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Mongolia
Deserto dei Gobi & Festival delle aquile reali
Tappe: Ulaanbaatar, P. N. Hustain Nuruu, Kharkhorin, Monastero Ongiin Khiid, Bajanzag (Flaming
Cliffs), Deserto dei Gobi, Dune di sabbia Khongoriin Els, P. N. Gurvan Saihan, Baga Gazryn
Chuluu, Bayan Ulgii
Date: dal 18 settembre al 4 ottobre 2017
Durata: 17 giorni, 15 notti
In pensione completa, con accompagnatore dall’Italia e guida locale parlante italiano
Un viaggio avventuroso in cui si avrà modo di partecipare al Festival delle aquile reali che si
tiene annualmente in una natura straordinaria nella provincia di Bayan-Ulgii. Questa festa
della minoranza etnica kazaka, la sola che pratica ancora la tradizione della caccia con i rapaci,
è uno degli eventi più affascinanti della Mongolia. E poi il Deserto dei Gobi, Ulaanbaatar,
Kharkhorin che noi conosciamo come Karakorum, o forse solo supponiamo perché, più che realtà
geografiche, sono luoghi dell’immaginario collettivo che ognuno si porta nella memoria,
ricollegati ai viaggi di Marco Polo e alle gesta di Gengis Khan.
ITINERARIO
1° giorno: lunedì 18 settembre
ITALIA - ISTANBUL
Ritrovo dei partecipanti e partenza con pullman G. T. per l’aeroporto di Venezia in tempo utile per il
volo di linea Turkish Airlines TK 1872 in partenza alle ore 14:15. (Su richiesta la partenza può
essere effettuata da Milano o Roma). Arrivo a Istanbul alle ore 17:40. Partenza per Ulaanbaatar
Buyant con il volo di linea Turkish Airlines TK 342 alle ore 19:05.
2° giorno: martedi 19 settembre
ISTANBUL – ULAANBAATAR
Pasti e pernottamento a bordo. Arrivo a Ulaanbaatar Buyant alle ore 11:05. Incontro con la guida
parlante italiano e trasferimento al Best Western Premier Tuushin Hotel 4*. Nel pomeriggio visita
della città.
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Mongolia
Ulaanbaatar, città di contrasti
Come quasi la metà della popolazione mongola, anche la capitale Ulaanbaatar è nomade. La città
ha cambiato sede più di venti volte negli ultimi 350 anni prima di mettere radici nell’attuale
collocazione in una valle ampia delimitata da quattro vette sacre, tra cui la montagna Bogd
Khan a sud. Oltre alla posizione, la capitale ha cambiato nome nel corso degli anni: Urguu dal
1639 al 1706, Ih Urée dal 1706 al 1911, Niislel Huree dal 1911 al 1923, infine dal 1924 Ulaanbaatar.
Ma nonostante le sue molte trasformazioni, la capitale della Mongolia è rimasta costantemente il
centro politico, economico e culturale della nazione, città ricca nel carattere e nei contrasti. In
effetti non esistono molte capitali al mondo in cui sia possibile andare a cavallo, visitare una
famiglia nomade, disponendo nel contempo di ottimi ristoranti e di trattamenti in lussuosi
centri benessere, tutto nello stesso giorno.
Ulaanbaatar oggi è una vivace città con oltre un milione di abitanti. Presenta una puntuale e
talvolta divertente sovrapposizione di tradizioni nomadi e modernità, ad esempio nel suo
panorama punteggiato sia dalle gher, le tende di feltro, che dai grattacieli, o nelle persone coi
tradizionali indumenti da pastori che camminano accanto a uomini e donne d'affari con costosi
abiti di Armani. Solo ad Ulaanbaatar può capitare di vedere un carretto trainato da un cavallo
sobbalzare lungo il viale centrale a fianco di una Mercedes Benz, o, nello stesso mercato, la
vendita di bestiame e accanto di abiti firmati.
Il cuore di Ulaanbaatar è costituito dalla piazza Sukhbaatar, vasta due volte la Piazza Rossa
moscovita, che prende il nome dall’eroe della rivoluzione. Gran parte della città si estende da est a
ovest lungo il corso principale, chiamato Enkh Taivny Orgon Choloo o più semplicemente Peace
Avenue, che sfocia nella piazza. Visita del Museo Nazionale della Storia Mongola. Offre una
panoramica generale sulla storia e sulle differenti etnie della Mongolia dall'era preistorica fino al
XX secolo. La sala preistorica spiega le diverse età con utensili e copie di dipinti rupestri e di
abitazioni dell'epoca. La sezione etnografica è sicuramente la più interessante del museo.
Un'intera sala è dedicata a costumi e cappelli tipici di ciascuna etnia mongola, compresi ornamenti
femminili (pettini d'argento con pietre semi-preziose, orecchini, decorazioni per acconciature). Il
museo possiede inoltre una discreta quantità di antichi costumi da guerriero, armi e dipinti che
risalgono all'epoca del Grande Impero Mongolo di Gengis Khan. Vi sono numerosi oggetti di uso
quotidiano di pietra, giochi tradizionali, strumenti musicali, prodotti artigianali e utensili da cucina.
L'ultima sezione è dedicata alla storia recente del paese e raccoglie documenti del XX secolo.
Si sale infine al Memoriale sulla collina Zaisan situato a sud di Ulaanbaatar, eretto nel 50°
anniversario della rivoluzione comunista per commemorare i soldati sovietici e mongoli morti nella
seconda guerra mondiale nella lotta contro il Giappone e la Germania nazista. Accanto alla
monumentale statua del soldato, un mosaico su un grande pannello circolare in cemento armato
illustra il tema dell'amicizia tra i mongoli e i popoli sovietici. Al centro di una grande ciotola di
granito arde una fiamma eterna. Coloro che salgono i 300 gradini saranno premiati con una bella
vista panoramica della capitale, del fiume Tuul e della campagna circostante. Nelle vicinanze
un’enorme statua dorata di Buddha. Pernottamento in Hotel. Pensione completa.
L'eredità di Gengis Khan
Anche se le sue origini affondano in un antico passato tribale, Gengis Khan diede forma al
mondo moderno del commercio e della comunicazione, e, prima di ogni altro individuo, gettò le
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basi per i grandi stati laici. Fu un uomo moderno nella sua epoca, un professionista della guerra,
che sviluppò il commercio globale e stabilì lo stato di diritto laico internazionale. Al suo apice
l'impero copriva una superficie continua di circa 12 milioni di miglia quadrate. Si estendeva
dalle nevose tundre della Siberia alle pianure calde dell'India, dalle risaie del Vietnam ai campi
di grano dell’Ungheria, dalla Corea ai Balcani.
L'impero di Gengis Khan ha riunito e amalgamato le molte civiltà intorno a lui in un nuovo
ordine mondiale. Al momento della sua nascita nel 1162, il Vecchio Mondo consisteva in una serie
di civiltà regionali ciascuna delle quali non aveva alcuna conoscenza di altre civiltà se non
quella del suo vicino più prossimo. Nessuno in Cina aveva sentito parlare di Europa, e nessuno
in Europa aveva sentito parlare della Cina, e, per quanto si sa, nessuno aveva viaggiato da una
all'altra. Al momento della sua morte, nel 1227, esse erano collegate con i contatti diplomatici e
commerciali che rimangono tuttora intatti.
3° giorno: mercoledì 20 settembre
ULAANBAATAR – PARCO NAZIONALE HUSTAIN NURUU (km 110)
Visita al Monastero Gandantegchinleng, la sede del buddismo in Mongolia. La cultura nomade
della Mongolia è infatti un intreccio fra una ricca tradizione tibetana buddista con le pratiche
sciamaniche antiche ancora evidenti. Anche se i monasteri buddisti sono stati distrutti o convertiti
in musei durante le purghe staliniste del 1930, il Monastero Gandantegchinleng ha continuato ad
operare come un "fiore all'occhiello" per i funzionari governativi. Infatti, nonostante gli sforzi del
governo per sopprimere il buddismo e le altre credenze religiose, la spiritualità della Mongolia non
è andata perduta e una ripresa significativa del buddismo ha avuto inizio nel 1990, quando la
Mongolia è diventata una democrazia. In tutto il paese i monasteri hanno aperto ancora le porte ai
fedeli e i pochi lama che sono sopravvissuti alle purghe stanno formando una nuova generazione
di monaci. Il monastero è stato ricostruito e rinnovato. Era arrivato ad ospitare oltre diecimila
monaci, mentre oggi ve ne risiedono 150.
Uno dei templi ospita la più alta statua del Buddha in piedi in Asia centrale e orientale, alta 25
metri, dorata in oro zecchino e vestita di seta e pietre preziose, la Megjid Janraisag, la versione
mongola di Avalokiteśvara, il bodhisattva della compassione, "il signore che guarda in tutte le
direzioni". Gli intricati tetti dei monasteri quali il Chenrezig recentemente ristrutturato e i templi
Kalachakra, testimoniano della tecnica artistica perfezionata nei secoli e trasmessa di generazione
in generazione. I ciottoli dei monasteri di Gandantegchilen, Dashchoilon Khiid, e Choijing Lama,
quest'ultimo trasformato in un museo, potrebbero raccontare le storie fin dai primi insediamenti a
partire dal 17° secolo. Si arriva presto al monastero per assistere alle preghiere e alle cerimonie del
mattino. Oltre a visitare i templi e le zone circostanti si apprenderà la storia del monastero con
descrizioni dettagliate delle immagini, delle statue e degli oggetti di rilievo e si scopriranno i
progetti attualmente in corso a Gandan. Ci potrà essere l’opportunità di incontrare l’Hamba Lama e
i lama più importanti che vivono nel monastero. Si raggiunge il Monastero Choijin Lama, dove si
trova una vasta raccolta di 108 maschere utilizzate per la danza cerimoniale Cham.
Partenza per il Parco Nazionale Hustain nella provincia (“aimag”) di Tuv, il cui nome significa
“montagna delle betulle” dove si potranno osservare nel loro habitat naturale i cavalli selvaggi
Takhi, il cavallo di Przewalski anche noto come pony della Mongolia, parente più prossimo tra
quelli attualmente esistenti del cavallo domestico, simbolo della nazione, ma a rischio estinzione. Il
panorama offerto dalla steppa spazia dalla prateria alla foresta. Il momento migliore per i visitatori
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di vedere i cavalli selvatici e altri animali come cervi e gazzelle è all'alba e al tramonto. All'interno
della riserva ci sono tombe turche e figure in pietra (Khun Chuluu). Nelle vicinanze si trova il
complesso archeologico di Ongot che risale al periodo in cui la Mongolia era parte dell'Impero
turco (552-742 a.C.). Oltre 500 Khun Chulum o Balbals sono allineati ad indicare all'anima del
defunto il percorso per raggiungere il paradiso. Pensione completa. Pernottamento nelle ger.
Ger
Durante il tour si pernotterà nei campi allestiti con le ger, le tradizionali tende di feltro dei
pastori nomadi. La ger, anche detta yurta nel termine russo, è la casa dei nomadi delle steppe
mongole sin dai tempi di Gengis Khaan. Interamente montabili e smontabili in sole tre ore, non
hanno chiodi, nè viti, nè cemento; sono strutture circolari con intelaiature di legno ad incastro
che formano una meravigliosa raggiera, ricoperta di strati di feltro e tela, dove si entra stando in
piedi. Alla sua sommità l’unica finestra, aperta a segnare il collegamento inscindibile tra uomo e
cielo, tra uomo e cosmo; da essa si protendono i raggi che formano il tetto ovvero la volta celeste
che viene chiusa durante la notte per impedire l'accesso degli spiriti maligni. E al centro della
tenda mongola, sui tappeti che rivestono il terreno, in unico asse, i 4 elementi naturali sono
allineati: la terra in basso, il fuoco che scalda corpi e cibo, l’acqua che alimenta e ristora, l’aria
che ci unisce al cielo.
Ogni ger è riscaldata da una stufa a legna e arredata con letti di legno dipinti con lenzuola
pulite, cuscini e coperte. Il ristorante è in stile occidentale, i servizi igienici e le docce sono
situati in un edificio centrale che si trova a poche decine di metri dalle ger. Ogni ger dispone di 2
posti letto e un piccolo tavolo con 2-4 sedie e tutti i giorni è rifornita di acqua calda. I campi con
le ger sono dotati di energia elettrica, 220 volt, anche se la sua erogazione non avviene di norma
per 24 ore al giorno, ma secondo modalità ed orari indicati in loco. A volte c’è il collegamento
diretto con la rete pubblica, in altri casi c’è la disponibilità di autonomi generatori. Quasi
sempre è possibile utilizzare prese elettriche per caricare telefonini, telecamere, ecc. presenti
nelle stesse ger o nelle strutture comuni. Ci permettono una autentica ed indimenticabile
esperienza della cultura mongola e consentono di raggiungere zone altrimenti non raggiungibili
per mancanza di sistemazioni. La loro visione stupisce e lascia senza parole e la maggior parte
dei visitatori ricordano i soggiorni nelle ger tra le loro esperienze più piacevoli in Mongolia.
4° giorno: giovedì 21 settembre
KHARKHORIN (km 280)
Dopo la prima colazione, partenza per Kharkhorin, che Gengis Khan iniziò a costruire come
capitale dell'impero mongolo nel 1220 nella valle di Orkhon e suo figlio Ogodei completò nel 1235.
Per 140 anni Kharkhorin fu la capitale del Regno delle tribù mongole fino alla sua distruzione da
parte delle truppe cinesi nel 1391, quando il nuovo Kubilai Khan decise di spostare a Pechino il
centro dell’Impero mongolo. Della capitale che si trovava all'incrocio della Via della Seta restano
estesi beni archeologici sotterranei e due tartarughe di granito poste una volta sul cancello
principale della città. Quattro di queste statue raffiguranti una tartaruga erano utilizzate per
indicare i confini dell'antica Kharkhorin e proteggerla in quanto le tartarughe venivano considerate
simboli dell'eternità. Nel 1586 Erdene Zuu, il primo monastero, dopo l’introduzione e la diffusione
in Mongolia del buddismo tibetano, venne costruito sulle rovine della capitale del 13° secolo.
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Nel pomeriggio inizia l’esplorazione di Kharkhorim e del monastero circondato da un muro di 400
metri e con 108 stupa, numero sacro per il buddismo, come il numero dei grani del rosario
buddista, 25 per ogni lato e 2 per ogni angolo. Quando era all’apice il monastero era composto da
più di 60 templi e ospitava 5000 monaci. Il tempo e la storia non sono stati clementi, ma si
possono ancora rinvenire le tracce del suo antico splendore e intuire quale sia stato il ricco
passato religioso e culturale della Mongolia. Il monumento Maanit con una iscrizione in turco fu
eretto nel 731 a.C. nel mezzo delle steppe di Uvurkhangai. Pensione completa. Pernottamento
nelle ger.
La cultura nomade equestre
I mongoli sono una delle ultime popolazioni nomadi rimaste in tutto il mondo; sono ancora in
giro per vaste praterie senza recinzioni e vivono nelle tradizionali ger coperte di feltro. Anche se
dipendono dalle pecore per il loro sostentamento di base, il loro animale più prezioso è il cavallo.
È ciò che definisce la cultura nomade ed è al centro di un elaborato sistema culturale. Che si
tratti di arte o cucina, in ogni elemento della cultura c'è sempre qualcosa su un cavallo. Nei
racconti epici della Mongolia, il secondo condottiero è sempre il cavallo, che dà buoni consigli
all'eroe.
Negli scacchi mongoli il pezzo più importante è il cavallo e non la regina. Lo strumento musicale
nazionale è uno strumento a due corde con una testa di cavallo scolpita, chiamato Morin Khuur,
ideato secondo la leggenda da un pastore che volle esprimere il suo profondo dolore per la morte
del suo cavallo preferito. Il latte di cavalla fermentato è una bevanda nazionale molto apprezzata
chiamata Airag che si ritiene abbia qualità nutrizionali e toniche speciali servita in quasi ogni
festa o celebrazione. I cavalli mongoli sono di piccole dimensioni, con una grande cassa toracica
e le gambe corte e sono incredibilmente resistenti. Vivono tutto l'anno in branchi semiselvatici e
vengono riuniti solo per la selezione e la cattura. Sono parzialmente sorvegliati dai pastori per
difenderli dai lupi. I bambini imparano a cavalcarli fin da piccoli e si divertono a correre con il
cavallo.
5° giorno: venerdì 22 settembre
MONASTERO ONGIIN KHIID (km 250)
Dopo la prima colazione inizieremo il nostro viaggio via terra verso sud passando dal monastero
Ongiin Khiid. Nel pomeriggio, raggiungeremo le rovine del monastero che si trova sulla punta
settentrionale del deserto del Gobi. Il monastero Ongiin Khiid anticamente chiamato la "Perla del
Gobi," era un crocevia della Via della Seta per le carovane di cammelli in Asia centrale. E’ l'unico
monastero su nove sopravvissuto alle purghe staliniste attraverso la trasformazione in magazzino
e negozio. Venne poi riaperto nel 1990 e fu visitato dall’attuale Dalai Lama nel 1992. Nel
monastero restaurato per commemorare la prima visita in assoluto del Dalai Lama in Mongolia
vivevano una volta 500 lama. Pensione completa. Pernottamento nelle ger sulle rive del fiume
Ongi.
6° giorno: sabato 23 settembre
BAJANZAG – FLAMING CLIFFS (km 230)
Dopo la prima colazione si raggiunge la zona di Bajanzag. Qui nel 1921 il paleontologo naturalista
Roy Chapman Andrews rinvenne i primi resti fossili e le prime uova di dinosauro. Tra gli altri
rinvenimenti va annoverato l'esemplare di un Velociraptor, ora esposto nel Museo di Storia
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Naturale di Ulaanbaatar. E’ anche nota con il soprannome inglese Flaming cliffs, che si deve al
vivido colore fiammeggiante che le formazioni rocciose assumono al tramonto e gli fu dato
dall'esploratore statunitense. Da allora si sono succedute negli ultimi 80 anni spedizioni di
paleontologi provenienti da molti paesi, tra cui Polonia, Giappone e Russia. Ogni anno la pioggia e il
vento fanno emergere altri fossili e ogni estate vengono fatte nuove scoperte. Pensione completa.
Pernottamento nelle ger.
La provincia di Umnugovi
Si estende per quasi 2000 km nella parte inferiore della Mongolia e l’11% della superficie è
costituito da vegetazione sparsa, zone aride, neve o ghiaccio. Per quel che concerne la flora è di
primaria importanza, anche per i suoi endemismi: ampie zone aride o semi-aride, dove su suolo
prevalentemente sabbioso cresce una vegetazione sparsa, preziosa perché esercita la funzione di
controllare i movimenti delle sabbie: l’Haloxylon, noto con il nome saxaul, il Prunus armeniaca,
la Rosa dahurica, il Ribes diacantha fra le altre, con alcuni endemismi rari, come la Cistanche
deserticola usata a scopo medicinale. E ancora: il Thymus gobicus, una particolare varietà di
timo o l’Atraphaxis manshurica, un arbusto caduco alto fino a 1 metro che porta delicati fiori
rosa a cinque petali. La specie più importante è rappresentata dal genere Chenopodiacee, piante
che hanno un’ottima resistenza all’aridità del deserto, dove sopravvivono con meno di 100 mm
annuali di pioggia. Alla stessa famiglia, che conta circa 1.400 specie, appartiene anche il nostro
popolare spinacio importato in Europa proprio dall’Asia Centrale. Fra gli animali troviamo
cavalli selvatici, mufloni, stambecchi, cammelli selvatici, antilopi dalla coda nera, antilopi
bianche, linci, volpi, conigli e tassi. La più grande provincia del paese ha una densità di
popolazione di soli 0,3 persone per kmq. Le poche persone che vivono qui sono del gruppo etnico
Khalkh. Non è difficile capire perché gli esseri umani preferiscono vivere altrove. Con una
precipitazione media annuale di soli 130 millimetri l'anno, e temperature estive che arrivano in
media fino ai 38°, questa è la più calda e secca regione del paese. In compenso nella provincia si
trova un quarto (93.000 esemplari circa) dei cammelli addomesticati della Mongolia. La parte
sud-est è l'ultimo grande baluardo del khulan o asino selvatico. Il sud della provincia è ricco in
giacimenti minerari di oro e rame in gran parte non ancora sfruttati: Ojuu Tolgoj è il più grande
di essi. La popolazione è prevalentemente nomade e pratica l'allevamento di cavalli, capre e
cammelli.
7° giorno: domenica 24 settembre
DESERTO DEI GOBI – DUNE DI SABBIA KHONGORIIN ELS (km 160)
Dopo la prima colazione, ci dirigeremo a sud ovest verso le altissime dune di Khongoryn Els,
depositi di sabbia che si estendono per oltre 100 Km e sono stati portati dal vento tra le vette da
secoli di tempeste. Conosciute anche come il Duut Mankhan, "le dune che cantano", dai suoni
intriganti che il vento produce scorrendo nei loro anfratti e spostandone la sabbia che crolla in
piccole valanghe, si stagliano con i loro sinuosi e luminosi profili contro le rocce scure delle
montagne e la piana desertica tutt’intorno. Ai piedi delle dune scorre un fiume sacro dove i nomadi
portano le loro greggi di capre cashmere e di cavalli ad abbeverarsi. Qui potremo scalare la duna
più alta che raggiunge in altezza 800 m. formando il più grande accumulo di sabbia nel Deserto dei
Gobi e ha permesso alla località di Umnugovi di vincere nel 2008 nella classifica di meta più
avventurosa del National Geographic Adventure. Visiteremo poi una famiglia di pastori dove si
potrà provare a cavalcare il famoso cammello a due gobbe (Camelus bactrianus). Pensione
completa. Pernottamento nelle ger.
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Mongolia
Deserto dei Gobi
Un tempo faceva parte di un vasto mare interno, con acquitrini, paludi, fiumi e laghi, oggi è uno
dei più insoliti paesaggi desertici del mondo con le spettacolari Khongoryn Els; la casa degli
ultimi cammelli a due gobbe del mondo e degli orsi del Gobi, gli unici orsi che si possono trovare
in un paesaggio desertico; e per gli appassionati di storia, Bayanzag, un antico fondale marino, il
sito di numerosi notevoli reperti paleontologici, come il primo scheletro di dinosauro completo
trovato nel canyon di Khermen tsav.
8° giorno: lunedì 25 settembre
PARCO NAZIONALE GURVAN SAIHAN (km 180)
Dopo la prima colazione ci dirigeremo al Parco Nazionale Gurvan Saihan. Deve il suo nome alle
montagne Gurvan Saihan, “le tre bellezze del Gobi", le tre vette più alte della catena del Gobi-Altai:
Baruun Saihan “la bellissima occidentale", Dund Saihan, "la bella centrale", Zuun Saihan, la "bella
orientale". La più alta di queste tre vette è la “bella orientale” che raggiunge i 2846 m. E’ area
protetta dal 1965 ma solo dal 1993 ha raggiunto l’attuale estensione includendo i territori delle
dune di sabbia di Khongor, così come i preziosi siti paleontologici di Nemegt, Khermen Tsav, e il
fiume di Zulganai. Visiteremo il canyon del Ghiacciaio Yollin Am. Si estende per 27 milioni di ettari
ed è quindi il più grande parco nazionale del paese. Vi crescono più di 620 specie di piante
endemiche dell'Asia centrale. Il parco ospita anche molti animali: gazzelle della Mongolia, gazzelle
subgutturose, onagri, stambecchi, mufloni, l’argali siberiano, capre selvatiche, e il leopardo delle
nevi. Ci sono 52 specie di mammiferi di cui otto sono specie protette. Pensione completa.
Pernottamento nelle ger.
9° giorno: martedì 26 settembre
DESERTO DEI GOBI – BAGA GAZRYN CHULUU (Km 350)
Dopo la prima colazione, ripartiremo in direzione nord per tornare a Ulaanbaatar. Ci si ferma per la
notte nella provincia centrale del Gobi, a Baga Gazryn Chuluu. Pensione completa. Pernottamento
nelle ger.
10° giorno: mercoledì 27 settembre
BAGA GAZRYN CHULUU – ULAANBAATAR (Km 250 )
Dopo la prima colazione, ripartiremo per rientrare nella capitale. All'arrivo trasferimento al Best
Western Premier Tuushin Hotel 4*. Si visita il Museo di Storia Naturale che illustra la fauna, la
flora e la geologia del paese. La sezione paleontologica ospita interessanti reperti di dinosauro
portati alla luce nei giacimenti fossili del Gobi, tra cui lo scheletro completo di un gigantesco
Tarbosauro e un Velociraptor. La giornata finisce in uno dei più grandi mercati all'aperto del
mondo, Narantuul, con più di 250 venditori che vendono tutto sotto il sole. Pensione completa.
Pernottamento in hotel.
11° giorno: giovedì 28 settembre
ULAANBAATAR – BAYAN-ULGII
Dopo la prima colazione trasferimento in aeroporto per il volo a Ulgii, la capitale della provincia di
Bayan-Ulgii.
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La provincia di Bayan-Ulgii
La bellezza selvaggia della provincia di Bayan-Ulgii con le sue cime appuntite che raggiungono il
cielo e le larghe valli attraversate da corsi d'acqua serpeggianti si è sempre imposta nella regione
occidentale della Mongolia. I kazaki, nomadi prevalentemente musulmani, che la abitano
costituiscono il secondo più grande gruppo etnico e continuano a cacciare con le aquile reali
addestrate oltre a vivere di pastorizia con le capre. Nella regione di Altai si trovano tanti
importanti siti archeologici risalenti al paleolitico, testimonianze della presenza umana da
12000 a 40000 anni fa: incisioni rupestri dell’età del bronzo, figure umane in pietra dell’ultimo
periodo turco, tumuli funerari, ossa di cervo. In questa regione ricca di meraviglie naturali e
archeologiche sono state rinvenute anche tombe di guerrieri sciti e di principesse. Le pitture
rupestri di Tsagaan Salaan e di Baga Oirog raffiguranti scene di caccia e di allevamenti di
bestiame sono importanti testimonianze artistiche della transizione da antichi cacciatori a
comunità riunitesi per l'allevamento del bestiame e l'inizio della classica economia nomade in
Mongolia.
La catena montuosa Altai che si estende per 900 km attraverso Russia, Mongolia e Cina e il
Parco Nazionale di Tavan Bogd si sono sempre differenziati da qualsiasi altra parte della
Mongolia. La cima più alta, il Khuiten Uul a 4374 m affiancata da altre quattro cime insieme al
fiume Potanin, la fonte di un enorme ghiacciaio, sono comunemente conosciuti come Tavan
Bogd o i Cinque Santi. Il rigido clima secco ha costretto la gente dei monti Altai ad essere molto
resistente. Gli animali selvatici non sono diversi. La velocità e la potenza dell’aquila reale o il
terrore che incute il lupo grigio sembrano essere incarnazioni di antichi spiriti di guerrieri
nomadi che si contendono il territorio con altri animali aggressivi come il leopardo delle nevi, le
pecore Argali con le corna d’ariete, stambecchi, linci, i marla, grandi cervi siberiani simili alle
alci, alci, orsi bruni, falchi, le volpi Corsac, e il colossale avvoltoio monaco.
Pensione completa. Pernottamento nelle ger.
12° giorno: venerdì 29 settembre
BAYAN-ULGII
Dopo la prima colazione breve giro per scoprire la città e visitare il suo mercato con la possibilità di
acquistare oggetti del famoso artigianato kazako tra cui i tappeti. Visita al museo della provincia.
Nel pomeriggio sessione privata di fotografia con un cacciatore con l’aquila al nostro campo.
13° e 14°giorno: sabato 30 settembre e domenica 1 ottobre
FESTIVAL DELLE AQUILE REALI
Per due giorni, assisteremo al magnifico Festival delle aquile reali. Il festival inizia con una sfilata
dei cacciatori che fanno il loro ingresso nel campo centrale mostrando le loro aquile al pubblico.
L’abilità delle aquile viene poi verificata facendo loro spiccare il volo dalla cima di una rupe per
misurare la velocità impiegata per atterrare sulle braccia dei loro proprietari quando vengono
chiamate. Assisteremo anche ad una tradizionale gara di tiro alla fune chiamata kukbar, nella
quale si gareggia stando sui cavalli. Uno dei momenti salienti del festival sarà la gara di tiro con
l'arco nella quale i concorrenti di etnia urianhaj metteranno in campo la loro abilità con gli archi
della tradizione mongola rimasti gli stessi dal 13° secolo. Pensione completa. Pernottamento nelle
ger.
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Festival delle aquile reali
Questa secolare tradizione è ancora praticata tra i kazaki mongoli che vivono nel Bayan Ulgii, la
provincia più occidentale del paese. I kazaki catturano e addestrano le aquile reali, possenti
rapaci da preda, per cacciare. Il piumaggio è di colore bruno scuro con penne dorate sul capo
che, ricordando una corona, le hanno conferito il titolo di "reale". Questi enormi uccelli pesano
fino a 6,5 chilogrammi con un'apertura alare di oltre 2 metri. Il becco è robusto e ricurvo, le
zampe sono forti e ricoperte di piume, gli artigli sono lunghi ed affilati ed il quarto dito, opposto
agli altri, è munito di un'unghia più lunga che trafigge le prede. Ciò ha conferito alle aquile il
nome di rapaci, che deriva dalla parola latina "rapere", che significa afferrare. Le aquile sono
"rapaci", cioè cacciano per il loro cibo. A differenza di altri uccelli, che si nutrono di semi o
insetti in spazi ristretti, volano a grande distanza per procurarsi la caccia e sono molto abili
nelle impennate e nelle picchiate. Cavalcano i flussi di aria calda e possono accelerare fino a 30
km all'ora quasi senza sforzo. La loro vista è particolarmente notevole. Con una visione più
nitida di quella umana di circa otto volte, possono individuare una volpe o un coniglio fino a un
miglio di distanza. Di solito i cacciatori kazaki scelgono le femmine degli uccelli in quanto sono
più pesanti rispetto ai maschi e molto più aggressive.
L'addestramento di questi uccelli, che vengono catturati da piccoli, è lungo e impegnativo e il
cacciatore lo inizia utilizzando come prede delle pelli di animali. Il rapace viene legato ad una
corda e quando afferra la pelle gettata nelle sue vicinanze viene premiato con un pezzo di carne,
che sarà sempre più consistente man mano che l’uccello perfeziona la propria abilità
nell’artigliare la preda. Possono vivere fino a 50 anni, ma la maggior parte dei cacciatori
mantiene gli uccelli per circa 10 anni e poi li lascia di nuovo liberi. In questi ultimi anni a Bayan
Ulgii si tiene tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre il Festival delle aquile da caccia, una
manifestazione colorata e pittoresca che attrae i migliori cacciatori e gli esemplari più belli in
una celebrazione importante per la comunità locale.
I cacciatori, provenienti da tutti gli angoli della regione, si ritrovano una volta all'anno per
partecipare ad un’emozionante gara di caccia a cavallo utilizzando solo maestose aquile reali
tenute su di un braccio protetto da un enorme guanto e sostenuto da un bastone che poggia sulla
sella del cavallo. Gli uccelli vengono tenuti bendati con un cappuccio, fino a quando il cacciatore
avvista una preda: l’aquila viene lanciata in aria e s’innalza in cielo per poi fiondarsi in
picchiata. Questa gara è una vera e propria sfida di abilità e velocità dove alla fine viene eletto il
cacciatore con l'aquila più precisa. Oggi nel Bayan Ulgii sono rimasti circa 450 cacciatori
tradizionali e questo evento è importante anche perché e l’ultima occasione d’incontro collettivo
prima della calata del freddo inverno. A contorno del contesto venatorio vengono celebrate feste
con danze e canti tradizionali.
15° giorno: lunedì 2 ottobre
ULGII – ULAANBAATAR
Dopo la colazione trasferimento in aeroporto per il volo di ritorno a Ulaanbaatar. All'arrivo
trasferimento al Best Western Premier Tuushin Hotel 4*. si giunge al Museo d’Inverno Bodg
Khaan. È il più importante monumento della Mongolia dal punto di vista storico e architettonico. Il
complesso è costituito da 7 templi e 20 porte di dimensioni diverse. I templi sono stati costruiti tra
il 1893 e il 1903 per l'ottavo Bogd Jivsundamba. Pochi anni più tardi è stato costruito il palazzo
d'inverno in stile europeo. Poiché l'imperatore Manchu non gradiva che lo stile del palazzo non
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rispecchiasse la sua religione, furono aggiunti ornamenti buddisti al tetto e fiori di loto dipinti sui
muri. Il Bogd Khan era considerato il "re santo", perciò non solo governava, ma rappresentava
anche la fede. Insieme alla regina trascorse in questo palazzo 20 inverni. Attualmente il museo
conserva intatte le stanze così com'erano a quei tempi con mobili, suppellettili, strumenti musicali
e oggetti usati nelle cerimonie religiose appartenenti al Bogd Khan e a sua moglie: troni, costumi
con ricami d'oro o pelliccia di volpe, vasi preziosi, l'acconciatura della regina per le grandi
occasioni, una gher ricoperta di ben 150 pelli di leopardo. All'interno dei templi si potranno
ammirare una stupenda collezione di dipinti, tankha (pitture su tessuto) e sculture che risalgono al
17° secolo e arrivano al 20°. In serata ci si reca a teatro per assistere allo spettacolo del Mongolian
National Song and Dance Academic Ensemble. Pernottamento in Hotel. Pensione completa.
16° giorno: martedì 3 ottobre
ULAANBAATAR – ISTANBUL – ITALIA (Milano o Roma)
Prima colazione in hotel. Partenza per l’aeroporto di Ulaanbaatar Buyant in tempo utile per il volo
di linea Turkish Airlines TK 343 in partenza alle ore 11:05. Arrivo a Istanbul alle ore 17:25.
Pernottamento in Hotel in aeroporto a Istanbul.
(Su richiesta il rientro può essere effettuato su Milano o Roma). Per Milano il volo Turkish Airlines
TK 1877 parte da Istanbul alle ore 21:45 e arriva alle ore 23:45. Per Roma il volo Turkish Airlines TK
1361 parte da Istanbul alle ore 22:20 e arriva alle ore 23:55.
17° giorno: mercoledì 4 ottobre
ISTANBUL – ITALIA (Venezia)
Partenza con il volo di linea Turkish Airlines TK 1867 alle ore 06:50. Arrivo a Venezia alle ore 08:25.
Rientro a Padova con pullman riservato.
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PREZZI E INFORMAZIONI
Quota in camera doppia
€ 3500
Supplemento camera singola
€ 370
Gruppo di minimo 15 persone
Acconto all’iscrizione: 30%
Le quote di partecipazione sono state calcolate in EURO. L’iscrizione e la partecipazione al viaggio
è regolata dal Contratto di Viaggio riportato nel sito www.doitviaggi.com e disponibili presso la
nostra sede; la quota include una “Polizza di assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e
danni al bagaglio” fornita da AXA. Le normative, i massimali assicurati e le possibili integrazioni
sono riportati nel sito www.doitviaggi.com e disponibili presso la nostra sede.
LA QUOTA COMPRENDE:
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volo di linea TURKISH AIRLINES Venezia / Istanbul / Ulaanbatar / Istanbul / Venezia, inclusa
franchigia bagaglio 23 Kg; (su richiesta la partenza può essere effettuata da Milano o Roma)
voli nazionali da Ulaanbaatar per Ulgii e ritorno, e dal Deserto dei Gobi a Ulaanbaatar, inclusa
franchigia bagaglio 20 Kg;
tasse aeroportuali;
assistenza in aeroporto (arrivo/partenza);
trasferimenti aeroporto/hotel/aeroporto;
trasferimenti, tour ed escursioni, come da programma con minivan riservato per tutto il tour
(4WD minivan russi tipo UAZ 452 durante il Festival delle aquile, minivan giapponesi tipo
Mitsubishi Delica nel Deserto dei Gobi; 6 passeggeri possono occupare il minivan russo + il
conducente. Ci saranno 3 minivan per 15 partecipanti. 4 passeggeri possono occupare il
minivan giapponese + il conducente. Ci saranno 4 minivan giapponesi per 15 partecipanti);
3 notti al Best Western Premier Tuushin Hotel 4*, 8 pernottamenti in ger doppie e singole in
campi selezionati, 3 pernottamenti in ger doppie e singole nei pressi del Festival;
trattamento di pensione completa;
guida parlante italiano;
accompagnatore DOIT VIAGGI dall’Italia;
entrate ai Parchi Nazionali indicate nel programma;
entrata al Festival delle aquile;
un’ora di passeggiata a dorso di cammello nel Deserto dei Gobi;
entrate ai Parchi Nazionali indicati nel programma;
una bottiglia da 1 litro di acqua minerale al giorno a persona;
assicurazione medico bagaglio.
LA QUOTA NON COMPRENDE:
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bevande, mance (saranno raccolti € 70 dall’accompagnatore in loco) extra personali e quanto
non indicato alla voce "la quota comprende";
visto di ingresso in Mongolia (Euro 95);
assicurazione contro l’annullamento per cause mediche certificate senza franchigia (€ 130).
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INFORMAZIONI UTILI
Un viaggio in Mongolia va affrontato con la necessaria consapevolezza: è richiesto un certo spirito
di adattamento, sensibilità e tolleranza nei confronti di una realtà così lontana e diversa, con la
consapevolezza che ogni eventuale disagio è ampiamente ripagato dall’eccezionalità e dalla
bellezza dei luoghi. La sequenza delle visite indicata nel programma può subire variazioni dovute a
motivi di ordine organizzativo, meteorologico o ambientale, senza che ciò sminuisca l’interesse
complessivo.
VISTO D’INGRESSO:
Dal 1° gennaio 2016 è necessario richiedere il visto di ingresso anche per soggiorni brevi di
turismo. Per la richiesta del visto servono: passaporto con validità residua di almeno sei mesi, una
foto formato tessera e compilare un apposito formulario.
FUSO ORARIO
+7 ore rispetto all’Italia, +6 durante l’ora legale
LINGUE
Khalkha Mongol (mongolo). Diffusa è la conoscenza del russo, specialmente tra le generazioni più
vecchie, e in misura minore del tedesco. Tra i giovani comincia a diffondersi l'inglese.
RELIGIONI
Buddismo, religione sciamanica.
MONETA
Tughrik o Tigrik (MNT) Cambio: circa 2620 tughrik per un euro
TELEFONIA
Prefisso per l'Italia: 0039; prefisso dall'Italia: 00976.
I gestori italiani hanno accordi di “roaming” con il gestore locale Mobicom. E’ possibile comprare
schede locali ricaricabili: ci sono punti vendita all’aeroporto e ad Ulaan Baatar. La copertura è
limitata ai pochi centri urbani. Gli Internet café sono molto diffusi.
CLIMA E ATTREZZATURA
Il clima in settembre e ottobre è mediamente piuttosto secco e le temperature previste sono tra i 5
e i 15 gradi, con possibili punte minime notturne al di sotto dello zero. Prevedere un abbigliamento
resistente ad acqua e vento, scarponcini tipo trekking leggeri possibilmente con l’interno in
goretex, portare creme protettive per il sole e occhiali. Si tenga presente che lungo il percorso non
ci sono lavanderie. Si ricorda che il clima in questa terra è sempre imprevedibile e incline a
repentini cambiamenti, da giorni caldi di sole si può passare a nevicate improvvise.
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