LA MALEDIZIONE DI LUNES - Istituto Comprensivo Statale 1

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LA MALEDIZIONE DI LUNES - Istituto Comprensivo Statale 1
Scuola secondaria R. Margherita, a.s. 2015-2016
FIABA INVENTATA DAGLI ALUNNI DI 1^D
LA MALEDIZIONE DI LUNES
C’era una volta su un’alta montagna un maestoso palazzo, dove
viveva una ragazza di nome Florinda. Il padre era spesso
lontano, impegnato in viaggi di lavoro. La mamma invece era
molto ammalata.
Florinda aveva un buon carattere, era gentile con tutti, ma
anche testarda e coraggiosa. I capelli erano biondi e ricciuti, e gli
occhi azzurri. Era alta e dinamica, infatti giocava nel parco
attorno al palazzo, si arrampicava sugli alberi e si tuffava
nell’enorme fontana, sotto lo sguardo attento dei nanettiguardiani e di Fiuto, un cagnolino dotato di un olfatto
straordinario.
Florinda però passava molto tempo anche con la mamma,
aiutandola nei lavori di casa e preparandole dei dolci. Quando si
sentiva triste per la sua salute, andava a trovare Ruell, il saggio
bibliotecario.
Egli era un uomo piccolo di statura, calvo, con una lunga barba
bianca. Era sorridente e si muoveva lento, con gesti misurati.
Ruell voleva tanto bene a Florinda e, se poteva, le dava degli
insegnamenti.
Un giorno la ragazza gli chiese come poteva curare la mamma.
Egli le rispose: “Devi preparare una medicina con degli
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ingredienti speciali, che sono descritti in questo libro – e le
consegnò un pesante volume- che si chiama ‘Il grande libro di
tutte le guarigioni’. Se tua madre vuoi salvare, nel Bosco Oscuro
dovrai cercare”.
Alla vigilia della partenza verso il Bosco Oscuro, Florinda era un
po’ agitata e un po’ spaventata, ma aveva anche la speranza di
salvare la mamma. Così si incamminò a piedi, portando con sé in
un fagotto solo il libro e il piccolo Fiuto, che l’avrebbe aiutata a
ritrovare la via del ritorno.
Cammina cammina, salì la nebbia. Florinda si smarrì; tra sé
disse: “Ah, Fiuto. Ci siamo persi. Guidami tu. Senti qualcosa con
il tuo naso?”
“Whoff, whoff- rispose il cagnolino- Sniff, sniff” annusò l’aria e
saltò giù dal fagotto e iniziò a correre. Florinda dovette
rincorrerlo a perdifiato, finché giunsero nei pressi di una grotta
buia e umida da cui provenivano parole inquietanti e tutte le
puzze del mondo, che mescolavano tra loro. Pian piano, in punta
di piedi, scesero all’interno e si nascosero dietro ad una roccia:
una
strega
era
intenta
a
preparare
qualche
pozione.
Osservandola attentamente Florinda si accorse che aveva
qualcosa di familiare. Ella aveva lunghi e neri capelli rasta, che
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teneva sciolti. Indossava un vestito viola con una casacca nera
dagli enormi tasconi, dai quali poteva estrarre tutto ciò che
desiderava: occhi di insetto, zampette di drago, lingua di gatto,
un’intera enciclopedia di magia bianca e nera, potenti esplosivi,
fumogeni, la classica sfera e budella a non finire…
Ad un tratto, Florida si ricordò: “Ma certo- disse tra sé e sé- è
Lunes,
la
vecchia
bibliotecaria,
quella
che
papà
aveva
cacciato…sembra molto diversa dall’ultima volta che l’ho vista.
Ma che ci fa qua sotto?”. Florinda si guardò intorno e riconobbe
su degli scaffali vasi che contenevano proprio gli ingredienti che
cercava: radice di liquerizia, linfa di quercia, cristallo nero,
bacche di limone e squame di drago. Allora, decise di attendere la
notte per rubarli. Non sapeva però che la strega, prima di andare
a letto, aveva liberato i suoi pipistrelli da guardia, che
emettevano acuti ultrasuoni in caso di pericolo.
Calò il silenzio. C’era solo un raggio di luce lunare, che filtrava da
una crepa sul soffitto della grotta. “Ecco, è il momento di agire”
pensò Florinda. Si fece coraggio e mosse qualche passo verso lo
scaffale. La strega dormiva profondamente nell’angolo più buio
della grotta. Florinda afferrò un vaso, ma subito un pipistrello
diede l’allarme con un fischio fortissimo, che le rimbombò nel
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cervello. Lasciò cadere il vaso, che si ruppe in mille pezzi. Fiuto
spaventato scappò abbaiando. La strega si svegliò e anche
Florinda fuggì via.
Ma la strega chiamò con un fischio Wolf, il suo aiutante. Esso
abitava in una tana vicina alla grotta. Era un grosso lupo, peloso,
nero, con un lungo muso e la bocca enorme. Aveva il potere di
trasformarsi in ciò che voleva. Wolf accorse e incontrò Fiuto. Il
cagnolino agile com’era riuscì a sfuggirgli, ma si fece sottrarre il
fagotto contenente il Libro di tutte e guarigioni. Catturò anche la
povera Florinda quasi sull’uscio, così la consegnò a Lunes, che la
rinchiuse in una gabbia.
Quando furono a tu per tu, Lunes riconobbe la voce e il viso della
ragazza: “Perché sei qui?” Le chiese.
“Voglio curare mia madre e tu hai gli ingredienti che mi servono!
Tu piuttosto, perché sei qui?” Rispose Florinda.
“Tuo padre mi ha cacciato dalla biblioteca, dopo avere scoperto
che ho avvelenato tua madre!”
Florinda rimase allibita, poi fu presa da uno scatto di rabbia:
“Perché l’hai fatto?”
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Lunes disse: “Per prendere il suo posto al palazzo. Ti terrò per
sempre prigioniera nella mia grotta, così il mio piano sarà
completo “– poi ordinò al lupo – “Tu, non ucciderla, ma tienila
sott’occhio, può servirmi come ostaggio”. Wolf si sistemò comodo
accanto alla gabbia, mentre Lunes preparava infusi che infilò
nella tascona della casacca. Quindi partì verso il palazzo, per
conquistarlo.
Nella grotta però, dopo qualche tempo, il lupo si stancò di
sorvegliare Florinda e decise di tornarsene alla sua tana “Tanto
è rinchiusa nella gabbia – pensò – e non può scappare”.
Nel frattempo Fiuto era tornato a palazzo e andò di filato da
Ruell: “Dove è Florinda? – chiese allarmato il bibliotecario,
vedendo il cucciolo solamente. “E’ imprigionata nella grotta di
Lunes, in mezzo al Bosco Oscuro” abbaiò il cane. Ruell conosceva
la cattiveria della strega e temette il peggio, così decise di correre
in aiuto di Florinda senza indugio. Con un fischio convocò grifone
Sputafuoco, suo compagno di tante avventure e, salito con Fiuto
sul suo dorso, volarono verso il Bosco Oscuro. Il grifone era un
essere meraviglioso: aveva una testa d’aquila, le zampe da
ghepardo, gli occhi infuocati e grandi ali con cui velocissimo portò
a destinazione i due.
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Dalla grotta si udiva gridare: “Liberatemi, sono qui dentro!”.
Fiuto avvisò Ruell che la chiave della gabbia era custodita da
Wolf. Perciò pian piano la sfilarono da sotto la zampa del lupo e
liberarono la fanciulla. Prima di scappare però pensarono di
riprendersi il Libro di tutte le guarigioni e tutti gli altri libri di
magia, che sostituirono per dispetto con banalissimi libri di
cucina.
Con il malloppo, volarono al palazzo tutti insieme. Florinda
voleva annientare la strega, prima che facesse del male ai suoi
cari, così spronava il grifone: “Vai, veloce più che puoi, ecco
Lunes, raggiungila!”. L’animale scese in picchiata e iniziò a sputar
fiamme, che la strega cercava di schivare in fuga. Poi ella estrasse
una scopa volante dalle sue tasche, ma non riuscì a saltarci su,
perché una fiammata la colpì e le bruciò la schiena. Cadde a terra,
mentre Florinda proseguì verso il castello.
La strega umiliata e dolorante estrasse una sfera magica con cui
si fece tele-trasportare alla propria grotta. Lì recuperò un po’ le
forze, organizzò l’attacco: a bordo di una nuova scopa magica
tornò al castello, mentre Wolf la seguiva a grandi balzi.
Al
palazzo tutti la attendevano per lo scontro finale.
All’ingresso, la videro arrivare minacciosa sullo sfondo di un cielo
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nero e pieno di saette. Le piante del parco si seccarono, l’acqua
della fontana si bloccò e una nebbia letale si diffuse ovunque.
Lunes attaccò con due spade Florinda, che si infilò un anello
magico,
appena
regalato
da
suo
papà:
era
un
oggetto
preziosissimo, perché aveva due poteri: l’oro comandava i Naniguardiani e il rubino sprigionava energia di incantesimo. Subito
Florinda usò l’oro. I Nani si mossero lentamente e accerchiarono
Wolf, prima sussurrando e poi gridando il loro urlo di battaglia:
iamme, ià! Lo ricoprirono come scarafaggi e mentre cercava di
liberarsi, lo ferirono con le loro piccole asce fino a lasciarne solo
le ossa. Poi con il rubino, Florinda lanciò incantesimi a Lunes, che
rispondeva a sua volta. Il cielo era pieno di fulmini e palle di
fuoco e stelle oscure. Florinda colpì la scopa. Lunes precipitò a
terra. Florinda la raggiunse e voleva farla finita, così la colpì con
l’anello al capo, Lunes invece acciuffò la ragazza pe la gamba.
Nel palazzo, intanto Ruell preparava le medicine per la regina e
mentre il Bene prevaleva sul Male, la donna guariva.
Lunes si rialzò, dalle tasche tirò fuori dalle tasche un arco e
scagliò una freccia contro Florinda, la quale si chinò in tempo e
con l’anello le lanciò un raggio di calore, che la atterrò.
Sopraggiunsero i nani e legarono la strega, mentre Florinda con
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il potere dell’anello la sollevò in aria e la spedì in altro universo,
così della malvagia bibliotecaria non si seppe più nulla.
Felice, Florinda corse dalla mamma, che però non era ancora
guarita del tutto, come se mancasse ancora qualcosa per
sciogliere la maledizione di Lunes. Ruell suggerì: “Se la guarigione
vorrai completare, un gesto d’amore dovrai fare”.
Florinda non sapendo come agire, abbracciò forte la sua mamma
e quando la mamma sentì questo abbraccio si scaldò, riprese pian
piano colore e una luce radiosa negli occhi. Si alzò come nulla
fosse.
Si abbracciarono e organizzarono una festa per la guarigione,
mentre i Nani alzarono in coro il loro grido: IAMME, IA’!
Autori: alunni della classe I^ D, plesso R.Margherita, a.s. 20152016