Howard Gardner, The unschooled mind. How children

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Howard Gardner, The unschooled mind. How children
Howard Gardner, The unschooled mind. How children think and
how schools should teach, Basic Books Harper Collins
Publishers, New York 1991; tr. it. Educare al comprendere.
Stereotipi infantili e apprendimento scolastico, Feltrinelli,
Milano 1993 (2001); tr. di Rodolfo Rini, pp. 302
Recensione di Cristina Richieri
15 maggio 2006
Abstract
Even though a lot has been achieved in the fields of educational research and
cognitive development, school does not appear to succeed in reaching its main goal,
namely genuine understanding as opposed to acceptable mastery.
In this book, Gardner, the author of the influential theory of multiple intelligences,
explores the way children learn in their earliest years in order to implement new
findings in the classroom. Children are not blank slates when they enter school, they
do carry a number of ‘naïve’ theories with them, which they have formed while
getting to know the world around them. School does not often take these into
account and therefore formal education training styles should be integrated with preschool ways of learning.
Gardner discusses proposals for school restructuring and schools reforms, and
recommends re-valuating the concept of apprenticeship.
Nonostante i notevoli progressi fatti nel campo della ricerca educativa e in quello
dello sviluppo cognitivo, la scuola sembra non riuscire a far raggiungere da parte
degli allievi il suo obiettivo primario, cioè la comprensione profonda.
Nel libro Gardner, l’autore della influente teoria delle intelligenze multiple, esplora il
modo in cui i bambini apprendono nei primi anni di vita allo scopo di suggerire l’uso
in classe dei risultati della sua ricerca. Il bambino non è tabula rasa nel momento in
cui entra nell’istituzione scolastica, ma piuttosto porta con sé una quantità di teorie
intuitive che si è andato formando durante il suo processo di conoscenza del mondo
intorno a sé. La scuola tende a non tener conto di queste conoscenze, quando invece
si dovrebbe perseguire l’integrazione degli stili di apprendimento formale e le
modalità di acquisizione messe in atto in fase pre-scolare.
Gardner avanza proposte per una ristrutturazione del modo di far scuola come pure
per l’attuazione di future riforme scolastiche, e allo scopo raccomanda la
rivalutazione del concetto di apprendistato.
Recensione
Riflettendo su come la comunità scientifica internazionale sta procedendo ad
elaborare ed attuare nuova forme di valutazione degli apprendimenti (cf. prove di
accertamento delle competenze OCSE PISA), e su come anche nel contesto nazionale
l’Italia stia tentando di delineare nuove modalità di far scuola (cf. l’approccio olistico
proposto nella riforma scolastica a cura della commissione Bertagna), non si può
fare a meno di riconoscere la fecondità delle intuizioni di Gardner, uno dei cento
intellettuali più influenti nel mondo.1 Ciò nonostante, a ormai quindici anni dalla
pubblicazione del volume The unschooled mind. How children think and how schools
1
Cf. le due riviste Foreign Policy e Prospect (2005).
-1-
should teach, le proposte che vi si prospettano per nuovi approcci alle conoscenze
disciplinari e per future possibili riforme scolastiche continuano ad essere di estrema
attualità .
Nel volume Gardner denuncia una capitale inadempienza della scuola americana
(ma la stessa cosa può, in alcuni casi, essere detta della scuola italiana e di altre nel
mondo), cioè l’incapacità di promuovere la comprensione profonda, fatto che si
sostanzia nella difficoltà dei giovani a trasferire ed usare autonomamente in contesti
nuovi le conoscenze trasmesse dalla scuola.
L’ approccio di Gardner al problema procede dall’ analisi dello sviluppo delle
conoscenze nei primi anni di vita del bambino.
L’insegnamento formale in fase pre-scolare, sottolinea Gardner, è generalmente
assai limitato, ciò nonostante in questo periodo i bambini dimostrano di acquisire una
quantità sorprendente di competenze insieme a vere e proprie teorie sul
funzionamento del mondo e della loro stessa mente. Questo tipo di apprendimento
naturale, intuitivo ed estremamente efficace sembra essere, però, totalmente diverso
da quello formalizzato che ha luogo nell’istituzione scolastica, ambito in cui i bambini
iniziano a confrontarsi con gli insuccessi.
Questi sono dovuti in gran parte al mancato raggiungimento dello scopo primario
della scuola, cioè una comprensione approfondita e durevole di quanto essa si
propone di insegnare, riducendosi ad accettare il compromesso delle risposte
corrette. La modalità di valutazione delle competenze degli studenti, infatti, si limita
in gran parte alla somministrazione di test, alla richiesta di prestazioni meccaniche,
ritualistiche o convenzionali che non garantiscono la verifica di una vera
comprensione e che, per di più , pongono in condizione sfavorevole coloro che non
hanno dimestichezza con le prove formali.
La diretta conseguenza di questo fatto è che gli studenti possono essere in grado
di soddisfare le richieste della scuola in termini di risposte corrette, ma non riescono,
nella maggioranza dei casi, a trasferire le loro conoscenze scolastiche in contesti
extrascolastici.
Uno dei motivi di tale insuccesso è la difficoltà della scuola ad operare una
integrazione delle modalità di conoscenza che essa stessa trasmette con le forme di
conoscenza intuitiva maturate spontaneamente nei primi anni di vita.
Naturalmente le concezioni che i bambini vanno formando in età pre-scolare non
sono esenti da semplificazioni e stereotipi. Tuttavia, già all’età di cinque o sei anni
dimostrano di essere degli eccezionali discenti dotati di ricca immaginazione e di uno
straordinario potenziale conoscitivo. Essi giungono a sviluppare una vasta gamma di
concezioni intuitive servendosi delle loro capacità sensomotorie e della loro abilità a
padroneggiare sistemi simbolici di primo livello. La mancata sintesi delle varie forme
di conoscenza da parte della scuola, sottolinea Gardner, fa sì che l’istruzione formale
non riesca a diventare la naturale risposta ad un bisogno in continuità con gli
apprendimenti dell’infanzia. Inoltre, l’appiattimento sul compromesso delle risposte
corrette ha come conseguenza la permanenza nella mente dei bambini di stereotipi
ed errate concezioni che possono perdurare fino all’età adulta.
Nella seconda parte del libro Gardner prende in esame la modalità in cui i bambini
vengono educati in tutto il mondo, a partire dalle società tradizionali dove
l’osservazione e l’imitazione dei comportamenti degli adulti costituiscono i percorsi
privilegiati per l’acquisizione di competenze. Questo tipo di insegnamento e
apprendimento, formalizzato nell’apprendistato, permette ai discenti di rendersi
conto della validità di procedure ed approcci e consente perciò un apprendimento
molto efficace.
Col tempo si è chiesto alla scuola non solo di provvedere all’insegnamento delle
abilità di base, ma anche di essere responsabile della trasmissione di un insieme di
concetti e conoscenze relativi a specifici ambiti disciplinari. La complessità , la
profondità e la rapida evoluzione dei fenomeni sociali, storici, artistici e scientifici di
cui la scuola deve farsi carico mettono in seria difficoltà l’istituzione scolastica.
Conseguentemente, la complessità dei curricoli costituiscono una vera sfida per gli
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educatori che tendono ad affidarsi in gran parte ad un insegnamento che produce
conoscenza astratta e superficiale.
L’apprendistato è per Gardner un possibile antidoto a questo tipo di
apprendimento. Ritenuto modalità di insegnamento obsoleta, può invece garantire
successi là dove è necessario far ricorso a tipi di intelligenza diversi da quella logicolinguistica.
A sostegno di questa tesi Gardner passa in rassegna diversi approcci
programmatici che sono risultati efficaci, come il Progetto Spectrum2 e il progetto
realizzato alla Key School di Indianapolis. Entrambi i progetti avevano come fulcro
delle proprie attività l’elaborazione di progetti complessi che includevano iniziative di
apprendistato presso il locale museo. Ciò che accomunava ulteriormente questi
progetti era il loro obiettivo primario: l’educazione alla comprensione.
Tuttavia, è più che ragionevole ritenere che non ci si possa accontentare di
sporadiche sperimentazioni che rappresentano per lo più il prodotto irripetibile di
evenienze accidentali. Se si intende riformare l’educazione, sottolinea Gardner, la
scuola necessita di un principio ispiratore. E questo principio ispiratore non può che
essere l’integrazione delle varie forme di conoscenza per offrire a tutti l’occasione di
essere educati secondo il proprio stile di apprendimento.
Nell’argomentare ciò, Gardner ripropone il suo postulato secondo cui gli esseri
umani sono in grado di conoscere il mondo in ben sette modi diversi (Frames of
Mind: The theory of multiple intelligences), mentre il nostro sistema educativo, così
come è strutturato, privilegia modalità di istruzione e valutazione di tipo linguistico e,
in misura più modesta, logico-quantitativo, dimenticando le altre modalità di
conoscenza.3
Per una scuola migliore è dunque impellente un maggior rispetto delle intelligenze
individuali avendo, per usare le parole di Santoro, il coraggio di proporre la
complessità ,4 cioè attività significative aperte a qualsiasi sviluppo, attività che non
approdino a risultati certi e univoci ma che, al contrario, si focalizzino sul processo
conoscitivo (problem solving, projects), la presa di coscienza delle proprie capacità e
la responsabilità della gestione del proprio percorso formativo (portfolio).
I suggerimenti di Gardner sono già da qualche tempo messi in pratica in alcuni
ambiti: da anni molti insegnanti di lingua straniera europei fanno utilizzare ai propri
allievi il portfolio delle lingue (promosso dalla Comunità Europea) che ha il pregio di
raccogliere gli elaborati significativi dell’alunno e contemporaneamente promuovere
l’auto-valutazione delle proprie competenze.
Anche dal punto di vista dell’approccio metodologico l’insegnamento delle lingue è
stato all’avanguardia per l’elaborazione di percorsi didattici che possono essere
ricondotti al quadro teorico di Gardner: nel 1996 è stato pubblicato A Framework for
Task-based Learning 5 in cui J. Willis ha posto le premesse per una nuova modalità di
insegnare la lingua straniera basata non già sulla lingua e le sue strutture ma
sull’assolvimento di un compito (Task Based Learning) che prevede raccolta di dati,
pianificazione, stesura, esposizione orale dell’elaborato. A distanza di dieci anni,
questa diversa metodologia sta oggi cominciando a trovare spazio nei libri di testo di
lingua straniera.
2
Gardner elaborò il Progetto Spectrum nel 1984 insieme ad un team di colleghi nell’intento di attuare un
approccio educativo che mettesse insieme “la forza della scuola e quella del museo dei bambini”. Il
progetto era rivolto alla scuola dell’infanzia e le prime classi della scuola primaria ed era nato
principalmente per accertare se in età pre-scolare i bambini possedessero già profili di intelligenza
peculiari. Nel corso della sua realizzazione, il progetto subì una evoluzione trasformandosi in un vero e
proprio ambiente educativo. Il progetto non aveva caratteristiche esclusive: esso attuava un tipo di scuola
che Gardner riconosce essere già stato elaborato da altri teorici dell’educazione: Montessori, Piaget,
Dewey, Pestalozzi, Froebel.
3
Le altre modalità di conoscenza sono: la rappresentazione spaziale, il pensiero musicale, l’uso del corpo
per la soluzione di problemi o per fare cose, la comprensione degli altri individui e di noi stessi.
4
Santoro B., “Unità e pluralità delle intelligenze”, Dialegesthai, anno 5 (2003).
5
Willis J., A Framework for Task-based Learning, Longman LHLT, Harlow 1996.
-3-
Oltre a tracciare nuove linee di sviluppo in termini di metodologia, Gardner mette
a fuoco gli assi portanti di una riforma scolastica.
Lusinga il fatto che Gardner confessi di aver seguito con ammirazione gli esempi
di utilizzo del portfolio provenienti dall’Inghilterra e di aver guardato con invidia
all’Europa continentale dove gli studenti, anziché venir controllati su frammenti di
conoscenze o su campioni di abilità , vengono esaminati lungamente sull’intero
curricolo.
Tuttavia, sottolinea Gardner, il problema di una riforma scolastica non può
limitarsi a prendere in considerazione la valutazione degli apprendimenti. Non si può
prescindere da altri fattori rilevanti, cioè il curricolo, la formazione degli insegnanti, il
sostegno della comunità . La scelta di dare vita ad una educazione al comprendere è
questione politica, ben più che scientifica o pedagogica (p. 259) e presuppone una
volontà sociale
(… ) a lavorare con la stessa intensità con cui abbiamo lavorato per mandare
un uomo sulla luna, per difendere i nostri valori in tempo di guerra e per rendere
possibili i piaceri della società dei consumi. (p. 268)
Indice
Introduzione: i problemi centrali dell’apprendimento
p. 11
PARTE PRIMA
Il discente “naturale”
Verso la costruzione di un modello di sviluppo cognitivo
I primi apprendimenti: vincoli e possibilità
I simboli come strumento di conoscenza
I mondi del bambino in età prescolare: l’emergere del pensiero intuitivo
p. 33
p. 52
p. 65
p. 94
PARTE SECONDA
Le istituzioni educative
Valori e tradizioni dell’educare
Un’istituzione chiamata scuola
Difficoltà create dalla scuola: concezioni errate in campo scientifico
Altre difficoltà create dalla scuola: stereotipi creati sul terreno delle scienze
sociali e delle discipline umanistiche
p. 125
p. 136
p. 153
p. 177
PARTE TERZA
Verso un’educazione al comprendere
Alla ricerca di una soluzione: vicoli ciechi e strade promettenti
L’educazione al comprendere nella fanciullezza
L’educazione al comprendere negli anni dell’adolescenza
Il comprendere come obiettivo globale per l’individuo e per la nazione
p. 195
p. 210
p. 236
p. 260
Note
Indice dei nomi
p. 277
p. 295
Autore
Howard Gardner (1943 - ) è docente di Scienze dell'Educazione alla Harvard
University, dove è anche professore associato di Psicologia. Inoltre, è professore
associato di Neurologia alla Facoltà di Medicina all'Università di Boston, nonché codirettore
del
Progetto
Zero
(programma
sperimentale
sui
meccanismi
dell’apprendimento) a Harvard.
Ha studiato alla stessa Harvard University e si è formato alla scuola di eminenti
personalità come lo psicoanalista Erik Erikson, il sociologo David Riesman e lo
psicologo cognitivista Jerome Bruner.
Ha ricevuto innumerevoli riconoscimenti e moltissime lauree ad honorem. Ha
pubblicato 18 libri (tradotti in 22 lingue) e parecchie centinaia di articoli. Si è
-4-
occupato di educazione e di psicologia dell’età evolutiva sviluppando la teoria delle
intelligenze multiple e conducendo una critica serrata alla tesi secondo la quale gli
individui sono dotati di una sola intelligenza, misurabile con strumenti psicometrici
standard. Si è interessato anche dello sviluppo della creatività artistica nei bambini e
negli adulti. Nel corso degli ultimi 15 anni Gardner e i suoi colleghi del Progetto Zero
hanno lavorato sulla valutazione delle prestazioni, sull'educazione al comprendere, e
sull'uso delle intelligenze multiple con la finalità di costruire curricoli, forme di
insegnamento e di valutazione più personalizzati. Sin dagli anni ’80 è stato coinvolto
da istituzioni governative statunitensi in progetti relativi a riforme scolastiche.
Ultimamente Gardner ha intrapreso studi sui valori che guidano le professioni di
frontiera.
Alcuni punti fondamentali del suo pensiero:
• l’istituzione scolastica deve promuovere una vera comprensione nel rispetto
degli stili di apprendimento di ciascun allievo;
• dovrebbero essere privilegiate le attività di problem solving e l’elaborazione di
progetti;
• l’apprendistato può garantire successi là dove è necessario far ricorso a tipi di
intelligenza diversi da quella linguistica.
Bibliografia essenziale dell’autore
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Di
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Frames of Mind: The theory of multiple intelligences, Basic Books, New York
1983.
The Unschooled Mind: How children think and how schools should teach , Basic
Books, New York 1991.
Creating Minds: An anatomy of creativity seen through the lives of Freud,
Einstein, Picasso, Stravinsky, Eliot, Graham, and Gandhi, Basic Books, New
York 1993.
Extraordinary Minds: Portraits of Exceptional Individuals and an Examination
of our Extraordinariness, Basic Books, New York 1997.
Intelligence Reframed. Multiple intelligences for the 21st century, Basic
Books, New York 1999.
The Disciplined Mind: Beyond Facts And Standardized Tests, The K-12
Education That Every Child Deserves, Basic Books, New York 1999.
Changing minds: The art and science of changing our own and other people's
minds, Harvard Business School Press, Boston 2004.
prossima pubblicazione:
The Development and Education of the Mind
Multiple Intelligences: New Horizons
Gardner Under Fire
Five Minds of the Future.
Links
<http://www.infed.org/thinkers/gardner.htm>. (Smith M. K., Howard Gardner and
multiple intelligences, in The encyclopedia of informal education, 2002. Smith esplora
la teoria delle intelligenze multiple cercando di individuare le motivazioni che
spiegano il suo successo presso gli educatori.)
<http://mondodomani.org/dialegesthai/bs01.htm>. (Santoro B., Unità e pluralità
delle intelligenze, in Dialegesthai, anno 5, 2003. Santoro analizza la modalità di
insegnamento/apprendimento alla luce del pensiero di Gardner.
Auspica negli
insegnanti il coraggio di affrontare la complessità adoperando materiali che
promuovano abilità complesse e finalizzate.)
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