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Giancos – S.Maria – Conti
In località Sant’Antonio, ricordate?
Bene, appena imboccate la strada che porta a Chiaia di Luna (Via
Padura), sulla destra inizia una lunga scalinata che s’inerpica
sulla collina tra vecchie e nuove costruzioni, si chiama “Salita
Croce” e ripercorre il tracciato di una via d’epoca romana dove i
muri di opus reticolatum ed opus incertum, assorbiti dalle
costruzioni settecentesche, ci ricordano i resti di un tempio
dedicato a Castore e Polluce. Sulla destra una Cappella votiva
costruita verso la metà dell’Ottocento, qui le donne di allora, in
estate, solevano riunirsi per la recita del rosario detto in
dialetto, noto come Rosario dei Corallini. Pochi metri oltre,
verso sinistra si giunge alla Cisterna della Quagliara, uno dei
grandi serbatoi idrici di epoca romana, esistenti a Ponza. Una
leggenda narra che vi viveva un pesce enorme e pericolosissimo e
che a nulla valsero i numerosi tentativi, perpetrati negli anni,
da parte di un pescatore di catturalo. A sfatare questo racconto
tradizionale fu un ragazzo, che nel primo dopoguerra vi si calò
con una lanzatella (piccola barca) e scoprì che l’enorme pozzo era
rivestito di opus reticolatum ed era scavato in profondità nella
collina di tufo. La Cisterna fu ovviamente chiusa per tutelare
l’incolumità dei passanti. Continuando si arriva al quartiere dei
Guarini da dove si ammira un panorama magnifico e attraverso la
strada provinciale panoramica, si arriva nel quartiere di Giancos,
abbreviazione di Giovanni Cossa, divenuto nel 1410 antipapa col
nome di Giovanni XXIII. Ebbe signoria su Ponza e forse in questa
località, proprietà terriere e forse anche un palazzo. In questo
quartiere fu rinvenuta, durante i lavori di sterro per i nuovi
edifici fatti costruire dai Borbone a partire dalla metà del 1700,
una statua romana. La statua di Mamozio, non ha mai però trovato
pace, intendendo che è stata rimossa più volte dai vari siti.
Decapitata da un soldato francese nel 1809, trentacinque anni dopo
il Comandante Conte Bartolozzi, provvide a fornirle una nuova
testa, scolpita da un artista locale. L’itinerario si snoda
attraversando il cuore del quartiere di Giancos posto tra i muri
di una diga d’epoca romana che aveva la funzione di regolare
l’impluvio dell’intero bacino di Giancos. Scendendo lungo la
scalinata a destra sorge una piccola cappella votiva. Costruita
nel 1929 per volontà del Sacerdote Luigi Coppa, la dedicò al Sacro
Cuore di Gesù. Fino a che visse il sacerdote, qui veniva celebrata
una messa. Scendendo verso il mare incontriamo la strada che ci
porterà verso Santa Maria non prima però di aver attraversato il
Tunnel. Di epoca romana, fu liberato dai detriti alluvionali nel
1855 e servì a creare un rapido e comodo collegamento tra Giancos
e Santa Maria. La credenza popolare voleva che proprio in questo
quartiere vi fosse la dimora della Maga Circe, da qui la ragione
per la quale l’antica via era chiamata strada Circea. Un’altra
credenza vuole, invece, che nel tunnel, vi dimorasse una gallina
con 12 pulcini che avevano il compito di impedire con una magia
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l’accesso.
La piccola frazione di Santa Maria è tra le più antiche di Ponza,
fondata dai primi coloni borbonici nel 1734. Domina la frazione,
la Chiesa di San Giuseppe. Il tempio fondato il 04 marzo del 1828,
fu consacrato nel 1895 e presenta una sola navata e fino a qualche
anno fa arredato con numerosi marmi barocchi. Le abitazioni sembra
si abbraccino lungo l’antico viottolo che scorre verso il mare.
Qui d’inverno vengono tirate a secco le barche dei pescatori. Più
avanti la palazzina gialla che domina la spiaggia, ci ricorda che
nel 1943, ospitò Benito Mussolini e Ras Immerù. Quest’ultimo,
durante la sua prigionia sull’Isola di Ponza, nel 1944, amava
passeggiare dalla casa posta in vicinanza della spiaggia di Santa
Maria, sino alla cappella di Via Staglio e sostarvi in preghiera
senza dimenticare di gettare, attraverso le grate, alcune monete.
La Cappella fu costruita nell’ anno 1935 e dedicata alla Madonna
Addolorata allo scopo di esorcizzare quei luoghi infestati dai
munacielli, una sorta di spiritus loci che spaventavano i
viandanti. La Cappella Santa Maria è posta a riparo nella fertile
pianura, chiamata Pezza, ove un tempo vi era una intensa attività
agricola. In questa piana assolata e protetta dai venti freddi del
nord, ancora oggi vi sono gli orti più fertili dell’Isola.
Lasciando alle nostre spalle la cappella, incrociamo una stradina
in salita che ricalca l’originaria strada romana e ci collega con
il quartiere detto “Conti”. Parallelamente a questa antica
stradina romana c’è la comoda e carrozzabile strada provinciale
che lasciando la frazione di Santa Maria prosegue verso la
frazione di Le Forna, non prima di aver effettuato una piccola
sosta alla Grotta del Serpente… un tempo c’era un gran serpente
che viveva all’interno di questa grotta ed era eternamente sveglio
a guardia di un tesoro preziosissimo.
Non è vero, però… forse c’era un grande cane nero che seguiva
silenziosamente chiunque si avventurasse negli ampi e oscuri
ambienti, e a nulla valevano i tentativi di accendere fuochi per
riscaldarsi o lanterne per fare un po’ di luce… Il maligno
soffiandoci su li spegneva!
La grotta è una grande cisterna idrica di epoca romana e presenta
l’imboccatura centrale a circa due metri sotto il livello della
strada. Dopo circa un chilometro, in località tre venti, svoltando
a destra per il poliambulatorio, dopo circa cinquanta metri dalla
strada provinciale e svoltando a sinistra inizia un altro viottolo
che porta a…
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