QUI - Altrimondiali

Transcript

QUI - Altrimondiali
SUDAFRICA, 2
ALTRIMONDIALI 2010
Nove paesi e 9.000
chilometri in un mese:
è l’impresa di “To South
Africa by Matatu”, un viaggio
in pulmino da Nairobi
a Johannesburg
per raccontare l’altro calcio
africano, quello povero,
improvvisato, ma pulito
e inclusivo. I passeggeri sono
tre italiani e quattro kenyani.
Sara Milanese
WWW.FLICKR.COM
R
accontare il calcio in Africa, ma
non quello dei professionisti negli
stadi miliardari della Fifa: quello
che si gioca scalzi nelle baraccopoli, nei
campi improvvisati in terra battuta, senza porte regolamentari. Questo è l’obiettivo di “Altrimondiali 2010”, campagna
organizzata in occasione dei Mondiali
di calcio dall’associazione Altropallone,
che dal 1998 attribuisce ogni anno il premio Altropallone – alternativa al Pallone
d’oro – al personaggio del mondo dello
sport che si è contraddistinto per iniziative di solidarietà o contro il razzismo.
Protagonista dell’impresa “To South
Africa by Matatu” è, appunto, un intrepido matatu, uno dei tipici pulmini
africani che collegano il centro delle
città africane a ogni angolo degli slum,
in periferia. Il matatu, con a bordo 7 altrettanto intrepidi passeggeri, è partito
da Nairobi il 1° giugno, anticipando di
una decina di giorni il fischio d’inizio
dei mondiali, e arriverà a Johannesburg
l’11 luglio, in tempo per la finalissima
nel Soccer City Stadium, dopo aver
percorso 9mila chilometri e attraversato
altri 7 stati africani: Tanzania, Malawi,
Zimbabwe, Mozambico, Zambia, Lesotho e Swaziland.
Un viaggio tanto entusiasmante e avventuroso quanto pieno dei classici im-
Sulle strade
del calcio
previsti delle strade africane, da quelle
rosse e polverose a quelle fangose e piene
di buche. A ogni tappa, in ogni città, il
matatu sarà ospite di organizzazioni non
governative lombarde, attive da anni
nei territori, tutte membri del network
CoLomba (acronimo di Cooperazione
Lombardia), che sostiene l’iniziativa.
Dei 7 passeggeri, 3 sono cooperanti
italiani (capitanati da Luca Marchina,
di Karibu Africa), i “driver”ufficiali del
matatu; 2 sono educatori kenyani, incaricati di organizzare le partite di street
soccer (calcio di strada); e due sono cameramen kenyani. Durante il viaggio
conosceranno progetti di cooperazione,
incontreranno chi abita le periferie, e
soprattutto, coinvolgendo giovani e meno giovani, giocheranno a calcio, quello
spontaneo e genuino, in cui nessuno viene escluso. Per questo, assieme a loro,
sul matatu viaggeranno palloni, maglie,
pettorine, ma anche porte da calcetto
e “tirarighe” per tracciare le linee del
campo.
I racconti, le immagini, le foto e le
emozioni dell’impresa saranno raccontati giorno dopo giorno sul sito www.
altrimondiali.it. Sull’esperienza, poi,
verrà prodotto un film-documentario, in
collaborazione con Africa Peace Point,
un’associazione con base a Nairobi.
«Quella che vogliamo raccontare non è
l’Africa degli stereotipi, fatta di conflitti e malattie, ma quella che guarda con
ottimismo al futuro, che si emancipa»,
afferma Emanuele Pinardi, presidente
di CoLomba. «È l’Africa che reagisce
alle crisi, affronta i problemi e costruisce alternative». Un piccolo esercito silenzioso, che non ha niente a che vedere
con il frastuono della Coppa del Mon-
14
10-34giugno2010.indd 14
24-05-2010 9:59:49
ALTRIMONDIALI
ALTRIMONDIALI
Il matatu utilizzato dagli organizzatori
di “Altrimondiali 2010” per attraversare
i paesi africani in occasione dei Mondiali
di calcio in Sudafrica. Sopra: la cartina con
i paesi che saranno meta del viaggio dei
promotori dell’iniziativa.
Iniziative solidali in occasione dei Mondiali
Non solo matatu. In occasione dei Mondiali 2010, sono tante le iniziative di solidarietà
a favore dell’Africa.
L’organizzazione Terre des Hommes, in collaborazione con Ecpat, network internazionale contro il turismo sessuale a danno dei minori, ha lanciato la campagna “Tutti in
campo contro il traffico” (www.tuttincampoperibambini.it) per accendere i riflettori sul
problema del turismo sessuale e del traffico di minori, un fenomeno molto radicato in
Sudafrica. Obiettivo della campagna è sensibilizzare il pubblico che guarderà i mondiali
da casa, ma soprattutto i tifosi che seguiranno le proprie squadre in Sudafrica, sulla
vulnerabilità dei minori e sugli abusi dell’infanzia.
L’organizzazione Coopi e il gruppo “Moto for peace” hanno lanciato l’iniziativa “Africa
16mila”: 13 tra poliziotti e carabinieri europei sono partiti il 6 maggio dall’Italia sulle
loro due ruote, per arrivare in Sudafrica il 6 luglio. Percorreranno 16mila chilometri,
passando da Tunisia, Libia, Egitto, Sudan, Etiopia, Kenya, Tanzania, Malawi, Mozambico
e Sudafrica, per finanziare un progetto di sostegno alle donne della Woreda, in Etiopia
(www.africasedicimila.it).
Anche la Federazione italiana gioco calcio (Figc) è scesa in campo per la solidarietà all’Africa, con la campagna “Un abbraccio azzurro al continente nero”. Tre, in particolare,
i progetti legati all’acqua, alla salute e all’infanzia, stretti con organismi internazionali,
tra cui Unicef e Save the Children.
do, e che, pur rappresentando una vera
speranza per il futuro del continente,
rischia di passare inosservato.
Protagonisti del diario del matatu,
quindi, saranno gli esclusi, quelli che non
finiscono mai sotto i riflettori. Ed è per
questo che il viaggio è iniziato a fine maggio con un torneo di calcio di strada a
Mathari, una delle più grandi baraccopoli
di Nairobi. I campetti improvvisati sono
diventati stadi; i calciatori in erba, campioni. «I progetti che legano sport e integrazione hanno sempre molto successo.
Il calcio è straordinario nel recupero dei
ragazzini di strada, ma anche nell’emancipazione femminile», aggiunge Pinardi.
«Questi Mondiali rappresentano davvero un’occasione per dimostrare come lo
sport, in particolare il calcio per questo
continente, possa essere strumento di
coesione e vettore di iniziative sociali»,
conclude Michele Papagna, coordinatore
della campagna Altrimondiali.
Quello del matatu, quindi, non è solo
un viaggio nel calcio di strada africano,
ma è il racconto dell’Africa vera. Il pulmino ci parlerà dello Zimbabwe, in lenta
ripresa dalla pesantissima crisi economica, politica e sociale che ha avuto l’apice
nella primavera 2008; del Mozambico,
delle sue ricchezze naturali, della povertà che colpisce la maggioranza della
popolazione; dello Swaziland, paese con
il più alto tasso di mortalità per aids nel
mondo.
Il ruolo del pallone, però, resta centrale. I 7 viaggiatori racconteranno anche come viene vissuto il mondiale nel
continente, dove si guardano le partite,
chi sono gli idoli.
Intanto, in Italia ci sarà un viaggio
parallelo, con partite di calcio e calcetto
nelle periferie, negli oratori, nelle palestre, nei quartieri dove abitano gli africani, per fare del calcio uno strumento
di coesione sociale.
“This time for Africa” (questa volta
per l’Africa) è il titolo dell’inno della
World Cup 2010, cantata dalla colombiana Shakira. Ed è esattamente quello
che gli Altrimondiali si augurano: che
la Coppa del Mondo non sia solo la festa della Fifa, ma quella di tutto il continente.
NIGRIZIA
10-34giugno2010.indd 15
giugno 2010
15
24-05-2010 9:59:53