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La Nuova Rivoluzione Umana
volume 26, capitolo 1
Atsuta 1
Maestro e discepolo uniti
nel viaggio per kosen-rufu
attraverso le tre esistenze.
Accarezzati dal vento, gruppi di alberi punteggiavano i prati e iniziavano a prendere i
colori dell’autunno.
Il 13 settembre 1977, poco dopo mezzogiorno, Shin'ichi Yamamoto e sua moglie
Mineko partirono in auto dall'asilo infantile Soka del quartiere di Toyohira, nella città di
Sapporo, per recarsi nel villaggio di Atsuta (ora quartiere di Atsuta, città di Ishikari), la
città natale del loro maestro Josei Toda. La costruzione del Parco cimiteriale Toda, così
chiamato in suo onore, era stata completata e stavano per partecipare alla cerimonia di
apertura.
A un’ora dalla partenza, appena superata una graduale salita, improvvisamente si aprì
dinanzi a loro lo scenario meraviglioso del mare che brillava di una luce argentea.
Li accompagnava Kaoru Tahara, che era stato responsabile nazionale della Divisione
studenti e poi della Divisione giovani e attualmente vice presidente e responsabile
generale dello Hokkaido. Egli disse: «Sensei, qui ci troviamo già ad Astuta, e poiché qui
vicino scorre il fiume Morai, questa zona viene chiamata “Morai”.
Il nome deriva dalla lingua degli Ainu: “morai” significa “fiume lento e tranquillo”, e gli
ideogrammi utilizzati sono bou, cioè speranza, e rai che significa giunge. Anche
l’indirizzo civico del cimitero è Morai».
«“Terra dove giunge la speranza”. È un bel nome, commentò Shin’ichi. Il Buddismo, se
vogliamo esprimerlo in due parole, è la filosofia della speranza e rivela che nella
profondità di tutte le persone è insita la condizione vitale del Budda. Di conseguenza, di
fronte a qualsiasi avversità, non c’è disperazione. Infatti, praticando riusciamo a
sviluppare la convinzione che proprio il nostro “karma” è la nostra “missione” in questa
esistenza. Da questa convinzione nasce lo sforzo e nascono creatività e ingegno che
portano a una vita vittoriosa.
Se il cuore si arrende, il seme della speranza marcisce e non possono spuntare i
germogli.
La speranza nasce dalla grande terra di un cuore ricco e forte. Essa non è un qualcosa
che esiste al di fuori di noi.
Con le nostre mani facciamo sì che la terra di Atsuta sia la terra dove “giunge la
speranza”.
Ciò significa onorare davvero il maestro Toda e, in quanto discepoli, ripagare il debito di
gratitudine verso di lui».
Tahara percepì con forza lo spirito di Shin’ichi nel richiamare ad Atsuta la primavera
della speranza.
Atsuta 2
L’automobile su cui viaggiava Shin’ichi Yamamoto giunse poco dopo all’entrata
principale del Parco cimiteriale Josei Toda. Ai lati c’erano delle moderne strutture
bianche che facevano da ingresso. Shin'ichi decise di attraversare l'intero parco in auto.
La strada principale portava dal cancello d'ingresso al cortile centrale.
In questo cortile c'era una pietra che recava incisa una poesia scritta da Toda per la
Divisione giovani il giorno di Capodanno del 1957, l’anno prima della sua scomparsa:
Com'è rassicurante vedere i giovani,
come balene coraggiose attraversare il mare agitato,
riunirsi per kosen-rufu.
Un'altra pietra recava il testo della "Canzone dei compagni", tratta da una poesia scritta
da Toda. Su una terza pietra era incisa una poesia che Shin'ichi aveva composto per gli
amati membri di Hokkaido.
Lasciate che i miei discepoli avanzino gloriosamente
nella terra di Hokkaido,
dove il mio maestro
ha trascorso i giorni della sua giovinezza.
Vi era anche un monumento di pietra con incisa la poesia "Villaggio di Atsuta", che
Shin'ichi aveva scritto in onore della gioventù di Toda nella sua città natale.
Al di là del cortile del Parco cimiteriale Toda, si stendevano prati immensi, con filari di
lapidi in granito bianco che recavano incise le parole "Legge mistica" e i cognomi dei
defunti.
In accordo con l'insegnamento buddista, secondo cui tutti gli esseri posseggono la
condizione vitale del Budda, non c'erano differenze in termini di dimensioni o di forma
tra le lapidi.
Shin'ichi aveva ideato il parco cimiteriale affinché fosse un luogo sereno e sublime che
esprimesse il principio di uguaglianza del Buddismo di Nichiren.
Le file di lapidi, ordinate con cura, formavano un arco, come l'ala tesa di un'aquila.
Shin’ichi ebbe l’impressione che queste esprimessero lo spirito del suo maestro che
spiccò il volo dalla sua terra di Atsuta, con l’immensa speranza di poter realizzare
qualcosa per il bene della società e del mondo intero.
Atsuta 3
Il Parco Cimiteriale Toda di Atsuta offre uno scenario incredibile, con le cime del Monte
Shokanbetsu a nord-est e le onde del Mar del Giappone a ovest. Con i suoi 150 ettari
(370 acri), il parco era circa trentanove volte più grande dello stadio Hanshin Koshien, il
campo da baseball più famoso del Giappone. Erano stati piantati 60.000 alberi di decine
di varietà diverse, tra cui ciliegi, pioppi, gingko biloba e platani.
L'auto con a bordo Shin'ichi attraversò i campi. Visitarono un parco con i monumenti
commemorativi del primo e del secondo presidente della Soka Gakkai, Makiguchi e
Toda, il centro di assistenza con gli uffici e le strutture operative, la sala di preghiera e il
Padiglione Atsuta, dove i visitatori potevano riposare e mangiare. Poi si diresse verso
l'Auditorium Toda, un edificio in cui potevano aver luogo vari eventi, come le cerimonie
funebri buddiste e altri eventi.
Mentre erano in macchina, Shin'ichi disse a Mineko: «L'aria è limpida e gli alberi sono
rigogliosi. È veramente un parco cimiteriale sereno e meraviglioso. Sono sicuro che
Toda ne sarebbe felice. Posso quasi vedere il suo viso sorridente. Sono così felice. Non
c'è gioia più grande per un discepolo che essere in grado di onorare il suo maestro».
Il 27 agosto 1960, l'anno in cui fu nominato terzo presidente della Soka Gakkai,
Shin'ichi trovò il tempo per visitare l’isola di Hokkaido e il villaggio di Atsuta. Come
discepolo di Toda, volle visitare il paese natale del maestro per fargli sapere col cuore
della sua nomina a terzo presidente. Pranzò al ristorante Toda, gestita da alcuni parenti
di Toda, e si avviò lungo il porto di Atsuta insieme ad alcuni membri locali. Fu una
visita breve.
Sulla via del ritorno pensò tra sé: «È stato dal villaggio di Atsuta che il maestro Toda ha
spiccato il volo come una giovane aquila per guidare ogni persona verso la felicità,
ponendo così le basi per kosen-rufu. Per onorare nel futuro e per l’eternità il mio maestro
devo costruire in sua memoria un grande monumento per lasciare impresso il suo spirito
per le future generazioni. Questa è la mia missione e la mia responsabilità come suo
discepolo».
Nel corso del tempo nacque l'idea di costruire un parco cimiteriale, un luogo che
simboleggiasse il viaggio eterno di maestro e discepolo. Il legame tra maestro e
discepolo è indivisibile ed eterno.
Atsuta 4
Un altro motivo per cui Shin'ichi desiderava costruire un parco cimiteriale era la
cosiddetta “questione dei cimiteri”, che aveva cominciato a sorgere dalla metà degli anni
Cinquanta, quando l'onda di shakubuku per propagare il Buddismo si era alzata ancora
più imponente.
Quando i membri della Soka Gakkai avevano chiesto di poter seppellire le ceneri dei
loro familiari defunti nei cimiteri gestiti da altre scuole buddiste, ma utilizzati dalle loro
famiglie per generazioni, fu negato il permesso perché avevano aderito alla Soka
Gakkai. Inoltre, in alcuni casi c'erano anche state delle pressioni affinché si
rimuovessero le ceneri di familiari defunti che erano sepolti lì da generazioni.
Nel mese di aprile del 1958, in seguito alla scomparsa di Toda, questo movimento di
esclusione dei membri della Soka Gakkai dalle tombe di famiglia tradizionali crebbe
d'intensità. I templi senza dubbio considerarono quello il momento più opportuno per
bloccare la propagazione e lo sviluppo della Soka Gakkai, e i loro metodi divennero
sempre più ingannevoli.
In alcuni templi vennero emessi dei nuovi "regolamenti del tempio" e "regolamenti del
cimitero" che affermavano che tutti coloro che avevano cambiato appartenenza religiosa
dovevano rimuovere la propria tomba di famiglia. Tali norme furono usate per negare ai
membri della Soka Gakkai l'uso dei cimiteri nei templi. Ci furono anche casi in cui il
prete locale si spinse fino a far scavare le tombe dei membri della Gakkai per
rimuoverne le urne con le ceneri. In altri templi, le tombe di famiglia dei membri della
Gakkai furono spostate in altri spazi senza il permesso della famiglia, per vendere il
posto a qualcun altro.
Di fronte alle proteste, i templi sostenevano che, non avendo ricevuto alcuna
comunicazione dalla famiglia nell’arco di tre anni, in base all'accordo inizialmente
sottoscritto tra tempio e fedeli, avevano preso questa decisione, considerando le tombe
come abbandonate. Ci furono anche dei casi in cui le lapidi di famiglia dei membri della
Soka Gakkai furono danneggiate o distrutte.
La Soka Gakkai a quel tempo non possedeva parchi cimiteriali, e i cimiteri della
Nichiren Shoshu erano molto pochi.
I cimiteri erano "l'ultima resistenza" delle scuole buddiste giapponesi nel tentativo di
arginare il flusso dei loro seguaci che si univa alla Soka Gakkai, lasciando il proprio
tempio di origine. Allo stesso tempo, era la prova evidente che queste scuole avevano
perso la loro capacità di risvegliare le persone ed erano degenerate nel vuoto "Buddismo
dei funerali".
Solo grazie ai venti molto forti si può spiccare un nuovo volo.
Atsuta 5
La questione dei cimiteri era una preoccupazione seria per i membri della Soka Gakkai a
cui veniva negata la sepoltura dei propri cari. Quando un membro della Divisione donne
portò le ceneri del suo defunto marito al tempio di famiglia, il prete locale le disse in
tono sprezzante: «Lei ha aderito alla Soka Gakkai e ha abbandonato la religione a cui i
suoi antenati appartenevano da generazioni. Ha tradito i suoi antenati e il tempio. Non ha
più nessun legame con questo tempio. Come può aspettarsi di seppellire qui i resti di suo
marito?»1
Fino ad allora, la donna aveva parlato ai suoi parenti con entusiasmo del Buddismo di
Nichiren, cercando la loro comprensione. Ma quando loro la videro in quella situazione,
colsero l'occasione per sostenere il proprio punto di vista contrario e le fecero pressione:
«Vedi, ti avevamo avvertito. I membri della Soka Gakkai non possono nemmeno avere
una degna sepoltura. L'anima di tuo marito non può riposare in pace. Dove si trova la
felicità di cui parlavi sempre? È ora che apri gli occhi una volta per tutte».
Si sentiva umiliata. Comunque era vero che non aveva una tomba in cui seppellire le
ceneri del marito. «Avere una tomba e avere la possibilità di diventare felici grazie al
Buddismo del Daishonin sono due cose diverse. Indipendentemente dal fatto che mio
marito abbia o meno una tomba, in vita ha sicuramente posto delle cause per conseguire
l'Illuminazione». Fu la risposta migliore che riuscì a dare.
Si recò quindi presso una delle sedi della Soka Gakkai per parlare con qualcuno del suo
problema.
Come amministratore generale della Soka Gakkai dopo la morte di Josei Toda e capo del
dipartimento di relazioni esterne, Shin'ichi Yamamoto cercò di affrontare con tutte le
forze la questione dei cimiteri. Discutendo con i templi, si era reso conto che negare la
sepoltura ai membri della Soka Gakkai era solo una subdola tattica adottata dalle scuole
buddiste tradizionali che cercavano di evitare che i loro fedeli se ne andassero a causa
dello shakubuku promosso dalla Soka Gakkai.
Invece di rispondere alla sfida dal punto di vista dottrinale, i preti delle scuole buddiste
tradizionali cercavano di sfruttare la proprietà delle tombe di famiglia per ostacolare la
Soka Gakkai. Non era certo un modo di comportarsi degno di persone religiose.
Anche se una persona si converte a un'altra religione, è inaccettabile che si debbano
perdere i diritti di proprietà in un cimitero dove le ceneri dei familiari defunti vengono
sepolte da generazioni.
1
Nota dell'editore della SGI Newsletter: Nel 17° secolo, in Giappone, il governo introdusse il sistema dei
Danka (templi locali), in base al quale divenne obbligatorio per tutti i cittadini registrarsi presso un tempio,
garantendo così l'autorità suprema dello Shogun che controllava tutti i templi. Lo scopo principale di questi
templi era svolgere riti funebri e fornire ai fedeli un posto per una tomba di famiglia. I membri avevano
degli obblighi finanziari che, poiché le tombe di famiglia venivano tramandate di generazione in
generazione, fornivano un sostegno finanziario stabile ai preti che risiedevano nel tempio. Questa
associazione tradizionale di ogni famiglia giapponese con un determinato tempio era spesso estranea alle
credenze religiose personali, e continuò anche dopo lo scioglimento ufficiale del sistema dei Danka, in
seguito alla seconda guerra mondiale.
Shin'ichi da una parte incoraggiava i membri, dall’altra continuava a discutere e a
negoziare con i templi, cercando di correggere il loro errore.
Sulle pagine del Seikyo Shimbun esortò anche i membri a cui era stato negato l’utilizzo
delle tombe di famiglia a non sottostare a questa ingiustizia, ma a parlare per difendere i
propri diritti.
Quando i leader si dedicano con tutto il cuore allo scopo di proteggere i compagni di
fede, essi possono serenamente dedicarsi alla pratica.
Atsuta 6
Riguardo alla questione dei cimiteri, Shin'ichi e gli altri responsabili della Divisione
giovani si impegnarono nel dialogare con i templi che rifiutavano di consentire ai
membri della Soka Gakkai di utilizzare le loro tombe di famiglia, riuscendo così a
risolvere la maggior parte delle difficoltà. Ma ci furono anche dei templi che rifiutarono
di ammettere l’errore, e la Soka Gakkai fu costretta a ricorrere alle vie legali.
I membri della Soka Gakkai vinsero le cause in tribunale e furono autorizzati a
seppellire i familiari nelle proprie tombe di famiglia. Ma ciò che i membri della Soka
Gakkai in realtà volevano era poter seppellire le spoglie proprie e dei propri familiari in
un cimitero della Soka Gakkai.
Dopo essere stato nominato terzo presidente della Soka Gakkai, Shin'ichi aveva pensato
che i preti della Nichiren Shoshu, non la Soka Gakkai, dovessero gestire i cimiteri. La
Soka Gakkai aveva infatti donato dei terreni per la costruzione dei cimiteri e ne aveva
anche costruiti alcuni, contribuendo al sostentamento dei preti.
Anche alcuni dei templi della Nichiren Shoshu effettivamente costruirono e ampliarono
dei cimiteri, ma in generale il clero era molto lento su questo fronte.
In seguito alla grande crescita della Soka Gakkai, i membri cominciarono ad aver
bisogno in maniera sempre più pressante della costruzione rapida dei cimiteri.
Non c'era altra scelta che iniziare a progettare la costruzione di cimiteri della Soka
Gakkai. Così, dopo aver ottenuto il nulla osta dell'amministratore delegato della
Nichiren Shoshu, il patriarca Hosoi Nittatsu, nel mese di ottobre del 1974 fu annunciato
un piano generale per la costruzione di parchi cimiteriali gestiti dalla Soka Gakkai. Il
primo sarebbe stato costruito nella regione di Hokkaido, in seguito nel Kanto, nel
Chubu, nel Kansai e nel Kyushu.
Shin'ichi desiderava ardentemente costruire un monumento che commemorasse il suo
maestro Josei Toda per onorare il suo spirito nel villaggio di Atsuta. Questo desiderio
sarebbe diventato una realtà, concretizzandosi nel magnifico Parco Cimiteriale Toda,
che incarnava il viaggio condiviso di maestro e discepolo nei tre tempi di passato,
presente e futuro.
Anche i membri della regione di Hokkaido desideravano un parco cimiteriale che
onorasse lo spirito di maestro e discepolo nel luogo in cui sia il presidente Makiguchi sia
il presidente Toda erano cresciuti da giovani, e dove il terzo presidente aveva realizzato
la vittoria delle persone comuni.
Per onorare il nostro maestro, facciamo in modo che il suo spirito, i suoi ideali e le sue
azioni siano ricordati per sempre.
La decisione ufficiale di costruire un parco cimiteriale ad Atsuta fu presa nel settembre
del 1975. Dopo il consolidamento delle fondamenta, Shin'ichi partecipò alla posa della
prima pietra nell'ottobre dell'anno successivo. I lavori procedettero regolarmente e alla
fine il primo parco cimiteriale della Soka Gakkai fu completato [nel 1977].
Atsuta 7
L'auto su cui viaggiava Shin'ichi Yamamoto si fermò davanti all’entrata dell'Auditorium
Toda, nel Parco Cimiteriale Toda. Lo accolsero sorridenti diversi membri rappresentanti
degli staff che gestivano il parco.
Uscendo dalla macchina, Shin'ichi disse: «Qui ad Atsuta abbiamo realizzato la sala della
relazione maestro e discepolo Soka. Da oggi, insieme, costruiamo una nuova storia. Voi
siete i pionieri. Lottare per kosen-rufu significa aprire una strada lì dove non c’è».
Col desiderio di rispondere alle parole di Shin’ichi, un uomo con gli occhiali e un viso
gentile disse sorridendo: «Grazie per essere venuto a visitare questo parco!».
Era Junji Ito, direttore del parco cimiteriale.
Shin'ichi guardò attentamente i membri degli staff che si erano riuniti per incontrarlo. Le
loro espressioni erano allegre, ma alcuni avevano le borse sotto gli occhi arrossati.
Probabilmente, avevano sacrificato diverse ore di sonno per completare i preparativi per
l'apertura del parco. Era il primo parco cimiteriale della Gakkai. Non vi era dubbio che i
lavori per il completamento dovevano essere stati un susseguirsi di sfide ed errori.
Pensando a ciò Shin’ichi non poté trattenersi dal lodare con tutte le sue forze queste
persone.
«Questo parco è meraviglioso! Grazie per il vostro duro lavoro. Questo è il miglior
parco cimiteriale del Giappone, anzi, è il numero uno al mondo. È solenne ed elegante.
Non potrebbe essere più bello. Sarà l'orgoglio della Soka Gakkai. Ed è l'incarnazione di
tutti i vostri sforzi generosi. Grazie!».
Dopo aver pronunciato queste parole, si inchinò profondamente.
I membri che si erano impegnati nella costruzione del parco cimiteriale pensarono tra sé:
“Sensei ha capito i nostri sforzi!”. Bastò questo per farli sentire ripagati di tutto il lavoro,
mentre gli occhi si riempivano di lacrime.
È fondamentale che i responsabili riconoscano il lavoro che si svolge dietro le quinte e
non perdano mai l'occasione di segnalarlo e lodarlo. I responsabili che non riconoscono
gli sforzi degli altri, finiranno per far perdere loro ogni motivazione.
Atsuta 8
Shin'ichi continuò a parlare con i rappresentanti degli staff del Parco Cimiteriale Toda:
«Ogni volta che si inizia una nuova impresa, la determinazione delle persone, lo spirito
combattivo e l’atteggiamento verso il lavoro diventeranno un modello e una tradizione
per il futuro. Il vostro duro lavoro e gli sforzi di oggi saranno la base e il fondamento di
tutto ciò che verrà dopo. Conto su di voi».
Il filosofo Kanzo Uchimura, che trascorse la giovinezza nello Hokkaido, affermava che
bisogna consolidare le fondamenta, allora qualsiasi impresa si potrà sviluppare.
Il nuovo Auditorium Toda, un edificio di cemento armato di due piani e un livello
seminterrato, sarebbe divenuto la base da cui Shin'ichi avrebbe partecipato a diversi
eventi commemorativi.
Dopo aver visitato l’edificio, Shin'ichi partecipò alla cerimonia di Gongyo nella grande
sala insieme ai dipendenti e ai rappresentanti dei responsabili di Hokkaido.
Pregando profondamente davanti al Gohonzon, Shin'ichi pensò al suo maestro Josei
Toda e si rivolse al suo cuore: «Maestro! Finalmente nella sua terra natale è stato
completato il parco cimiteriale che rappresenta il viaggio attraverso le tre esistenze di
maestro e discepolo. È il parco cimiteriale che porta il suo nome. Grazie a ciò, il
problema dei cimiteri che preoccupò il suo cuore e causò sofferenze ai compagni di fede
volge verso una soluzione definitiva. Io, Shin’ichi, farò sempre mio il cuore del maestro
proteggendo i membri sofferenti e continuerò ad avanzare lungo la strada di non dualità
di maestro e discepolo per cancellare da questo mondo l’infelicità e la miseria. Continui
a vegliare sulle lotte che noi discepoli porteremo avanti dalla terra di Atsuta».
Quella sera Shin’ichi, insieme alla moglie Mineko e al primogenito Masahiro, fece visita
ai parenti del maestro Toda che gestivano una tipica locanda giapponese. Shin'ichi
aveva portato il giovane Masahiro con sé ad Atsuta col desiderio di mostrare alle
generazioni più giovani la città natale del suo maestro.
Shin'ichi aveva dei cari ricordi legati alla locanda Toda, avendovi soggiornato con il
suo maestro nell'estate del 1954.
Atsuta 9
Il Ristorante Toda era un ambiente accogliente, una tradizionale taverna giapponese nei
pressi del porto di Atsuta.
«Buona sera!» gridò Shin'ichi Yamamoto, aprendo la porta a vetri scorrevole del
ristorante.
Kazumi Toda, la moglie del figlio del proprietario, Satoru Toda, li salutò.
«Ah, il presidente Yamamoto! Benvenuti e grazie per essere venuti!».
Sentendo la moglie, Satoru uscì correndo dalla cucina. La coppia aiutava i genitori di
Satoru, Teizo e Yae, nella gestione del ristorante. Teizo e Yae subito comparvero
all'ingresso, insieme ai loro due nipoti. Erano tutti membri della Soka Gakkai.
«Sensei, si accomodi».
«No, grazie» rispose Shin'ichi all'offerta di Teizo. «Purtroppo non potremo restare a
lungo».
Non volendo interferire con la loro attività, Shin'ichi aveva deciso di porgere
brevemente i propri saluti e poi andarsene.
«Beh, almeno riposi i suoi piedi», disse Teizo, tirando fuori dei cuscini che pose sui
gradini all'ingresso. Shin'ichi e Mineko si sedettero.
«Come vanno gli affari?» chiese Shin'ichi.
Teizo abbassò lo sguardo. Spiegò che, poiché non vi era un flusso costante di ospiti, era
difficile guadagnare a sufficienza con il solo ristorante, così avevano iniziato a vendere
pranzi e cene da asporto. La ragione per cui il loro reddito era calato,
sorprendentemente, era stata la costruzione, l'anno precedente, di un nuovo ponte sul
fiume Ishikari.
Fino al completamento del ponte, le persone che viaggiavano da Sapporo ad Atsuta, e
che poi tornavano indietro, dovevano aspettare molto tempo per il traghetto che
attraversava il fiume Ishikari. Di conseguenza, spesso passavano la notte ad Atsuta
prima di tornare a Sapporo. Ora che il ponte era stato completato e la gente poteva
facilmente tornare lo stesso giorno, il numero di ospiti era fortemente diminuito.
Questa nuova comodità aveva implicato un tracollo dei profitti per il Ristorante Toda.
Gli alti e bassi in un'azienda sono inevitabili. Anche i tempi che cambiano hanno un
grande effetto. Ecco perché è così importante crescere nella fede, attingere alla propria
saggezza innata e con creatività e ingegno sforzarsi assiduamente.
Atsuta 10
Shin'ichi disse a Teizo Toda, titolare del Ristorante Toda, che la fede è la forza
trainante per il successo nel mondo degli affari. E aggiunse: «Stiamo aprendo il Parco
Cimiteriale Toda qui ad Atsuta, in onore di Toda, quindi sono sicuro che il numero di
visitatori aumenterà.
Quando visitai questo albergo con il signor Toda, egli parlò con le figure più
preminenti di Atsuta a proposito dello sviluppo del territorio. Era suo desiderio che il
villaggio prosperasse.
Vi prego, siate orgogliosi del Ristorante Toda: è un luogo storico che mantiene vivo lo
spirito di Atsuta. Fatene un ristorante di grande e duraturo successo».
Mentre Shin'ichi parlava, gli occhi di Teizo a poco a poco cominciarono a illuminarsi.
Dopo aver lasciato il Ristorante Toda, Shin'ichi, Mineko e il loro figlio Masahiro si
diressero verso la riva del fiume. Sull'acqua scura, si vedevano le luci delle barche che
prendevano il largo. L'unico suono era quello delle onde. I tre camminarono lungo la
spiaggia.
«Qui! È questo il posto!» disse Shin'ichi. «Qui è dove Toda mi disse: "Tu aprirai la
strada per kosen-rufu in tutto il mondo. Io creerò il progetto, tu lo concretizzerai". E
proprio come lui disse, io ho aperto la strada per kosen-rufu in tutto il mondo. Mi sono
sforzato al massimo. E così è nata la Soka Gakkai Internazionale.
Ora stiamo entrando in un'importante fase di crescita. Non c'è dubbio che ci saranno
montagne di ostacoli di là della nostra immaginazione. Ma è solo riuscendo a superarle,
che sorgerà l'alba globale di kosen-rufu.
Perciò, qualunque cosa accada, qualunque cosa avverrà d'ora in poi, non dovremo farci
spaventare. L'avanzata di kosen-rufu scatenerà inevitabilmente le persecuzioni. "Non
mi importa del mio destino. Affronterò qualsiasi difficoltà. Sono pronto a dare la mia
vita": questo era l'atteggiamento del Daishonin. Ed è anche il mio voto personale, da
quando sono diventato il terzo presidente».
Atsuta 11
Il giorno successivo, il primo ottobre, erano in programma le cerimonie di Gongyo per
l’apertura dell’Auditorium Toda ad Atsuta.
Quella mattina Shin’ichi Yamamoto osservava il panorama da una finestra
dell’auditorium. Era un cielo autunnale, sereno, senza neanche una nuvola, e gli alberi
che iniziavano a tingersi dei colori autunnali risplendevano nella luce del sole.
Dopo mezzogiorno si riunirono i rappresentanti dello Hokkaido e fu dato inizio alla
solenne cerimonia di Gongyo per l’inaugurazione dell’Auditorium Toda.
Shin’ichi nel discorso di apertura espresse le sue felicitazioni per la realizzazione del
Parco cimiteriale Toda e dell’Auditorium Toda, e la sua sincera gratitudine per gli sforzi
di tutti coloro che erano stati coinvolti, a partire dai compagni di fede dello Hokkaido.
Proseguì parlando del significato del parco cimiteriale: «Il Parco cimiteriale Toda, che è
stato costruito in onore del maestro Toda per i suoi meriti, rappresenta anche la
realizzazione della sua volontà. A proposito dei parchi cimiteriali, ricordo che un giorno
il maestro Toda mi disse queste parole: “Noi tutti siamo emersi dalla terra per realizzare
kosen-rufu in quanto siamo figli della Gakkai e Bodhisattva della Terra.
In questo mondo dell’Ultimo giorno della Legge, vorrei vivere tutta la mia vita lottando
e poi vorrei poter dormire eternamente insieme ai miei compagni di fede, in un luogo
tranquillo”.
All’epoca, il maestro Toda godeva ancora di ottima salute ed eravamo ancora nel mezzo
del nostro viaggio verso la realizzazione di kosen-rufu. Inoltre non fornì alcuna
indicazione sul luogo dove costruire il cimitero.
Queste sue parole sono rimaste incise in modo indelebile nel mio cuore e hanno fatto
germogliare un importante progetto.
Dopo attente riflessioni e confronti con i massimi responsabili della Gakkai, e anche con
i responsabili dello Hokkaido, si è deciso di realizzare il parco cimiteriale in occasione
del trentesimo anniversario (1975) dalla scarcerazione del maestro Toda, e così siamo
giunti alla giornata odierna».
Shin’ichi non perdeva neanche una parola pronunciata da Toda. Incideva ogni sua guida
con la decisione di metterla in pratica. Questa è la vera strada della non dualità di
maestro e discepolo.
Atsuta 12
La voce energica e traboccante di gioia di Shin’ichi Yamamoto riecheggiò nella sala
dell’auditorium realizzata con i tatami.
«L’espressione di Toda “vorrei poter dormire eternamente insieme ai miei compagni di
fede, in un luogo tranquillo”, dal punto di vista del principio di non dualità di vita e
morte significa che rinasceremo in una nuova vita e di nuovo insieme lotteremo per
kosen-rufu.
L’eterno viaggio di kosen-rufu, il viaggio di maestro e discepolo, è rappresentato da
questo parco cimiteriale. Oggi noi discepoli riuniti per festeggiare con gioia questo
nuovo inizio per la Soka Gakkai, abbiamo avuto la fortuna di godere di un meraviglioso
cielo sereno. Sono certo che è un segno di apprezzamento e di lode da parte del
Gohonzon. Anche la gioia che starà provando il maestro Toda deve essere incontenibile,
non riesco a pensare ad altro.
In questi diciassette anni e mezzo, da quando sono stato nominato presidente, ho vissuto
numerose situazioni propizie, ma la cerimonia di oggi mi rende particolarmente felice».
Questo era lo stato d’animo di Shin’ichi.
Egli aggiunse inoltre, con fierezza: «Non è esagerato affermare che, con questo, le
fondamenta della Soka Gakkai sono perfettamente completate!
Atsuta, un luogo profondamente unito al mio maestro, è la mia città natale dal punto di
vista spirituale. Desidero visitarla ancora e ancora, proteggere voi membri per tutta la
vita e, onorando la memoria del mio maestro, creare una storia di successi dei pionieri
di kosen-rufu.
Desidero che anche tutti voi, nei momenti di difficoltà, di dolore, o quando vi ritrovate
in un vicolo cieco, veniate qui a passeggiare in questo parco cimiteriale e recitiate
Daimoku facendo vostro il cuore del maestro e, con questo spirito rinnovato, possiate far
ritorno a casa.
Pieni del desiderio di lottare per kosen-rufu, intraprendete il viaggio di non dualità di
maestro e discepolo che trascende vita e morte».
Questa fu la giornata della cerimonia di apertura dell’Auditorium Toda. Shin’ichi pensò
tra sé: «Oggi è bene concludere così il mio discorso, senza aggiungere nulla di severo».
Ma la strada che porta a kosen-rufu è irta di difficoltà. La verità è che non sappiamo cosa
ci aspetta. Pensando a ciò, egli sentì di non poter mancare di rafforzare la
determinazione dei presenti.
Atsuta 13
Shin'ichi Yamamoto continuò a parlare con voce chiara e risonante: «Oggi vorrei
leggere un passo dal Gosho Perdere la fede e cadere nell’inferno: “Il Budda
Shakyamuni aveva tutti i trentadue attributi, il suo corpo aveva un colore dorato e il suo
viso era come una luna piena. Ma quando le persone malvage lo guardavano, lo
vedevano grigio come la cenere, altri lo vedevano fuligginoso e altri ancora lo vedevano
come un nemico” (WND, 2, 1079).
Shakyamuni nacque da una famiglia reale, in India, con trentadue caratteristiche fisiche
superiori che lo identificavano come un grande uomo. Egli era rispettato e venerato dal
popolo come il Budda. Eppure, quando persone dal cuore malvagio lo guardavano, lo
vedevano color cenere, come un essere basso o corrotto, e alcuni lo vedevano come un
nemico.
A differenza di Shakyamuni, il Budda originale Nichiren Daishonin è nato come
comune mortale nell’Ultimo giorno della Legge. Perciò è naturale che abbia dovuto
affrontare numerose persecuzioni mentre propagava questo insegnamento.
Anche noi, discepoli di Nichiren Daishonin, siamo gente comune e stiamo realizzando
kosen-rufu esattamente come il Daishonin insegna. Anche se non siamo esseri
eccezionali e veniamo disprezzati, stiamo portando avanti la più nobile delle missioni.
È inevitabile quindi che anche noi incontriamo ogni sorta di prove e persecuzioni, che
venti gelidi e burrasche si abbattano su di noi.
Makiguchi e Toda furono incarcerati per le loro convinzioni, e Makiguchi morì in
prigione. Anche la mia vita è stata sempre un susseguirsi di ostacoli e persecuzioni.
Come è scritto nel Gosho, la nostra Gakkai continuerà ad affrontare venti gelidi. Ma
non bisogna rassegnarsi. Non bisogna indietreggiare. Voi compagni di fede di
Hokkaido, riconfermando la vostra decisione, da questo luogo di origine ripartite con
fierezza e lottate fino alla fine per kosen-rufu in Hokkaido e per il conseguimento
della Buddità in questa esistenza.
E poi ritorneremo qui per proseguire il nostro coraggioso cammino, l’eterno viaggio
attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro!».
Avere una ferma determinazione significa dissipare le illusioni e i dubbi e aprire gli
occhi sulla strada corretta. Il sentiero degli insegnamenti corretti è sempre irto di grandi
difficoltà: una fede incrollabile ci risveglia a questa verità.
Atsuta 14
La cerimonia di inaugurazione dell'Auditorium Toda terminò con il coro della canzone
"Villaggio di Atsuta", il cui testo si basava su una poesia scritta da Shin'ichi.
In seguito Shin'ichi si sedette per una foto di gruppo davanti all'auditorium con i membri
pionieri che avevano dato un contributo eccezionale alla crescita di kosen-rufu in
Hokkaido, e partecipò a una cerimonia nella piazza di fronte al centro di assistenza del
parco cimiteriale.
Salutò tutto il personale del parco, stringendo la mano e rivolgendo la parola a ciascuno.
Il direttore del parco memoriale, Junji Ito, con gli occhi umidi di lacrime disse a
Shin'ichi: «È come un sogno che diventa realtà, che questo meraviglioso parco
cimiteriale sia stato inaugurato qui, ad Atsuta. Sarebbe stato inimmaginabile vent'anni
fa». Shin'ichi sorrise con affetto e rispose: «Atsuta ha ottenuto questo successo grazie ai
vostri sforzi tenaci. Vi ringrazio!».
Ito pianse lacrime di gioia.
Era entrato a far parte della Gakkai nell’estate del 1954. Insieme alla moglie Sadako
gestiva un negozio di parrucchieri e, guadagnando sempre di più la fiducia della
comunità locale, si era assunto la responsabilità dell’espansione di kosen-rufu in
Hokkaido come membro della Divisione uomini.
Dopo sette mesi dalla sua conversione, l’11 marzo del ’55, si tenne il “dibattito di
Otaru”, un confronto sulla correttezza degli insegnamenti tra la Nichiren-shu (la scuola
Minobu del Buddismo di Nichiren) e la Nichiren Shoshu. A questo dibattito avrebbero
dovuto prendere parte i preti della Nichiren Shoshu, ma alla fine tutti si tirarono indietro
e un rappresentante della Gakkai vi partecipò in loro vece.
Ito, che era responsabile degli affari generali del nucleo di Otaru, era coinvolto nei
preparativi.
La Nichiren-shu decise di far partecipare al dibattito alcuni preti professori universitari.
Mentre per la Gakkai avrebbero preso parte persone comuni che non erano né preti né
studiosi di Buddismo. Prima dell’inizio, Ito pensava fra sé con molta preoccupazione:
«Riusciremo a vincere veramente questo dibattito?».
Vedendolo preoccupato Shin’ichi, che avrebbe svolto il ruolo di presentatore e
moderatore per la Soka Gakkai, gli disse con voce convinta: «Non c’è nessun problema.
Vinceremo di certo!».
La Soka Gakkai sostenne con coerenza fino alla fine i veri insegnamenti di Nichiren
Daishonin. Inoltre, molti seguaci della Nichiren-shu aderirono alla Soka Gakkai proprio
grazie agli sforzi fatti dai membri per rivelare gli errori delle dottrine della Nichiren-shu.
Per questo motivo Shin'ichi riusciva a parlare con tanta fiducia: la verità è la madre della
convinzione.
Atsuta 15
Il dibattito di Otaru si aprì con una dichiarazione forte, paragonabile al ruggito del leone,
di Shin’ichi Yamamoto, in veste di presentatore e moderatore per la Soka Gakkai.
Proprio come aveva previsto Shin’ichi, la Soka Gakkai vinse il dibattito. Junji Ito sentì
fremere tutto il corpo per l’emozione. Convinto della giustezza della sua causa, decise di
dedicare tutto se stesso alla Soka Gakkai.
Nell’agosto del 1955 nacque un nuovo settore a Otaru, e Ito venne nominato
responsabile. In quell’occasione ricevette personalmente un incoraggiamento dal
presidente Toda, che si trovava in Hokkaido in quel periodo, e decise di aprire la strada
di kosen-rufu ad Atsuta, luogo natale del suo maestro.
A dicembre, grazie ai responsabili di Otaru che si recarono ad Atsuta, iniziarono a
praticare il Buddismo diverse famiglie, tra cui quella di Etsuro Yamauchi, che in seguito
ricoprì un ruolo centrale nel movimento di kosen-rufu nel villaggio.
Rimanendo sempre in contatto con Yamauchi, Ito fece in modo di recarsi ad Atsuta
almeno una volta al mese, rimanendo anche a dormire.
Per poter partecipare alla riunione di discussione ad Atsuta la sera, doveva partire la
mattina presto dalla sua casa di Otaru, prendere un treno per Sapporo e da lì un autobus
per il terminal dei traghetti sul fiume Ishikari. Dopo aver attraversato il fiume con il
traghetto doveva fare un percorso a piedi. La casa che ospitava la riunione distava circa
venti chilometri.
Il viaggio per raggiungere Atsuta nei mesi d’inverno era pieno di pericoli e disagi. Fino
all’attraversamento del fiume Ishikari tutto procedeva al solito, ma sull’altra sponda
spesso l’aspettava un percorso dove la neve arrivava fino ai fianchi. Durante le tempeste
di neve la visibilità era scarsissima e doveva muovere ogni singolo passo con molta
attenzione; la camminata durava anche dieci ore. E anche se il cielo era sereno, il vento
causava tormente di neve sollevando quella che si era depositata sul terreno.
Una volta, Ito e altri membri del settore si fecero portare a destinazione con una slitta
trainata da un cavallo che di solito veniva usata per il trasporto di oggetti. Ma lungo la
strada improvvisamente il cavallo si imbizzarrì, iniziò a galoppare a gran velocità e Ito si
ritrovò scaraventato per terra. Cercò di fermare con tutte le forze la slitta, urlando e
rincorrendola. Questo è uno dei suoi ricordi indimenticabili.
Ito nutriva in cuor suo il desiderio di illuminare con la luce del Buddismo il villaggio
natale di Toda, Atsuta, il luogo in cui anche Shin’ichi Yamamoto, allora responsabile
della Divisione giovani, aveva preso la decisione di realizzare kosen-rufu in tutto il
mondo.
Il desiderio sincero di fare qualcosa per sostenere il maestro, permette di far emergere
un’infinita forza e il coraggio di affrontare qualsiasi sfida.
Atsuta 16
Se c’è una sola persona coraggiosa che si alza e prende l’iniziativa per kosen-rufu, lo
spirito ardente di una persona e poi di un’altra ancora divamperanno e illumineranno la
notte buia. Alzatevi prendendo l’iniziativa! Tutto parte da una sola persona, tutto ha
inizio da se stessi.
Il grande scrittore russo Lev Tolstoj (1828-1910) dichiarò: «Una fiamma può dare luce e
calore all’ambiente circostante solo se brucia se stessa».
Grazie agli sforzi assidui portati avanti da Junji Ito e da Etsuro Yamauchi insieme agli
altri membri locali, il movimento di kosen-rufu ad Atsuta realizzò una crescita notevole.
Nel marzo del 1958 Ito, allora responsabile del capitolo di Otaru, ebbe l’opportunità di
partecipare al pellegrinaggio presso il Taiseki-ji, a Shizuoka, dove si sarebbe svolta la
cerimonia di posa della prima pietra per la costruzione della Grande sala. Alla
realizzazione di questo edificio tutti i membri della Gakkai avevano partecipato
attraverso sincere offerte. In quell’occasione Ito andò a far visita al maestro Toda che si
trovava negli alloggi del Rikyo-bo.
Già in quel periodo Toda era molto debole e trascorreva la maggior parte del tempo
sdraiato nel futon. Nonostante ciò, Toda volle ricevere Ito nella sua stanza e, dopo aver
ascoltato i resoconti sulla situazione a Otaru, utilizzando la poca voce che aveva, disse:
«Bene, ho saputo che sia a Otaru che ad Atsuta il movimento di kosen-rufu sta
avanzando costantemente. Grazie. Mi piacerebbe tanto ritornare ancora una volta ad
Atsuta. Conto su di te, ti affido Atsuta!».
Poi, osservando il viso di Ito, con attenzione gli disse: «Giovane Ito… la vita è piena di
sorprese. Anche all’interno della Soka Gakkai accadranno tante cose. Non c’è dubbio
che ci saranno eventi spiacevoli, che ci faranno soffrire o rattristare. Possiamo dire che
la vita è un susseguirsi di tutte queste vicende. Difficoltà o ostacoli imprevisti possono
sorgere in qualsiasi momento. La pratica buddista consiste nel portare avanti, attimo
dopo attimo, la lotta contro le funzioni demoniache.
Ma qualsiasi cosa accada, non lasciarti influenzare, non abbandonare mai la fede e non
allontanarti dalla Gakkai. Se abbandonerai la Gakkai, potresti ritrovarti pieno di
rimpianti. Il Buddismo è severo, ma se perseveri nella fede e nella pratica per tutta la
vita, sicuramente otterrai la vittoria. Anche se dovrai affrontare tante sfide lungo la
strada, vivrai una condizione vitale tale da poter affermare di essere veramente felice.
Inoltre, per riuscire a portare avanti la fede fino alla fine, è importante avere dei buoni
compagni di fede, a cui potersi rivolgere in caso di bisogno. Più ampia è la nostra
responsabilità all’interno dell’organizzazione, più è difficile trovare dei membri anziani
a cui poter chiedere un consiglio di fede, arrivando così spesso a un punto morto. In
realtà ciò può essere pericoloso, è la cosa che più dobbiamo temere».
Atsuta 17
Quando i responsabili centrali sono motivati da un forte spirito di ricerca e continuano a
crescere come individui, anche i membri crescono e l'organizzazione si sviluppa e
progredisce. Ecco perché è importante che anche i responsabili abbiano qualcuno a cui
rivolgersi quando sono alla ricerca di risposte nella fede. È il maestro la persona
fondamentale su cui possiamo contare per questo tipo di ispirazione.
Toda continuò a parlare con Junji Ito: «Voglio che combatti al fianco di Shin'ichi
Yamamoto. Stagli sempre vicino. In questo modo, sarete in grado di condurre una vita
senza eguali. Shin'ichi conosce profondamente il mio cuore».
Ito non capiva perché Toda gli avesse detto di lavorare al fianco di Shin'ichi, e non
accanto a sé. Ma ben presto si rese conto che quelle parole nascevano da una profonda
riflessione sul futuro. Percepì la completa fiducia che Toda aveva nei confronti di
Shin'ichi e sentì di aver intravisto anche il loro forte legame come maestro e discepolo.
Toda disse di nuovo, come a voler ribadire il suo messaggio: «Ci sono molti responsabili
diversi, e diranno tutti cose diverse, senza dubbio, ma è necessario che tu segua
Shin'ichi. Indipendentemente da ciò che dicono gli altri, segui sempre Shin'ichi, con
fiducia».
Ito ascoltò quelle parole come se fossero il testamento di Toda e rispose con
determinazione, tra le lacrime: «Ho capito! Sosterrò senza riserve Shin'ichi Yamamoto,
per tutta la vita!».
«Bene, allora sono sicuro che anche Otaru e Atsuta staranno bene» disse Toda con un
sorriso.
Due anni dopo quella conversazione, il 3 maggio del 1960, Shin'ichi divenne terzo
presidente della Soka Gakkai. In quel momento, Ito pensò: «Toda mi diede quel
consiglio perché già sapeva quel che sarebbe accaduto».
Ito incise le parole di Toda profondamente nel suo cuore e rimase al fianco di Shin'ichi.
Poi, nel mese di ottobre del 1970, fu nominato responsabile della regione di Hokkaido.
Si buttò senza riserve nella lotta per diffondere lo spirito eterno di maestro e discepolo
della Soka Gakkai in tutta la prefettura settentrionale del Giappone.
Tuttavia, nella primavera del 1973, mentre si trovava a Tokyo per partecipare a una
riunione generale di responsabili di centro della Soka Gakkai, Ito vomitò sangue e
collassò nel suo alloggio, e fu portato d'urgenza in ospedale.
Atsuta 18
I medici dell'ospedale di Tokyo diagnosticarono a Junji Ito un'ulcera gastrica e anche
un'ulcera duodenale. Sdraiato nel suo letto di ospedale, si chiese perché gli stesse
succedendo tutto ciò, dal momento che si dedicava tanto alla pratica buddista.
Il vicepresidente della Soka Gakkai, Kazumasa Morikawa, gli fece visita in ospedale
portandogli dei fiori da parte di Shin'ichi Yamamoto.
Morikawa disse: «Signor Ito, il presidente Yamamoto vuole trasmetterle il seguente
messaggio: “Deve avere accumulato tanta stanchezza in tutti questi anni, perciò adesso
si riposi con tranquillità e si rimetta al più presto”. Inoltre il Buddismo spiega che ci
sono sei tipi di cause della malattia, ma Sensei afferma che “nel suo caso, poiché ha
lottato con tutte le forze per il movimento di kosen-rufu in Hokkaido ottenendo grandi
risultati, i demoni stanno facendo a gara per ostacolarla. Perciò la sua malattia è causata
dalle funzioni demoniache”. E poi ha aggiunto: “Non deve assolutamente perdere nei
confronti del demone. Se si riesce a smascherare il demone, allora sicuramente si ottiene
la vittoria. Apra la strada della vittoria attraverso la recitazione del Daimoku. Anch’io
tutti i giorni le manderò Daimoku”. Sensei sta pregando per lei con una forza
straordinaria. Egli sta pregando con la decisione di non permettere ai suoi amati
compagni di fede di diventare vittime delle funzioni demoniache e di morire per mano
loro! Sta pregando con tutto se stesso».
Ascoltando queste parole Ito non riuscì a trattenere le lacrime per la gratitudine verso
Shin’ichi, ma anche per un senso di dispiacere e di delusione nei confronti di se stesso.
Alcuni giorni dopo fu sottoposto a un intervento chirurgico. La sua guarigione, tuttavia,
non fu semplice e veloce come si sperava.
I responsabili più alti della Soka Gakkai andavano spesso a trovarlo in ospedale,
portando con sé messaggi di Shin'ichi.
Uno dei messaggi diceva: «Guarisca presto, così andremo insieme a incoraggiare i nostri
compagni in Hokkaido. La stanno tutti aspettando».
Ito si sentì come risvegliato.
«Sì! Ci sono dei membri che devo incoraggiare! Ho la missione incredibilmente
importante di lavorare per kosen-rufu. Non posso essere sconfitto!».
In quell'istante, sentì un impeto di forza scorrergli nelle vene. Il grande stato vitale del
Budda, dei Bodhisattva della Terra, scorre nella determinazione di dedicare la propria
vita a kosen-rufu.
Atsuta 19
Le condizioni di salute di Junji Ito miglioravano di giorno in giorno. Dopo due mesi fu
dimesso dall'ospedale.
Quando tornò a casa, Shin'ichi Yamamoto gli mandò in dono un vaso di fiori in metallo
con questo messaggio: «Congratulazioni! Sono così felice di sapere della tua guarigione.
Ti prego di diventare forte come l’acciaio». Ito fu profondamente colpito dall'attenzione
di Shin'ichi. In seguito, Ito fu nominato responsabile per le guide personali della regione
di Hokkaido. Questo cambiamento di responsabilità fu deciso per far posto a giovani
capaci che assumessero un ruolo centrale in previsione del futuro ma, al tempo stesso,
per il desiderio di Shin'ichi di alleviare le fatiche cui Ito era sottoposto.
Alla fine, Ito guarì completamente. Quando si decise di creare un parco cimiteriale nel
villaggio di Atsuta, nessuno fu più felice di lui.
Una volta che il progetto era divenuto realtà, Shin'ichi volle proporre Ito come
responsabile del parco cimiteriale, perché riteneva che fosse la persona ideale per
ricoprire quel ruolo.
Ito per rispondere alle aspettative di Shin’ichi si impegnò con serietà nei preparativi
finché si arrivò all’inaugurazione.
Il giorno della cerimonia di apertura Shin’ichi Yamamoto strinse con calore le mani di
Ito dicendo: «Tu sei il primo direttore di un parco cimiteriale della Soka Gakkai. I tuoi
sforzi, le difficoltà che affronterai diventeranno una parte importante della nostra storia.
Questa è la lotta di un pioniere. Mi raccomando!».
«Sì, lo farò!» rispose Ito stringendo con energia la mano di Shin'ichi.
Poi Shin'ichi si avvicinò ad alcuni rappresentanti della Divisione giovani che stavano
facendo attività dietro le quinte: «Grazie per il vostro impegno! Cosa ne pensate del
parco cimiteriale?»
Uno dei giovani rispose con gioia: «È davvero grandioso ed è circondato da una natura
meravigliosa che distende la mente. È un parco cimiteriale rivoluzionario perché dà
un'immagine completamente diversa dai cimiteri classici giapponesi». Un altro disse:
«Non ha l’atmosfera cupa dei cimiteri, è luminoso e trasmette speranza. Esso manifesta
proprio la visione della vita e della morte di Nichiren Daishonin». Un terzo aggiunse:
«Ci sono anche le tombe dei primi due presidenti e ciò mi dà la sensazione che si può
continuare a percorrere la strada di kosen-rufu insieme al maestro per l’eternità!».
Atsuta 20
Dopo aver ascoltato i commenti della Divisione giovani Shin’ichi Yamamoto disse con
energia: «Anche questo parco cimiteriale un giorno verrà affidato a voi della Divisione
giovani. I giovani sono il tesoro della Soka Gakkai, perché sono coloro che avanzeranno
con coraggio, che coltiveranno nel loro cuore puro la grande speranza e il desiderio di
kosen-rufu, fino in fondo.
La Soka Gakkai è entrata in un periodo di stabilità. Ma questo potrà portare a
dimenticare la missione originale della Gakkai, l’obiettivo di realizzare kosen-rufu, e
inevitabilmente emergeranno individui egoisti che penseranno semplicemente a come
vivere bene all’interno della nostra organizzazione. Se questo dovesse accadere,
l’organizzazione diverrebbe conservatrice e burocratica. L'unico modo per impedirlo è
affidare tutto ai giovani che condividono le mie convinzioni e la mia determinazione a
continuare la lotta per portare kosen-rufu nel mondo, per la pace e la felicità dell'umanità
intera».
Poi Shin'ichi disse piano, guardando lontano: «Era la notte prima della fondazione della
Divisione giovani uomini, nel luglio del 1951. Presso l'ufficio della società
commerciale Daito di Ichigaya, a Tokyo, Toda mi disse: "Domani è il giorno della
cerimonia di fondazione della Divisione giovani uomini. Affiderò kosen-rufu ai
giovani. In termini concreti, ciò significa che i giovani dovranno assumersi la piena
responsabilità di raggiungere l'obiettivo di 750.000 famiglie praticanti che io ho
annunciato al mio insediamento come presidente. Puoi farlo, Shin'ichi?"
Guardai intensamente il volto di Toda. Ero pronto a raccogliere la sfida, ma ero anche
sorpreso dalla richiesta che mi stava facendo. Non solo c'erano responsabili più anziani
che avevano iniziato a praticare all’epoca di Makiguchi, ma alla cerimonia di fondazione
della Divisione giovani uomini io non sarei stato nominato fra i responsabili nazionali,
ma come responsabile di nucleo nella prima linea del nostro movimento».
Come se avesse letto nel pensiero di Shin’ichi, Toda continuò: «Io non affiderò kosenrufu ai discepoli di Makiguchi. Inoltre il prossimo presidente non sarà scelto tra i
discepoli di Makiguchi, ma fra i membri della Divisione giovani, perché solo coloro che
hanno la ferma determinazione di dedicarsi senza lesinare la propria vita al bene del
Buddismo sono in grado di lottare per kosen-rufu. Per questo io ripongo le mie speranze
nei giovani».
Atsuta 21
Josei Toda non riusciva a dimenticare la delusione, la rabbia e il dolore che aveva
provato quando quasi tutti i discepoli del presidente Makiguchi, sotto la pressione del
governo militarista, avevano abbandonato la fede. Da quell'esperienza amara aveva
imparato fin troppo bene quanto velocemente gli individui ambiziosi possono
abbandonare i propri ideali di fronte alla tempesta delle persecuzioni.
Toda disse a Shin'ichi Yamamoto: «Il viaggio di kosen-rufu è lungo. Io desidero far
crescere persone che mantengono come direzione del cuore il desiderio di vivere per
kosen-rufu anche a trenta, quaranta, cinquanta anni, anche a settanta o a ottanta, fino a
che sono in vita. Io desidero far crescere dei giovani di valore che coltivano, come fece
il maestro Makiguchi, il desiderio di portare avanti la Legge e la giustizia per la felicità
del genere umano, piuttosto che vivere avendo come obiettivo la gloria, la fama, e il
tornaconto personale. Persone che continuando a provare l’orgoglio di essere discepoli
di Toda, vivono per il grande ideale di kosen-rufu!
Per quanto aumenti il numero dei membri della Soka Gakkai in futuro, se l'orgoglio di
camminare lungo il sentiero di maestro e discepolo e la determinazione di dedicare la
propria vita a kosen-rufu si indeboliscono, la Soka Gakkai non avrà futuro. Se ciò
dovesse accadere, i membri non avrebbero più la consapevolezza di essere dei
Bodhisattva della Terra e perderebbero di vista la strada verso la vera felicità. Sono i
giovani che devono alzarsi per impedire che tutto ciò avvenga.
Shin'ichi, ti prego, diventa la forza propulsiva della Divisione giovani. Diventa un
modello da seguire in eterno! Inizia la tua lotta come responsabile di gruppo, in prima
linea, e conduci la nostra organizzazione fino alla realizzazione di kosen-rufu! Va
bene? Puoi farlo?».
«Sì!» disse Shin'ichi, con voce ferma.
Toda guardò Shin'ichi con severità. Ma quando vide l'espressione di impegno
incrollabile sul volto del suo discepolo, si illuminò: «Allora conto su di te! Lavora per la
felicità di tutta l'umanità! Per questo è fondamentale che la Soka Gakkai continui a
migliorarsi, generazione dopo generazione, mirando all’eterno kosen-rufu e alla
realizzazione della pace attraverso l’adozione dell’insegnamento corretto. Sappi che il
nostro dialogo di stasera è la vera cerimonia di fondazione della Divisione giovani
uomini».
Atsuta 22
Il giorno dopo aver parlato con Shin'ichi, Toda partecipò alla cerimonia di fondazione
della Divisione giovani uomini presso la vecchia sede della Soka Gakkai in NishiKanda, a Tokyo. Toda si alzò e cominciò a parlare con ferma determinazione: «Fra i
partecipanti alla riunione odierna c’è il prossimo presidente della Soka Gakkai».
Poi continuò affermando con forza che considerava kosen-rufu la sua missione
personale e che era assolutamente deciso a realizzarla. Esortò i giovani uomini che
aveva di fronte ad alzarsi con lo stesso impegno dicendo: «Il mio unico desiderio è che
voi realizziate questa grande e nobile missione».
Disse anche che lo scopo della Soka Gakkai è diffondere la Legge mistica non solo in
Giappone ma in tutto il mondo, concludendo così: «Colgo l'occasione oggi per salutare
il prossimo presidente della Gakkai e farvi le mie più vive congratulazioni per la
nascita della Divisione giovani uomini».
Dopo aver trasmesso ai giovani che si erano riuniti per l’inaugurazione del parco
cimiteriale ad Atsuta ciò che era accaduto la notte prima della fondazione della
Divisione giovani uomini, Shin’ichi disse con passione: «I giovani dovranno sempre
avere come grande voto la realizzazione di kosen-rufu. Alzatevi e, con i piedi
saldamente piantati nella realtà, diffondete nelle vostre comunità e nella società
l'insegnamento buddista del rispetto per la vita e la filosofia dell'umanesimo. Vorrei che
costruiste qui in Hokkaido, il luogo in cui sia Makiguchi che Toda sono cresciuti, una
rete di giovani indomiti».
Poi, guardando le lapidi ordinatamente allineate, Shin'ichi aggiunse: «Questo parco
cimiteriale simboleggia il legame eterno di maestro e discepolo per kosen-rufu. Posso
solo immaginare quanto sarebbe felice Toda per questa inaugurazione.
Io mi sono impegnato in molte discussioni con gli altri responsabili, considerando ogni
aspetto dei futuri parchi cimiteriali della Soka Gakkai.
Un cimitero esprime il modo in cui si considerano la vita e la morte, e la filosofia che
vi è alla base».
Atsuta 23
Quando la Soka Gakkai decise di istituire un nuovo dipartimento al fine di
supervisionare la costruzione e la gestione dei cimiteri della Soka Gakkai, furono
adottate tre linee guida. Questi punti rappresentavano la struttura portante del piano che
aveva in mente Shin’ichi Yamamoto.
Il primo punto era la longevità.
I cimiteri della Soka Gakkai sono luoghi in cui, sulla base dell'eternità della vita, le
persone possono recitare Daimoku insieme, condividendo la comune fede nel principio
buddista della non dualità di vita e morte. Per garantire che i cimiteri durassero a lungo
nel tempo, era importante che la custodia e la manutenzione fossero di altissima
qualità.
Il secondo punto era l'uguaglianza. Sulla base del principio buddista della vera
uguaglianza, ossia che tutte le persone possiedono intrinsecamente la natura di Budda, i
cimiteri della Soka Gakkai non avrebbero dovuto seguire la tendenza generale per cui
le persone con maggiore ricchezza e potere possono permettersi di costruire monumenti
funebri più grandi e appariscenti.
Allo stesso tempo, nello spirito di sostenere i membri della Soka Gakkai, la priorità
doveva essere posta sulla realizzazione di tombe a basso costo, affinché la maggioranza
dei membri potesse permettersele.
Il terzo punto era la luminosità.
I cimiteri devono essere pieni di luce, per simboleggiare la visione ottimistica della non
dualità di vita e morte, illuminati dalla Legge mistica. Inoltre, l'ambiente deve essere
accogliente e offrire un senso di conforto e di pace a chi visita le tombe.
Anche se una parte dei membri dello staff del nuovo dipartimento aveva avuto
precedenti esperienze nella costruzione dei centri culturali della Soka Gakkai, essi non
sapevano nulla di cimiteri. Tuttavia, fecero del loro meglio impegnandosi seriamente
per portare avanti il progetto seguendo questi tre principi.
Fu un processo faticoso. Per realizzare qualsiasi nuova impresa è necessario affrontare
e superare ogni sorta di difficoltà, di insuccessi e di apparenti impossibilità. Bisogna
possedere una determinazione risoluta per avere successo e raggiungere il proprio
obiettivo, a prescindere dagli ostacoli che si presentano.
Shin'ichi incontrava regolarmente i membri dello staff del dipartimento cimiteriale e li
ringraziava per i loro sforzi. A volte dava loro dei consigli. Poiché il cimitero di
Hokkaido si trovava in un luogo freddo, ad esempio, aveva suggerito di scegliere per
gli edifici dei colori che trasmettessero calore.
Alla cerimonia d'inaugurazione del parco cimiteriale di Atsuta Shin'ichi, dando dei
colpetti sulla spalla ai giovani dello Hokkaido presenti alla cerimonia, disse con
energia: «Intraprendiamo insieme il viaggio eterno di maestro e discepolo. Diamo
inizio al grande spettacolo di kosen-rufu».
Atsuta 24
Dopo aver partecipato a una conferenza con i responsabili della prefettura, al termine
delle celebrazioni, Shin'ichi andò a visitare un negozio di alimentari gestito da una
coppia di responsabili di nucleo di Morai, ad Atsuta, Toru e Tomi Motofuji.
Quando Shin'ichi aveva visitato Atsuta nel 1960, aveva promesso di passare un giorno a
casa dei Motofuji, i quali allora gestivano un negozio di pesce.
Avendo saputo che ora gestivano un negozio di alimentari e stavano continuando a
impegnarsi con serietà nell’allargare la cerchia di fiducia nella comunità locale, Shin'ichi
sentì un gran desiderio di incontrarli e incoraggiarli.
Arrivato al negozio dei Motofuji, situato a circa dieci minuti di automobile dal parco
cimiteriale, Shin'ichi entrò esclamando: «Buona sera!».
Comparve una donna dal viso paffuto e un sorriso affettuoso. Era Tomi Motofuji. Per un
attimo pensò: «Questa persona assomiglia moltissimo al presidente Yamamoto... Magari
è lui», ma respinse subito l'idea, dicendo a se stessa: «No, figuriamoci se verrebbe a
trovarci».
In quel momento suo marito Toru si precipitò fuori dal retro del negozio esclamando:
«Sensei!». Tomi rimase senza parole.
Sorridendo, Shin'ichi disse: «Sono venuto per mantenere la promessa di diciassette anni
fa. Ho risparmiato dei soldi, in modo da poter comprare tutto quello che avete in
negozio!».
Toru guardò Shin'ichi con espressione incredula: «Una promessa di diciassette anni fa?».
«Proprio così. Nel 1960, quando venni ad Atsuta a salutare tutti, dopo essere diventato
presidente della Soka Gakkai, promisi di visitare la vostra casa».
«Ah!» disse Toru, come se improvvisamente se ne ricordasse. Anche Tomi guardò
Shin'ichi sorpresa.
La fiducia si basa sulle promesse mantenute. La cosa più importante per ottenere la
fiducia degli altri è mantenere le promesse fatte. Mantenendo le promesse, anche se
coloro a cui le abbiamo fatte se ne sono dimenticati, diamo prova delle nostre
convinzioni e del nostro carattere.
Atsuta 25
Shin'ichi Yamamoto comprò molti degli articoli esposti nel piccolo negozio dei
Motofuji.
«Prenderò queste cipolline, il cavolfiore e dell'uva». Comprò anche dell'aceto, della
salsa Worcestershire, dolci, pane e uno spray per gli insetti. In un angolo, c'erano delle
bottiglie di condimenti coperte di polvere.
«Queste sembra che non si vendano molto bene... Le prendo tutte».
«Mi dispiace che siano così impolverate. Davvero le vuole?» chiese Toru Motofuji.
Shin'ichi fece un largo sorriso. «Comprerò di tutto, purché provenga dal vostro negozio.
Comprerei anche questa bilancia».
«Ma ne abbiamo bisogno per pesare le nostre merci... E se compra troppe cose, non
avremo nulla da vendere domani!».
Il negozio si riempì di risate.
Tomi, la moglie di Toru, era intenta a imballare tutti gli acquisti di Shin'ichi nelle scatole
di cartone.
Il volto sorridente di Toru gradualmente assunse un'espressione di profonda emozione.
Egli pensò: «Il presidente Yamamoto è venuto a visitare il nostro negozio, pur essendo
tanto occupato, per onorare una promessa fatta diciassette anni fa. E sta facendo tutti
questi acquisti per incoraggiarci. Può esistere qualcun altro come lui al mondo?».
Quando Shin'ichi ebbe finito gli acquisti disse alla coppia: «Un piccolo negozio come
questo non può avere i profitti di un grande supermercato, ma svolge un ruolo essenziale
per la comunità locale, è un'ancora di salvezza per le persone.
Vi prego di mettere radici nella vostra comunità, diventando una presenza solida e
affidabile, come un robusto albero. Il successo del negozio e la vostra felicità saranno la
prova concreta della vostra vittoria nella fede. Tornerò a trovarvi. State bene!».
Toru fu risvegliato dalle parole di Shin'ichi. Rendendosi conto che il suo negozio non
esisteva solamente per sostenere la propria famiglia, ma per sostenere la vita delle
persone dell'intera comunità, percepì un profondo senso di missione.
Atsuta 26
Il cielo si estendeva blu e sereno a perdita d'occhio e il sole splendeva, come per
celebrare l'inaugurazione del Parco Cimiteriale Toda.
Alle 11.00 del 2 ottobre, presso il cortile del Parco Cimiteriale Toda, circa
duemilacinquecento membri di Hokkaido si erano riuniti per l'inaugurazione ufficiale.
Il 2 di ogni mese era stato scelto per ricordare la morte di Toda. Il 2 ottobre era una data
particolarmente significativa in quanto in quel giorno del 1960 Shin'ichi era partito per il
suo primo viaggio all'estero. Inoltre, era proprio ad Atsuta che Toda aveva affidato a
Shin'ichi la sua missione dicendo: «Tu dovrai aprire la strada di kosen-rufu nel mondo».
La recitazione vigorosa di Gongyo e Daimoku da parte di tutti i presenti in memoria del
maestro Toda, e carica del voto per kosen-rufu, risuonava nel cielo autunnale.
Dopo Gongyo, il responsabile generale della regione di Hokkaido Kaoru Tahara prese la
parola e disse: «Questo parco cimiteriale si trova nella città natale del presidente Toda,
circondato dal vasto mare e da montagne mozzafiato. La forma stessa del parco è simile
a quella di un'aquila reale che vola nel cielo. Ho la forte sensazione che questa sia la
terra descritta nel Gosho: "La pura terra del Picco dell’Aquila" (GZ, 1022), che ne
pensate?».
I partecipanti risposero applaudendo con entusiasmo.
Uno degli obiettivi che i membri di Hokkaido si erano posti per il completamento del
parco cimiteriale era di lottare strenuamente e sforzarsi di parlare con gli altri del
Buddismo di Nichiren Daishonin. Desideravano rendere l’Hokkaido un modello
mondiale di kosen-rufu, degno della città natale del presidente Toda. In altre parole,
insieme al progredire dei lavori nel parco cimiteriale, ognuno di loro si era impegnato
con tutto il cuore per kosen-rufu e per la propria rivoluzione umana. Per questa ragione
la vita di ognuno era colma di gioia e il completamento dei lavori era per loro
motivo di felicità incontenibile. La costruzione delle strutture della Soka Gakkai non
deve essere vista come una cosa estranea alla nostra vita quotidiana. Ciò che dà un
significato speciale a questi edifici è proprio l'impegno dei membri nel porsi degli
obiettivi personali nella fede e avanzare coraggiosamente a ritmo con lo sviluppo dei
progetti stessi. Gli edifici e le strutture della Soka Gakkai sono simboli del movimento
di kosen-rufu. Come tali, sono gli sforzi nella fede di ogni persona a renderli grandi e
magnifici.
Shin'ichi era felice di vedere tutti così allegri e pieni d'energia.
Atsuta 27
Shin'ichi Yamamoto prese la parola esprimendo la sua profonda gratitudine al sindaco di
Atsuta, agli ospiti d'onore e a tutti coloro che avevano reso possibile la costruzione del
Parco Cimiteriale Toda. Poi, con fierezza, proseguì: «Nel romanzo La città eterna di
Hall Caine, l'eroe David Rossi in una lettera scrive: "Quando un uomo ha passato tutta la
sua vita camminando sull'orlo di un precipizio, i pericoli e gli imprevisti sono all'ordine
del giorno".
Il primo presidente della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi, il secondo presidente
Josei Toda e io, abbiamo speso tutta la nostra vita come sull'orlo di un precipizio, perché
abbiamo dato tutti noi stessi nella lotta per kosen-rufu.
La strada percorsa dalla Soka Gakkai, che ha innalzato il vessillo della riforma religiosa
per costruire la felicità eterna delle persone e realizzare la pace nel mondo, è sempre
stata caratterizzata da un susseguirsi di attacchi e diffamazioni.
Io ho lottato in prima linea, facendo mia l'esortazione di Nichiren Daishonin: "Non
aspettarsi tempi buoni, ma dare per scontati quelli cattivi" (RSND-1, 886).
Anch'io provo la stessa sensazione descritta nel romanzo La città eterna, che pericoli e
imprevisti siano all'ordine del giorno.
Io desidero che anche tutti voi, in accordo con gli insegnamenti del Daishonin e in
quanto membri della Soka Gakkai, manterrete saldo il vostro impegno incrollabile per
kosen-rufu, stabilendo uno stato vitale irremovibile come quello di Rossi.
La strada di kosen-rufu, una grandiosa opera mai realizzata fino a oggi, non potrà essere
piatta e tranquilla. Non è possibile che le serene giornate autunnali proseguano per
l'eternità. Poiché la strada verso kosen-rufu, la strada Soka, è impervia e impetuosa come
il mare del Giappone, è necessario avanzare con grande forza».
Le osservazioni di Shin'ichi sembravano presagire qualcosa. La maggior parte del
pubblico, però, non attribuì un particolare significato a quelle sue parole. Eppure,
proprio in quel momento, alcuni preti della Nichiren Shoshu stavano già tramando per
escludere Shin'ichi dalla Soka Gakkai.
Atsuta 28
Shin'ichi continuò il suo discorso facendo riferimento a un passo del Gosho: «"Quelli
che credono nel Sutra del Loto sono come l'inverno, che si trasforma sempre in
primavera. Non si è mai visto né udito, sin dai tempi antichi, di un inverno che si sia
trasformato in autunno" (RSND-1, 477). Queste parole hanno una rilevanza particolare
per il villaggio di Atsuta.
Certo, Atsuta è un luogo con temperature molto fredde, battuto dai venti del nord, come
ho scritto in una poesia dedicata alla città natale del mio maestro. Ma il Sutra del Loto
insegna ad affrontare avversità dure quanto l'inverno. Proprio per questo amo Atsuta, la
città natale del mio maestro.
Il valore di una persona risiede nel suo stato vitale. Vivere un'esistenza oziosa, senza
preoccupazioni o problemi in un ambiente confortevole, non favorisce la crescita
interiore.
Invece di realizzare la propria rivoluzione umana, si diventerà pigri e inattivi, e si finirà
col peggiorare. Al contrario, si può dire che proprio le avversità sono la fonte della
trasformazione interiore. Mettere la nostra vita in movimento, renderla luminosa di
speranza e impossibile da sconfiggere, non importa quanto dure o difficili siano le
circostanze: così si trova il vero valore della vita.
Ecco perché Atsuta, con i suoi inverni gelidi e le alte onde del mare del nord, è un
simbolico punto di partenza della mia vita, e io ho deciso di tornare sempre qui a
riflettere sul mio atteggiamento nella fede.
Il Buddismo insegna che le sofferenze di nascita e morte portano al nirvana, o
Illuminazione. Più profondo è il buio della sofferenza, più luminosa sarà la luce di gioia
che brillerà. L'arrivo della primavera in un clima freddo porta una speranza e una gioia
che sono diverse dalla primavera di qualsiasi altro luogo. Siate certi che coloro che
hanno fede nel Sutra del Loto sono come l'inverno, che si trasforma sempre in
primavera, e continuate a lottare tenacemente contro le difficoltà della vita. È così che si
trova la strada per condurre un’esistenza di profonda soddisfazione.
Rendiamo tutti insieme la città natale del presidente Toda un punto di partenza nella
vita, una sorta di città natale spirituale, una "città eterna" della non dualità di vita e
morte!».
Un forte applauso si alzò nel cielo sopra Atsuta, come il suono delle onde. Era l'applauso
dei discepoli che condividono il voto di alzarsi ad affrontare i venti gelidi delle sfide
della vita.
Atsuta 29
Shin'ichi Yamamoto, volgendo i suoi pensieri al futuro, disse ai membri di Hokkaido:
«Questo Parco Cimiteriale dedicato a Toda un giorno sarà visitato da molte persone
provenienti non solo dal Giappone, ma da tutto il mondo. Quindi, anche per questo
motivo, io spero che si crei ad Atsuta una società ideale, bella e armoniosa, che sia un
modello per il mondo. Perché ciò si realizzi, amate e prendetevi cura della comunità e
delle persone di Atsuta, a prescindere dal fatto che siano o meno membri della Soka
Gakkai, e stabilite forti legami di amicizia e di fiducia, da cuore a cuore».
Nel suo romanzo La città eterna, Hall Caine scrive: "E se ci chiedono quando la nostra
Repubblica dell'uomo si realizzerà, noi rispondiamo: quando il mondo sarà pronto,
finché prima in un posto e poi in un altro, quando questo o quel paese saranno maturi,
essa controllerà i poteri che governano il mondo."
L'ideale che cerchiamo non è qualcosa di separato dalla realtà quotidiana. È qualcosa
che possiamo costruire qui dove siamo, in questo preciso momento».
Shin'ichi aggiunse: «In chiusura, vorrei chiedere a tutti coloro che visitano il parco
cimiteriale di considerarlo come il proprio giardino, di creare meravigliosi ricordi
passeggiando per i suoi bellissimi, vasti prati. Vorrei che uscendo dal parco dopo aver
pregato per i vostri cari defunti, vi sentiste rinfrancati. In questo senso, spero che
consideriate questo parco cimiteriale come un'oasi per la rivitalizzazione e il
rinnovamento spirituale».
Ci fu uno scoppio di applausi, e poi Shin'ichi disse: «Amici miei, qualunque cosa
accada, non siatene sorpresi o spaventati. Io sarò il vostro riparo e il vostro frangiflutti
nella più feroce delle tempeste. Siate sereni, e con gioia e tranquillità assaporate le
brezze primaverili della vita nella città natale dello spirito Soka. Vivete una vita
meravigliosa!».
Atsuta 30
In chiusura della cerimonia di inaugurazione del Parco Cimiteriale Toda, tutti cantarono
insieme la canzone "Villaggio di Atsuta", di fronte a un grande monumento nel cortile
su cui erano incise le parole della canzone tratte da una poesia di Shin'ichi.
Dopo la cerimonia, Shin'ichi fece una foto di gruppo con i membri dei settori di Atsuta i
quali, superando molte sfide, avevano continuato a sforzarsi con tutto il cuore per kosenrufu ad Atsuta.
Shin'ichi fece un profondo inchino ai membri: «Grazie! È in virtù dei vostri sforzi per
costruire una solida base per il nostro movimento ad Atsuta che oggi siamo stati in grado
di aprire questo Parco Cimiteriale Toda. Continuate a fare di Atsuta un modello per
kosen-rufu.
Non importa che sia stato costruito un edificio importante: se kosen-rufu non
progredisce nella comunità circostante, allora non sarà altro che un castello di sabbia. Vi
prego, fate dell'organizzazione della Soka Gakkai di Atsuta la più forte del Giappone.
Fate dei vostri gruppi i più armoniosi, i più uniti, i più meravigliosi castelli Soka, dove si
senta il calore umano. Ed espandete nei vostri quartieri prove concrete di felicità.
Questo, dal punto di vista della storia di kosen-rufu, è la missione dei compagni di fede
che vivono in luoghi dove è stato inciso un profondo significato».
In seguito Shin'ichi Yamamoto partecipò alla cerimonia di apertura del giardino dei
maestri, dove erano state posizionate le tombe di Tsunesaburo Makiguchi e di Josei
Toda. Shin'ichi guidò Gongyo davanti alle tombe. Egli si rivolse in cuor suo ai due
maestri nati e cresciuti in Hokkaido: «Maestro Makiguchi! Maestro Toda! L’isola di
Hokkaido ha vinto. Il dibattito di Otaru ha avuto luogo qui, così come l'incidente di
Yubari con l'Unione dei minatori di carbone. Ogni prova, tuttavia, non ha fatto altro che
rafforzare la fede dei nostri membri, fino a forgiarli come campioni indomabili di kosenrufu. Infine, qui è stato realizzato il castello di maestro e discepolo della non dualità di
vita e morte!».
Dopo Gongyo, per commemorare gli anniversari della morte di Makiguchi e Toda,
rispettivamente trentatré e diciannove anni prima, furono piantati due ciliegi di trentatré
e diciannove anni.
Guardando quegli alberi in ricordo dei due presidenti, Shin'ichi promise con fermezza
nel suo cuore di aprire una meravigliosa strada ricca di ciliegi per la Soka Gakkai nel
ventunesimo secolo.
Atsuta 31
«Fai crescere le persone, persone di talento»: questa era l’esortazione del filosofo Kanzo
Uchimura.
Nel pomeriggio del 2 ottobre, Shin'ichi Yamamoto prese parte alla riunione inaugurale
della quarta classe del gruppo Futuro di Hokkaido presso la mensa all'interno
dell'auditorium Toda. Era un gruppo composto da ventisei rappresentanti delle scuole
medie e superiori.
Appena Shin'ichi arrivò, i visi di tutti si illuminarono in un sorriso. Anche Shin'ichi
sorrise. Ma appena iniziò a parlare l’atmosfera si fece seria. “Ognuno di loro è un
prezioso successore di kosen-rufu. Per questo dovrei rivolgermi a loro con serietà, per il
bene del futuro”, pensava.
«Oggi desidero parlarvi di una cosa molto importante per le vostre vite»: le sue parole
erano piene di forza. Tutti si sistemarono sulle sedie raddrizzando la schiena.
«Per l'essere umano una delle cose più importanti è la tenacia. In un certo senso
possiamo dire che la vita è una lotta per non perdere mai la speranza. La vita, e in
particolare i giorni della gioventù, possono sembrare un susseguirsi di problemi e
preoccupazioni: quando i voti degli esami sono bassi, quando la situazione familiare è
difficile, quando i soldi sembrano non bastare o quando c'è un enorme divario tra i vostri
sogni e la realtà... Potreste iniziare a pensare di non essere bravi, che non ci sono
possibilità, e potreste sentire un senso di negatività e disperazione. Ma non dovete. Il
Buddismo insegna che siamo tutti nati con una nobile missione nella vita e tutti
possiamo brillare in modo speciale, unico. Come possiamo farlo? Attraverso la
perseveranza.
Quando non si ottiene il risultato desiderato, quando si fallisce, quando si è scoraggiati,
quando si perde la voglia di vivere: in questi momenti bisogna rialzarsi e avanzare verso
il proprio obiettivo. È importante questo tipo di tenacia. Dite a voi stessi: «Anche se non
ho capacità va bene lo stesso. Non importa come mi vedono gli altri! Io comunque non
mi arrendo!».
Atsuta 32
Shin'ichi continuò a parlare ai membri del gruppo Futuro di Hokkaido, guardando
ciascuno negli occhi.
«La vita delle persone di successo non è mai stata una passeggiata tranquilla, senza
sforzi. Nessuno ha mai trionfato nella vita senza prima sperimentare fallimenti e
insuccessi. I veri vincitori nella vita sono coloro che hanno perseverato faticosamente
attraverso le difficoltà, a volte sull'orlo della disperazione, e che hanno continuato ad
avanzare con tenacia, ancora e ancora.
Anche se ci dovessero essere dei fallimenti o degli errori, non dovete assolutamente
scoraggiarvi. Perde chi tende a denigrare o sottovalutare se stesso. Chi è paziente e
tenace alla fine vince. Noi recitiamo Daimoku e portiamo avanti la pratica buddista per
sviluppare questa tenacia, non lo dimenticate.
Io sono sicuro che coloro che perseverano nonostante tutto, e con determinazione
incrollabile basata sulla fede nella Legge mistica non si allontanano dal percorso di vita
che hanno scelto, otterranno la corona della vittoria».
I ragazzi con le guance arrossate e gli occhi pieni di luce annuirono alle parole di
Shin'ichi.
«Chi cade sette volte e si rialza per l'ottava è una persona coraggiosa, una persona che
avrà un brillante futuro davanti a sé».
Queste sono le parole di Inazo Nitobe (1862-1933), un educatore con stretti legami con
l’Hokkaido, un buon amico del primo presidente della Soka Gakkai Tsunesaburo
Makiguchi.
Dopo aver fatto una foto di gruppo con la quarta classe del gruppo Futuro di Hokkaido,
Shin'ichi si recò presso il fiume di Atsuta in automobile.
Tomio Iino, membro di un settore di Atsuta, aveva detto a Shin'ichi che era la stagione
in cui i salmoni nuotano controcorrente, ed era uno spettacolo che Shin'ichi avrebbe
desiderato vedere, se ne avesse avuto il tempo.
Shin'ichi e sua moglie Mineko arrivarono in un luogo vicino al ponte che attraversava il
fiume di Atsuta. Il fiume era largo circa sessanta metri in quel punto, e le libellule rosse
danzavano nell'aria.
Una ventina di membri si erano riuniti sulla riva e indicavano l’acqua, parlando e
ridendo.
Quando Shin'ichi uscì dalla macchina, lo salutarono gioiosamente e gli fecero cenno di
affrettarsi.
Guardando nel fiume, Shin'ichi vide un branco di circa dieci salmoni, lunghi settanta o
ottanta centimetri, nuotare in cerchio.
Atsuta 33
Tomio Iino, membro della Divisione guide che era stato responsabile del primo settore
di Atsuta, era un uomo di corporatura robusta di circa quarantacinque anni, con un bel
paio di occhiali con la montatura nera.
Egli disse a Shin'ichi Yamamoto: «Questa è la stagione in cui i salmoni nuotano
controcorrente, ma negli ultimi anni avevano smesso di risalire il fiume di Atsuta. Per
questo siamo tutti molto felici di vedere che, da un paio di giorni, sono tornati. Stavamo
giusto dicendo che i salmoni sono venuti a salutarla, proprio come abbiamo fatto noi.»
Shin'ichi rispose sorridendo: «Bene, allora dovrò ringraziare anche i salmoni per
l'accoglienza!
È la prima volta che vedo un salmone nuotare controcorrente. Non ci sono salmoni
selvatici nei fiumi di Tokyo. Sarà un ricordo meraviglioso.»
Poi, rivolto agli altri membri Astuta, disse: «Come tutti sapete, i salmoni nascono nei
fiumi, nuotano verso il mare dove crescono fino all'età adulta per poi ritornare, qualche
anno dopo, nei fiumi in cui sono nati per deporre le uova. Nuotano strenuamente
controcorrente, verso la sorgente, a volte ferendosi contro rocce e pietre, e alla fine i
maschi e le femmine si uniscono e depongono le uova. Il salmone femmina depone le
uova proteggendole in un buco ricoperto di ghiaia. Dopo di che i salmoni genitori
muoiono.
I salmoni danno tutti se stessi per la continuità della specie. Lo stesso vale per l'essere
umano: far crescere dei successori è una vera sfida.
Desidero che tutti voi trasmettiate ai vostri figli, nipoti e successori, con tutto il vostro
essere, ciò che avete imparato e coltivato nella vostra vita attraverso la pratica buddista».
Continuando a trasmettere la fiamma della fede alle persone a noi vicine, assicuriamo la
perpetuazione eterna della Legge.
Proteggete Atsuta, città natale di Toda, e fate crescere molte persone di valore per il
Giappone e per il mondo intero. Incarnate le parole della canzone "Villagio di Atsuta":
un uomo coraggioso avanza per affrontare i venti dell'autorità, / questo è il motto, la
canzone di padre e figlio.»
Atsuta 34
Tomio Iino e sua moglie Chiyo gestivano un bar vicino al fiume di Atsuta. Quando
Shin'ichi lo seppe, decise di andare a far loro visita.
Il bar era ricavato da una parte ristrutturata della loro casa, e si chiamava “Fiume di
Astuta”.
Shin'ichi e Mineko si sedettero al bancone e ordinarono due caffè. Chiyo li preparò.
Tomio e Chiyo erano entrambi nati ad Atsuta. Prima che si unissero alla Soka Gakkai,
molti dei loro amici nel villaggio, che erano già membri, avevano parlato loro del
Buddismo del Daishonin.
I due coniugi non avevano pregiudizi sulla fede dei loro amici, né vedevano in modo
negativo la Soka Gakkai, ma non si sentivano particolarmente motivata a iniziare a
praticare.
Tuttavia, cedendo alle insistenze degli amici, si erano abbonati al Seikyo Shimbun e
sfogliavano spesso le copie della rivista Seikyo Graphic. Ogni volta che vedevano i volti
sorridenti dei giovani nelle fotografie della rivista, restavano colpiti dalla loro vitalità e
sentivano un rinnovato senso di speranza.
Osservando le foto sul Seikyo Graphic, Tomio aveva detto a sua moglie: «C'è qualcosa
di diverso nei giovani della Soka Gakkai. Sembrano emanare uno spirito fresco e
vigoroso».
«Capisco cosa intendi» rispose Chiyo. «Anche se si vestono come gli altri giovani, c'è
qualcosa di diverso in loro. È come se le loro vite risplendessero dall'interno».
«Anche i nostri vicini, che sono membri della Soka Gakkai, sono belle persone, rifletté
Tomio. Forse nella Gakkai insegnano qualcosa per lucidare il cuore».
Una fotografia può trasmettere più di mille parole.
Proprio mentre i coniugi Iino cominciavano a vedere l'organizzazione in questo modo,
uno dei loro amici li incoraggiò seriamente a partecipare alle attività e a provare a
praticare. Così nel novembre del 1962 iniziarono a praticare il Buddismo col desiderio di
far brillare i
loro cuori.
Le pubblicazioni della Soka Gakkai possono avere un forte impatto perché consentono
ai lettori di sviluppare con costanza una solida comprensione della Soka Gakkai e del
nostro movimento. Aumentare il numero degli abbonamenti e dei lettori è di per sé una
forza trainante per la crescita della nostra organizzazione.
Dopo l'adesione alla Soka Gakkai, i coniugi Iino cominciarono a partecipare
gioiosamente alle attività per kosen-rufu.
Atsuta 35
Tomio Iino e sua moglie Chiyo appresero della missione del villaggio di Atsuta da
Etsuro Yamauchi, il primo responsabile di settore di Atsuta. Yamauchi disse loro:
«Atsuta è la città natale del secondo presidente della Soka Gakkai, Josei Toda. In
gioventù, anche il presidente Yamamoto ha visitato Atsuta insieme a Toda e fu qui che
fece la sua promessa per kosen-rufu. Atsuta può essere lontana dalla sede centrale della
Soka Gakkai, ma nessun altro paese ha legami così forti con i nostri maestri.
Noi che ci sforziamo nelle attività della Gakkai qui ad Astuta, abbiamo la missione di
stabilire un modello del regno di kosen-rufu prima di chiunque altro. Siamo davvero
fortunati a poter partecipare alle attività ad Atsuta».
Quando ci risvegliamo al significato profondo della situazione in cui ci troviamo, allora
siamo in grado di trarne tutto il valore. Ciò crea uno spirito forte e risoluto.
Le parole appassionate di Yamauchi accesero una fiamma nel cuore dei coniugi Iino.
Con entusiasmo si impegnarono a parlare agli altri della pratica buddista. Quando
sentivano parlare di qualcuno che soffriva, correvano subito al suo fianco, anche nel bel
mezzo di una bufera di neve, per parlargli del Buddismo di Nichiren.
In quel momento, il Seikyo Shimbun veniva spedito via posta ad Atsuta da Otaru, quindi
i membri della Soka Gakkai dovevano aspettare tre o quattro giorni prima di ricevere la
loro edizione quotidiana.
I coniugi Iino pensarono che dovesse esserci un altro modo per permettere ai compagni
di fede di leggere ilSeikyo Shimbun senza ritardo, anche perché sapevano che era un
desiderio condiviso da tutti i membri di Atsuta. Poiché il fatto di leggere il Seikyo
Graphic aveva contribuito a convincerli a entrare nella Soka Gakkai, conoscevano bene
l'importanza delle riviste e il loro potere di propagazione.
Entrambi decisero quindi di andare a prendere il Seikyo e di fare da tramite con coloro
che poi l'avrebbero distribuito nelle case. Era il 1966. Iino gestiva un negozio di
elettrodomestici e aveva un’automobile che utilizzava per il
lavoro. Il luogo dove andare a prendere il Seikyo si trovava vicino al porto di Ishikari. I
due coniugi ogni mattina all'alba partivano in auto, prendevano in consegna i giornali e
poi ritornavano ad Atsuta. In inverno impiegavano anche più di tre ore per il viaggio.
Atsuta 36
Diversi anni dopo, Tomio e Chiyo Iino erano stati nominati responsabili della Divisione
uomini e della Divisione donne del settore di Atsuta. Il settore non comprendeva solo
Astuta, ma anche il confinante villaggio di Hamamasu. A quel punto la consegna del
Seikyo Shimbun ad Atsuta era ormai garantita, ma ad Hamamasu si faceva ancora
affidamento sulla consegna per posta. I coniugi Iino volevano fare qualcosa a riguardo,
così decisero di prendere le copie del giornale che arrivavano ad Atsuta e di consegnarle
essi stessi a Hamamasu.
I due villaggi erano collegati da una stretta e tortuosa strada di montagna con molti
tornanti. Alcuni tratti della strada correvano lungo una burrone e diverse vetture erano
precipitate nella profonda gola a causa della difficoltà del percorso.
Nei giorni in cui pioveva o nevicava e la visibilità era scarsa, tenere collegati i due
villaggi diventava un'impresa estremamente impegnativa.
Una mattina di novembre i coniugi Iino caricarono il Seikyo Shimbun nella loro auto e
si diressero verso Hamamasu. La strada sterrata attraverso le montagne era coperta di
neve gelata. Arrivarono a una curva stretta sul bordo del burrone. Tomio girò il volante a
destra, ma la macchina parve non rispondere ai comandi. Frenò, ma sul fondo ghiacciato
l'auto non si fermò e cominciò a slittare.
"Attenzione!" gridò Chiyo. Il fianco della montagna sul lato opposto del burrone si
avvicinava. "Ci siamo!" pensarono, ma proprio in quel momento la macchina si fermò.
La parte anteriore della vettura rimase sospesa poco prima del bordo della scarpata.
C'erano veramente andati molto vicini.
"Siamo salvi! Siamo stati protetti dal Gohonzon!" pensarono, ancora sotto shock.
Da allora in poi, Iino ebbe paura di fare quel tratto di viaggio. Quando arrivavano a
quella curva la mano sul volante tremava nervosa. Tuttavia continuarono a consegnare il
Seikyo Shimbun e a percorrere quella strada pericolosa in auto, con molta attenzione.
"Se non lo faccio, kosen-rufu non potrà avanzare," pensava. "Tocca a me!"
Questo senso di responsabilità gli diede il coraggio, e gli permise di superare la sua
paura. L'essere umano, quando è consapevole della propria missione, riesce a rompere il
guscio del proprio limite.
Atsuta 37
Grazie al fatto che i coniugi Iino si erano assunti di loro spontanea volontà l'onere di
trasportare il Seikyo, i compagni di
fede di Atsuta e Hamamasu furono in grado di leggere il giornale il giorno stesso in cui
veniva stampato, e ciò diede ai membri dei due villaggi un enorme incoraggiamento.
Alcune attività della Soka Gakkai sono apparentemente ordinarie e non attraggono
l'attenzione delle persone. Ci sono anche attività particolarmente onerose che le persone
tendono a evitare. Ma i veri campioni Soka sono coloro che volontariamente si
assumono i compiti da cui gli altri rifuggono, e sono pronti a fare tutto il necessario per
il bene di kosen-rufu.
Viaggiando in tutto il paese, Shin'ichi Yamamoto osservava con attenzione e
individuava coloro che stavano lavorando sodo dietro le quinte per sostenere
l'organizzazione.
Paragonando l'organizzazione a un albero da frutto, l'attenzione di Shin'ichi si
concentrava sul tronco e sui rami che sostengono i fiori e i frutti, e sulle radici. Si
sforzava sempre di mettere in evidenza le "radici" della Soka Gakkai, cioè i membri che
si impegnano sinceramente nelle attività e sostengono i compagni di fede senza essere
visti.
I responsabili devono conoscere coloro che proteggono e sostengono la Soka Gakkai
dietro le quinte, ringraziarli e lodarli. Questa è la chiave per assicurarsi che la Soka
Gakkai fiorisca sempre.
Bevendo il caffé che Chiyo aveva preparato per lui al bar “Fiume di Astuta”, Shin'ichi
disse: «Tutti i vostri sforzi per kosen-rufu determineranno la vostra fortuna. Arriverà
sicuramente il momento in cui lo sperimenterete. Ecco perché è importante che facciate
sempre del vostro meglio per il bene del Buddismo e per la felicità degli altri.
A proposito, questo caffé è molto buono. Vorrei che anche Toda l'avesse assaggiato».
Poi, su un biglietto che aveva portato con sé, scrisse una poesia per i coniugi:
Fiume di Astuta,
un ricco aroma
nella città natale del mio maestro
Atsuta 38
Il clima fu piacevole durante tutto il soggiorno di Shin'ichi ad Atsuta. Anche il 3 ottobre
il cielo era azzurro. In quel giorno si teneva, presso l'Auditorium Toda, una cerimonia di
commemorazione per i membri defunti che si erano prodigati per il movimento di kosenrufu nell’isola di Hokkaido. Tutte le centocinquantadue persone che venivano
commemorate erano per Shin’ichi compagni di fede con cui aveva condiviso tante e
indimenticabili lotte. Guidando la cerimonia di Gongyo pregò con tutto il suo essere per
l’eterna felicità dei defunti e per la prosperità delle loro famiglie.
Durante la cerimonia furono conferiti speciali titoli onorifici ai defunti. Uno dei defunti
così onorati era Yoshiharu Ishizaki, che si era unito alla Soka Gakkai nell'agosto del
1955, durante quella che fu poi conosciuta come la campagna estiva di Sapporo.
Shin'ichi, che a quei tempi aveva guidato la delegazione di responsabili inviati dalla sede
centrale della Soka Gakkai per realizzare una campagna a Sapporo, aveva visitato la
casa di Ishizaki. Il capo famiglia, Yoshiharu Ishizaki, non aveva ancora aderito alla Soka
Gakkai, ma sua moglie Seiko l'aveva fatto due mesi prima ed era determinata a
mettercela tutta per parlare alle persone di Sapporo di Buddismo durante quella
campagna estiva. Suggerì quindi al marito: «Dato che terremo una riunione di
discussione della Soka Gakkai qui a casa nostra, perché non chiedi ai tuoi amici di
partecipare?»
Yoshiharu era un insegnante di scuola elementare. Sua moglie gli aveva raccontato che
un tempo la Soka Gakkai si chiamava Soka Kyoiku Gakkai (associazione per
l'educazione e la creazione di valore) e che il primo presidente dell'organizzazione era
stato Tsunesaburo Makiguchi, che si era laureato alla Scuola Normale di Hokkaido (oggi
Università dell'Istruzione di Hokkaido) ed era stato egli stesso un educatore. Decise
quindi di invitare alcuni dei suoi colleghi, insegnanti di scuola elementare, e sei di loro
decisero di partecipare alla riunione di discussione.
L'incontro era guidato da un responsabile della Divisione giovani uomini del settore di
Tokyo. Nel corso della riunione un giovane uomo e una giovane donna raccontarono le
loro esperienze personali di fede. Gli insegnanti ridacchiavano mentre ascoltavano:
basandosi sul pregiudizio che tutte le religioni fossero superstiziose e non scientifiche,
avevano già deciso che il Buddismo di Nichiren non era di alcun interesse per loro, in
quanto educatori.
I pregiudizi possono davvero impedire una visione corretta della realtà.
Atsuta 39
Quando la riunione giunse alla sessione di domanda e risposta, gli insegnanti iniziarono
a controbattere in tono aggressivo. Uno di loro chiese: «Se con la fede si può diventare
felici, non è strano che fra i membri della Gakkai ci siano disoccupati e malati?».
Il responsabile di settore uomini rispose: «Anche se la situazione attuale fosse così,
sicuramente continuando a praticare il Buddismo riusciranno a risolvere qualsiasi
problema». Gli insegnanti replicarono: «Questa risposta è un escamotage», «Diteci
quando si risolverà. Domani? Dopodomani?», «Alla fin fine la religione è come l’oppio
che dà solo un’euforia momentanea». Non avevano alcuna intenzione di ascoltare con
serietà. A causa dei pregiudizi che nutrivano nei confronti della Gakkai, si erano lasciati
prendere dall’emotività e cercavano di vincere con la dialettica. Erano interessati solo a
demolire ogni spiegazione.
Il responsabile di settore, intimidito dal loro atteggiamento, si bloccò e finì per
balbettare. Era madido di sudore. Il responsabile giovani uomini lasciò la stanza e uscì
fuori.
Vedendolo andare via, uno degli insegnanti disse: «Il giovane è scappato via. Avrà avuto
paura di perdere contro di noi».
Ma dopo poco il giovane rientrò insieme a Shin’ichi Yamamoto, che aveva partecipato a
un altro zadankai.
Entrato con il Gosho in mano, Shin'ichi s'inginocchiò di fronte al Gohonzon e fece tre
Daimoku con voce chiara e risonante. In quel momento l’atmosfera della stanza si fece
seria.
Subito dopo Shin’ichi salutò i presenti educatamente: «il mio nome è Shin’ichi
Yamamoto e sono venuto a Sopporo dalla sede centrale della Soka Gakkai di Tokyo.
Piacere di conoscervi. Posso chiedere i vostri nomi?».
Come sopraffatti dalla fermezza di Shin’ichi, gli insegnanti con voce debole dissero i
loro nomi.
Uno di loro, però, si rifiutò di farlo.
Shin'ichi lo guardò negli occhi e disse ancora: «Io mi chiamo Yamamoto, lei come si
chiama?» L'uomo alla fine rispose con riluttanza.
Quando si tiene un dialogo sul Buddismo è importante rivolgersi alle persone con
gentilezza, avere un comportamento basato sul buon senso e avvolgere gli interlocutori
con un grande cuore colmo di compassione. Ma nello stesso tempo bisogna avere un
atteggiamento fermo e dignitoso, e non lasciarsi spaventare da nulla.
Atsuta 40
Shin'ichi cominciò a parlare con voce tranquilla e sicura di sé: «Se davvero volete
conoscere il Buddismo, sarò felice di parlarne con voi. Ma vi prego di ascoltare quello
che ho da dire. Dopo che vi avrò dato una spiegazione generale sul Buddismo, potrò
rispondere alle vostre domande e potremo discuterne. Che ve ne pare?»
Presi alla sprovvista, annuirono.
Shin'ichi iniziò condividendo le motivazioni che l'avevano spinto a unirsi alla Soka
Gakkai e continuò sottolineando che l’essere umano viene fortemente influenzato da ciò
in cui crede. Inoltre asserì che la religione determina il modo di vivere e di pensare
dell’essere umano, ed è alla base della cultura e della società.
Quando però Shin'ichi cominciò a parlare del Buddismo del Daishonin, uno degli
insegnanti intervenne dicendo: «Nichiren era un folle, non è vero?». Un altro insegnante,
agitato, quasi gridò: «Nichiren condannava chiunque non fosse d'accordo con lui. Le sue
idee sono pericolose, contribuiscono al conflitto religioso!»
Cercando di calmare gli insegnanti, Shin'ichi disse: «Pensavo fossimo d'accordo che
prima avreste ascoltato ciò che avevo da dire. Non credo che così si possa fare una
discussione produttiva. Forse dovremmo chiudere qui l'incontro di oggi. Ma se davvero
vorrete sentire parlare di Buddismo, vi aspettiamo prossimamente per un altro incontro».
Gli insegnanti se ne andarono evidentemente dispiaciuti, facendo osservazioni offensive.
Anche tre o quattro donne che erano state invitate da Seiko Ishizaki salutarono
frettolosamente e se ne andarono.
Seiko e suo marito accompagnarono Shin'ichi in un'altra stanza e si scusarono
profusamente:
«Signor Yamamoto le chiedo scusa per come è andata la riunione di discussione!».
Shin’ichi con un sorriso luminoso disse: «Durante la battaglia per kosen-rufu accadono
tante cose. È importante fare tesoro di molte esperienze diverse. Voi sicuramente non
dimenticherete l’incontro di oggi, non è così?».
Atsuta 41
Shin’ichi Yamamoto aveva compreso bene ciò che provava Seiko Ishizaki. Cercando di
avvolgerla col calore del suo sorriso, le disse: «L’odierna riunione di discussione è stata
un grande successo. Non è necessario pentirsi di nulla. Abbiamo permesso a quegli
insegnanti di conoscere il Buddismo e la Soka Gakkai. Inoltre, era mio desiderio che la
riunione potesse terminare presto, in modo da avere del tempo per parlare con suo
marito».
Anche Yoshiharu Ishizaki era mortificato per aver invitato i suoi colleghi. Shin’ichi
disse: «Nonostante lei non faccia ancora parte della Soka Gakkai, ha invitato sei amici
alla riunione di discussione. Lei ha agito proprio come inviato del Budda». Poi disse,
rivolgendosi a Seiko: «Signora, suo marito sicuramente un giorno inizierà a praticare».
Dicendo questo diede un colpetto sulla spalla di Yoshiharu. E aggiunse: «So che anche
lei è un insegnante, ma la cosa più importante è quale tipo di filosofia educativa si
abbraccia. Il primo presidente Tsunesaburo Makiguchi, anch’egli educatore, affermava
chiaramente che l’obiettivo dell’educazione deve sempre essere la felicità dei bambini.
Affinché i bambini siano felici, è indispensabile una filosofia che illumini il senso della
vita come esseri umani. Il Buddismo di Nichiren offre una tale filosofia.
Signor Ishizaki, la prego di diventare un insegnante che realizza sempre la felicità dei
suoi alunni».
Yoshiharu rimase profondamente commosso da queste parole. Ma soprattutto fu colpito
dalla personalità di Shin'ichi, che traboccava di convinzione e compassione. Decise di
cominciare a studiare e a praticare il Buddismo di Nichiren e tre giorni dopo si unì alla
Soka Gakkai.
A Sapporo molti nuovi membri si unirono alla Gakkai durante la campagna estiva e
furono nominati diversi nuovi responsabili. Anche se Yoshiharu sapeva ancora poco
della Gakkai o del Buddismo, una settimana dopo il suo ingresso fu nominato
responsabile di gruppo, una posizione di prima linea dell'organizzazione.
Egli determinò in cuor suo: «Ho iniziato la pratica col desiderio di dedicarmi alla Soka
Gakkai. Dal momento che ho preso questa determinazione nel mio cuore, sono deciso ad
accettare qualsiasi compito e a sfidarmi facendo del mio meglio».
Atsuta 42
Yoshiharu divenne in seguito responsabile di settore e di capitolo, e anche responsabile
del Dipartimento Educatori di Hokkaido. Fino alla sua morte, avvenuta nel 1975,
continuò a lottare per contribuire allo sviluppo di un'educazione umanistica.
Poiché i nomi di ciascuno dei defunti membri pionieri di kosen-rufu, tra cui Yoshiharu,
furono letti ad alta voce durante la cerimonia di conferimento dei titoli onorifici,
Shin'ichi pensò alle loro meravigliose realizzazioni e li applaudì.
Nel suo intervento introduttivo alla cerimonia, Shin'ichi decise di parlare della visione
buddista della vita e della morte.
Lesse un brano dallo scritto "L'inferno è la Terra della Luce Tranquilla" di Nichiren
Daishonin: "Finché era in vita, egli era un Budda vivente e ora è un Budda defunto. Si è
Budda sia nella vita sia nella morte. Questa è la profonda dottrina del conseguimento
della Buddità nella forma presente. Il quarto volume del Sutra del Loto afferma: 'Chi lo
sostiene (questo Sutra), starà sostenendo il corpo del Budda' [SDL, 11, 233]"(RSND-1,
403).
Con profonda convinzione, Shin'ichi iniziò la sua lezione: «Questo passaggio è tratto da
una lettera che Nichiren Daishonin scrisse alla monaca laica Ueno, madre di Nanjo
Tokimitsu e moglie di Nanjo Hyoe Shichiro, nota come 'Ueno la degna'. Dopo la morte
del marito, la monaca laica Ueno crebbe in modo splendido i loro nove figli e la fede nel
suo cuore rimase pura.
Ecco, il Daishonin dice che quando il marito Nanjo Hyoe Shichiro era vivo, era un
'Budda vivente' e ora, dopo la sua morte, egli è un 'Budda defunto'. Era un Budda sia
nella vita sia nella morte, scrive il Daishonin.
Perché? Perché tutti noi che siamo apparsi in questo mondo per realizzare kosen-rufu
siamo i veri discepoli di Nichiren Daishonin, il Budda dell'Ultimo giorno della Legge, e
i coraggiosi Bodhisattva della Terra. Il fatto che abbiamo fatto lo stesso grande voto del
Daishonin di propagare il Sutra del Loto e che stiamo lottando per kosen-rufu per la
felicità degli altri, è la prova che noi stessi siamo Budda e Bodhisattva della Terra.
Questo perché solo i Budda e i Bodhisattva della Terra possono svolgere il lavoro sacro
di kosen-rufu.
Lo stato vitale di Buddità, ossia l'essere un 'Budda vivente', si trova nel partecipare con
entusiasmo alle attività della Soka Gakkai, nel condividere questo Buddismo con gli
altri, nel recitare Nam-myoho-renge-kyo affrontando con gioia sempre nuove sfide».
Atsuta 43
I partecipanti alla cerimonia commemorativa per i defunti ascoltavano il discorso di
Shin’ichi Yamamoto con occhi luminosi.
«Tutti noi sicuramente affronteremo il momento della morte. Ma la vita è eterna. La
nostra vita non verrà cancellata, ritornerà a far parte del grande universo. È come quando
la sera ci addormentiamo dopo aver affrontato una giornata di attività. E quando
giungerà il tempo, si rinascerà nuovamente.
La legge di causa ed effetto continua a operare nella nostra vita anche dopo la morte,
durante le tre esistenze di passato, presente e futuro. Quindi il karma, la fortuna, la
missione e lo stato vitale che abbiamo raggiunto in questa esistenza proseguono
immutati. Coloro che hanno vissuto fino all’ultimo istante di vita per kosen-rufu
muoiono con lo stato vitale di Bodhisattva-Budda, e perciò sono Budda anche nella
morte.
Quando siamo vivi siamo Budda viventi, quando moriamo siamo “Budda nella morte”.
Nichiren Daishonin si riferisce a questo principio quando dice: «Questa è la profonda
dottrina del conseguimento della Buddità nella forma presente». (RSND-1, 403).
Il Daishonin prosegue citando un passo del capitolo “Apparizione della Torre Preziosa”
(Undicesimo) del Sutra del Loto: «Chi lo sostiene [questo Sutra], starà sostenendo il
corpo del Budda» (SDL, 11, 233). Sostenere la suprema Legge e mantenere una forte
fede fino alla fine è il requisito fondamentale per il conseguimento della Buddità nella
forma presente.
La strada di kosen-rufu è come un sentiero impervio. Forse in alcuni casi sarà necessario
avere la stessa consapevolezza del maestro Makiguchi, che diede la vita per la causa di
kosen-rufu. Comunque, facendo ardere fino alla fine la nostra fede e dedicando
completamente l’esistenza alla Legge, potremo vivere una condizione di assoluta
felicità, di gioia sconfinata.
Può accadere che delle persone muoiano a causa di incidenti o disastri naturali,
nonostante pratichino questo Buddismo. Tuttavia, se avranno portato avanti la loro fede
praticando sinceramente, saranno in grado di sradicare il karma negativo accumulato da
innumerevoli kalpa nel passato, e conseguiranno la Buddità in questa esistenza.
Una scrittura buddista afferma che anche se una persona venisse uccisa da un elefante
impazzito, non cadrebbe comunque nei tre cattivi sentieri. La ragione è che «un elefante
impazzito può solo distruggere il tuo corpo; ma non può distruggere la tua mente»
(WND-2, 135).
In un senso più ampio, essere uccisi da elefanti impazziti può essere interpretato come
perdere la vita a causa di incidenti o calamità. Ma poiché questo tipo di morte non
intacca la fede di una persona, si consegue comunque la Buddità. Qualunque sia la causa
della sua morte, la fortuna che una persona ha accumulato nel corso dell’esistenza
presente è indistruttibile».
Atsuta 44
Il ruolo della religione dovrebbe essere quello di aiutarci a comprendere la morte. E
questa comprensione dovrebbe permetterci di avere la giusta prospettiva riguardo a
come vivere al meglio la nostra vita. Per questo Nichiren Daishonin afferma: «Prima di
tutto dovrei studiare ciò che riguarda il momento della morte e poi tutto il resto» (GZ,
1404).
Il Daishonin ci assicura che coloro che vivono mantenendo una fede salda fino alla fine,
anche dopo la morte saranno protetti dalla Legge mistica: «Se usiamo un bastone non
cadremo lungo gli scoscesi sentieri di montagna o sulle strade accidentate, e se ci
prendono per mano non inciamperemo. Nam-myoho-renge-kyo sarà il tuo bastone nella
montagna della morte. I Budda Shakyamuni e Molti Tesori e i quattro bodhisattva
guidati da Pratiche Superiori ti condurranno per mano nel tuo viaggio». E prosegue: «Se
io, Nichiren, dovessi morire prima di te, ti verrò incontro; se tu dovessi morire prima di
me, riferirò ogni cosa sul tuo conto al re Yama» (RSND-1, 401).
Le parole del Budda originale sono colme di amore e compassione. Se ci impegniamo
nel progredire con una fede sempre più forte, saremo sempre protetti dal Budda, saremo
sempre insieme a lui.
La morte quindi non è qualcosa che dobbiamo temere. In riferimento a ciò che accade
dopo la morte, il Daishonin scrive: «Allora, nello spazio di un istante, si ritornerà al
regno di sogno dei nove mondi, il regno di nascita e morte, il proprio corpo pervaderà le
terre dell’intero regno dei fenomeni nelle dieci direzioni, e la propria mente entrerà nel
corpo di tutti gli esseri senzienti, incoraggiandoli dall’interno, conducendoli e guidandoli
dall’esterno, l’interno e l’esterno si risponderanno reciprocamente, cause e condizioni
funzioneranno in armonia e in tal modo si utilizzerà la compassione dei propri poteri
sovrannaturali liberamente esercitati per elargire ovunque agli esseri viventi benefici
incontrastati» (GZ, 574).
Con facilità rinasceremo nel mondo di Buddità (la Terra della Luce Tranquilla), e poi e
in un baleno ritorneremo nel regno di sogno di vita e morte dei nove mondi, cioè nel
mondo degli esseri umani.
Atsuta 45
Nichiren Daishonin afferma che coloro che consolidano in questa esistenza la
condizione vitale di Buddità, dopo la morte faranno subito ritorno in questo regno dei
nove mondi, emergeranno danzando e riprenderanno il loro posto sul grande
palcoscenico di kosen-rufu.
La vita e la morte sono una cosa sola e indivisibile, come due aspetti della stessa realtà,
le due facce di una medaglia.
Per poter essere Budda nella morte dopo la scomparsa, è necessario essere Budda viventi
nell’esistenza attuale. Tuttavia il nostro tempo in questo mondo è limitato. Per questo il
Daishonin ci esorta a impegnarci nella fede « [...] con la profonda consapevolezza che
adesso è l’ultimo momento della [sua] vita» (RSND-1, 189).
In accordo con questo ammonimento, decidiamo in cuor nostro che abbiamo solo il
momento presente e, mirando all'ottenimento della Buddità in questa esistenza, viviamo
con tutti noi stessi per kosen-rufu, attimo dopo attimo e giorno dopo giorno, realizzando
la nostra missione di Bodhisattva della Terra.
Nelle sue lezioni sui capitoli "Espedienti" e "Durata della vita del Tathagata" del Sutra
del Loto, il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda sottolineò che la vita è
eterna: «Siamo nati in questo mondo innumerevoli volte e poi siamo morti, solo per
rinascere ancora. È per questa ragione che parliamo ripetutamente di questo Buddismo.
Ci sentiamo come se non ne potessimo fare a meno. Se la morte segnasse la fine della
nostra esistenza, non avremmo bisogno del Buddismo. Io credo fermamente nell'eternità
della vita. E poiché la vita è eterna, vi esorto a recitare davanti al Gohonzon e a
raggiungere lo stato vitale della Buddità in questa esistenza. Alcuni pensano: "È troppo
faticoso e comunque quando sarò morto non importerà". Ma non è vero».
Poi Toda parlò della questione del suicidio, dicendo che questo nostro corpo fatto di
carne e ossa viene chiamato “recipiente della Legge”, è uno strumento che abbiamo
preso in prestito dal Budda per compiere la nostra missione in questa vita. Pertanto non
possiamo arbitrariamente decidere di rompere il prezioso recipiente del Budda. Le nostre
vite sono infinitamente preziose e non dobbiamo distruggerle.
Il potere della Legge mistica è tale che coloro che hanno creato un legame karmico con
essa sono certi di incontrare il Gohonzon, mentre il Daimoku degli amici e delle persone
care guiderà il defunto verso la Buddità. Il profondo desiderio di Toda era che neanche
una singola persona perdesse la propria vita o distruggesse la propria fortuna.
Atsuta 46
Dal momento che la vita è eterna, la vecchiaia non è semplicemente un periodo di attesa
della fine; bensì è il momento giusto per dare gli ultimi ritocchi e prepararci alla
prossima esistenza.
È importante continuare a recitare Daimoku e dedicarsi al grande voto di kosen-rufu fino
all'ultimo istante, insieme al nostro maestro e ai nostri cari compagni di fede. In questo
modo potremo perfezionare ed elevare la nostra vita al suo culmine bruciando fino
all'ultima oncia, e terminare nella più grande delle gioie, come in un magnifico
tramonto. Questo stato di speranza sconfinata diventerà la condizione vitale che
porteremo nella nostra esistenza successiva.
Concludendo il suo intervento alla cerimonia commemorativa, Shin'ichi Yamamoto
disse: «I presidenti Makiguchi e Toda ci hanno trasmesso direttamente la grande strada
dell'ottenimento della Buddità in questa esistenza, il Buddismo del Daishonin. Oggi
siamo in grado di seguire il percorso corretto della fede solo grazie a Makiguchi e al suo
discepolo Toda, che sono riusciti a superare le numerose tempeste di attacchi,
dedicandosi completamente alla propagazione della Legge, senza esitare nel dare la loro
vita.
I nostri compagni di fede defunti, che senza dubbio sono già rinati e stanno avanzando
nella lotta per kosen-rufu, hanno condotto vite straordinarie e contribuito in modo
significativo, seguendo il percorso di maestro e discepolo tracciato dai primi tre
presidenti. I nostri maestri modellano il corso della nostra vita. I legami con i nostri
maestri sono eterni e attraversano le tre esistenze di passato, presente e futuro. Siamo
sempre insieme.
La Soka Gakkai sta portando avanti kosen-rufu proprio come Nichiren Daishonin aveva
indicato. Desidero che anche voi ereditiate questa strada Soka di maestro e discepolo e
conseguiate la Buddità in questa esistenza. Concludo qui il mio discorso».
Quando finì di parlare risuonò un grande applauso. Tra il pubblico c'era la responsabile
della Divisione donne di Hokkaido, Yoshiko Saita, particolarmente commossa.
Ascoltando le parole di Shin'ichi aveva riflettuto sul corso che la sua vita aveva preso e
aveva rinnovato la propria determinazione.
Prima di sposarsi si chiamava Yoshiko Urushibara e si era impegnata con costanza per
kosen-rufu come vice responsabile della Divisione giovani donne di Hokkaido insieme
alla responsabile della divisione, Haruko Arashiyama, a cui poi era succeduta.
Atsuta 47
Yoshiko Urushibara era nata a Hakodate, nell'isola di Hokkaido. Fin dall'infanzia aveva
desiderato diventare una pittrice e studiare arte in una scuola di Tokyo. Purtroppo suo
padre era in pensione e la sua famiglia non poteva permettersi di mandarla a Tokyo; ma
ricevette una borsa di studio in una scuola locale, il campus Hakodate dell'Università
Gakugei di Hokkaido. Si iscrisse a un corso di due anni e si laureò in arte con l'obiettivo
di diventare insegnante.
Nel marzo 1953 Yoshiko riuscì a diventare insegnante di scuola elementare; ma alla fine
dell'anno si ammalò e, dopo una radiografia, le fu diagnosticata la tubercolosi. Non
aveva altra scelta che richiedere un congedo prolungato per malattia.
Questi avvenimenti la lasciarono profondamente frustrata, poiché aveva appena
pianificato i programmi didattici ed era piena di speranza per il futuro. Fu l'inizio di un
periodo infelice della sua vita.
Nessuno sa che cosa può accadere domani. Anche se tutto sembra filare liscio mentre
avanziamo, il corso della vita è sempre incerto. Ecco perché abbiamo bisogno, tutti, di
una solida filosofia di vita che sia la nostra guida e la nostra bussola, un forte sistema di
valori e principi in cui credere.
Stando a casa a risposo, le condizioni di Yoshiko migliorarono leggermente.
Nell'autunno del 1954, mentre era ancora in convalescenza, fu invitata da un gruppo di
amici dei tempi dell'università, con cui condivideva l'amore per l'arte, a fare un viaggio
per visitare le gallerie di Tokyo. Lei promise di andare, cogliendo l'opportunità per
uscire di casa e tornare a una vita attiva. Ma all'ultimo minuto rinunciò, dissuasa dai
consigli di sua madre che temeva si stancasse troppo.
Il 26 settembre, il giorno in cui il resto del gruppo partì per Tokyo, il tifone Marie era in
viaggio verso nord-est e portò violenti temporali da poco prima di mezzogiorno. In
serata, contro ogni previsione, il tifone intensificò la sua forza e i venti soffiarono ancora
più impetuosi. La città di Hakodate rimase senza corrente elettrica e la casa degli
Urushibara scricchiolava e gemeva nel vento.
Improvvisamente si udì uno schianto al secondo piano: il vento aveva fracassato una
finestra. Con una torcia elettrica in mano Yoshiko corse di sopra, nel buio. Sentì un
dolore forte e improvviso: aveva messo un piede su qualche vetro rotto e alla luce della
torcia elettrica vide il suo sangue scorrere. In quel momento si sentì pervasa da un
presagio funesto.
Atsuta 48
Nel momento in cui Yoshiko Urushibara si feriva il piede sul vetro della finestra rotta, i
suoi amici diretti a Tokyo erano a bordo del traghetto Toya Maru, al largo nei pressi del
faro del porto di Hakodate.
Il capitano della Toya Maru, sicuro che il tempo stesse migliorando, aveva lasciato il
porto di Hakodate con circa quattro ore di ritardo, alle 18:39. Subito dopo, però, il vento
che sembrava essersi placato aveva ripreso rapidamente a soffiare. Per evitare il
pericolo, il capitano gettò l'ancora subito fuori dal porto, ma il forte vento e le onde
spostavano il traghetto. I venti superavano i cinquanta metri al secondo e il traghetto
cominciò a imbarcare acqua. Il motore andò fuori uso e divenne impossibile navigare.
Per impedire al traghetto di naufragare, il capitano provò a portarlo sulla vicina secca di
Nanaehama, ma le onde che lo colpivano erano enormi. Verso le 22:45, il traghetto si
capovolse e affondò.
Dei 1.314 tra passeggeri ed equipaggio a bordo, solo 159 persone si salvarono. Fu il più
grave incidente marittimo della storia del Giappone, con 1.155 morti o dispersi in mare.
La notizia del disastro stordì Yoshiko. Della dozzina di suoi amici in viaggio verso
Tokyo, solo due sopravvissero.
Yoshiko capì l'arbitrarietà del destino, che nessuno può controllare. Partecipò ai funerali
dei suoi amici ancora zoppicante per la ferita al piede.
Mentre il suo piede guariva, suo padre fece un incidente stradale che, secondo i medici,
l'avrebbe lasciato disabile permanente. Lo shock di questa notizia fece aumentare la
pressione della madre, che dovette stare a letto per diversi giorni. Anche la sorella
minore di Yoshiko, che viveva in casa con loro, iniziò a soffrire di inspiegabili
svenimenti.
Yoshiko si sentiva come se la sua vita fosse immersa nel buio e nella disperazione.
Fu in quel momento che una conoscente invitò lei e sua madre a una riunione di
discussione della Soka Gakkai, dove tutti sorridevano e sembravano pieni di speranza.
Come ha scritto Tomáš Masaryk (1850-1937), primo presidente della Cecoslovacchia:
«Religione significa fiducia e speranza. La speranza è l’essenza della religione».
Atsuta 49
Alla riunione di discussione, una responsabile della Divisione donne parlò
appassionatamente del collegamento tra i principi e i valori in cui si crede e la felicità o
infelicità nella vita. Yoshiko Urushibara e sua madre si trovarono pienamente d'accordo
con la sua spiegazione. Poi, nel dicembre 1954, non solo loro due, ma anche il padre di
Yoshiko, suo fratello minore e la sorella, che vivevano con loro, si unirono tutti alla
Soka Gakkai.
Il padre di Yoshiko fu il primo a vedere i benefici derivanti dall'abbracciare la fede nel
Buddismo di Nichiren. Anche se gli era stato detto che sarebbe rimasto disabile dopo
l'incidente stradale, ricominciò a camminare. La madre di Yoshiko, che era sempre a
letto a causa della pressione alta, fu in grado di alzarsi e ricominciare a occuparsi della
sua famiglia.
Vedendo queste prove concrete davanti ai propri occhi, Yoshiko sentì come se un raggio
di luce avesse perforato l'oscurità della sua vita. Si sforzò instancabilmente nella fede,
decidendo che avrebbe superato la tubercolosi e che sua sorella non avrebbe più avuto
svenimenti.
Yoshiko e sua sorella impararono i fondamenti della fede e della pratica dalla
responsabile di settore della Divisione donne che disse loro: «La pratica di base del
Buddismo di Nichiren Daishonin consiste nel recitare Gongyo e Daimoku e nel parlare
agli altri del Buddismo. Recitare parte del Sutra del Loto e fare Daimoku è considerata
la "pratica per sé". Quindi, se farete solo ciò, vi limiterete a una pratica egocentrica. Se
coloro che vi circondano sono infelici non potete godere della vera felicità, giusto? Ecco
perché parliamo agli altri di questa pratica condividendo il Buddismo del Daishonin con
le persone intorno a noi, parenti e amici, per aiutarli a diventare felici. Questa è chiamata
la "pratica per gli altri".
Il nostro obiettivo è condividere la Legge mistica con le persone e realizzare la felicità di
tutti gli esseri umani e la prosperità della società. Questo è kosen-rufu. Non
dimentichiamo mai che, attraverso questa combinazione di "pratica per sé" e "pratica per
gli altri", siamo in grado di accumulare benefici e buona fortuna e di trasformare il
nostro karma. Quindi cerchiamo di fare del nostro meglio per incoraggiare gli amici a
venire alle riunioni di discussione».
A quel tempo si tenevano incontri di discussione quasi ogni giorno. Yoshiko mise
fedelmente in pratica quei consigli.
Dieci giorni dopo essere entrata a far parte della Soka Gakkai fu nominata responsabile
di gruppo della Divisione giovani donne, in prima linea nell'organizzazione. Il mese
successivo aveva già invitato diciannove amici agli incontri di discussione, tre dei quali
avevano iniziato a praticare.
L'energia nuova costituisce la forza motrice per uno sviluppo pieno di entusiasmo. Ecco
perché quando si fanno crescere i nuovi membri e i giovani, si aprono nuovi orizzonti di
kosen-rufu.
Atsuta 50
Yoshiko Urushibara si sforzò seriamente nella pratica buddista, determinata a superare
la propria malattia. Grazie ai suoi sforzi, poco più di tre mesi dopo aver iniziato a
praticare il Buddismo del Daishonin, si riprese e fu in grado di tornare al lavoro.
Il dibattito di Otaru aveva avuto luogo qualche giorno prima e lei vi aveva partecipato.
La vittoria della Soka Gakkai era stata assicurata dal discorso di apertura di Shin'ichi
Yamamoto che aveva messo in luce gli errori degli avversari.
Dopo aver osservato tutto ciò, Yoshiko Urushibara sentì una convinzione ancora più
forte nella sua fede e quella gioia rinvigorì ulteriormente la sua attività.
In realtà, oltre a sforzarsi di superare l'ostacolo della malattia insieme alla sua famiglia,
fu spronata nella sua pratica buddista dal desiderio di sapere perché la sua vita fosse
stata risparmiata quel fatidico giorno, quando non era salita a bordo del traghetto Toya
Maru. Era certa che, se fosse stata a bordo, anche lei sarebbe morta. L'appello di sua
madre che l'aveva dissuasa dal compiere quella gita a Tokyo, aveva fatto la differenza
tra la vita e la morte. Ma lei sapeva che se avesse insistito per andare, alla fine la madre
l'avrebbe lasciata fare.
A volte pensava che poteva essere stata solo una coincidenza. Ma allora, se tutto nella
vita poteva essere una semplice coincidenza, anche il minimo sforzo diventava privo di
significato. Yoshiko tentò di trovare nel Buddismo una risposta che avesse senso e
risuonasse profondamente con la sua vita.
Tuttavia, dopo essere tornata a insegnare, si ritrovò così occupata tra il lavoro e l'attività
della Gakkai da essere completamente esausta e non avere energie per dedicarsi allo
studio del Buddismo. Non preparò nemmeno l'esame per l'ammissione al Dipartimento
di studio.
Nell'agosto del 1965 nacquero quattro capitoli nell'isola di Hokkaido: Asahikawa,
Sapporo, Otaru e Hakodate. Allora Yoshiko Urushibara fu nominata responsabile del
capitolo di Hakodate della Divisione giovani donne. Si chiese se fosse davvero
qualificata per svolgere le sue nuove funzioni, ma aveva preso la decisione di non tirarsi
mai indietro davanti a un'attività per kosen-rufu, perché voleva cambiare il suo carattere
timido e introverso.
La rivoluzione umana comincia quando si riconoscono le proprie debolezze e si muove
il primo passo per superarle.
Atsuta 51
Un altro esame per l'accesso al Dipartimento di studio fu programmato tre mesi dopo la
nomina di Yoshiko Urushibara a responsabile della Divisione giovani donne del capitolo
Hakodate. Allora per diventare membro del Dipartimento di studio era necessario
sostenere un esame preliminare. Una volta superato l'esame era possibile frequentare le
lezioni sugli scritti di Nichiren Daishonin "L'entità della Legge mistica" e "La scelta del
tempo", e su varie lettere che nichiren aveva inviato ai suoi seguaci, così come il trattato
di Nichikan Shonin "Il triplice insegnamento segreto". Solo coloro che avevano
frequentato l'intero ciclo di lezioni poteva poi sostenere gli esami veri e propri del
Dipartimento di studio.
Yoshiko superò l'esame iniziale e partecipò alle lezioni. Era ansiosa di passare l'esame di
ammissione al Dipartimento di studio.
Come responsabile della Divisione giovani donne incoraggiò anche le altre candidate,
dicendo: «Toda ha detto che è importante che i membri della Divisione giovani donne si
basino sullo studio, quindi cerchiamo di sfidarci per superare l'esame per il Dipartimento
di studio!».
Un responsabile che era giunto da Tokyo per offrire dei consigli tenne alcune lezioni per
chi voleva sostenere l'esame. Sulla via del ritorno da una di quelle lezioni, Yoshiko sentì
alcuni membri della Divisione giovani donne che camminavano davanti a lei dire: «Non
credo che avremo molte possibilità di passare l'esame»; «No, ma tanto nemmeno la
nostra responsabile Urushibara è un membro del Dipartimento di studio, quindi non c’è
da sentirsi sotto pressione».
Rimase sconvolta da quella conversazione. In quel momento capì pienamente
l'importanza di guidare con l'esempio, e quanto fosse facile, altrimenti, indebolire il
ruolo del responsabile e la motivazione dei membri.
Decise allora che avrebbe sicuramente passato l'esame. Studiò con diligenza,
approfittando di ogni momento libero.
L'11 novembre più di 3.600 membri di tutto il Giappone affrontarono la prima parte
dell'esame del Dipartimento di studio, la prova scritta. Coloro che la superavano,
avrebbero sostenuto la seconda parte, una prova orale che si sarebbe tenuta in seguito.
Come risultato, 1.318 partecipanti raggiunsero il livello di assistente insegnante del
Dipartimento di studio e 129 raggiunsero il livello di insegnante.
I primi cinque membri con i punteggi più alti furono immediatamente candidati per il
ruolo di assistente professore. I candidati ottennero dei certificati che permettevano loro
di tenere delle lezioni, proprio come degli assistenti professori, e alla fine sarebbero
potuti diventare dei veri professori. Yoshiko fu fra questi candidati.
La consapevolezza della nostra responsabilità ci permette di attingere alle nostre risorse
interiori ed è la forza trainante per una rapida crescita.
Atsuta 52
Come candidata per il ruolo di assistente professore, Yoshiko Urushibara cominciò a
viaggiare regolarmente nelle altre città dell'isola di Hokkaido, come Otaru e
Tomakomai, per tenere lezioni sugli scritti di Nichiren Daishonin. Ma con sua grande
frustrazione c'erano diversi passaggi in quegli scritti che non riusciva a capire e non c'era
nessuno vicino a lei che potesse spiegarglieli.
Era preoccupata. Ordinò tutti i numeri arretrati della rivista di studio della Gakkai,
Daibyakurenge, e li studiò approfonditamente. Inoltre, ogni volta che sentiva che un
responsabile da Tokyo stava arrivando sull'isola di Hokkaido, lo aspettava nel porto di
Hakodate e gli faceva tutte le domande che poteva nel breve intervallo prima che
prendesse il treno. Sulla strada di ritorno a Tokyo, Yoshiro si faceva trovare di nuovo al
porto di Hakodate, per proseguire con le sue domande mentre il responsabile aspettava il
traghetto per ripartire. Cercò risolutamente di imparare tutto quello che poteva.
Come responsabile di capitolo della Divisione giovani donne era molto occupata con le
attività. In quel momento i suoi genitori erano ancora alle prese con i problemi di salute
e sua sorella era ormai costretta a letto. Yoshiko era quasi interamente responsabile del
sostentamento della famiglia e il denaro era così poco che non poteva permettersi di
acquistare nemmeno un capo d'abbigliamento nuovo.
Ci fu un'occasione in cui un membro della Divisione giovani donne le disse: «Signorina
Urushibara, quello è il vestito nero che indossa sempre, vero?». Ma lei era troppo
occupata per preoccuparsi di cose di minore importanza.
«Ora è il momento di trasformare il mio karma. Devo continuare a fare del mio meglio!»
pensava.
Nichiren Daishonin scrive: «Quelli che credono nel Sutra del Loto sono come l'inverno,
che si trasforma sempre in primavera. Non si è mai visto né udito, sin dai tempi antichi,
di un inverno che si sia trasformato in autunno» (RSND-1, 477). Yoshiko volle
sperimentare il significato di quel passaggio nella sua vita. Questo, ne era certa, era il
modo giusto per approfondire veramente la sua comprensione del Buddismo.
Quando pensava alla propria situazione familiare, si sentiva come se stesse cercando di
avanzare nel mezzo di una violenta bufera di neve. Ma stranamente non si compativa, né
provava alcuna tristezza: nel suo cuore c'erano una gioia e un calore che illuminavano un
futuro di speranza.
I cuori di coloro che si dedicano a kosen-rufu sono illuminati da una gioia che nemmeno
i venti delle più dure avversità possono spegnere. In realtà, più forte soffia il vento, più
luminosa diventa la gioia, portando la speranza a brillare ancora più intensamente.
Finché c’è la fede, c’è speranza.
Atsuta 53
Nell'estate del 1957, Shin'ichi Yamamoto, insieme al suo maestro Josei Toda, fece un
viaggio nell'isola di Hokkaido e visitò anche Hakodate. In quell'occasione sentì parlare
degli sforzi sinceri di Yoshiko Urushibara e le mandò una poesia di incoraggiamento:
Tu sei più coraggiosa
di colui che cantò
la canzone
del mar d'oriente.
Guida kosen-rufu!
L’espressione "colui che cantò la canzone del mar d'oriente" si riferisce al poeta
giapponese Takuboku Ishikawa (1886-1912), che compose i seguenti versi per
esprimere il suo dolore:
Di bianca sabbia la spiaggia dell'isola
nel mar d'oriente,
il viso rigato dal pianto,
io gioco con un granchio.
Egli scrisse questi versi quando era un insegnante supplente in una scuola elementare a
Hakodate. Anche Yoshiko faceva l’insegnante a Hakodate, ma affrontava le sue
sofferenze pregando per la felicità di tutti e recandosi in ogni luogo dell’isola per kosenrufu. Shin'ichi voleva lodare di cuore e incoraggiare questa ammirevole giovane donna.
Quando Yoshiko lesse la poesia che Shin'ichi aveva scritto per lei, si sentì come se un
peso opprimente si fosse sollevato dal suo cuore. Erano i dubbi che ancora la
tormentavano: «Quel giorno perché non sono salita sulla nave Toyamaru, perché mi
sono salvata? Che significato ha tutto questo?». «Certo - pensò. - Io sono viva perché
ho una missione da compiere per kosen-rufu qui a Hokkaido! D'ora in poi guarderò a
quell’incidente come al giorno in cui la mia vecchia vita è finita e ho cominciato a
dedicare tutta me stessa a kosen-rufu!».
Dovette ancora affrontare molte difficoltà, ma i suoi genitori recuperarono la salute e
gradualmente anche la situazione finanziaria della famiglia migliorò.
Il 3 maggio 1960, quando Shin’ichi venne nominato terzo presidente, la Gakkai diede
inizio a una grande avanzata. Nel novembre dello stesso anno Yoshiko fu nominata vice
responsabile della Divisione giovani donne di Hokkaido. La responsabile della divisione
a quel tempo era Haruko Arashiyama. Yoshiko lavorò costantemente dietro le quinte e
sostenne con grande impegno Haruko. Erano solite aprire una mappa di Hokkaido e
discutere insieme appassionatamente del futuro di kosen-rufu in quella regione.
Quando bruciamo di passione lavorando con entusiasmo per il bene degli altri, per la
società e per il Buddismo, la luce della speranza si diffonde verso il futuro.
Atsuta 54
Nel dicembre del 1961 Haruko Arashiyama, responsabile della Divisione giovani donne
di Hokkaido, morì per una malattia. Yoshiko Urushibara perse così una compagna più
anziana nella fede verso cui nutriva un profondo rispetto, e un'amica carissima con cui
aveva condiviso molte gioie e dolori. Ancora una volta si fece delle domande sul
significato della morte di una persona amica. Questa volta però la risposta fu subito
chiara: «Haruko mi sta insegnando quanto è meraviglioso vivere, mi sta insegnando la
gratitudine per la vita».
Yoshiko aveva la sensazione che Haruko le stesse dicendo: «Vivi, vivi e continua a
vivere anche per me! Lotta, lotta e continua a lottare anche per me!».
Gli amici e i parenti che sopravvivono a un membro defunto, visto che possono
continuare a praticare, hanno la missione di lavorare per kosen-rufu e portare avanti lo
spirito dei loro compagni di fede defunti. Ecco il modo migliore per onorare la memoria
del defunto.
Yoshiko subentrò a Haruko come responsabile della Divisione giovani donne di
Hokkaido. Si dimise dal suo posto di insegnante, per poter lavorare come dipendente
della Soka Gakkai e si trasferì a Sapporo. Viaggiò in tutta l'isola di Hokkaido. A volte
doveva prendere un treno locale che impiegava più di dieci ore per raggiungere la città
di Kushiro. Una volta viaggiò anche nel mezzo di una bufera di neve fino a Wakkanai, la
città più settentrionale del Giappone. Un'altra volta, mentre si trovava a Rumoi, l'autobus
su cui viaggiava si guastò e dovette aspettare per sette ore lì seduta. Visitò spesso anche
Yubari e Iwamizawa.
Viaggiò in lungo e in largo, tra le pianure e le montagne, anche solo per incontrare un
singolo membro della Divisione giovani donne.
Alla fine si sposò e divenne Yoshiko Saita. Dopo essere passata alla Divisione donne,
nel 1970 fu nominata responsabile della Divisione donne di Hokkaido e contribuì
attivamente allo sviluppo di kosen-rufu nella regione.
Erano ormai trascorsi quasi ventitré anni da quando era entrata a far parte della Soka
Gakkai. Alla cerimonia commemorativa per i defunti membri pionieri di kosen-rufu di
Hokkaido, tenutasi presso l'Auditorium Toda, Yoshiko rinnovò la propria
determinazione.
«Voglio prendere parte alle attività della Soka Gakkai in modo energico, giorno dopo
giorno. Ho questa opportunità di impegnarmi anche a nome dei miei amici defunti.
Haruko! Compagni di fede defunti! Finché avrò vita continuerò a dedicarmi con tutto il
cuore a kosen-rufu e alla felicità delle persone!».
Atsuta 55
Nel pomeriggio del 4 ottobre, il giorno dopo la cerimonia commemorativa, Shin'ichi
Yamamoto si trovava sul molo del fiume Ishikari insieme alla moglie Mineko, al
responsabile generale di Hokkaido, Kaoru Tahara, e ad altri membri. La sua visita ad
Atsuta insieme al suo maestro Josei Toda, nell'agosto del 1954, era iniziata proprio con
il loro arrivo su quel molo.
Sulla riva opposta del vasto e potente fiume Ishikari le foglie degli alberi danzavano nel
vento e tutta la riva era avvolta nei colori autunnali. Shin’ichi ricordò le parole
pronunciate da Toda guardando la superficie del fiume, mentre si trovavano sul battello,
durante quel loro viaggio di maestro e discepolo: «Il fiume Ishikari è veramente grande.
La Gakkai a confronto è ancora un ruscello, ma un giorno si svilupperà in un grande
fiume, perché nulla può fermare lo scorrere di kosen-rufu. Se smettiamo di avanzare, la
limpida corrente della fede ristagnerà, intorbidandosi. Se la Gakkai non continuerà a
lottare senza sosta e ad avanzare sempre, il Buddismo del Daishonin scomparirà».
Dopo aver trasmesso queste parole a Tahara, Shin'ichi chiese notizie sul resto del loro
programma nell'isola di Hokkaido.
«Questa sera» rispose Tahara, «è prevista la sua partecipazione a un incontro informale
con i rappresentanti della Divisione giovani e con il personale dello staff del parco
cimiteriale.
Domani andremo a Sapporo e ci saranno alcuni incontri, tra cui una riunione informale
con i rappresentanti delle varie divisioni presso il centro culturale di Hokkaido».
«Quali eventi sono in programma presso l'Auditorium Toda?» domandò Shin'ichi.
«Il 6, 7 e 8 ottobre ci saranno delle riunioni commemorative, mentre il 9 si terrà una
riunione dei responsabili di Hokkaido».
«Allora tornerò ad Atsuta il 6 e prenderò parte a tutti gli eventi dal 7 in poi. Il 9 farò
rientro a Tokyo, ma solo dopo aver partecipato alla riunione dei responsabili».
Shin'ichi continuò: «A proposito, non è stato scelto alcun Gosho per lo studio di
Hokkaido?».
«No, nessuno in particolare» rispose Tahara.
«Allora vorrei suggerire la Raccolta degli Insegnamenti Orali. Il primo Capodanno dopo
la fine della Seconda guerra mondiale il maestro Toda, che aveva iniziato a ricostruire la
Soka Gakkai, tenne una lezione sul Sutra del Loto basandosi sugli Insegnamenti orali. In
altre parole, possiamo dire che la nuova partenza della Gakkai ha avuto inizio con gli
Insegnamenti orali».
Atsuta 56
Shin’ichi disse a Kaoru Tahara: «Gli Insegnamenti orali possono sembrare difficili da
comprendere, ma quando ci sfidiamo a metterne in pratica anche un solo passo, questo
diverrà per noi una fonte di grande forza.
C'è un passaggio degli Insegnamenti orali che ho inciso profondamente e ho sempre
custodito nel mio cuore, sin dai giorni in cui sostenevo e assistevo il mio maestro Toda:
«Se in un singolo istante di vita esauriamo le sofferenze e gli sforzi di milioni di kalpa,
allora istante dopo istante sorgeranno in noi i tre corpi del Budda di cui siamo
eternamente dotati. Nam-myoho-renge-kyo è proprio una tale pratica diligente»
(Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 124, 56).
Questo passo insegna il punto cruciale per l’ottenimento della Buddità in questa
esistenza.
L’espressione "i tre corpi del Budda di cui siamo eternamente dotati" si riferisce allo
stato vitale senza confini della Buddità che è dentro di noi. La chiave per far scaturire
questo stato vitale, attimo dopo attimo, è di “esaurire le sofferenze e gli sforzi di milioni
di kalpa” in un singolo istante di vita. "Milioni di kalpa" indica una quantità di tempo
incalcolabile. Quando pratichiamo il Buddismo di Nichiren Daishonin dedicando tutti
noi stessi, concentrando in ogni singolo istante infinite sofferenze e sforzi, allora
possiamo far emergere la saggezza e la forza vitale del Budda dalla nostra vita.
Shin'ichi continuò: «In questo passo il Daishonin spiega che è solo grazie a una lotta
intensa e imperterrita di fronte a grandi ostacoli che realizziamo l’ottenimento della
Buddità in questa esistenza, la rivoluzione umana e la trasformazione radicale della
nostra condizione vitale. In un certo senso la mia vita, giorno dopo giorno, è stata
sempre una lotta senza quartiere. Ho attraversato esperienze inconcepibilmente amare,
fino a versar lacrime più e più volte.
In tali occasioni questo passo mi ha sempre sostenuto aiutandomi a ritrovare l’ardente
determinazione del mio cuore, finché recitando Daimoku su Daimoku sono riuscito a
superare tutto e ad emergere vincitore.
È importante che anche voi vi sfidiate con coraggio per il bene di kosen-rufu, per la
felicità degli altri e per il vostro futuro.
Ora che ci penso, signor Tahara, lei partecipò alla serie di lezioni che tenni per i
rappresentanti della Divisione studenti sulla Raccolta degli insegnamenti orali, non è
così? I partecipanti a quelle lezioni sono stati il primo gruppo di successori di cui mi
presi cura per il futuro di kosen- rufu, appena nominato terzo presidente. Ho infuso tutta
la mia anima nella formazione di quel gruppo. La vostra generazione ha una grande
missione. Vi prego di lottare al mio fianco e di aprire la strada per kosen-rufu nel
ventunesimo secolo, di sostenere e incoraggiare la prossima generazione di successori e
di tracciare un cammino sicuro verso il futuro. Voi tutti siete i pionieri della trasmissione
eterna della Legge nella nuova era Soka».
Atsuta 57
Shin'ichi Yamamoto si recò a Sapporo, come previsto, il 5 ottobre. Partecipò a vari
eventi e quindi, nel pomeriggio del giorno seguente, partì per il Parco Cimiteriale Toda
di Atsuta.
Lungo la strada si fermò a visitare il centro culturale Hanada nel quartiere Nishi, a
Sapporo, un centro culturale privato messo a disposizione per le attività della Soka
Gakkai da due coniugi di nome Junya e Mitsue Hanada.
All'inizio dell'anno, in marzo, Junya aveva partecipato a una riunione per coloro che
offrivano i centri culturali privati, che si era tenuta nel Parco Makiguchi, all'interno del
centro di formazione Tokai, a Shizuoka. Quel giorno Shin'ichi aveva promesso che
avrebbe visitato quel centro culturale in occasione della sua visita successiva all'isola di
Hokkaido.
Oltre a fornire un centro in cui i membri potevano tenere le riunioni, i coniugi Hanada
erano anche sinceramente impegnati nelle attività della Soka Gakkai come responsabili
di nucleo (attuale settore).
Shin'ichi era profondamente grato perché sentiva che lo sviluppo di kosen-rufu dipende
dalla presenza di persone di questo tipo. Sentiva che essi erano veramente preziosissimi
tesori della Soka Gakkai. Con questo sentimento nel cuore, Shin’ichi si presentò dagli
Hanada recando una calligrafia su un rotolo di carta da appendere dove aveva scritto di
suo pugno l’ideogramma “myo”. Lo aveva scritto infondendovi la sua preghiera affinché
i coniugi vivessero fino alla fine per l’ampia propagazione della Legge mistica e
godessero di piena felicità.
Shin'ichi lodò e incoraggiò i coniugi Hanada con lo stesso rispetto che avrebbe mostrato
a un Budda.
Il 7 ottobre, seguendo il programma stabilito con Tahara, Shin'ichi partecipò a tutte le
cerimonie di Gongyo presso l'Auditorium Toda.
In tale occasione volle indicare tre linee guida per stabilire le basi di kosen-rufu: «In
primo luogo fate della vostra rivoluzione umana il fondamento dell’attività. Lucidare la
propria vita e forgiare il proprio carattere è la più grande prova concreta di questo
Buddismo.
In secondo luogo, fate tesoro della vostra zona, occupatevi della comunità locale e
costruite profonde relazioni di fiducia con i vostri vicini, impegnandovi costantemente
per promuovere l'amicizia. Estendere la nostra cerchia di amicizie e guadagnare la
fiducia degli altri significa ampliare la rete di coloro che hanno stabilito un legame con il
Buddismo del Daishonin.
In terzo luogo, trasmettete la fede ai membri della vostra famiglia. Il flusso eterno di
kosen-rufu, la felicità duratura e la prosperità della vostra famiglia nel futuro dipendono
dalla trasmissione della fede ai vostri figli, ai vostri nipoti e ai figli dei vostri fratelli e
delle vostre sorelle.
Se seguirete queste tre linee guida, sarete in grado di garantire una solida base per kosenrufu nella regione di Hokkaido».
Atsuta 58
Shin'ichi profuse tutta la sua energia in ogni singolo incontro, ad Atsuta. Voleva lasciare
delle linee guida ai compagni di fede di Hokkaido affinché potessero affrontare con
fermezza i venti delle avversità e le onde impetuose del destino.
L'8 ottobre Shin'ichi partecipò alla riunione commemorativa. Iniziò leggendo una lettera
del maestro Toda del 1938, indirizzata a sua nipote. Sull’involucro si leggeva: “Direttore
dell’istituto Jogai Toda”. Era quindi stata scritta prima di cambiare il suo nome in
“Josei”.
Nella lettera Toda scriveva:
«La vita non è infelicità. Possiamo gioire della vita indipendentemente dal luogo
in cui ci troviamo, dal posto in cui viviamo, dal cibo che mangiamo e dagli abiti
che indossiamo.
Se conosci la vera Legge della vita, l’esistenza si riempie di felicità.
Non farti trasportare dalle emozioni. Non avere paura. Tutto è razionale e
intelligente.
Vivi con uno spirito di compassione.
È necessario inoltre saper distinguere chiaramente tra gli amici e le influenze
negative».
«In questa lettera il signor Toda dichiara che la vita non è una fonte di sofferenza.
Mentre nelle scritture buddiste leggiamo che questo è il mondo di saha e che si deve
vivere sopportando le sofferenze con perseveranza. Da questo punto di vista, gli esseri
umani che vivono nella società odierna dell’Ultimo giorno della Legge potrebbero forse
essere definiti sfortunati.
Ma perché Toda scrive che puoi gioire della vita indipendentemente da dove vivi, da ciò
che mangi o indossi? Con queste parole sta affermando che la vera felicità non consiste
nel possedere ricchezze, abiti, cibi e abitazioni. La felicità vera e indistruttibile è la gioia
che sgorga dalla fonte che si trova dentro noi stessi. È l’arricchimento della vita stessa.
Questa è la filosofia del maestro Toda.
Avere fede nella Legge mistica e recitare Daimoku di fronte al Gohonzon è l'unico modo
per percepire questa Legge della vita che ci permette di sperimentare tale gioia interiore
e di metterla in pratica.
Toda inoltre mette in guardia dal lasciarsi travolgere dalle emozioni. Mancare di
autocontrollo ed essere dominati da sentimenti come il rancore, il risentimento, l'invidia,
gli impulsi e i desideri incontrollati può portare alla rovina.
Le parole di Toda sono confermate dal principio buddista: «Si deve diventare maestri
della propria mente e non lasciare che la mente sia la nostra maestra» (RSND-1, 431).
Atsuta 59
Shin'ichi Yamamoto lesse quindi un'altra parte della lettera che Josei Toda aveva scritto
alla nipote:
“Io credo nel Buddismo. L'essenza del Buddismo è praticare la via del Budda. Il
Budda non prova astio, collera o invidia.
La strada del Budda è quella di salvare le persone. Per questa ragione quando
verrai a Tokyo, spero che anche tu prenda fede e intraprenda la pratica del
Budda”.
«Nella lettera Toda parla del Buddismo in modo molto naturale e offre una guida alla
nipote. Le nostre convinzioni, parole e azioni come individui che praticano il Buddismo
del Daishonin dovrebbero riflettere il nostro impegno ad aiutare gli altri. La fede si
manifesta nella vita quotidiana. Possiamo dire di praticare veramente il Buddismo del
Daishonin quando la nostra vita è animata dal desiderio costante di propagare la Legge
mistica.
Toda afferma che il Budda è privo di astio, collera o invidia. E nella parte precedente
scrive che è necessario distinguere chiaramente tra gli amici e le influenze negative.
Questo punto è molto importante.
“Amici e influenze negative” si riferisce al bene e al male. Non essere in grado di
distinguere tra i due potrebbe avere gravi conseguenze per la felicità della nipote di Toda
e anche per noi, perché potrebbe minare la nostra fede e portarci in ultima analisi alla
sconfitta.
Nichiren Daishonin scrive: “Ma i cattivi amici usano le lusinghe, l’inganno,
l’adulazione, i discorsi abili uniti a maniere affabili per indurre gli altri a commettere il
male. E inducendoli a fare il male distruggono la mente buona che c’è in loro” (WND, 2,
221).
“Cattivi amici” significa individui corrotti o negativi che cercano di ostacolare la nostra
pratica buddista e ci portano a deviare dal sentiero della felicità. Questi amici malvagi
“impiegano parole seducenti, inganni e lusinghe” per avvicinarsi a noi e guadagnare la
nostra fiducia, e quindi cercano di persuaderci a smettere di praticare il Buddismo.
Ecco perché è così importante riconoscere queste influenze negative per ciò che sono e
mantenere una posizione ferma nei loro confronti. Il bene non può prevalere se non
lottiamo contro il male. Sconfiggere le forze negative è una forma di compassione».
Il fondatore della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi, ci ha lasciato questa importante
guida: “Se non avete il coraggio di essere nemici del male, non potrete essere amici del
bene”.
Nel pomeriggio del 9 ottobre, il giorno in cui era programmato il suo rientro a Tokyo,
Shin'ichi partecipò alla riunione dei responsabili di Hokkaido presso l'Auditorium Toda.
I partecipanti erano tutti responsabili di settore delle Divisioni donne e uomini che
agivano in prima linea nel movimento di kosen-rufu.
Atsuta 60
Alla riunione dei responsabili di Hokkaido Shin'ichi guidò Gongyo pregando per la
salute e la lunga vita dei membri, inclusa la felicità e la prosperità delle loro famiglie.
Nel suo discorso propose di approfondire alle riunioni di studio nello Hokkaido la
Raccolta degli insegnamenti orali. I partecipanti risposero con un applauso entusiasta.
Shin'ichi sottolineò inoltre l'importanza del settore come unità organizzativa, dicendo:
«Un settore è un microcosmo della Soka Gakkai e i suoi leader sono le pietre angolari di
kosen-rufu nel loro quartiere. Molti aspetti dell'attività della Soka Gakkai si svolgono a
livello di settore. L'introduzione delle persone nuove al Buddismo, la promozione degli
abbonamenti alle pubblicazioni, l'organizzazione delle riunioni... un flusso costante di
compiti di ogni tipo ricadono sui responsabili di settore. Sono ben consapevole che tutti
voi qui oggi avete a che fare con questi numerosi e svariati compiti. Inoltre, sicuramente
avete i vostri problemi e le vostre sfide da affrontare nella vita quotidiana. A volte
potreste sentirvi esausti, perdere il senso della gioia, come se steste avanzando per
inerzia. Ma se permettete a voi stessi di cadere in un atteggiamento passivo, non potrete
far emergere la forza, e neanche la gioia.
In questi casi come possiamo incoraggiare noi stessi e ritrovare l’ispirazione? In realtà è
proprio da qui che inizia la vera lotta nella fede. Per uscire dall'inerzia è necessario
ricordare a se stessi che le nostre attività fanno parte dell’opera sacra di kosen-rufu, sono
tutte parte del nobile sforzo di realizzare la costruzione di una società ideale che
abbiamo intrapreso in quanto inviati che lavorano per conto del Budda.
Appena trovate un briciolo di tempo vi prego di recitare Daimoku intensamente, con
serietà. Vi prego di trovare il tempo per leggere anche solo una o due righe di Gosho, di
studiare le guide della Gakkai e di riconfermare a voi stessi perché avete abbracciato
questa fede e qual è il vero scopo della pratica buddista.
È importante anche la vicinanza di compagni più anziani nella fede che siano per noi
una fonte di ispirazione. L’essere umano, quando si isola, tende a indebolirsi. Ecco
perché sono così preziosi i buoni amici con cui incoraggiarsi e sostenersi a vicenda.
Per questa ragione Nichiren Daishonin cita il passo del Sutra del Loto: “abbandona i
cattivi amici e cerca la compagnia di buoni amici [cfr. SDL, 3, 9]” (RSND-1, 738) ».
Atsuta 61
I partecipanti ascoltavano con grande attenzione il discorso di Shin’ichi Yamamoto che
descriveva esattamente la situazione in cui si trovavano.
Shin'ichi continuò: «Ne Il conseguimento della Buddità in questa esistenza Nichiren
Daishonin scrive: “Sia che tu invochi il nome del Budda, che reciti il sutra o
semplicemente offra fiori e incenso, tutte le tue azioni virtuose metteranno nella tua vita
buone radici e benefici. Pratica la fede con questa convinzione” (RSND-1, 4).
In altre parole, siate certi che tutto ciò che facciamo per kosen-rufu, compreso recitare
Gongyo e Daimoku e tutte le attività nella Gakkai, diventerà fonte di benefici e buona
fortuna per noi stessi e per le nostre famiglie, e formerà le radici vitali che
permetteranno alla felicità di prosperare.
Spero che vi impegnerete sempre nell'attività con un atteggiamento positivo.
Vi prego di tenere bene in vista non soltanto gli obiettivi dell'organizzazione, ma anche i
vostri obiettivi personali. Quindi recitate Daimoku e agite con tutto il cuore per la loro
realizzazione e per trasformare tutte le sofferenze e i problemi. Vincere nel regno di
kosen-rufu significa vincere nella vita quotidiana. Trovare la gioia nelle nostre attività
significa trovare la gioia nella vita. Lo stato vitale di chi veramente ama le attività della
Gakkai e parla agli altri di Buddismo è lo stato vitale del Budda».
Applausi fragorosi riempirono l'auditorium.
«Alcuni di voi potrebbero pensare che, visto che i responsabili di settori più grandi o di
hombu occupano posizioni più alte nell'organizzazione, la vostra sia da considerare una
responsabilità di poco rilievo. Ma si tratta solo di una struttura organizzativa che non ha
nulla a che fare con la profondità della fede o il livello della condizione vitale. Nel
Buddismo del Daishonin possiamo tutti ugualmente e direttamente sentirci uniti al
Gohonzon.
In realtà io credo che quella del responsabile di settore sia la posizione più importante,
quella da cui dipende il successo di kosen-rufu, la posizione ideale per approfondire la
propria fede. Se potessi, vorrei essere io stesso un responsabile di settore. Perché ciò
richiede molto duro lavoro, ma può anche portare immensa gioia nella vita».
Shin'ichi concluse il suo discorso e lasciò l'auditorium alle 13:40. Solo cinque minuti
dopo era già sulla via di ritorno a Tokyo. Pregò interiormente per la vittoria e il
luminoso futuro dell’isola di Hokkaido, il luogo dove egli da giovane discepolo aveva
promesso al suo maestro di dedicare la vita a kosen-rufu.
(Conclusione di "Atsuta", volume 26, capitolo 1 della
Nuova Rivoluzione Umana)

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