Santa Restituta
Transcript
Santa Restituta
Rappresentazione del martirio di S. Restituta e dell’arrivo del suo corpo su una fragile barca, a Lacco Ameno nella baia di San Montano Quadri di Ferdinando Mastriani (fine sec. XIX) nel Santuario di S. Restituta 1 - Restituta davanti ai giudici - Lo spazio centrale è dominato dalla giovane Restituta, vestita di tunica bianca e con una piccola croce sul petto; è scortata da due legionari, perché professa la religione di Cristo. Il prefetto togato, sul seggio curule, la interroga. Ai lati due scrivani stilano su tavoletta cerata le risposte di Restituta. A sinistra due donne fanno da testimoni. Sotto, fuori della tela, si legge: A divozione di Diego Buonocore. 2 - Flagellazione di Restituta - Sullo sfondo (un angolo della prigione) è attaccato al muro un anello di ferro, da cui pende una fune. Nel centro la bianca figura di Restituta, serenamente bella, docile all’imminente castigo. A destra, fra due assistenti il Giudice in piedi, l’indice della mano destra puntato contro di lei, sentenzia: “Sia flagellata”. A sinistra, altri due carnefici con i flagelli nel pugno si accingono alla flagellazione. Sotto il quadro, si legge: A div. di Domenico De Filippo. 3 - Restituta in prigione - Sullo sfondo interno di un’oscura cella si apre una finestra con reticolo di ferro, attraverso la quale entra un fascio di luce che illumina la scena. A sinistra un Angelo irrompe nella prigione per dare coraggio alla giovane martire che, a quella visione celeste, si piega in ginocchio. Sotto il quadro la leggenda: A div. di Silvestro Piro. 22 La Rassegna d’Ischia 3/2008 4 – Restituta è distesa sull’eculeo - Il dipinto è dominato da un lungo cavalletto di legno, che all’estremità è munito di ruote, attraverso le quali scorre una fune per disarticolare le membra di Restituta che è raffigurata distesa sul cavalletto; legata alla chioma e ai piedi, con funi che corrono sulle ruote. A sinistra due carnefici: uno tira la fune sotto il cavalletto. A destra altri due carnefici tirano dal loro verso l’altra fune legata ai piedi di Restituta. Sotto il quadro la leggenda: A div. di Luigi cav. Nesbitt. 5 – Restituta sospesa per i capelli - In un cortile s’innalza un palo dal quale pende una corda legata alla chioma di Restituta che s’aderge bianco-vestita tra due soldati romani. A destra due carnefici nell’atto di tirare la fune per sollevare il corpo della martire. A sinistra altri carnefici si affrettano a trapassarle i piedi con un lungo chiodo per fissarli sul lastricato. Sotto il quadro: A div. di Giovanni Di Meglio. 6 – Restituta condannata ad essere bruciata in mare - Sullo sfondo della marina di Cartagine si staglia la bianca e radiosa figura di Restituta, scortata dai carnefici; sul petto, accanto al Crocifisso, reca una tavoletta su cui dovrebbe essere inciso il motivo della condanna. Il giudice togato la invita a salire sulla barca. A destra donne addolorate e piangenti. A sinistra una nave carica di materiale infiammabile con gli uomini dell’equipaggio. La scritta: A div. di Giovanni Climaco. La Rassegna d’Ischia 3/2008 23 7 – Restituta salva dall’incendio - Due barche e due scene del tutto diverse: a destra un veliero avviluppato dalle fiamme, con gli uomini con mani elevate, avviliti, sconfitti; a sinistra la barca su cui giace Restituta con il capo radiato dalla gloria e sorretta da un Angelo. A prua un altro Angelo guida verso lidi lontani la barca. La scritta: A div. di Giuseppe Pascale. 8 – Il sogno di Lucina - Interno di una stanza con giaciglio oltre la quale si scopre una marina piena di luce. Nel centro un Angelo cinto di nastro azzurro appare improvviso per annunziare il lieto messaggio. A sinistra Lucina resta attonita all’invito di recarsi alla spiaggia per accogliere la Vergine martirizzata in Africa. In alto, sullo sfondo marino appare la barchetta sulla riva, vegliata dagli Angeli. La scritta: A div. di Calise C. e Patalano F. Sirabella. 9 – La spiaggia di San Montano con la barca - Su una barca priva di remi e di vele è disteso il corpo di Restituta. Un Angelo le sorregge il capo reclinato nel gaudio del Signore. Sull’orlo della spiaggia ricoperta di bianchi gigli, appare Lucina: si ferma estatica e ammira il prodigio. Ai lati, sullo sfondo, le linee rocciose di Monte di Vico e di Zaro; intorno tanta, tanta pace! La scritta: A div. di Domenico Castagna. 24 La Rassegna d’Ischia 3/2008 10 – Il corteo verso il paese - A sinistra, lungo la strada, tre donne in ginocchio spandono, commosse, petali e corolle di fiori. A destra un sacerdote in paramenti rossi porta la Croce astile. Segue il Clero con pianeta rossa e candela accesa in mano. Segue su un drappo dorato il corpo di Restituta, portato da quattro accoliti in cotta bianca. Dietro i fedeli... Un gruppo di donne sul ciglio della strada saluta la Vergine augusta. La scritta: A div. di Pietro Paolo Castagna I Santi dell’Algeria * Santa Restituta (Dal breviario della diocesi di Algeri) - Restituta, vergine e martire, originaria della seconda Hyppona, soprannominata Diarrhite, oggi Biserta, situata nella Proconsolare, in riva al mare, soffrì diversi tormenti sotto il giudice Procolo, in Africa, al tempo dell’imperatore Valeriano. Posta su una barca riempita di pece e di stoppa, affinché fosse bruciata in mare, rese lo spirito pregando Dio, quando si mise fuoco a queste materie e la fiamma faceva di lei stessa come il focolaio di un incendio. La mano di Dio spinse la barca con i suoi resti fino all’isola Enaria (Ischia, vicino a Napoli), dove furono ricevuti dai Cristiani con una grande venerazione. Più tardi, l’imperatore Costantino fece costruire a Napoli una basilica in suo onore. Lei non fu famosa solamente a Napoli, ma anche a Cartagine, dove ha sofferto nell’anno 256. Si pensa che questa grande basilica, dove furono celebrati parecchi concili e dove Sant’Agostino predicò spesso, si chiamasse Restituta a causa di lei. L’isola di Ischia ha dovuto la sua fama alle sante reliquie di Restituta e la sua memoria è conservata tutt’oggi coi più grandi onori. Riflessioni La pazienza è l’ultimo sforzo della carità; diventa, agli occhi di Dio, un olocausto così prezioso che si affretta a darle una ricompensa gloriosa fin da quaggiù, dove l’umanità non può esimersi da un tenero sentimento di rispetto per chi ha saputo soffrire nobilmente. Sì, il martirio è la più bella delle glorie agli occhi di tutti, anche di quelli che sanno ammirare solamente le vanità, perché trovano pure delle lacrime per le grandi celebrità. Più il supplizio immaginato dal persecutore fu atroce ed inaudito, più la vittima è soggetta alla pietosa * Victor Bérard, Les Saints de l’Algérie présentés à la veneration des fidèles par la traduction des textes liturgiques, Valence, 1857. commozione della posterità; vari paesi si onorano delle sue spoglie e santi pontefici onoreranno la memoria di Santa Restituta. Senza nutrirsi del pensiero di ottenere mai tanti grandi omaggi, il Cristiano arriverà all’edificazione dei suoi fratelli, se soffre senza lamentarsi, umiliandosi sotto la mano di Dio che colpisce ed abbatte solamente per rialzare e per guarire. Restituta, vierge et martyre, originaire de la deuxième Hippone, surnommée Diarrhite (aujourd’hui Bizerte), située dans la Proconsulaire, au bord de la mer, souffrit divers tourments sous le juge Proculus, en Afrique, du temps de l’empereur Valerien. Placée sur une barque remplie de poix et d’étoupes, pour qu’elle y fût brûlée en mer, elle rendit l’esprit en priant Dieu, lorsqu’on eût mis le feu a ces matières et que la flamme faisait d’elle-même comme le foyer d’un incendie. Le doigt de Dieu poussa la barque où étaient ses restes jusqu’à l’île Enaria (Ischia, près de Naples), où ils furent reçus par les Chrétiens avec une grande vénération. Plus tard, l’empereur Constantin fit bâtir à Naples une basilique en son honneur. Elle ne fut pas seulement illustre à Naples, mais aussi à Carthage, ou elle a souffert l’an 256. On pense que cette grande basilique, où furent célébrés plusieurs Conciles et où Saint Augustin prêcha souvent, se nommait Restitute à cause d’elle. L’île d’Ischia a dû sa renommée aux saintes reliques de Restituta et sa mémoire y est conservée jusqu’à ce jour avec les plus grands honneurs. Réflexions La patience est le dernier effort de la charité ; elle devient, aux yeux de Dieu, un holocauste si précieux qu’il se hâte de lui donner une récompense glorieuse dès ici-bas, où l’humanité ne peut se défendre d’un tendre sentiment de respect pour celui qui a su noblement souffrir. Oui, le martyre est la plus belle des gloires aux yeux de tous, même de ceux qui ne savent admirer que les vanités, car ils trouvent aussi des larmes pour des célébrités touchantes. Plus le supplice imaginé par le persécuteur fut atroce et inouï, plus la victime en est recommandée au pieux attendrissement de la postérité; des contrées diverses s’honorent de ses restes, et de saints pontifes préconiseront la mémoire de Sainte Restituta. Sans se nourrir de la pensée d’obtenir jamais d’aussi grands hommages, le Chrétien arrivera à l’édification de ses frères, s’il souffre sans se plaindre, en s’humiliant sous la main de Dieu qui ne frappe et n’abaisse que pour relever et pour guérir. La Rassegna d’Ischia 3/2008 25 «The London Magazine» - January to June 1821, vol. III A legend of Ischia 1 Una leggenda di Ischia 1 There is a dreamy softness, as day fades, Gathering along the ether; it pervades The sea and earth, and o’er the wakeful soul A deepening hue of meditation flings, Whilst the advancing shadows thinly roll O’er the bright waters; from their obscure wings Shedding oblivion on all mundane things. In the pale clearness of the delicate sky Yon mountain rears its ever-during head, O’er which the ocean’s habitant once sped, Now echoing to the sea-gull’s wailing cry; Lonely it stands, lifting to heaven its brow, Scath’d with the levin-flash, where clouds repose Their dreary forms, when the sirocco blows Its baleful breath on withering man; but now Its rugged lineaments are pictured fair On evening’s wan expanse; and on the height The convent tenants breathe a taintless air, On whose pellucid wings their vesper prayer, Unmix’d with aught of earth, springs in its upward flight. The breezes, winnowing round each fairy hill, So mildly blow, that scarce the clustering vine Waves with their gentle fanning, as they still Among its odours playfully entwine. And now the moon brightens her crescent pale, With one sole star, streaming celestial light; And, from the dusky hill and shadowy vale, With her fair beam scatters the gloom of night. See! Meteor-like, beneath the tendril bower, The wheeling fire-fly shoots his flame serene, Kindling with living flash the twilight hour, And glancing on the vine-leafs tender green; Whilst the last bird of even, which all night long Pours to the listening wood his plaintive note, In fitful sweetness tunes his liquid song, Anon, in melody’s mil tide to float, On the enraptur’d ear: - no other sound Breaks the deep seeming thoughtfulness around. C’è una dolcezza trasognata, come dissolvenze diurne, che si spande nell’etere e pervade il mare e la terra, e sull’anima insonne getta un colore cupo di meditazione, mentre le avanzanti ombre lievi rotolano sulle brillanti acque; dalle loro ali oscure scende l’oblio su tutte le cose del mondo. Nella pallida chiarezza del cielo delicato quella montagna innalza sempre la sua vetta, sulla quale l’abitante dell’oceano una volta prosperò, ora fa eco all’alcione che geme e stride; solitario s’eleva, volgendo al cielo la sua cima, fulminata dal bagliore, dove le nubi posano le loro forme cupe, quando lo scirocco soffia il suo alito funesto sull’uomo che inaridisce; ma ora i suoi lineamenti accidentati sono chiaramente dipinti sulla smorta distesa della sera; e sulla vetta gli inquilini dell’eremo respirano un’aria pura, sulle cui ali trasparenti la loro preghiera del vespro, non mista con alcunché di terreno, vola verso l’alto. Le brezze, spirando intorno ad ogni magica collina, così lievemente soffiano, che di rado i grappoli della vite ondulano al loro leggero soffio, mentre tra loro sempre intrecciano i loro piacevoli odori. Ed ora la luna illumina la sua chiara falce, con un unico astro, fluente luce celestiale; e dalla fosca collina e dalla valle ombrosa, con i suoi raggi disperde l’oscurità della notte. Vedi! Come meteora, sotto la pergola di viticci, la volteggiante lucciola lancia la sua fiamma serena, accendendo con il suo vivo bagliore l’ora del crepuscolo, e luccicando sul verde delicato dei pampini della vite; mentre l’ultimo uccello del vespro, che tutta la notte effonde al bosco in ascolto le sue note lamentose, in motivi di mutevole dolcezza sintonizza il suo canto, presto, per fluttuare nel pieno flusso della melodia, nell’estasi dell’ascolto: - nessun altro suono rompe l’apparente profondo raccoglimento circostante. It was in such a night, when storms were o’er, When the rent cloud had sail’d in blackness by, Leaving in lovelier blue the vernal sky : When the bright wave soft rippled to the shore, And winds were hush’d: - it was in such a night, Upon the silent swelling of the tide, A boat was seen, in solitary plight, Drifting to Ischia’s coast, with none to guide Tale era la notte, quando cessò la bufera, quando la nube squarciata spazzò via il buio, lasciando nel più bel blu il cielo primaverile: quando la brillante molle onda si increspò sulla spiaggia, ed i venti s’acquietarono: - tale era la notte, sopra il moto silenzioso della marea, una barca fu vista, in solitario sforzo, andare alla deriva lungo la costa d’Ischia, e nessuno 1 Ischia is a small romantic island, of volcanic origin, in the vicinity of the Bay of Naples. A church is erected in the Vale of Lacco, in honour of Santa Restituta, a patroness of the island, whose festival annually attracts, not only rhe islanders, attired in their best garb, but also the more devout Catholics form Naples. 1 Ischia è una piccola romantica isola, di origine vulcanica, del Golfo di Napoli. La chiesa è eretta nella valle di Lacco, in onore di S. Restituta, la patrona dell’isola, i cui annuali festeggiamenti attirano nel borgo non solo gli isolani, ma anche i più devoti cattolici di Napoli, i quali vengono ad implorare e a chiedere grazie alla Santa. 26 La Rassegna d’Ischia 3/2008 Its reckless course; but on the risings sheen Of that calm sea, near ever, and more near, It came, as if a spirit’s hand unseen Had led it gently from the realm of fear. “Some boat, perchance, torn by the sweeping gale And bounding surge, from a neglectful bark; Or the sole relic of some hapless sail, Wreck’d on Italia’s shore, when tempests dark Scowl’d in the sounding heavens, - whose luckless crew, With unclosed eyes, fix’d in eternal sleep, Cold and unshrowded in the weltering deep, To home, to light, and life, have bid adieu. Within yon little bay, whose gentle wave, Claspt by those arms, feels no disturbing gale, Whose playful ripplings idly love to lave, The yellow sands that skirt the sloplag vale, There, where the glimmering air its doubtful gleam Sheds soft upon the waters, like the play Of wilder’d fancy in a matin dream, The alien boat in peaceful haven lay. And other boats around the stranger press, And with experienced looks the seaman eyes The shapely contour of his easy prise, Whilst vaguely circulates the erring guess Of port and destiny. Why do they stand With one consent in still and silent gaze, As if the touch of an enchanter’s wand Had frozen then to shapes of mute amaze ? What is’t they look on ? - Wrapt in slumber deep, And shadowed by the evening’s falling gloom, A female form reclin’d; quiet her sleep; Her face dropp’d on an arm, polish’d and fair; The fluttering wind had strewn her silken hair Of black o’er a pale cheek; most calm and holy Was her repose ; yet trace of melancholy Had sunken these, of meek distress to tell. Her breathing was as still as the odorous smell Exhal’d from pulseless flowers; nor could be seen Motion of lips, or the fair bosom’s swell – So huah’d she lay, so fearfully serene. The dark and silken lashes overshade An eye half open, glaz’d, and strangely still – And then her touch – ah heavens! – how deatly chill! – Alas! The young, the beauteous maid is dead! guida il suo corso imprudente; ma nel nuovo splendore di quel calmo mare, vicino e sempre più vicino, essa veniva, come se l’invisibile mano di uno spirito l’avesse condotta dolcemente dal regno del pericolo. Un’imbarcazione, forse, lacerata dalla burrasca e dai flutti rimbalzanti su trasandato burchiello; ossia il solo relitto di una vela sfortunata naufragò su una spiaggia d’Italia, quando la tetra tempesta infuriava sonora nel cielo, - e l’equipaggio sfortunato, con gli occhi schiusi, fissi nel sonno eterno, freddo e non celato nel ribollente mare, ha detto addio alla casa, alla luce, e alla vita. – In quella piccola baia, la cui onda mite, chiusa da quei bracci, non avverte vento ostile, la cui dolce crespa ama pigramente dilavare le dorate sabbie che costeggiano il versante della valle là, dove l’aria baluginante il suo incerto barlume sparge molle sull’acqua, come la vana fantasia di un sogno mattutino, lo straniero legno stava nel sicuro porto. E le altre barche s’accalcano intorno ad esso, e con lo sguardo esperto i marinai osservano l’armonioso contorno di questo facile trofeo, mentre vagamente circola l’errata congettura del porto e del destino. Perché essi stanno in unanime consenso con lo sguardo assorto e silente, come se il tocco di una bacchetta d’incantatore li avesse congelati in figure di muto stupore? Cosa è che vedono? Avvolta in un sonno profondo, e oscurata dalle tenebre della cadente sera, una figura femminile è reclinata; calmo il suo sonno; il volto è poggiato su un braccio, fiero e sereno. Il vento fluttuante ha sciolto i suoi neri serici capelli sulle pallide guance; più calmo e santo il suo riposo; ma tracce di melancolia l’avevano segnato, per dire di mite angoscia. La sua respirazione era come il fragrante odore esalato da fiori privi di vita; né poteva essere visto moto di labbra, o il battito regolare del petto. Così ha soffocato il lamento, così paurosamente serena. Le brune e delicate ciglia adombrano un occhio semichiuso, vitreo, e stranamente sereno; e poi il suo senso - Ah cielo! Come mortalmente freddo! Ahimé! La giovane, la bella fanciulla è morta! Oh! Bear her gently in your manly arms, And sing a requiem to her parted soul, Even as gaze on her dissolving charms, Let the slow strain to heaven’s bright portals roll: And when the stranger asks in future time, Who rests the inmate of her sainted tomb? Tell him, a virgin of a foreign clime, Who, faithful to her creed, ne’er bent the knee To any god of mortal mould; that He Who kens the latent impulse of the heart, Amidst ordeals of infernal birth, Did, in her hour of need, his strength impart, And turn to marvelling fear the demon mirth Of Painims’ frenzy, at they saw the flame, Oh! Portatela dolcemente nelle vostre braccia virili, e recitate un requiem per la sua anima dipartita, mentre lo sguardo è fisso sul suo fascino che svanisce, lasciate che il lento sforzo la porti alla luminosa porta del cielo; e quando lo straniero nei tempi futuri chiede: Chi è chiuso nella sua tomba santa? ditegli, una vergine di una regione straniera, che, fedele al suo credo, non volle piegare le ginocchia davanti ad alcun dio di natura mortale; ella, che conobbe l’impulso latente del cuore, tra prove durissime di origine infernale, nella sua ora del bisogno, ricevette la sua forza, e volse in stupefacente paura la demone allegria e la frenesia dei carnefici, i quali videro le fiamme, La Rassegna d’Ischia 3/2008 27 Prepared to desolate that beauteous clay, Round her soft limbs innocuously play, And frustrate thus their ineffectual aim: That, harden’d still in heart, in a lone boat At length they plac’d her unresisting form, With things deflagrable, thus left to float And perish on the tide by fire or storm. But neither fire nor flood had power to harm One precious limb; the fire hath shot in air, And the strong surge hath curl’d in vain alarm, And hath not hurt one solitary hair: But God, who saw the sorrows of the maid, Lull’d her in peaceful sleep; and as the breath Of dreams most holy on her faint lips play’d, He took her to himself: - thus gentle was her death! – Firenze / Mostre Il Volto di Michelangelo Fondazione Casa Buonarroti / Firenze (6 maggio - 30 luglio 2008) a cura di Pina Ragionieri L’interesse per l’argomento è naturale per chi, lavorando all’interno del museo della Casa Buonarroti, per così dire all’ombra di Michelangelo, di ritratti dal vero del Maestro ne può vedere in originale ben quattro (che saranno tutti esposti in questa mostra); e sono i dipinti di Giuliano Bugiardini e di Jacopino del Conte, la medaglia di Leone Leoni e quel vero, emozionante ritratto dell’anima che è il busto in bronzo di Daniele da Volterra. Ma nella bibliografia michelangiolesca sono tutt’altro che numerose le voci che interessano il nostro discorso; ed è con ogni probabilità da confermare l’opinione secondo la quale alla base della situazione sta l’avversione dell’artista a ritrarsi e ad essere ritratto, come testimoniano gli antichi biografi. L’argomento affrontato dalla mostra presenta dunque un indiscutibile carattere di novità. Ma l’immagine di Michelangelo ci è tramandata anche da un altro genere di ritratto: come per altri grandi, e non solo della storia dell’arte, la sua fisionomia fu infatti riprodotta da artisti a lui contemporanei, conferendone le caratteristiche a personaggi effigiati in scene d’insieme; e qui soccorrono molti esempi, tra i quali basterà ricordare il Raffaello della Stanza della Segnatura in Vaticano o il Vasari del Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze: opere non trasportabili che in mostra saranno 28 La Rassegna d’Ischia 3/2008 preparate per bruciare quel bel corpo umano, aleggiare innocuamente attorno alle sue delicate membra, e frustrare così il loro inefficace proposito: esse, alimentate nel loro nucleo, verso una sola barca a lungo si rivolsero in modo irresistibile, con materie combustibili, così finì di stare a galla e colò a fondo pel fuoco e la tempesta. Ma né il fuoco né la marea poterono recar danno ad una delle preziose membra; il fuoco divampò in aria, e i forti marosi si levarono in vano allarme, senza toccare neppure uno solo dei suoi capelli. Ma Dio che vide le sofferenze della fanciulla, la cullò in un sonno pacato; e mentre l’alito di sogni più santi aleggiava sulle sua languide labbra, Lui la condusse a sé: - così placida fu la sua morte! evocate attraverso elaborazioni digitali. Sono presenti in mostra alcune immagini contemporanee al Maestro, che si collocano tra l’aneddoto e la fantasia: proviene dal British Museum una rarissima e bella incisione che ritrae, in meditazione, il Michelangelo ventitreenne del primo soggiorno romano e della Pietà di San Pietro; una pagina di una preziosa cinquecentina mostra “Michael Fiorentino” che scolpisce, seminudo e con gran foga, una statua femminile nella quale si volle riconoscere l’Aurora della Sagrestia Nuova. Dopo la scomparsa dell’artista, alla soglia degli anni ottanta del secolo, in un piacevole quadretto della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini, anch’esso presente in mostra, Federico Zuccari ritrae il fratello Taddeo mentre dipinge la facciata di palazzo Mattei, intanto che Michelangelo, nel corso di una delle sue consuete passeggiate per Roma, si sofferma a osservarlo. È noto che Michelangelo raffigurò se stesso assai raramente. Citiamo qui l’autoritratto inserito nella pelle scorticata del San Bartolomeo del Giudizio finale sistino, e il volto sereno, al di là di ogni dolore, del Nicodemo della Pietà del Museo dell’Opera del Duomo a Firenze. Sono situazioni abbastanza sporadiche ed eccezionali che ci permettono di comprendere come mai è divenuta nei secoli proverbiale la ritrosia dell’artista a effigiare gli altri e se stesso: lo dice il Vasari, e non bastano a contraddirlo i due esempi di autoritratto or ora citati, né la distrutta statua bronzea di Giulio II, né il ritratto perduto del bellissimo Tommaso Cavalieri, né le effigi di Pietro Aretino e di Biagio da Cesena che si riconoscono in quello spietato affresco di eterna salva- zione e condanna che è il Giudizio finale. E, infatti, i due antichi biografi preferirono ritrarre il Buonarroti tramandandone le fattezze per iscritto, il Condivi (1553) mischiando caratteristiche fisiche con tendenze, abitudini e pensieri; il Vasari, nell’edizione giuntina del 1568, copiando senza remora alcuna la descrizione del collega, fin nei particolari di certe pagliuzze fra l’oro e l’azzurro negli occhi del Maestro. Il nostro discorso non si ferma però ai contemporanei del Maestro, anche perché visitando la mostra all’interno della Casa Buonarroti si potrà ammirare la sala al primo piano del museo detta “Galleria”, nella quale il pronipote di Michelangelo organizzò un omaggio al grande avo, a circa cinquant’anni dalla sua morte, ricordandone virtù pubbliche e private in una serie di opere affidate agli artisti di maggior rilievo operanti nella prima parte del Seicento a Firenze. Giungeranno in Casa Buonarroti rari esempi di ritratti secenteschi e settecenteschi, e non mancheranno immagini del mito di Michelangelo, piacevole e immaginifico, creato dal romanticismo storico. Proprio da qui partirà il percorso espositivo: disegni, sculture, medaglie e dipinti, in un viaggio a ritroso nel tempo che comincerà dall’Ottocento per giungere alla fine della mostra alle immagini eseguite quando il Maestro era ancora in vita. Ci sarà infine, a conclusione della mostra, un ritratto “interiore” dell’artista, attraverso una presentazione non solo dei ritratti “scritti” che di lui vennero fatti, ma anche delle sue Rime. Ufficio stampa Susanna Holm www.casabuonarroti.it