MARE VERDE, MARE AZZURRO

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MARE VERDE, MARE AZZURRO
Corriere del Mezzogiorno - SALERNO sezione: 1PAGINA - data: 2009-02-13 num: - pag: 1
categoria: REDAZIONALE
GUARDANDO A MILANO E ALL'EXPO
MARE VERDE, MARE AZZURRO
di ERNESTO MAZZETTI
M
ilano da guardare. La guardo nei disegni, in immagini virtuali. La propongono ormai con
frequenza quotidiani e rotocalchi: "rendering", come si dice, d'una metropoli che s'affaccia
ad un rinnovato futuro urbanistico. Ostenta gli emblemi architettonici firmati dagli archistars,
gli architetti di fama mondiale; ed anche da progettisti emergenti (evviva! c'è qualche
napoletano). Accantonata, senza rimpianti, la "Milano da bere" degli anni 80, la "Milano da
guardare" si rafforza nella competizione tra le metropoli europee.
L'Expo 2015 è un catalizzatore potente del rinnovo della città. La trasformazione non
coinvolge il solo quartiere Fiera: anche Porta Nuova, l'area Garibaldi- Repubblica ed altre.
Uffici, alloggi, alberghi, musei. Non sarà tutto oro quel che luce. Accanto a splendidi edifici
ce ne saranno di mediocri. Ci sarà chi guadagna e chi perde; chi vivrà meglio e chi subirà
disagi. E' fatale nei processi evolutivi. Che però attivano energie, capitali, lavoro, idee.
Guardo Napoli, città di sofferto amore. E' un regalo della natura il mirabile anfiteatro
collinare: altro che il piattume prealpino! Ed è azzurro il mare che induceva nostalgie a
Giuseppe Marotta, "esiliato" a Milano di fronte al "mare verde" della Padania. Ma che ne
abbiamo fatto, di questa città; che ne stiamo facendo; che ne faremo? Ti affacci da San
Martino e scorgi le torri del centro direzionale. Occasione perduta: spazi alienanti al livello
superiore; auto accatastate a quello inferiore. Nulla più da dirigere: industrie e banche
rispondono a vertici lontani. Restano le beghe della Regione e le aule di tribunale.
Ti affacci da Posillipo: una visione cimiteriale di silenti industrie s'impone da vent'anni su
quella che potrebbe essere la più bella rada turistica nel Mediterraneo. Delle periferie
degradate parlano purtroppo le cronache malavitose. Chi progettò le "vele" di Scampia
pensava a Le Corbusier, palazzi come piccole città per una armonica vita comunitaria. Ma di
"radieuse" c'era poco nella popolazione che vi si installò. L'Unesco ha inserito il "centro
storico" nel patrimonio dell'umanità. Attribuzione a rischio di revoca per carenza di
manutenzione. Vi regna l'insicurezza, a cominciare dai Decumani.
Possibile che non ci sia nulla che dia segno di rinnovo urbano a Napoli? La Metropolitana,
certo! Frutto trent'anni fa della tenacia di un giornalista prestato alla politica, quell'assessore
capace ed onesto che fu Luigi Buccico. E che altro? I "totem" a piazzale Tecchio; i lampioni a
forma di missile (per non dire altro) in Villa Comunale, la stele di Piazza San Pasquale? Una
falloforìa! In assenza di piani di sviluppo produttivo, si usano fondi europei per allargare
qualche ettaro di marciapiedi. Peccato che lambiscano chilometri di strade dissestate.
Costretti all'aborto, tra polemiche, il "regno del possibile" progettato dagli industriali e la
"Neonapoli" proposta da Cirino Pomicino, non mi pare che i cassetti di Comune e Regione
custodiscano progetti di rinnovo urbano di Napoli. A Milano si fa festa. A Napoli non si
muore: ma per una città la stagnazione è peggio d'una epidemia.