GIOVEDÌ, 18 AGOSTO 2011 QUOTIDIANO TRENTINO Vietato l`uso

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GIOVEDÌ, 18 AGOSTO 2011 QUOTIDIANO TRENTINO Vietato l`uso
GIOVEDÌ, 18 AGOSTO 2011 QUOTIDIANO TRENTINO
Vietato l’uso ma non la vendita, in Trentino
sono diffusi per l’addestramento soprattutto
tra i cacciatori
«Collari elettrici: crudeli ed inutili»
Per l’etologo D’Ingiullo il cane soffre molto e
spesso non capisce perché
ROVERETO. Collari elettronici, in grado di «punire»
con una scossa violenta («in grado di far fare ad un
uomo un balzo all’indietro») comportamenti sgraditi
del cane. E collari dotati di una serie di spunzoni
all’interno, che si conficcano nella gola dell’animale
rendendo oltremodo doloroso ogni strattone
impresso col guinzaglio. In un mondo sensibile e
pronto ad indignarsi per i metodi di addestramento
di tigri e leoni nei circhi, pare proprio che la crudeltà
verso animali assai meno esotici e feroci, come i
cani, sia al contrario non solo molto diffusa, ma
anche sottovalutata, se non ignorata del tutto. I
collari «punitivi» si trovano in vendita non solo in
Internet, dove si trova qualsiasi cosa, ma anche nei
negozi. L’uso è vietato ma la vendita no. E pure sul
divieto di uso si discute nei tribunali, dopo che il
decreto che li vietava (2005) era stato annullato dal
Tar del Lazio (2006) per essere riproposto, come
principio, dal Ministero. Alla fine decidono i giudici,
interpretando le norme generiche sul maltrattamento
di animali e sanzionando i comportamenti che
risultino infliggere dolore in modo gratuito o
sproporzionato allo scopo.
Claudio D’Ingiullo è comportamentista animale ed
etologo. Ed opera in Trentino da decenni. Quanto è
diffuso l’uso di questi strumenti?
«Parecchio. In Trentino soprattutto i collari
elettronici, utilizzati per addestrare i cani da caccia.
Non solo si trovano in vendita, ma più volte, ormai
parecchie, sono stati sorpresi padroni che li stavano
utilizzando sui loro cani. Meno frequente, forse
anche perchè più difficile da individuare, la scoperta
di utilizzo di collari con le punte all’interno. Ma si
sono trovati anche di quelli. Considerato che chi li
usa lo fa spesso in terreni propri, o in ambienti
chiusi, e comunque curandosi di non farsi vedere,
scoprire parecchi di questi abusi può significare solo
che sono moltissimi di più».
E sono pratiche comunque sempre vietate.
«Sì, senza dubbio. Integrano tutte il reato di
maltrattamento. La scusa che si sente sempre è che
all’estero sono legali. Mi pare evidente che non
significa nulla: anche la sedia elettrica da qualche
parte è legale».
Ma non può essere un metodo efficace per
addestrare gli animali? In fondo se invece della
scossa l’addestratore usasse la vecchia cinghiata,
cambierebbe molto?
«Gli animali non si addestrano mai con la violenza.
A meno che non si voglia aumentare la loro
aggressività. Ma nel caso dei collari da
addestramento, di regola non è quello lo scopo
dell’addestratore. Che li usa lo fa credendoli efficaci,
per semplice ignoranza. Perchè dal punto di vista
etologico, efficaci non sono».
Quindi dolore del tutto inutile, ma perchè non
sarebbero efficaci?
«Perchè il cane prova un forte dolore, ma è tutto da
vedere che lo associ proprio al comportamento
«sbagliato» che si vuole contenere. Nel caso del
collare che «punisce» l’abbaiare dell’animale, per
esempio. Un cane può abbaiare per 100 ragioni
diverse, e mentre fa altre 100 cose diverse. Quella
scossa cosa punisce? L’abbaiare in sè, lo
scodinzolare o il saltellare, il trovarsi sotto un
albero? Il cane può non capire o addirittura capire
male. Per esempio, abbaia facendo le feste a un
bambino e viene punito dalla scossa. Potrebbe
benissimo associare la scossa al bambino. E
diventare poi aggressivo verso tutti i bambini. Oltre
ad essere vietati e crudeli, i collari da adestramento
sono inefficaci».