L`Università del Salento va a scuola, parlando ai
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L`Università del Salento va a scuola, parlando ai
ISSN 2284-0354 marzo periodico di cultura dell’Università del Salento periodico di cultura dell’Università del Salento ISSN 2284-0354 marzo www.ilbollettino.unisalento.it www.ilbollettino.unisalento.it L’Università del Salento va a scuola, parlando ai giovani di Immaginazione tra Scienza ed Umanesimo Carlo Alberto Augieria Docente di Critica letteraria e letterature comparate a C osa fa di un ‘fare’ un evento? Siamo abituati a non accorgerci di ciò che si fa, addirittura neppure a significarcelo, perché abbiamo bisogno di caricarlo di un ‘di più’, che ne legittimi l’esistenza nell’insieme confuso, quasi entropico, dell’accadere, addirittura per poterlo trasformare in contenuto da raccontare come notizia. Questo ‘di più’ proviene di solito da un esterno con funzione inficiante di ‘riconoscimento’: ancora oggi, tempo artificiale del post-modernismo, pensiamo secondo una mentalità pre-moderna, per la quale l’alto dona significato all’accadere nel basso; lo straordinario fa apparire come non comune il normale; il rumoroso fa risuonare il silenzioso; il vuoto per il quale il suono ‘risuona’ mette a tacere il pieno, che è senza bisogno di apparire. Pure in una ‘quasi’ cultura dell’apparenza. Mi piace porgere all’attenzione pubblica un’iniziativa culturale promossa dall’Università del Salento dallo scorso febbraio, e che proseguirà fino a dicembre come appuntamento mensile nelle Scuole di Lecce e della Provincia. Si tratta di un ciclo di Incontri itineranti sul tema: “La scoperta come discorso: l’immaginazione creatrice nella scienza e nel sapere umanistico”, promosso dal professor Stefano De Rubertis e da me, a cui hanno aderito circa sessanta Docenti del nostro Ateneo, studiosi di ambiti disciplinari plurimi, comunque confluenti nell’area scientifica e nel campo umanistico dei saperi. La cultura unisce, la volontà di trasmettere rende partecipi, l’impegno di parlare agli studenti, invitando al dialogo loro e i loro Professori, responsabilizza: il nesso stretto tra didattica e ricerca coinvolge, l’intenzione di entrare nelle scuole per discutere su una problematica comune, oggi provocatoria, quale il tema del seminario, interessa, appassiona: l’evento da raccontare, sebbene possa apparire non narrabile, per paura che possa non interessare affatto, è che nelle Aule dove stanno accadendo gli Incontri ( inaugurazione nel Rettorato, il 9 febbraio, con relatori i professori Salvatore Colazzo, Guglielmo Forges Davanzati, Eduardo Pascali; nel Liceo “G. Stampacchia” di Tricase, il 25 febbraio, con relatori i professori Francesco Giaccari, Eugenio Imbriani, Giovanni Invitto; e nel Liceo “Capace” di Maglie, il 24 marzo, dove hanno relazionato i professori Mario Castellana, Arcangelo Rossi e Gabriella Sava) si sta sperimentando un fare da ‘no frontiera’, meritevole di una qualche considerazione. Per evitare che ciò che si fa si consumi nell’evenemenziale; e che quanto si propone passi ‘in fretta’, senza lasciare almeno un’esperienza ‘di riflesso’ e, dunque,riflessiva. Ebbene, nelle Aule sta accadendo che il Salento diviene Università a partire dalle Scuole, dove la docenza universitaria insegna ai giovanissimi adolescenti, che poi incontrerà come suoi studenti dopo la loro maturità, argomentando e dialogando con 28 parole responsabilmente fruibili di economia, fisica, matematica, letteratura, filosofia, epistemologia della scienza; che il sapere umanistico riscopre un bisogno di umanesimo e di ideale immaginativo, insomma di indeterminismo anche utopico, nel metodo scientifico, dove l’evidenza, l’esattezza e la precisione obiettiva del reale non si restringono secondo una ragione calcolante e solo pragmatica, incontrando il probabile, il possibile, l’energia ‘non casuale’ dell’indeterminazione. Nelle singole espressioni della cultura, inoltre, si sta evidenziando un ‘nucleo narrativo’ comune, che rappresenta il punto d’avvio di ogni domanda di ricerca e di approfondimento: senza una volontà ‘liberatrice’ di conoscenza non può esserci scienza; distraendosi dal bene comune della civiltà dell’umano, nessuna scienza particolare può definirsi come contributo di civiltà Ma ancora un altro aspetto di ‘oltrepassamento’ di confine mi ha colpito, a proposito del secondo Incontro itinerante al “Capece”, dove il Rettore, ex studente di quel Liceo, è intervenuto, parlando alla presenza anche di suoi coetanei compagni di scuola: nelle sue parole una soddisfazione, tra le altre. Che cioè il sistema universitario nazionale non costituisce per noi dell’Università del Salento un modello monologico da applicare, bensì, dal punto di vista didattico, un organismo in fermento, che dirada un’intrinseca confusione, dovuta alla complessità comparatistica del contemporaneo, proprio ispirandosi alla pratica proponente messa in azione nel nostro Ateneo. Ecco un’altra novità che voglio cogliere nel presente ‘in atto’ di ciò che sta avvenendo nelle Aule delle Scuole salentine, dove soggetto narrante è l’Università: il Sud non si sta autoconfigurando come ‘cenerentola’ di lamento per ciò che è costretto a non essere, essendo alla periferia del centro, bensì come proposta sperimentale ed emittente per quanto comincia a strutturarsi il complesso universitario italiano, a confronto trasmissivo del sapere nella post-modernità. Confesso che durante i nostri incontri ScuolaUniversità mi soffermo ad osservare l’attenzione dei ragazzi, seduti compostamente tra banchi e sedie nell’Aula Magna dei loro Istituti: ebbene, a Maglie, come a Tricase, ho notato un ascolto ‘visivo’ non distratto, non deluso, non mortificato, neppure depresso, come quando accade che i giovani sentono parlare noi adulti di crisi dei giovani e del mondo giovanile in crisi, creando una frontiera tra mondo grigio e mondo colorato, tra periodo facile e periodo difficile, tempo certo e tempo incerto, tempo di sviluppo e tempo di disagio e di inquietudine. 29 Credo che la storia sia un vissuto in cerca di narrazione che le doni realtà ‘ideale’, a partire dall’accorgersi, chi narra, che dalla critica alle parole ovvie e statiche può sorgere un realismo ‘immaginativo’, implicito nel faressere della storia: realtà e senso da ‘costruire’ sono un tutt’uno; dare senso ‘aperto’, interscientifico, è l’ ‘in principio’ da cui partire, per dare possibilità ‘vivente’ al reale, altrimenti ristretto nel necessario stagnante e nel potere del bisogno. Premessa della fine di ogni immaginazione, perché solo il reale non ‘culturalizzato’ fa paura, chiuso nel suo ‘non altrimenti’ del sapere. UniSalentoStore in vendita online Fernando Greco- Antonio De Mauro Questioni di diritto privato 1 e presso le officine cantelmo