta rossa e
candela accesa in mano. Segue su un drappo
dorato il corpo di Restituta, portato da quattro
accoliti in cotta bianca. Dietro i fedeli... Un
gruppo di donne sul ciglio della strada saluta
la Vergine augusta. La scritta: A div. di Pietro
Paolo Castagna
I Santi dell’Algeria *
Santa Restituta
(Dal breviario della diocesi di Algeri) - Restituta, vergine
e martire, originaria della seconda Hyppona, soprannominata
Diarrhite, oggi Biserta, situata nella Proconsolare, in riva al
mare, soffrì diversi tormenti sotto il giudice Procolo, in Africa, al tempo dell’imperatore Valeriano. Posta su una barca
riempita di pece e di stoppa, affinché fosse bruciata in mare,
rese lo spirito pregando Dio, quando si mise fuoco a queste
materie e la fiamma faceva di lei stessa come il focolaio di
un incendio. La mano di Dio spinse la barca con i suoi resti
fino all’isola Enaria (Ischia, vicino a Napoli), dove furono
ricevuti dai Cristiani con una grande venerazione. Più tardi,
l’imperatore Costantino fece costruire a Napoli una basilica
in suo onore.
Lei non fu famosa solamente a Napoli, ma anche a Cartagine, dove ha sofferto nell’anno 256. Si pensa che questa
grande basilica, dove furono celebrati parecchi concili e dove
Sant’Agostino predicò spesso, si chiamasse Restituta a causa
di lei. L’isola di Ischia ha dovuto la sua fama alle sante reliquie
di Restituta e la sua memoria è conservata tutt’oggi coi più
grandi onori.
Riflessioni
La pazienza è l’ultimo sforzo della carità; diventa, agli
occhi di Dio, un olocausto così prezioso che si affretta a darle
una ricompensa gloriosa fin da quaggiù, dove l’umanità non
può esimersi da un tenero sentimento di rispetto per chi ha
saputo soffrire nobilmente. Sì, il martirio è la più bella delle
glorie agli occhi di tutti, anche di quelli che sanno ammirare
solamente le vanità, perché trovano pure delle lacrime per le
grandi celebrità. Più il supplizio immaginato dal persecutore
fu atroce ed inaudito, più la vittima è soggetta alla pietosa
* Victor Bérard, Les Saints de l’Algérie présentés à la veneration des fidèles par la traduction des textes liturgiques, Valence,
1857.
commozione della posterità; vari paesi si onorano delle sue
spoglie e santi pontefici onoreranno la memoria di Santa Restituta. Senza nutrirsi del pensiero di ottenere mai tanti grandi
omaggi, il Cristiano arriverà all’edificazione dei suoi fratelli,
se soffre senza lamentarsi, umiliandosi sotto la mano di Dio
che colpisce ed abbatte solamente per rialzare e per guarire.
Restituta, vierge et martyre, originaire de la deuxième Hippone,
surnommée Diarrhite (aujourd’hui Bizerte), située dans la Proconsulaire, au bord de la mer, souffrit divers tourments sous le juge
Proculus, en Afrique, du temps de l’empereur Valerien. Placée sur
une barque remplie de poix et d’étoupes, pour qu’elle y fût brûlée
en mer, elle rendit l’esprit en priant Dieu, lorsqu’on eût mis le feu a
ces matières et que la flamme faisait d’elle-même comme le foyer
d’un incendie. Le doigt de Dieu poussa la barque où étaient ses restes jusqu’à l’île Enaria (Ischia, près de Naples), où ils furent reçus
par les Chrétiens avec une grande vénération. Plus tard, l’empereur
Constantin fit bâtir à Naples une basilique en son honneur.
Elle ne fut pas seulement illustre à Naples, mais aussi à Carthage,
ou elle a souffert l’an 256. On pense que cette grande basilique,
où furent célébrés plusieurs Conciles et où Saint Augustin prêcha
souvent, se nommait Restitute à cause d’elle. L’île d’Ischia a dû
sa renommée aux saintes reliques de Restituta et sa mémoire y est
conservée jusqu’à ce jour avec les plus grands honneurs.
Réflexions
La patience est le dernier effort de la charité ; elle devient, aux
yeux de Dieu, un holocauste si précieux qu’il se hâte de lui donner
une récompense glorieuse dès ici-bas, où l’humanité ne peut se défendre d’un tendre sentiment de respect pour celui qui a su noblement
souffrir. Oui, le martyre est la plus belle des gloires aux yeux de tous,
même de ceux qui ne savent admirer que les vanités, car ils trouvent
aussi des larmes pour des célébrités touchantes. Plus le supplice
imaginé par le persécuteur fut atroce et inouï, plus la victime en est
recommandée au pieux attendrissement de la postérité; des contrées
diverses s’honorent de ses restes, et de saints pontifes préconiseront
la mémoire de Sainte Restituta.
Sans se nourrir de la pensée d’obtenir jamais d’aussi grands hommages, le Chrétien arrivera à l’édification de ses frères, s’il souffre
sans se plaindre, en s’humiliant sous la main de Dieu qui ne frappe
et n’abaisse que pour relever et pour guérir.
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«The London Magazine» - January to June 1821, vol. III
A legend of Ischia 1
Una leggenda di Ischia 1
There is a dreamy softness, as day fades,
Gathering along the ether; it pervades
The sea and earth, and o’er the wakeful soul
A deepening hue of meditation flings,
Whilst the advancing shadows thinly roll
O’er the bright waters; from their obscure wings
Shedding oblivion on all mundane things.
In the pale clearness of the delicate sky
Yon mountain rears its ever-during head,
O’er which the ocean’s habitant once sped,
Now echoing to the sea-gull’s wailing cry;
Lonely it stands, lifting to heaven its brow,
Scath’d with the levin-flash, where clouds repose
Their dreary forms, when the sirocco blows
Its baleful breath on withering man; but now
Its rugged lineaments are pictured fair
On evening’s wan expanse; and on the height
The convent tenants breathe a taintless air,
On whose pellucid wings their vesper prayer,
Unmix’d with aught of earth, springs in its upward flight.
The breezes, winnowing round each fairy hill,
So mildly blow, that scarce the clustering vine
Waves with their gentle fanning, as they still
Among its odours playfully entwine.
And now the moon brightens her crescent pale,
With one sole star, streaming celestial light;
And, from the dusky hill and shadowy vale,
With her fair beam scatters the gloom of night.
See! Meteor-like, beneath the tendril bower,
The wheeling fire-fly shoots his flame serene,
Kindling with living flash the twilight hour,
And glancing on the vine-leafs tender green;
Whilst the last bird of even, which all night long
Pours to the listening wood his plaintive note,
In fitful sweetness tunes his liquid song,
Anon, in melody’s mil tide to float,
On the enraptur’d ear: - no other sound
Breaks the deep seeming thoughtfulness around.
C’è una dolcezza trasognata, come dissolvenze diurne,
che si spande nell’etere e pervade
il mare e la terra, e sull’anima insonne
getta un colore cupo di meditazione,
mentre le avanzanti ombre lievi rotolano
sulle brillanti acque; dalle loro ali oscure
scende l’oblio su tutte le cose del mondo.
Nella pallida chiarezza del cielo delicato
quella montagna innalza sempre la sua vetta,
sulla quale l’abitante dell’oceano una volta prosperò,
ora fa eco all’alcione che geme e stride;
solitario s’eleva, volgendo al cielo la sua cima,
fulminata dal bagliore, dove le nubi posano
le loro forme cupe, quando lo scirocco soffia
il suo alito funesto sull’uomo che inaridisce; ma ora
i suoi lineamenti accidentati sono chiaramente dipinti
sulla smorta distesa della sera; e sulla vetta
gli inquilini dell’eremo respirano un’aria pura,
sulle cui ali trasparenti la loro preghiera del vespro,
non mista con alcunché di terreno, vola verso l’alto.
Le brezze, spirando intorno ad ogni magica collina,
così lievemente soffiano, che di rado i grappoli della vite
ondulano al loro leggero soffio, mentre tra loro
sempre intrecciano i loro piacevoli odori.
Ed ora la luna illumina la sua chiara falce,
con un unico astro, fluente luce celestiale;
e dalla fosca collina e dalla valle ombrosa,
con i suoi raggi disperde l’oscurità della notte.
Vedi! Come meteora, sotto la pergola di viticci,
la volteggiante lucciola lancia la sua fiamma serena,
accendendo con il suo vivo bagliore l’ora del crepuscolo,
e luccicando sul verde delicato dei pampini della vite;
mentre l’ultimo uccello del vespro, che tutta la notte
effonde al bosco in ascolto le sue note lamentose,
in motivi di mutevole dolcezza sintonizza il suo canto,
presto, per fluttuare nel pieno flusso della melodia,
nell’estasi dell’ascolto: - nessun altro suono
rompe l’apparente profondo raccoglimento circostante.
It was in such a night, when storms were o’er,
When the rent cloud had sail’d in blackness by,
Leaving in lovelier blue the vernal sky :
When the bright wave soft rippled to the shore,
And winds were hush’d: - it was in such a night,
Upon the silent swelling of the tide,
A boat was seen, in solitary plight,
Drifting to Ischia’s coast, with none to guide
Tale era la notte, quando cessò la bufera,
quando la nube squarciata spazzò via il buio,
lasciando nel più bel blu il cielo primaverile:
quando la brillante molle onda si increspò sulla spiaggia,
ed i venti s’acquietarono: - tale era la notte,
sopra il moto silenzioso della marea,
una barca fu vista, in solitario sforzo,
andare alla deriva lungo la costa d’Ischia, e nessuno
1 Ischia is a small romantic island, of volcanic origin, in the
vicinity of the Bay of Naples. A church is erected in the Vale of
Lacco, in honour of Santa Restituta, a patroness of the island,
whose festival annually attracts, not only rhe islanders, attired in
their best garb, but also the more devout Catholics form Naples.
1 Ischia è una piccola romantica isola, di origine vulcanica, del
Golfo di Napoli. La chiesa è eretta nella valle di Lacco, in onore
di S. Restituta, la patrona dell’isola, i cui annuali festeggiamenti
attirano nel borgo non solo gli isolani, ma anche i più devoti cattolici di Napoli, i quali vengono ad implorare e a chiedere grazie
alla Santa.
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Its reckless course; but on the risings sheen
Of that calm sea, near ever, and more near,
It came, as if a spirit’s hand unseen
Had led it gently from the realm of fear.
“Some boat, perchance, torn by the sweeping gale
And bounding surge, from a neglectful bark;
Or the sole relic of some hapless sail,
Wreck’d on Italia’s shore, when tempests dark
Scowl’d in the sounding heavens, - whose luckless crew,
With unclosed eyes, fix’d in eternal sleep,
Cold and unshrowded in the weltering deep,
To home, to light, and life, have bid adieu.
Within yon little bay, whose gentle wave,
Claspt by those arms, feels no disturbing gale,
Whose playful ripplings idly love to lave,
The yellow sands that skirt the sloplag vale, There, where the glimmering air its doubtful gleam
Sheds soft upon the waters, like the play
Of wilder’d fancy in a matin dream,
The alien boat in peaceful haven lay.
And other boats around the stranger press,
And with experienced looks the seaman eyes
The shapely contour of his easy prise,
Whilst vaguely circulates the erring guess
Of port and destiny. Why do they stand
With one consent in still and silent gaze,
As if the touch of an enchanter’s wand
Had frozen then to shapes of mute amaze ?
What is’t they look on ? - Wrapt in slumber deep,
And shadowed by the evening’s falling gloom,
A female form reclin’d; quiet her sleep;
Her face dropp’d on an arm, polish’d and fair;
The fluttering wind had strewn her silken hair
Of black o’er a pale cheek; most calm and holy
Was her repose ; yet trace of melancholy
Had sunken these, of meek distress to tell.
Her breathing was as still as the odorous smell
Exhal’d from pulseless flowers; nor could be seen
Motion of lips, or the fair bosom’s swell –
So huah’d she lay, so fearfully serene.
The dark and silken lashes overshade
An eye half open, glaz’d, and strangely still –
And then her touch – ah heavens! – how deatly chill! –
Alas! The young, the beauteous maid is dead!
guida il suo corso imprudente; ma nel nuovo splendore
di quel calmo mare, vicino e sempre più vicino,
essa veniva, come se l’invisibile mano di uno spirito
l’avesse condotta dolcemente dal regno del pericolo.
Un’imbarcazione, forse, lacerata dalla burrasca
e dai flutti rimbalzanti su trasandato burchiello;
ossia il solo relitto di una vela sfortunata
naufragò su una spiaggia d’Italia, quando la tetra tempesta
infuriava sonora nel cielo, - e l’equipaggio sfortunato,
con gli occhi schiusi, fissi nel sonno eterno,
freddo e non celato nel ribollente mare,
ha detto addio alla casa, alla luce, e alla vita. –
In quella piccola baia, la cui onda mite,
chiusa da quei bracci, non avverte vento ostile,
la cui dolce crespa ama pigramente dilavare
le dorate sabbie che costeggiano il versante della valle là, dove l’aria baluginante il suo incerto barlume
sparge molle sull’acqua, come la vana fantasia
di un sogno mattutino, lo straniero
legno stava nel sicuro porto.
E le altre barche s’accalcano intorno ad esso,
e con lo sguardo esperto i marinai osservano
l’armonioso contorno di questo facile trofeo,
mentre vagamente circola l’errata congettura
del porto e del destino. Perché essi stanno in unanime
consenso con lo sguardo assorto e silente,
come se il tocco di una bacchetta d’incantatore
li avesse congelati in figure di muto stupore?
Cosa è che vedono? Avvolta in un sonno profondo,
e oscurata dalle tenebre della cadente sera,
una figura femminile è reclinata; calmo il suo sonno;
il volto è poggiato su un braccio, fiero e sereno.
Il vento fluttuante ha sciolto i suoi neri serici
capelli sulle pallide guance; più calmo e santo
il suo riposo; ma tracce di melancolia
l’avevano segnato, per dire di mite angoscia.
La sua respirazione era come il fragrante odore
esalato da fiori privi di vita; né poteva essere visto
moto di labbra, o il battito regolare del petto.
Così ha soffocato il lamento, così paurosamente serena.
Le brune e delicate ciglia adombrano
un occhio semichiuso, vitreo, e stranamente sereno;
e poi il suo senso - Ah cielo! Come mortalmente freddo!
Ahimé! La giovane, la bella fanciulla è morta!
Oh! Bear her gently in your manly arms,
And sing a requiem to her parted soul,
Even as gaze on her dissolving charms,
Let the slow strain to heaven’s bright portals roll:
And when the stranger asks in future time,
Who rests the inmate of her sainted tomb?
Tell him, a virgin of a foreign clime,
Who, faithful to her creed, ne’er bent the knee
To any god of mortal mould; that He
Who kens the latent impulse of the heart,
Amidst ordeals of infernal birth,
Did, in her hour of need, his strength impart,
And turn to marvelling fear the demon mirth
Of Painims’ frenzy, at they saw the flame,
Oh! Portatela dolcemente nelle vostre braccia virili,
e recitate un requiem per la sua anima dipartita,
mentre lo sguardo è fisso sul suo fascino che svanisce,
lasciate che il lento sforzo la porti alla luminosa porta
del cielo; e quando lo straniero nei tempi futuri chiede:
Chi è chiuso nella sua tomba santa?
ditegli, una vergine di una regione straniera,
che, fedele al suo credo, non volle piegare le ginocchia
davanti ad alcun dio di natura mortale; ella,
che conobbe l’impulso latente del cuore,
tra prove durissime di origine infernale,
nella sua ora del bisogno, ricevette la sua forza,
e volse in stupefacente paura la demone allegria
e la frenesia dei carnefici, i quali videro le fiamme,
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Prepared to desolate that beauteous clay,
Round her soft limbs innocuously play,
And frustrate thus their ineffectual aim:
That, harden’d still in heart, in a lone boat
At length they plac’d her unresisting form,
With things deflagrable, thus left to float
And perish on the tide by fire or storm.
But neither fire nor flood had power to harm
One precious limb; the fire hath shot in air,
And the strong surge hath curl’d in vain alarm,
And hath not hurt one solitary hair:
But God, who saw the sorrows of the maid,
Lull’d her in peaceful sleep; and as the breath
Of dreams most holy on her faint lips play’d,
He took her to himself: - thus gentle was her death! –
Firenze / Mostre
Il Volto di Michelangelo
Fondazione Casa Buonarroti / Firenze (6 maggio - 30 luglio 2008) a cura
di Pina Ragionieri L’interesse per l’argomento è naturale
per chi, lavorando all’interno del museo
della Casa Buonarroti, per così dire
all’ombra di Michelangelo, di ritratti
dal vero del Maestro ne può vedere in
originale ben quattro (che saranno tutti
esposti in questa mostra); e sono i dipinti
di Giuliano Bugiardini e di Jacopino del
Conte, la medaglia di Leone Leoni e quel
vero, emozionante ritratto dell’anima
che è il busto in bronzo di Daniele da
Volterra.
Ma nella bibliografia michelangiolesca
sono tutt’altro che numerose le voci che
interessano il nostro discorso; ed è con
ogni probabilità da confermare l’opinione secondo la quale alla base della
situazione sta l’avversione dell’artista a
ritrarsi e ad essere ritratto, come testimoniano gli antichi biografi.
L’argomento affrontato dalla mostra
presenta dunque un indiscutibile carattere
di novità. Ma l’immagine di Michelangelo ci è tramandata anche da un altro
genere di ritratto: come per altri grandi,
e non solo della storia dell’arte, la sua
fisionomia fu infatti riprodotta da artisti a
lui contemporanei, conferendone le caratteristiche a personaggi effigiati in scene
d’insieme; e qui soccorrono molti esempi, tra i quali basterà ricordare il Raffaello
della Stanza della Segnatura in Vaticano
o il Vasari del Salone dei Cinquecento
in Palazzo Vecchio a Firenze: opere
non trasportabili che in mostra saranno
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preparate per bruciare quel bel corpo umano,
aleggiare innocuamente attorno alle sue delicate membra,
e frustrare così il loro inefficace proposito:
esse, alimentate nel loro nucleo, verso una sola barca
a lungo si rivolsero in modo irresistibile,
con materie combustibili, così finì di stare a galla
e colò a fondo pel fuoco e la tempesta.
Ma né il fuoco né la marea poterono recar danno
ad una delle preziose membra; il fuoco divampò in aria,
e i forti marosi si levarono in vano allarme,
senza toccare neppure uno solo dei suoi capelli.
Ma Dio che vide le sofferenze della fanciulla,
la cullò in un sonno pacato; e mentre l’alito
di sogni più santi aleggiava sulle sua languide labbra,
Lui la condusse a sé: - così placida fu la sua morte!
evocate attraverso elaborazioni digitali.
Sono presenti in mostra alcune immagini
contemporanee al Maestro, che si collocano tra l’aneddoto e la fantasia: proviene
dal British Museum una rarissima e bella
incisione che ritrae, in meditazione, il Michelangelo ventitreenne del primo soggiorno romano e della Pietà di San Pietro;
una pagina di una preziosa cinquecentina
mostra “Michael Fiorentino” che scolpisce, seminudo e con gran foga, una statua
femminile nella quale si volle riconoscere
l’Aurora della Sagrestia Nuova. Dopo la
scomparsa dell’artista, alla soglia degli
anni ottanta del secolo, in un piacevole
quadretto della Galleria Nazionale d’Arte
Antica di Palazzo Barberini, anch’esso
presente in mostra, Federico Zuccari
ritrae il fratello Taddeo mentre dipinge
la facciata di palazzo Mattei, intanto
che Michelangelo, nel corso di una delle
sue consuete passeggiate per Roma, si
sofferma a osservarlo.
È noto che Michelangelo raffigurò se
stesso assai raramente. Citiamo qui l’autoritratto inserito nella pelle scorticata
del San Bartolomeo del Giudizio finale
sistino, e il volto sereno, al di là di ogni
dolore, del Nicodemo della Pietà del
Museo dell’Opera del Duomo a Firenze.
Sono situazioni abbastanza sporadiche
ed eccezionali che ci permettono di
comprendere come mai è divenuta nei
secoli proverbiale la ritrosia dell’artista
a effigiare gli altri e se stesso: lo dice il
Vasari, e non bastano a contraddirlo i due
esempi di autoritratto or ora citati, né la
distrutta statua bronzea di Giulio II, né il
ritratto perduto del bellissimo Tommaso
Cavalieri, né le effigi di Pietro Aretino e
di Biagio da Cesena che si riconoscono
in quello spietato affresco di eterna salva-
zione e condanna che è il Giudizio finale.
E, infatti, i due antichi biografi preferirono ritrarre il Buonarroti tramandandone
le fattezze per iscritto, il Condivi (1553)
mischiando caratteristiche fisiche con
tendenze, abitudini e pensieri; il Vasari,
nell’edizione giuntina del 1568, copiando
senza remora alcuna la descrizione del
collega, fin nei particolari di certe pagliuzze fra l’oro e l’azzurro negli occhi
del Maestro.
Il nostro discorso non si ferma però ai
contemporanei del Maestro, anche perché
visitando la mostra all’interno della Casa
Buonarroti si potrà ammirare la sala al
primo piano del museo detta “Galleria”,
nella quale il pronipote di Michelangelo
organizzò un omaggio al grande avo,
a circa cinquant’anni dalla sua morte,
ricordandone virtù pubbliche e private
in una serie di opere affidate agli artisti
di maggior rilievo operanti nella prima
parte del Seicento a Firenze.
Giungeranno in Casa Buonarroti rari
esempi di ritratti secenteschi e settecenteschi, e non mancheranno immagini
del mito di Michelangelo, piacevole e
immaginifico, creato dal romanticismo
storico. Proprio da qui partirà il percorso
espositivo: disegni, sculture, medaglie e
dipinti, in un viaggio a ritroso nel tempo
che comincerà dall’Ottocento per giungere alla fine della mostra alle immagini
eseguite quando il Maestro era ancora
in vita.
Ci sarà infine, a conclusione della
mostra, un ritratto “interiore” dell’artista,
attraverso una presentazione non solo dei
ritratti “scritti” che di lui vennero fatti, ma
anche delle sue Rime.
Ufficio stampa Susanna Holm
www.casabuonarroti.it